Brec de Chambeyron
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- Brun Rusan
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Ho salito il Brec almeno 3-4 volte (sempre senza neve) e ricordo di aver salito la ormai famosa placca:Alefoto wrote:Ho visto 3 capi cordata in azione con tre stili diversi. Il premio 'eleganza' va' ad un signore francese piuttosto avanti con l'eta (complimenti) che l'ha percorsa col piede destro sul bordo della placca e il sinistro dall'altra parte della fessura.
Il premio 'ingegno' va' all'altro capocordata del nostro gruppo che ha inventato una protezione (psicologica) messa all'interno della fessura di sinistra per riviare la corda.
Il premio 'non c'e problema' al mio capocordata che ha fatto il bordo a cavalcioni fino al punto chiave superato poi con la forza di venti braccia.
Le cose certe sono: buone soste prima e dopo, placca liscia marmorea, nesusn appiglio a parte una unica micro tacca per i piedi ma che non bast
- la prima volta in opposizione (ma ormai il bordo della fessura è molto levigato dai passaggi e con gli scarpini in aderenza non è facile)
- le successive volte, in modo molto poco ortodosso ma efficace, a cavalcioni sullo spigolo e tirandomi su di braccia...
Sembra, e me l'ha confermato Andrea Parodi, che ai tempi che furono nella fessura ci fosse un masso incastrato
che serviva per assicurarsi e, soprattutto, tirarsi su afferrandolo.
Quando dicevo che la placca è poco esposta,
intendevo dire, che una eventuale caduta si fermerebbe alla sua base
(anche se per questo non è meno pericolosa...)
Il camino successivo, non semplice senza neve, si evita sulla paretina alla sua destra,
quasi verticale e molto bella, con molti appigli seppur delicati.
Per chi dice che ormai ci sono diversi chiodi e quindi tanto vale metterne altri,
faccio notare che quelli che ci sono ora servono esclusivamente per la discesa.
Se per ferragosto non consegno tutti i denti faro' i vostri nomi
Questa è per Alec che mi sembra sulla mia lunghezza d'onda (senza offendere nessuno , anzi ... )
Quste per gli amanti della placca (batterica)
Premio 'Eleganza' con 7-8 metri di volo annessi
Premio 'Ingegno'
Ormai si parla solo della placca a pochi metri dalla cima che se non sbaglio abbiamo superato in 6 (4 di noi piu' i 2 francesi) in nemmeno 10 minuti, senza considerare che ci si muove per almeno 6 ore in queste condizioni.
Qualcuno dirà 'Perche ci andate?' e noi (frequentatori di montagna a vari livelli) cominceremo a sfarfugliare qualcosa senza senso che colui che ascolta non capirà minimamente ma che noi conosciamo benissimo.
Adesso basta. Di questa gita ci sono molte foto molto piu' belle di quelle gia' uscite ma adesso non ho prprio tempo di pubblicarle. Mi faccio risentire
Questa è per Alec che mi sembra sulla mia lunghezza d'onda (senza offendere nessuno , anzi ... )
Quste per gli amanti della placca (batterica)
Premio 'Eleganza' con 7-8 metri di volo annessi
Premio 'Ingegno'
Ormai si parla solo della placca a pochi metri dalla cima che se non sbaglio abbiamo superato in 6 (4 di noi piu' i 2 francesi) in nemmeno 10 minuti, senza considerare che ci si muove per almeno 6 ore in queste condizioni.
Qualcuno dirà 'Perche ci andate?' e noi (frequentatori di montagna a vari livelli) cominceremo a sfarfugliare qualcosa senza senso che colui che ascolta non capirà minimamente ma che noi conosciamo benissimo.
Adesso basta. Di questa gita ci sono molte foto molto piu' belle di quelle gia' uscite ma adesso non ho prprio tempo di pubblicarle. Mi faccio risentire
Solo ora sono riuscito a pubblicare tutte le foto.
Clicca per vedere tutte le 59 foto della gita al Brec de Chambeyron
Lac des Neuf Couleurs
foto di Grazia
Clicca per vedere tutte le 59 foto della gita al Brec de Chambeyron
Lac des Neuf Couleurs
foto di Grazia
Re: Brec de Chambeyron
Ciao a tutti, sfogliando le vecchie pagine di questo bel topic ho visto che il mauvais pas a seconda delle condizioni non è propriamente un tirello banale. Il fatto che non sia proteggibile in nessun modo obbliga a salire per 6-7 metri in libera fino a raggiungere le soste superiori. Davvero bella la foto descrittiva della placca messa da Grafite, con il quale non mi trovo molto d’accordo sul fatto di mettere uno spit: La bellezza di quel passaggio sta proprio nella sua difficoltà. Si può salire a cavalcioni, con le scarpette alla Roger o, come aveva fatto Alec in presenza di neve, con i ramponi e penso che avendoli avuti anche noi saremmo riusciti a passare, la fenditura sulla sinistra può essere utilizzata come maniglia per salire in dulfer passando direttamente su placca. Non è andata così, il fattore psicologico nel nostro caso ha giocato un ruolo determinante, ma è stata una scelta giusta, forzare le cose senza la giusta sicurezza e convinzione sarebbe stato imprudente. A chi lo gradisce lascio comunque questa piacevole lettura.
Cronaca di un bel tentativo
Raggiungemmo il bivacco Barenghi col buio, sotto un cielo nero zeppo di stelle. Schamsi mi fece notare che si vedeva persino la via lattea, tra le miriadi di costellazioni.
