Rocca Brancia
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Rocca Brancia
Alpi Cozie meridionali, sottogruppo dell’Oserot
La Rocca Brancia è una montagna calcarea che sorge tra il Colle Oserot e il Passo Gardetta. È caratterizzata da una spettacolare cresta irta di torri e spuntoni, lunga più di un chilometro e mezzo. La sommità della montagna è costituita da due cime gemelle, che nella Guida dei Monti d’Italia non vengono citate, come se la vetta fosse una sola. Nella stessa guida si parla solo della via normale per la cresta SE e non si cita nessun altro itinerario. Non ho notizie di scalate avvenute su questa montagna dopo la pubblicazione della guida. E poi qualcuno dice che non c'è più spazio per l'avventura...
La guardavamo l'anno scorso dall'Oserot, con il mio scatenato amico Giorgio e abbiamo pensato di andare a toccarla con mano. Girogio che ha molto piu tempo ed energia di me, ha esplorato da solo la prima parte della cresta, poi l'ho accomapgnato a completare l'opera. Ecco la relazione della scalata:
La traversata completa della Rocca Brancia per le creste NO e SE è stata effettuata in due tempi, nell’estate 2009. Si tratta di un percorso grandioso su roccia di qualità molto variabile (in alcuni tratti è pessima, ma in altri è addirittura ottima), che nel complesso ha richiesto circa 10 ore di arrampicata effettiva.
La prima parte della cresta, dalla Comba Emanuel al grande scivolo che porta sul lato ovest del Colle Oserot, è stata percorsa il 7 agosto 2009 in solitaria da Giorgio Massone. Giorgio ha attaccato il primo torrione della cresta a quota 2415 circa ed è salito senza assicurazione, cercando la via più logica su e giù per torri, spuntoni e forcelle, utilizzando la corda solo per recuperare lo zaino nei tratti più difficili. In cinque ore di arrampicata ha superato difficoltà varie dal III al V grado, arrivando sul bordo superiore del grande scivolo (2740 m circa) che scende poco ad ovest del Colle Oserot.
Il 27 agosto Giorgio è tornato sulla cresta con me. Arrivati sul bordo superiore del grande scivolo alle dieci del mattino, abbiamo attaccato la cresta superiore, e, scalando imponenti torrioni, crestine friabili, diedri e fessure, con difficoltà dal III al IV+, siamo giunti alle 13 e 30 sulla vetta NO (che dovrebbe essere quella più alta).
Abbiamo proseguito scavalcando anche la vetta SE e siamo scesi per cresta fino ad una forcella. Abbiamo superato in salita l’ultimo aguzzo spuntone alto una quarantina di metri (III+ e IV), poi siamo scesi facilmente al Passo della Rocca Brancia, dove siamo arrivati alle 16 e 30. Non abbiamo usato chiodi, solo qualche nut e friend.
La Rocca Brancia è una montagna calcarea che sorge tra il Colle Oserot e il Passo Gardetta. È caratterizzata da una spettacolare cresta irta di torri e spuntoni, lunga più di un chilometro e mezzo. La sommità della montagna è costituita da due cime gemelle, che nella Guida dei Monti d’Italia non vengono citate, come se la vetta fosse una sola. Nella stessa guida si parla solo della via normale per la cresta SE e non si cita nessun altro itinerario. Non ho notizie di scalate avvenute su questa montagna dopo la pubblicazione della guida. E poi qualcuno dice che non c'è più spazio per l'avventura...
La guardavamo l'anno scorso dall'Oserot, con il mio scatenato amico Giorgio e abbiamo pensato di andare a toccarla con mano. Girogio che ha molto piu tempo ed energia di me, ha esplorato da solo la prima parte della cresta, poi l'ho accomapgnato a completare l'opera. Ecco la relazione della scalata:
La traversata completa della Rocca Brancia per le creste NO e SE è stata effettuata in due tempi, nell’estate 2009. Si tratta di un percorso grandioso su roccia di qualità molto variabile (in alcuni tratti è pessima, ma in altri è addirittura ottima), che nel complesso ha richiesto circa 10 ore di arrampicata effettiva.
