Punta Querzola, Tuschetti e Rocca Turchina - vie di roccia
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Punta Querzola, Tuschetti e Rocca Turchina - vie di roccia
Lungo l'imponente placconata della Rocca Turchina Andrea Parodi e Attilio Francavilla hanno tracciato una nuova via "Miramare" così chiamata per sottolineare la singolarità di questa montagna affacciata sul Mediterraneo.
Inizialmente è stata lasciata non attrezzata (ripetibile solo con nut e friend non sempre sicuri) e destinata al probabile oblio, sempre ad opera degli apritori, questa volta aiutati da Ugo, Patrizia, Rita, Mario Piras e Robi Bolzan, hanno attrezzato il percorso con gli spit regalandoci un bell'itinerario ben chiodato
maggiori info e relazione sul mio sito www.arrampicate.it
Inizialmente è stata lasciata non attrezzata (ripetibile solo con nut e friend non sempre sicuri) e destinata al probabile oblio, sempre ad opera degli apritori, questa volta aiutati da Ugo, Patrizia, Rita, Mario Piras e Robi Bolzan, hanno attrezzato il percorso con gli spit regalandoci un bell'itinerario ben chiodato
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dovrebbe essere fuoriErne wrote:... COSA !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
....ma il sito non è ZONA PROTETTA !!
Chiedo lumi al Conte.....
se non erro il confine sta poco al di la della casera/rifugio del pian delle segage
PS
non credo che Andrea si sia messo a fare altro in SIC, dopo l'altra volta, avrà di certo misurato con il millimetro prima ...
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calma
è inserito in Sic ma non in area integrale indi con divieto di arrampicata
se non si inventano cose strane la via è agibile. Peraltro lo sapevo da tempo ma mi è nuova la notizia della chiodatura
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Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
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e comunque un plauso per aver fatto la via e soprattutto per aver deciso di mettere gli spit anche se credo sia una via alpinistica.
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beh ho finalmente consegnato un lavoro, ora aspetto le palanchebade wrote:...belin conte, oggi ti vedo di buon umore...
.
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penso siano in stile Baiarda, altro non so, ti posso solo dire che l'avvicinamento lungo il canalone è massacrante
adesso devo concretizzare al Prou ballou e poi rocca dei Gatti via spiglo
toponimo proposto Lo zero non fa quota
adesso devo concretizzare al Prou ballou e poi rocca dei Gatti via spiglo
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potesti fare come propone Andrea;bade wrote:...comunque prima o poi faccio un salto a dare un'occhiata..
certo l'avvicinamento è un bel mazzo...però l'ambiente è bello e ne vale la pena..
Il ritorno dei Matti alla Querzola, una a scelta alla Tuschetti, "breve" digressione all'attacco della Miramare , cosa vuoi che sia ... ?
PS
confermato che c'è l'OK del parco per scalare alla Querzola, Tuschetti e Turchina
ma quale a scelta sulla tuschetti?Walter1 wrote:potesti fare come propone Andrea;bade wrote:...comunque prima o poi faccio un salto a dare un'occhiata..
certo l'avvicinamento è un bel mazzo...però l'ambiente è bello e ne vale la pena..
Il ritorno dei Matti alla Querzola, una a scelta alla Tuschetti, "breve" digressione all'attacco della Miramare , cosa vuoi che sia ... ?
PS
confermato che c'è l'OK del parco per scalare alla Querzola, Tuschetti e Turchina
per sentito dire "si sale di là" , ci sono almeno due vie, la prima segue il diedro fessura che da poco a sx del colletto della Querzola porta verso il versante N (IV+ vedendolo dal basso mi parebbe di più .. ) , mi pare recensita sul Libro di Parodi, la seconda, sempre dal colletto dritto in faccia , su placca all'apparenza strapiombante e chiara (cioè che se la fissi intensamente con lo sguardo si sgretola) , dove Ruggero mi disse di averci lasciato un chiodo , non mi chiedere dove sia passato perchè per me è assolutamente impossibile salire di làdags1972 wrote: ma quale a scelta sulla tuschetti?