Aprendo la porta del bivacco con la mia solita delicatezza sorpresi con un sussulto i tre occupanti, i quali non si aspettavano certo qualcuno a quell’ora, ne noi ci aspettavamo di trovarvi anima viva in un’anonima serata di quel giovedi settembrino. Invece due ragazze francesi e un “vecchio” (si fa per dire) quotazerino avevano deciso di visitare la testata della Val Maira. Dopo le consuete presentazioni, scoprimmo che il ragazzo, era giunto per conto proprio “mi piace molto camminare tra una scalata e l’altra” ci disse. Paolo si presentò così, un ragazzo alto con il berrettino di lana, una barba leggera e lo sguardo sognante, mentre ci raccontava di aver scritto su quotazero diversi anni fa, ora non più, e delle vie che solcano il gruppo Castello-Provenzale, molte delle quali le aveva salite. Ci disse di essere salito fino al Barenghi per visitare la Tete della Frema e fare un pò di fotografie. Non ha vie di mezzo Paolo, a lui piace l’arrampicata sportiva e trad, oppure semplicemente camminare; non s’intende molto di alpinismo classico e non ha quasi mai salito montagne per vie che non fossero una parete. Le ragazze (anche loro giunte in zona con intenzioni escursionistiche) vedendo la corda nel nostro zaino ci chiesero cosa avremmo desiderato fare il giorno seguente. Rispondemmo “il Brec de Chambeyron, ammesso che ce lo permetta ” … eravamo un po’ preoccupati per la neve che aveva sporcato le pareti delle montagne li attorno, nessuno dei due aveva con se ramponi e piccozza. Ammetto che non dotarci di questi attrezzi fu un errore, di questa stagione e di conseguenza alle recenti nevicate delle scorse settimane, ma sapevo anche che si era pur trattato di deboli precipitazioni e avevo sperato che il sole e le temperature dei giorni successivi avessero contribuito a pulire le rocce, invece mi sorpresi nel vederle imbiancate. Non era in quantità abbondante e decidemmo di provare comunque. Cenammo a base di tortellini cotti al fornelletto tra chiacchiere di montagna con Paolo e le ragazze e poi andammo a riposare. La mattina il Brec ci accolse così,
la roccia era bella pulita ad eccezione del plateau sommitale e del canalino che precede la vetta. Notammo accumuli di neve anche presso la famigerata placca - ve ne sarà anche tra le cenge, anche se non si vede- dissi a Schamsi e di continuo lo incitai – Andiamo a dare un’occhiata, poi si vedrà!- Lui annuì con entusiasmo e, salutato Paolo appostato con macchina fotografica e cavalletto fuori dal bivacco, partimmo che le ragazze dormivano ancora: erano le sette!
Salimmo la pietraia tenendoci a sinistra del colle delle Terre Jaunes e imboccammo l’evidente cengione che taglia obliquo a sinistra tutto il versante Est del Brec per un articolato sistema di cenge che si snoda quasi fin sotto la vetta. La roccia del Brec non è bella come l’aspetto della sua montagna, è rotta e friabile e certi passaggini esposti sono da affrontare con attenzione, calma e un po’ di forza psicologica. Altri tratti sono invece più rilassanti e piacevoli, vi si cammina tranquillamente al cospetto di una incantevole vista sulla conca sottostante, dal Lago del Vallonasso di Stroppia a quello dei Nove Colori mentre, alle nostre spalle, bellissime e ardite svettano le Aiguille!
Nelle parti più incassate trovammo i canalini esattamente come ce li eravamo aspettati, piuttosto innevati. La neve non era ghiacciata, dura quanto basta da non risultare troppo pericolosa per affrontarla senza i ramponi, riuscimmo a gradinarla con la punta degli scarponi e a salirla con l’ausilio di rudimentali piccozze …
Il poco allenamento di Schamsi e il mio ultimo mese di pinguedine ci resero un pò lenti, oltre le mie aspettative, sicchè raggiungemmo la celebre placca dopo tre ore (complice anche un mio errore all’attacco che ci fece infilare in tratti di roccia piuttosto verticali). Lungo la salita si deve tenere SEMPRE la sinistra, la via è ben individuabile grazie agli ometti presenti (basta seguirli, )
Schamsi durante la salita di un canalino tra le cengie
Dopo alcuni sali scendi e tratti di facile arrampicata, eccoci di fronte alla celebre placca, il tratto chiave della salita.
