Nuova via alla Rocca du Fò
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Nuova via alla Rocca du Fò
Ciao... dopo vari lanci qua e là nel forum e qualche discorso con amici ecco la relazione della nuova via alla Rocca del Faggio, in val Cerusa, specificatamente nella valletta Malanotte-Gava (cioè di fronte a Sambuco).
La via è finita e percorribile, anche se faremo ancora qualche ritocco qua e là. Inserisco il topic in arrampicata sportiva, dopo molto ragionamento, perchè si tratta di una via di montagna in stile moderno e plaisir... ed è proprio la sua rivoluzione e nuova apertura in stile sportivo, (e successiva chiodatura), che ne ha generato l'avvento.
Rocca du Fò (di Christian Roccati)
Nuova via Andrea e Paolo
D+ 225 m max V (obbl. IV/IV+ A0/A1)
E.DOTTA - C.ROCCATI - R.RUDINO - D.DOTTA - M.PICCO
Caratteristiche della via
La Nuova via Andrea e Paolo è una scalata che racchiude un po’ tutti gli stili: placche appoggiate e verticali, piccoli strapiombi, lame, spigoli, diedri, ristabilimenti… Ce n’è per tutti i gusti. È una salita che miscela i pregi di un itinerario classico a quelli dell’ottica moderna. Si tratta della via con il maggiore sviluppo nell’ambito del Genovesato, chiodata in maniera plaisir, con un voluto grado obbligatorio piuttosto abbordabile alla media degli arrampicatori ed alpinisti. Si tratta di una scalata davvero apprezzabile che parte in un bosco selvaggio, nei primi tiri, quasi discontinui, e poi attacca un pilastro tutt’altro che banale. Di tiro in tiro la linea diventa sempre più aerea ed i movimenti della via si fanno sempre più eleganti e mai scontati. Dopo aver conquistato l’avancorpo, mediante pochi metri di raccordo a piedi, si raggiunge l’attacco dell’ultimo torrione che conduce direttamente in vetta. Lo spettacolo è affascinante sulla guglia, al cospetto di torrioni di roccia da un lato e dell’incanto del mare blu dall’altro, quasi celato dal crinale est, eppur presente.
Storia della via
Nel giugno del 2003, scendendo dall'avancorpo della Cima Mondini (Alpi Marittime), Andrea Maria e Riccardo Rudino ebbero un gravissimo incidente. Facendo una doppia Andrea precipitò dalla parete. Riccardo cercò di arrestarne la caduta a forza ma per conseguenza fu strappato via dalla roccia. Si ruppe diverse costole, una spalla ed una mano nel tentativo di tener in vita il compagno, ma non ci fu nulla da fare. Nel periodo seguente, seppur funesto, Riccardo incominciò ad andare in montagna con un altro collega, l’amico Paolo Salata. Quest’ultimo, aveva imparato i rudimenti dell’alpinismo grazie ad un corso CAI e ne era entusiasta. Riccardo e Paolo passarono un anno a scalare in ogni momento possibile. I due amici parlavano spesso di aprire una via e dedicarla ad Andrea, molto caro ad entrambi. Una domenica, mentre affrontavano le storiche linee della Rocca Sbarua, come sempre insieme, Paolo non si sentii bene. Un male tanto oscuro quanto inatteso lo portò via in un mese.
È indescrivibile la situazione in cui si ritrovò Riccardo. Solo il passare del tempo permise allo scalatore qualche attimo di non serena quiete, per poter pensare ad un qualche cosa che potesse ricordare gli amici. «Io non ero mai stato a Sambuco ed un giorno sono salito fino a quelle rocce, da solo, senza corda, senza nulla, e metro dopo metro, sono arrivato in cima, senza rendermi conto di quello che stavo facendo. Solo al rientro a casa ho capito che quella roccia e quella via, cosi selvaggia e meravigliosa, erano qualche cosa che mi avrebbe legato a loro per sempre». Riccardo ritornò a scalare la nuova linea dapprima con l'amico Saverio, rocciatore alle prime armi, e successivamente con Maurizio, compagno di scalate da sempre. Con barre d’antan autocostruite e fettucce, organizzò una prima chiodatura sporadica dei cinque tiri presenti.
Nell’aprile del 2007 Riccardo contattò Christian Roccati e Michele Picco per poter conseguire una chiodatura moderna e per poter divulgare la via. I tre scalarono la nuova linea insieme e parlarono della relativa storia. Ad ottobre dello stesso anno un quartetto composto da Roccati, Picco ed anche dagli amici Ernesto e “Dino” Dotta si ritrovò per una primaria opera sulla linea. La prima coppia si applicò alla parte alta mentre la seconda all’attacco dei primi tre tiri della via, che nel corrente anno contava oramai di 7 lunghezze. I lavori furono però rimandati lungamente per due anni.
Christian Roccati nel settembre del 2009 contattò nuovamente Riccardo e Michele per informarli che avrebbe realizzato l’opera insieme socio di cordata Ernesto. I due, grazie ad un continuativo lavoro settimanale sotto ogni tempo, attrezzarono la via con una rinnovata linea logica, aprendo una serie di nuovi tiri su difficoltà omogenee. Ernesto e Christian raddrizzarono la via in ottica moderna, scegliendo di passare dove avrebbero potuto proteggere la linea con eleganza con moderni fix su roccia compatta ma rispettando i passi chiave della via originaria. Mentre la coppia ripuliva primariamente la traccia di accesso, “disgaggiava” la parete ed organizzava ed attuava la chiodatura, il buon Riccardo riqualificava i sentieri, utilizzati di norma dai cacciatori, mediante pulizia e risegnatura. Michele non potendo intervenire direttamente aiutava fornendo una buona parte del materiale iniziale.
Il 13 ottobre la Nuova via Andrea e Paolo è stata ripetuta in libera per il test materiali da Christian ed Ernesto che hanno aggiunto ulteriormente diversi altri ancoraggi in fase di salita. Due giorni dopo è stato aggiunto anche l’undicesimo tiro che conclude la scalata attuale sbucando direttamente in vetta alla Rocca du Fò, la rocca del Faggio.
Chiodatura e disclaimer
La via è una linea classica di montagna, da considerarsi come tale, attrezzata nel rispetto della sicurezza. La scalata è protetta a distanza ridotta ed in ottica moderna principalmente con fix in acciaio inossidabile posti proporzionalmente alle linee. Sono stati infissi 61 fix da 10 mm nei tiri e lasciati 12 chiodi tradizionali. Vi sono inoltre 2 cordoni, un cavo d’acciaio di 20 m sostenuto da 4 fix da 8 mm e redance. Le soste sono attrezzate con 17 fix da 10 mm e 11 cordoni da 11 mm con maillon o grilli di calata. È infatti possibile scendere dalla via in doppia od uscirne mediante una qualsiasi tra le vie di fuga segnalate in relazione. Anche considerando questo lavoro attento che mira alla sicurezza e necessario riaffermare che si tratta di una via alpinistica da montagna, da considerarsi come tale, con tutti i rischi oggettivi del caso. L’alpinismo e l’arrampicata sono attività potenzialmente pericolose che ognuno effettua a suo rischio e pericolo. La via non è da sottovalutare e dev’esser ripetuta solo da persone esperte che siano in grado di analizzarne le condizioni e della relativa attrezzatura al momento della ripetizione.
