Aletschhorn - mt. 4195
Moderator: Moderatori
Aletschhorn - mt. 4195
Per la cresta Nord-Est
Difficoltà: PD ( I-II / 40-45°)
Dislivello: 1063 m + 1200 m
Tempo: 5h-7h + 4h30-5h
Data salita: 23 e 24 Giugno 2012
Ci sono montagne che non si dimenticano, ed ognuno ha i suoi buoni motivi per ricordarsi di una montagna.
A questa tenevo in modo particolare: da quando Alec salì il Finsteraarhorn con gli sci, in solitaria, mi è rimasta una sottile nostalgia per non esser stato con lui, fido compagno di cordata, a condividere quella splendida avventura sul re dell’Oberland, isolato e aguzzo come un urlo pietrificato tra i ghiacci perenni.
Fu allora che decidemmo di preparare assieme la salita della seconda vetta dell’Oberland bernese, il cui nome, come quello della sorella maggiore, sembra evocare quelli di oscure divinità mitologiche: l'Aletschhorn.
Questa solenne e maestosa montagna, che si erge dai ghiacciai come un duomo di neve e ghiaccio, è
situata nel cuore di uno scenario glaciale di tipo himalayano e voci popolari narrano che il freddo nasca proprio dalle sue viscere.
Infatti, proprio ai suoi piedi, si trova il ghiacciaio più grande d’Europa: l'Aletschgletscher.
La via normale alla vetta descrive un bell’itinerario alpinistico che non presenta difficoltà tecniche particolari, anche se l'isolamento e l’ambiente particolarmente severo la rendono decisamente lunga e faticosa.
Sabato mattina, dopo aver parcheggiato l’auto a Betten (830 m) - (attenzione al parcheggio: è frei solo sui cartelli!!! ) abbiamo preso la funivia fino alla Bettmeralp (1950m.) ridente località svizzera.
Grazie alla prima corsa delle 08:00, alle 08:30 eravamo già in marcia sul sentiero.
Salendo verso nord, in direzione del colle che separa Bettmeralp da Biel, dobbiamo raggiungere il sentiero che taglia il versante ovest del Bettmerhorn fino a raggiungere la cosiddetta Roti Chumme (2348 m….. avessimo capito cos’è almeno). Ad ogni modo, giunti al colle, davanti ai nostri occhi è apparso, come per incanto, quel fiume immobile e immenso che ci ha lasciati sbalorditi! Sembrava davvero di essere in Himalaya. La potevi percepire la forza del ghiacciaio, riflessa su quel bianco accecante segnato da innumerevoli crepacci e attraverso il vento, che portava la voce dell’Aletsch per tutta la vallata. All’udito arrivavano sinistri gli echi delle rocce, che si spaccavano rovinosamente sulle pareti di ghiaccio grigio. Più sommesso giungeva anche il gorgoglio dei torrenti sotterranei che scavavano, nella pelle fredda e spessa del ghiacciaio, la via più veloce per scendere a valle.
L’Aletschgletscher possiede proporzioni davvero notevoli: pensate che misura la bellezza di 25 km in lunghezza, quasi 5 km di larghezza -nel tratto più ampio- e ben 900 metri nel punto più profondo.
Una vera creatura millenaria sul cui dorso si possono ammirare pozze d’acqua di un azzurro tra i più intensi; specchi in cui il cielo ama riflettere, senza pudore, tutta la sua bellezza. Il cielo della montagna, a quest’altitudine, appare ancora incontaminato e i suoi colori sono straordinariamente limpidi.
Da un bel po’ camminavo in silenzio per godere appieno della natura che ci circondava, colorata di viole, ranuncoli e non ti scordar di me. Ogni tanto scambiavo con Alec qualche parola per la bellezza dell’ambiente che in un attimo aveva rapito tutti i miei pensieri, bello e magnetico quanto imponente e severo… mi chiedevo se ce l’avrei fatta ad affrontare questa ascensione. Ero a digiuno d’allenamento e, visto quello che si prospettava, iniziavo a nutrire qualche dubbio. Alec, almeno, aveva dalla sua molte uscite di scialpinismo, io in compenso avevo trascorso la primavera con la cazzuola e il pennello in mano, chiuso in garage, a dare il bianco e a fare tappulli… Però, quello spettacolo meraviglioso mi caricava e sembrava promettente per la buona riuscita della salita.
La via normale dunque, si snoda attraverso la cresta nord-est e presenta un intinerario di accesso al bivacco Mittelaletsch che è già un'ascensione d'alta quota (ancora più faticosa di quella per raggiungere il bivacco Pol a mio parere); i tempi indicati variano dalle 5 alle 7 ore: noi ne abbiamo impiegate quasi dieci! Il motivo sta nell’avvicinamento che non è certo privo di insidie. I crepacci che si trovano sull'Aletschgletscher possono rendere il suo attraversamento molto complicato e fare perdere parecchio tempo. Abbiamo speso un’ora per capire come scendere le placche e portarci sul ghiacciaio, un’altra per attraversarlo. Poi la lunga risalita di un vallone, un tempo ghiacciaio anch’esso e adesso ridotto ad una crosta di ghiaccio ricoperta da nevai e detriti morenici, ha richiesto ulteriore tempo e spesa di energie. Se a tutto questo vogliamo aggiungere che al termine di questo vallone, seguendo le indicazioni poco precise di una relazione, anziché raggiungere il bivacco aggirando le seraccate della parte alta, abbiamo cercato un non meglio identificato canale finendo su placche rocciose poco rassicuranti.. ecco un’altra ora e mezza in più da inserire sulla tabella di marcia.
