Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
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Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
(capolinea di Bromia - Straxo - Campoveneroso - Noci - cima quota 1020 - sella della Dragonata - Busco - Poggio - Candini - Ferriere - Bromia)
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Il capolinea delle corriere della linea Genova Busalla Montoggio si trova a circa 470 metri sul livello del mare, lungo il brevissimo rettilineo successivo al bivio per Montemoro, a circa 2.5 km dalla piazza di Montoggio, sulla destra in direzione di Laccio. In fondo al tratto rettilineo, sulla destra c'è un passaggio fra una staccionata e il guard rail: il sentierino scende al ponte in cemento (che sostituì il vecchio "ponte sulle corde").
La mulattiera che aggira da sinistra il monte Acuto e quella che lo aggira da destra si raggiungono dopo brevi "nuovi" tratti di sentiero, dal momento che l'attività di chi fa legna e soprattutto i segni del tempo ne hanno cancellato la traccia in un caso, e reso impraticabile il transito nell'altro.
Si segue a sinistra la traccia che, aggirato un rudere, sale dritta lungo il versante per una decina di metri e prosegue quindi a sinistra in piano lungo un sentiero più evidente e agevole: si oltrepassa una piccola area disboscata con alcune cataste di legna ed una piccola teleferica; si raggiunge presto un ponticello e si continua a salire, sino ad un altro guado. Oltre, ci si inerpica ulteriormente lungo i tornanti della vecchia mulattiera, franata in un paio di tratti e con il fondo in pietra ormai quasi scomparso.
Si raggiunge un poggio, sulle carte segnato a quota 756 (si notano in basso verso valle i resti di quel che doveva essere un piccolo pascolo); dopo 40', siamo oramai in prossimità delle case di Straxo (che sulle carte si trova come "Salice", quota 744), che raggiungiamo su comodo sentiero pianeggiante, e a tratti pure discendente. Usciti dal passaggio fra i due muri esterni di due edifici, si va a destra; raggiunto subito un rudere, si prosegue in piano.
Le vecchie fasce del paese, sorrette da muri alti anche oltre quattro metri (hanno tutti la "pancia" e sono pericolanti se non già crollati parzialmente), ci affiancano per un buon tratto, avvolte da ogni sorta di rovi e rampicanti protesi sul sentiero, che rendono appena difficoltoso il passaggio in questa stagione. Anche ben più in alto, fuori sentiero, si può raggiungere - lungo il crinale che prosegue sopra le case - un pianoro artificiale, oggi conquistato dagli arbusti, da cui si doveva godere di un panorama davvero notevole.
Straxo
Ad un certo punto occorre fare attenzione, dato che la traccia, vittima di una piccola frana, prende a salire destra ripidamente e prosegue, non troppo evidente ma senza alternative, in mezzo al bosco aperto. Abbiamo abbandonato chiaramente la vecchia mulattiera e proseguiamo lungo questo ripido sentiero sino al crinale secondario: c'è un passaggio attraverso i resti di un muretto di demarcazione (in senso opposto, varcato il muretto provenendo da Campoveneroso, si può sbagliare proprio all'inizio, dopo 50 metri, seguendo le tracce lasciate dai cavalli che talvolta pascolano in queste zone).
Siamo a circa 850 metri: si scende appena verso il roveto e si nota quindi a destra il viottolo, che prosegue verso Campoveneroso, disturbato in un paio di casi da arbusti e rovi abbattuti sulla traccia (all'unico bivio che potrebbe creare dei dubbi, più o meno a metà strada, si deve prendere la traccia più bassa). Attraversiamo le vecchie fasce di pertinenza di quel borgo: un'area relativamente vasta che, osservata dai monti e dalle valli circostanti, si fa notare d'inverno: un sistema di terrazzamenti che si sviluppa per circa cinquecento metri da sud-ovest a nord-est, e per oltre cento metri di dislivello, esposto verso sud-est.
Si arriva in vista di un rudere (dopo 1 h e 10' di cammino), un edificio suddiviso in due abitazioni, che con un altro grosso rudere poco più sotto costituisce la parte più settentrionale del paese di Campoveneroso. Una lapide venata e abbandonata a sé stessa (un'altra lapide, dal testo identico, è stata affissa con tanto di foto accanto al marmo posato sopra Noci, al termine della rotabile che collega il paese alla strada asfaltata presso Capenardo) è fissata sul muro perimetrale del primo edificio. Ricorda il partigiano "Giuda", Gildo Pensiero, ventiquattrenne genovese di via Invrea, morto a Campoveneroso il 21 gennaio 1945. Pagine di guerra partigiana circa Campoveneroso si possono leggere in "Scarpe Rotte" di Attilio Camoriano, "Il partigiano racconta" di G.B. Bazurro e "Valborbera 1944" di Rodolfo Maggiolo.
La sella accanto all'edificio costituisce la via di accesso a Campoveneroso attraverso la mulattiera che risale le pendici occidentali del monte Acuto: a destra, quindi, si scende verso Montoggio; a sinistra scende(rebbe) la via per Campoveneroso: per chi intenda tentare di avvicinare il paese, le cose di complicano a causa di crolli, frane e scenari "giunglari". In questo caso, si scende agevolmente sotto all'edificio della lapide, sino al secondo dei due edifici di cui sopra, dove il crollo di tetto e muro esterno a valle ha reso molto pericoloso il transito. Oltre, un piccolo edificio è quasi integro; un altro è privo di crolli ma in cattive condizioni; si notano, inoltre, altre due case che conservano porzioni di tetto. Il resto sono ruderi diffusi e impenetrabili.
la lapide di Campoveneroso
Dal muro con lapide, volgiamo le spalle allo stesso e prendiamo a sinistra: la via inferiore - la mulattiera principale che è la naturale prosecuzione di quella, già citata, che sale ad ovest del monte Acuto - prosegue in piano e sale con due tornanti sino ad un altro bivio, sulla sinistra, che costituisce un'altra via di accesso al paese; la via superiore, che non si nota facilmente (nella direzione opposta è invece evidente e può sembrare l'unica via possibile), conduce ad un piccolo spiazzo erboso sopra il paese (a sinistra di questo una via, che ha tutto l'aspetto di un cunicolo da cinghiali, affianca il paese e scende in prossimità del sopracitato piccolo edificio quasi integro). Ad intuito, poi, ci si può ricollegare alla mulattiera, che prosegue in direzione di Noci. Sopra lo spiazzo erboso, oltre che alla mulattiera per Noci si può raggiungere in un attimo un altro dosso erboso, dove transita il sentiero che unisce Noci a Campoveneroso dal lato a nord-est della montagna, e da dove di nuovo si può scendere in un balzo alla mulattiera principale.
Tralasciando l'intricata viabilità di Campoveneroso, la mulattiera che dal muro del rudere dove è affissa la lapide conduce alla sella sopra Noci necessita di 15' di cammino (totale 1h 25'), lungo la pendice nord del monte Caricato ("Garegou"). A destra per Teitin, a sinistra si scende in dieci minuti a Noci (che sorge fra i 780 e gli 800 metri), su bella mulattiera, attraverso le antiche fasce a nord-ovest del paese, esposte a sud. Poco prima dell'immissione sulla strada sopra le case, a destra, subito dopo una piccola sorgente, percorro una traccia che conduce dapprima ad un area in fase di esbosco d'altri tempi (la legna la portano a braccia, oppure con gli asini - non ci sono tracce di mezzi meccanici, né di teleferiche di sorta), e prosegue più o meno chiaramente, affiancando vecchi muretti a secco: ho pensato potesse condurre alla frazione di Axia, ma non ho proseguito più di tanto.
Noci
A Noci uno spuntino: oggi non c'è nessuno, neppure gli asini: l'erba è alta fra le case, hanno appena iniziato a tagliarla. Mi mantengo sulla strada: all'ultima svolta che toglie la vista sul paese (quota 916, sulle carte area definita "Costa Carmaiola"), quando si apre allo sguardo l'area un tempo dedicata al pascolo ed oggi - come di consueto - invasa dai rovi, mentre fischio un motivetto sono attratto, a destra verso valle, da una macchia di colore: il primo capriolo, mi vede, ci mette due minuti a decidere di andarsene, senza troppa fretta, nel momento in cui lo decido io.