Accesso
Mediante l’autostrada Genova-Ventimiglia si raggiunge l’uscita di Voltri. Dal casello si scende alla strada litoranea per l’abitato e si svolta a DX in direzione dello stesso. Si prosegue oltrepassando i borghetto di Voltri ed al suo termine, appena dopo le ultime due case, s’incontra un ampio slargo che contraddistingue il capolinea del bus numero 1. Qui si diparte a DX in salita la provinciale per Fabbriche che s’imbocca. Si procede sulla strada che, stretta e tortuosa, oltrepassa il paese. Si continua sino a superare i piloni dell’autostrada incontrando subito a SX in ripida discesa “via Sambugo”.
S’imbocca questa diramazione secondaria incontrando subito un bivio. Si tralascia la strada di DX per la Loc.Sambuco e si continua su via Sambuco a SX. Si procede dapprima in piano e poi in salita fra i tornanti. S’incontrano alcune case presso un tornante a DX e si continua in falso piano verso DX. La strada di montagna perde leggermente quota e poi ricomincia a salire arrivando al suo termine presso uno slargo con box rustici privati. Si fa inversione nella piazza e si parcheggia lungo la strada in discesa a SX (a DX salendo) nell’imminente unico piccolo slargo (posto per 1 auto). Se fosse occupato si consiglia di scendere più a valle per non infastidire i locali che si sono mostrati molto tolleranti con scalatori, cacciatori ed escursionisti fino ad oggi. Si raccomanda quindi la massima educazione.
Avvicinamento (20')
Dallo spiazzo in cui finisce la strada s’individua un ponte con segnalazioni FIE, che attraversa il torrente a DX, che si tralascia, ed una traccia di sentiero che sale dritta, di fianco all’ultimo box a SX. Talvolta nelle ore serali vi è un piccolo sbarramento di legni accatastati tra la roccia ed una tettoia, per non far fuggire le capre al pascolo. Se lo trovate fate molta attenzione e rimettetelo a posto.
Il sentiero subito affronta una breve salita dove compaiono i primi bolli rossi e poi attraversa un campo di eriche a DX. Si continua dapprima in falso piano e poi si superano due forteti consecutivi ed un cavo di acciaio. Si procede lungamente a mezzacosta sino ad arrivare presso un guado lungo un piccolo affluente. Si prosegue sino ad incontrarne un secondo sul torrente principale, il rio Gava. I segnavia conducono ad aggirare in senso orario un grosso masso, grazie anche ad una passerella. (Spesso le piene la spostano ed è quindi necessario evitare con passi di I il masso in senso antiorario incontrando pochi metri dopo nuovamente il segnavia). La traccia prosegue parallelamente al corso d’acqua con passi più difficoltosi. Il sentiero porta infatti sotto le balze della rocca del Faggio e prosegue con rari passi di I e qualche sali scendi nella macchia sino a raggiungere il canale alla base del diedro evidente su cui attacca la via. Il nome “Via Andrea e Paolo” è scritto a vernice rossa.
La Via:
L1: III+/IV 20 m 4 fix + 1 ch.
È possibile ancorarsi alla partenza della via mediante una barretta d’antan sulla placca di DX dell’evidente diedro iniziale. Si risale tutto il tratto (III+) e poi si transita verso SX su erba per circa due metri attaccando un risalto roccioso (IV) che conduce ad una terrazza erbosa.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L2: IV/IV+ 20 m 5 fix + 1 ch
Dalla sosta si attacca una placca con lama che si raggiunge con un piccolo passo strapiombante (IV+). Si prosegue verso DX e poi in verticale, su un muro tecnico fessurato con splendidi movimenti eleganti. Si prosegue qualche metro su roccette e si attacca una lama strapiombante ben appigliata (IV+) che conduce in cima al risalto.
Sosta: cordone su albero maillon di calata
L3: IV+/V 25 m 7 fix
Si prosegue per una quindicina di metri a piedi seguendo i bolli rossi sino all’attacco di un nuovo risalto. Vi è un diedro aggettante che dev’essere risalito con buon uso dei piedi (V). I primi due fix sono posizionati in modo da permettere l’A0 o direttamente l’uso di una staffa. Usciti dal primo muro la linea segue una placca verticale molto elegante (IV+) che raggiunge uno spigolo abbattuto alla propria SX. Ci si ristabilisce su di esso raggiungendo la sosta in un ambiente più severo.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L4: I + raccordo 20 m con cavo metallico
Direttamente dalla sosta del terzo tiro parte un cavo d’acciaio verso DX che s’insegue per 20 m prima doppiando lo spigolo, poi su rocce rotte ed infine in un breve canale erboso.
Sosta eventuale 1 fix da 8 o longe su 1 fix da 10
L5:IV+ 15 m 5 fix + 1 ch. + 1 cordone
Dal termine del cavo metallico si sale su una placchetta appoggiata che si verticalizza subito. Si prosegue verso DX raggiungendo uno sperone breve che può esser affrontato come tale o come diedro tecnico stando a DX (IV+). Si esce su una terrazza erbosa alla base del pilastro dell’avancorpo. Originariamente questo era il primo tiro della via.
Sosta: cordone su albero maillon di calata
L6:IV+/V 35 m 12 fix + 1ch.
Dalla sosta ci si sposta per qualche metro a SX sino al primo fix. Si attacca un breve risalto che conduce sul vero e proprio pilastro. Si continua verso DX andando ad attaccare una lama evidente ed appigliata che, con buone prese per i piedi, conduce verso SX al passo chiave del tiro. Vi è una tacchetta netta (V) che permette di uscire dal tratto. Si prosegue su una placca verticale tecnica (IV+) ed infine, verso SX, in un canale che s’insegue sino ad una terrazza erbosa. La via classica passava leggermente a SX dopo i primi metri. Questo tiro era protetto solo con due chiodi ancora visibili.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L7:IV+/V 25 m 6 fix + 2 ch +1 cordone
Dalla sosta si continua verso DX, dapprima su una placca abbattuta che termina in un passo erboso e poi sulla parte più severa del pilastro. Un muro non banale (V) conduce in verticale e poi verso SX a tacche e lame che confluiscono nel traverso che caratterizza la parte centrale della via. Si arrampica verso SX sfruttando un’ottima lama (IV+) sulla quale si rimonta. Quand’essa si allarga si attacca una placchetta che conduce ad un terrazzo roccioso molto suggestivo.
Sosta: 2 fix con cordone maillon di calata
L8:IV+/V 30 m 6 fix + 4 ch.
Si sale in verticale su un muretto che a DX aggira su roccia una colata talvolta umida. Si prosegue quindi nettamente a SX aggirando uno spigolo ed attaccando una placca ostica che si rivela in realtà un diedro da vincere con atletica spaccata (V). Anche questo passo è azzerabile grazie ad una chiodatura ravvicinata. Dopo un ristabilimento a DX su terreno appoggiato si prosegue a SX su uno speroncino ed infine su diedro atletico finale, leggermente strapiombante (IV). Attenzione perché l’allungamento della corda in questo punto può rendere il passo obbligato. L’ultimo passo è comunque facilmente evitabile mediante il canale erboso di DX che aggira l’ultimo torrioncino. Questo tiro conduce in vetta all’avancorpo.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L9:IV/IV+ 15 m 6 fix + 2 ch.