il Conte credo ne conosca altre sul versante N
ho letto la relazione sul libro di parodi....speravo in altra cosaWalter1 wrote:per sentito dire "si sale di là" , ci sono almeno due vie, la prima segue il diedro fessura che da poco a sx del colletto della Querzola porta verso il versante N (IV+ vedendolo dal basso mi parebbe di più .. ) , mi pare recensita sul Libro di Parodi, la seconda, sempre dal colletto dritto in faccia , su placca all'apparenza strapiombante e chiara (cioè che se la fissi intensamente con lo sguardo si sgretola) , dove Ruggero mi disse di averci lasciato un chiodo , non mi chiedere dove sia passato perchè per me è assolutamente impossibile salire di làdags1972 wrote: ma quale a scelta sulla tuschetti?
il Conte credo ne conosca altre sul versante N
a chi lo dici ....dags1972 wrote: ho letto la relazione sul libro di parodi....speravo in altra cosa
con il Conte siamo stati lì sotto una buona mezzoretta a guardare e dire : andiamo , non andiamo, ci sarà il chiodo ? non ci sarà ? e se c'è , sarà buono o uno schifo ? e dopo ? è solo un passo duro o è continuo ? la roccia .... sta su da sola o è lì per abitudine ?
domande a cui non ho risposta
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c'è chi legge le relazioni ma c'è anche chi conosce l'autore e la sua predisposizione a rocce diciamo così così ma valutate come ottimedags1972 wrote: ho letto la relazione sul libro di parodi....speravo in altra cosa
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un tubodags1972 wrote:sono io...Conte Ugolino wrote:c'è chi legge le relazioni ma c'è anche chi conosce l'autore e la sua predisposizione a rocce diciamo così così ma valutate come ottimedags1972 wrote: ho letto la relazione sul libro di parodi....speravo in altra cosa
ho capito...via dei diedri....e poi via nuova
quando esci dalla Querzola, col cavolo che riesci ad arrivare all'attacco della Turchina ... auguri
ahWalter1 wrote:un tubodags1972 wrote:sono io...Conte Ugolino wrote:c'è chi legge le relazioni ma c'è anche chi conosce l'autore e la sua predisposizione a rocce diciamo così così ma valutate come ottimedags1972 wrote: ho letto la relazione sul libro di parodi....speravo in altra cosa
ho capito...via dei diedri....e poi via nuova
quando esci dalla Querzola, col cavolo che riesci ad arrivare all'attacco della Turchina ... auguri
leggendo l'it. 5b della guida di Parodi...pare possibile evitare la roccia marcia da proteggere salendo per un costone erboso...poi rocce rotte sino in cima alla tuschetti ...poi cine...infine sella rocca turchina...
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ma li ci sei mai stato o hai solo letto auguri
ho la vaghissima impressione che tu abbia capito tutto alla rovescia
vabbe vai a Portofino li c'è la via dei tubi
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la fessura sulla tuschetti l'ho salita l'anno scorso
la roccia è ottima e ci si protegge bene con nuts
IV+ ci sta, non di più
noi avevamo fatto la via dei diedri + fessura sulla tuschetti + rocca turchina
la roccia è ottima e ci si protegge bene con nuts
IV+ ci sta, non di più
noi avevamo fatto la via dei diedri + fessura sulla tuschetti + rocca turchina
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
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turchina per ala cresta o eravate scesi in parete e poi fare le vie classiche?alec wrote:la fessura sulla tuschetti l'ho salita l'anno scorso
la roccia è ottima e ci si protegge bene con nuts
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no eravamo saliti per crestaConte Ugolino wrote:turchina per ala cresta o eravate scesi in parete e poi fare le vie classiche?alec wrote:la fessura sulla tuschetti l'ho salita l'anno scorso
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IV+ ci sta, non di più
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Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
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Querzola, Tuschetti, Cinè e Turchina
Salve,
mi sono appena iscritto e non conosco bene il funzionamento e le regole del forum. Spero di non fare macelli.
Sono stato lo scorso week-end, con un amico, in zona Argentea, con l'intento di fare il concatenamento fra le tre punte delle Segagee, la Rocca Turchina e la cima dell'Argentea, dormire al rifugio Padre Rino e tornare poi lungo la val di Lerca.
