Via "Il Pilastrino" allo Scoglio dell'Avetta

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Cenere
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Via "Il Pilastrino" allo Scoglio dell'Avetta

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"IL PILASTRINO"
Oliverio, Radin, Rancati 2007
Difficoltà: IV (solo alcuni passi)
Sviluppo: 70 mt.
Esposizione: sud
Materiale necessario: usuale da roccia, friend e nut, cordini per le soste, casco

“Il Pilastrino” è una via tecnicamente molto semplice, che presenta tre passi di IV grado al massimo, mantenendosi per il resto sul III. Mai particolarmente esposta, ha una linea diretta che è difficile smarrire.
Tuttavia, essendo stata aperta dal basso con protezioni rimovibili, non è attrezzata e presuppone l’uso di friend, in particolare, ma anche qualche nut e alcuni cordini per le soste.
Composta da buona e articolata quarzite, ben si adatta a chi vuole iniziare a sperimentare un’ascensione in stile classico senza assumersi particolari rischi. La conformazione della roccia, la ridotta lunghezza dell’itinerario e le difficoltà mai impegnative, infatti, lasciano aperte numerose e intercambiabili possibilità di ancoraggio.
Alla prima sosta una via di fuga naturale permette senza rischi di interrompere l’ascensione, immettendo nel canale a destra della via, da cui, tramite bosco e sterpaglie è possibile comunque raggiungere la cima.

L'avvicnamento è il medesimo della Rocca dell'Aia: Loano, Verzi, piazzale di Castagnabanca. Seguire poi il sentiero segnalato con pallino rosso pieno. Percorrerlo, inizialmente nel bosco e poi a mezza costa lungo una spalla erbosa e terrosa. Da qui è già visibile la Rocca dell’Aia e, prima, il sasso spezzato su cui è tracciata la via in questione.
Quando il sentiero rientra nel bosco e poco dopo presenta un bivio, seguire la traccia più bassa, sulla sinistra. Percorrerla per circa cento metri, fino a scorgere a sinistra fra gli alberi, la cima della struttura.
Abbandonare il sentiero piegando a sinistra e scendendo in un avvallamento che sembra essere il letto di un ruscello secco. Risalirlo fin quando, sulla sponda sinistra, si scorge una radura terrosa, nascosta nel bosco e adiacente a una paretina rocciosa. Questo è il punto di riferimento, ove si sbucherà anche al termine della discesa dopo aver effettuato la via.
Per raggiungere l’attacco occorre ora scendere a destra verso il fondo della valle, tramite una ripida traccia terrosa che costeggia la struttura, segnalata sporadicamente da qualche ometto. Arrivati al fondo valle, percorso da un ruscello, ci si tiene a sinistra e, sempre su traccia, si costeggia la base della struttura.
Un ulteriore ometto segnala l’attacco della via, indicato anche da un chiodo sulla paretina a sinistra e dalla scritta “Pilastrino” graffiata sulla roccia ma probabilmente ormai slavata.

* Primo tiro, 30 mt, 1 chiodo
Rimontare il primo muretto (5mt., III, un chiodo integrabile con friend) servendosi, oltre che delle maniglie verticali offerte dalla fessura centrale, anche delle tacche e dei piccoli spuntoni ai lati di essa.
Superato il muretto verticale la roccia si abbatte per mezzo metro, creando una sorta di pianerottolo, cui segue una placchetta piuttosto compatta. Tuttavia, alla base di essa, sotto le lame orizzontali da cui prende inizio, nel centro, vi è un buco nascosto, ove è agevole piazzare un friend 0.3. Risalire la placchetta (5 mt., III con un passo di IV) sfruttando le piccole tacche orizzontali che la percorrono: al termine è possibile proteggersi ponendo un friend nello sperone fessurato a destra, oppure un cordino attorno all’alberello sulla sinistra.
Spostarsi poi lievemente a sinistra, su grossi appoggi, e prendere a rimontare l’evidente pilastro roccioso che, dal chiuso della vegetazione, si innalza dritto fino alla prima sosta. La parte iniziale del pilastro è piuttosto verticale, ma molto articolata e per nulla difficile (10 mt., III, ampie possibilità di piazzare friend o nut). La seconda parte è invece del tutto elementare, a gradoni e nette maniglie (10 mt., II, ampie possibilità di piazzare friend o nut).
Sostare (con codino o fettuccia) su un solido spuntone in prossimità di un pianerottolo alla base di uno strapiombino. Per chi volesse vi è anche la possibilità di ampliare i punti di ancoraggio, servendosi di una clessidra nascosta, a destra dello spuntone, che tuttavia non lascia dubbi quanto alla propria solidità.
A destra del pianerottolo, uno scivolo roccioso di circa due metri, permette, camminando, di raggiungere un canale laterale e guadagnare così la via di fuga.

* Secondo tiro, 30 metri, 1 chiodo
Si supera lo strapiombino che, per quanto ben manigliato, obbliga a movimenti piuttosto scomodi (2 mt., passo di IV, un chiodo). All’uscita dello strapiombino è posto un chiodo, non visibile dalla sosta, ma è comunque possibile proteggersi anche ponendo un friend nella fessura centrale o un nut alla fine di essa.
Usciti dalla strapiombino un tratto quasi orizzontale (3 mt. I) permette di riprendere fiato e attaccare, successivamente, l’ulteriore tratto di pilastro, lievemente a sinistra, composto da blocchi e lame verticali fra cui è agevole porre friend e trovare appigli e appoggi. In questo tratto, tuttavia, l’esposizione è maggiore rispetto al primo tiro (10 mt., III).
Il pilastro si accosta poi, sulla sinistra, ad una parete, creando un diedro molto appoggiato (5 mt. III). Percorrerlo fino a quando un insieme di lame e spuntoni strapiombanti lo chiude, offrendo però possibilità di proteggersi con friends e nut grandi, che consentono di affrontare in sicurezza la successiva ed ultima difficoltà della via.
Uscire dal diedro rimontando la parete verticale sinistra, sfruttando eventualmente in opposizione le lame che lo chiudono frontalmente (3 mt, passo di IV). Al sommo della parete vi sono discreti appigli che consentono di uscire e portarsi su un pianerottolo.
Dal pianerottolo proseguire senza difficoltà, inoltrandosi nell’articolato sistema di spuntoni che si para di fronte: sceglierne uno per sostare (con cordino o fettuccia).

* Tratto terminale, 10 mt.
A questo punto le difficoltà sono finite e, volendo, è possibile slegarsi. Occorre proseguire verso la cima, lasciando alle spalle gli spuntoni e raggiungendo l’ultima elementare placca prima della vetta. Questa placca si sale senza difficoltà, sia perché assai appoggiata, sia perché molto articolata e per nulla esposta a rischi. La cima di questa parte della struttura è costituita da un ampio piazzale roccioso: non sono presenti né croci né ometti né libro firme. E’ però molto comodo per prendere il sole.

* Discesa
Dando le spalle al punto di provenienza della via, raggiungere il bordo opposto della piazzola sommitale, tenendosi a sinistra, e discendere con qualche salto (1 mt.) facilmente “disarrampicabile” fino al livello inferiore, con terra e alberi. Girare a sinistra e seguire una lingua di terra che, disturbata da molti arbusti e alberelli, porta di nuovo, fra saltini e brevi rampe, alla radura di riferimento, citata prima.
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