La prima parte della cresta, dalla Comba Emanuel al grande scivolo che porta sul lato ovest del Colle Oserot, è stata percorsa il 7 agosto 2009 in solitaria da Giorgio Massone. Giorgio ha attaccato il primo torrione della cresta a quota 2415 circa ed è salito senza assicurazione, cercando la via più logica su e giù per torri, spuntoni e forcelle, utilizzando la corda solo per recuperare lo zaino nei tratti più difficili. In cinque ore di arrampicata ha superato difficoltà varie dal III al V grado, arrivando sul bordo superiore del grande scivolo (2740 m circa) che scende poco ad ovest del Colle Oserot.
Il 27 agosto Giorgio è tornato sulla cresta con me. Arrivati sul bordo superiore del grande scivolo alle dieci del mattino, abbiamo attaccato la cresta superiore, e, scalando imponenti torrioni, crestine friabili, diedri e fessure, con difficoltà dal III al IV+, siamo giunti alle 13 e 30 sulla vetta NO (che dovrebbe essere quella più alta).
Abbiamo proseguito scavalcando anche la vetta SE e siamo scesi per cresta fino ad una forcella. Abbiamo superato in salita l’ultimo aguzzo spuntone alto una quarantina di metri (III+ e IV), poi siamo scesi facilmente al Passo della Rocca Brancia, dove siamo arrivati alle 16 e 30. Non abbiamo usato chiodi, solo qualche nut e friend.
Sei un grande Andrea, come sempre hai tutta la mia ammirazione
Anch'io avevo ammirato la Rocca Brancia dalla vetta dell'Oserot.
Salendo per la cresta SE che difficoltà si incontrano? Sviluppo? Sulla guida CAI-TCI leggo che si può seguire un cengione che permette di evitare un bel pezzo di cresta...il passaggio tra le due vette com'è?
Anch'io avevo ammirato la Rocca Brancia dalla vetta dell'Oserot.
Salendo per la cresta SE che difficoltà si incontrano? Sviluppo? Sulla guida CAI-TCI leggo che si può seguire un cengione che permette di evitare un bel pezzo di cresta...il passaggio tra le due vette com'è?
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
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ho chiesto info sulla cresta SE (via normale) anche per me la traversata è tropposcinty wrote:alec già la punta... sarebbe davvero entusiasmante ma le mie limitate capacità... 10 ore di arrampicata per me diventerebbero...20?
V? IV? Magari su roccia pessima?
Per ora rimane un miraggio!
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Rispondo ad Alec riguardo alla via normale: evitando la doppia di 40 metri citata nella guida dei monti d'italia (che poi è la guglia che sta scalando giorgio nella terza foto, bellissima in salita su difficoltà di III+), quindi partendo dal lato oserot e seguendo una rampa facile, si arriva al colletto dopo la guglia (ben visibile nella prima foto). Da lì si può anche seguire la cresta più o meno sul filo (di roccia migliore: l'ho fatto in discesa e non ricordo difficoltà particolari) fino alla cima SE. Poi la traversata alla cima NO, anche quella non mi sembrava difficile (ma non ricordo con precisione). Comunque evitando la cresta sulla destra (lato Gardetta) le rocce sono rotte, ma le difficoltà, almeno fino alla cima SE, sono modeste. Certamente più facile del torrione del Cros...
andreaparodi
peccato quella guglia è bellissima.. (pensavo fosse la vetta )andreaparodi wrote:evitando la doppia di 40 metri citata nella guida dei monti d'italia (che poi è la guglia che sta scalando giorgio nella terza foto, bellissima in salita su difficoltà di III+)
Caspita....andreaparodi wrote:Certamente più facile del torrione del Cros...