Non ho trovato grosse difficoltà nel reperire il percorso, ma, al contrario, ho trovato estremamente ostica la Punta Tuschetti, che nelle varie relazioni che ho letto veniva abbastanza liquidata. In realtà le "vie" della parete ovest mi paiono più impegnative di quanto si lasci intendere. Ho provato il diedro tutto a sinistra di quella stessa parete, arrivando fino quasi in cima, ma, oltre alla prevista assenza di chiodi, la roccia era piuttosto instabile: scricchiolava ovunque e, per quanto ci fossero le possibilità di piazzare protezioni, l'insieme non mi è parso molto affidabile. Così sono tornato indietro e ci ho perso un bel po' di tempo. Amen. Bellissima invece la "Via Miramare", fatta il giorno successivo, dopo averci dormito alla base. Anche la "Via dei diedri", pur nel suo tracciato originario, non mi è dispiaciuta per nulla.
Credo che il concatenamento e il giro nel complesso meriti davvero molto, dandosi un bel po' di tempo per prendere le cose con calma e, fra un passaggio e l'altro, riuscire anche a guardarsi in giro, perchè l'ambiente è davvero speciale.
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Sono stato lo scorso week-end, con un amico, in zona Argentea, con l'intento di fare il concatenamento fra le tre punte delle Segagee, la Rocca Turchina e la cima dell'Argentea, dormire al rifugio Padre Rino e tornare poi lungo la val di Lerca.
Non ho trovato grosse difficoltà nel reperire il percorso, ma, al contrario, ho trovato estremamente ostica la Punta Tuschetti, che nelle varie relazioni che ho letto veniva abbastanza liquidata. In realtà le "vie" della parete ovest mi paiono più impegnative di quanto si lasci intendere. Ho provato il diedro tutto a sinistra di quella stessa parete, arrivando fino quasi in cima, ma, oltre alla prevista assenza di chiodi, la roccia era piuttosto instabile: scricchiolava ovunque e, per quanto ci fossero le possibilità di piazzare protezioni, l'insieme non mi è parso molto affidabile. Così sono tornato indietro e ci ho perso un bel po' di tempo. Amen. Bellissima invece la "Via Miramare", fatta il giorno successivo, dopo averci dormito alla base. Anche la "Via dei diedri", pur nel suo tracciato originario, non mi è dispiaciuta per nulla.
Credo che il concatenamento e il giro nel complesso meriti davvero molto, dandosi un bel po' di tempo per prendere le cose con calma e, fra un passaggio e l'altro, riuscire anche a guardarsi in giro, perchè l'ambiente è davvero speciale.
Re: Querzola, Tuschetti, Cinè e Turchina
la parete ovest della tuschetti è il punto più difficile della crestaCenere wrote:Salve,
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Sono stato lo scorso week-end, con un amico, in zona Argentea, con l'intento di fare il concatenamento fra le tre punte delle Segagee, la Rocca Turchina e la cima dell'Argentea, dormire al rifugio Padre Rino e tornare poi lungo la val di Lerca.
Non ho trovato grosse difficoltà nel reperire il percorso, ma, al contrario, ho trovato estremamente ostica la Punta Tuschetti, che nelle varie relazioni che ho letto veniva abbastanza liquidata. In realtà le "vie" della parete ovest mi paiono più impegnative di quanto si lasci intendere. Ho provato il diedro tutto a sinistra di quella stessa parete, arrivando fino quasi in cima, ma, oltre alla prevista assenza di chiodi, la roccia era piuttosto instabile: scricchiolava ovunque e, per quanto ci fossero le possibilità di piazzare protezioni, l'insieme non mi è parso molto affidabile. Così sono tornato indietro e ci ho perso un bel po' di tempo. Amen. Bellissima invece la "Via Miramare", fatta il giorno successivo, dopo averci dormito alla base. Anche la "Via dei diedri", pur nel suo tracciato originario, non mi è dispiaciuta per nulla.
Credo che il concatenamento e il giro nel complesso meriti davvero molto, dandosi un bel po' di tempo per prendere le cose con calma e, fra un passaggio e l'altro, riuscire anche a guardarsi in giro, perchè l'ambiente è davvero speciale.
io ero salito per la fessura di destra (vedi i monti del mare di parodi), IV+
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Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Ciao a tutti sono stato sulla Miramare venerdì scorso e vi do qualche indicazione, poi se volete trattiamo il discorso di Punta Querzola e Tuschetti (che conosco discretamente) magari anche su un nuovo post.