Dalla cima s’insegue la traccia segnata con bolli rossi che conduce in una trentina di metri all’attacco del torrione di vetta verso SX. Si attacca quindi un muro verticale molto lavorato (IV+) che si risale con eleganza sino al ristabilimento d’uscita. Questo tiro è concatenabile con il successivo.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L10: III+ 15 m 5 fix
Dalla sosta si prosegue in placca dapprima molto appoggiata (III) che si verticalizza subito trasformandosi in un muro estetico (III+) che esce su una cengia erbosa. La via classica proseguiva a DX verso le piante su cui si sostava dov’è ancora presente una targa di dedica fatta a mano da Riccardo Rudino.
Sosta: 2 fix + cordone grillo di calata
L11: IV 15 m 5 fix
Dalla sosta si prosegue verso SX su roccette che attaccano la placca del versante O. Dopo pochi metri si traversa a SX sulla parete N dove si scopre la presenza di un fix non visibile dal basso, volutamente ravvicinato. Si continua quindi verticalmente con un primo ristabilimento ed un secondo che guadagna la vetta della Rocca du Fò.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di Calata
Rientro
Dalla cima si prosegue a piedi seguendo una traccia di sentiero che si porta verso SX. Si scende ad una spalla erbosa e si risale dietro ad essa verso DX (attenzione a non continuare in discesa a SX). Il sentiero continua pianeggiante per pochi metri e, dalla spalla, ricomincia a scendere attraversando un intricato forteto di eriche di circa 25 m e poco dopo una radura che si attraversa. Si raggiunge una postazione da caccia e la si oltrepassa a SX. Il sentiero, sempre più ripido e su una sorta di ghiaione, conduce attraverso il bosco e guada un torrente verso SX.
La traccia continua su un piccolo crinale che raggiunge poi gli ultimi prati sino al guado del torrente principale. Non resta che riattraversare la passerella e seguire il sentiero dell’andata verso DX. Nel caso di piena è possibile percorrere i piccoli 5-6 metri di I grado a DX, segnalati nell’avvicinamento, che aggirano il grande masso portando direttamente sul sentiero a DX.
È anche possibile scender in doppia dalla via ma non è affatto consigliato.
Vie di fuga
Dalle soste del primo, del terzo e del quinto tiro è possibile ritornare all’attacco scendendo per i canali di DX con la dovuta attenzione. Dalla partenza del nono tiro, e cioè il primo del pilastro finale, si può ritrovare una traccia verso SX. Si può proseguire su di essa per circa 7’-8’ sino a raggiungere un ghiaione. Scendendo su di esso fino al suo termine si rintraccia il sentiero bolli rossi di ritorno. Dalla sosta del decimo tiro è possibile aggirare l’ultima lunghezza a DX e conquistare comunque la vetta.
Note
Si raccomanda ai ripetitori di contribuire alla pulizia delle ricrescite, spezzando i rametti in eccesso sulle tracce di salita e discesa. Soprattutto il brevissimo tratto di 25 m al rientro, nelle eriche, potrebbe risultare infiascato in primavera. Con il più piccolo contributo di ognuno si può ottenere un buon sentiero per tutti, perché chi passa trovi sempre una traccia netta.
Schema
La via è finita e percorribile, anche se faremo ancora qualche ritocco qua e là. Inserisco il topic in arrampicata sportiva, dopo molto ragionamento, perchè si tratta di una via di montagna in stile moderno e plaisir... ed è proprio la sua rivoluzione e nuova apertura in stile sportivo, (e successiva chiodatura), che ne ha generato l'avvento.
Rocca du Fò (di Christian Roccati)
Nuova via Andrea e Paolo
D+ 225 m max V (obbl. IV/IV+ A0/A1)
E.DOTTA - C.ROCCATI - R.RUDINO - D.DOTTA - M.PICCO
Caratteristiche della via
La Nuova via Andrea e Paolo è una scalata che racchiude un po’ tutti gli stili: placche appoggiate e verticali, piccoli strapiombi, lame, spigoli, diedri, ristabilimenti… Ce n’è per tutti i gusti. È una salita che miscela i pregi di un itinerario classico a quelli dell’ottica moderna. Si tratta della via con il maggiore sviluppo nell’ambito del Genovesato, chiodata in maniera plaisir, con un voluto grado obbligatorio piuttosto abbordabile alla media degli arrampicatori ed alpinisti. Si tratta di una scalata davvero apprezzabile che parte in un bosco selvaggio, nei primi tiri, quasi discontinui, e poi attacca un pilastro tutt’altro che banale. Di tiro in tiro la linea diventa sempre più aerea ed i movimenti della via si fanno sempre più eleganti e mai scontati. Dopo aver conquistato l’avancorpo, mediante pochi metri di raccordo a piedi, si raggiunge l’attacco dell’ultimo torrione che conduce direttamente in vetta. Lo spettacolo è affascinante sulla guglia, al cospetto di torrioni di roccia da un lato e dell’incanto del mare blu dall’altro, quasi celato dal crinale est, eppur presente.
Storia della via
Nel giugno del 2003, scendendo dall'avancorpo della Cima Mondini (Alpi Marittime), Andrea Maria e Riccardo Rudino ebbero un gravissimo incidente. Facendo una doppia Andrea precipitò dalla parete. Riccardo cercò di arrestarne la caduta a forza ma per conseguenza fu strappato via dalla roccia. Si ruppe diverse costole, una spalla ed una mano nel tentativo di tener in vita il compagno, ma non ci fu nulla da fare. Nel periodo seguente, seppur funesto, Riccardo incominciò ad andare in montagna con un altro collega, l’amico Paolo Salata. Quest’ultimo, aveva imparato i rudimenti dell’alpinismo grazie ad un corso CAI e ne era entusiasta. Riccardo e Paolo passarono un anno a scalare in ogni momento possibile. I due amici parlavano spesso di aprire una via e dedicarla ad Andrea, molto caro ad entrambi. Una domenica, mentre affrontavano le storiche linee della Rocca Sbarua, come sempre insieme, Paolo non si sentii bene. Un male tanto oscuro quanto inatteso lo portò via in un mese.
È indescrivibile la situazione in cui si ritrovò Riccardo. Solo il passare del tempo permise allo scalatore qualche attimo di non serena quiete, per poter pensare ad un qualche cosa che potesse ricordare gli amici. «Io non ero mai stato a Sambuco ed un giorno sono salito fino a quelle rocce, da solo, senza corda, senza nulla, e metro dopo metro, sono arrivato in cima, senza rendermi conto di quello che stavo facendo. Solo al rientro a casa ho capito che quella roccia e quella via, cosi selvaggia e meravigliosa, erano qualche cosa che mi avrebbe legato a loro per sempre». Riccardo ritornò a scalare la nuova linea dapprima con l'amico Saverio, rocciatore alle prime armi, e successivamente con Maurizio, compagno di scalate da sempre. Con barre d’antan autocostruite e fettucce, organizzò una prima chiodatura sporadica dei cinque tiri presenti.
Nell’aprile del 2007 Riccardo contattò Christian Roccati e Michele Picco per poter conseguire una chiodatura moderna e per poter divulgare la via. I tre scalarono la nuova linea insieme e parlarono della relativa storia. Ad ottobre dello stesso anno un quartetto composto da Roccati, Picco ed anche dagli amici Ernesto e “Dino” Dotta si ritrovò per una primaria opera sulla linea. La prima coppia si applicò alla parte alta mentre la seconda all’attacco dei primi tre tiri della via, che nel corrente anno contava oramai di 7 lunghezze. I lavori furono però rimandati lungamente per due anni.