Cento metri, di fronte a me, ancora a valle sulla destra, un movimento: un secondo capriolo sta guadagnando a piccoli passi una minuscola radura fra gli arbusti, si guarda intorno e non mi vede, si siede e resta lì. Proseguo.
Lungo questo tratto di strada ci sono due accessi al versante opposto: si nota un viottolo, che scende a sinistra: potrebbe condurre a Feto. A destra, si guadagna il crinale, si oltrepassa una vecchia recinzione e si segue, senza troppa difficoltà, la via di crinale che conduce proprio sotto al monte a quota 1020 (di cui ignoro il nome), il punto più alto della val di Feto. Dal secondo dei due accessi, quello più prossimo alla recinzione, occorrono dieci o quindici minuti per raggiungere la "vetta".
Scendo sull'alta via in direzione di Scoffera; proseguo. Lungo il tratto che conduce alla cima quota 1004, appena il tempo di togliermi due zecche che mi si sono appena appiccicate alle gambe, e schizza via, a dieci metri da me, un terzo capriolo. Evidentemente, si è trovato sopravento rispetto a me e quindi non ha sentito il mio odore. Mi accuccio, lui si ferma, si sporge per vedermi, io lo fotografo diverse volte, lui si allontana a grandi balzi, bramendo: un verso strano, quasi più simile ad un latrato canino.
Proseguo, e al primo passaggio sul versante nord mi distraggo e perdo l'alta via, prendendo la mulattiera che scende (errore non solo mio, a giudicare dalle buone condizioni del fondo), chiara e comoda sin quasi all'immissione su un'altra mulattiera, cinquanta metri prima della quale occorre appunto superare, senza difficoltà, una riga di alberi abbattuti. Faccio mente locale: potrebbe trattarsi di quella vecchia mulattiera che un tempo doveva unire la zona del Busco, di Poggio e di Caldari con quella della Dragonata. La Dragonata consiste in quell'area che dagli abitati di Candini e Fogliarini si spinge verso il crinale che divide la val Bisagno da quella di Laccio, con una serie di casoni annessi, ormai in gran parte abbandonati e ridotti a poche pietre ammassate.
Sono alla ricerca, da qualche tempo, di una via che unisca l'AV con il Busco (le due case al termine della strada asfaltata che si stacca dalla statale 226, frazione Ferriere, indicazioni Candini e Chiappa), una mulattiera indicata sulle carte, che si staccherebbe dall'Alta Via nel tratto compreso fra il monte Dragonata e il monte Spina, che transiterebbe accanto ai "Casun" (quota 839) e troverebbe la via per il Busco nel punto in cui si passa di crinale (dal versante del Laccio al versante del Feto). Dal Busco, in meno di dieci minuti, un viottolo raggiunge questa sella: a destra si scende in direzione del Pian de l'Arbosa e di un paio di cascine di pertinenza di Cuneo dei Corsi.
una vista invernale dalla zona del monte Spina: in primo piano (da sinistra a destra) il Busco, Caldari e il Poggio; in secondo piano Straxo e il monte Acuto
A sinistra ho provato una volta: ma dopo un guado e una sorta di radura, un rudere di secchereccio (ritengo quello situato sopra ad un altro edificio, segnato sulle carte a quota 742) e un'altra radura, il sentiero - già molto precario - si perde. Quella volta raggiunsi i "Casun" per caso, risalendo il costone: una bella radura, questa sì, ampia e pianeggiante, oggi avvolta dal bosco e dagli arbusti, con tre o quattro edifici di cui un paio ancora integri nonostante l'abbandono. Della mulattiera, nessuna traccia. Risalii ancora per il bosco, molto ripido, e raggiunsi quasi per caso una mulattiera, che mi condusse al passaggio sopra descritto (quello sotto al monte Dragonata).
Dunque torno indietro. Ripresa l'Alta Via, raggiungo la sella erbosa della Dragonata: il pianoro, che volge a settentrione, ospita una piccola fioritura di narcisi. Si scende attraverso il prato, al versante nord: nel momento in cui si sta per ritornare sul versante di val Bisagno, si notano a sinistra alcuni impercettibili passaggi che scendono. In due salti ci si trova su un sentiero (che nel punto in cui si unisce all'alta via è occluso da arbusti e vitalba; è per questo motivo che occorre scendere per quei passaggi, appena fuori sentiero).
Dunque scendo per questa via, ma non riconosco l'immissione dell'altra mulattiera che avevo percorso precedentemente, dopo aver perso l'Alta Via. Forse si trattava di un'altra mulattiera ancora. Questa, dunque, peggiore sensibilmente, in un tratto conosce una variante a causa di una serie di alberi abbattuti e mai più tagliati, quindi si restringe sensibilmente (o si perde e prosegue come sentiero, chi lo sa) e raggiunge infine la sella in prossimità del Busco. Prima, tornato sui miei passi individuo anche il punto in cui il sentiero si divide: a sinistra prosegue verso quel rudere di secchereccio che affiancai la volta che raggiunsi i "Casun", a destra sale la via dove sono sceso oggi.
il bivio del sentiero: si proviene dal Busco: a sinistra si va al rudere del secchereccio, a destra si sale precariamente verso la Dragonata
Dal Busco (quota 792) un sentierino raggiunge il Poggio (due edifici - di cui un rudere - per tre abitazioni) in un minuto, evitando la strada asfaltata. Su asfalto scendo a Caldari (due case) e Candini (una decina, quota 667), uno spuntino; quindi, tagliando spesso per il bosco, raggiungo il fondovalle in breve, in frazione Ferriere (quota 517). Di lì a Bromia sono circa 3.5 km di strada. Dal Busco si può scendere a Riosi e Chiappa e quindi a Morasco attraverso Busé, accorciando il tutto; oppure ci si può avventurare in val di Feto, verso Cuneo dei Corsi e i Lavagetti, ma questa è un'altra storia.
Costalunga, statale 226
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Preferisco percorrere i sentieri proposti fra ottobre e maggio, per evitare i periodi in cui la vegetazione è più folta.
Il tempo indicato per salire da Bromia a Noci via Straxo consente una tranquilla camminata.
cartine di riferimento:
Edizioni del magistero, Ge-1 (Forti di Genova, Nervi e Recco) e Ge-5 (Alta Valle Scrivia), 1:25000
bibliografia:
"Monte Bano molte storie" di M. Fezzardi, ed. La Lontra
"Chi nasce mulo bisogna che tira calci" di Ferrari, Gnoli, *nero* e Paveto, ed. Musa
(capolinea di Bromia - Straxo - Campoveneroso - Noci - cima quota 1020 - sella della Dragonata - Busco - Poggio - Candini - Ferriere - Bromia)
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Il capolinea delle corriere della linea Genova Busalla Montoggio si trova a circa 470 metri sul livello del mare, lungo il brevissimo rettilineo successivo al bivio per Montemoro, a circa 2.5 km dalla piazza di Montoggio, sulla destra in direzione di Laccio. In fondo al tratto rettilineo, sulla destra c'è un passaggio fra una staccionata e il guard rail: il sentierino scende al ponte in cemento (che sostituì il vecchio "ponte sulle corde").
La mulattiera che aggira da sinistra il monte Acuto e quella che lo aggira da destra si raggiungono dopo brevi "nuovi" tratti di sentiero, dal momento che l'attività di chi fa legna e soprattutto i segni del tempo ne hanno cancellato la traccia in un caso, e reso impraticabile il transito nell'altro.
Si segue a sinistra la traccia che, aggirato un rudere, sale dritta lungo il versante per una decina di metri e prosegue quindi a sinistra in piano lungo un sentiero più evidente e agevole: si oltrepassa una piccola area disboscata con alcune cataste di legna ed una piccola teleferica; si raggiunge presto un ponticello e si continua a salire, sino ad un altro guado. Oltre, ci si inerpica ulteriormente lungo i tornanti della vecchia mulattiera, franata in un paio di tratti e con il fondo in pietra ormai quasi scomparso.
Si raggiunge un poggio, sulle carte segnato a quota 756 (si notano in basso verso valle i resti di quel che doveva essere un piccolo pascolo); dopo 40', siamo oramai in prossimità delle case di Straxo (che sulle carte si trova come "Salice", quota 744), che raggiungiamo su comodo sentiero pianeggiante, e a tratti pure discendente. Usciti dal passaggio fra i due muri esterni di due edifici, si va a destra; raggiunto subito un rudere, si prosegue in piano.