Rimane comunque anche molto più lunga... sentiamo cosa dice alec
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Grazie mille Andrea
beh possiamo fare in salita il cengione, per evitare la doppia...poi in discesa seguire integralmente la cresta, scalando anche la gugliascinty wrote:peccato quella guglia è bellissima.. (pensavo fosse la vetta )andreaparodi wrote:evitando la doppia di 40 metri citata nella guida dei monti d'italia (che poi è la guglia che sta scalando giorgio nella terza foto, bellissima in salita su difficoltà di III+)
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Bravo Alec: è esattamente quello che ti avrei suggerito io...
Per la salita non servono i chiodi: bastano alcuni nut e friend.
La guglia è alta una effettivamente quarantina di metri: noi avevamo le corde da trenta e abbiamo fatto una sosta sotto l'ultimo diedrino.
Aggiungo altre foto della traversata:
Per la salita non servono i chiodi: bastano alcuni nut e friend.
La guglia è alta una effettivamente quarantina di metri: noi avevamo le corde da trenta e abbiamo fatto una sosta sotto l'ultimo diedrino.
Aggiungo altre foto della traversata:
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Re: Rocca Brancia
Ciao Andrea!andreaparodi wrote: La prima parte della cresta, dalla Comba Emanuel al grande scivolo che porta sul lato ovest del Colle Oserot, è stata percorsa il 7 agosto 2009 in solitaria da Giorgio Massone.
Giorgio ha attaccato il primo torrione della cresta a quota 2415 circa ed è salito senza assicurazione, cercando la via più logica su e giù per torri, spuntoni e forcelle,
utilizzando la corda solo per recuperare lo zaino nei tratti più difficili. In cinque ore di arrampicata ha superato difficoltà varie dal III al V grado,
arrivando sul bordo superiore del grande scivolo (2740 m circa) che scende poco ad ovest del Colle Oserot.
Ho seguito la vostra bella avventura anche perchè, come sai,
avevo incontrato il grande Giorgio qualche giorno dopo che vagava ancora in zona...
Mi aveva fatto molto piacere rivederlo dopo quella bella traversata, noi tre insieme, della Rocca Blancia - Sautron -Vallonasso
Ne approfitto per allegare una fotografia dell'altra medaglia, ovvero la cresta NO, cioè la prima parte della cresta percorsa in solitaria appunto da Giorgio.
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Davvero suggestiva ed affascinante! Dev'essere una traversata indimenticabile, 10 ore di arrampicata, 10 ore trascorse in alto, sulle creste, 10 ore in assoluto isolamento. Voi e la natura. Che dialogo ragazzi!
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
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In effetti è stata una bella esperienza, anche se io ho fatto solo il tratto dalla spalla detritica che si vede a sinistra nella prima foto fino al passo della rocca brancia. Giorgio l'ha fatta tutta, ma in due tempi: quindi manca ancora la prima integrale... Però ribadisco che la roccia è molto variabile: molti tiri belli o addirittura bellissimi, ma altri che te li raccomando: il tratto chiave era una crestina espostissima e affilata, che però si rompeva in pezzi solo a toccarla: un quarto d'ora molto stressante! E se lo dico io che ho fama di amante della roccia marcia...
andreaparodi
Ago wrote:Giàandreaparodi wrote: il tratto chiave era una crestina espostissima e affilata, che però si rompeva in pezzi solo a toccarla: un quarto d'ora molto stressante! E se lo dico io che ho fama di amante della roccia marcia...
Miseria ladra!!!!
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
Re: Rocca Brancia
davvero bravi!
peccato ke non so arrampicare
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Re: Rocca Brancia
Se t'interessa provare ad arrampicare, il gruppo Geki del CAI di Arenzano è aperto a tutti gli aspiranti alpinisti... E si può cominciare sul facilissimo e su pareti alte pochi metri...
Re: Rocca Brancia
grazie ma per me è un pò fuori mano...
comunque vado a provare la prox settimana qua nelle mie zone
comunque vado a provare la prox settimana qua nelle mie zone
Re: Rocca Brancia
Due avanzi di alpinisti rammolliti e fuori allenamento, che per una serie di vicissitudini non si legavano in cordata da almeno più di due anni, tentano un riavvicinamento alla roccia (rigorosamente marcia ) sulla cresta SE della dolomitica Rocca Brancia!