Per quanto riguarda la Miramare richiede un avvicinamento piuttosto faticoso e la via è abbastanza disturbata dalla vegetazione (molto più de “il ritorno dei matti”) tuttavia l’ambiente è grandioso quindi la consiglio a tutti gli appassionati del genere. Va certamente affrontata se uno è appassionato ed ha un certo “affetto” per i “nostri poveri dirupi”, perché non mi stupirei se se qualcuno ne restasse deluso. Per quanto riguarda la difficoltà, per chi arrampica bene sul III ed è un po’ allenato di gambe non ha sicuramente problemi.
Dalla località “Campo” sopra Arenzano si segue il sentiero per l’Argentea (triangolo rosso) che è anche quello che porta al rifugio Leveasso. Dopo circa 40 min. si passa il rio Botte (scritta su masso a ds.) si continua a salire e dopo circa altri 15 minuti si arriva su un dosso in vista della parete della Rocca Turchina. In questo punto (l’unico di tutto l’avvicinamento) si vede tutta la parete ed anche il canalone (delimitato a sin. dalla cresta delle Segage) che si percorre per raggiungerla. La via attacca sull’evidente sperone alla destra della grande placca grigia. Si scende brevemente e si passa il rio Cinè (scritta su masso a sinistra) e subito dopo, nei pressi di un ometto si inizia la risalita del canalone seguendo una labile traccia e diversi ometti presenti fino in cima. Il canalone si fa sempre più ripido e malagevole. Ci si tiene tendenzialmente sul dosso al centro cercando di non perdere la traccia. Arrivati ad una pietraia si aggira un masso a destra e si continua a salire per arrivare a tracce di sentiero leggermente più agevoli. Si entra quindi nella parte di canalone delimitato a destra (per chi sale) dalla parete della Turchina ormai quasi in vista dello sperone di attacco. La risalita del canalone richiede circa 30-45 minuti.
Il primo tiro aggira subito lo spigolo dello sperone e continua per circa 30 metri su una ripida placca di roccia molto caratteristica ma purtroppo un po' sporca di terra (ancora poco frequentata) e disturbata dalla vegetazione. C’è qualche passo di IV ma il tiro è ben protetto da numerosi spit, posti a distanza ragionevole. Si raggiunge quindi un terrazzo e si fa sosta su albero. Si supera un muretto con spit e si continua brevemente fino alla base di una nuova placca (vedi foto – link in fondo). Sulla sinistra è ben visibile la grande placca grigia su cui si possono notare vecchissimi grossi chiodi al centro (molto suggestivo). A questo punto si percorre un tiro di circa 45 metri superando due placche di III e una di IV intervallate da piccoli terrazzi, sempre abbastanza disturbato dalla vegetazione. In questo tiro ci sono due spit e un chiodo ma si procede abbastanza bene. Si arriva quindi sulla grande cengia che taglia in due la parete. Sempre dritti verso l’alto si fa ancora un tiro di 35 m. su bella placca inclinata, passi di III protetti da un paio di spit, fino a raggiungere la base di uno sperone (due spit per la sosta). Si prosegue sul filo dello sperone (II e II+) fino in vetta. Nell’ultimo tiro non ci sono protezioni ma si trova qualche spuntone alla desta del filo.
Qualche foto qui http://www.rogernet.it/mountains/foto/miramare/
Per quanto riguarda la Miramare richiede un avvicinamento piuttosto faticoso e la via è abbastanza disturbata dalla vegetazione (molto più de “il ritorno dei matti”) tuttavia l’ambiente è grandioso quindi la consiglio a tutti gli appassionati del genere. Va certamente affrontata se uno è appassionato ed ha un certo “affetto” per i “nostri poveri dirupi”, perché non mi stupirei se se qualcuno ne restasse deluso. Per quanto riguarda la difficoltà, per chi arrampica bene sul III ed è un po’ allenato di gambe non ha sicuramente problemi.