Le vecchie fasce del paese, sorrette da muri alti anche oltre quattro metri (hanno tutti la "pancia" e sono pericolanti se non già crollati parzialmente), ci affiancano per un buon tratto, avvolte da ogni sorta di rovi e rampicanti protesi sul sentiero, che rendono appena difficoltoso il passaggio in questa stagione. Anche ben più in alto, fuori sentiero, si può raggiungere - lungo il crinale che prosegue sopra le case - un pianoro artificiale, oggi conquistato dagli arbusti, da cui si doveva godere di un panorama davvero notevole.
Straxo
Ad un certo punto occorre fare attenzione, dato che la traccia, vittima di una piccola frana, prende a salire destra ripidamente e prosegue, non troppo evidente ma senza alternative, in mezzo al bosco aperto. Abbiamo abbandonato chiaramente la vecchia mulattiera e proseguiamo lungo questo ripido sentiero sino al crinale secondario: c'è un passaggio attraverso i resti di un muretto di demarcazione (in senso opposto, varcato il muretto provenendo da Campoveneroso, si può sbagliare proprio all'inizio, dopo 50 metri, seguendo le tracce lasciate dai cavalli che talvolta pascolano in queste zone).
Siamo a circa 850 metri: si scende appena verso il roveto e si nota quindi a destra il viottolo, che prosegue verso Campoveneroso, disturbato in un paio di casi da arbusti e rovi abbattuti sulla traccia (all'unico bivio che potrebbe creare dei dubbi, più o meno a metà strada, si deve prendere la traccia più bassa). Attraversiamo le vecchie fasce di pertinenza di quel borgo: un'area relativamente vasta che, osservata dai monti e dalle valli circostanti, si fa notare d'inverno: un sistema di terrazzamenti che si sviluppa per circa cinquecento metri da sud-ovest a nord-est, e per oltre cento metri di dislivello, esposto verso sud-est.
Si arriva in vista di un rudere (dopo 1 h e 10' di cammino), un edificio suddiviso in due abitazioni, che con un altro grosso rudere poco più sotto costituisce la parte più settentrionale del paese di Campoveneroso. Una lapide venata e abbandonata a sé stessa (un'altra lapide, dal testo identico, è stata affissa con tanto di foto accanto al marmo posato sopra Noci, al termine della rotabile che collega il paese alla strada asfaltata presso Capenardo) è fissata sul muro perimetrale del primo edificio. Ricorda il partigiano "Giuda", Gildo Pensiero, ventiquattrenne genovese di via Invrea, morto a Campoveneroso il 21 gennaio 1945. Pagine di guerra partigiana circa Campoveneroso si possono leggere in "Scarpe Rotte" di Attilio Camoriano, "Il partigiano racconta" di G.B. Bazurro e "Valborbera 1944" di Rodolfo Maggiolo.
La sella accanto all'edificio costituisce la via di accesso a Campoveneroso attraverso la mulattiera che risale le pendici occidentali del monte Acuto: a destra, quindi, si scende verso Montoggio; a sinistra scende(rebbe) la via per Campoveneroso: per chi intenda tentare di avvicinare il paese, le cose di complicano a causa di crolli, frane e scenari "giunglari". In questo caso, si scende agevolmente sotto all'edificio della lapide, sino al secondo dei due edifici di cui sopra, dove il crollo di tetto e muro esterno a valle ha reso molto pericoloso il transito. Oltre, un piccolo edificio è quasi integro; un altro è privo di crolli ma in cattive condizioni; si notano, inoltre, altre due case che conservano porzioni di tetto. Il resto sono ruderi diffusi e impenetrabili.
la lapide di Campoveneroso
Dal muro con lapide, volgiamo le spalle allo stesso e prendiamo a sinistra: la via inferiore - la mulattiera principale che è la naturale prosecuzione di quella, già citata, che sale ad ovest del monte Acuto - prosegue in piano e sale con due tornanti sino ad un altro bivio, sulla sinistra, che costituisce un'altra via di accesso al paese; la via superiore, che non si nota facilmente (nella direzione opposta è invece evidente e può sembrare l'unica via possibile), conduce ad un piccolo spiazzo erboso sopra il paese (a sinistra di questo una via, che ha tutto l'aspetto di un cunicolo da cinghiali, affianca il paese e scende in prossimità del sopracitato piccolo edificio quasi integro). Ad intuito, poi, ci si può ricollegare alla mulattiera, che prosegue in direzione di Noci. Sopra lo spiazzo erboso, oltre che alla mulattiera per Noci si può raggiungere in un attimo un altro dosso erboso, dove transita il sentiero che unisce Noci a Campoveneroso dal lato a nord-est della montagna, e da dove di nuovo si può scendere in un balzo alla mulattiera principale.
Tralasciando l'intricata viabilità di Campoveneroso, la mulattiera che dal muro del rudere dove è affissa la lapide conduce alla sella sopra Noci necessita di 15' di cammino (totale 1h 25'), lungo la pendice nord del monte Caricato ("Garegou"). A destra per Teitin, a sinistra si scende in dieci minuti a Noci (che sorge fra i 780 e gli 800 metri), su bella mulattiera, attraverso le antiche fasce a nord-ovest del paese, esposte a sud. Poco prima dell'immissione sulla strada sopra le case, a destra, subito dopo una piccola sorgente, percorro una traccia che conduce dapprima ad un area in fase di esbosco d'altri tempi (la legna la portano a braccia, oppure con gli asini - non ci sono tracce di mezzi meccanici, né di teleferiche di sorta), e prosegue più o meno chiaramente, affiancando vecchi muretti a secco: ho pensato potesse condurre alla frazione di Axia, ma non ho proseguito più di tanto.
Noci
A Noci uno spuntino: oggi non c'è nessuno, neppure gli asini: l'erba è alta fra le case, hanno appena iniziato a tagliarla. Mi mantengo sulla strada: all'ultima svolta che toglie la vista sul paese (quota 916, sulle carte area definita "Costa Carmaiola"), quando si apre allo sguardo l'area un tempo dedicata al pascolo ed oggi - come di consueto - invasa dai rovi, mentre fischio un motivetto sono attratto, a destra verso valle, da una macchia di colore: il primo capriolo, mi vede, ci mette due minuti a decidere di andarsene, senza troppa fretta, nel momento in cui lo decido io.
Cento metri, di fronte a me, ancora a valle sulla destra, un movimento: un secondo capriolo sta guadagnando a piccoli passi una minuscola radura fra gli arbusti, si guarda intorno e non mi vede, si siede e resta lì. Proseguo.
Lungo questo tratto di strada ci sono due accessi al versante opposto: si nota un viottolo, che scende a sinistra: potrebbe condurre a Feto. A destra, si guadagna il crinale, si oltrepassa una vecchia recinzione e si segue, senza troppa difficoltà, la via di crinale che conduce proprio sotto al monte a quota 1020 (di cui ignoro il nome), il punto più alto della val di Feto. Dal secondo dei due accessi, quello più prossimo alla recinzione, occorrono dieci o quindici minuti per raggiungere la "vetta".
Scendo sull'alta via in direzione di Scoffera; proseguo. Lungo il tratto che conduce alla cima quota 1004, appena il tempo di togliermi due zecche che mi si sono appena appiccicate alle gambe, e schizza via, a dieci metri da me, un terzo capriolo. Evidentemente, si è trovato sopravento rispetto a me e quindi non ha sentito il mio odore. Mi accuccio, lui si ferma, si sporge per vedermi, io lo fotografo diverse volte, lui si allontana a grandi balzi, bramendo: un verso strano, quasi più simile ad un latrato canino.
Proseguo, e al primo passaggio sul versante nord mi distraggo e perdo l'alta via, prendendo la mulattiera che scende (errore non solo mio, a giudicare dalle buone condizioni del fondo), chiara e comoda sin quasi all'immissione su un'altra mulattiera, cinquanta metri prima della quale occorre appunto superare, senza difficoltà, una riga di alberi abbattuti. Faccio mente locale: potrebbe trattarsi di quella vecchia mulattiera che un tempo doveva unire la zona del Busco, di Poggio e di Caldari con quella della Dragonata. La Dragonata consiste in quell'area che dagli abitati di Candini e Fogliarini si spinge verso il crinale che divide la val Bisagno da quella di Laccio, con una serie di casoni annessi, ormai in gran parte abbandonati e ridotti a poche pietre ammassate.