Una montagna bella, ma poco frequentata pare proprio per la cattiva fama della qualità della roccia ma, a detta di Andrea Parodi proprio in questo topic, decisamente più facile della Torre del Cros! Forse non ricordo molto bene com’era la Torre del Cros (ricordo bene un passaggio del gatto strisciando su una cengia stretta ed erbosa e l’arrampicata su rododendri e persino una mia scivolata in doppia di cui porto ancora il segno sotto il ginocchio, ma non me lo ricordo poi così difficile ), perciò non saprei se essere d'accordo, è anche vero che col senno di poi è sempre tutto più facile di quello che hai vissuto sulla montagna... comunque non è una salita proprio banale, se non altro per la delicatezza del terreno. Se parliamo di difficoltà riferite ai gradi, non ho nulla da obiettare sulle relazioni, salvo aver trovato del II più facile in passato (ma forse l'esposizione può talvolta fare la differenza). In alcuni punti la roccia è buona, in altri occorre stare attenti e saggiare bene gli appigli, come su molte delle montagne che amiamo frequentare.
E’ dura constatare che col passare degli anni (un paio, per dire la verità, ma quanto basta a sentirci più vecchi e stanchi ) siamo diventati molto più pigri… ai bei tempi partivamo da Genova alle 3 o 4 di notte, facevamo 3 o 4 ore di macchina, 10 o 12 ore di gita e tornavamo a casa in giornata e il giorno dopo a lavorare!
In questa occasione abbiamo creato uno scenario il più confortevole possibile per permetterci di affrontare l’arrampicata con la massima serenità. Notte in loco, partenza alle 8:00, 45 minuti di auto e avvicinamento ridotto ai minimi termini, con non più di 600 metri di dislivello una vera vergogna!
Nel periodo estivo l'accesso al pianoro della Gardetta da Preit è vietato nei fine settimana e noi abbiamo sfruttato il lunedi di bel tempo per aggirare questo ostacolo e per portarci a pochi minuti dal rifugio omonimo a circa 2300 metri.
Iniziamo da lì la nostra gita andando al Passo di Rocca Brancia e scendendo un pezzo di sentiero verso il Colle Oserot fino a incontrare la ripida cengia diagonale che porta al colletto da dove inizia la cresta, che si intraprende facilmente salendo tra erba e detriti, finchè non diventa rocciosa, da qui in poi si segue il filo, aggirando solo i salti più ostici sul fianco destro lato Gardetta.
Nel percorrere il primo tratto mi domando da subito se ci ricorderemo dove siamo passati e cerco di fare un ometto ma l'unico risultato che ottengo nel sollevare una pietra nella mano destra è di farmela immediatamente cadere sulla mano sinistra, procurandomi un primo graffio a cui ne seguiranno molti altri... In quel momento iniziano a nascere diversi spunti per un possibile futuro libro: “Alpinisti sfigati”! Essendo frequentata molto di rado, la roccia è carta vetro, della grana più grossa, anzi spesso sembra composta di aghi, e alla fine della gita le mie mani sembrano uscite da una colluttazione con un pittbul!
Le prime difficoltà iniziano con due camini in successione (II, II+), al termine dei quali si raggiunge una terrazza; c'è stato solo un passaggio più difficile per me nel secondo camino, dove si trova un grosso masso mobile, al di sopra del quale è necessario spostarsi da un lato all'altro del camino (dandosi una spinta) per trovare l'appoggio per il piede, un po' alto per me... la poca elasticità e la statura mi penalizzano spesso; segue ancora un tratto più stretto ed esposto dopo il quale la relazione di Gulliver dice di scendere alcuni metri, fino ad un colletto alla base di una placca inclinata a sinistra di una fessura, che non ricordiamo di aver notato. Difatti noi non siamo scesi alla base della placca ma probabilmente siamo rimasti più alti arrivando quasi al termine della stessa e traversandola per arrivare al colletto, siamo poi saliti un po' a destra per una specie di camino e poi siamo scesi in un canalino a destra arrivando in vista della cima SE: la base si raggiunge aggirando dei torrioni sul lato Gardetta e all'andata anche la cima stessa si aggira per proseguire verso la cima NO, scendendo di poco su cenge detritiche, per poi risalire in cresta e percorrere in disarrampicata uno spigolo ripido ed esposto di II+. Scendendo esattamente sullo spigolo (sul suo lato destro, scendendo) si trovano maggiori appigli, ma giunta sul ciglio del passaggio da disarrampicare ho tentato un ammutinamento reso inutile dal misterioso riemergere dell'assopito spirito granitico di Alec che ha minacciato di lanciarmi di sotto se non fossi scesa da sola.
