Berhault

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Alexander
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Berhault

Post by Alexander »

Ciao! Dopo aver letto "La montagna ed io" sulla vita di Alexander Huber, autobiografico e subito dopo "Inseguendo la paura", biografia sulla vita di Dan Osman, sono passato altrettanto in sequenza a "Berhault" di Michel Bricola e Dominique Potard.

...è un bel libro... iper sintetico. Viene presentato come una biografia... ma come per il libro su Osman, non lo è. Questo volume è molto interessante e punta principalmente a presentare l'alpinista Patrick alle future generazione. E' come se Bricola, grande amico di Berhault, volesse ricordare Patrick per ciò che era raccontando una sequenza di cose che gli sono accaduta e mettendole in sequenza, ma non per cronologia storica, quanto più per decifrarne la vita.

Mentre libri come "La libertà di andare dove voglio" di Messner o "Aspro e dolce" di Corona, mirano a raccontare tutte le fasi della vita dei soggetti, quasto tomo cerca di spiegare i lati del carattere dello scalatore, in base al suo temperamento, prendendo spunto da alcuni eventi, e solo per tecnica letteraria essi sono in sequenza.

E' un libro davvero fantastico... carico di sensazioni... io consiglio di leggerlo dopo aver visto almeno e dico almeno 5-6 volte in sequenza "Metamorfosi", "La grande traversata", "Sul filo dei 4000"

E' un peccato che con questo l'autore sia riuscito a spiegare Berhault a grandi linee ma abbia tralasciato in pieno delle epoche e delle realizzazioni del personaggio. Non sarebbe stato male avere due biografie... una di sensazioni pure.. ed una storica vera. Non ci sono le evoluzioni finalesi o quelle sul Corno e molto altro. In compenso di sensazioni... ce n'è quasi fin troppe...

Come ho scritto a Valentina ieri notte, quando ho finito di leggerlo però ero in preda alle sensazioni. Nell'ultima parte si va inesorabilmente verso un destino che appare già scritto...
Mi ha lasciato un incubo di sensazioni. Un'incredibile corsa contro la morte... sul limite della vita.

Non so dire...

E' facile immedesimarsi in quanto alpinisti... ed è proprio conquesto metro forse che si riesce a decriptare il personaggio. Io corro per superre il limite alla ricerca della vita e la paura è la spinta a sopravvivere. E' una compagna di cui, alle volte, quasi mi vergogno, ma che mi tiene sempre al sicuro. Od almeno lei ci prova. E' una barriera intelligente, che alla fine non ostacola me, ma la morte che cerca di prendermi.

Nel libro di Dan Osman è tutto divrso... è chiaro che lui invece punta alla paura come se fosse la vera vetta... come se l'abbattimento fosse il suo scopo

Per Berhault la paura è qualche cosa che rifiuta... non la vince... l'allontana... è lo scomodo grillo parlante che non ascolterà mai.

Da un certo punto di vista sono stati leggendari... Dan Osman è molto interessante... ma, forse per potenzialità del libro, finisce lì... Non ha un vero percorso, vuole solo scalare... Berhault invece mira ad elevarsi... Ricerca qualche cosa di simile, alla lontana, a quello che cerco io... lo sento... lo avverto. (Penso che sia la stessa cosa per molti altri alpinisti ovviamente, non intendo solo cosa mia).

Da un altro lato però mi sembrano dei pazzi... Calcolano il rischio... nei minimi particolari... ma si portano così tanto vicino al pericolo da minimizzare la striscia tra rischio e pericolo... è una follia. E conoscendo la loro vita si sa che l'hanno sempre fatto.

Personalmente posso dire che più divento forte e più mi allontano dal pericolo... Elimino le finte sicurezze che avevo, questo si... Cose di cui mi fidavo prima, elementi in cui credevo non sapendo... Ma assumo sempre più precauzioni dove servono davvero. Non capisco come l'essere consci non porti Berhault ed Osman ad aumentare la sicurezza invece che...
...che affrontarla nei due modi diversificati...