Chiesi a Schamsi se desiderava provare il passaggio da primo, ma era un po’ stanco e non se la sentiva, anche per via delle condizioni. Salvo essere circondata dalla neve, la placca si presentava pulita, ma l’ombra di quel punto e il freddo alle mani idealizzavano il tratto molto più psicologico di quanto non fosse già. Quella dannata placca, già abbastanza liscia e scivolosa in condizioni normali, con le suole degli scarponi sporche di neve diventava estremamente delicata. A maggior difficoltà, la fessura dove dovrebbero trovarsi due chiodi (5-6 metri più a destra, al centro della placca stessa) ci avrebbe obbligato ad un traverso su neve che non attirava nessuno dei due e tra l’altro non li scorgemmo neppure quei chiodi. Superare la spaccatura a sinistra, salendo a cavalcioni sulla roccia come le ultime cordate avevano descritto sul sito di Gulliver, sembrava proprio l’unica soluzione. Il problema è che in quel punto il passo era assolutamente improteggibile. Feci due tentativi, ma venni giù entrambe le volte, era come camminare sul sapone. Provai ancora, togliendo lo zaino “se passo” dissi a Schamsi “lo legherai alla corda quando recupero”. Mi infilai nella stretta fessura, riuscendo ad elevarmi quanto basta per scavalcare la roccia e tentare di sedermi a cavalcioni, ma la posizione non mi sembrava per niente agevole e se mi fosse scivolato il piede sarei certamente caduto di schiena. “Ora o mai più” pensai e proprio in quell’attimo la neve in alto scaricò alcuni fiotti sopra la placca; mi tornò alla mente il racconto di Bonatti quando scrisse che per superare una fessura (ghiacciata) sulla via Cassin alla Nord delle Jorasses, si trasformò in un nut umano entrando completamente nella fenditura, ma la tuta al contatto col ghiaccio lo spinse inesorabilmente all’infuori, e proprio quando ormai si sentiva perduto, riuscì ad afferrare una presa più in alto e a tirarsene fuori… mentre io, misero alpinescio della domenica (del venerdi in questo caso) sulla normale del Brec.. non trovavo la forza di scavalcare la placca. In equilibrio precario decisi di ascoltare quella voce interiore che mi diceva “non superare i tuoi limiti” e con l’amichevole assenso di Schamsi, decidemmo di non insistere e di
slegarci per cominciare a scendere.
bella vista sulla valle
Su una cengia più in basso, mentre con un mal celato orgoglio avevo ancora la mente sul mauvais pas, un’ombra attirò la mia attenzione verso il vuoto. Mi voltai e il mio sguardo si immobilizzò tra un misto di stupore e meraviglia nel vedere una grande aquila, volteggiare libera e leggera di fronte a noi! Sulle prime stentai a credere che lo fosse, poi lei si avvicinò a tal punto che ebbi modo di distinguere chiaramente le piume bianche attorno al collo e l’apertura alare, inconfondibile! Era semplicemente stupenda! Io ero paralizzato per timore di spaventarla, dissi a Schamsi di scattarle una foto perché la mia macchina l’avevo riposta nello zaino. Con la calma di un bradipo armeggiò con l’apparecchio e scattò la foto e riuscì, non so come, a catturarla nell’obiettivo. (scoprirò al Barenghi che la magnifica aquila ripresa da Schamsi era ridotta ad una macchietta sfuocata in fuga) A me sembrò subito un segno .. come se avesse voluto dirci che avevamo fatto la scelta giusta! Quell’incontro ravvicinato fu un momento impagabile per me, la vetta era come dimenticata, attribuii subito all’aquila un alto significato simbolico e ne fui commosso!
Andammo avanti a scendere, ora più sereni che mai, in corrispondenza del canalino più ripido e innevato lasciai un cordino e ci calammo in doppia per evitare di impegnarci nella discesa faccia a monte.
Non tardammo a raggiungere il Barenghi e durante il pranzo scrivemmo due righe sul quaderno del bivacco. Ci sentivamo pervasi da una grande pace e soddisfazione, perché nonostante non avessimo raggiunto la cima, avevamo compiuto uno splendido viaggio nel cuore della montagna più alta della Val Maira e la sua condivisione, unitamente all’avvicinamento del giorno precedente, ha rappresentato per entrambi una bellissima esperienza! Prima di incamminarci verso valle, osservammo ancora la sua cima contornata di nuvole, il nostro non era un addio, ma un semplice arrivederci.
Cronaca di un bel tentativo
Raggiungemmo il bivacco Barenghi col buio, sotto un cielo nero zeppo di stelle. Schamsi mi fece notare che si vedeva persino la via lattea, tra le miriadi di costellazioni.
Aprendo la porta del bivacco con la mia solita delicatezza sorpresi con un sussulto i tre occupanti, i quali non si aspettavano certo qualcuno a quell’ora, ne noi ci aspettavamo di trovarvi anima viva in un’anonima serata di quel giovedi settembrino. Invece due ragazze francesi e un “vecchio” (si fa per dire) quotazerino avevano deciso di visitare la testata della Val Maira. Dopo le consuete presentazioni, scoprimmo che il ragazzo, era giunto per conto proprio “mi piace molto camminare tra una scalata e l’altra” ci disse. Paolo si presentò così, un ragazzo alto con il berrettino di lana, una barba leggera e lo sguardo sognante, mentre ci raccontava di aver scritto su quotazero diversi anni fa, ora non più, e delle vie che solcano il gruppo Castello-Provenzale, molte delle quali le aveva salite. Ci disse di essere salito fino al Barenghi per visitare la Tete della Frema e fare un pò di fotografie. Non ha vie di mezzo Paolo, a lui piace l’arrampicata sportiva e trad, oppure semplicemente camminare; non s’intende molto di alpinismo classico e non ha quasi mai salito montagne per vie che non fossero una parete. Le ragazze (anche loro giunte in zona con intenzioni escursionistiche) vedendo la corda nel nostro zaino ci chiesero cosa avremmo desiderato fare il giorno seguente. Rispondemmo “il Brec de Chambeyron, ammesso che ce lo permetta ” … eravamo un po’ preoccupati per la neve che aveva sporcato le pareti delle montagne li attorno, nessuno dei due aveva con se ramponi e piccozza. Ammetto che non dotarci di questi attrezzi fu un errore, di questa stagione e di conseguenza alle recenti nevicate delle scorse settimane, ma sapevo anche che si era pur trattato di deboli precipitazioni e avevo sperato che il sole e le temperature dei giorni successivi avessero contribuito a pulire le rocce, invece mi sorpresi nel vederle imbiancate. Non era in quantità abbondante e decidemmo di provare comunque. Cenammo a base di tortellini cotti al fornelletto tra chiacchiere di montagna con Paolo e le ragazze e poi andammo a riposare. La mattina il Brec ci accolse così,
la roccia era bella pulita ad eccezione del plateau sommitale e del canalino che precede la vetta. Notammo accumuli di neve anche presso la famigerata placca - ve ne sarà anche tra le cenge, anche se non si vede- dissi a Schamsi e di continuo lo incitai – Andiamo a dare un’occhiata, poi si vedrà!- Lui annuì con entusiasmo e, salutato Paolo appostato con macchina fotografica e cavalletto fuori dal bivacco, partimmo che le ragazze dormivano ancora: erano le sette!