Quando finalmente raggiungiamo il Mittelaletschbivak, dopo 9 ore e mezza di salita in completa solitudine, restiamo sorpresi nel trovarvi all’interno tre olandesi: eravamo quasi convinti che non avremmo incontrato nessuno. L’incontro però si è rivelato piacevole: i tre erano molto cordiali, dopo essersi presentati ci hanno offerto un graditissimo bicchiere di vino rosso ed hanno iniziato a chiacchierare, raccontandoci di essere in vacanza e di voler trascorrere tre-quattro giorni al bivacco per salire le cime del Dreieckhorn e dell’Aletschhorn. Al termine dei convenevoli, stanchi ed affamati, prima di cenare e riposare, ci siamo concessi un meritato relax con le gambe a penzoloni sulla griglia del terrazzino del bivacco, sotto i caldi raggi del sole al tramonto. Osservando la valle da quello straordinario balcone, il cammino percorso ci appariva veramente lungo ed estenuante.
La notte è trascorsa serena, senza pensieri né timori per la salita del giorno dopo perché la stanchezza ha vinto su ogni possibile dubbio.
Alle due spaccate la sveglia ci desta dal torpore, colazione e preparativi in silenzio per non svegliare gli altri ed alle 3,00 in punto iniziamo la marcia verso le creste innevate. Dal bivacco dobbiamo risalire tutto il Mittelaletschgletscher che, specie nella parte iniziale, si presenta anch'esso ricco di crepacci, fortunatamente tutti coperti. L'ambiente glaciale dell'Oberland è qualcosa di notevole ed impressionante, persino dalla vetta non si riescono a scorgere luoghi abitati, il panorama è dominato da catene di monti, ghiacci e nevi e sembra non esserci posto per altro; raggiungiamo a fatica la parte iniziale della cresta Nord-Est.
La stanchezza non smaltita del giorno prima si fa sentire, 35 kg di zaino sulle spalle (per via delle scorte d’acqua e cibo) per quasi dieci ore di cammino avrebbero stancato un mulo. La cresta è piuttosto affilata e si affaccia su pareti di ghiaccio impressionanti, che raggiungono i 1000 metri!!! Queste pareti sono senza dubbio una sfida per i migliori ghiacciatori, a noi il solo sguardo incute un timore reverenziale e recondito. Procediamo con cautela sulla lunga cresta, prima un piede e poi l’altro. Il tratto è aereo ed esposto ai venti gelidi che imperversano senza tregua con raffiche improvvise, ai quali occorre prestare massima attenzione: l’abbigliamento tecnico qui è fondamentale. Il cuore pulsa, per l’emozione e per lo sforzo, la severità di quello che ci circonda limita le parole a pochi cenni.. e la cima è ancora distante.
Siamo quasi al termine dell’affilata cresta, quando i primi raggi raggiungono la cima dell’Aletschhorn che si colora di rosa: è un momento magico. Raggiungiamo un tratto più ampio e ci rilassiamo un po’, continuando però la progressione, sempre in salita, verso l’anticima. Ma c’è qualcosa che non va! Non mi sento bene. Avverto come un senso di nausea e sento il fiato venir meno. Fermo Alec con uno strattone alla corda.. mi devo fermare. Di tornare indietro non se ne parla – penso tra me – troppo lo sforzo fatto per arrivare fin qui e sono solo le 6.15 del mattino. Penso possa trattarsi di un calo di zuccheri e chiedo ad Alec se per favore mi passa una delle barrette energetiche che mi ero portato al seguito ed un po’ di the alla pesca dal thermos. Una manciata di minuti per consumare lo snack, bere e faccio cenno ad Alec di proseguire. Dopo un quarto d’ora inizio lentamente a riprendere fiato ed energie… con un sospiro di sollievo.
Siamo ai piedi dell’anticima, incontriamo un francese (solitario) seduto a riposare. Ci lascia il passo ed attacchiamo la prima ripida pendenza, la neve è solida, in alcuni tratti ghiacciata, facciamo tutto in conserva, veloci, ed in breve siamo fuori. Adesso mi sento un leone, ci dirigiamo verso l’ultimo tratto di cresta che ci separa dalla vetta. Il francese ci segue.
La seconda cresta presenta passaggi di misto (I e II) sempre molto esposti ed aerei, ma è l’ultimo ostacolo che ci frappone alla cima. Gli ultimi metri di salita su neve ed ecco la tanto sospirata e benedetta croce di vetta!!! Esplodo in un urlo di soddisfazione, al quale ne segue, immediato, un altro. Alec, con la solita flemma da lord inglese, alza la piccozza in segno di vittoria… sono le 7.55: siamo sull’Aletschhorn!!!
Ho i brividi, ma non è il vento freddo che sferza la cima, anzi quasi quasi non lo avverto neppure, tanto sto bene. Strette di mano, abbracci, stretta di mano anche con il simpatico francese.
Gli chiediamo se proveniva dal bivacco (la sera precedente, prima di andare a dormire avevamo scorto due puntini salire dall’Aletschgletscher) e durante il nostro dormiveglia, più tardi, due persone erano entrate nel bivacco. Rispose di si e ci disse che il suo compagno di 74 anni non se l’era sentita di raggiungere la vetta, si era accontentato di arrivare al Mittelaletsch! “Chapeau” gli diciamo in coro!!! Foto di vetta reciproche e il francese ci saluta tornando sui suoi passi.