Dalla località “Campo” sopra Arenzano si segue il sentiero per l’Argentea (triangolo rosso) che è anche quello che porta al rifugio Leveasso. Dopo circa 40 min. si passa il rio Botte (scritta su masso a ds.) si continua a salire e dopo circa altri 15 minuti si arriva su un dosso in vista della parete della Rocca Turchina. In questo punto (l’unico di tutto l’avvicinamento) si vede tutta la parete ed anche il canalone (delimitato a sin. dalla cresta delle Segage) che si percorre per raggiungerla. La via attacca sull’evidente sperone alla destra della grande placca grigia. Si scende brevemente e si passa il rio Cinè (scritta su masso a sinistra) e subito dopo, nei pressi di un ometto si inizia la risalita del canalone seguendo una labile traccia e diversi ometti presenti fino in cima. Il canalone si fa sempre più ripido e malagevole. Ci si tiene tendenzialmente sul dosso al centro cercando di non perdere la traccia. Arrivati ad una pietraia si aggira un masso a destra e si continua a salire per arrivare a tracce di sentiero leggermente più agevoli. Si entra quindi nella parte di canalone delimitato a destra (per chi sale) dalla parete della Turchina ormai quasi in vista dello sperone di attacco. La risalita del canalone richiede circa 30-45 minuti.
Il primo tiro aggira subito lo spigolo dello sperone e continua per circa 30 metri su una ripida placca di roccia molto caratteristica ma purtroppo un po' sporca di terra (ancora poco frequentata) e disturbata dalla vegetazione. C’è qualche passo di IV ma il tiro è ben protetto da numerosi spit, posti a distanza ragionevole. Si raggiunge quindi un terrazzo e si fa sosta su albero. Si supera un muretto con spit e si continua brevemente fino alla base di una nuova placca (vedi foto – link in fondo). Sulla sinistra è ben visibile la grande placca grigia su cui si possono notare vecchissimi grossi chiodi al centro (molto suggestivo). A questo punto si percorre un tiro di circa 45 metri superando due placche di III e una di IV intervallate da piccoli terrazzi, sempre abbastanza disturbato dalla vegetazione. In questo tiro ci sono due spit e un chiodo ma si procede abbastanza bene. Si arriva quindi sulla grande cengia che taglia in due la parete. Sempre dritti verso l’alto si fa ancora un tiro di 35 m. su bella placca inclinata, passi di III protetti da un paio di spit, fino a raggiungere la base di uno sperone (due spit per la sosta). Si prosegue sul filo dello sperone (II e II+) fino in vetta. Nell’ultimo tiro non ci sono protezioni ma si trova qualche spuntone alla desta del filo.
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Re: Querzola, Tuschetti, Cinè e Turchina
alec wrote:la parete ovest della tuschetti è il punto più difficile della crestaCenere wrote:Salve,
mi sono appena iscritto e non conosco bene il funzionamento e le regole del forum. Spero di non fare macelli.
Sono stato lo scorso week-end, con un amico, in zona Argentea, con l'intento di fare il concatenamento fra le tre punte delle Segagee, la Rocca Turchina e la cima dell'Argentea, dormire al rifugio Padre Rino e tornare poi lungo la val di Lerca.
Non ho trovato grosse difficoltà nel reperire il percorso, ma, al contrario, ho trovato estremamente ostica la Punta Tuschetti, che nelle varie relazioni che ho letto veniva abbastanza liquidata. In realtà le "vie" della parete ovest mi paiono più impegnative di quanto si lasci intendere. Ho provato il diedro tutto a sinistra di quella stessa parete, arrivando fino quasi in cima, ma, oltre alla prevista assenza di chiodi, la roccia era piuttosto instabile: scricchiolava ovunque e, per quanto ci fossero le possibilità di piazzare protezioni, l'insieme non mi è parso molto affidabile. Così sono tornato indietro e ci ho perso un bel po' di tempo. Amen. Bellissima invece la "Via Miramare", fatta il giorno successivo, dopo averci dormito alla base. Anche la "Via dei diedri", pur nel suo tracciato originario, non mi è dispiaciuta per nulla.
Credo che il concatenamento e il giro nel complesso meriti davvero molto, dandosi un bel po' di tempo per prendere le cose con calma e, fra un passaggio e l'altro, riuscire anche a guardarsi in giro, perchè l'ambiente è davvero speciale.
io ero salito per la fessura di destra (vedi i monti del mare di parodi), IV+
ci si protegge bene con nuts
Infatti anche noi, seguendo Parodi, pensavamo di fare la fessura di destra con i nuts. Poi però, guardando la guida del CAI-TCI, quando eravamo sotto la parete, abbiamo notato che il diedro a sinistra era dato con grado di III/IV- e la cosa ci ha invogliati, congiuntamente alla presenza luccicante di un nuovissimo chiodo proprio all'attacco. Poi però di chiodi più nemmeno l'ombra, la roccia... insomma... e il III... mah? Nella parte alta a me sinceramente è sembrato piuttosto difficile, ma forse non l'ho capito.