Salimmo la pietraia tenendoci a sinistra del colle delle Terre Jaunes e imboccammo l’evidente cengione che taglia obliquo a sinistra tutto il versante Est del Brec per un articolato sistema di cenge che si snoda quasi fin sotto la vetta. La roccia del Brec non è bella come l’aspetto della sua montagna, è rotta e friabile e certi passaggini esposti sono da affrontare con attenzione, calma e un po’ di forza psicologica. Altri tratti sono invece più rilassanti e piacevoli, vi si cammina tranquillamente al cospetto di una incantevole vista sulla conca sottostante, dal Lago del Vallonasso di Stroppia a quello dei Nove Colori mentre, alle nostre spalle, bellissime e ardite svettano le Aiguille!
Nelle parti più incassate trovammo i canalini esattamente come ce li eravamo aspettati, piuttosto innevati. La neve non era ghiacciata, dura quanto basta da non risultare troppo pericolosa per affrontarla senza i ramponi, riuscimmo a gradinarla con la punta degli scarponi e a salirla con l’ausilio di rudimentali piccozze …
Il poco allenamento di Schamsi e il mio ultimo mese di pinguedine ci resero un pò lenti, oltre le mie aspettative, sicchè raggiungemmo la celebre placca dopo tre ore (complice anche un mio errore all’attacco che ci fece infilare in tratti di roccia piuttosto verticali). Lungo la salita si deve tenere SEMPRE la sinistra, la via è ben individuabile grazie agli ometti presenti (basta seguirli, )
Schamsi durante la salita di un canalino tra le cengie
Dopo alcuni sali scendi e tratti di facile arrampicata, eccoci di fronte alla celebre placca, il tratto chiave della salita.
Chiesi a Schamsi se desiderava provare il passaggio da primo, ma era un po’ stanco e non se la sentiva, anche per via delle condizioni. Salvo essere circondata dalla neve, la placca si presentava pulita, ma l’ombra di quel punto e il freddo alle mani idealizzavano il tratto molto più psicologico di quanto non fosse già. Quella dannata placca, già abbastanza liscia e scivolosa in condizioni normali, con le suole degli scarponi sporche di neve diventava estremamente delicata. A maggior difficoltà, la fessura dove dovrebbero trovarsi due chiodi (5-6 metri più a destra, al centro della placca stessa) ci avrebbe obbligato ad un traverso su neve che non attirava nessuno dei due e tra l’altro non li scorgemmo neppure quei chiodi. Superare la spaccatura a sinistra, salendo a cavalcioni sulla roccia come le ultime cordate avevano descritto sul sito di Gulliver, sembrava proprio l’unica soluzione. Il problema è che in quel punto il passo era assolutamente improteggibile. Feci due tentativi, ma venni giù entrambe le volte, era come camminare sul sapone. Provai ancora, togliendo lo zaino “se passo” dissi a Schamsi “lo legherai alla corda quando recupero”. Mi infilai nella stretta fessura, riuscendo ad elevarmi quanto basta per scavalcare la roccia e tentare di sedermi a cavalcioni, ma la posizione non mi sembrava per niente agevole e se mi fosse scivolato il piede sarei certamente caduto di schiena. “Ora o mai più” pensai e proprio in quell’attimo la neve in alto scaricò alcuni fiotti sopra la placca; mi tornò alla mente il racconto di Bonatti quando scrisse che per superare una fessura (ghiacciata) sulla via Cassin alla Nord delle Jorasses, si trasformò in un nut umano entrando completamente nella fenditura, ma la tuta al contatto col ghiaccio lo spinse inesorabilmente all’infuori, e proprio quando ormai si sentiva perduto, riuscì ad afferrare una presa più in alto e a tirarsene fuori… mentre io, misero alpinescio della domenica (del venerdi in questo caso) sulla normale del Brec.. non trovavo la forza di scavalcare la placca. In equilibrio precario decisi di ascoltare quella voce interiore che mi diceva “non superare i tuoi limiti” e con l’amichevole assenso di Schamsi, decidemmo di non insistere e di
slegarci per cominciare a scendere.