Il panorama è troppo bello, visto che non è tardi decidiamo di fermarci lassù ancora per un po’: il tempo di qualche foto, di riconoscere le vette attorno, di apporre le firme sul libro di vetta.. poi salutiamo quel magnifico panorama bianco che a giro d’orizzonte non ti regala altro che montagne e ci avviamo per la discesa. Scorgiamo le cordate degli olandesi sul colle, sotto la cresta del Dreieckhorn, devono aver rinunciato alla salita perché stanno ridiscendendo lungo la traccia (la cresta sembrava piuttosto ardita e probabilmente per le condizioni non l’avranno giudicata percorribile, ci spiace per loro, ma il giorno seguente avrebbero avuto l’opportunità di salire l’Aletschhorn).
I ripidi pendii nevosi ora sono da scendere faccia a monte, in qualche tratto la neve è sempre ghiacciata, forse sarebbe il caso di mettere almeno una vite (vista l’esposizione) ma non lo facciamo, la corda è una mezza da 30 non basterebbe per coprire la lunghezza. Ci fidiamo e va bene, dopo un po’ la crosta cede leggermente ed è possibile gradinare bene con gli scarponi.
E’ ancora presto ma il sole scalda, il riverbero cuoce e la sete brucia. Decidiamo una breve sosta per bere sul pianoro tra l’anticima e la prima cresta (quella esposta sulle pareti).
Nello zaino avevo ancora due succhi di frutta, li tiro fuori e nel maldestro tentativo di passarne uno ad Alec rimango ebete ad osservare il succo ACE trasformarsi in un bob olimpionico sul ghiacciato pendio. Il velocissimo brick, dopo aver percorso oltre 200 metri che gli avrebbero assicurato un oro ed un primo posto sul podio, nella più assoluta umiltà si dissolve in un tuffo nel vuoto proprio sulla parete nord…
Il ritardo lungo la discesa lo paghiamo lungo.
Sul tratto finale dell’ultima cresta la neve è molla e si sfonda…. Dobbiamo superarla in traverso, faccia a monte e con l’aiuto della picca, con un po’ d’adrenalina visto quello che incombe sotto il nostro posteriore.
Anche sulla ripida traccia del pendio che riporta verso il bivacco la neve è marcia e non regge il nostro peso (gli olandesi ed il francese erano passati tre quarti d’ora prima senza fare un buco).
Cotti dal sole affondiamo nella neve marcia fino al ginocchio ed a volte oltre, la gola brucia sempre per la sete, ma non possiamo perdere altro tempo. Nel tratto più ripido ed esposto del pendio una folata di vento glaciale mi scoperchia il cappuccio e fa un fresbee del mio berretto di Quotazero…. Mi cade anche la frontale sulla neve ma con un gesto felino riesco ad agguantarla prima che si involi in qualche stretto canalone (rabbrividendo all’ancora doloroso ricordo della sorte toccata all’amata Panasonic FZ8 sulle creste dell’Ortles). Voltandomi osservo la sagoma del berretto, duecento metri più in alto, posata delicatamente su una pendenza impossibile, quasi a sfidare la forza di gravità.
Impreco a mio modo, Alec manco si accorge di quanto accaduto, lui sta imprecando per la maledetta neve marcia. Come ippopotami nel fango lentamente perdiamo quota, siamo quasi alla fine del ripido, la neve non accenna a migliorare… Alec continua ad imprecare mentre il mio berretto, riafferrato dal vento, lo sorpassa rotolando verso Sud tra una capriola e l’altra fino a scomparire in fretta dalla vista in fondo ad un salto ghiacciato. Era l’addio del mitico berretto di Quotazero, compagno di tante avventure!!!
Finalmente dopo due ore e mezza di nuoto la neve torna ad avere una consistenza accettabile che ci permette di raggiungere il bivacco e proseguire la discesa. Siamo in pensiero per la funivia, l’ultima corsa è alle 18:00, non sappiamo se riusciremo a prenderla.
Scendiamo di buona lena, raggiunto il labirinto di ghiaccio dell’Aletschgletscher lo attraversiamo slegati per non perdere tempo, tanto i crepacci sono tutti aperti e ben visibili. Riusciamo a trovare alla prima il punto in cui dalle placche avevamo abbordato il ghiacciaio. Ci arrampichiamo sulle placche come stambecchi e sul sentiero proseguiamo spediti col pepe al c..o!!!
Controlliamo l’orologio, il tempo corre!!! La funivia caz*o!!!
Imbocchiamo la via che percorre il centro abitato di Bettmeralp tra il passo di marcia e la corsa, ciondolanti come pinguini ubriachi e puzzolenti come bestie da circo tra gli sguardi divertiti e stupiti delle frotte di turisti che affollavano il borgo. Arriviamo alla biglietteria alle 17.55 spaccate!!! Alle 18:00 la funivia stacca il freno e comincia la sua discesa verso Betten…. Sul pavimento ci siamo noi sdraiati!!
Difficoltà: PD ( I-II / 40-45°)
Dislivello: 1063 m + 1200 m
Tempo: 5h-7h + 4h30-5h
Data salita: 23 e 24 Giugno 2012
Ci sono montagne che non si dimenticano, ed ognuno ha i suoi buoni motivi per ricordarsi di una montagna.
