Bibliografia forestale

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awretus
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Bibliografia forestale

Post by awretus »

Vi segnalo alcuni libri sulle foreste che ho letto negli ultimi tempi e reputo interessanti.

H. Reisigl - R. Keller, Guida al bosco di montagna
Un'introduzione agile, ma ricca di notizie interessanti, alla biologia dei boschi alpini che vegetano al limite superiore della vegetazione arborea, descritta dal suolo alle chiome. La scelta editoriale esclude i boschi di media e bassa montagna, con l'eccezione delle faggete.

H. Küster, Storia dei boschi
La storia ecologica e culturale dei boschi, dai primi alberi del Carbonifero alle odierne politiche di tutela. La trattazione è incentrata quasi esclusivamente sulla Germania e l'Europa Centrale (un intero capitolo è dedicato al nazismo). Qui il valore culturale dei boschi selvaggi è positivo e profondamente diverso che in Italia. È costruito sul ribaltamento dei fraintendimenti della Germania di Tacito, dove il mondo dei barbari era visto in opposizione ai valori dell'antichità classica, piuttosto che sulla loro effettiva conoscenza. Beneficia inoltre di molte amnesie storiche, che l'autore analizza a fondo. La maggior parte degli escursionisti italiani che conosco, invece, connota negativamente il bosco selvaggio, preferendovi in genere i boschi coltivati o la montagna dal piano alpino in su. Vi sono tuttavia anche delle similitudini con la nostra situazione, come ad esempio i grandi rimboschimenti successivi all'abbandono dell'agricoltura sui terreni marginali, che dall'Europa centrale sono arrivati qui insieme all'industrializzazione, seppure in ritardo. La storia del caso italiano è sparsa tra Rao, I paesaggi dell’Italia medievale e Armiero, Le montagne della patria.

D. G. Haskell, La foresta nascosta
Un naturalista disegna un cerchio di un metro di diametro nella foresta del Tennessee, presso la sua abitazione, e ci torna regolarmente per un anno a osservare la natura al suo interno. Ogni visita è una porta spalancata, per condurre il lettore in un viaggio nello spazio, nel tempo, nella meraviglie della natura, nella filosofia, tra i laboratori dei naturalisti e negli ecosistemi primari... Con il supporto della letteratura scientifica sui vari temi, l'autore ci guida tra ciò che abbiamo scoperto e gli enigmi irrisolti del mondo naturale.

R. Pogue Harrison, Foreste. L'ombra della civiltà
«Le istituzioni che governano l'Occidente - la religione, il diritto, la famiglia, la città - sono nate in opposizione alle foreste, che sotto questo aspetto sono state, fin dall'inizio, le prime e ultime vittime dell'espansione della civiltà.» Il primo poema noto, l'epopea di Gilgamesh, è la storia di un eroe che vuole conseguire l'immortalità abbattendo una foresta. Così del resto ha sempre fatto l'uomo quando si è insediato in un territorio, sin da quando era cacciatore-raccoglitore. Venendo a tempi più recenti, le persone vissute negli anni Novanta ricorderanno la canzone folk americana In the pines, cantata dai Nirvana nell'album Unplugged con un altro titolo, in cui la protagonista si rifugia appunto tra nell'oscurità di una foresta di pini, dopo aver violato le regole della civiltà uccidendo il marito. Oggi i montanari percepiscono come un assalto alla propria cultura l'avanzare della foresta e delle sue creature selvagge, sui territori precedentemente antropizzati. Le foreste hanno infatti sempre rappresentato l'antitesi della civiltà e segnato in tal senso l'immaginario delle storie che l'uomo si racconta, per dare un senso alla propria azione e cementare la società con valori condivisi. Questo libro ripercorre le vicissitudini di questo immaginario nella cultura mediterranea e occidentale, dall'antichità ai giorni nostri.
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lupo della steppa
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Re: Bibliografia forestale

Post by lupo della steppa »

Grazie : Thumbup :
...montagna vissuta,tempo per respirare... (Reinhard Karl)

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awretus
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Re: Bibliografia forestale

Post by awretus »

