Molino Vecchio- monte Proventino-monte Schigonzo- monte Maggio-Rocca del Carmo- Molino Vecchio.
Mamma mia questo tempo!
Ben inteso, in questo caso sia benedetta la pioggia che ha rinfrescato e ripulito l’aria dopo il lungo periodo di siccità appena trascorso; ci riempie le riserve d’acqua e scongiura altri devastanti incendi… però, essendo un po’ tendente alla meteropatia, questo tempo prolungato mi mette una depressione che non avete idea!
Quello che finalmente riesco a raccontarvi è un anello che tocca diverse cime (per la felicità di Daniele
!) situate tra la bassa Val Brevenna e Val Vobbia, e la media Valle Scrivia, e culmina con il Monte Maggio, non la più alta tra quelle comprese in questo territorio, ma molto molto panoramica, va detto, ingiustamente snobbata, forse per la facile raggiungibilità ( venti minuti di salita dalla Colonia).
Ma veniamo al giro.
Ho voluto essere comodo: niente auto, niente corriere o altri mezzi pubblici.
Parto direttamente da casa e raggiungo la piccola frazione La Cà ( Valbrevenna, vicino a Molino Vecchio) e mi incammino lungo il Quotazero 3. Dopo circa quaranta minuti arrivo al bivio del Tu, dove il Qz3 incrocia il cerchio barrato giallo proveniente da Nenno.
In teoria dovrei continuare sul Qz3 svoltando a destra, invece mi dirigo alla mia sinistra, in direzione Caserza, località che raggiungo in pochi minuti. Arrivato a Caserza, proprio dove si trova il cartello della defunta comunità montana ( indicante l’itinerario Caserza-Clavarezza appena calcato) abbandono il cerchio giallo barrato per la stradina che sale in salita proprio dinanzi alla direzione di mia provenienza. Qui va presa l’evidente mulattiera che si stacca alla nostra destra, e che salendo dolcemente si arrampica lungo la convalle del rio della Lisca, solcando il fianco orientale del monte Proventino.
Questa mulattiera un tempo collegava il paese di Caserza all’importante incrocio del Colletto, dove sorge una piccola Cappelleta votiva, detta cappelleta dei Rocchi (sulle mappe Madonna di Clavarezza), crocevia da dove si può raggiungere appunto Clavarezza, proseguire per l’Antola, oppure scendere in Val Vobbia passando per Costa Clavarezza, ovvero giungere a Crocefieschi.
Tornando alla mulattiera, questa si presenta tutto sommato in buone condizioni essendo ancora ben evidente il lastrico a risseau per lunghi tratti. Certo, in diversi punti vanno superati gli inevitabili alberi caduti e rocce varie, ma nulla di preoccupante.
Purtroppo più si sale più la traccia tende a restringersi, perciò sconsiglio il passaggio durante l’estate, essendo tra l’ultimo pezzo del tutto allo scoperto e tra l’erba delle comunaglie ad uso pascolo.
Il sentiero arriva quindi a ricongiungersi al Qz3, nei pressi del crinale della Scabbia.
Ci innestiamo sul tre palle gialle su sfondo bianco e arriviamo alla prima cima, il monte Proventino (1036m).
In realtà, al fine di questo anello, al bivio del Tu conveniva percorrere il Qz3, ma sono passato volutamente dalla variante di Caserza per sincerarmi delle condizioni di questo sentiero che avevo fatto due anni fa e per raccontarne l’esistenza qui sul forum.
Tornando a noi, superiamo la croce di vetta del Proventino, tralasciamo il bel cartello di fine sentiero Qz3 fatto da terralba e prendiamo l’= giallo in direzione Crocefieschi.
Il sentiero qui è veramente bello e suggestivo, totalmente in piano lungo il crinale - spartiacque che divide la bassa Val Brevenna dalla Val Vobbia, in mezzo a boschi di nocciole e una pineta da rimboschimento.