A questa tenevo in modo particolare: da quando Alec salì il Finsteraarhorn con gli sci, in solitaria, mi è rimasta una sottile nostalgia per non esser stato con lui, fido compagno di cordata, a condividere quella splendida avventura sul re dell’Oberland, isolato e aguzzo come un urlo pietrificato tra i ghiacci perenni.
Fu allora che decidemmo di preparare assieme la salita della seconda vetta dell’Oberland bernese, il cui nome, come quello della sorella maggiore, sembra evocare quelli di oscure divinità mitologiche: l'Aletschhorn.
Questa solenne e maestosa montagna, che si erge dai ghiacciai come un duomo di neve e ghiaccio, è
situata nel cuore di uno scenario glaciale di tipo himalayano e voci popolari narrano che il freddo nasca proprio dalle sue viscere.
Infatti, proprio ai suoi piedi, si trova il ghiacciaio più grande d’Europa: l'Aletschgletscher.
La via normale alla vetta descrive un bell’itinerario alpinistico che non presenta difficoltà tecniche particolari, anche se l'isolamento e l’ambiente particolarmente severo la rendono decisamente lunga e faticosa.
Sabato mattina, dopo aver parcheggiato l’auto a Betten (830 m) - (attenzione al parcheggio: è frei solo sui cartelli!!! ) abbiamo preso la funivia fino alla Bettmeralp (1950m.) ridente località svizzera.
Grazie alla prima corsa delle 08:00, alle 08:30 eravamo già in marcia sul sentiero.
Salendo verso nord, in direzione del colle che separa Bettmeralp da Biel, dobbiamo raggiungere il sentiero che taglia il versante ovest del Bettmerhorn fino a raggiungere la cosiddetta Roti Chumme (2348 m….. avessimo capito cos’è almeno). Ad ogni modo, giunti al colle, davanti ai nostri occhi è apparso, come per incanto, quel fiume immobile e immenso che ci ha lasciati sbalorditi! Sembrava davvero di essere in Himalaya. La potevi percepire la forza del ghiacciaio, riflessa su quel bianco accecante segnato da innumerevoli crepacci e attraverso il vento, che portava la voce dell’Aletsch per tutta la vallata. All’udito arrivavano sinistri gli echi delle rocce, che si spaccavano rovinosamente sulle pareti di ghiaccio grigio. Più sommesso giungeva anche il gorgoglio dei torrenti sotterranei che scavavano, nella pelle fredda e spessa del ghiacciaio, la via più veloce per scendere a valle.
L’Aletschgletscher possiede proporzioni davvero notevoli: pensate che misura la bellezza di 25 km in lunghezza, quasi 5 km di larghezza -nel tratto più ampio- e ben 900 metri nel punto più profondo.
Una vera creatura millenaria sul cui dorso si possono ammirare pozze d’acqua di un azzurro tra i più intensi; specchi in cui il cielo ama riflettere, senza pudore, tutta la sua bellezza. Il cielo della montagna, a quest’altitudine, appare ancora incontaminato e i suoi colori sono straordinariamente limpidi.
Da un bel po’ camminavo in silenzio per godere appieno della natura che ci circondava, colorata di viole, ranuncoli e non ti scordar di me. Ogni tanto scambiavo con Alec qualche parola per la bellezza dell’ambiente che in un attimo aveva rapito tutti i miei pensieri, bello e magnetico quanto imponente e severo… mi chiedevo se ce l’avrei fatta ad affrontare questa ascensione. Ero a digiuno d’allenamento e, visto quello che si prospettava, iniziavo a nutrire qualche dubbio. Alec, almeno, aveva dalla sua molte uscite di scialpinismo, io in compenso avevo trascorso la primavera con la cazzuola e il pennello in mano, chiuso in garage, a dare il bianco e a fare tappulli… Però, quello spettacolo meraviglioso mi caricava e sembrava promettente per la buona riuscita della salita.
La via normale dunque, si snoda attraverso la cresta nord-est e presenta un intinerario di accesso al bivacco Mittelaletsch che è già un'ascensione d'alta quota (ancora più faticosa di quella per raggiungere il bivacco Pol a mio parere); i tempi indicati variano dalle 5 alle 7 ore: noi ne abbiamo impiegate quasi dieci! Il motivo sta nell’avvicinamento che non è certo privo di insidie. I crepacci che si trovano sull'Aletschgletscher possono rendere il suo attraversamento molto complicato e fare perdere parecchio tempo. Abbiamo speso un’ora per capire come scendere le placche e portarci sul ghiacciaio, un’altra per attraversarlo. Poi la lunga risalita di un vallone, un tempo ghiacciaio anch’esso e adesso ridotto ad una crosta di ghiaccio ricoperta da nevai e detriti morenici, ha richiesto ulteriore tempo e spesa di energie. Se a tutto questo vogliamo aggiungere che al termine di questo vallone, seguendo le indicazioni poco precise di una relazione, anziché raggiungere il bivacco aggirando le seraccate della parte alta, abbiamo cercato un non meglio identificato canale finendo su placche rocciose poco rassicuranti.. ecco un’altra ora e mezza in più da inserire sulla tabella di marcia.