A quel punto non avevo scelta, ma non ho avuto la forza di protendermi nel vuoto e, tenuta da Alec, mi sono affidata a lui e sono scesa direttamente in mezzo alla paretina di roccia, con meno appigli. In realtà anche lui ha fatto praticamente lo stesso nel raggiungermi. Lo stesso pezzo percorso in salita, ma stavolta davvero sullo spigolo, non ha dato difficoltà (perchè non si guarda di sotto ). Scendendo si arriva a un altro colletto alla base della torre della cima NO. Si risale la ripida paretina (15 m, III-), e si arriva in vetta, di poco più alta di quella SE. Nei passaggi più difficili, in questo caso i due piccoli tiri sul III per raggiungere una e l'altra vetta, la roccia è migliore.
Per scendere dalla cima NO abbiamo fatto una doppia (cordino in loco), non lungo la linea di salita (altrimenti avremmo dovuto scendere in obliquo) ma scendendo da una sporgente rientranza sotto la quale ci si cala per un breve tratto nel vuoto. Occorre prestare attenzione in fondo a riportarsi prontamente al colletto data la delicatezza del terreno piuttosto esposto e pericoloso in quel punto. Alec ha fatto due nodi in fondo alla corda per maggiore sicurezza.
Si risale lo spigolo di II descritto prima e si torna al colletto sotto la cima SE. Salirla, oltre a rendere più varia e interessante l'arrampicata, permette di evitare i vari traversi fatti all'andata, salendo un camino verticale un metro a sinistra del filo, e poi seguendo il filo fino in cima (un tiro carino di 15m, III, II+) e poi sfruttando la doppia attrezzata con un cordino e un maillon fino alla base della torre della cima SE. Tuttavia arrivati in fondo alla doppia, invece che tornare sulla via dell'andata abbiamo evitato placca e camini seguendo degli ometti che aggirano completamente i passaggi rocciosi (praticamente il percorso che viene sconsigliato all'andata!!!). Come sempre in queste occasioni pregavo Alec di tenersi pronto in caso di mia scivolata mentre quando mi fermavo per aspettare lui cercavo di fargli sicura passando la corda su qualche spuntone di roccia, non sempre disponibile.
Seguendo gli ometti siamo pertanto tornati sulla cresta nella parte detritica iniziale e sempre con attenzione abbiamo raggiunto la cengia. Ormai siamo fuori dalle difficoltà e dal pericolo perciò Alec pensa bene di scendere l'ultimo pezzo fino al sentiero tagliando per il ripido pendio di terra e pochi ciuffi d'erba (con ancora me legata) invece che continuare a seguire la cengia affiancando la parete di roccia dove per lo meno mi potevo tenere: la scena che segue è talmente pietosa e volgare che ve la risparmio volentieri... e dire che a partire dalla doppia della vetta NO mi ero persino tranquillizzata... non che fossi particolarmente agitata... ero convinta di voler provare questa gita... ma preoccupata, come sempre su questi terreni, sì, in particolare sapendo di doverli affrontare anche al ritorno: cambia di molto quando sai di poter scendere da una via normale!
Usata una corda da 30 m, portati nut, usato solo uno per sicurezza ma poi rivelatosi inutile.
Bella gita da fare con attenzione, splendido in questo periodo il pianoro della Gardetta!