Si arriva quindi presso un bivio dove ben si nota una traccia che sale alla nostra sinistra: è il sentiero che in due o poco più minuti ci porta alla seconda cima dell’itinerario, il monte Schigonzo, 1016 metri sul livello del mare. Purtroppo si tratta di un cima del tutto boscosa, priva di panorama; certo rimane molto carina l’idea dell’ignoto autore di creare questa crocina di vetta:
Si ridiscende lungo il veloce sentiero fino a reinnestarci sull’uguale giallo. Si scende sempre nel bosco, si ignora il cartello indicante la Cappelletta degli Alpini, fino ad arrivare ad una zona prativa panoramica: a destra abbiamo Crocefieschi col il Reopasso e il monte Reale sullo sfondo, a sinistra la bassa val Brevenna e sullo sfondo i monti Alpe e Carossino, davanti a noi la catena di puddinga del monte Suia e il monte Maggio, sovrastanti il paese di Sorrivi.
- Crocefieschi. A sinistra il monte Cravì, a destra il Reopasso. Sullo sfondo a sinistra, il monte Reale.
Si abbandona l= giallo in luogo del sentiero “Cesare Fea” ( tre pallini gialli) e si arriva ad incrociare la strada asfalta che collega Sorrivi a Crocefieschi presso il colle della Martellona.
Attraversata la strada provinciale, si prende l’evidente sentiero che entra nel bosco. Ci sono diverse tracce, ma va seguita quella contraddistinti da un doppio rombo giallo ( il Casella-Crocefieschi).
Si transita lungo una parete esposta, dove però il passaggio è reso stra sicuro da un ponte in legno e dalle catene. Ci si inoltra nel bosco fino ad arrivare un incrocio: dei vari sentieri, uno di per certo porta al monte Pianetto ( e sono sicuro perché l’avevo percorso anni addietro). Nel nostro caso si prosegue lungo il doppio rombo giallo. Si contorna così il monte Suia e con continui saliscendi, si arriva anche in cresta, proprio sopra all’abitato di Sorrivi, da dove arriva il sentiero di collegamenti segnato con tre palle gialle. Si prosegue lungo questa dorsale di puddinga, fino allo strappo finale, che ci porta sulla stretta sommità del Monte Maggio (981 m.).
Consiglio a chi non ci fosse mai stato di andarci prima o poi, soprattutto in giornata con vista spaziale. Da questa cima che sfiora i mille metri, si ha un panorama veramente notevole:
- Da destra verso sinistra: monte Banca,monte della Croce, monte Castellà-Garegò, monte Badriga, monte Liprando, in secondo piano il Prelà, Duso Cramado e Antola. Sempre da destra verso sinistra si vedono i paesi di Ternano, Frassineto e Frassinello.
Una curiosità: questo monte, visto da diverse posizioni, si presenta dalla forma di un tondo panettone. In realtà, giunti sulla sommità, ci si accorge che consiste in una stretta e lunga cresta, un po’ come l’Alpesisa!
Si scende dalla stretta cima sempre lungo il doppio rombo giallo; si supera la chiesetta posta pochi metri dalla vetta e ci si immette su un comodo e largo sentiero che zigzagando scende nei pressi di un poggio, attraversando un bosco misto di noccioli prima e castagno poi, fino alla parte finale, costituito da una pineta da rimboschimento.
Già da questo pianoro si scorge l’immenso tetto della Colonia, ma scendendo poco più in giù, fino ad incrociare la strada asfaltata, eccola che si mostra in tutta la sua imponenza.
Si continua a seguire il doppio rombo giallo, il quale ridiscende lungo la strada asfaltata che porta alla colonia, fino ad un punto in cui torna ad innestarsi, alla nostra destra, su uno stretto sentiero, che ci porta a incrociare nuovamente la strada asfalta. A questo incrocio dobbiamo abbandonare il doppio rombo giallo e seguire un nuovo segnavia, costituito, anche questo, da tre palline gialle a triangolo su sfondo bianco.