Sicuramente il pendio erboso che sta sopra la parete e che va rimontato dopo esserne usciti è pericoloso nel caso vi siano sotto altre cordate (cosa rara d'altra parte, immagino): infatti è facilissimo urtare scaglie e sassi che rotolano giù all'istante.
Quando avrò occasione proverò a tornarci e a fare la fessura.
Ciao Roger,Roger wrote:Ciao a tutti sono stato sulla Miramare venerdì scorso e vi do qualche indicazione, poi se volete trattiamo il discorso di Punta Querzola e Tuschetti (che conosco discretamente) magari anche su un nuovo post.
Per quanto riguarda la Miramare richiede un avvicinamento piuttosto faticoso e la via è abbastanza disturbata dalla vegetazione (molto più de “il ritorno dei matti”) tuttavia l’ambiente è grandioso quindi la consiglio a tutti gli appassionati del genere. Va certamente affrontata se uno è appassionato ed ha un certo “affetto” per i “nostri poveri dirupi”, perché non mi stupirei se se qualcuno ne restasse deluso. Per quanto riguarda la difficoltà, per chi arrampica bene sul III ed è un po’ allenato di gambe non ha sicuramente problemi.
Dalla località “Campo” sopra Arenzano si segue il sentiero per l’Argentea (triangolo rosso) che è anche quello che porta al rifugio Leveasso. Dopo circa 40 min. si passa il rio Botte (scritta su masso a ds.) si continua a salire e dopo circa altri 15 minuti si arriva su un dosso in vista della parete della Rocca Turchina. In questo punto (l’unico di tutto l’avvicinamento) si vede tutta la parete ed anche il canalone (delimitato a sin. dalla cresta delle Segage) che si percorre per raggiungerla. La via attacca sull’evidente sperone alla destra della grande placca grigia. Si scende brevemente e si passa il rio Cinè (scritta su masso a sinistra) e subito dopo, nei pressi di un ometto si inizia la risalita del canalone seguendo una labile traccia e diversi ometti presenti fino in cima. Il canalone si fa sempre più ripido e malagevole. Ci si tiene tendenzialmente sul dosso al centro cercando di non perdere la traccia. Arrivati ad una pietraia si aggira un masso a destra e si continua a salire per arrivare a tracce di sentiero leggermente più agevoli. Si entra quindi nella parte di canalone delimitato a destra (per chi sale) dalla parete della Turchina ormai quasi in vista dello sperone di attacco. La risalita del canalone richiede circa 30-45 minuti.
Il primo tiro aggira subito lo spigolo dello sperone e continua per circa 30 metri su una ripida placca di roccia molto caratteristica ma purtroppo un po' sporca di terra (ancora poco frequentata) e disturbata dalla vegetazione. C’è qualche passo di IV ma il tiro è ben protetto da numerosi spit, posti a distanza ragionevole. Si raggiunge quindi un terrazzo e si fa sosta su albero. Si supera un muretto con spit e si continua brevemente fino alla base di una nuova placca (vedi foto – link in fondo). Sulla sinistra è ben visibile la grande placca grigia su cui si possono notare vecchissimi grossi chiodi al centro (molto suggestivo). A questo punto si percorre un tiro di circa 45 metri superando due placche di III e una di IV intervallate da piccoli terrazzi, sempre abbastanza disturbato dalla vegetazione. In questo tiro ci sono due spit e un chiodo ma si procede abbastanza bene. Si arriva quindi sulla grande cengia che taglia in due la parete. Sempre dritti verso l’alto si fa ancora un tiro di 35 m. su bella placca inclinata, passi di III protetti da un paio di spit, fino a raggiungere la base di uno sperone (due spit per la sosta). Si prosegue sul filo dello sperone (II e II+) fino in vetta. Nell’ultimo tiro non ci sono protezioni ma si trova qualche spuntone alla desta del filo.
