Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
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Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Domenica io, S., L. M. e il magico Gromit siamo andati alla Guglia Rossa, in Valle Stretta.
Descrivere la gita sarebbe un po' arido (riarso?), e magari anche inutile, perché – diciamocelo – il percorso è un autostrada e sbagliare richiederebbe abilità di cui neppure S. dispone. Anche stavolta, gli episodi divertenti e singolari si sono sprecati. Ma non è di questo che voglio parlare.
Vorrei, solo, dirvi che la Valle Stretta è un posto bellissimo, e che consiglio chiunque andare alla Guglia Rossa in una bella giornata di sole e di tramontana; e, vi prego, abbiate pazienza per il sentiero largo e il dislivello modesto.
Ma è colpa di qualcuno se l'hanno messa lì invece che 500 metri più in alto e qualche chilometro più in là?
È certo, però, che le mie non sono raccomandazioni imparziali.
Questa volta, per me, la gita aveva un sapore diverso dal solito: la Valle Stretta è uno dei miei luoghi del cuore – uno di quei posti speciali come speciali sembrano le ragazze di cui ti innamori quando hai quindici anni…
Della Valle Stretta, venni a sapere per puro caso.
1981.
Una zitella torinese di mezz'età, che passava le sue vacanze in albergo da noi, mi aveva sentito discutere al telefono del campo estivo di Riparto.
Tra sigaretta e brandy bofonchiò qualcosa del tipo avete mai visto la Valle Stretta? È un bel posto ed è a due passi da Torino.
Inconsapevole, tra brandy e sigaretta, che eravamo a Camogli e non a Pinerolo.
Detto fatto, il sabato mattina si parte alle 5. Carico Nanni, e via. A S. Ilario Nanni dorme già.
Il viaggio ovviamente risente di mezzi e strade d'epoca: una 127 1050 cc. rosso mattone, scarburata di fabbrica, e tanta, ma proprio tanta statale da Torino a Bardonecchia, con frotte di TIR ansimanti sui tornantoni sopra Susa.
Dove Nanni si sveglia, ma solo per il tempo di elargire un sapido commento sulle studentesse susine (o susotte?) ferme lì, in attesa dell' autobus.
Insieme ai tornanti di Susa e alla 127 rossa, il tempo ha reso obsoleti anche i confini con i mangiarane.
A Pian del Colle ce n'era uno, ma non veniva preso troppo sul serio. Una sbarra, quasi mai abbassata, ed un casetto con dentro (ogni tanto) finanza e/o gendarmerie, probabilmente in tutt'altre faccende affaccendati, perché di chi e di cosa andasse in cerca di Camembert non interessava, chiaramente, nulla a nessuno.
Quatti quatti, sgusciamo oltralpe, o forse no perché lo spartiacque (sorpresa!) è in territorio cisalpino.
E così, mentre la 127 affronta saltellando la prima raffica di tornantini Nanni si sveglia, sbuffa, e, WOW!, ecco che alla testa della valle appare il malloppo dolomitico dei Serous.
È, ovviamente, amore a prima vista, tanto che – una volta arrivati alle Granges de la Vallée Étroite – decidiamo che non si poteva non fare lì il campo, e che, di riffa o di raffa, un posto adatto dovevamo trovarlo; e trovarlo lì.
Adocchiamo una serie di gradoni erbosi stretti tra una pietraia ed una scarpata e – sì – mettendo la cucina arrembata ad un vecchio rudere, le tende dei ragazzi nelle fasce sopra e l'alzabandiera in cima al precipizio, si potrebbe anche fare. La questione acqua è risolta su due piedi, ipotizzando la stesa di 500 metri (!) di cantabrina.
Comincia la cerca dei proprietari che vengono identificati nella persona del Pachà, ex partigiano di incerta nazionalità, con baffi e sorriso da contrabbandiere marsigliese. Il lestofante, messo davanti ad un offerta che non può rifiutare da ben 300 mila lire, ci concede subito il terreno (che, come poi scopriremo, per la maggior parte nemmeno è suo).