bella vista sulla valle
Su una cengia più in basso, mentre con un mal celato orgoglio avevo ancora la mente sul mauvais pas, un’ombra attirò la mia attenzione verso il vuoto. Mi voltai e il mio sguardo si immobilizzò tra un misto di stupore e meraviglia nel vedere una grande aquila, volteggiare libera e leggera di fronte a noi! Sulle prime stentai a credere che lo fosse, poi lei si avvicinò a tal punto che ebbi modo di distinguere chiaramente le piume bianche attorno al collo e l’apertura alare, inconfondibile! Era semplicemente stupenda! Io ero paralizzato per timore di spaventarla, dissi a Schamsi di scattarle una foto perché la mia macchina l’avevo riposta nello zaino. Con la calma di un bradipo armeggiò con l’apparecchio e scattò la foto e riuscì, non so come, a catturarla nell’obiettivo. (scoprirò al Barenghi che la magnifica aquila ripresa da Schamsi era ridotta ad una macchietta sfuocata in fuga) A me sembrò subito un segno .. come se avesse voluto dirci che avevamo fatto la scelta giusta! Quell’incontro ravvicinato fu un momento impagabile per me, la vetta era come dimenticata, attribuii subito all’aquila un alto significato simbolico e ne fui commosso!
Andammo avanti a scendere, ora più sereni che mai, in corrispondenza del canalino più ripido e innevato lasciai un cordino e ci calammo in doppia per evitare di impegnarci nella discesa faccia a monte.
Non tardammo a raggiungere il Barenghi e durante il pranzo scrivemmo due righe sul quaderno del bivacco. Ci sentivamo pervasi da una grande pace e soddisfazione, perché nonostante non avessimo raggiunto la cima, avevamo compiuto uno splendido viaggio nel cuore della montagna più alta della Val Maira e la sua condivisione, unitamente all’avvicinamento del giorno precedente, ha rappresentato per entrambi una bellissima esperienza! Prima di incamminarci verso valle, osservammo ancora la sua cima contornata di nuvole, il nostro non era un addio, ma un semplice arrivederci.
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
Re: Brec de Chambeyron
Che peccato !! eravate ad un passo......
Meglio così ! meglio non fare il passo più lungo della gamba, ed ora poter raccontare la splendida escursione.
In fondo il brec è sempre la
Meglio così ! meglio non fare il passo più lungo della gamba, ed ora poter raccontare la splendida escursione.
In fondo il brec è sempre la
“L’acqua esiste per la sopravvivenza del corpo. Il deserto esiste per la sopravvivenza dell’anima”
Proverbio Tuareg
Proverbio Tuareg
Re: Brec de Chambeyron
giobibo wrote:Meglio così ! meglio non fare il passo più lungo della gamba, ed ora poter raccontare la splendida escursione.
In fondo il brec è sempre la
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
Re: Brec de Chambeyron
Ramingo wrote:Ci sentivamo pervasi da una grande pace e soddisfazione, perché nonostante non avessimo raggiunto la cima, avevamo compiuto uno splendido viaggio nel cuore della montagna più alta della Val Maira e la sua condivisione, unitamente all’avvicinamento del giorno precedente, ha rappresentato per entrambi una bellissima esperienza! Prima di incamminarci verso valle, osservammo ancora la sua cima contornata di nuvole, il nostro non era un addio, ma un semplice arrivederci.
Già l'avvicinamento ... è una gita che di per se stessa merita di essere fatta.
Sono luoghi selvaggi e bellissimi....me ne sono innamorata la prima volta che ci sono stata, per salire sulla Tete della Frema.
Spero di poterci tornare....
Il Brec per me è una montagna bellissima........
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
- arietina
- Quotazerino doc
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- Joined: Wed May 23, 2007 17:16
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Re: Brec de Chambeyron
Bravissimi!!
Hai fatto bene ad ascoltare quella voce dentro di te...giobibo wrote:A me sembrò subito un segno .. come se avesse voluto dirci che avevamo fatto la scelta giusta! Quell’incontro ravvicinato fu un momento impagabile per me, la vetta era come dimenticata, attribuii subito all’aquila un alto significato simbolico e ne fui commosso!
Re: Brec de Chambeyron
Accidenti che resoconto! Per quanto mi riguarda, è stata una bellissima esperienza, e fin dall'inizio più che una salita alla vetta, una missione esplorativa, e un test. Nonostante il fallimento, sono molto soddisfatto. Del resto era da maggio che a causa di un infortunio al ginocchio non andavo più in montagna, sicché non potevo pretendere di più dal mio corpo. Già nell'affrontare l'ultimo canalino prima della placca mi girava la testa. Come seconda esperienza stagionale non posso lamentarmi di nulla, se non di non aver chiuso occhio la notte prima della salita, come succede quasi sempre a chi non ha il sonno pesante. A un certo punto avrei dormito volentieri in cengia, raccogliendo un po' di terriccio per farne un guanciale, ma una molesta voce interna mi diceva che non era il caso.
Sarà per il prossimo anno, ne sono convinto.
Un caro ringraziamento a Ramingo, che si è fidato di portare il sottoscritto fin lassù.
Sarà per il prossimo anno, ne sono convinto.
Un caro ringraziamento a Ramingo, che si è fidato di portare il sottoscritto fin lassù.
Re: Brec de Chambeyron
schamsi wrote:Accidenti che resoconto! Per quanto mi riguarda, è stata una bellissima esperienza, e fin dall'inizio più che una salita alla vetta, una missione esplorativa, e un test. Nonostante il fallimento, sono molto soddisfatto. Del resto era da maggio che a causa di un infortunio al ginocchio non andavo più in montagna, sicché non potevo pretendere di più dal mio corpo. Già nell'affrontare l'ultimo canalino prima della placca mi girava la testa. Come seconda esperienza stagionale non posso lamentarmi di nulla, se non di non aver chiuso occhio la notte prima della salita, come succede quasi sempre a chi non ha il sonno pesante. A un certo punto avrei dormito volentieri in cengia, raccogliendo un po' di terriccio per farne un guanciale, ma una molesta voce interna mi diceva che non era il caso.
