Val Martello [...LUUUUUNGO]

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Alex84
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Val Martello [...LUUUUUNGO]

Post by Alex84 »

Ciao ragazzi, sono tornato!

Sono tornato dalla tanto agognata traversata in cresta della Val Martello, percorso che frullava nella mia fantasia da ormai anni. Una lunga cresta di sfasciumi si snoda alla testata della Val Martello (una laterale poco conosciuta della Val Venosta in grandissima parte tedescofila e -soprattutto- tedescofona.

Roccia e ghiaccio di bassa difficoltà (praticamente tutto da fare slegati, se non qualche tratto di ghiacciaio).
Faccio la solita premessa... come tutte le volte in cui mi sono buttato in queste imprese non siamo riusciti a compiere tutto il prefissato ma stavolta le soddisfazioni sono arrivate, davvero.

Partiamo da Modena alle 3:45 del mattino per evitare i 20 km di coda sull'A22 nell'unico giorno dell'anno a "Bollino nero" per il traffico. Alle sei e mezza siamo a Laces, già sotto la Val Martello, dove di svolge il nostro giro... aspettiamo pazientemente che apra un caffè... sono buffi davvero 'sti crucchi... ma possibile che alle sei tutti i bar siano chiusi mentre la macelleria (wurstel, salami, kraut) è viva e vegeta (e con gente dentro, oltretutto)?!?!? :shock: :shock: :shock:

Particolari etnici a parte saliamo verso Santa Maria, chiesetta adorabile dispersa fra i pini e da lì parte la nostra avventura. Pullman per qualche kilometro e poi a piedi.

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I cavalieri dello Stile Alpino. Duri e Puri

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Se il buon giorno si vede dal mattino... una bella frana scarica proprio sul nostro sentiero blocchi grandi come pandini... quando passiamo la polvere si è appena diradata.

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Il resto della giornata passa con panorami da cartolina, e piano piano, durante i faticosi 900 metri che portano alla cresta (ammappete 'sti zaini... lipossinammazzà :smt012 :smt012 :smt012 ) abbandoniamo prima gli alberi, poi i mughi ed infine l'erbetta, che lascia il posto al tipico paesaggio d'alta quota di questi luoghi. un deserto di sfasciumi rossastri, creste di roccia rotta in disfacimento e placidi ghiacciai poco crepacciati.

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Arriviamo abbastanza presto e questo ci permette di mettere su un bel campo sopra un lenzuolo di neve. Proprio mentre ci sistemiamo il guardiano ci viene a dare il benvenuto. è pieno di camosci da queste parti, solo la prima sera ne avvistiamo almeno 4.

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La mattina ci alziamo con tutta calma, colazione e partenza verso le nove. sappiamo, o perlomeno abbiamo una vaga idea della giornata che ci aspetta, quindi subito in marcia. La cresta si presenta subito assai faticosa, tocca infatti saltare da un blocco all'altro per la felicità delle caviglie e dei ginocchi che in breve mi diventano dei palloni da basket...

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ogni tanto qualche divertente passaggio di arrampicata smuove la monotonia.

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La prima cima fatica ad arrivare. La Rossa di Saent (3347) ha un crestone, sede della nostra salita che si sviluppa per circa 1 Km e mezzo e 450 metri di dislivello. Ci accorgiamo da subito quanto siano discrepanti i nostri tempi da quelli della guida... tutto il percorso della giornata dovrebbe prendere infatti 6h:30 :roll: :roll: :roll: :roll: .

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Da qui comincia il balletto delle cime, prima la Punta Martello, poi una quota intermedia e quindi le tre Cime Venezia che culminano con la vetta principale a 3386 metri. Uno dei momenti più belli della traversata è nel salire il lenzuolo di neve pensile che porta alla vetta principale. L'ambiente è stupendo, concentrato sul respiro, sul ritmo di salita si riesce persino a dimenticare della fatica.

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... a starway to heaven...

