È una questione di dettagli: tutto sta nel vedere a margini evanescenti, con nessi onirici tra la successione di momenti disgiunti, come di notte ma già dal tramonto.
Tramonto, rimbalzando
Così mi pare di vivere questa sera sulla collina dei castagni, strisciando lungo il muro come un ladro a caccia di tesori, pronto a balzare silenzioso e improvviso come un gatto per sorprendere la preda. Scruto e rifletto con calma, mentre una sorta di torrente impetuoso trascina nell’oscurità la luce, un incubo ricorrente.
Poco dopo invece devo stare io fermo, anelando frustrato la velocità di Lartigue: estenuantemente lento come chi ha compiti indigesti svanisce il giorno, avaro dei tesori e dei misteri anelati, generoso solo di altri più diafani, inafferrabili a un osservatore distratto, di bagliori notturni lontani e oscuri.
Per l'apparizione al buio dei monocoli purpurei, sgusciati dal bosco, la sagoma nera di un capriolo fugge nel prato contro il cielo scuro, si ferma tra i castagni e rapida si eclissa dietro la collina. Il trambusto allarma tutto il vicinato, che si mette a bramire fragoroso nel silenzio della notte, prima rotto solo dallo sfregamento degli pneumatici di qualche auto a valle. I caprioli ignorano che è questa collina stanotte non è loro esclusiva, ma è anche il rifugio dell'alieno, dove non si sente intruso come in patria.
Legni defunti hanno cigolato per nulla al crepuscolo e ora i viventi, accarezzati dai cirri, proiettano i loro inafferrabili intrichi lunari sul prato. Tra questi tocca ora all'alieno agitarsi, girare come una trottola senza attriti fino a rendersi conto che ci si potrebbe semplicemente fermare e assaporare l'umido della notte e della compagnia, in questo attimo di eremo più eterno di Orione, sulla via dell’eclissi estiva.
È ormai necessario allontanarsi quatti quatti mano nella mano, prima che gli arcieri di Sherwood ci possano mirare dalle loro cavalcature assassine.