Sarà per il prossimo anno, ne sono convinto.
Un caro ringraziamento a Ramingo, che si è fidato di portare il sottoscritto fin lassù.
Sono molto, molto felice di vedere che sei tornato in montagna....
Non ce l'hai l'anima del "falesista" ...secondo me.......
Bravi comunque ...nonostante la ritirata.....
Se questo può esserti di aiuto....io ...ho rinunciato molte volte.
Poi però sono sempre tornata e sono riuscita a portare a termine ciò che non avevo completato.......
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
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Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
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Re: Brec de Chambeyron
Quoto Serena e ringrazio tutti per i bei commenti. E' stato un peccato non arrivare in cima, ma è giusto non sottovalutare la montagna e non esagerare se i mezzi non permettono una progressione sicura. Ale-Schamsi si è comportato molto bene, sarà un piacere tornare insieme per completare la salita!
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
Re: Brec de Chambeyron
Ramingo wrote:Quoto Serena e ringrazio tutti per i bei commenti. E' stato un peccato non arrivare in cima, ma è giusto non sottovalutare la montagna e non esagerare se i mezzi non permettono una progressione sicura. Ale-Schamsi si è comportato molto bene, sarà un piacere tornare insieme per completare la salita!
ci sono tante belle cose da fare in quella zona .......
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
Re: Brec de Chambeyron
Cara Serena, che dici mai! Sono un pasticcio di anime, io, c'è un impiastro di falesista e un abbozzo di alpinista, del resto sono due attività che possono incontrarsi - per quanto diverse, a volte coincidono.
Grazie a Ramingo per il garbato complimento. Presto sulle Apuane. Olè!
Grazie a Ramingo per il garbato complimento. Presto sulle Apuane. Olè!
Re: Brec de Chambeyron
Complimenti per il tentativo il Brec è stupendo e merita un ritorno.
A me sono serviti tre tentativi per salirlo!
A me sono serviti tre tentativi per salirlo!
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Re: Brec de Chambeyron
Bella descrizione! I posti meritano sempre e comunque!
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
- amadablam
- Sherpani di Quotazero
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- Location: Valle del Kumbu
Re: Brec de Chambeyron
quotoscinty wrote:Bella descrizione! I posti meritano sempre e comunque!
Namaste
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
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"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
- Sub-Comandante
- Sub-Titano Valdostano
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Re: Brec de Chambeyron
un vero peccato, ad averci avuto i ramponi... però a metà settembre chi ci pensa.
"narratemi la regione dalla quale il figlio della montagna è sempre attratto, dove la forza dell'uomo convive con la mente aperta, dove riposano le ceneri dei padri liberi fedelmente vegliate dai figli liberi" Homines Dicti Walser
Re: Brec de Chambeyron
Come non quotarti...Ramingo wrote:E' stato un peccato non arrivare in cima, ma è giusto non sottovalutare la montagna e non esagerare se i mezzi non permettono una progressione sicura.
E' vero che si è sempre spinti dal desiderio della cima, ma molto spesso saper rinunciare è sintomo di grande forza...
Anche noi l'avevamo messa negli obiettivi dell'estate, poi, bhè...è andata com'è andata...
Chissà magari questa primavera...
La farfalla non conta gli anni, ma gli istanti. Per questo il suo breve tempo le basta..
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Re: Brec de Chambeyron
@ Sub e Keiji: A dire il vero ci avevo pensato ai ramponi... a quasi 3400 mi è sorto il pensiero che fosse meglio portarli... ma lo scrupolo non si è concretizzato!
Pazienza, dalla primavera in poi si riapriranno tante possibilità e il Brec avrà il giusto spazio in mezzo alle altre.
Inoltre, la sera a casa, ripensando alla giornata, mi è venuto in mente un modo per superare il passaggio, peccato che la lampadina si sia accesa con odioso ritardo!
Pazienza, dalla primavera in poi si riapriranno tante possibilità e il Brec avrà il giusto spazio in mezzo alle altre.
Inoltre, la sera a casa, ripensando alla giornata, mi è venuto in mente un modo per superare il passaggio, peccato che la lampadina si sia accesa con odioso ritardo!
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
Re: Brec de Chambeyron
Voglio proprio sperare che la prossima possa essere la volta buona!Alec wrote:Complimenti per il tentativo il Brec è stupendo e merita un ritorno.
A me sono serviti tre tentativi per salirlo!
Cosa ti ha fermato nei primi due?
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- amadablam
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Re: Brec de Chambeyron
..raga i ramponi pesano poco e si portano sempre!!!!!!!!!!!!!!!Non si sa mai, troppe volte in passato l'ho presa in quel posto...Sub-Comandante wrote:un vero peccato, ad averci avuto i ramponi... però a metà settembre chi ci pensa.
Namaste
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
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Re: Brec de Chambeyron
Hai ragione!
Ed infatti lo scotto di aver voluto risparmiare sul peso è stato pagato!
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Re: Brec de Chambeyron
Ramingo wrote:Hai ragione!
Ed infatti lo scotto di aver voluto risparmiare sul peso è stato pagato!