Brancia!
inizia la cresta
ora capite anche voi che ho dei limiti a spostarmi dal masso mobile in spaccata più sù sul gradino
attraversamento della placca
si sale e si riscende
in cima alla NO
panorama sul bellissimo altopiano della Gardetta e sulla Meja
di ritorno, lo spigolo che non ho voluto scendere
Meja marmottosa
Amo questo cane! (anche l'altro ) ti prende in giro, ti segue col bastoncino perennemente in bocca (anche a capodanno l'ho conosciuta così!), ti viene dietro, ti ringhia, come per dire dai prendilo... e poi scatta come una molla ritraendosi per non fartelo prendere!!!
Una montagna bella, ma poco frequentata pare proprio per la cattiva fama della qualità della roccia ma, a detta di Andrea Parodi proprio in questo topic, decisamente più facile della Torre del Cros! Forse non ricordo molto bene com’era la Torre del Cros (ricordo bene un passaggio del gatto strisciando su una cengia stretta ed erbosa e l’arrampicata su rododendri e persino una mia scivolata in doppia di cui porto ancora il segno sotto il ginocchio, ma non me lo ricordo poi così difficile ), perciò non saprei se essere d'accordo, è anche vero che col senno di poi è sempre tutto più facile di quello che hai vissuto sulla montagna... comunque non è una salita proprio banale, se non altro per la delicatezza del terreno. Se parliamo di difficoltà riferite ai gradi, non ho nulla da obiettare sulle relazioni, salvo aver trovato del II più facile in passato (ma forse l'esposizione può talvolta fare la differenza). In alcuni punti la roccia è buona, in altri occorre stare attenti e saggiare bene gli appigli, come su molte delle montagne che amiamo frequentare.
E’ dura constatare che col passare degli anni (un paio, per dire la verità, ma quanto basta a sentirci più vecchi e stanchi ) siamo diventati molto più pigri… ai bei tempi partivamo da Genova alle 3 o 4 di notte, facevamo 3 o 4 ore di macchina, 10 o 12 ore di gita e tornavamo a casa in giornata e il giorno dopo a lavorare!
In questa occasione abbiamo creato uno scenario il più confortevole possibile per permetterci di affrontare l’arrampicata con la massima serenità. Notte in loco, partenza alle 8:00, 45 minuti di auto e avvicinamento ridotto ai minimi termini, con non più di 600 metri di dislivello una vera vergogna!
Nel periodo estivo l'accesso al pianoro della Gardetta da Preit è vietato nei fine settimana e noi abbiamo sfruttato il lunedi di bel tempo per aggirare questo ostacolo e per portarci a pochi minuti dal rifugio omonimo a circa 2300 metri.
Iniziamo da lì la nostra gita andando al Passo di Rocca Brancia e scendendo un pezzo di sentiero verso il Colle Oserot fino a incontrare la ripida cengia diagonale che porta al colletto da dove inizia la cresta, che si intraprende facilmente salendo tra erba e detriti, finchè non diventa rocciosa, da qui in poi si segue il filo, aggirando solo i salti più ostici sul fianco destro lato Gardetta.
Nel percorrere il primo tratto mi domando da subito se ci ricorderemo dove siamo passati e cerco di fare un ometto ma l'unico risultato che ottengo nel sollevare una pietra nella mano destra è di farmela immediatamente cadere sulla mano sinistra, procurandomi un primo graffio a cui ne seguiranno molti altri... In quel momento iniziano a nascere diversi spunti per un possibile futuro libro: “Alpinisti sfigati”! Essendo frequentata molto di rado, la roccia è carta vetro, della grana più grossa, anzi spesso sembra composta di aghi, e alla fine della gita le mie mani sembrano uscite da una colluttazione con un pittbul!