Ora che conosco un po' di backsage ammiro ancora di più la scena di Berhault solo in cima alla Verte... Piansi le prime, tutte le prime, volte che la vidi... Pensavo "eri solo, sei morto, ma te la sei vissuta"... Un angelo lassù. Leggendario. In contatto con il creato. Con Dio se c'è, o chi o cosa, per lui. Ora capisco che ciò era vero... ancora di più... Ed è ancora più grande la mia stima... Ma capisco anche che Patrick era un uomo davvero molto solo per certi versi... E che i jolly li aveva finiti davvero da molto, molto tempo. E' strano che sia sopravvissuto così tanto... Se non fosse morto quel giorno... al 66esimo 4000 sarebbe morto l'istante dopo o quello dopo ancora. E come sbattere in corsa contro un muro d'acciaio... anzi è come avere le particelle del proprio corpo che mano mano che si corre sempre più forte si rarefanno fino a diventare vapore indistinto.

L'alpinista del sud ha deciso. Era perfettamente conscio. Pace all'anima sua.
E' stato una leggenda. Una tremenda testa dura. Un semidio. Un uomo come altri.
...e tanto, tanto altro.

Noi lo chiamiamo Patrick Berhault.
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mazzysan
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Re: Berhault

Post by mazzysan »

Alexander wrote: ... Nell'ultima parte si va inesorabilmente verso un destino che appare già scritto...
Mi ha lasciato un incubo di sensazioni. Un'incredibile corsa contro la morte... sul limite della vita.
...
Per Berhault la paura è qualche cosa che rifiuta... non la vince... l'allontana... è lo scomodo grillo parlante che non ascolterà mai.
...
Ma capisco anche che Patrick era un uomo davvero molto solo per certi versi... E che i jolly li aveva finiti davvero da molto, molto tempo. E' strano che sia sopravvissuto così tanto... Se non fosse morto quel giorno... al 66esimo 4000 sarebbe morto l'istante dopo o quello dopo ancora. E come sbattere in corsa contro un muro d'acciaio... anzi è come avere le particelle del proprio corpo che mano mano che si corre sempre più forte si rarefanno fino a diventare vapore indistinto.
Sono abbastanza d'accordo con Alexander.
Che Berahault i jolly se li sia giocati tutti già prima del 66mo quattromila è abbastanza evidente. Basti ricordare la paurosa scivolata che lo grazia molti anni prima, mi pare negli Oisans (ma vado a memoria...).
Inoltre Berhault ha avuto una trasformazione da arrampicatore ad alpinista; ed in questa trasformazione, i rischi ed i pericoli aumentano in maniera esponenziale.
La persona Berhault è come tutte le altre persone: un insieme di certezze e di dubbi, di timori e di speranze, di sogni e di realtà.
L'ultima autobiografia, IMHO, non gli rende perfettamente giustizia.
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Ago
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Re: Berhault

Post by Ago »

Acquisterò questo libro.

Interessante il discorso sulla paura. Da approfondire!
Sento il tuo passo sincrono col mio

http://ik1ype.blogspot.com/
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Alexander
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Re: Berhault

Post by Alexander »

...se funziona così mi metto a far recensione di tutti i miei libri :risataGrassa: :risataGrassa: :risataGrassa: :risataGrassa: :risataGrassa:

No scherzo... torno serio!
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Alec
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Re: Berhault

Post by Alec »

Leggerò anch'io il libro. Ho visto i film che citi e provo grande ammirazione per l'alpinista Berhault.

Io penso che tutti i grandi alpinisti (penso banalmente a Bonatti, a Messner) abbiano sempre vissuto al limite, sul filo del rasoio...lui è stato solo più sfortunato
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.

Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
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Alexander
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Re: Berhault

Post by Alexander »

...del vivere al limite sono d'accordo... sulla pura sfortuna... non molto.
Leggendo le tante biografie od autobiografie... c'è sempre la presenza del rischio, nella mente dell'alpinista. La differenza con questa è che lui sembra voglia allontanarne il pensiero. Ma non tipo quando sei 10 o 15 etri sopra il chiodo che provi a non pensarci... ci sono proprio moltissimi esempi di rischio oggettivo... ed una sorta di "facciamo finta" "non parliamone"... Messner ha detto più volte di aver avuto paura... è anche tornato indietro, per poi ripartire. Pensa ad esempio alla Rupal. Berhault emerge come alpinista che va sempre avanti, se torna indietro è perchè è svenuto e lo stanno calando... non torna mai indietro. Questo a mio modo di avvertire... Magari è solo una mia impressione.
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Alec
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Re: Berhault

Post by Alec »

Alexander wrote:...del vivere al limite sono d'accordo... sulla pura sfortuna... non molto.
Leggendo le tante biografie od autobiografie... c'è sempre la presenza del rischio, nella mente dell'alpinista. La differenza con questa è che lui sembra voglia allontanarne il pensiero. Ma non tipo quando sei 10 o 15 etri sopra il chiodo che provi a non pensarci... ci sono proprio moltissimi esempi di rischio oggettivo... ed una sorta di "facciamo finta" "non parliamone"... Messner ha detto più volte di aver avuto paura... è anche tornato indietro, per poi ripartire. Pensa ad esempio alla Rupal. Berhault emerge come alpinista che va sempre avanti, se torna indietro è perchè è svenuto e lo stanno calando... non torna mai indietro. Questo a mio modo di avvertire... Magari è solo una mia impressione.
non ho letto il libro quindi non posso approfondire questo aspetto...però per esempio anche Bonatti ha fatto dei numeri da far drizzare i capelli (penso al dru per citarne uno)...quindi diciamo che anche la fortuna ha avuto il suo ruolo, secondo me
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.

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Alexander
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Re: Berhault

Post by Alexander »

...su bonatti sono d'accordo!
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
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AndreaC
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Re: Berhault

Post by AndreaC »

Anche io avevo letto questo libro, onestamente secondo me poteva dare ben di più, cmq carino
andreaparodi
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Re: Berhault

Post by andreaparodi »

Ho letto Berhault poche settimane fa. A me è piaciuto perché non è per niente retorico nè celebrativo. Berhault l'avevo incontrato a finale ai tempi d'oro delle San Marco gialle e nere, a casa di Grillo in qualche modo suo pigmalione, e mi era sembrato timido e gentile.

Poi ci avevo cenato insieme una sera molti anni dopo al Rifugio Morelli: lui era lì come istruttore dell'ENSA con due allievi, e mi era sembrato assai diverso dalla prima volta, molto più tosto, dritto per la sua strada senza farsi condizionare da nessuno. Due aspetti molto diversi, però credevo che Berhault fosse un ragazzo di buona famiglia tutto casa e scalate, invece dal libro viene fuori che da giovanissimo era una specie di teppista, che ne ha combinato di tutti i colori, rubato auto e disertato a militare, che ha inmiziato ad arrampicare da autodidatta con il fuoco dentro già a tredici-quattordici anni.

Fra l'altro ho avuto la sospresa di leggere che il suo primo compagno di cordata "serio" era stato il monegasco Maurice Cardini, maestro di pianoforte ma anche buon alpinistra e atleta, che veniva "trascinato" quasi per i capelli dal ragazzino Berhault su vie di sesto grado, superando esterefatte guide ed istruttori... Per me è stata una sorpesa perché Maurice l'avevo conosciuto al Bozano nle 1980 e ci ho fatto insieme varie scalate sul Corno, a Finale e in Verdon, ma lui delle sue esperienze con Berhault non me ne aveva mai parlato...

L'accoppiata Berhault-Edlinger ha fatto cose pazzesche, ma dal libro viene fuori che andavano molto più all'avventura di quel che pensavo, prendendosi rischi non da poco.

Contrariamente ad Alec, come impressione, Bonatti mi sembra molto diverso da Berhault: mi sembra che sia arrivato alle grandi imprese più gradualmente, che le abbia affrontate con calma e preparazione accurata e poi quando alla fine ha superato tutti i parametri del suo tempo, (da solo, d'invernoeche hanno il fuoco dentro, che ne combinano tante che ti domandi come hanno fatto a rimanere vivi fino a lì...