Quando finalmente raggiungiamo il Mittelaletschbivak, dopo 9 ore e mezza di salita in completa solitudine, restiamo sorpresi nel trovarvi all’interno tre olandesi: eravamo quasi convinti che non avremmo incontrato nessuno. L’incontro però si è rivelato piacevole: i tre erano molto cordiali, dopo essersi presentati ci hanno offerto un graditissimo bicchiere di vino rosso ed hanno iniziato a chiacchierare, raccontandoci di essere in vacanza e di voler trascorrere tre-quattro giorni al bivacco per salire le cime del Dreieckhorn e dell’Aletschhorn. Al termine dei convenevoli, stanchi ed affamati, prima di cenare e riposare, ci siamo concessi un meritato relax con le gambe a penzoloni sulla griglia del terrazzino del bivacco, sotto i caldi raggi del sole al tramonto. Osservando la valle da quello straordinario balcone, il cammino percorso ci appariva veramente lungo ed estenuante.
La notte è trascorsa serena, senza pensieri né timori per la salita del giorno dopo perché la stanchezza ha vinto su ogni possibile dubbio.
Alle due spaccate la sveglia ci desta dal torpore, colazione e preparativi in silenzio per non svegliare gli altri ed alle 3,00 in punto iniziamo la marcia verso le creste innevate. Dal bivacco dobbiamo risalire tutto il Mittelaletschgletscher che, specie nella parte iniziale, si presenta anch'esso ricco di crepacci, fortunatamente tutti coperti. L'ambiente glaciale dell'Oberland è qualcosa di notevole ed impressionante, persino dalla vetta non si riescono a scorgere luoghi abitati, il panorama è dominato da catene di monti, ghiacci e nevi e sembra non esserci posto per altro; raggiungiamo a fatica la parte iniziale della cresta Nord-Est.
La stanchezza non smaltita del giorno prima si fa sentire, 35 kg di zaino sulle spalle (per via delle scorte d’acqua e cibo) per quasi dieci ore di cammino avrebbero stancato un mulo. La cresta è piuttosto affilata e si affaccia su pareti di ghiaccio impressionanti, che raggiungono i 1000 metri!!! Queste pareti sono senza dubbio una sfida per i migliori ghiacciatori, a noi il solo sguardo incute un timore reverenziale e recondito. Procediamo con cautela sulla lunga cresta, prima un piede e poi l’altro. Il tratto è aereo ed esposto ai venti gelidi che imperversano senza tregua con raffiche improvvise, ai quali occorre prestare massima attenzione: l’abbigliamento tecnico qui è fondamentale. Il cuore pulsa, per l’emozione e per lo sforzo, la severità di quello che ci circonda limita le parole a pochi cenni.. e la cima è ancora distante.
Siamo quasi al termine dell’affilata cresta, quando i primi raggi raggiungono la cima dell’Aletschhorn che si colora di rosa: è un momento magico. Raggiungiamo un tratto più ampio e ci rilassiamo un po’, continuando però la progressione, sempre in salita, verso l’anticima. Ma c’è qualcosa che non va! Non mi sento bene. Avverto come un senso di nausea e sento il fiato venir meno. Fermo Alec con uno strattone alla corda.. mi devo fermare. Di tornare indietro non se ne parla – penso tra me – troppo lo sforzo fatto per arrivare fin qui e sono solo le 6.15 del mattino. Penso possa trattarsi di un calo di zuccheri e chiedo ad Alec se per favore mi passa una delle barrette energetiche che mi ero portato al seguito ed un po’ di the alla pesca dal thermos. Una manciata di minuti per consumare lo snack, bere e faccio cenno ad Alec di proseguire. Dopo un quarto d’ora inizio lentamente a riprendere fiato ed energie… con un sospiro di sollievo.
Siamo ai piedi dell’anticima, incontriamo un francese (solitario) seduto a riposare. Ci lascia il passo ed attacchiamo la prima ripida pendenza, la neve è solida, in alcuni tratti ghiacciata, facciamo tutto in conserva, veloci, ed in breve siamo fuori. Adesso mi sento un leone, ci dirigiamo verso l’ultimo tratto di cresta che ci separa dalla vetta. Il francese ci segue.
La seconda cresta presenta passaggi di misto (I e II) sempre molto esposti ed aerei, ma è l’ultimo ostacolo che ci frappone alla cima. Gli ultimi metri di salita su neve ed ecco la tanto sospirata e benedetta croce di vetta!!! Esplodo in un urlo di soddisfazione, al quale ne segue, immediato, un altro. Alec, con la solita flemma da lord inglese, alza la piccozza in segno di vittoria… sono le 7.55: siamo sull’Aletschhorn!!!
Ho i brividi, ma non è il vento freddo che sferza la cima, anzi quasi quasi non lo avverto neppure, tanto sto bene. Strette di mano, abbracci, stretta di mano anche con il simpatico francese.
Gli chiediamo se proveniva dal bivacco (la sera precedente, prima di andare a dormire avevamo scorto due puntini salire dall’Aletschgletscher) e durante il nostro dormiveglia, più tardi, due persone erano entrate nel bivacco. Rispose di si e ci disse che il suo compagno di 74 anni non se l’era sentita di raggiungere la vetta, si era accontentato di arrivare al Mittelaletsch! “Chapeau” gli diciamo in coro!!! Foto di vetta reciproche e il francese ci saluta tornando sui suoi passi.