Christian Roccati nel settembre del 2009 contattò nuovamente Riccardo e Michele per informarli che avrebbe realizzato l’opera insieme socio di cordata Ernesto. I due, grazie ad un continuativo lavoro settimanale sotto ogni tempo, attrezzarono la via con una rinnovata linea logica, aprendo una serie di nuovi tiri su difficoltà omogenee. Ernesto e Christian raddrizzarono la via in ottica moderna, scegliendo di passare dove avrebbero potuto proteggere la linea con eleganza con moderni fix su roccia compatta ma rispettando i passi chiave della via originaria. Mentre la coppia ripuliva primariamente la traccia di accesso, “disgaggiava” la parete ed organizzava ed attuava la chiodatura, il buon Riccardo riqualificava i sentieri, utilizzati di norma dai cacciatori, mediante pulizia e risegnatura. Michele non potendo intervenire direttamente aiutava fornendo una buona parte del materiale iniziale.
Il 13 ottobre la Nuova via Andrea e Paolo è stata ripetuta in libera per il test materiali da Christian ed Ernesto che hanno aggiunto ulteriormente diversi altri ancoraggi in fase di salita. Due giorni dopo è stato aggiunto anche l’undicesimo tiro che conclude la scalata attuale sbucando direttamente in vetta alla Rocca du Fò, la rocca del Faggio.
Chiodatura e disclaimer
La via è una linea classica di montagna, da considerarsi come tale, attrezzata nel rispetto della sicurezza. La scalata è protetta a distanza ridotta ed in ottica moderna principalmente con fix in acciaio inossidabile posti proporzionalmente alle linee. Sono stati infissi 61 fix da 10 mm nei tiri e lasciati 12 chiodi tradizionali. Vi sono inoltre 2 cordoni, un cavo d’acciaio di 20 m sostenuto da 4 fix da 8 mm e redance. Le soste sono attrezzate con 17 fix da 10 mm e 11 cordoni da 11 mm con maillon o grilli di calata. È infatti possibile scendere dalla via in doppia od uscirne mediante una qualsiasi tra le vie di fuga segnalate in relazione. Anche considerando questo lavoro attento che mira alla sicurezza e necessario riaffermare che si tratta di una via alpinistica da montagna, da considerarsi come tale, con tutti i rischi oggettivi del caso. L’alpinismo e l’arrampicata sono attività potenzialmente pericolose che ognuno effettua a suo rischio e pericolo. La via non è da sottovalutare e dev’esser ripetuta solo da persone esperte che siano in grado di analizzarne le condizioni e della relativa attrezzatura al momento della ripetizione.
Accesso
Mediante l’autostrada Genova-Ventimiglia si raggiunge l’uscita di Voltri. Dal casello si scende alla strada litoranea per l’abitato e si svolta a DX in direzione dello stesso. Si prosegue oltrepassando i borghetto di Voltri ed al suo termine, appena dopo le ultime due case, s’incontra un ampio slargo che contraddistingue il capolinea del bus numero 1. Qui si diparte a DX in salita la provinciale per Fabbriche che s’imbocca. Si procede sulla strada che, stretta e tortuosa, oltrepassa il paese. Si continua sino a superare i piloni dell’autostrada incontrando subito a SX in ripida discesa “via Sambugo”.
S’imbocca questa diramazione secondaria incontrando subito un bivio. Si tralascia la strada di DX per la Loc.Sambuco e si continua su via Sambuco a SX. Si procede dapprima in piano e poi in salita fra i tornanti. S’incontrano alcune case presso un tornante a DX e si continua in falso piano verso DX. La strada di montagna perde leggermente quota e poi ricomincia a salire arrivando al suo termine presso uno slargo con box rustici privati. Si fa inversione nella piazza e si parcheggia lungo la strada in discesa a SX (a DX salendo) nell’imminente unico piccolo slargo (posto per 1 auto). Se fosse occupato si consiglia di scendere più a valle per non infastidire i locali che si sono mostrati molto tolleranti con scalatori, cacciatori ed escursionisti fino ad oggi. Si raccomanda quindi la massima educazione.
Avvicinamento (20')
Dallo spiazzo in cui finisce la strada s’individua un ponte con segnalazioni FIE, che attraversa il torrente a DX, che si tralascia, ed una traccia di sentiero che sale dritta, di fianco all’ultimo box a SX. Talvolta nelle ore serali vi è un piccolo sbarramento di legni accatastati tra la roccia ed una tettoia, per non far fuggire le capre al pascolo. Se lo trovate fate molta attenzione e rimettetelo a posto.
Il sentiero subito affronta una breve salita dove compaiono i primi bolli rossi e poi attraversa un campo di eriche a DX. Si continua dapprima in falso piano e poi si superano due forteti consecutivi ed un cavo di acciaio. Si procede lungamente a mezzacosta sino ad arrivare presso un guado lungo un piccolo affluente. Si prosegue sino ad incontrarne un secondo sul torrente principale, il rio Gava. I segnavia conducono ad aggirare in senso orario un grosso masso, grazie anche ad una passerella. (Spesso le piene la spostano ed è quindi necessario evitare con passi di I il masso in senso antiorario incontrando pochi metri dopo nuovamente il segnavia). La traccia prosegue parallelamente al corso d’acqua con passi più difficoltosi. Il sentiero porta infatti sotto le balze della rocca del Faggio e prosegue con rari passi di I e qualche sali scendi nella macchia sino a raggiungere il canale alla base del diedro evidente su cui attacca la via. Il nome “Via Andrea e Paolo” è scritto a vernice rossa.
La Via:
L1: III+/IV 20 m 4 fix + 1 ch.
È possibile ancorarsi alla partenza della via mediante una barretta d’antan sulla placca di DX dell’evidente diedro iniziale. Si risale tutto il tratto (III+) e poi si transita verso SX su erba per circa due metri attaccando un risalto roccioso (IV) che conduce ad una terrazza erbosa.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L2: IV/IV+ 20 m 5 fix + 1 ch
Dalla sosta si attacca una placca con lama che si raggiunge con un piccolo passo strapiombante (IV+). Si prosegue verso DX e poi in verticale, su un muro tecnico fessurato con splendidi movimenti eleganti. Si prosegue qualche metro su roccette e si attacca una lama strapiombante ben appigliata (IV+) che conduce in cima al risalto.
Sosta: cordone su albero maillon di calata
L3: IV+/V 25 m 7 fix
Si prosegue per una quindicina di metri a piedi seguendo i bolli rossi sino all’attacco di un nuovo risalto. Vi è un diedro aggettante che dev’essere risalito con buon uso dei piedi (V). I primi due fix sono posizionati in modo da permettere l’A0 o direttamente l’uso di una staffa. Usciti dal primo muro la linea segue una placca verticale molto elegante (IV+) che raggiunge uno spigolo abbattuto alla propria SX. Ci si ristabilisce su di esso raggiungendo la sosta in un ambiente più severo.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L4: I + raccordo 20 m con cavo metallico
Direttamente dalla sosta del terzo tiro parte un cavo d’acciaio verso DX che s’insegue per 20 m prima doppiando lo spigolo, poi su rocce rotte ed infine in un breve canale erboso.