Si tratta infatti del sentiero di collegamento, tra Vaccarezza ( Savignone) e appunto il doppio rombo giallo.
Seguendo questo nuovo pittogramma, si raggiunge la frazione di Nastrà di Monte Maggio, posta in una bellissima conca prativa, attraversata da ruscelli gorgoglianti di acqua cristallina.
Si supera le poche case e ci si inoltra nel bosco, non prima però di aver scattato una foto a questo luogo di inconsueta bellezza:
- Il campanile di Montemaggio e le case di Nastrà di Montemaggio.
Il sentiero prosegue in piano, largo pulito e ben segnalato. Si arriva ad un bivio dove una traccia sale alla nostra sinistra, che porta alla sommità del monte Albarino (Albuin). Nel nostro caso si deve proseguire dritti, fino ad arrivare nei pressi di una bella Cappelletta.
Nella nicchia al suo interno, mi pare di aver individuato il disegno del Santuario della Madonna della Guardia, con tanto di Cappellina di una delle varie apparizioni.
Prima di ridiscendere verso Vaccarezza, merita una piccola deviazione. Il tre palle giallo devia scendendo a sinistra, mentre proseguendo dritti, si stacca una traccia molto battuta, che conduce alla sommità della Rocca del Carmo (742 m.), il monte che si trova tra Casella e Avosso, il quale presenta il versante sud completamente dirupato, facilmente identificabile proprio a causa della parete di rocce affioranti, anche in auto lungo la strada statale che lambisce Casella e lo Scrivia.
In pochi minuti si raggiunge la sommità e quindi l’inizio del dirupo, dalla quale si può avere una splendida vista su Casella:
- Casella vista dalla Rocca del Carmo.
Tornando indietro per il medesimo sentiero, si raggiunge nuovamente la cappellina per riprendere il tre palle giallo, il quale in una manciata di minuti ci porta dritti a Vaccarezza. Si tratta di uno splendido paesino, molto ben curato e vivo, con un’invidiabile vista sull’Antola.
Si deve procedere verso la chiesa, ma prima di raggiungerne il sagrato si stacca a sinistra una strada in salita, evidenziata dal segnavia che, salendo dal sottostante abitato di Prele (Valbrevenna) porta alla Località Olmi, è costituito da una linea e due pallini gialli, su sfondo bianco.
Il sentiero si presenta sempre molto largo e ben curato. Si attraversa un rio su un robusto ponticello in legno, si incontra una piccola area attrezzata e si arriva a Località Olmi. Seguendo sempre il segnavia, si ridiscende fino ad arrivare nei pressi dell’azienda agricola Autra, dove si incrocia la stradina asfaltata. Qui si deve proseguire a sinistra, fino ad rintracciare la provinciale nei pressi dell’abitato di Moglia.
E proprio in questo punto ho avuto l’onore di fare un incontro assai inusuale per le nostre latitudini: dei lama al pascolo!
Per completare questo l’anello, ho raggiunto la chiesa di Nenno, da dove ho ripreso il cerchio giallo barrato, che va seguito . Si supera Caserza, si entra nella convalle del rio Lisca fino a raggiungere nuovamente il bivio del Tu, da dove mi sono ricollegato al QZ3 che mi ha riportato a casa.
Si tratta di un anello molto panoramico, di circa 21 chilometri di lunghezza, lungo sentieri sempre segnalati ( tranne la brevissima deviazione per il monte Schigonzo e la salita al Proventino da Caserza, che può essere evitata seguendo il Qz3). Mi riprometto di ritornare a percorrerlo ma con una giornata di quelle splendide!
A presto...e viva i lama!
"Dagli gli alberi ho capito il significato della pazienza. Dall'erba ho imparato ad apprezzare la persistenza."
[Hal Borland]