Qualche foto qui http://www.rogernet.it/mountains/foto/miramare/
anch'io concordo sul giudizio positivo in merito alla "Miramare". Mi permetto di inserire una precisazione, che forse può evitare ad altri di fare l'errore che ho fatto io, provenendo però dall'alto, dalal Cresta delel Segagee. L'attacco della "Miramare" non è propriamente a destra della placca grigia, ma a destra del canaletto erboso sottostante la placca, appena dopo e dietro lo spigolo. Anche sulla relazione di Parodi è spiegato come la spieghi tu, ma - a mio parere - messa così può indurre a salire il canletto fino alla base della placca grigia vera e propria e poi cercare a destra. Invece, a quell'altezza, come dici anche tu dopo, si è già a livello della prima sosta che però da lì non si può comunque raggiungere. Altra nota: all'attacco c'è un evidente cordino viola, ma per vederlo occorre girare lo spigolo dello sperone.
Mah, non è una via totalmente al sole, e anche la salita del canalone è abbastanza in ombra. Se si parte al mattino presto e si prende una giornata non afosa forse si può ancora fare... però forse a settembre c'è anche meno erba.bade wrote:Belle foto e via interessante...forse però meglio aspettare il prossimo autunno? che ne dite?
la tentazione di andare c'è...
Poi ovviamente dipende dalle giornate... io l'anno scorso a luglio ho fatto un paio di volte la Federici partendo alle 5 di mattina e non ho neanche sofferto tanto il caldo...
Giusta precisazione per chi eventualmente dovesse provenire dall'alto dopo avere magari salito Querzola e Tuschetti...Cenere wrote: Ciao Roger,
anch'io concordo sul giudizio positivo in merito alla "Miramare". Mi permetto di inserire una precisazione, che forse può evitare ad altri di fare l'errore che ho fatto io, provenendo però dall'alto, dalal Cresta delel Segagee. L'attacco della "Miramare" non è propriamente a destra della placca grigia, ma a destra del canaletto erboso sottostante la placca, appena dopo e dietro lo spigolo. Anche sulla relazione di Parodi è spiegato come la spieghi tu, ma - a mio parere - messa così può indurre a salire il canletto fino alla base della placca grigia vera e propria e poi cercare a destra. Invece, a quell'altezza, come dici anche tu dopo, si è già a livello della prima sosta che però da lì non si può comunque raggiungere. Altra nota: all'attacco c'è un evidente cordino viola, ma per vederlo occorre girare lo spigolo dello sperone.
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sono anni che penso d'andarci .. ma poi .. idee troppe .. tempo poco .. cmq, io sono più dell'idea di andare verso l'autunno/inverno!bade wrote:Belle foto e via interessante...forse però meglio aspettare il prossimo autunno? che ne dite?
la tentazione di andare c'è...
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Ho rotto le scatole per anni alle vecchie beline dicendo che qualcosa là si poteva fare.
Così Erne ed io siamo andati a render visita alla Turchina due anni fa in inverno. Abbiamo fatto un gran giro partendo da Pratorotondo e arrivando in vetta alla fata. Avevamo portato tutto come al solito pensando di scendere in doppia a dare un'occhiata.
Sinceramente la roccia che dal basso appariva compatta, e incomprensibilmente illibata, una volta in cima ci ha completamente scoraggiati.
Se però Parodi ha osato ... m'inchino.
Organizzerò il pellegrinaggio per l'autunno.
Così Erne ed io siamo andati a render visita alla Turchina due anni fa in inverno. Abbiamo fatto un gran giro partendo da Pratorotondo e arrivando in vetta alla fata. Avevamo portato tutto come al solito pensando di scendere in doppia a dare un'occhiata.
Sinceramente la roccia che dal basso appariva compatta, e incomprensibilmente illibata, una volta in cima ci ha completamente scoraggiati.
Se però Parodi ha osato ... m'inchino.
Organizzerò il pellegrinaggio per l'autunno.
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Solyaris wrote:Lo stalker (in senso alpinistico ...) Andrea Parodi, nel suo bellissimo libro "Nelle Alpi del Sole" sottotitola il paragrafo dedicato alla "Cresta delle Segage" con una frase del tipo "per alpinisti che non temono l'ombra" ...
E' vero! ed anche io aggiungerei: "per alpinisti che non temono il VENTO!"