Sosta eventuale 1 fix da 8 o longe su 1 fix da 10
L5:IV+ 15 m 5 fix + 1 ch. + 1 cordone
Dal termine del cavo metallico si sale su una placchetta appoggiata che si verticalizza subito. Si prosegue verso DX raggiungendo uno sperone breve che può esser affrontato come tale o come diedro tecnico stando a DX (IV+). Si esce su una terrazza erbosa alla base del pilastro dell’avancorpo. Originariamente questo era il primo tiro della via.
Sosta: cordone su albero maillon di calata
L6:IV+/V 35 m 12 fix + 1ch.
Dalla sosta ci si sposta per qualche metro a SX sino al primo fix. Si attacca un breve risalto che conduce sul vero e proprio pilastro. Si continua verso DX andando ad attaccare una lama evidente ed appigliata che, con buone prese per i piedi, conduce verso SX al passo chiave del tiro. Vi è una tacchetta netta (V) che permette di uscire dal tratto. Si prosegue su una placca verticale tecnica (IV+) ed infine, verso SX, in un canale che s’insegue sino ad una terrazza erbosa. La via classica passava leggermente a SX dopo i primi metri. Questo tiro era protetto solo con due chiodi ancora visibili.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L7:IV+/V 25 m 6 fix + 2 ch +1 cordone
Dalla sosta si continua verso DX, dapprima su una placca abbattuta che termina in un passo erboso e poi sulla parte più severa del pilastro. Un muro non banale (V) conduce in verticale e poi verso SX a tacche e lame che confluiscono nel traverso che caratterizza la parte centrale della via. Si arrampica verso SX sfruttando un’ottima lama (IV+) sulla quale si rimonta. Quand’essa si allarga si attacca una placchetta che conduce ad un terrazzo roccioso molto suggestivo.
Sosta: 2 fix con cordone maillon di calata
L8:IV+/V 30 m 6 fix + 4 ch.
Si sale in verticale su un muretto che a DX aggira su roccia una colata talvolta umida. Si prosegue quindi nettamente a SX aggirando uno spigolo ed attaccando una placca ostica che si rivela in realtà un diedro da vincere con atletica spaccata (V). Anche questo passo è azzerabile grazie ad una chiodatura ravvicinata. Dopo un ristabilimento a DX su terreno appoggiato si prosegue a SX su uno speroncino ed infine su diedro atletico finale, leggermente strapiombante (IV). Attenzione perché l’allungamento della corda in questo punto può rendere il passo obbligato. L’ultimo passo è comunque facilmente evitabile mediante il canale erboso di DX che aggira l’ultimo torrioncino. Questo tiro conduce in vetta all’avancorpo.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L9:IV/IV+ 15 m 6 fix + 2 ch.
Dalla cima s’insegue la traccia segnata con bolli rossi che conduce in una trentina di metri all’attacco del torrione di vetta verso SX. Si attacca quindi un muro verticale molto lavorato (IV+) che si risale con eleganza sino al ristabilimento d’uscita. Questo tiro è concatenabile con il successivo.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di calata
L10: III+ 15 m 5 fix
Dalla sosta si prosegue in placca dapprima molto appoggiata (III) che si verticalizza subito trasformandosi in un muro estetico (III+) che esce su una cengia erbosa. La via classica proseguiva a DX verso le piante su cui si sostava dov’è ancora presente una targa di dedica fatta a mano da Riccardo Rudino.
Sosta: 2 fix + cordone grillo di calata
L11: IV 15 m 5 fix
Dalla sosta si prosegue verso SX su roccette che attaccano la placca del versante O. Dopo pochi metri si traversa a SX sulla parete N dove si scopre la presenza di un fix non visibile dal basso, volutamente ravvicinato. Si continua quindi verticalmente con un primo ristabilimento ed un secondo che guadagna la vetta della Rocca du Fò.
Sosta: 2 fix + cordone maillon di Calata
Rientro
Dalla cima si prosegue a piedi seguendo una traccia di sentiero che si porta verso SX. Si scende ad una spalla erbosa e si risale dietro ad essa verso DX (attenzione a non continuare in discesa a SX). Il sentiero continua pianeggiante per pochi metri e, dalla spalla, ricomincia a scendere attraversando un intricato forteto di eriche di circa 25 m e poco dopo una radura che si attraversa. Si raggiunge una postazione da caccia e la si oltrepassa a SX. Il sentiero, sempre più ripido e su una sorta di ghiaione, conduce attraverso il bosco e guada un torrente verso SX.
La traccia continua su un piccolo crinale che raggiunge poi gli ultimi prati sino al guado del torrente principale. Non resta che riattraversare la passerella e seguire il sentiero dell’andata verso DX. Nel caso di piena è possibile percorrere i piccoli 5-6 metri di I grado a DX, segnalati nell’avvicinamento, che aggirano il grande masso portando direttamente sul sentiero a DX.
È anche possibile scender in doppia dalla via ma non è affatto consigliato.
Vie di fuga
Dalle soste del primo, del terzo e del quinto tiro è possibile ritornare all’attacco scendendo per i canali di DX con la dovuta attenzione. Dalla partenza del nono tiro, e cioè il primo del pilastro finale, si può ritrovare una traccia verso SX. Si può proseguire su di essa per circa 7’-8’ sino a raggiungere un ghiaione. Scendendo su di esso fino al suo termine si rintraccia il sentiero bolli rossi di ritorno. Dalla sosta del decimo tiro è possibile aggirare l’ultima lunghezza a DX e conquistare comunque la vetta.
Note
Si raccomanda ai ripetitori di contribuire alla pulizia delle ricrescite, spezzando i rametti in eccesso sulle tracce di salita e discesa. Soprattutto il brevissimo tratto di 25 m al rientro, nelle eriche, potrebbe risultare infiascato in primavera. Con il più piccolo contributo di ognuno si può ottenere un buon sentiero per tutti, perché chi passa trovi sempre una traccia netta.
Schema
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
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...
...ecco quache foto...
Prime analisi per capire se era possibile raddrizzare e come...
...si fora...
...in alcuni casi anche in condizioni... hem... particolari...
...siamo andati anche quando pioveva... ed anche quando il sole splendeva ma faceva un freddo caimano!
...parti del lavoro ai FIX...
...ed altre alle soste...
E poi riripetizione aggiungendo chiodi in fase di salita... in un ambiente davvero suggestivo.
...Erne sulla placchetta iniziale del secondo tiro, ancora nel bosco...
...eccomi con il materiale... vado a mettere la ferratina ed integrare le protezioni in salita.
Erne sul magico traverso.
...ed in sosta dopo lo stesso...
...eccoci alla fine della prima ripetizione!
Noi torneremo per i ritocchi... ma ora è il vostro turno a godervi la via!
Prime analisi per capire se era possibile raddrizzare e come...
...si fora...
...in alcuni casi anche in condizioni... hem... particolari...
...siamo andati anche quando pioveva... ed anche quando il sole splendeva ma faceva un freddo caimano!
...parti del lavoro ai FIX...
...ed altre alle soste...
E poi riripetizione aggiungendo chiodi in fase di salita... in un ambiente davvero suggestivo.
...Erne sulla placchetta iniziale del secondo tiro, ancora nel bosco...
...eccomi con il materiale... vado a mettere la ferratina ed integrare le protezioni in salita.
Erne sul magico traverso.