Le prime difficoltà iniziano con due camini in successione (II, II+), al termine dei quali si raggiunge una terrazza; c'è stato solo un passaggio più difficile per me nel secondo camino, dove si trova un grosso masso mobile, al di sopra del quale è necessario spostarsi da un lato all'altro del camino (dandosi una spinta) per trovare l'appoggio per il piede, un po' alto per me... la poca elasticità e la statura mi penalizzano spesso; segue ancora un tratto più stretto ed esposto dopo il quale la relazione di Gulliver dice di scendere alcuni metri, fino ad un colletto alla base di una placca inclinata a sinistra di una fessura, che non ricordiamo di aver notato. Difatti noi non siamo scesi alla base della placca ma probabilmente siamo rimasti più alti arrivando quasi al termine della stessa e traversandola per arrivare al colletto, siamo poi saliti un po' a destra per una specie di camino e poi siamo scesi in un canalino a destra arrivando in vista della cima SE: la base si raggiunge aggirando dei torrioni sul lato Gardetta e all'andata anche la cima stessa si aggira per proseguire verso la cima NO, scendendo di poco su cenge detritiche, per poi risalire in cresta e percorrere in disarrampicata uno spigolo ripido ed esposto di II+. Scendendo esattamente sullo spigolo (sul suo lato destro, scendendo) si trovano maggiori appigli, ma giunta sul ciglio del passaggio da disarrampicare ho tentato un ammutinamento reso inutile dal misterioso riemergere dell'assopito spirito granitico di Alec che ha minacciato di lanciarmi di sotto se non fossi scesa da sola.
A quel punto non avevo scelta, ma non ho avuto la forza di protendermi nel vuoto e, tenuta da Alec, mi sono affidata a lui e sono scesa direttamente in mezzo alla paretina di roccia, con meno appigli. In realtà anche lui ha fatto praticamente lo stesso nel raggiungermi. Lo stesso pezzo percorso in salita, ma stavolta davvero sullo spigolo, non ha dato difficoltà (perchè non si guarda di sotto ). Scendendo si arriva a un altro colletto alla base della torre della cima NO. Si risale la ripida paretina (15 m, III-), e si arriva in vetta, di poco più alta di quella SE. Nei passaggi più difficili, in questo caso i due piccoli tiri sul III per raggiungere una e l'altra vetta, la roccia è migliore.
Per scendere dalla cima NO abbiamo fatto una doppia (cordino in loco), non lungo la linea di salita (altrimenti avremmo dovuto scendere in obliquo) ma scendendo da una sporgente rientranza sotto la quale ci si cala per un breve tratto nel vuoto. Occorre prestare attenzione in fondo a riportarsi prontamente al colletto data la delicatezza del terreno piuttosto esposto e pericoloso in quel punto. Alec ha fatto due nodi in fondo alla corda per maggiore sicurezza.
Si risale lo spigolo di II descritto prima e si torna al colletto sotto la cima SE. Salirla, oltre a rendere più varia e interessante l'arrampicata, permette di evitare i vari traversi fatti all'andata, salendo un camino verticale un metro a sinistra del filo, e poi seguendo il filo fino in cima (un tiro carino di 15m, III, II+) e poi sfruttando la doppia attrezzata con un cordino e un maillon fino alla base della torre della cima SE. Tuttavia arrivati in fondo alla doppia, invece che tornare sulla via dell'andata abbiamo evitato placca e camini seguendo degli ometti che aggirano completamente i passaggi rocciosi (praticamente il percorso che viene sconsigliato all'andata!!!). Come sempre in queste occasioni pregavo Alec di tenersi pronto in caso di mia scivolata mentre quando mi fermavo per aspettare lui cercavo di fargli sicura passando la corda su qualche spuntone di roccia, non sempre disponibile.
Seguendo gli ometti siamo pertanto tornati sulla cresta nella parte detritica iniziale e sempre con attenzione abbiamo raggiunto la cengia. Ormai siamo fuori dalle difficoltà e dal pericolo perciò Alec pensa bene di scendere l'ultimo pezzo fino al sentiero tagliando per il ripido pendio di terra e pochi ciuffi d'erba (con ancora me legata) invece che continuare a seguire la cengia affiancando la parete di roccia dove per lo meno mi potevo tenere: la scena che segue è talmente pietosa e volgare che ve la risparmio volentieri... e dire che a partire dalla doppia della vetta NO mi ero persino tranquillizzata... non che fossi particolarmente agitata... ero convinta di voler provare questa gita... ma preoccupata, come sempre su questi terreni, sì, in particolare sapendo di doverli affrontare anche al ritorno: cambia di molto quando sai di poter scendere da una via normale!