Qui in breve iniziano i problemi. Ci aspettiamo una facile crestina fino all'ultima punta della giornata, la Cima Marmotta, quindi una lunga discesa, che per quanto lunga è pur sempre in discesa ed infine il campo. Niente di tutto ciò. Dopo pochi passi su sfasciumi la discesa diventa subito ripida, prima su una traccia, poi direttamente sul filo di cresta, stretta ed esposta, affilata, su entrambi i lati. Non è problema in fondo, solo che ormai abbiamo staccato il cervello, pensavamo solo di dover mettere un piede davanti all'altro, pigramente, fino alla forcola, il passo dove sostare. Sono le quattro del pomeriggio, è dalle nove che siamo in marcia, senza sosta se non per tre barrette. L'acqua nei camel di entrambi è finita.
Fatalmente l'inghippo. La cresta termina contro un muro, pochi metri daccordo, ma verticali, esposti, parecchio esposti e su robaccia marcia. di proseguire per il filo non se ne parla. caliamo di qualche metro sul lato nord, per sfasciumi e quella che sembra una traccia. Finisce in un canalino di detriti fini, terra, fango. Oltre, un altro inghiottitoio, peggio del primo. No, di qui no. torniamo su, diamo un'occhiata. Macche, non si può scendere dritti. Torniamo giù. Il socio tenta una traversata fino al secondo canale. E' una roulette russa, ogni volta che smuove qualcosa abbasso lo sguardo per non vedere. è tutto fottutamente ripido e marcio. Mi voglio legare. ci leghiamo, una bella doppia, ho un chiodo nello zaino (uno), oppure imbraghiamo un masso. No, non qui, non fra questi sfasciumi. Torniamo in cresta. cominciamo a saggiare i massi. niente, si muove tutto, poi forse i 15 metri di doppia nemmeno bastano. Più avanti il fianco Nord è meno ripido, si sale. Dobbiamo solo scendere quel canale maledetto, traversare dove è meno ripido e riguadagnare la cresta. "Ci vorrà almeno un'ora". Torniamo a saggiare le condizioni. cominciamo ad innervorsirsi entrambi, cominciano a volare risposte anche poco amichevoli. Il canalino non si scende con gli zaini, troppo pesanti. Il socio scende, mi lascia lo zaino, e si leva dalla traiettoria. Calo gli zaini col cordino e parto. Quella che sembrava una traccia non esiste, è solo una rigola di ghiaia fine nel mezzo di un deserto ripido di sfasciumi. Dobbiamo traversare, ma una altra calata di zaini è più pericolosa. Parto con lo zaino, scendo veloce obliquando fortemente a destra, sento roba che mi rimane in mano mentre l'afferro, sbuffo come un dannato. Poi finalmente mi trovo in una posizione comoda, si vede bene una pendenza dolce che riporta alla cresta, una sorta di rampa. In breve siamo di nuovo in cresta...

Max impropera come un ossesso ed augura la morte al povero Gino Buscaini (ma non è già morto?!?! :roll: ) che, in quanto autore della guida CAI-TCI, è, nella sua lucida e cristallina logica, il responsabile di tutto ciò...

Solo cinque minuti per sbollire la paura, poi di nuovo in marcia, comincio a temere il tramonto, anche se è ancora lontano. Se ne capita un'altra cosi tocca bivaccare senz'acqua e tenda. Niente di tutto ciò cmq. il resto della cresta è quasi divertente (lo sarebbe stato senza l'inghippo) ma la sensazione è che questa schifosa montagna non ci molla mai. Finalmente la Cima Marmotta. In discesa pieghiamo sul ghiacciaio, fino ad una piazzolina che avevamo scorto da lontano. Non siamo ancora arrivati alla fine della tappa, ma siamo cotti come non mai, il posto sembra buono. Ma la neve è unp schifo, fangosa... sciogliere questa roba vuol dire un giorno, due di dissenteria.... eppoi si vede il passo... una piazzolona enorme... un laghetto... basta salire quell'ultimo dosso... al massimo ancora un'ora.

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Non siamo vicini al cielo, siamo NEL cielo.

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Alle sei e mezza arriviamo alla piazzola dei sogni. sono 50, ma che dico, 100 metri quadri in pari, su un crestone, di pietrisco fine, morbido, caldo di sole, con accanto un minuscolo specchio di fusione limpido. Arrivo in ritardo per il dolore ai ginocchi, mi levo gli scarponi, mi accascio, ho sete ma la stanchezza è troppa. Il socio è là che beve come un cammello. Io pigramente mi alzo, scalzo sulla ghiaia, come da bambino, monto la tenda e mi stendo, aspettando l'acqua. Sono le sette quando la tenda è montata. Nove ore e mezza di marcia.

La serata è una favola. Ovviamente rovescio il pentolino, ma niente è in grado di fiaccare l'ottimismo di questo accampamento.