...ed in sosta dopo lo stesso...
...eccoci alla fine della prima ripetizione!
Noi torneremo per i ritocchi... ma ora è il vostro turno a godervi la via!
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
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Pazzaura wrote:Grazie mille ragazzi... chissà se sarò mai in grado di farla... magari uno di voi due mi ci porta
....quando vuoi andiamo! Magari vieni da secondo poi valuti e torni da primo! e' attrezzata per esser fatta in AE ed avere come grado obbligatorio il IV/IV+ quindi non dovresti aver problemi se al conosci.
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
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Complimenti agli instancabili dell'Appennino
Scusate ma oggi, causa mal di denti notturno, sono più tanardo del solito
per identificare bene la zona ho guardato sulla mappa, rimane 750m a N in linea d'aria dal Bric Pigheggiu, tra il Rio Gava ed il Rio Pigheggiu?
Andrei a dare un'occhiata a vedere se riesco a fare giusto il primo tiro, ma soprattutto per gustare l'ambiente della zona.
Lusciandro
Scusate ma oggi, causa mal di denti notturno, sono più tanardo del solito
per identificare bene la zona ho guardato sulla mappa, rimane 750m a N in linea d'aria dal Bric Pigheggiu, tra il Rio Gava ed il Rio Pigheggiu?
Andrei a dare un'occhiata a vedere se riesco a fare giusto il primo tiro, ma soprattutto per gustare l'ambiente della zona.
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Però belin metterlo in arrampicata sportiva
E cambiagli sezione... Beliccite va tassativamente in Appennino Ligure
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Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
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Re: Nuova via alla Rocca du Fò
Grandi... veramente grandi!!!
Leggendo un po' la relazione, guardando i gradi e le foto penso che non ci metterà troppo tempo per diventare una di quelle vie "immancabili" per un Genovese!
Penso che Andrea e Paolo saranno molto felici!
Immagino le numerose giornate passate lassù appesi alla fissa a bucare e a martellare, il lavoro è veramente immane e sicuramente conoscendovi sarà stato fatto a regola d'arte! Complimenti veramente!!
Appena riesco ad arruolare disgaggio andiamo un po' a testare gli ancoraggi e la stabilità delle prese!!!
Grazie mille!!
Una cavolata (giusto perchè sono un menab....o) :
Leggendo un po' la relazione, guardando i gradi e le foto penso che non ci metterà troppo tempo per diventare una di quelle vie "immancabili" per un Genovese!
Penso che Andrea e Paolo saranno molto felici!
Immagino le numerose giornate passate lassù appesi alla fissa a bucare e a martellare, il lavoro è veramente immane e sicuramente conoscendovi sarà stato fatto a regola d'arte! Complimenti veramente!!
Appena riesco ad arruolare disgaggio andiamo un po' a testare gli ancoraggi e la stabilità delle prese!!!
Grazie mille!!
Una cavolata (giusto perchè sono un menab....o) :
Come fanno ad essere dispari i numeri di fix per le soste???Alexander wrote:Le soste sono attrezzate con 17 fix da 10 mm e 11 cordoni da 11 mm con maillon o grilli di calata.
"The other climbers are really talented so they don't need to train as hard as I do. But I have to work fucking hard. My talent is being a masochist" cit.Patxi Usobiaga
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...
...Disga mi fai morire...
per Ektor Il numero dei fix è diverso dai cordoni perchè ci sono due soste su pianta (per rispettare due tiri "storici" dove eravamo sicuri che la corda non tirasse e che le piante fossero sicure anche per i prossimi anni). E' una via da montagna, la sosta su pianta appenninica (quando l'impianto radicale è ok)... galvanizza l'alpinista!
Al momento non ci sono lunghi di sorta a parte un passo sotto il traverso dove c'è un fix che si rinvia con l'altro ai piedi... è l'unico vero obbligatorio. Tra l'altro voglio migliorare proprio quel fix. Se vediamo che non si può fare ne mettiamo due al posto di uno perchè sia azzerabile anche quello. Il passo comunque è un IV+... non di più.
per Ektor Il numero dei fix è diverso dai cordoni perchè ci sono due soste su pianta (per rispettare due tiri "storici" dove eravamo sicuri che la corda non tirasse e che le piante fossero sicure anche per i prossimi anni). E' una via da montagna, la sosta su pianta appenninica (quando l'impianto radicale è ok)... galvanizza l'alpinista!
Al momento non ci sono lunghi di sorta a parte un passo sotto il traverso dove c'è un fix che si rinvia con l'altro ai piedi... è l'unico vero obbligatorio. Tra l'altro voglio migliorare proprio quel fix. Se vediamo che non si può fare ne mettiamo due al posto di uno perchè sia azzerabile anche quello. Il passo comunque è un IV+... non di più.
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...
...dopo "suggerimenti" del Conte...
...è meglio che sposto la via in Appennino Ligure...
No scherzo ha ragione... era anche un mio dubbio!
...è meglio che sposto la via in Appennino Ligure...
No scherzo ha ragione... era anche un mio dubbio!
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Complimenti per il lavoro svolto, siete grandi!!!
Non vedo l'ora di farla!
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"narratemi la regione dalla quale il figlio della montagna è sempre attratto, dove la forza dell'uomo convive con la mente aperta, dove riposano le ceneri dei padri liberi fedelmente vegliate dai figli liberi" Homines Dicti Walser
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Mamma mia, complimenti a tutti voi instancabili chiodatori, uno non fa a tempo a girarsi che nel frattempo voi avete già chiodato una parete !!!!
Ma chissà quanto impegno e lavoro è costato allestire una via così lunga.
Appena posso cercherò di mettere la localizzazione della rocca sulla cartina.
Giorgio
Ma chissà quanto impegno e lavoro è costato allestire una via così lunga.
Appena posso cercherò di mettere la localizzazione della rocca sulla cartina.
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Ben
ora che è al posto giusto due parole.
Quando ripetei per la prima volta, da secondo, questa via, tempo fa, ne rimasi letteralmente folgorato. Posto di una bellezza unica, itinerario della via superbo ma logico, nel senso che cercava abilmente le debolezze della struttura, ma al contempo aveva delle line di salita ardite ed estremamente eleganti.
Mancava una chiodatura, che in linea con alcune recenti realizzazioni, permettesse di apprezzare questo angolo selvaggio di Appenino... dietro Genova.
In effetti ho rotto un pò le scatolle ai due che chiodavano, che andando di martedì non mi potevano vedere presente, ma che hanno colto lo spirito alla lettera. Poter permettere a molti la salita, ma e poi ma, tener anche conto che quassù puoi trovare luvego, vento e altro per cui uno spit in più aiuta quando sei nella bratta.
Su quel grado di difficoltà, con quelle protezione e con quella bellissima estetica via di salita, credo che in Appennino ci sia ben poco. A suo modo un vecchio-nuovo mattino.
Ancora complimenti.
P.S
Mi raccomando per le macchine!
Nel caso non trovaste posto andate a Sambugo, lasciate le auto presso la chiesa e scendete per il sentiero segnato. Lo allungate un pò ma....
ora che è al posto giusto due parole.
Quando ripetei per la prima volta, da secondo, questa via, tempo fa, ne rimasi letteralmente folgorato. Posto di una bellezza unica, itinerario della via superbo ma logico, nel senso che cercava abilmente le debolezze della struttura, ma al contempo aveva delle line di salita ardite ed estremamente eleganti.