Usata una corda da 30 m, portati nut, usato solo uno per sicurezza ma poi rivelatosi inutile.
Bella gita da fare con attenzione, splendido in questo periodo il pianoro della Gardetta!
Brancia!
inizia la cresta
ora capite anche voi che ho dei limiti a spostarmi dal masso mobile in spaccata più sù sul gradino
attraversamento della placca
si sale e si riscende
in cima alla NO
panorama sul bellissimo altopiano della Gardetta e sulla Meja
di ritorno, lo spigolo che non ho voluto scendere
Meja marmottosa
Amo questo cane! (anche l'altro ) ti prende in giro, ti segue col bastoncino perennemente in bocca (anche a capodanno l'ho conosciuta così!), ti viene dietro, ti ringhia, come per dire dai prendilo... e poi scatta come una molla ritraendosi per non fartelo prendere!!!
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Rocca Brancia
Sempre bello lassù !!
Al secondo saliscendi della tua descrizione mi sono perso e non più ritrovato, per cui sono andato a godermi le foto
Al secondo saliscendi della tua descrizione mi sono perso e non più ritrovato, per cui sono andato a godermi le foto
“L’acqua esiste per la sopravvivenza del corpo. Il deserto esiste per la sopravvivenza dell’anima”
Proverbio Tuareg
Proverbio Tuareg
Re: Rocca Brancia
Guarda Gio, con la buona relazione di gulliver sulla Rocca Brancia non ci si perde ma sono sempre stata convinta che le relazioni andrebbero scritte in loco! In molte salite ci siamo trovati a dire "noi abbiamo fatto così"...allora o non è chiara la relazione o abbiamo fatto una variante che al ritorno per precisione bisognerebbe descrivere... Ma al ritorno a casa spesso ci si dimentica perché quando sei li tra canalini e cengette sei concentrato su altro... Ma ho sempre patito questa perdita di informazioni.. bisognerebbe trovare il modo per registrare a voce la relazione mentre si va
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
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Re: Rocca Brancia
Dai brava Scinty! l'importante è andare: le relazioni sono un optional
Belle poi le foto: un po' è anche merito della Rocca Brancia con i suoi strati verticali
Belle poi le foto: un po' è anche merito della Rocca Brancia con i suoi strati verticali
Re: Rocca Brancia
Grazie Andrea! Si la roccia è davvero particolare!! In alcuni punti tutte quelle pieghe sembravano grosse mani premute una sull'altra, mani che si aggrappavano anch'esse alla roccia! Davvero bello!
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Rocca Brancia
Complimenti E al diavolo se si accetta qualche comfort (come la sveglia un po' più tardi, un avvicinamento più breve ), sicuramente vi siete presi più tempo per godervi l'ambiente (anche se avrai avuto altro da pensare sul gradino o sullo spigolo )
"Un uomo va al di là di ciò che può afferrare" (N. Tesla)
"De gustibus non disputandum est"
La montagna non uccide... è l'uomo che sottovaluta i pericoli...
"De gustibus non disputandum est"
La montagna non uccide... è l'uomo che sottovaluta i pericoli...
Re: Rocca Brancia
Esattamente però a parte la tensione richiesta dalla salita, eravamo un po' più rilassati che in altre gite più lunghe dove devi pensare anche ai tempi!!!teo-85 wrote:Complimenti E al diavolo se si accetta qualche comfort (come la sveglia un po' più tardi, un avvicinamento più breve ), sicuramente vi siete presi più tempo per godervi l'ambiente (anche se avrai avuto altro da pensare sul gradino o sullo spigolo )
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa