Alec ed io eravamo da tempo in contatto con Soundofsilence per questa gita che interessava a tutti e 3.
Il Monte Macina (1560 m) e il Monte Sella (1739 m) sono due cime che, nonostante la modesta altezza, non hanno nulla da invidiare a cime più elevate e famose in quanto a bellezza e imponenza. La loro sagoma e le loro pareti incutono timore ma dai pendii erbosi che si nascondono alla vista finchè non si aggirano i loro fianchi più arditi si può raggiungere facilmente la sommità!
Con un'escursione che ti permette di... intascarne entrambe le vette, si gode di bei paesaggi assaporando l'avventura su alcuni passaggi un po' delicati durante tutto il percorso effettuato e in particolare, a mio avviso, sul Monte Sella.
Da Massa, su strada panoramica con bellissima vista anche sul castello Malaspina, abbiamo raggiunto e attraversato la galleria del Vestito, parcheggiando nello slargo all'inizio di una marmifera proprio in fondo alla galleria, luogo chiamato Le Gobbie a circa 1030-1040 metri di altezza (attendo info dal gps di Sound).
C’erano già diverse auto e si apprestava a raggiungerci una folta comitiva di una gita sociale del CAI.
Sound chiede qualche informazione agli escursionisti che incontriamo, in particolare sulla cresta che alec sarebbe intenzionato a fare, quella che collega il Monte Macina al Monte Sella. Spera di trovare informazioni terrorizzanti ma non emerge niente di significativo mentre alec continua a sventolare la guida CAI di Euro Montagna il quale afferma che si tratta di una crestina facile facile…
Ci si incammina sulla marmifera che si abbandona poco dopo per il sentiero 150, indicato come sentiero per escursionisti esperti poiché si attraversa la Cresta del Vestito.
Il sentiero 150 passa in mezzo a una bella faggeta per aprirsi con bei panorami sulla cresta del vestito, sulle rocce bianche che contrastano col verde intenso dei boschi in questa stagione.
La cresta è molto carina, mi ha fatto piacere ripercorrerla anche al ritorno dal momento che all’andata avevamo alle costole un personaggio che te lo raccomando… doveva essere un capogita della sociale che ci stava raggiungendo, era in testa con altre due persone ed era il tipico eroe della montagna che tutto sa e tutto può e io che sono buona e paziente non era passato nemmeno un minuto che lo avrei fatto rotolare giù dalla cresta! Forse ci aveva scambiato per dei soci aggregati alla gita!
Dopo la cresta dalla quale si gode una bella visuale sulla parete sud del Monte Macina, il sentiero 150 aggira la base della montagna per portarsi sul versante est. Quando il sentiero smette di salire, ci si trova su un colletto dal quale si sale al Macina, non ci si può sbagliare per la presenza di un grosso ometto e un altro appena sopra che indicano la via da intraprendere anche se una via vera e propria non c’è o meglio, non esiste il sentiero.
Ogni tanto si riescono a scorgere i bolli rossi vecchi e sbiaditi, ma gli ometti sono i segnavia più evidenti che indicano dove è più opportuno passare. Dal secondo ometto si prosegue salendo sulla destra fino a rimontare, sempre seguendo gli ometti, un canalone erboso facile (anche se Sound, inimicatasi l’erba delle Apuane, non la pensa così e procede con molta cautela).
In cima al canalone si guadagna subito la vetta, segnalata con un mucchio di pietre.
Dopo una breve sosta andiamo a perlustrare la cresta di collegamento al Sella… a vederla non trasmette niente di positivo… e siamo due contro uno. Partiamo, scavalchiamo traversando alcuni risalti rocciosi e arriviamo di fronte al primo degli “ostacoli” che avevo adocchiato dalla vetta. Un passaggio sul filo di cresta molto esposto… subito mi blocco e, nonostante il dispiacere per la delusione di alec, mi faccio forza sulla complicità di Sound per rinunciare. Fosse stato solo per quello sarei passata ma più avanti mi sembrava di vedere anche peggio… la mancanza di dettagli sulla cresta, anche se un po’ di avventura non guasta mai, non era molto rassicurante.
Così ritorniamo verso la vetta e scendiamo per il ripido canale, per tornare sul 150.
Da lì in poco tempo raggiungiamo il passo Sella e volto lo sguardo verso alcune lapidi (!) mentre il cielo si annuvola, cerchiamo dei bolli rossi che ci indichino la salita. Alec ne trova uno che si intravede dietro un ciuffo d’erba, sopra le nostre teste. Risaliamo il crinale per raggiungerlo e ci portiamo sulla destra seguendo i bolli e una traccia che presto va a infilarsi in mezzo a un grosso masso. Il passaggio non è comodissimo, non difficile ma sotto c’è una piccola gola rocciosa che sembra la bocca spalancata di un leone pronta a inghiottirti. Saliamo con cautela e continuiamo a proseguire sulla traccia di sentiero. A un tratto sembra di vedere un muro davanti… dove passerà il sentiero? Vediamo anche un cartello che avvisa circa una ferrata inagibile… ferrata? In effetti la relazione dice che il primo pezzo è in comune con quello per raggiungere la via ferrata Vecchiacchi.
Andiamo avanti e scopriamo che bisogna risalire una facile paretina sulla quale si trovano i bolli rossi e un cavo, che si può anche fare a meno di utilizzare, mentre può tornare utile in discesa. In cima alla paretina terminano le difficoltà e un evidente sentiero procede a zig-zag fino all’anticima, quella che salendo credevamo fosse già la vetta che invece si trova più a destra e si raggiunge con facili passaggi su gradini rocciosi, bisogna fare attenzione anche all’ultimo tratto di simpatica terretta ma in breve si è in cima.
Rimandiamo la disquisizione sulla vera vetta dopo i nostri panini, dal momento che la più alta dovrebbe essere quella dove abbiamo posato il nostro gentil fondoschiena, ma davanti a noi si staglia un’altra vetta che dal punto in cui ci troviamo sembra più alta e custodisce il quaderno di vetta. Lì pranzano 4 alpinisti provenienti dall’Alto di Sella. Li raggiungiamo camminando su una crestina carina per firmare il quaderno e ripartiamo percorrendo a ritroso tutto il sentiero dell’andata. I passaggini del Sella mi risulteranno meno antipatici in discesa, stranamente.
Bella bella gita, unica nota di dispiacere il non aver dato ad alec la soddisfazione di proseguire sulla malefica cresta, ma non eravamo tranquilli né a procedere slegati, né legati in 3 con un cordino da 30 metri (portato per sicurezza psicologica che però con quell’esposizione non era più tanto psicologica. E’ vero i passaggi saranno stati facili ma l’esposizione mi fa sempre andare il cuore in gola e quel che mi aspettavo dalla giornata era una gita rilassante. Grazie alla magnanimità di alec per aver fatto in modo che così fosse, invece di legare me e Sound come salami trascinandoci per la cresta!!!
).Al ritorno piacevole sosta nel bel paesino di Pariana (dove hanno una concezione ottimista delle distanze "il bar? 50 metri più avanti!"... cammina cammina pensavamo non esistesse
) dove ci siamo scolati una coca con ghiaccio e limone in un bar carino e panoramico nel quale siamo stati serviti con molta cordialità! 
Stasera se riesco metto qualche foto!
questa volta ero in minoranza...
eh eh eh..... sbaglio o le vostre avventure in Apuane sono sempre popolate da soggetti gufanti??? 
......
Da quando sei in ferie te la prendi ancora più comoda di quando lavori,non va mica bene cosi' 
Scena: andata in macchina, adocchio le scritte "focacce" (ce n'era una anche più in basso). Ritorno, "fermiamoci a bere qualcosa, magari dove c'è scritto focacce" 
ma non si sa mai... spero solo di bere qualcosa di fresco e resistere, Sound già pregusta un gelato.
) stava preparando... chiedo se hanno il gelato e ci dicono che il bar è più avanti (io pensavo fosse tutto nello stesso posto 