Mancava una chiodatura, che in linea con alcune recenti realizzazioni, permettesse di apprezzare questo angolo selvaggio di Appenino... dietro Genova.
In effetti ho rotto un pò le scatolle ai due che chiodavano, che andando di martedì non mi potevano vedere presente, ma che hanno colto lo spirito alla lettera. Poter permettere a molti la salita, ma e poi ma, tener anche conto che quassù puoi trovare luvego, vento e altro per cui uno spit in più aiuta quando sei nella bratta.
Su quel grado di difficoltà, con quelle protezione e con quella bellissima estetica via di salita, credo che in Appennino ci sia ben poco. A suo modo un vecchio-nuovo mattino.
Ancora complimenti.
P.S
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Nel caso non trovaste posto andate a Sambugo, lasciate le auto presso la chiesa e scendete per il sentiero segnato. Lo allungate un pò ma....
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Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
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- Alexander
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...
...ottimi consigli del Conte... che dire... sei l'appenninista per eccellenza... ed hai ragione. sono stati davvero tanti i momenti incredibilmente intensi in questi due mesi. Il conte comunque, anche se non è potuto venire, ha comunque dato il suo aiuto con una quarantina di fix totali... ed il cavo metallico... mica poco! oltre a consigli e molto altro!
una sola cosa... la via attuale, in accordo con l'autore, è ispirata alla precedente e ne rispetta i tiri chiave ma è stata mooolto raddrizzata. ora con 11 lunghezze invece delle 5 iniziali. molte passano a pochi metri dalle prime ma non sono identiche... in sostanza è quasi totalmente una via nuova aperta. ripeto in accordo con il primo autore... come riccardo stesso ha proferito... è un nuovo lavoro fatto da una miscela di nostri interventi perchè tutti possano godere del lavoro finale. l'idea per lo meno è stata quella!
una sola cosa... la via attuale, in accordo con l'autore, è ispirata alla precedente e ne rispetta i tiri chiave ma è stata mooolto raddrizzata. ora con 11 lunghezze invece delle 5 iniziali. molte passano a pochi metri dalle prime ma non sono identiche... in sostanza è quasi totalmente una via nuova aperta. ripeto in accordo con il primo autore... come riccardo stesso ha proferito... è un nuovo lavoro fatto da una miscela di nostri interventi perchè tutti possano godere del lavoro finale. l'idea per lo meno è stata quella!
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
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Re: ...
Beh allora non resta che dire ANDATE A RIPETERLA!!!!!!!!Alexander wrote:...ottimi consigli del Conte... che dire... sei l'appenninista per eccellenza... ed hai ragione. sono stati davvero tanti i momenti incredibilmente intensi in questi due mesi. Il conte comunque, anche se non è potuto venire, ha comunque dato il suo aiuto con una quarantina di fix totali... ed il cavo metallico... mica poco! oltre a consigli e molto altro!
una sola cosa... la via attuale, in accordo con l'autore, è ispirata alla precedente e ne rispetta i tiri chiave ma è stata mooolto raddrizzata. ora con 11 lunghezze invece delle 5 iniziali. molte passano a pochi metri dalle prime ma non sono identiche... in sostanza è quasi totalmente una via nuova aperta. ripeto in accordo con il primo autore... come riccardo stesso ha proferito... è un nuovo lavoro fatto da una miscela di nostri interventi perchè tutti possano godere del lavoro finale. l'idea per lo meno è stata quella!
Wonderful Val Cerusa
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Che dire, ...non sò ancora bene cosa siamo riusciti a realizzare:
,,,una "vietta" ,,, o una piccola perla ,,,devo "decantare" !!
Si vedrà, il tempo e le ripetizioni ce lo diranno.......anche se certo la sua collocazione in rocce che molti,
per snobismo o non conoscenza, tendono a sottovalutare, forse non faciliterà ....
Posso solo raccontare alcune cose:
- i primi tre tiri li avevo chiodati con mio padre (...ne sono successe di cose ), ed il 3 ,,,ce lo siamo proprio "inventato"!
- i quasi due mesi passati a "definire" la linea sono stati bellissimi, anche grazie al mio compagno di cordata
- ....la conoscenza di Riccardo Rudino, e della sua "storia", mi hanno spinto (se ce n'era bisogno)
ancora di più nell' idea di dare il massimo per realizzare quello che era iniziato come un suo "sogno",
ma che col tempo è diventato "il sogno" di tutti noi !!!
- il posto è,,,bellissimo, soprattutto per chi ama l'Appennino Ligure
-ogni volta che si scendeva dal sentiero una coppia di asinelli ci "salutava" al passaggio,
finchè una sera che siamo scesi al buio con le pile,,, non ci hanno seguiti a lungo,
tallonandoci giù dalle "rive" col muso ad un metro dalle nostre schiene o dai nostri visi se ci giravamo a guardarli
Ed un giorno Chry mi manda,, una bella musica di Enya,,,dicendomi di fermarmi un momento ad ascoltare, in "quiete"...
......ebbene questa era stata la mia risposta (,,,copio e incollo dalla mail!);
( Penso possa riassumere ciò che è la "Nuova via Andrea e Paolo" alla Rocca du Fò )
,,,, in questo momento ascoltando questa musica altro non mi viene in mente:
....avvicinamento carichi "come asini"
....preparazione e divisione di compiti,, al volo e senza difficoltà
....salita (,,carichi "come asini") della via per una prima ripetizione
....valutazione delle difficoltà, valutazione e aggiunta di protezioni intermedie e del cavo
...........su roccia aspra solare selvaggia dolce ruvida avvolgente
....................inseguendo il sole in fase calante
................................assorbendo l'energia e la bellezza quasi primordiale dell'ambiente
....ed infine l' uscita in cima,,,,, "salutando il sole"
........e la discesa al buio,,,, meno carichi ora, ma,,,inseguiti dagli asini nella notte (veri stavolta!)
Come dire; ho ancora negli occhi nella mente nel cuore il pomeriggio di martedì in Cerusa
...................e ci rimarrà !!
...
"Asini nella Notte" ,,,, così si chiamerà la prossima linea che (forse) riuscirò a scovare e salire
,,,una "vietta" ,,, o una piccola perla ,,,devo "decantare" !!
Si vedrà, il tempo e le ripetizioni ce lo diranno.......anche se certo la sua collocazione in rocce che molti,
per snobismo o non conoscenza, tendono a sottovalutare, forse non faciliterà ....
Posso solo raccontare alcune cose:
- i primi tre tiri li avevo chiodati con mio padre (...ne sono successe di cose ), ed il 3 ,,,ce lo siamo proprio "inventato"!
- i quasi due mesi passati a "definire" la linea sono stati bellissimi, anche grazie al mio compagno di cordata
- ....la conoscenza di Riccardo Rudino, e della sua "storia", mi hanno spinto (se ce n'era bisogno)
ancora di più nell' idea di dare il massimo per realizzare quello che era iniziato come un suo "sogno",
ma che col tempo è diventato "il sogno" di tutti noi !!!