Mancano solo i permessi, e quindi partiamo in cerca di Monsieur Serge Santenac, assessore di Nevache che sorprendiamo, al pomeriggio, in casa, mentre sta intrattenendo l' avvenente moglie. Non se la prende, e ci dà la sua benedizione anche perché, ai cugini, della Valle Stretta (che di fatto è in Italia) non importa nulla.
Dal canto mio, per convincere le famiglie che il posto non era troppo freddo, e quindi andava bene, cancellai con un pastello a cera la quota dalla cartina allegata alla circolare. Nessuno, ovviamente ebbe nulla da dire.
E fu così che campeggiammo in valle Stretta, con le rituali salite ad Aiguille Rouge e Thabor.
In quell' occasione si aggregarono anche un paio di famiglie di ragazzi che campeggiarono a qualche centinaio di metri da noi. Tra bottiglioni, genepy e canti di montagna nacque un'amicizia col Pachà e con il malgaro, tanto che il campeggio in Valle Stretta divenne un vero e proprio rito che per diversi anni alimentò amicizie e leggende metropolitane come quella del cuoco camoglino trasferito a Bardonecchia che, essendo di piccola statura, per rumestare la polenta saliva in piedi sulla piastra della cucina.
In Valle Stretta, sono poi tornato per un altro campo (da semplice cambusiere) qualche anno dopo, rendendo omaggio in forma privata a Guglia Rossa e Thabor; e, poi, per rivedere i posti con un altro reduce di quei tempi e caro amico.
Oggi, quel mondo se n'è andato.
La mia prima 127 è stata demolita; un'autostrada nuova di zecca (o quasi) ti sbarca direttamente a Bardonecchia.
La bettola dove u Sciaffin girava la polenta è sempre lercia uguale, ma è diventata una paninoteca.
Ma, quel che più conta, il confine di Pian del Colle non c'è più; e il Pachà, ovviamente, nemmeno. Immagino stia contrabbandando liquori e sigarette da un cerchio all' altro del paradiso dei furfanti.
E, d'altronde, che senso avrebbe uno come lui, oggi, che non c'è più nemmeno uno straccio di confine da passare di frodo?
Descrivere la gita sarebbe un po' arido (riarso?), e magari anche inutile, perché – diciamocelo – il percorso è un autostrada e sbagliare richiederebbe abilità di cui neppure S. dispone. Anche stavolta, gli episodi divertenti e singolari si sono sprecati. Ma non è di questo che voglio parlare.
Vorrei, solo, dirvi che la Valle Stretta è un posto bellissimo, e che consiglio chiunque andare alla Guglia Rossa in una bella giornata di sole e di tramontana; e, vi prego, abbiate pazienza per il sentiero largo e il dislivello modesto.
Ma è colpa di qualcuno se l'hanno messa lì invece che 500 metri più in alto e qualche chilometro più in là?
È certo, però, che le mie non sono raccomandazioni imparziali.
Questa volta, per me, la gita aveva un sapore diverso dal solito: la Valle Stretta è uno dei miei luoghi del cuore – uno di quei posti speciali come speciali sembrano le ragazze di cui ti innamori quando hai quindici anni…
Della Valle Stretta, venni a sapere per puro caso.
1981.
Una zitella torinese di mezz'età, che passava le sue vacanze in albergo da noi, mi aveva sentito discutere al telefono del campo estivo di Riparto.
Tra sigaretta e brandy bofonchiò qualcosa del tipo avete mai visto la Valle Stretta? È un bel posto ed è a due passi da Torino.
Inconsapevole, tra brandy e sigaretta, che eravamo a Camogli e non a Pinerolo.
Detto fatto, il sabato mattina si parte alle 5. Carico Nanni, e via. A S. Ilario Nanni dorme già.
Il viaggio ovviamente risente di mezzi e strade d'epoca: una 127 1050 cc. rosso mattone, scarburata di fabbrica, e tanta, ma proprio tanta statale da Torino a Bardonecchia, con frotte di TIR ansimanti sui tornantoni sopra Susa.
Dove Nanni si sveglia, ma solo per il tempo di elargire un sapido commento sulle studentesse susine (o susotte?) ferme lì, in attesa dell' autobus.
Insieme ai tornanti di Susa e alla 127 rossa, il tempo ha reso obsoleti anche i confini con i mangiarane.
A Pian del Colle ce n'era uno, ma non veniva preso troppo sul serio. Una sbarra, quasi mai abbassata, ed un casetto con dentro (ogni tanto) finanza e/o gendarmerie, probabilmente in tutt'altre faccende affaccendati, perché di chi e di cosa andasse in cerca di Camembert non interessava, chiaramente, nulla a nessuno.
Quatti quatti, sgusciamo oltralpe, o forse no perché lo spartiacque (sorpresa!) è in territorio cisalpino.
E così, mentre la 127 affronta saltellando la prima raffica di tornantini Nanni si sveglia, sbuffa, e, WOW!, ecco che alla testa della valle appare il malloppo dolomitico dei Serous.
È, ovviamente, amore a prima vista, tanto che – una volta arrivati alle Granges de la Vallée Étroite – decidiamo che non si poteva non fare lì il campo, e che, di riffa o di raffa, un posto adatto dovevamo trovarlo; e trovarlo lì.
Adocchiamo una serie di gradoni erbosi stretti tra una pietraia ed una scarpata e – sì – mettendo la cucina arrembata ad un vecchio rudere, le tende dei ragazzi nelle fasce sopra e l'alzabandiera in cima al precipizio, si potrebbe anche fare. La questione acqua è risolta su due piedi, ipotizzando la stesa di 500 metri (!) di cantabrina.
Comincia la cerca dei proprietari che vengono identificati nella persona del Pachà, ex partigiano di incerta nazionalità, con baffi e sorriso da contrabbandiere marsigliese. Il lestofante, messo davanti ad un offerta che non può rifiutare da ben 300 mila lire, ci concede subito il terreno (che, come poi scopriremo, per la maggior parte nemmeno è suo).
Mancano solo i permessi, e quindi partiamo in cerca di Monsieur Serge Santenac, assessore di Nevache che sorprendiamo, al pomeriggio, in casa, mentre sta intrattenendo l' avvenente moglie. Non se la prende, e ci dà la sua benedizione anche perché, ai cugini, della Valle Stretta (che di fatto è in Italia) non importa nulla.
Dal canto mio, per convincere le famiglie che il posto non era troppo freddo, e quindi andava bene, cancellai con un pastello a cera la quota dalla cartina allegata alla circolare. Nessuno, ovviamente ebbe nulla da dire.
E fu così che campeggiammo in valle Stretta, con le rituali salite ad Aiguille Rouge e Thabor.
In quell' occasione si aggregarono anche un paio di famiglie di ragazzi che campeggiarono a qualche centinaio di metri da noi. Tra bottiglioni, genepy e canti di montagna nacque un'amicizia col Pachà e con il malgaro, tanto che il campeggio in Valle Stretta divenne un vero e proprio rito che per diversi anni alimentò amicizie e leggende metropolitane come quella del cuoco camoglino trasferito a Bardonecchia che, essendo di piccola statura, per rumestare la polenta saliva in piedi sulla piastra della cucina.
In Valle Stretta, sono poi tornato per un altro campo (da semplice cambusiere) qualche anno dopo, rendendo omaggio in forma privata a Guglia Rossa e Thabor; e, poi, per rivedere i posti con un altro reduce di quei tempi e caro amico.
Oggi, quel mondo se n'è andato.
La mia prima 127 è stata demolita; un'autostrada nuova di zecca (o quasi) ti sbarca direttamente a Bardonecchia.
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Ma, quel che più conta, il confine di Pian del Colle non c'è più; e il Pachà, ovviamente, nemmeno. Immagino stia contrabbandando liquori e sigarette da un cerchio all' altro del paradiso dei furfanti.
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il mio blog: http://stellainaltomare.blogspot.com
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Bello!!! E bellissima la Valle Stretta!
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
- amadablam
- Sherpani di Quotazero
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
bello il racconto
Namaste
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
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- Marco S.
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Bellissimo racconto...
Marco S.
una salus victis, nullam sperare salutem
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- Lusciandro
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Finalmente una gita con visibilità superiore ad un palmo!
Non aggiungo nulla al racconto, inserisco giusto qualche informazione e due foto:
Come arrivare
Trascurando tutto il percorso automobilistico sino a Bardonecchia, arrivati alle piste olimpioniche proseguite per 2,5km e nel tornante svoltate a destra verso la Valle Stretta, si prosegue per circa 4km e arrivati ad un cartello con divieto di transito trovate un ampio parcheggio sterrato sulla sinistra.
Proseguite ora a piedi dal cartello di divieto di transito e a 200m trovate bar-ristoranti-rifugi-affitto bici e ciaspole. Qui ci sono anche i cartelli con le indicazioni per le escursioni in zona; per raggiungere la Guglia Rossa si parte dal Rifugio Terzo Alpini, si guada un torrentello e si piega a sinistra entrando in un bel bosco e proseguendo su una buona traccia e in 1h10' (salendo con calma) si raggiunge il Lago di Thures; in altre due ore scarse si raggiunge la cima. Oops, non il Thabor ma i Serous (many thanks D.H.)
Non aggiungo nulla al racconto, inserisco giusto qualche informazione e due foto:
Come arrivare
Trascurando tutto il percorso automobilistico sino a Bardonecchia, arrivati alle piste olimpioniche proseguite per 2,5km e nel tornante svoltate a destra verso la Valle Stretta, si prosegue per circa 4km e arrivati ad un cartello con divieto di transito trovate un ampio parcheggio sterrato sulla sinistra.
Proseguite ora a piedi dal cartello di divieto di transito e a 200m trovate bar-ristoranti-rifugi-affitto bici e ciaspole. Qui ci sono anche i cartelli con le indicazioni per le escursioni in zona; per raggiungere la Guglia Rossa si parte dal Rifugio Terzo Alpini, si guada un torrentello e si piega a sinistra entrando in un bel bosco e proseguendo su una buona traccia e in 1h10' (salendo con calma) si raggiunge il Lago di Thures; in altre due ore scarse si raggiunge la cima. Oops, non il Thabor ma i Serous (many thanks D.H.)
Last edited by Lusciandro on Tue Jun 21, 2011 17:00, edited 2 times in total.
- Lusciandro
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
... e ancora
qui sotto il percorso della gita (screenshot di MyTourbook su base cartografica Openstreetmap) Lusciandro
.. o forse il Pic de Rochebrune qui sotto il percorso della gita (screenshot di MyTourbook su base cartografica Openstreetmap) Lusciandro
Last edited by Lusciandro on Tue Jun 21, 2011 17:52, edited 1 time in total.
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
ehm... nella seconda foto, non il Thabor ma i Serous (piccolo e grande, indistinguibili per la prospettiva).
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
ignoranza abissale ... ho corretto in didascaliaDirty Harry wrote:ehm... nella seconda foto, non il Thabor ma i Serous (piccolo e grande, indistinguibili per la prospettiva).
Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
ho anche qualche dubbio sull'aiguille de chambeyron...sei sicuro che sia quellaLusciandro wrote:ignoranza abissale ... ho corretto in didascaliaDirty Harry wrote:ehm... nella seconda foto, non il Thabor ma i Serous (piccolo e grande, indistinguibili per la prospettiva).
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Per quello mi sono affidato a questo generatore di panorami http://www.udeuschle.selfhost.pro/panor ... mas_it.htm dal lago la bussola lo dava a 162° ... ora che hai insinuato il dubbio ... che sia mica il Pic de Rochebrune??? è praticamente in linea con l'AiguilleAlec wrote:ho anche qualche dubbio sull'aiguille de chambeyron...sei sicuro che sia quella
Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
secondo me è proprio lui
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Conferma Enrico che trattasi del Pic de Rochebrune, purtroppo non può farlo che per interposta persona in quanto dall'ufficio non può più scrivere su Qz, ma solo leggere....Lusciandro wrote:Per quello mi sono affidato a questo generatore di panorami http://www.udeuschle.selfhost.pro/panor ... mas_it.htm dal lago la bussola lo dava a 162° ... ora che hai insinuato il dubbio ... che sia mica il Pic de Rochebrune??? è praticamente in linea con l'AiguilleAlec wrote:ho anche qualche dubbio sull'aiguille de chambeyron...sei sicuro che sia quella
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.
Imagine there's no countries.
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Bellissime anche queste..
Marco S.
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Eccolo....che dire......una gita davvero spettacolare
Le cosa fondamentale da citare e' che dopo quest'escursione ci sono stati due innamoramenti....uno e' il mio nei confronti della Valle Stretta....l'altro e' quello di Gromit per Lusciandro...purtroppo non corrisposto ....
Non ero mai stato in questa zona delle Alpi...ma credo che ci tornerò molto presto,per esempio per salire al Thabor
Qui c'e' la mia descrizione dell'itinerario con foto:
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Ed eccone un pò di foto:
Le cosa fondamentale da citare e' che dopo quest'escursione ci sono stati due innamoramenti....uno e' il mio nei confronti della Valle Stretta....l'altro e' quello di Gromit per Lusciandro...purtroppo non corrisposto ....
Non ero mai stato in questa zona delle Alpi...ma credo che ci tornerò molto presto,per esempio per salire al Thabor
Qui c'e' la mia descrizione dell'itinerario con foto:
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e le ultime:
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Belle foto e bellissimo il colore del lago!
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Concordo.. e con i tronchi sul fondale..scinty wrote:Belle foto e bellissimo il colore del lago!
Marco S.
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
C'era anche questo di lago, ma i pigroni non l'hanno visto....
P.s.: Maury, quando mi mandi le altre foto? O forse hai troppo da fare in ufficio con la riabilitazione del dito?
P.s.: Maury, quando mi mandi le altre foto? O forse hai troppo da fare in ufficio con la riabilitazione del dito?
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Eh si....la gita e' stata favolosa e quel laghetto e' stata la ciliegina sulla torta con quei colori quasi irreali...Marco S. wrote:Concordo.. e con i tronchi sul fondale..scinty wrote:Belle foto e bellissimo il colore del lago!
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Questo lago non me ne pento di non averlo visto...non mi sembra un granchè sinceramente.....per carità gusti......soundofsilence wrote:C'era anche questo di lago, ma i pigroni non l'hanno visto....
P.s.: Maury, quando mi mandi le altre foto? O forse hai troppo da fare in ufficio con la riabilitazione del dito?
Le foto ora te le mando ho avuto un pò da fare in settimana scorsa fra lavoro,preparare la relazione del Faraut e poi le feste....in giornata arrivano
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Domenica 19 giugno 2011: Grange Valle Stretta – Col de Thures – Guglia Rossa – Lac Bellety – Lac Vert – Grange Valle Stretta.
Partecipanti: Dirty Harry, Lusciandro, Maury76 e Soundofsilence.
Lunghezza: circa 20 Km, io ne ho fatti 21,4 Km. grazie a qualche divagazione in cerca del Lac Bellety e simili amenità.
Dislivello: 1070 m. circa, qualcosa in meno trovando subito il Lac Bellety.
Difficoltà: Tutto E, le maggiori difficoltà, anche se relative, sono sulla cresta nord, percorsa da una labile, ma non difficile traccia, resta da vedere come sarebbe percorrerla integralmente fino in vetta (noi ci siamo limitati a farne un pezzo in discesa).
Percorso in macchina: da Genova si prende la A21 fino ad Alessandria, dove si prende la A26 per Torino. A Torino si segue la tangenziale per prendere poi la A32 per Bardonecchia. Giunti a Bardonecchia ci si dirige verso la Francia passando per Melezet e, al confine, si prende a destra per la Valle Stretta, seguendo una strada in buona parte sterrata e piuttosto malconcia e si continua fino al divieto di transito, in corrispondenza del quale si trova un parcheggio sulla destra, poco prima (200 metri) del Rifugio Re Magi e delle case della Grange Valle Stretta.
Percorso a piedi: Dal parcheggio si prosegue 200 metri lungo la sterrata, per poi prendere a sinistra un sentiero che porta subito al Rifugio 3° Alpini; si continua sul sentiero (Gr5) diretto al Col di Thures. Dopo poco si giunge ad un bivio in corrispondenza di un torrente, dove si deve prendere a sinistra, sempre per il Col di Thures. Si entra quindi nel bosco fino a poi sbucare sui bei prati che precedono il Col di Thures, dove si trova l’omonimo (ma detto anche Lac Chavillon) Lac de Thures. Si prosegue quindi sul Gr5 al centro della valle fino al bivio col Gr5b, che va imboccato sulla sinistra. Si incontra poi un ulteriore bivio con un poco evidente traccia che si stacca sulla sinistra e porta per la massima pendenza al colle sotto la Guglia Rossa (volendo, per far prima, si può seguirlo ed è anche un’alternativa per il ritorno) e lo si ignora per proseguire sul Gr5b; il sentiero aggira il versante meridionale della Guglia Rossa e, quindi, giunge sulla cresta; qui si abbandona il Gr5b per continuare verso nord sulla cresta (indicazioni) fino alla vetta della Guglia Rossa. Al ritorno si ridiscende fino al colle sottostante, a sud, la Guglia Rossa e si prende la traccia che scende diretta verso ovest; dopo poco meno di 200 metri si lascia anche questa traccia e ci si dirige su una traccia a mezza costa verso nord che taglia pressoché in piano i pendii di sfasciumi della Guglia Rossa. Giunti al limitare della cresta rocciosa soprastante si può risalire il pendio per un’ottantina di metri di dislivello, fino a giungere in cresta; qui si può quindi seguire una chiara traccia che ne segue il filo verso sinistra permettendo di vedere alcune interessanti guglie rocciose.
Giunti sopra il Lac de Thures vi si può quindi scendere direttamente per prati. Dalla sponda nord del Lac de Thures si può seguire una traccia sulla sinistra del boschetto sovrastante il lago che si dirige verso sud-ovest. Occorre proseguire per circa 500 metri e 100 di dislivello, occorre però, giunti su un ripiano erboso, abbandonare la traccia seguita per dirigersi a sinistra verso il lago di Bellety, comunque, da qui, non facilmente visibile. Si ridiscende quindi al Lac de Thures e si torna alla Grange Valle Stretta per il sentiero dell’andata. Dalla Grange merita una visita il Lago Verde che si può raggiungere proseguendo sulla sterrata verso nord-ovest per circa 1,5 Km e poi svoltare a destra (indicazioni) su una traccia nel bosco che conduce in altri 500 metri al bellissimo Lago; si torna quindi per il sentiero dell’andata.
Conclusioni: Dalla vista che si ha dalla sterrata e dal parcheggio le aspettative sono molte: date le pareti dolomitiche che circondano la valle, tra cui colpiscono particolarmente i Serous e un magnifico torrione rosso a sud-est, nonché i Re Magi; in realtà, però, almeno per i miei gusti un po’ strani, la Guglia Rossa, pur permettendo di vedere tutto, rimane un pò isolata al centro, permette di vedere tutto, ma non di sentirsi "al centro dell'azione", le cose che più mi piacciono sono in effetti un po’ troppo distanti e non sempre dal loro lato migliore. Molto belli invece i 3 laghi visti: imperdibili i colori del lago verde, particolare il Lago Bellety diviso in due parti di due colori diversi da un’isola erbosa e in stupenda panoramica posizione e pittoresco anche il Lac de Thures grazie anche al magnifico sfondo di cime; infine da notare alcune formazioni rocciose che ricordano i ‘camini delle fate’ della Cappadocia, che si scorgono dal Gr5B, in lontananza, sul sentiero (Gr5) proveniente dalla Chapelle des Ames.
Le foto non ho il tempo di allegarle, sto per partire, e, dopotutto ce ne sono già tante: se proprio volete vederle fate un salto sul mio sito a questa pagina:
http://luoghidasogno.altervista.org/Mon ... eRouge.htm
Partecipanti: Dirty Harry, Lusciandro, Maury76 e Soundofsilence.
Lunghezza: circa 20 Km, io ne ho fatti 21,4 Km. grazie a qualche divagazione in cerca del Lac Bellety e simili amenità.
Dislivello: 1070 m. circa, qualcosa in meno trovando subito il Lac Bellety.
Difficoltà: Tutto E, le maggiori difficoltà, anche se relative, sono sulla cresta nord, percorsa da una labile, ma non difficile traccia, resta da vedere come sarebbe percorrerla integralmente fino in vetta (noi ci siamo limitati a farne un pezzo in discesa).
Percorso in macchina: da Genova si prende la A21 fino ad Alessandria, dove si prende la A26 per Torino. A Torino si segue la tangenziale per prendere poi la A32 per Bardonecchia. Giunti a Bardonecchia ci si dirige verso la Francia passando per Melezet e, al confine, si prende a destra per la Valle Stretta, seguendo una strada in buona parte sterrata e piuttosto malconcia e si continua fino al divieto di transito, in corrispondenza del quale si trova un parcheggio sulla destra, poco prima (200 metri) del Rifugio Re Magi e delle case della Grange Valle Stretta.
Percorso a piedi: Dal parcheggio si prosegue 200 metri lungo la sterrata, per poi prendere a sinistra un sentiero che porta subito al Rifugio 3° Alpini; si continua sul sentiero (Gr5) diretto al Col di Thures. Dopo poco si giunge ad un bivio in corrispondenza di un torrente, dove si deve prendere a sinistra, sempre per il Col di Thures. Si entra quindi nel bosco fino a poi sbucare sui bei prati che precedono il Col di Thures, dove si trova l’omonimo (ma detto anche Lac Chavillon) Lac de Thures. Si prosegue quindi sul Gr5 al centro della valle fino al bivio col Gr5b, che va imboccato sulla sinistra. Si incontra poi un ulteriore bivio con un poco evidente traccia che si stacca sulla sinistra e porta per la massima pendenza al colle sotto la Guglia Rossa (volendo, per far prima, si può seguirlo ed è anche un’alternativa per il ritorno) e lo si ignora per proseguire sul Gr5b; il sentiero aggira il versante meridionale della Guglia Rossa e, quindi, giunge sulla cresta; qui si abbandona il Gr5b per continuare verso nord sulla cresta (indicazioni) fino alla vetta della Guglia Rossa. Al ritorno si ridiscende fino al colle sottostante, a sud, la Guglia Rossa e si prende la traccia che scende diretta verso ovest; dopo poco meno di 200 metri si lascia anche questa traccia e ci si dirige su una traccia a mezza costa verso nord che taglia pressoché in piano i pendii di sfasciumi della Guglia Rossa. Giunti al limitare della cresta rocciosa soprastante si può risalire il pendio per un’ottantina di metri di dislivello, fino a giungere in cresta; qui si può quindi seguire una chiara traccia che ne segue il filo verso sinistra permettendo di vedere alcune interessanti guglie rocciose.
Giunti sopra il Lac de Thures vi si può quindi scendere direttamente per prati. Dalla sponda nord del Lac de Thures si può seguire una traccia sulla sinistra del boschetto sovrastante il lago che si dirige verso sud-ovest. Occorre proseguire per circa 500 metri e 100 di dislivello, occorre però, giunti su un ripiano erboso, abbandonare la traccia seguita per dirigersi a sinistra verso il lago di Bellety, comunque, da qui, non facilmente visibile. Si ridiscende quindi al Lac de Thures e si torna alla Grange Valle Stretta per il sentiero dell’andata. Dalla Grange merita una visita il Lago Verde che si può raggiungere proseguendo sulla sterrata verso nord-ovest per circa 1,5 Km e poi svoltare a destra (indicazioni) su una traccia nel bosco che conduce in altri 500 metri al bellissimo Lago; si torna quindi per il sentiero dell’andata.