Il panorama è troppo bello, visto che non è tardi decidiamo di fermarci lassù ancora per un po’: il tempo di qualche foto, di riconoscere le vette attorno, di apporre le firme sul libro di vetta.. poi salutiamo quel magnifico panorama bianco che a giro d’orizzonte non ti regala altro che montagne e ci avviamo per la discesa. Scorgiamo le cordate degli olandesi sul colle, sotto la cresta del Dreieckhorn, devono aver rinunciato alla salita perché stanno ridiscendendo lungo la traccia (la cresta sembrava piuttosto ardita e probabilmente per le condizioni non l’avranno giudicata percorribile, ci spiace per loro, ma il giorno seguente avrebbero avuto l’opportunità di salire l’Aletschhorn).
I ripidi pendii nevosi ora sono da scendere faccia a monte, in qualche tratto la neve è sempre ghiacciata, forse sarebbe il caso di mettere almeno una vite (vista l’esposizione) ma non lo facciamo, la corda è una mezza da 30 non basterebbe per coprire la lunghezza. Ci fidiamo e va bene, dopo un po’ la crosta cede leggermente ed è possibile gradinare bene con gli scarponi.
E’ ancora presto ma il sole scalda, il riverbero cuoce e la sete brucia. Decidiamo una breve sosta per bere sul pianoro tra l’anticima e la prima cresta (quella esposta sulle pareti).
Nello zaino avevo ancora due succhi di frutta, li tiro fuori e nel maldestro tentativo di passarne uno ad Alec rimango ebete ad osservare il succo ACE trasformarsi in un bob olimpionico sul ghiacciato pendio. Il velocissimo brick, dopo aver percorso oltre 200 metri che gli avrebbero assicurato un oro ed un primo posto sul podio, nella più assoluta umiltà si dissolve in un tuffo nel vuoto proprio sulla parete nord…
Il ritardo lungo la discesa lo paghiamo lungo.
Sul tratto finale dell’ultima cresta la neve è molla e si sfonda…. Dobbiamo superarla in traverso, faccia a monte e con l’aiuto della picca, con un po’ d’adrenalina visto quello che incombe sotto il nostro posteriore.
Anche sulla ripida traccia del pendio che riporta verso il bivacco la neve è marcia e non regge il nostro peso (gli olandesi ed il francese erano passati tre quarti d’ora prima senza fare un buco).
Cotti dal sole affondiamo nella neve marcia fino al ginocchio ed a volte oltre, la gola brucia sempre per la sete, ma non possiamo perdere altro tempo. Nel tratto più ripido ed esposto del pendio una folata di vento glaciale mi scoperchia il cappuccio e fa un fresbee del mio berretto di Quotazero…. Mi cade anche la frontale sulla neve ma con un gesto felino riesco ad agguantarla prima che si involi in qualche stretto canalone (rabbrividendo all’ancora doloroso ricordo della sorte toccata all’amata Panasonic FZ8 sulle creste dell’Ortles). Voltandomi osservo la sagoma del berretto, duecento metri più in alto, posata delicatamente su una pendenza impossibile, quasi a sfidare la forza di gravità.
Impreco a mio modo, Alec manco si accorge di quanto accaduto, lui sta imprecando per la maledetta neve marcia. Come ippopotami nel fango lentamente perdiamo quota, siamo quasi alla fine del ripido, la neve non accenna a migliorare… Alec continua ad imprecare mentre il mio berretto, riafferrato dal vento, lo sorpassa rotolando verso Sud tra una capriola e l’altra fino a scomparire in fretta dalla vista in fondo ad un salto ghiacciato. Era l’addio del mitico berretto di Quotazero, compagno di tante avventure!!!
Finalmente dopo due ore e mezza di nuoto la neve torna ad avere una consistenza accettabile che ci permette di raggiungere il bivacco e proseguire la discesa. Siamo in pensiero per la funivia, l’ultima corsa è alle 18:00, non sappiamo se riusciremo a prenderla.
Scendiamo di buona lena, raggiunto il labirinto di ghiaccio dell’Aletschgletscher lo attraversiamo slegati per non perdere tempo, tanto i crepacci sono tutti aperti e ben visibili. Riusciamo a trovare alla prima il punto in cui dalle placche avevamo abbordato il ghiacciaio. Ci arrampichiamo sulle placche come stambecchi e sul sentiero proseguiamo spediti col pepe al c..o!!!
Controlliamo l’orologio, il tempo corre!!! La funivia caz*o!!!
Imbocchiamo la via che percorre il centro abitato di Bettmeralp tra il passo di marcia e la corsa, ciondolanti come pinguini ubriachi e puzzolenti come bestie da circo tra gli sguardi divertiti e stupiti delle frotte di turisti che affollavano il borgo. Arriviamo alla biglietteria alle 17.55 spaccate!!! Alle 18:00 la funivia stacca il freno e comincia la sua discesa verso Betten…. Sul pavimento ci siamo noi sdraiati!!
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
- Littletino
- Quotazerino doc
- Posts: 1434
- Joined: Tue Jan 29, 2008 15:41
- Location: Arenzano
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Bellissimo racconto e grande salita.
Complimenti alla coppia ritrovata: mi mancavate, voi due.
Chissà che belle foto..... aspetto con fiducia.
Complimenti alla coppia ritrovata: mi mancavate, voi due.
Chissà che belle foto..... aspetto con fiducia.
"Non importa quanto vai piano ... l'importante è che non ti fermi".
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Per immagini:
l'Aletschgletscher...
...in una parte della sua lunghezza
Zoom sull'Aletschhorn
In cerca di un passaggio..
