Anche oggi escursione fisioterapica nei monti di Arenzano.
La partenza: il parcheggio del Curlo.
La meta: il passo della Gava.
Sai che novità.
D'altronde sono le prime uscite terapeutiche e non è che uno può pretendere più di tanto.
E poi se parti alle 9:00 e vuoi essere a casa alle 13:00 bisogna che t'accontenti.
Quindi poche storie, si mettono le pedule (la destra allacciata lasca che poi fa male e sfrega la ferita) si calca il berretto (che oggi tira vento forte) e via, controvento sul tracciato dei bolli rossi..
Ma arrivato alla sbarra di legno, che un tempo segnava il limite dove fermare le auto, invece di proseguire per i bolli mi faccio prendere da una curiosità: ma perchè non andiamo a dare un'occhiata all'ex casermetta della forestale?
Quando ero bambino era un luogo non accessibile liberamente al pubblico in quanto perlappunto presidio del Corpo Forestale che in quella zona, oltre ai sentieri e al territorio, curava un allevamento di caprioli. La recinzione si estendeva tutto intorno al monte Cravieu ed aveva creato un toponimo a tutti noto: "dai caprioli".
Oggi l'area non è più recintata e gli edifici, ristrutturati, ospitano il Centro Ornitologico e di Educazione Ambientale di Case Vaccà della Lipu. Per saperne di più
http://www.lipugenova.org/easyNews/News ... ?NewsID=27" onclick="window.open(this.href);return false;
Dalla zona degli edifici parte un piacevole ma breve percorso guidato ed educativo che attraverso 7 soste corredate di tabelloni esplicativi ci parla delle svariate tipologie di uccelli caratteristiche delle diverse zone che andiamo ad attraversare pur in uno spazio brevissimo, direi meno di 2 km.
Degno di menzione il palco per l'osservazione dei rapaci che è posizionato in un punto particolarmente panoramico rivolto verso il mare.
In quarant'anni che frequento i monti di Arenzano non ero mai stato sul Cravieu e quindi sono rimasto su quel palco un quarto d'ora ad osservare un panorama che conosco a memoria da questo insolito e nuovo punto di vista.
Sempre così, si parte pensando, uffa sempre le solite cose, e poi dopo pochi metri ci si ritrova in luoghi dove non si è mai stati in vita propria.
Il percorso poi dalla sommità del monterozzo
torna allo stradone che sale alla gava in prossimità del traliccio ai più ben noto.
Da qui, dopo una breve quanto doverosa ispezione al rifugio Ramà,
prendo il sentiro della A nel tondo (Alta via dei monti Arenzanesi) e da questo mi faccio condurre fin sotto alla Gava: la caviglia va bene, la gamba spinge e il morale è alle stelle.
Ho ripreso un passo elastico, non zoppico più, vai così! E oggi non ho ancora usato i bastoncini!
Il vento è ora e freddo e teso, ma nell'aria l'inverno sembra ormai sbiadito.
Ehi, guarda! Le prime viole....quanto mi sono mancati i fiori in questi lunghi mesi....
Arrivato dai ruderi del vecchio acquedotto
il vento cessa: sono proprio sotto la Gava e il vento mi scavalca alto.
Prendo il sentiro di collegamento ed in pochi minuti raggiungo la Cà da Gava,
dove noto una bicicletta appoggiata fuori.
Entro e trovo un simpatico bikers che mi chiede se ho da accendere...ma non per fumare, per accendere il fuoco nel caminetto!!
Purtroppo non ho lo zaino "serio" ma uno zaino da mezza giornata,e quindi niente.
Facciamo due chiacchere ed in breve arrivano numerosi suoi amici su due ruote che hanno scelto Arenzano per la loro gita domenicale.
Vengono da diverse città del nord Italia, e sono molto allegri e cordiali. Proprio bella gente si trova in montagna.
Con loro c'è anche un bellissimo cane, un levriero molto affamato.
Mi viene tardi, saluto ed esco nel vento teso e adesso gelido.
Per il ritorno mi faccio tutto lo stradone senza nemmeno una scorciatoia, la caviglia comincia a protestare ma chissenefrega.
Anche oggi sono andato, vedo miglioramenti, al posteggio incontro un amico che mi chiede come va.
Sono tornato, amici.
"Non importa quanto vai piano ... l'importante è che non ti fermi".