- il posto è,,,bellissimo, soprattutto per chi ama l'Appennino Ligure
-ogni volta che si scendeva dal sentiero una coppia di asinelli ci "salutava" al passaggio,
finchè una sera che siamo scesi al buio con le pile,,, non ci hanno seguiti a lungo,
tallonandoci giù dalle "rive" col muso ad un metro dalle nostre schiene o dai nostri visi se ci giravamo a guardarli
Ed un giorno Chry mi manda,, una bella musica di Enya,,,dicendomi di fermarmi un momento ad ascoltare, in "quiete"...
......ebbene questa era stata la mia risposta (,,,copio e incollo dalla mail!);
( Penso possa riassumere ciò che è la "Nuova via Andrea e Paolo" alla Rocca du Fò )
,,,, in questo momento ascoltando questa musica altro non mi viene in mente:
....avvicinamento carichi "come asini"
....preparazione e divisione di compiti,, al volo e senza difficoltà
....salita (,,carichi "come asini") della via per una prima ripetizione
....valutazione delle difficoltà, valutazione e aggiunta di protezioni intermedie e del cavo
...........su roccia aspra solare selvaggia dolce ruvida avvolgente
....................inseguendo il sole in fase calante
................................assorbendo l'energia e la bellezza quasi primordiale dell'ambiente
....ed infine l' uscita in cima,,,,, "salutando il sole"
........e la discesa al buio,,,, meno carichi ora, ma,,,inseguiti dagli asini nella notte (veri stavolta!)
Come dire; ho ancora negli occhi nella mente nel cuore il pomeriggio di martedì in Cerusa
...................e ci rimarrà !!
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"E®ne" ...VECCHIA BELINA DOC.
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Quota l'appunto del conte, e ringrazio per lo spostamento. Non ho detto nulla per rispetto agli apritori e al momento di gioia, ma l'ho pensato anche io.Conte Ugolino wrote:Però belin metterlo in arrampicata sportiva
E cambiagli sezione... Beliccite va tassativamente in Appennino Ligure
Per il resto.... belin ho tanta voglia di provarci!
"Se non fosse unta, non fosse focaccia." Ignota
Bravi, Erne sei un poeta e hai reso benissimo l'idea! A questo punto ci possiamo vedere tutti là per provare! Il posto sembra meritare davvero e poi se non ho capito male vicino c'è Sambuco = pasticceria
Devo solo convincere il granitico ad adottare il luogo come possibile posto da allenamento per un pomeriggio piacevole...
Devo solo convincere il granitico ad adottare il luogo come possibile posto da allenamento per un pomeriggio piacevole...
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
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Una curiosità... quanto tempo impiega una ripetizione.. diciamo.. da macchina a macchina?
Per capire se richiede una giornata o in mezza giornata la si fa.. itiri sono tanti.. loso che dipende dalla velocità della cordata, ma cmq più o meno quanto ci si impiega, compreso avvicinamento e discesa?
Grazie ancora del lavoro!!!
Per capire se richiede una giornata o in mezza giornata la si fa.. itiri sono tanti.. loso che dipende dalla velocità della cordata, ma cmq più o meno quanto ci si impiega, compreso avvicinamento e discesa?
Grazie ancora del lavoro!!!
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...
...allora Sambuco è direttamente davanti alla Rocca du Fò... come dice il conte se non ci fosse posto potreste addirittura parcheggiare lì e scendere con il sentiero FIE... se potete evitarlo è meglio ma per dire... è vicino... così per tutta la salita sogni la pasticceria...
Quanto al tempo per una ripetizione. direi che una cordata media che non se la mena ma che nemmeno corre:
dal casello di Voltri a case Baghe in macchina ci va in 10'-15'
da Case Baghe a piedi all'attacco ci va in 15'-20'
dall'attacco alla vetta ci va in 2h
dalla vetta alla macchina ci va in 40'-50'
e dalle case al casello in in macchina ci va in 10'-15'
Quindi diciamo che da casello a casello da 3h15' a 3h40'... arrotondando diciamo che in 3h-3h30' vai e torni. Se proprio ti metti a far le foto ecc... conta 4h totali.
Noi stringendo i morsetti, facendo le foto, valutanto ecc...ci abbiamo impiegato 2 ore. La volta prima piantando ancora 6-7 fix, facendo la ferrata, quindi altri 4 fix, mettendo i maillon e facendo le soste che mancavano... oltrea foto e discorsi abbiamo impiegato 3 ore...
Diciamo che una cordata un po' veloce, anche senza far le corse, in 1h30' è su.
Quanto al tempo per una ripetizione. direi che una cordata media che non se la mena ma che nemmeno corre:
dal casello di Voltri a case Baghe in macchina ci va in 10'-15'
da Case Baghe a piedi all'attacco ci va in 15'-20'
dall'attacco alla vetta ci va in 2h
dalla vetta alla macchina ci va in 40'-50'
e dalle case al casello in in macchina ci va in 10'-15'
Quindi diciamo che da casello a casello da 3h15' a 3h40'... arrotondando diciamo che in 3h-3h30' vai e torni. Se proprio ti metti a far le foto ecc... conta 4h totali.
Noi stringendo i morsetti, facendo le foto, valutanto ecc...ci abbiamo impiegato 2 ore. La volta prima piantando ancora 6-7 fix, facendo la ferrata, quindi altri 4 fix, mettendo i maillon e facendo le soste che mancavano... oltrea foto e discorsi abbiamo impiegato 3 ore...
Diciamo che una cordata un po' veloce, anche senza far le corse, in 1h30' è su.
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Re: ...
ne ho già parlato con Andrea (di Rapallo) e appena si trova il tempo andiamo!Alexander wrote:..grande Sub! Vedrai che ti ci diverti!
Grazie Giorgio, sempre gentilissimo e disponibile!
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Prima di tutto bravi e grazie a tutti quelli che hanno pensato, scovato e aperto una via con queste caratteristiche nel nostro appennino che non finisce mai di sorprendere. Come sempre Giorgio Mazzarello ha tolto ogni possibile dubbio sulla posizione esatta della palestra (o meglio via di montagna). Solo per curiosità il nome al monte è stato pensato dagli apritori o esisteva già ? (sulla carta al :25.000 della Comunità Montana Argentea non si trova)
Non mancherò appena possibile di andare a provarla, è il mio pane preferito.
Grazie ancora, anche se sicuramente grazie è un po' poco. Voglio farmi interprete (mi auguro di molti) per dire che non sarebbe male trovare il modo di aiutare finanziariamente (acquisto materiali) chi dedica tempo e denaro per permettere ai tanti appassionati di arrampicare su nuove strutture.
Non mancherò appena possibile di andare a provarla, è il mio pane preferito.
Grazie ancora, anche se sicuramente grazie è un po' poco. Voglio farmi interprete (mi auguro di molti) per dire che non sarebbe male trovare il modo di aiutare finanziariamente (acquisto materiali) chi dedica tempo e denaro per permettere ai tanti appassionati di arrampicare su nuove strutture.
- giorgio.mazzarello
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GiPa scrive:
Giorgio
In effetti il toponimo non è indicato sulla cartografia ufficiale (IGM, CTR e catastali), ma il rio che scorre appena ad ovest della rocca si chiama Rio Fò (faggio) e probabilmente il toponimo deriva dalla presenza di faggi, magari non ora ma nel passato, visto che è un versante pur vicino al mare, ma comunque esposto a nord e di una valletta decisamente montana.Solo per curiosità il nome al monte è stato pensato dagli apritori o esisteva già ? (sulla carta al :25.000 della Comunità Montana Argentea non si trova)
Giorgio