Conclusioni: Dalla vista che si ha dalla sterrata e dal parcheggio le aspettative sono molte: date le pareti dolomitiche che circondano la valle, tra cui colpiscono particolarmente i Serous e un magnifico torrione rosso a sud-est, nonché i Re Magi; in realtà, però, almeno per i miei gusti un po’ strani, la Guglia Rossa, pur permettendo di vedere tutto, rimane un pò isolata al centro, permette di vedere tutto, ma non di sentirsi "al centro dell'azione", le cose che più mi piacciono sono in effetti un po’ troppo distanti e non sempre dal loro lato migliore. Molto belli invece i 3 laghi visti: imperdibili i colori del lago verde, particolare il Lago Bellety diviso in due parti di due colori diversi da un’isola erbosa e in stupenda panoramica posizione e pittoresco anche il Lac de Thures grazie anche al magnifico sfondo di cime; infine da notare alcune formazioni rocciose che ricordano i ‘camini delle fate’ della Cappadocia, che si scorgono dal Gr5B, in lontananza, sul sentiero (Gr5) proveniente dalla Chapelle des Ames.
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Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.
Imagine there's no countries.
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- Maury76
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Come ti ho già detto di persona su questo non sono molto daccordo comunque i gusti son gusti e vanno rispettati...dal mio modesto punto di vista ,il panorama e' davvero bello, ampio e vario .Inoltre e' l'ambiente in generale della Valle Stretta che e' stupendosoundofsilence wrote: Conclusioni: Dalla vista che si ha dalla sterrata e dal parcheggio le aspettative sono molte: date le pareti dolomitiche che circondano la valle, tra cui colpiscono particolarmente i Serous e un magnifico torrione rosso a sud-est, nonché i Re Magi; in realtà, però, almeno per i miei gusti un po’ strani, la Guglia Rossa, pur permettendo di vedere tutto, rimane un pò isolata al centro, permette di vedere tutto, ma non di sentirsi "al centro dell'azione", le cose che più mi piacciono sono in effetti un po’ troppo distanti e non sempre dal loro lato migliore.
Su questa affermazione invece sono pienamente daccordosoundofsilence wrote: Molto belli invece i laghi visti
In particolar modo il Lago Verde ,una vera meraviglia
ciao e divertitisoundofsilence wrote:sto per partire
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Re: Aiguille Rouge: Il Pachà della Vallée étroite
Approfittando del soggiorno valsusino, il 20 agosto sono tornato, con la famiglia, nella stupenda valle stretta con l'intenzione di salire la Guglia Rossa.
Partenza dalle granges della valle stretta (1765m), Edo sul primo tratto di sentiero, prima di entrare nel bosco:
i tre Magi visti dal sentiero per il colle Thures:
Giunti al colle Thures e all'omonimo lago, "abbandono" la famiglia per dirigermi alla conquista della vetta
Dal colle Thures ho risalito i prati fino alla cresta che si affaccia sulla valle di Bardonecchia, seguendo un traccia, sempre in cresta, ho raggiunto il sentiero che sale dal colle ed infine l'affollatissima vetta (una trentina di min dal colle Thures):
Dalla vetta il panorama è superbo, Pelvoux e Barre des Ecrins:
Il colle Thures e l'omonimo lago visti dalla strada di ritorno, sullo sfondo il Thabor:
Partenza dalle granges della valle stretta (1765m), Edo sul primo tratto di sentiero, prima di entrare nel bosco:
i tre Magi visti dal sentiero per il colle Thures:
Giunti al colle Thures e all'omonimo lago, "abbandono" la famiglia per dirigermi alla conquista della vetta
Dal colle Thures ho risalito i prati fino alla cresta che si affaccia sulla valle di Bardonecchia, seguendo un traccia, sempre in cresta, ho raggiunto il sentiero che sale dal colle ed infine l'affollatissima vetta (una trentina di min dal colle Thures):
Dalla vetta il panorama è superbo, Pelvoux e Barre des Ecrins:
Il colle Thures e l'omonimo lago visti dalla strada di ritorno, sullo sfondo il Thabor:
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