Ma non facciamo i buonisti, ne ho conosciuto tanti come Berhault (vedi Grassi, Comino, Boivin ecc.). C'è di sicuro un disagio dentro, una voglia di superarsi continuamente, la necessità di camminare sempre sul filo, se no poi se ti fermi viene la depressione: non eroi e neppure santi, ma grandi alpinisti e fragili dentro...

Io sono meno grande alpinista, ma un poco così lo sono anchio: forse come dice Christian fino ad ora mi ha salvato la paura...
andreaparodi
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Alexander
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Re: Berhault

Post by Alexander »

Sinceramente quello che penso: la tua è un'analisi stupenda.

Ho fatto bene a farti i complimenti quel giorno.
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
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AndreaC
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Re: Berhault

Post by AndreaC »

Per chi non lo avesse visto un piccolo contributo
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AndreaC
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Re: Berhault

Post by AndreaC »

direi che cmq di rischi se ne prendevano...
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Re: Berhault

Post by Alexander »

AndreaC wrote:direi che cmq di rischi se ne prendevano...
...è quel che abbiamo detto... :wink: : Thumbup : :wink: : Thumbup :
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
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Re: Berhault

Post by andreaparodi »

Christian-Alexander esagera certamente con i complimenti, ma sono comunque contento che gli sia piaciuto quello che ho scritto: non è facile parlare dritto di certe cose... Però l'intervento precedente l'avevo scritto di fretta (forse proprio per questo mi è venuto più diretto) e nel discorso su Bonatti mi si sono cancellate alcune righe. Alla fine dicevo che secondo me Bonatti è molto diverso da Berhault (e più ancora lo era Cassin che addirittura non ha mai fatto solitarie). Bonatti, volevo dire, quando alla fine ha fatto la sua impresa più titanica ed eclatante e ha superato ampiamte tutti i parametri dell'epoca (da solo, d'inverno, su una via nuova, sulla nord del Cervino) poi ha deciso di smettere e c'è riuscito e non ci ha ripensato. Poi si è fatto un sacco di avventure in giro per il mondo, ma sono cose diverse dall'alpinismo estremo. Anche Edlinger poi si è dato quasi solo all'arrampicata sportiva e in qualche modo ha smesso di stare sul filo del rasoio. Però, ripeto, i pazzi col fuoco dentro come Berhault, con la loro forza esterna e la loro fragilità dentro, proprio per questo li amo di più...
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Re: Berhault

Post by Nuvolarossa »

Grazie Alexander per queste righe, ed anche ad andreaparodi, comprerò senz'altro il libro.

A me di Patrick ha sempre colpito la dolcezza con cui faceva o diceva cose tostissime.

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AndreaC
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Re: Berhault

Post by AndreaC »

Alexander wrote:
AndreaC wrote:direi che cmq di rischi se ne prendevano...
...è quel che abbiamo detto... :wink: : Thumbup : :wink: : Thumbup :
appunto... pure io :risataGrassa:
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mazzysan
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Re: Berhault

Post by mazzysan »

andreaparodi wrote:Christian-Alexander esagera certamente con i complimenti, ma sono comunque contento che gli sia piaciuto quello che ho scritto: non è facile parlare dritto di certe cose... Però l'intervento precedente l'avevo scritto di fretta (forse proprio per questo mi è venuto più diretto) e nel discorso su Bonatti mi si sono cancellate alcune righe. Alla fine dicevo che secondo me Bonatti è molto diverso da Berhault (e più ancora lo era Cassin che addirittura non ha mai fatto solitarie). Bonatti, volevo dire, quando alla fine ha fatto la sua impresa più titanica ed eclatante e ha superato ampiamte tutti i parametri dell'epoca (da solo, d'inverno, su una via nuova, sulla nord del Cervino) poi ha deciso di smettere e c'è riuscito e non ci ha ripensato. Poi si è fatto un sacco di avventure in giro per il mondo, ma sono cose diverse dall'alpinismo estremo. Anche Edlinger poi si è dato quasi solo all'arrampicata sportiva e in qualche modo ha smesso di stare sul filo del rasoio. Però, ripeto, i pazzi col fuoco dentro come Berhault, con la loro forza esterna e la loro fragilità dentro, proprio per questo li amo di più...
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