Vivaldi ce l'ha fatta: le 4 Stagioni in punta all'Argentera!

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Vivaldi
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Vivaldi ce l'ha fatta: le 4 Stagioni in punta all'Argentera!

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Titolo del racconto: SULLE ORME DEL VECCHO SIGIO: UNA LUNGA CAVALCATA TRA ROCCIA, CIELO E NUVOLE

Alla fine anche il tetto delle marittime capitolò… mea culpa nell’averlo scalato con un primo di cordata davvero forte, che ha fatto da trascinatore!!
Giornata però bellissima e di soddisfazione: finalmente vinti l’Argentera e il suo antipatico passaggio del gatto, gli ultimi passi sono stati un’emozione da 4000!
La mattina, però, la maledizione dell’Argentera si è fatta sentire fin da subito!! In ritardissimo, con le chiavi di riserva della macchina perché le mie non le avevo trovate, ho bocciato la macchina del mio babbo uscendo dal cortile! Sacramento, cara Sud dell’Argentera, quanto mi costi!!

Con il cuore un po’ più pesante, raggiungo il mio compagno e partiamo alla volta del Gias delle Mosche. Alle ore 7,30 già camminiamo di buona lena verso il Remondino; il tempo è buono nonostante le fitte, ma innocue, nebbie che coprono la testa di Bresses, la Nasta, la Madre di Dio e l’Argentera.
Non potrò dare molti estremi temporali perché abbiamo volutamente lasciato in macchina l’orologio, la relazione e ogni altro ammennicolo, nulla vogliamo che ci distragga in questa scalata, le nostre mani devono stringere solo pietre, la nostra mente deve solo pensare all’equilibrio!
Penso, comunque, che dopo circa tre ore si sia arrivati all’attacco. La giornata era ancora stabile, ma nebbiosa, a tratti anche un po’ freddina!!
Al Colletto Freshfield, comunque, ci imbraghiamo e leghiamo, appendiamo ai porta-metriale qualche moschettone, 4 rinvii e ci mettiamo a tracolla una moltitudine di fettucce, per sicurezza abbiamo anche un T-bloc. Ai piedi rimaniamo con gli scarponi!
Dal colletto iniziamo subito a salire per bellissime e facili placconate puntando verso un’evidente placca rossiccia… sfruttiamo i punti di debolezza del crestone, e dopo una quarantina di metri, ci infiliamo in un poco evidente diedro. Non so lo sviluppo reale della Cresta Sigismondi, sta però di fatto che è vergine: in tutta la via soltanto due chiodi.

Dopo le placche raggiungiamo una facile cresta, che, in breve, ci porta sulla Cima Purtsheller dove facciamo una piccola pausa. Finora nulla di rilevante da segnalare, la via sale senza particolari impennate della difficoltà e arriva in fretta alla prima vetta. Il materiale impiegato si limita ad una fettuccia sulle placche, per il resto ci si arrangia bene su spuntoni, l’esposizione è minima.

Dalla Purtsheller il panorama comincia già ad essere spettacolare: le nuvole sono in diradamento e la vista si spinge fino alla Valle Maira.
Ripartiamo sempre su cresta e, dopo alcune decine di metri sempre veramente abbordabili, con ottimi appigli e scarsa esposizione, arriviamo ad un punto, poco prima dell’impennata che adduce alla Genova, dove la cresta si fa grandiosamente aerea ed affilata! Attacchiamo subito gli spuntoncini di solida roccia con crescente entusiasmo; mi trovo ad esclamare di gioia per la sicurezza e la compattezza degli appigli! Davvero una cresta da manuale, il prototipo della cresta, l’ideale! Che gioia! Che cavalcata tra nuvole e cielo! È in questi momenti che si provano la vera sorpresa, la vera gioia, la vera pienezza nella solitudine… è in questi momenti che si capisce a cosa serve l’alpinismo, che si capisce perché.
Dopo la “cresta da manuale”, arriviamo alla paretina finale della Genova, che vinciamo con facilità.
Materiale usato: una o due fettucce; ci si protegge bene con spuntoni.
Dalla Genova sono ben visibili le doppie di fuga sul passo dei detriti e, poco oltre, sulla cengia: sono doppie su due saldi chiodi; vi consiglio di portare cordoni da abbandono per integrare quelli in loco prima di un’eventuale calata.

Dalla Genova si vede bene il resto della cresta: questa tende a farsi più affilata e ardita. Si comincia anche a vedere sotto i piedi la cengia con il sottostante grande anfiteatro della Balconera e un baratro concavo e profondo di rocce rosse e bianche. Sotto i detriti basali si può ancora vedere del ghiaccio fossile, ricordo dell’antico glacionevato dell’Argentera. Per un tratto lungo all’incirca una cinquantina di metri la roccia peggiora un pochino, passando da ottima a buona. Si passa sotto un caratteristico masso pericolante: non ci si può sbagliare, perché sembra veramente attaccato alla cresta per miracolo.
Dalla cima Genova in poi è estremamente importante fare attenzione a non smuovere pietre, poiché queste cadrebbero direttamente sulla sottostante cengia (e non penso sia particolarmente piacevole confrontarsi con una scarica di rocce soprattutto sulla cengia dell’Argentera!).
Attaccato a quella serie di innumerevoli spuntoni, mi fermavo spesso a guardare la cengia, cercando di individuare il famigerato passaggio del gatto. Perdonate la stranezza, ma a me dava più apprensione la cengia che gli spuntoni aerei ed esili che mi aspettavano poco oltre.