Aggiungo questo, uscito da poco

M. Agnoletti, Storia del bosco. Il paesaggio forestale italiano
Il libro nelle prime pagine sostiene che il bosco italiano va considerato un manufatto. L'autore procede poi con una lunga serie di esempi, dal tempo dei Romani ai giorni nostri, che articolano in maniera convincente quest'affermazione: mostra infatti come il paesaggio boschivo italiano, almeno fino al secondo dopoguerra, tanto per le specie presenti quanto per le loro interazioni con il contorno, sia il prodotto delle attività, agricole, pastorali e industriali, oltre che della cantieristica navale, a cui è dedicato un capitolo specifico. Questa consapevolezza oggi spesso manca agli agenti, che hanno il potere gestionale. Una premessa esplicita di questo libro è che ciò sia un valore aggiunto del paesaggio italiano, che ha sempre suscitato l'ammirazione dei viaggiatori stranieri. Sotto questo punto di vista, il rapporto italiano con il bosco è perciò agli antipodi della concezione germanica, alla base delle narrazioni dei fratelli Grimm o dei dipinti di Friederich, ma molto in consonanza con la selvicoltura tedesca dell'Ottocento. Infatti una premessa invece implicita, forse non chiara all'autore ma molto evidente, è che il bosco vada considerato, secondo la concezione illuminista, puramente come riserva di materie prime a beneficio delle attività umane (si veda il libro di Pogue Harrison per un approfondimento di questi temi). Non sfiora mai i pensieri dell'autore, se non come argomentazione strumentale alle sue tesi, l'idea che il bosco sia un ecosistema in cui anche altre creature hanno diritto di esistenza: anche quando cita la selvicoltura naturalista, la valuta solo come conseguenza del passaggio alla fruizione turistica umana, che negli ultimi decenni ha sostituito quella agricola nel plasmare il paesaggio montano. A partire dall’ultimo dopoguerra è infatti profondamente mutata l'occupazione del territorio: da un «paesaggio verticale» con antropizzazione diffusa sulle pendici montane e collinari, si è passati all'urbanizzazione diffusa della pianura e di alcune aree limitrofe, a cui si è accompagnato l'abbandono di vaste aree montane, dove si sono formati estesi boschi spontanei.
Purtroppo il libro parla pochissimo delle zone montane di competenza di questo forum, se non per un breve cenno ai boschi da marina dell'Olba e un capitolo sulla castanicoltura, che rivestiva un ruolo centrale nel cuneese. Per dire, non cita mai il pino silvestre, un albero molto comune nella media montagna piemontese. Esaustivo il capitolo sulle carbonaie.
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Re: Bibliografia forestale

Post by psiconauta »

awretus wrote:D. G. Haskell, La foresta nascosta
Un naturalista disegna un cerchio di un metro di diametro nella foresta del Tennessee, presso la sua abitazione, e ci torna regolarmente per un anno a osservare la natura al suo interno. Ogni visita è una porta spalancata, per condurre il lettore in un viaggio nello spazio, nel tempo, nella meraviglie della natura, nella filosofia, tra i laboratori dei naturalisti e negli ecosistemi primari... Con il supporto della letteratura scientifica sui vari temi, l'autore ci guida tra ciò che abbiamo scoperto e gli enigmi irrisolti del mondo naturale.
a me ispira molto questo Image
Image
...........non seguitemi, mi sono perso anch'io !
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steop
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Re: Bibliografia forestale

Post by steop »

interessanti, vedo se ne trovo qualcuno : Thumbup :
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awretus
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Re: Bibliografia forestale

Post by awretus »

D. Bobba, Boschi, comunità, stato. Piemonte 1798-1861

Il libro, che è una tesi di laurea, ricostruisce la storia del rapporto tra i boschi e il potere centrale piemontese nel periodo in questione.

L'ho trovato interessante soprattutto perché illustra le ragioni storiche ed economiche, che portarono al divieto e alla criminalizzazione dell'uso consuetudinario medievale di raccogliere liberamente legna dai boschi. La cosa fu ed è tutt'ora fonte di conflitti e contestazioni, in quanto perdura, sebbene le ragioni storiche che l'hanno motivata sono venute meno: allora la legna era un bene di primaria importanza come combustibile per la città e e per le industrie, mentre oggi non avrebbe più senso impiegarla, dal momento che è di gran lunga il più inquinante tra quelli disponibili (svariati ordini di grandezza in più di gasolio e metano).

Per scoprire invece come e perché questo divieto evolse nella seconda metà dell'Ottocento e nel periodo fascista bisogna leggere M. Armiero Le montagne della patria
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