Dai che la prossima volta che ci tornerai te la godrai ancora di più, la soddisfazione sarà doppia
- amadablam
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Re: Brec de Chambeyron
....sento in molti + giovani di me che parlano di problemi di peso, sinceramente (ecco perchè a volte mi sento "vecchia") anni fa (e non molto lontano nel tempo) i materiali erano + pesanti (ho i ramponi attacco rapido Grivel , tra i primi modelli, usati anche su cascata e le mie due inseparbili picche Grivel pesantissime in confronto a certi ultimi modelli), però se devo salire su certi monti li porto sempre. Oggi ( prima o poi dovrò acquistare un nuovo paio di ramponi) i materiali sono leggeri e voi avrete sicuramente roba + nuova della mia!!Ramingo wrote:Hai ragione!
Ed infatti lo scotto di aver voluto risparmiare sul peso è stato pagato!
Belin il mio vecchio imbraco è un mattone a confronto di certi in commercio.....quando sei allenato ....peso o non peso con i materiali giusti la vetta è tua!!!!
Namaste
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Re: Brec de Chambeyron
Non so quanto pesino i tuoi, io possiedo un paio di Grivel G14 new matic del peso di 1065g al paio, in commercio ne esistono di più pesanti ma anche di più leggeri, attorno agli 816-820g. vedi alcuni modelli monopunta, particolarmente adatti alle salite su ghiaccio ma anche per il misto.
In quanto alla giacca ne ho recentemente acquistata una della Berghaus fantastica, in gore-tex con un particolare tipo di lavorazione e trattamento chiamato pro shell. Impermeabile,resistente,termica e traspirante,leggerissima: nello zaino è come non averla!
Riguardo ai rampons, è chiaro che pensavo non mi sarebbero serviti, altrimenti peso o non peso, li avrei camallati come ho sempre fatto. In realtà, nonostante fossi a conoscenza delle nevicate, sapevo anche che le temperature erano state alte e speravo non ce ne fosse davvero bisogno, avevo visto la cima dell'Argentera bella pulita.... insomma non potevo immaginare che i canalini e la vetta fossero in quelle condizioni. Nelle foto postate quasi non se ne vede, eppure abbiamo salito e sceso due canali piuttosto innevati. Certo potevamo portarli per sicurezza e alla male parata lasciarli al bivacco se non fossero serviti... ma ormai a l'è andeta cuscì mea! Nu puemmu ciù faghe ninte. A servià pe a proxima votta!
In quanto alla giacca ne ho recentemente acquistata una della Berghaus fantastica, in gore-tex con un particolare tipo di lavorazione e trattamento chiamato pro shell. Impermeabile,resistente,termica e traspirante,leggerissima: nello zaino è come non averla!
Riguardo ai rampons, è chiaro che pensavo non mi sarebbero serviti, altrimenti peso o non peso, li avrei camallati come ho sempre fatto. In realtà, nonostante fossi a conoscenza delle nevicate, sapevo anche che le temperature erano state alte e speravo non ce ne fosse davvero bisogno, avevo visto la cima dell'Argentera bella pulita.... insomma non potevo immaginare che i canalini e la vetta fossero in quelle condizioni. Nelle foto postate quasi non se ne vede, eppure abbiamo salito e sceso due canali piuttosto innevati. Certo potevamo portarli per sicurezza e alla male parata lasciarli al bivacco se non fossero serviti... ma ormai a l'è andeta cuscì mea! Nu puemmu ciù faghe ninte. A servià pe a proxima votta!
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Re: Brec de Chambeyron
Ramingo wrote:Riguardo ai rampons, è chiaro che pensavo non mi sarebbero serviti, altrimenti peso o non peso, li avrei camallati come ho sempre fatto. In realtà, nonostante fossi a conoscenza delle nevicate, sapevo anche che le temperature erano state alte e speravo non ce ne fosse davvero bisogno, avevo visto la cima dell'Argentera bella pulita.... insomma non potevo immaginare che i canalini e la vetta fossero in quelle condizioni. Nelle foto postate quasi non se ne vede, eppure abbiamo salito e sceso due canali piuttosto innevati. Certo potevamo portarli per sicurezza e alla male parata lasciarli al bivacco se non fossero serviti... ma ormai a l'è andeta cuscì mea! Nu puemmu ciù faghe ninte. A servià pe a proxima votta!
eh, purtroppo la perturbazione che aveva portato il maltempo, aveva lasciato solo strascichi tra la valle Maira e le valli verso il Monviso.
Tutta la zona dell'Argentera era pulita.
Da casa, guardando verso i monti ero rimasto colpito dalla cosa...cime come l'Argentera, il Matto e tutta la zona limitrofa (oltre i 3000 mt) erano pulite, mentre verso la zona del Brec c'era tutto bello imbiancato...
va bhè, come si dice sempre..non scappa e vedrai che la prossima volta sarà ancora più dolce la sua conquista...
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Re: Brec de Chambeyron
Complimenti per il gran tentativo Ramingo!
Ma ancor più complimenti per aver preso la saggia decisione di tornare indietro
So davvero che brucia, anche a me è capitato di dover rinunciare a qualche cima, per di più con la croce già in vista, e la prima sensazione è davvero amara.
Poi però man mano che passano i giorni ti rendi conto che hai salito comunque una cima, qualle che aggiunge un mattoncino in più all'esperienza personale e allora quell'amaro si trasforma in consapovezza di aver fatto la cosa giusta.