Arrivo al Mittelaletschbiwak
Relax al Mittelaletsch
Le tenebre si dissolvono..
La lunga cresta NE - verso l'anticima
Dagghe de picca, dagghe de punta...
Superando qualche tratto ripido
Sul pianoro dell'anticima, la vetta ci attende
Qualche tratto su misto tra il I ed il II ... siamo quasi in vetta
Alpinesci zeneizi in scia vetta dell'Alesciorn
La croce dell'Aletschhorn
Veduta dalla vetta dell'Aletschhorn: Cervino, Weisshorn, Dent Blanche
Panorama dalla vetta: l'Aletschgletscher ed il vallone che porta al bivacco
Konkordia Platz
Jungfrau (a sin.) e Monch (a ds.)
la cresta del Dreieckhorn in primo piano, dietro si riconosce bene il Finsteraarhorn
In discesa verso il colle dell'Aletschjoch (3614 m) che collega Dreieckhorn e Aletschhorn
Tra i crepacci dell'Aletschgletscher
Il labirinto di ghiaccio dell'Aletschgletscher
l'Aletschgletscher...
...in una parte della sua lunghezza
Zoom sull'Aletschhorn
In cerca di un passaggio..
Arrivo al Mittelaletschbiwak
Relax al Mittelaletsch
Le tenebre si dissolvono..
La lunga cresta NE - verso l'anticima
Dagghe de picca, dagghe de punta...
Superando qualche tratto ripido
Sul pianoro dell'anticima, la vetta ci attende
Qualche tratto su misto tra il I ed il II ... siamo quasi in vetta
Alpinesci zeneizi in scia vetta dell'Alesciorn
La croce dell'Aletschhorn
Veduta dalla vetta dell'Aletschhorn: Cervino, Weisshorn, Dent Blanche
Panorama dalla vetta: l'Aletschgletscher ed il vallone che porta al bivacco
Konkordia Platz
Jungfrau (a sin.) e Monch (a ds.)
la cresta del Dreieckhorn in primo piano, dietro si riconosce bene il Finsteraarhorn
In discesa verso il colle dell'Aletschjoch (3614 m) che collega Dreieckhorn e Aletschhorn
Tra i crepacci dell'Aletschgletscher
Il labirinto di ghiaccio dell'Aletschgletscher
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
- amadablam
- Sherpani di Quotazero
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- Location: Valle del Kumbu
Re: Aletschhorn - mt. 4195
..gran belle foto gran bella montagna, ma non ho letto il racconto, Rammi, scusami , ma ci vuole 1 giorno di ferie per leggerlo tutto! Perdonami!
saluta Alec
saluta Alec
Namaste
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Oh, finalmente Ale + Ale sull'Aletschhorn!
Gran bel racconto e belle foto, ma non mi fate stare troppo in pena
@Amadablam: i racconti sono l'essenza del forum, un peccato non leggerli!
Gran bel racconto e belle foto, ma non mi fate stare troppo in pena
@Amadablam: i racconti sono l'essenza del forum, un peccato non leggerli!
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Grande Grande salita
Bel racconto...
per il Bric avete urlato invece che "pietra" "ACE!!!!!" ?
35 kg in due spero
Bel racconto...
per il Bric avete urlato invece che "pietra" "ACE!!!!!" ?
35 kg in due spero
- Maury76
- Fotomodello delle vette
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Re: Aletschhorn - mt. 4195
Spe-tta-co-lo
Bravi ragazzi , mi mancavano un pò anche a me le vostre imprese
Bellissimo il racconto e le foto
Bravi ragazzi , mi mancavano un pò anche a me le vostre imprese
Bellissimo il racconto e le foto
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Re: Aletschhorn - mt. 4195
Son felice per voi!
La rincorsa alla fuvinia è sempre un classico La penultima volta che ho fatto qualcosa, giusto il tempo di togliere i ramponi ed entrare.
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Semplicemente stupendo!!!!!
Leggo sempre con piacere i resoconti delle vostre imprese
Siete una gran bella cordata, continuate così
Leggo sempre con piacere i resoconti delle vostre imprese
Siete una gran bella cordata, continuate così
Re: Aletschhorn - mt. 4195
E' stata una gita veramente lunga! Una delle più lunghe che abbia mai fatto.
Però l'ambiente è veramente eccezionale, enormi ghiacciai a perdita d'occhio...Come ambiente glaciale mi è sembrato addirittura più impressionante di quello attraversato quando sono andato sul Finsteraarhorn.
Grandi complimenti ad Ale che ha anche portato la corda, io mi sono limitato a portare due viti
Il rientro è stato lungo anche se abbiamo cercato di andare svelti per prendere l'ultima funivia, presa al pelissimo. Ho rimediato un'abnorme vescica al piede
Però l'ambiente è veramente eccezionale, enormi ghiacciai a perdita d'occhio...Come ambiente glaciale mi è sembrato addirittura più impressionante di quello attraversato quando sono andato sul Finsteraarhorn.
Grandi complimenti ad Ale che ha anche portato la corda, io mi sono limitato a portare due viti
Il rientro è stato lungo anche se abbiamo cercato di andare svelti per prendere l'ultima funivia, presa al pelissimo. Ho rimediato un'abnorme vescica al piede
non ci avevo pensatoscinty wrote:Oh, finalmente Ale + Ale sull'Aletschhorn!
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Re: Aletschhorn - mt. 4195
per dare un'idea delle distanze, il punto di partenza (Bettmeralp) si trova al di là di quella cresta, 350 metri più in basso...
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
- Sub-Comandante
- Sub-Titano Valdostano
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- Joined: Sun Mar 09, 2008 0:05
- Location: Alta Valle Scrivia / bassa val di Vara
Re: Aletschhorn - mt. 4195
per la vera avventura non serve andare in himalaya!!!! Grande Rami!!!!!!!!
"narratemi la regione dalla quale il figlio della montagna è sempre attratto, dove la forza dell'uomo convive con la mente aperta, dove riposano le ceneri dei padri liberi fedelmente vegliate dai figli liberi" Homines Dicti Walser
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Magnifico!
Azz, che voglia di alta quota...
Azz, che voglia di alta quota...
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Complimenti, questa e' una bella salita!
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Grazie a tutti per i complimenti
Al seguito avevo:
6 panini, una scatoletta di tonno, biscotti, marmellatine, nutellina, due barrette energetiche, due bottiglie d'acqua da mezzo litro, una borraccia da un litro e mezzo, un termos da 1 litro, tre succhi di frutta ACE, un piccolo contenitore con albicocche e prugne, noci. Non è avanzato nulla!!!
dags1972 wrote:Grande Grande salita
Bel racconto...
per il Bric avete urlato invece che "pietra" "ACE!!!!!" ?
No. 35kg. pesava il mio tra cibo, liquidi, corda e materialedags1972 wrote:35 kg in due spero
Al seguito avevo:
6 panini, una scatoletta di tonno, biscotti, marmellatine, nutellina, due barrette energetiche, due bottiglie d'acqua da mezzo litro, una borraccia da un litro e mezzo, un termos da 1 litro, tre succhi di frutta ACE, un piccolo contenitore con albicocche e prugne, noci. Non è avanzato nulla!!!
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Ramingo wrote:Grazie a tutti per i complimenti
dags1972 wrote:Grande Grande salita
Bel racconto...
per il Bric avete urlato invece che "pietra" "ACE!!!!!" ?
No. 35kg. pesava il mio tra cibo, liquidi, corda e materialedags1972 wrote:35 kg in due spero
Al seguito avevo:
6 panini, una scatoletta di tonno, biscotti, marmellatine, nutellina, due barrette energetiche, due bottiglie d'acqua da mezzo litro, una borraccia da un litro e mezzo, un termos da 1 litro, tre succhi di frutta ACE, un piccolo contenitore con albicocche e prugne, noci. Non è avanzato nulla!!!
ma nelle foto lo zaino di alec è mezzo vuoto... ( e infatti leggo che aveva solo le due viti) mi sa che a pedalar nel tandem in salita eri solo tu...
ancora complimenti per la bella lunga emozionante salita!
- arietina
- Quotazerino doc
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- Joined: Wed May 23, 2007 17:16
- Location: Costigliole Saluzzo (Cn)
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Spettacolare!!
Complimenti per la bellissima ascesa, siete stati bravissimi!!
Racconto sempre ricco di dettagli che fanno percepire le sensazioni e le emozioni da voi vissute! Bravo il Rammi
Complimenti per la bellissima ascesa, siete stati bravissimi!!
Racconto sempre ricco di dettagli che fanno percepire le sensazioni e le emozioni da voi vissute! Bravo il Rammi
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Complimenti!!
Lungi i pensieri foschi! Se non verrà l'amore
che importa? Giunge al cuore il buon odor dei boschi.
Di quali aromi opimo odore non si sa:
di resina? di timo? o di serenità?... (G.Gozzano, Le due strade)
che importa? Giunge al cuore il buon odor dei boschi.
Di quali aromi opimo odore non si sa:
di resina? di timo? o di serenità?... (G.Gozzano, Le due strade)
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Raga che salitona!!! Complimenti!!!!
Il silenzio non si trova sulla cima delle montagne e il rumore non sta nei mercati delle città: ambedue sono nel cuore dell'uomo.
Lao Tse (VI sec a.C.)
Lao Tse (VI sec a.C.)
Re: Aletschhorn - mt. 4195
amadablam wrote:..gran belle foto gran bella montagna, ma non ho letto il racconto, Rammi, scusami , ma ci vuole 1 giorno di ferie per leggerlo tutto! Perdonami!
saluta Alec
....mi accodo (ma poi leggo) ; gran "bei posti", bravissimi.
Belle anche le "lucine led" sullo zaino di alec (anche se dovrebbero essere rosse, poichè posteriori)....
"E®ne" ...VECCHIA BELINA DOC.
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Grandi ragazzi! Avanti così
"Non siamo precipitati qui per caso,è stata l'isola a condurci qui,per una ragione!dobbiamo ancora scoprire quale!"
LOST
LOST
Re: Aletschhorn - mt. 4195
...eeh le luci sono niente...temo che il suo zaino circoli senza revisione!Erne wrote:Belle anche le "lucine led" sullo zaino di alec (anche se dovrebbero essere rosse, poichè posteriori)....
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
Re: Aletschhorn - mt. 4195
Che cosa volevi dire? Luci LED può essere utilizzato come backup di luci come bene?Erne wrote:
....mi accodo (ma poi leggo); gran "bei posti", bravissimi.
Belle anche le "lucine illuminazione led" sullo zaino di alec anche se dovrebbero essere rosse, poichè posteriori)....