Ciao a tutti,
come ormai sapete, il 12-13 agosto sono salito al Castore insieme ad un'amica alla prima esperienza su questa bella montagna, Sara, sorella di un nostro ben noto iscritto. Speriamo, futura quotazerina a sua volta!
L'idea di questa piccola spedizione è nata alle Cime Bianche, durante la ricerca del misterioso Colle Roisetta. Trovato posto al rifugio Quintino Sella, l'abbiamo raggiunto con agio alle ore 12.15 di venerdì 12, riuscendo a riposare nel pomeriggio, prima e dopo una breve "prova di cordata": entrambi avevamo dell'attrezzatura nuova da testare, quali gli scarponi e, nel mio caso, i pantaloni. Sembrano inezie ma, quando bisogna indossare il tutto per tante ore e per tanta strada, il più piccolo accorgimento in grado di elevare il proprio comfort acquisisce enorme importanza.
Cena tranquilla, con un buon roast-beef per secondo, e quindi un'ottima notte di sonno totale per il sottoscritto.
Sabato 13, sveglia nominalmente fissata alle 04.15, anche se in realtà alle 04.00 ero perfettamente sveglio e già iperattivo. Partenza alle 05.21, sul ghiacciaio punteggiato di cordate e lucine lontane lontane: si vedono le stelle e due ampie pozze di luce, là in fondo, segnano città ancora addormentate nel sonno del giusto. Forse Novara, Vercelli, da cui scorgo impotente questi ghiacciai durante le eterne trasferte Biella-Milano, settimana dopo settimana.
Ma oggi siamo quassù, risaliamo con calma e metodo il lungo ghiacciaio del Castore, ora a fianco della bella Punta Perazzi. Sara ha risentito del brutale gap tra l'atmosfera calda e comoda del rifugio ed il freddo esterno, accentuato da raffiche insistenti di forte vento: mulinelli di neve, improvvisi colpi che ci spostano dalla pur ampia traccia. Devo continuamente ridurre il mio passo, non solo per la differenza di statura ma per venirle incontro; ciò nonostante, l'amica tiene duro in modo ammirevole e, giunti ai piedi del Colle di Felik, quasi non vorrebbe fermarsi per la tradizionale pausa del thé caldo.
Io invece non ho più vent'anni e, fedele alle tradizioni, sorseggio il mio thé fumante osservando le cordate ben distanziate lungo la ripida rampa del Felik. Sarà la mia sesta volta lassù: una lunga e paziente salita, a passo minimo, sotto raffiche nervose e stressanti che mi piegano sulla picca.
La salita si conclude alle 08.08 in vetta al Castore, dopo saliscendi sulla Felikjoch e sul Felikhorn: Sara, pur molto provata ed esaurita, si è comportata benissimo. Corda sempre ben tesa, passo continuo e niente soste o tentennamenti nei brevi tratti di cresta più esposti: un piccolo Caterpillar, indistruttibile, inarrestabile, sempre attenta al sottoscritto ed ai propri piedi rostrati.
In vetta, tra gli alpinisti accasciati o in piedi nel vento, scatto velocemente qualche foto: la Ovest è deserta, vedo minuscoli puntini ondeggiare ai piedi del Polluce, della bella Roccia Nera che ho salito lo scorso anno. Partiamo alle 08.15. Il vento ci taglieggia molesto fino al ritorno, mentre guadagniamo, alle 10.15, il rifugio Sella. In tasca qualche pietra raccolta lassù, sulla Felikjoch, nel sole e nel vento: il piccolo regalo per tre carissime amiche ed una nonna che, oggi, compie gli anni.
Una salita dura e bellissima, che mi ha costretto ad attingere ad energie profonde che nemmeno immaginavo di avere, tra vento e necessità di conciliare i nostri passi. Ed al contempo, un giro magnifico ove nulla è andato storto, gustato a fondo fino all'ultimo passo della lunga, lunghissima discesa dalla vetta del nobile Dioscuro alla piazzetta di Saint Jacques.
Qui, una mano anonima ha pennellato la palina del sentiero 9 per Resy, attribuendo sommariamente 1.35 ore in luogo dei 45 minuti precedenti. Guardo, sposto il peso dello zaino, e rido.
- Arrivando al Sella
- Pausa di lettura...
- Le ultime luci
- Partenza mattutina
- Al disopra del Felik, in cresta
- Sara arriva in cima al Castore
- Insieme in vetta