Ciò che rimane alla fine è solo la voglia di tornarci e questa volta con un bagaglio di esperienza personale arricchito e con maggior determinazione.
Come non sono scappate le cime a cui ho rinunciato io, non scapperà nemmeno il Brec (sarà meglio che non scappi: prima o poi una visitina da quelle parti mi piacerebbe farla )
Ancora congratulazioni, ottimo esempio di alpinismo
Ah dimenticavo ottime foto!!!
Ciao
Ma ancor più complimenti per aver preso la saggia decisione di tornare indietro
So davvero che brucia, anche a me è capitato di dover rinunciare a qualche cima, per di più con la croce già in vista, e la prima sensazione è davvero amara.
Poi però man mano che passano i giorni ti rendi conto che hai salito comunque una cima, qualle che aggiunge un mattoncino in più all'esperienza personale e allora quell'amaro si trasforma in consapovezza di aver fatto la cosa giusta.
Ciò che rimane alla fine è solo la voglia di tornarci e questa volta con un bagaglio di esperienza personale arricchito e con maggior determinazione.
Come non sono scappate le cime a cui ho rinunciato io, non scapperà nemmeno il Brec (sarà meglio che non scappi: prima o poi una visitina da quelle parti mi piacerebbe farla )
Ancora congratulazioni, ottimo esempio di alpinismo
Ah dimenticavo ottime foto!!!
Ciao
Re: Brec de Chambeyron
Grazie acdie, l'umiltà è uno degli ingredienti principali che ogni essere umano dovrebbe possedere. Nell'alpinismo è fondamentale.
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Re: Brec de Chambeyron
hai ragione!amadablam wrote:..raga i ramponi pesano poco e si portano sempre!!!!!!!!!!!!!!!Non si sa mai, troppe volte in passato l'ho presa in quel posto...Sub-Comandante wrote:un vero peccato, ad averci avuto i ramponi... però a metà settembre chi ci pensa.
"narratemi la regione dalla quale il figlio della montagna è sempre attratto, dove la forza dell'uomo convive con la mente aperta, dove riposano le ceneri dei padri liberi fedelmente vegliate dai figli liberi" Homines Dicti Walser
Re: Brec de Chambeyron
Scusate, non capisco tutte queste disquisizioni sulla assenza dei ramponi, il problema della mancata vetta mi pare sia stata quella placchetta di roccia perfettamente pulita.Sub-Comandante wrote:hai ragione!amadablam wrote:..raga i ramponi pesano poco e si portano sempre!!!!!!!!!!!!!!!Non si sa mai, troppe volte in passato l'ho presa in quel posto...Sub-Comandante wrote:un vero peccato, ad averci avuto i ramponi... però a metà settembre chi ci pensa.
Per quel passo, al limite, ci sarebbero volute le scarpette (che mi pare tu avessi): cosa ci azzeccano i ramponi?
It's only through changes that we grow
Re: Brec de Chambeyron
Ciao same. Le scarpette le aveva Schamsi ma non se l'è sentita di provare il passo poichè non era proteggibile, non abbiamo lo stesso numero altrimenti le avrei indossate io. Nonostante la placca pulita le suole degli scarponi (bagnate) scivolavano sulla roccia.
Il passaggio non è nulla di particolare, è un IV, come tanti, da interpretare un pochino e per salirlo servono solo un pò di abilità e convinzione. Gli scarponi sulla roccia liscia e levigata avevano pochissima aderenza, ho provato e sono venuto giù due volte. Mi è bastato.
Con le punte dei ramponi avrei sfruttato le tacchette della placca e mi sarei alzato quanto basta per sfruttare al meglio la lama.
Un'altra soluzione sarebbe stata salire scalzo, ma mi è venuta in mente dopo.
Il passaggio non è nulla di particolare, è un IV, come tanti, da interpretare un pochino e per salirlo servono solo un pò di abilità e convinzione. Gli scarponi sulla roccia liscia e levigata avevano pochissima aderenza, ho provato e sono venuto giù due volte. Mi è bastato.
Con le punte dei ramponi avrei sfruttato le tacchette della placca e mi sarei alzato quanto basta per sfruttare al meglio la lama.
Un'altra soluzione sarebbe stata salire scalzo, ma mi è venuta in mente dopo.
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
Re: Brec de Chambeyron
ciao, sia chiaro che la mia non era una critica nei confronti del tuo comportamento, che sottoscrivo in pieno.Ramingo wrote:Ciao same. Le scarpette le aveva Schamsi ma non se l'è sentita di provare il passo poichè non era proteggibile, non abbiamo lo stesso numero altrimenti le avrei indossate io. Nonostante la placca pulita le suole degli scarponi (bagnate) scivolavano sulla roccia.
Il passaggio non è nulla di particolare, è un IV, come tanti, da interpretare un pochino e per salirlo servono solo un pò di abilità e convinzione. Gli scarponi sulla roccia liscia e levigata avevano pochissima aderenza, ho provato e sono venuto giù due volte. Mi è bastato.
Con le punte dei ramponi avrei sfruttato le tacchette della placca e mi sarei alzato quanto basta per sfruttare al meglio la lama.
Un'altra soluzione sarebbe stata salire scalzo, ma mi è venuta in mente dopo.
volevo soltanto far notare che la discussione si era, a mio giudizio, troppo incentrata sulla mancanza dei ramponi, mentre, in questa situazione, il problema è stato piuttosto la mancanza delle scarpette
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