Superato il masso pericolante, si continua ancora per qualche decina di metri fino a quando la cresta non oppone dei passaggi veramente ostici (poco prima dell’impennata che adduce alla Spalla). Attenzione!! Questo è un punto veramente importante. Quei passaggi ostici NON BISOGNA affrontarli o, al limite, bisogna farlo per circa 4 metri: sul lato “normale dell’Argentera”, infatti, è ben visibile una cengetta abbastanza invitante che, con un passo aggettante all’inizio, conduce, dopo qualche decina di metri, ad un evidente canale che riporta in cresta (questa cengetta, sebbene fosse poco marcata, un po’ aggettante e molto più esposta, mi ha dato meno fastidio del passaggio del gatto!).
Ritornati in cresta, si vede ormai distintamente la croce di vetta della Sud; le difficoltà si fanno progressivamente più contenute, diventando paragonabili a quelle che oppone la cima Purtsheller. La croce nera si staglia nel cielo azzurro e viene raggiunta con qualche passo di divertente ginnastica.

Anche il tetto delle Marittime, così, ha finito col capitolare!!

Arrivati sulla vetta, ci accorgeremo poi che avevamo accumulato un buco temporale di circa 2 ore: pensavamo, infatti, che fossero le 13:00, invece, fatti i dovuti calcoli, saranno state almeno le 15:00!
Sulla punta si stava in modo incantevole: il sole era caldo e l’occhio si spingeva fino alla Corsica. Finalmente re sulla regina delle mie montagne!!
Se il mio compagno è un bravo alpinista io, modestamente, sono un geografo migliore: dall’Argentera ho cominciato a enumerare tutte le punte della mia terra: l’Oriol, la Ciamberline, il Carbonè, l’Agnel, Clapier Maledia Gelas fino alla Paganini.

Così, felicemente, venne l’ora della discesa. Allora: il canale non ha nessunissima difficoltà, anzi, vi si trovano degli splendidi passaggi a espansione, non dico che la corda fissa inutile, ma quasi. A proposito: ho visto il bel By-pass di Geomarco!
La cengia è simpatica fino al passaggio del gatto, obiettivamente poco esposta e lineare. E infine arriva il passaggio del gatto: come ho già detto, l’ho fatto da legato e l’ho provato sia nel senso di discesa che nel senso di salita. L’unica questione è avere il coraggio di sporgersi e mettere i piedi sulla placca sottostante e questo è contro i miei principi, poiché, quando c’è esposizione, tendo forse come tutti a schiacciarmi il più vicino possibile alla parete. Facendo in questo modo il passaggio del gatto non si passa e diventa pericoloso. Rimane pur sempre un passaggio antipatico: preferisco cento volte di più lo spazio e l’esposozione totale della cresta piuttosto che lo spazio angusto di quel passaggio!

Si raggiunsero i detriti e poi di corsa verso la macchina; alle 20:00 ero a casa: la lotta contro l’alpe ha avuto i suoi vincitori!

Bello lungo, come piace ai quotazerini; chi finisce di leggerlo ha già un piede sulla vetta dell’Argentera!!
A. Vivaldi :-({|=
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Alec
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Post by Alec »

bravo

la cresta sigismondi è veramente bella

una volta fatta quella, hai visto che la normale ti è sembrata una passeggiata?
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.

Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
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Post by bade »

Bel racconto :!: :D

Non ho mai fatto la Sigismondi e leggere il tuo racconto mi ha fatto venire molta voglia! :wink:
In pratica l'avete fatta tutta di conserva...e ci avete messo un 5 ore, giusto? :?:

Sul passaggio del gatto...proprio non lo digerisci ! :D
comunque alla fine hai avuto la meglio.. :smt023
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Vivaldi
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Post by Vivaldi »

bade wrote:Bel racconto :!: :D

Non ho mai fatto la Sigismondi e leggere il tuo racconto mi ha fatto venire molta voglia! :wink:
In pratica l'avete fatta tutta di conserva...e ci avete messo un 5 ore, giusto? :?:

Sul passaggio del gatto...proprio non lo digerisci ! :D
comunque alla fine hai avuto la meglio.. :smt023
Esatto... tutta di conserva più qualche tiretto nei punti più difficili... bisogna darsi abbastanza da fare per non uscire a notte!!
A. Vivaldi :-({|=
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Post by bade »

...grazie delle informazioni! :wink:
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