A proposito, oggi Andrea ha mandato un aggiornamento del suo sito dove illustra la "Via dei Geki" (da lui chiodata se non erro) sul bric Camulà, vedi: http://www.parodieditore.it/itinerari.php
Orbene torno alla Via dei Diedri per la Punta Querzola (richiamata "Il ritorno dei Matti"):
http://www.gambeinspalla.altervista.org ... _matti.htm
Non stò a spiegare l'itinerario che è spiegato ben-bene nel link sopra, nel libro sopracitato ed infine benissimo in "Altimetro Segna Zero". Quindi riporto solo alcune mie impressioni sull'esperienza:
Sabato 3 Novembre si va a fare la viuzza in due cordate! io & l'amico Franco, Alberto&Lorenza.
Giornata senza una nuvola a pagarla ... ed a Campo (il paesino sopra Arenzano da cui ci si incammina fin su alla piana delle Segage) non tira un filo di vento, tant'è che commento soddisfatto ed abbondantemente sudante: "Troppo bello! oggi non c'è un filo di di vento! mica come l'altro sabato sulle varianti della via Zunino che mi sono congelato mani e palle a stare in sosta sulla cresta!!!!" Il Franco controbatte sardonico (?!): "ma si, ma no ... non dire così che porta sfiga ..."
Orbene si è all'attacco dopo avere svagato mezzora alla ricerca della via perduta ... si parte! usciti dal diedro scuro del primo tiro ... un vento freddo ed implacabile ha incominciato ad ululare tanto che non ci si sentiva a 2 metri di distanza ... figurarsi a comunicare da una sata all'altra ... niente non si sentiva NIENTE! solo il frusciare gridante del vento ... e non sapete che invidia mi hanno fatto Alberto e Lorenza che si parlavano tranquillamente con due walkie-talkie ... "aspetta un secondino ... metto il rinvio, un attimo ... non tirare ... cosa mangiamo a cena ?" nooooooo!!! invece io ed il Franco ... procedevamo "ad intuito" perchè hai voglia a tirare la corda per darsi i segnali ... in ste vie a pieghe ... si procede rassegnatio al silenzio fischiante.
I 5 tiri sono stati proprio godibili ... io ho solo sofferto un poco sullla fessura-diedro IV+ dell'ultimo tiro per arrivare alla croce: vento ululante e mentre passavo avevo a destra un sole accecante ed l'ombra a sinistra ... intendo ero proprio nella linea tra ombra e luce ... con il sole che ti accieca quando giri la faccia e non vedi più niente ...
ma la mazzata di freddo arriva alla croce ... dove ce lo meniamo con foto di gruppo, varie ed eventuali ... poi assicurati traversiamo la cresta sommitale per scendere a sinistra nel brutto canale erba-pietroso (che sconsiglio di fare con il bagnato/umito perchè è pieno di fetida erba scivolosa).
Tutto questo ambiente (l'entroterra di Arenzano, intorno al Rama e l'Argentea) mi ha affascinato subito (nella mia ignoranza alpinistica abissale ne avevo visto solo la tetra Baiarda) invece, forse perchè ho visto questi luoghi ora, in giornate autunnali ma assolate ... l'ambiente dicevo, l'ho trovato magico ... un pò come sulle Apuane si ha lo straniamento dell'essere "in montagna" ma avendo sempre il "MARE" che è sempre lì a controllarti ... com la coda dell'occhio.
Odore di menta di montagna ... ambiente alpestre ed a volte più che severo addirittura orrorifico ... ma basta volgere lo sguardo e c'è pura aria, acqua dolce (il torrente Lerca) e sentieri riposanti ... si come qualcuno ha detto: "un ambiente incredibile" a due passi dalla pazzia delle stupide metropoli (Genova).
Esagerando, questi posti mi ricordano "la zona" del film "Stalker" ... posti dove un soffio di vento proveniente dalla tua mente ... può mutare l'inferno in paradiso ...
Belle persone.
Bell'ambiente.
Una giornata di pace alpestre
dove la roccia bacia l'oceano.
Una domanda ai conoscitori della zona:
dalla punta Querzola si può salire per punta Tuschetti su via chiodata ?
giorgio
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punta querzola, punta tuschetti e rocca turchina
Ok, allora ho copiato qui sopra l'interessante esperienza di Solyaris, e ho chiuso l'altro topic.
Ho anche cambiato il titolo a questo topic, così si può discutere tranquillamente delle vie in oggetto.
Grazie.
Ho anche cambiato il titolo a questo topic, così si può discutere tranquillamente delle vie in oggetto.
Grazie.
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