Sono alla ricerca, da qualche tempo, di una via che unisca l'AV con il Busco (le due case al termine della strada asfaltata che si stacca dalla statale 226, frazione Ferriere, indicazioni Candini e Chiappa), una mulattiera indicata sulle carte, che si staccherebbe dall'Alta Via nel tratto compreso fra il monte Dragonata e il monte Spina, che transiterebbe accanto ai "Casun" (quota 839) e troverebbe la via per il Busco nel punto in cui si passa di crinale (dal versante del Laccio al versante del Feto). Dal Busco, in meno di dieci minuti, un viottolo raggiunge questa sella: a destra si scende in direzione del Pian de l'Arbosa e di un paio di cascine di pertinenza di Cuneo dei Corsi.
una vista invernale dalla zona del monte Spina: in primo piano (da sinistra a destra) il Busco, Caldari e il Poggio; in secondo piano Straxo e il monte Acuto
A sinistra ho provato una volta: ma dopo un guado e una sorta di radura, un rudere di secchereccio (ritengo quello situato sopra ad un altro edificio, segnato sulle carte a quota 742) e un'altra radura, il sentiero - già molto precario - si perde. Quella volta raggiunsi i "Casun" per caso, risalendo il costone: una bella radura, questa sì, ampia e pianeggiante, oggi avvolta dal bosco e dagli arbusti, con tre o quattro edifici di cui un paio ancora integri nonostante l'abbandono. Della mulattiera, nessuna traccia. Risalii ancora per il bosco, molto ripido, e raggiunsi quasi per caso una mulattiera, che mi condusse al passaggio sopra descritto (quello sotto al monte Dragonata).
Dunque torno indietro. Ripresa l'Alta Via, raggiungo la sella erbosa della Dragonata: il pianoro, che volge a settentrione, ospita una piccola fioritura di narcisi. Si scende attraverso il prato, al versante nord: nel momento in cui si sta per ritornare sul versante di val Bisagno, si notano a sinistra alcuni impercettibili passaggi che scendono. In due salti ci si trova su un sentiero (che nel punto in cui si unisce all'alta via è occluso da arbusti e vitalba; è per questo motivo che occorre scendere per quei passaggi, appena fuori sentiero).
Dunque scendo per questa via, ma non riconosco l'immissione dell'altra mulattiera che avevo percorso precedentemente, dopo aver perso l'Alta Via. Forse si trattava di un'altra mulattiera ancora. Questa, dunque, peggiore sensibilmente, in un tratto conosce una variante a causa di una serie di alberi abbattuti e mai più tagliati, quindi si restringe sensibilmente (o si perde e prosegue come sentiero, chi lo sa) e raggiunge infine la sella in prossimità del Busco. Prima, tornato sui miei passi individuo anche il punto in cui il sentiero si divide: a sinistra prosegue verso quel rudere di secchereccio che affiancai la volta che raggiunsi i "Casun", a destra sale la via dove sono sceso oggi.
il bivio del sentiero: si proviene dal Busco: a sinistra si va al rudere del secchereccio, a destra si sale precariamente verso la Dragonata
Dal Busco (quota 792) un sentierino raggiunge il Poggio (due edifici - di cui un rudere - per tre abitazioni) in un minuto, evitando la strada asfaltata. Su asfalto scendo a Caldari (due case) e Candini (una decina, quota 667), uno spuntino; quindi, tagliando spesso per il bosco, raggiungo il fondovalle in breve, in frazione Ferriere (quota 517). Di lì a Bromia sono circa 3.5 km di strada. Dal Busco si può scendere a Riosi e Chiappa e quindi a Morasco attraverso Busé, accorciando il tutto; oppure ci si può avventurare in val di Feto, verso Cuneo dei Corsi e i Lavagetti, ma questa è un'altra storia.
Costalunga, statale 226
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Preferisco percorrere i sentieri proposti fra ottobre e maggio, per evitare i periodi in cui la vegetazione è più folta.
Il tempo indicato per salire da Bromia a Noci via Straxo consente una tranquilla camminata.
cartine di riferimento:
Edizioni del magistero, Ge-1 (Forti di Genova, Nervi e Recco) e Ge-5 (Alta Valle Scrivia), 1:25000
bibliografia:
"Monte Bano molte storie" di M. Fezzardi, ed. La Lontra
"Chi nasce mulo bisogna che tira calci" di Ferrari, Gnoli, *nero* e Paveto, ed. Musa
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Molto interessante
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Come non quotare! Anche noi dovevamo fare un giro da quelle parti...alec wrote:Molto interessante
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
scinty wrote:Come non quotare! Anche noi dovevamo fare un giro da quelle parti...alec wrote:Molto interessante
mi interessano molto tutti questi paesi abbandonati...immt dove si trovano le cartine del magistero che citi?
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Tutti citano questo libro ... solo che è introvabile!!!lmmt wrote:"Monte Bano molte storie" di M. Fezzardi, ed. La Lontra
τὸν καλὸν ἀγῶνα ἠγώνισμαι
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Io l'ho trovato alla libreria del Porto Antico, di fronte al Bigomintr wrote:Tutti citano questo libro ... solo che è introvabile!!!lmmt wrote:"Monte Bano molte storie" di M. Fezzardi, ed. La Lontra
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Molto interessante, esiste una cartina del giro che hai fatto ?
- giorgio.mazzarello
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Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Molto interessante Immt, ho ripercorso tutto il tuo itinerario sulle carte in mio possesso (tutte le vecchie mulattiere sono segnate sulle carte e ben evidenti) e domani posterò il tracciato che hai descritto su di una mia base cartografica.
Ciao e congratulazioni per l'esplorazione, ma soprattutto per la notevole conoscenza dei luoghi.
Giorgio
Ciao e congratulazioni per l'esplorazione, ma soprattutto per la notevole conoscenza dei luoghi.
Giorgio
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Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Ciao a tutti ed in particolare a Immt.
In base alla descrizione del percorso ho cercato di tracciare sulla carta l ‘itinerario che hai fatto.
Ecco la carta:
e qui il link alla carta in alta definizione:
https://www.quotazero.com/album/albums/u ... rta%29.jpg" onclick="window.open(this.href);return false;
Giorgio
In base alla descrizione del percorso ho cercato di tracciare sulla carta l ‘itinerario che hai fatto.
Ecco la carta:
e qui il link alla carta in alta definizione:
https://www.quotazero.com/album/albums/u ... rta%29.jpg" onclick="window.open(this.href);return false;
Giorgio
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
"Risalii ancora per il bosco, molto ripido, e raggiunsi quasi per caso una mulattiera, che mi condusse al passaggio sopra descritto (quello sotto al monte Dragonata)."
questa frase è sbagliata, il "passaggio" complicato (l'accesso alla mulattiera che le carte sostengono passi da Casun) non è "sopra descritto", ma descritto di seguito
ciao che lavoro! a beneficio della tua carta ti posso dire che, che io sappia, né canelli né caldaia esistono, ma esistono busco, poggio (correto il passaggio sulla tua cartina, che evidenzia il bypass della strada asfaltata) e caldari.
per il resto, la mulattiera che segni tu (da sotto il monte dragonata attraverso casun, la sella e busco) non la trovo e temo sia persa o chissà cosa. la mulattiera che ho percorso passa sopra "casun", l'altro sentiero (che si perde, come detto, dopo un secchereccio e un paio di radure) passa sotto "casun"
questa frase è sbagliata, il "passaggio" complicato (l'accesso alla mulattiera che le carte sostengono passi da Casun) non è "sopra descritto", ma descritto di seguito
ciao che lavoro! a beneficio della tua carta ti posso dire che, che io sappia, né canelli né caldaia esistono, ma esistono busco, poggio (correto il passaggio sulla tua cartina, che evidenzia il bypass della strada asfaltata) e caldari.
per il resto, la mulattiera che segni tu (da sotto il monte dragonata attraverso casun, la sella e busco) non la trovo e temo sia persa o chissà cosa. la mulattiera che ho percorso passa sopra "casun", l'altro sentiero (che si perde, come detto, dopo un secchereccio e un paio di radure) passa sotto "casun"
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
"dragonata": perché ci sono valide ragione di pensare che con il tempo o con errori, ci sia stata la perdita della a terminale
"straxo": saputo da gente della valle, pron. strascio, che in italiano non significa salice
"caldari": ugualmente saputo da gente proprio del posto, quindi non "caldaia"
ciao L
"straxo": saputo da gente della valle, pron. strascio, che in italiano non significa salice
"caldari": ugualmente saputo da gente proprio del posto, quindi non "caldaia"
ciao L
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Grazie Giorgio sei sempre prezioso
Il giro mi ha incuriosito, mi sa che a breve lo faccio.
Il giro mi ha incuriosito, mi sa che a breve lo faccio.
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Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
lmmt wrote:"Risalii ancora per il bosco.....
Grazie Immt per le prezione segnalazioni e precisazioni. Purtroppo io non sono uno che chiede spesso alla gente del posto i toponimi e troppe volte mi fido dei dati ufficiali (carte IGM, CTR, catastali ecc....), anche se certamente dovrei più spesso "rompere le scatole" ai "vecchi" !!!lmmt wrote:"dragonata": perché ci sono valide....
Appena posso correggo i vari toponimi ed il tracciato.
E' sempre un piacere !!delorenzi wrote:Grazie Giorgio sei sempre prezioso
Il giro mi ha incuriosito, mi sa che a breve lo faccio.
Giorgio
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Ciao, penso ad esempio da feltrinelli ma si odovrebbero trovare abbastanza facilmente credoalec wrote:scinty wrote:Come non quotare! Anche noi dovevamo fare un giro da quelle parti...alec wrote:Molto interessante
mi interessano molto tutti questi paesi abbandonati...immt dove si trovano le cartine del magistero che citi?
sono contento, occhio però che dalla dragonata al busco bisogna fare attenzione ad individuare il passaggio in cui si deve scendere dall'Alta Via alla mulattiera, poi si cammina sempre bene ma la mulattiera è quasi un ricordo ormai. sarebbe interessante provare a vedere (prima o poi ci andro) la mulattiera che scende dall'Alta Via (nel punto in cui l'ho persa e sono sceso a sinistra, l'errore dev'essere abbastanza diffuso) e giunge ad un'altra mulattiera (forse la stessa che scende dalla Dragonata? non l'ho appurato)delorenzi wrote:Grazie Giorgio sei sempre prezioso
Il giro mi ha incuriosito, mi sa che a breve lo faccio.
ciao
p.s ovviamente dal Busco consiglio di prendere il sentiero (risalire la strada asfaltata sino a quando - 150 metri - cambia la pendenza in prossimità di un tornante, il sentiero parte li) che scende a Reosi Chiappa Busé Morasco: si accorcia, si evitano l'asfalto e la statale, ed è molto più bello (un giro della val feto, si potrebbe dire)
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Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
lmmt wrote:"Risalii ancora per il bosco, molto ripido, e raggiunsi quasi per caso una mulattiera, che mi condusse al passaggio sopra descritto (quello sotto al monte Dragonata)."
questa frase è sbagliata, il "passaggio" complicato (l'accesso alla mulattiera che le carte sostengono passi da Casun) non è "sopra descritto", ma descritto di seguito
ciao che lavoro! a beneficio della tua carta ti posso dire che, che io sappia, né canelli né caldaia esistono, ma esistono busco, poggio (correto il passaggio sulla tua cartina, che evidenzia il bypass della strada asfaltata) e caldari.
per il resto, la mulattiera che segni tu (da sotto il monte dragonata attraverso casun, la sella e busco) non la trovo e temo sia persa o chissà cosa. la mulattiera che ho percorso passa sopra "casun", l'altro sentiero (che si perde, come detto, dopo un secchereccio e un paio di radure) passa sotto "casun"
Ciao, conosco molto bene la località Caldaia, esiste eccome (disponibile a fare da guida sino alla frazione), da li partono diversi sentieri che conducono all'alta via, a Noci e alla frazione Fogliarino, balzata di recente alle cronache per via di un pazzo che con una ruspa ha aperto una strada nel bosco allargando un sentiero, passando vicino ad una presa dell'acquedotto (http://www.primocanale.it/notizie/ricav ... 16591.html" onclick="window.open(this.href);return false; ) Ciao e complimenti per gli approfondimenti e documenti preziosi.
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Mi era sfuggito questo post.
Molto interessante, bravo Immt. E' da tempo che mi ripropongo di trovare il passaggio tra Davagna-Sella-Moranego e la Valle Scrivia e queste info sono preziose.
ciao
Molto interessante, bravo Immt. E' da tempo che mi ripropongo di trovare il passaggio tra Davagna-Sella-Moranego e la Valle Scrivia e queste info sono preziose.
ciao
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
un "locale" mi ha detto che si chiama "caldari" e non "caldaia"... è così??? ciao!Nicola Porcile wrote:lmmt wrote:"Risalii ancora per il bosco, molto ripido, e raggiunsi quasi per caso una mulattiera, che mi condusse al passaggio sopra descritto (quello sotto al monte Dragonata)."
questa frase è sbagliata, il "passaggio" complicato (l'accesso alla mulattiera che le carte sostengono passi da Casun) non è "sopra descritto", ma descritto di seguito
ciao che lavoro! a beneficio della tua carta ti posso dire che, che io sappia, né canelli né caldaia esistono, ma esistono busco, poggio (correto il passaggio sulla tua cartina, che evidenzia il bypass della strada asfaltata) e caldari.
per il resto, la mulattiera che segni tu (da sotto il monte dragonata attraverso casun, la sella e busco) non la trovo e temo sia persa o chissà cosa. la mulattiera che ho percorso passa sopra "casun", l'altro sentiero (che si perde, come detto, dopo un secchereccio e un paio di radure) passa sotto "casun"
Ciao, conosco molto bene la località Caldaia, esiste eccome (disponibile a fare da guida sino alla frazione), da li partono diversi sentieri che conducono all'alta via, a Noci e alla frazione Fogliarino, balzata di recente alle cronache per via di un pazzo che con una ruspa ha aperto una strada nel bosco allargando un sentiero, passando vicino ad una presa dell'acquedotto (http://www.primocanale.it/notizie/ricav ... 16591.html" onclick="window.open(this.href);return false; ) Ciao e complimenti per gli approfondimenti e documenti preziosi.
- skeno
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Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Oggi con Sara e la cagnolina Lella abbiamo percorso il sentiero precisamente descritto da Immt fino alla sella fra Camponevoso e Noci, per poi proseguire sul quadrato giallo fino al Bano e tornare poi a Montoggio sul triangolo giallo.
Il sentiero da Bromia alla sella - via Straxo - è molto bello, orientamento non banale ma seguendo pedissequamente il post di Immt si riesce a raccapezzarsi.
Segnalo solo due variazioni.
1. Alla partenza il ponte in cemento è stato.spazzato dall'alluvione. Occorre scendere 100 metri lungo il Laccio, guadare su una passerella in legno, ritornare all'altezza del ponte crollato (ci si arrangia fra greto e bosco) per ritrovare la traccia indicata.
2. Dopo Straxo qualche segno bianco (pallini e frecce) aiuta la salita fino al crinale. In un punto i segni si biforcano (sono sia a.destra che a sinistra): prendere a sinistra.
Ciao
Skeno
Il sentiero da Bromia alla sella - via Straxo - è molto bello, orientamento non banale ma seguendo pedissequamente il post di Immt si riesce a raccapezzarsi.
Segnalo solo due variazioni.
1. Alla partenza il ponte in cemento è stato.spazzato dall'alluvione. Occorre scendere 100 metri lungo il Laccio, guadare su una passerella in legno, ritornare all'altezza del ponte crollato (ci si arrangia fra greto e bosco) per ritrovare la traccia indicata.
2. Dopo Straxo qualche segno bianco (pallini e frecce) aiuta la salita fino al crinale. In un punto i segni si biforcano (sono sia a.destra che a sinistra): prendere a sinistra.
Ciao
Skeno
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Ciao Roberto, grazie per questo aggiornamento.
Sono in contatto con i Camminatori Coop che volevano creare il "sentiero della Resistenza" fino a Campoveneroso e si erano fermati dopo il crollo del ponte. Secondo te sarebbe ancora possibile farlo (tieni conto che loro fanno solo itinerari percorribili senza problemi da gente anche anziana come possono essere i soci Coop, e già il problema guado li aveva fermati) nel senso che il tratto da risalire lungo la sponda destra è in qualche maniera allargabile oppure che sarà sempre inevitabile "arrangiarsi" come hai scritto, il che è già un ostacolo secondo i loro criteri?
E ancora: basterebbe una buona squadra con decespugliatori e motoseghe per ripulire la traccia verso Campoveneroso oppure sarebbe troppo impegnativo? Colo Comune di Montoggio e un altro gruppo locale si pensava di segnalare il sentiero Teitin-Montoggio via Ciappae e i Camminatori Coop nominare esso "sentiero della Resistenza" visto che si allaccia col quadrato giallo, da cui si potrebbe fare una breve traccia pulita per raggiungere Campoveneroso dall'alto.
Già che ci sono ti chiedo notizie dello stato del sentiero quadrato giallo, in particolare sulla stabilità e la visibilità dei pali dopo casa Teitin e sul cartello di vetta.
Triangolo giallo: a parte la zona della frana in cui si taglia il tornante, com'è la situazione sotto? Tracce di inizio lavori per le briglie sul rio Carpi?
Grazie e ciao
Sono in contatto con i Camminatori Coop che volevano creare il "sentiero della Resistenza" fino a Campoveneroso e si erano fermati dopo il crollo del ponte. Secondo te sarebbe ancora possibile farlo (tieni conto che loro fanno solo itinerari percorribili senza problemi da gente anche anziana come possono essere i soci Coop, e già il problema guado li aveva fermati) nel senso che il tratto da risalire lungo la sponda destra è in qualche maniera allargabile oppure che sarà sempre inevitabile "arrangiarsi" come hai scritto, il che è già un ostacolo secondo i loro criteri?
E ancora: basterebbe una buona squadra con decespugliatori e motoseghe per ripulire la traccia verso Campoveneroso oppure sarebbe troppo impegnativo? Colo Comune di Montoggio e un altro gruppo locale si pensava di segnalare il sentiero Teitin-Montoggio via Ciappae e i Camminatori Coop nominare esso "sentiero della Resistenza" visto che si allaccia col quadrato giallo, da cui si potrebbe fare una breve traccia pulita per raggiungere Campoveneroso dall'alto.
Già che ci sono ti chiedo notizie dello stato del sentiero quadrato giallo, in particolare sulla stabilità e la visibilità dei pali dopo casa Teitin e sul cartello di vetta.
Triangolo giallo: a parte la zona della frana in cui si taglia il tornante, com'è la situazione sotto? Tracce di inizio lavori per le briglie sul rio Carpi?
Grazie e ciao
pace e bene
- skeno
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Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Dunque...
Il guado non è problematico in periodi normali e ora in particolare col Laccio praticamente secco, ma ovviamente il discorso cambia se si rimettesse a piovere normalmente. In un normale autunno ligure il guado sulla lo vedo problematico, la passerella non so quanto può durare.
Nessun problema invece a risalire nel bosco (al massimo ci sono da scavare 3-4 gradini) e tracciare i 100metri fino al vecchio ponte.
Il sentiero che passa da Straxo e va a "Campegnousu" è già ora perfettamente pulito, sarebbe sufficiente segnarlo.
La prossima volta proverò la mulattiera principale sul versante ovest di Monte Acuto.
Sentiero giallo: tutto ok, pali a posto e segni visibili, palo in vetta a posto.
Unica cosa da segnalare: stanno comparendo cartellini bianco.rossi del CAI Ule che segnano.un fantomatico sentiero "Giorgio.Governa" fra la sella di Noci e il bivio per monte Bano dopo Teitin (il tratto fatto da noi).
Ciao
Skeno
Il guado non è problematico in periodi normali e ora in particolare col Laccio praticamente secco, ma ovviamente il discorso cambia se si rimettesse a piovere normalmente. In un normale autunno ligure il guado sulla lo vedo problematico, la passerella non so quanto può durare.
Nessun problema invece a risalire nel bosco (al massimo ci sono da scavare 3-4 gradini) e tracciare i 100metri fino al vecchio ponte.
Il sentiero che passa da Straxo e va a "Campegnousu" è già ora perfettamente pulito, sarebbe sufficiente segnarlo.
La prossima volta proverò la mulattiera principale sul versante ovest di Monte Acuto.
Sentiero giallo: tutto ok, pali a posto e segni visibili, palo in vetta a posto.
Unica cosa da segnalare: stanno comparendo cartellini bianco.rossi del CAI Ule che segnano.un fantomatico sentiero "Giorgio.Governa" fra la sella di Noci e il bivio per monte Bano dopo Teitin (il tratto fatto da noi).
Ciao
Skeno
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Il sentiero "Giorgio Governa" dovrebbe essere un intinerario per MTB con percorso Molassana, acquedotto storico, Ponte di Cavassolo, Capenardo, Passo del Fuoco, Noci, Case Teitin, Brugosecco, Caiasca, Diga Val Noci, strada provinciale Creto-Montoggio, Sanguineto, Gola di Sisa, San Martino di Struppa, acquedotto storico, Molassana.
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
E dove passano le bici passano anche gli uomini. Un comtributo in più a tenere puliti i sentieri
pace e bene
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Buongiorno a tutti. Riapro questa discussione per aggiornare circa la situazione del sentiero che sale a Salice e poi prosegue per Campoveneroso. L'ho fatto un paio di giorni fa insieme a Lmmt nel quadro delle verifiche sul terreno per preparare la tracciatura del nuovo sentiero Quotazero 7, il Morasco-Feto-Noci-Pian di Lago-Sella Est Alpesisa-Monte Lago di cui poi riferirò in un nuovo topic.
Intanto c'è da dire che per accedervi occorre partire da Bromia, sul sentiero Qz6, superare il guado del Rio Grande, salire la passerella e, dopo una ventina di metri, andare in direzione opposta rispetto a quanto indica la freccia per Campoveneroso. Infatti anche la passerella di legno citata da Skeno per superare il Laccio, laddove c'era il Ponte delle corde, è sparita, il guado non è facile per via dell'acqua alta e la vegetazione ha preso possesso della sponda opposta così come delle immediate vicinanze. Fate così: dal bivio di cui vi ho detto andate dritti a sinistra fino a scorgere quel che resta dell'imbocco del Ponte delle corde; puntate a un piccolo rudere in pietra, superatelo a sinistra e salite a destra sul costone, trovando quasi subito la mulattiera che, appunto, partiva dallo sbocco del Ponte delle corde e ora è pressoché scomparsa tra franette e arbusti, Da lì in avanti, invece, è perfettamente individuabile e la si segue senza problemi sino alla meta.
Sulle mappe di Giorgio Mazzarello è indicato un ponticello; anch'esso non esiste più, in pratica si è trasformato in un guado, adagiandosi sui pietroni che sono scesi dall'alto del rio. Il passaggio è assolutamente semplice, come potete vedere in questa foto
Da lì in avanti tutto facile, a parte due mini cedimenti della traccia, che risale senza strappi contornando il fianco settentrionale del Monte Acuto fino ad arrivare in vista delle case di Salice (Straxo) Con Lorenzo e Joey sono entrato nella prima, quella più imponente, di quattro piani, ancora ben conservata essendo stata rinforzata con putrelle (lo racconta Fezzardi in "Monte Bano molte storie") poco tempo prima dell'abbandono del paese, ormai una sessantina di anni fa. Naturalmente, essendo in parte caduto il tetto, gli interni sono un po' fatiscenti ma spazi e destinazioni d'uso sono ben comprensibili, dall'ampia stalla, alla cucina, alle camere da letto. Le altre case, poste sotto il sentiero, sono anche in questa stagione abbastanza "cinturate" dalla vegetazione.
A proposito di rovi, uscendo dal paese, si trova l'unico breve tratto dove, tra primavera ed estate, sarà difficile passare perché i rovi che scendono dal di là del muretto a secco lato monte saranno intricatissimi. Adesso si passa e, poco dopo, il sentiero quasi all'improvviso sembra perdersi. Qui, come vedete fare a Lmmt e Joey in realtà bruscamente si impenna: occorre svoltare a destra e risalire con decisione, su traccia non chiarissima ma comunque marcata, per una cinquantina di metri (qui ho trovato forse la superstite delle indicazioni a cui faceva riferimento Skeno), superando una quarantina di metri di dislivello, finché ci si ritrova su una fascia da dove, a sinistra, si individua di nuovo bene la mulattiera, che poi sale gradatamente verso Est, fino al bivio da cui, a destra, si arriva alla sella del Monte Acuto (procedendo a sinistra da lì ci si innesta sul sentiero Qz7 Bromia-Campoveneroso) e, più avanti, superato il costone e andando dritti in lieve discesa (non prendere a destra, cosa che parrebbe più invitante) si giunge alle case superiori di Campoveneroso (quelle con la lapide di Gildo Pensiero).
Per facilitare chi da Campoveneroso scendesse verso Salice ho dipinto, su pietre e alberi, alcune provvisorie frecce bianche con la scritta Salice (al contrario qualche C.N. indica la direzione opposta) nel punto in cui occorre andare bruscamente giù a destra. In definitiva, fatto salvo quanto già detto, l'itinerario è interessante, ben soleggiato e panoramico da Montemoro alle vette della dorsale Trebbia-Aveto, e quindi è adatto a un anello con partenza e arrivo a Bromia o naturalmente come parte finale delle tante "strade" che Quotazero sta realizzando in zona. Dal bivio subito dopo il Rio Grande a Salice sono 2 km di cammino, altri 700 metri per il bivio verso la sella del Monte Acuto, 3.600 totali a Campoveneroso (aggiungete il chilometro da Bromia al Rio Grande).
Intanto c'è da dire che per accedervi occorre partire da Bromia, sul sentiero Qz6, superare il guado del Rio Grande, salire la passerella e, dopo una ventina di metri, andare in direzione opposta rispetto a quanto indica la freccia per Campoveneroso. Infatti anche la passerella di legno citata da Skeno per superare il Laccio, laddove c'era il Ponte delle corde, è sparita, il guado non è facile per via dell'acqua alta e la vegetazione ha preso possesso della sponda opposta così come delle immediate vicinanze. Fate così: dal bivio di cui vi ho detto andate dritti a sinistra fino a scorgere quel che resta dell'imbocco del Ponte delle corde; puntate a un piccolo rudere in pietra, superatelo a sinistra e salite a destra sul costone, trovando quasi subito la mulattiera che, appunto, partiva dallo sbocco del Ponte delle corde e ora è pressoché scomparsa tra franette e arbusti, Da lì in avanti, invece, è perfettamente individuabile e la si segue senza problemi sino alla meta.
Sulle mappe di Giorgio Mazzarello è indicato un ponticello; anch'esso non esiste più, in pratica si è trasformato in un guado, adagiandosi sui pietroni che sono scesi dall'alto del rio. Il passaggio è assolutamente semplice, come potete vedere in questa foto
Da lì in avanti tutto facile, a parte due mini cedimenti della traccia, che risale senza strappi contornando il fianco settentrionale del Monte Acuto fino ad arrivare in vista delle case di Salice (Straxo) Con Lorenzo e Joey sono entrato nella prima, quella più imponente, di quattro piani, ancora ben conservata essendo stata rinforzata con putrelle (lo racconta Fezzardi in "Monte Bano molte storie") poco tempo prima dell'abbandono del paese, ormai una sessantina di anni fa. Naturalmente, essendo in parte caduto il tetto, gli interni sono un po' fatiscenti ma spazi e destinazioni d'uso sono ben comprensibili, dall'ampia stalla, alla cucina, alle camere da letto. Le altre case, poste sotto il sentiero, sono anche in questa stagione abbastanza "cinturate" dalla vegetazione.
A proposito di rovi, uscendo dal paese, si trova l'unico breve tratto dove, tra primavera ed estate, sarà difficile passare perché i rovi che scendono dal di là del muretto a secco lato monte saranno intricatissimi. Adesso si passa e, poco dopo, il sentiero quasi all'improvviso sembra perdersi. Qui, come vedete fare a Lmmt e Joey in realtà bruscamente si impenna: occorre svoltare a destra e risalire con decisione, su traccia non chiarissima ma comunque marcata, per una cinquantina di metri (qui ho trovato forse la superstite delle indicazioni a cui faceva riferimento Skeno), superando una quarantina di metri di dislivello, finché ci si ritrova su una fascia da dove, a sinistra, si individua di nuovo bene la mulattiera, che poi sale gradatamente verso Est, fino al bivio da cui, a destra, si arriva alla sella del Monte Acuto (procedendo a sinistra da lì ci si innesta sul sentiero Qz7 Bromia-Campoveneroso) e, più avanti, superato il costone e andando dritti in lieve discesa (non prendere a destra, cosa che parrebbe più invitante) si giunge alle case superiori di Campoveneroso (quelle con la lapide di Gildo Pensiero).
Per facilitare chi da Campoveneroso scendesse verso Salice ho dipinto, su pietre e alberi, alcune provvisorie frecce bianche con la scritta Salice (al contrario qualche C.N. indica la direzione opposta) nel punto in cui occorre andare bruscamente giù a destra. In definitiva, fatto salvo quanto già detto, l'itinerario è interessante, ben soleggiato e panoramico da Montemoro alle vette della dorsale Trebbia-Aveto, e quindi è adatto a un anello con partenza e arrivo a Bromia o naturalmente come parte finale delle tante "strade" che Quotazero sta realizzando in zona. Dal bivio subito dopo il Rio Grande a Salice sono 2 km di cammino, altri 700 metri per il bivio verso la sella del Monte Acuto, 3.600 totali a Campoveneroso (aggiungete il chilometro da Bromia al Rio Grande).
Last edited by terralba on Fri Jan 31, 2020 17:39, edited 6 times in total.
pace e bene
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Bello e interessante, ma Salice o Straxo mi manca non ci sono mai andato, almeno per ora.
Da Bromia quanto tempo ci vuole ?
Da Bromia quanto tempo ci vuole ?
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Direi che in un'ora e un quarto abbondanti si giunge a Salice. Per allargare il tuo materiale sulla memoria dei paesi abbandonati vale la pena arrivarci, la grande casa visitabile dalla stalla al sottotetto merita (e lo dico da profano in materia).delorenzi wrote:Bello e interessante, ma Salice o Straxo mi manca non ci sono mai andato, almeno per ora.
Da Bromia quanto tempo ci vuole ?
pace e bene
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Nicola Porcile wrote:Ciao, conosco molto bene la località Caldaia, esiste eccome (disponibile a fare da guida sino alla frazione), da li partono diversi sentieri che conducono all'alta via, a Noci e alla frazione Fogliarino, balzata di recente alle cronache per via di un pazzo che con una ruspa ha aperto una strada nel bosco allargando un sentiero, passando vicino ad una presa dell'acquedotto (http://www.primocanale.it/notizie/ricav ... 16591.html" onclick="window.open(this.href);return false; ) Ciao e complimenti per gli approfondimenti e documenti preziosi.
Ciao a tutti, riesumo questo post (pieno di errori da parte mia: ad esempio, è Dragonat e non Dragonata diversamente da quanto ero convinto) per spezzare una lancia a favore del "pazzo" che l'utente Nicola Porcile definì tale, ormai otto anni fa. Effettivamente, questo signore, con un grosso escavatore, qualche anno fa ha aperto, senza evidentemente i permessi necessari, una strada che da casa sua, in frazione Fogliarini (territorio del Comune di Torriglia), doveva condurre al Poggio di Candini e allacciarsi dunque, lassù, alla strada asfaltata. Fogliarini è un paesino mai raggiunto dalla strada; anzi, c'è una traccia sale al paese dalle tubature del Brugneto, che si collega alla strada provinciale in corrispondenza della frazione Canelli, poco sopra le Fornaci di Laccio (ed è per quella via che, apparentemente, ha portato lassù l'escavatore); traccia tuttavia assolutamente interdetta al traffico privato. La strada che ha tracciato si ferma circa 500 metri prima del Poggio; è un'ampia strada sterrata, che sta andando in malora, siccome - dopo che la forestale l'ha "scoperta" - il lavoro si è fermato e praticamente nessuno la percorre. E' una strada costruita sì senza permessi (il signore in questione ne ha pagato -care- le conseguenze sotto l'aspetto legale), ma con criterio.
Ora, senza dubbio viviamo in un'epoca regolata da leggi e regole, per cui uno non può aprirsi una strada per i fatti suoi dove gli pare. Però, c'è un però grande così: queste persone, native in quel paese, proprietarie di case in quel paese, non so quante speranze avrebbero avuto di veder arrivare la strada a casa loro, se quella strada non era arrivata tra gli anni '60 e '70, cioè quando le strade raggiungevano gli ultimi paesini di montagna del nostro Appennino.
Tre chilometri di strada sterrata nel bosco, più altri tre di asfalto malandato per scendere alla strada provinciale (in località Ferriere di Laccio); insomma, non proprio un abuso edilizio in Riviera, ecco. Perciò, sicuramente ci sono queste leggi e queste regole, ma da qui a definire "pazzo" questo povero cristo che avrebbe voluto solamente raggiungere casa sua in fuoristrada, anziché a piedi, ce ne corre. Tanto più che la mulattiera che conduceva a Fogliarini, dalla provinciale in località Fornaci, è stata interrotta, e interrotta rimane tuttora, dall'alluvione del 2015 (?) che si è portata via il pontino che varcava il torrente, che oggi si dovrebbe varcare al guado: fattibile in periodo di siccità, pericoloso con l'acqua forte. Insomma: un pazzo, secondo il mio metro, è un'altra roba.
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Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Più passa il tempo e più penso che i pazzi siano spesso i legislatori...
Credo che basti l'esempio della Forestale (si chiama sempre così ora che è stata accorpata nei CC ?) che volendo può multare chi va a fare legna sul greto dei fiumi.
Certo una strada aperta di propria sponte è un po' un caso limite, ma può essere che il tipo avesse il tacito accordo dei proprietari dei boschi attraversati. Del resto se avesse provato a procedere legalmente...ciao bona...non avrebbe manco potuto accendere il Caterpillar...
Poi ci si lamenta dello spopolamento dei monti
Credo che basti l'esempio della Forestale (si chiama sempre così ora che è stata accorpata nei CC ?) che volendo può multare chi va a fare legna sul greto dei fiumi.
Certo una strada aperta di propria sponte è un po' un caso limite, ma può essere che il tipo avesse il tacito accordo dei proprietari dei boschi attraversati. Del resto se avesse provato a procedere legalmente...ciao bona...non avrebbe manco potuto accendere il Caterpillar...
Poi ci si lamenta dello spopolamento dei monti
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Buongiorno, doveroso aggiornamento con un po' di ritardo rispetto alla realizzazione del sentiero 8 Quotazero Rio Grande-Monte Acuto, che trovate descritto qui: viewtopic.php?f=15&t=16627" onclick="window.open(this.href);return false;terralba wrote:Buongiorno a tutti. Riapro questa discussione per aggiornare circa la situazione del sentiero che sale a Salice e poi prosegue per Campoveneroso. L'ho fatto un paio di giorni fa insieme a Lmmt nel quadro delle verifiche sul terreno per preparare la tracciatura del nuovo sentiero Quotazero 7, il Morasco-Feto-Noci-Pian di Lago-Sella Est Alpesisa-Monte Lago di cui poi riferirò in un nuovo topic.
Intanto c'è da dire che per accedervi occorre partire da Bromia, sul sentiero Qz6, superare il guado del Rio Grande, salire la passerella e, dopo una ventina di metri, andare in direzione opposta rispetto a quanto indica la freccia per Campoveneroso. Infatti anche la passerella di legno citata da Skeno per superare il Laccio, laddove c'era il Ponte delle corde, è sparita, il guado non è facile per via dell'acqua alta e la vegetazione ha preso possesso della sponda opposta così come delle immediate vicinanze. Fate così: dal bivio di cui vi ho detto andate dritti a sinistra fino a scorgere quel che resta dell'imbocco del Ponte delle corde; puntate a un piccolo rudere in pietra, superatelo a sinistra e salite a destra sul costone, trovando quasi subito la mulattiera che, appunto, partiva dallo sbocco del Ponte delle corde e ora è pressoché scomparsa tra franette e arbusti, Da lì in avanti, invece, è perfettamente individuabile e la si segue senza problemi sino alla meta.
Sulle mappe di Giorgio Mazzarello è indicato un ponticello; anch'esso non esiste più, in pratica si è trasformato in un guado, adagiandosi sui pietroni che sono scesi dall'alto del rio. Il passaggio è assolutamente semplice, come potete vedere in questa foto
Da lì in avanti tutto facile, a parte due mini cedimenti della traccia, che risale senza strappi contornando il fianco settentrionale del Monte Acuto fino ad arrivare in vista delle case di Salice (Straxo) Con Lorenzo e Joey sono entrato nella prima, quella più imponente, di quattro piani, ancora ben conservata essendo stata rinforzata con putrelle (lo racconta Fezzardi in "Monte Bano molte storie") poco tempo prima dell'abbandono del paese, ormai una sessantina di anni fa. Naturalmente, essendo in parte caduto il tetto, gli interni sono un po' fatiscenti ma spazi e destinazioni d'uso sono ben comprensibili, dall'ampia stalla, alla cucina, alle camere da letto. Le altre case, poste sotto il sentiero, sono anche in questa stagione abbastanza "cinturate" dalla vegetazione.
A proposito di rovi, uscendo dal paese, si trova l'unico breve tratto dove, tra primavera ed estate, sarà difficile passare perché i rovi che scendono dal di là del muretto a secco lato monte saranno intricatissimi. Adesso si passa e, poco dopo, il sentiero quasi all'improvviso sembra perdersi. Qui, come vedete fare a Lmmt e Joey in realtà bruscamente si impenna: occorre svoltare a destra e risalire con decisione, su traccia non chiarissima ma comunque marcata, per una cinquantina di metri (qui ho trovato forse la superstite delle indicazioni a cui faceva riferimento Skeno), superando una quarantina di metri di dislivello, finché ci si ritrova su una fascia da dove, a sinistra, si individua di nuovo bene la mulattiera, che poi sale gradatamente verso Est, fino al bivio da cui, a destra, si arriva alla sella del Monte Acuto (procedendo a sinistra da lì ci si innesta sul sentiero Qz7 Bromia-Campoveneroso) e, più avanti, superato il costone e andando dritti in lieve discesa (non prendere a destra, cosa che parrebbe più invitante) si giunge alle case superiori di Campoveneroso (quelle con la lapide di Gildo Pensiero).
Per facilitare chi da Campoveneroso scendesse verso Salice ho dipinto, su pietre e alberi, alcune provvisorie frecce bianche con la scritta Salice (al contrario qualche C.N. indica la direzione opposta) nel punto in cui occorre andare bruscamente giù a destra. In definitiva, fatto salvo quanto già detto, l'itinerario è interessante, ben soleggiato e panoramico da Montemoro alle vette della dorsale Trebbia-Aveto, e quindi è adatto a un anello con partenza e arrivo a Bromia o naturalmente come parte finale delle tante "strade" che Quotazero sta realizzando in zona. Dal bivio subito dopo il Rio Grande a Salice sono 2 km di cammino, altri 700 metri per il bivio verso la sella del Monte Acuto, 3.600 totali a Campoveneroso (aggiungete il chilometro da Bromia al Rio Grande).
pace e bene
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Buongiorno a tutti. Abbiamo iniziato il lavoro di realizzazione del nuovo sentiero Quotazero numero 10, su un itinerario che tocca luoghi più volte citati in questo topic. Porterà da Morasco al Monte Dragonat via Buse', Chiappa, Reosi e Busco e contiamo di concludere (ripulitura, taglio, segnatura) entro la primavera. Verrà aperto un topic dedicato. Gambe in spalla.
pace e bene
Re: Il giro dei caprioli - tra Campoveneroso e la Dragonata
Quotazero al lavoro. Completata la prima passata dei fondali bianchi su cui metteremo il pittogramma dedicato del sentiero numero 10. Dove siamo?
pace e bene