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L'ultimo sole infiamma il cevedale. Io sorrido, solo per il fatto di trovarmi lì, in quel momento. Buonanotte. Le prime ore di sonno passano bene, complice la fatica della giornata. Poi dopo mezzanotte si alza un vento teso che praticamente non ci fa chiudere più occhio. La tenda prima sbatte allegramente, poi in modo sempre più scomposto, alla fine sentiamo i paletti che ci sbattono sul sacco a pelo durante le folate. Mi tornano in mente i momenti di qualche anno prima, quando la stessa poveretta cedette ad un vento infernale lacerata a pezzi e con la paleria contorta. Ancora una volta i Police nelle orecchie mi aiutano a distrarmi. Santi, I Police... La mattina facciamo un paio di chiacchiere e decidiamo di scendere, vista la stanchezza, il bottino di cime soddisfacente e un bel po di velature che non promettono niente di buono. Verifico la tenda. una cucitura all'attacco si è strappata, nel solito punto di qualche anno fa, quella accanto è li e li per cedere. altro motivo per scendere. C'è ancora troppo vento su questa piazzolona che, nonostante l'esposizione ai venti, è semplicemente perfetta. Decidiamo di partire e fare colazione in un posto riparato più avanti, salutando questa piazza d'armi che faticheremo a ritrovare altrove...

I conti del giorno prima sono un po da rivedere. per arrivare alla forcella di discesa sul ghiacciaio ci vuole almeno un'oretta di saliscendi per la solita crestona, qui cosparsa di residuati bellici della grande guerra. Finalmente arriviamo alla fatidica sella, stiamo per abbandonare, a malincuore invero il mondo dei 3000. Ci fermiamo a fare una lauta colazione, adesso siamo fuori davvero penso, ci possiamo anche rilassare.

Ed ecco, dal ghiacciaio, verso la seraccata della Vedretta della Forcola risalire pigramente tre crucconi in pantaloncini, maglietta e... bicicletta... no, ve lo giuro bicicletta, non siamo allucinati. Tre allegri ragazzi (morti no, ma quasi quasi...) che giustamente, in nome della sicurezza (come se non bastasse girare -slegati- su un ghiacciaio con una Mt.Bike) si spostano dalla zona centrale della vedretta (temono forse i crepacci...?) verso il SICURISSIMO pendio marcio che scarica frigoriferi e pianoforti a coda appena uno starnutisce... bah... il mal voluto non è mai troppo e noi ne sappiamo qualcosa.

Noi scendiamo il fianco per una traccia che scopriamo proprio all'ultimo, un'attimo prima di buttarsi a capofitto (piatto ricco...) dentro il solito canalino di sfasciumi. Siamo sul ghiacciaio. Dopo qualche metro su neve buona, le cose si complicano, figuriamoci. per accorciare tiriamo a dritto senza seguire le tracce di salita dei crucchi ed in breve i placidi pendii detritici da lontani si rivelano infide placcone traslucide di ghiaccio velato da una sbrodolata di fango e pietrame. Sorvolo sui tragicomici particolari, sulle bocche di fusione, sui crepacci, sulla danza disperata alla ricerca dell'equilibrio (e sulle conseguenti sonore culate in terra). Questa vedretta non molla mai, ci mettiamo due ore per fare meno di un kilometro, in discesa.

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Ma alla fine, gli ometti, la salvezza, il rifugio, il ritorno, finalmente il relax, quello vero.

Al Rifufio Martello, tanti anni dopo... nella foto sotto sono con mamma e papà, in un lontano, onirico 1990, uno degli anni che avrebbero cambiato per sempre la mia vita, il primo anno in montagna. Questo rifugio, questa panchina, allora punto di arrivo dopo gli sforzi della salita, adesso punto di arrivo dopo l'insicurezza della cresta, del ghiacciaio, del vento. questa panchina è quasi un santuario per me adesso.
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comunque.... prima il Rifugio Martello (Birra :smt030 ), poi il Rifugio Corsi (Birra :smt030 :smt030 ) dove all'inizio pensavamo di fermarci e piantare la tenda. Ma è presto, ok... siamo stanchi, ma... è tutta discesa, perchè non torniamo alla macchina, chiedo in modo pio... dopo essere stato rincorso per venir piccozzato alla fine CONVINCO (!!!!!!) il socio, che in realtà, ottenebrato, ignora in che razza di impresa ci siamo menati. Cinque ore dopo, massacrati dalle vesciche, dagli incommensurabili zaini, dietro l'ennesima curva appare infine la margine di Santa Maria.

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I poveri piedi chiedono pietà.
Viene a piovere... i propositi metereologici erano stati azzeccati, meno male almeno. Ci cacciamo dentro il ristorante accanto alla macchina... e fra piatto tirolese, birra :smt030 :smt030 :smt030 , altra birra :smt030 :smt030 :smt030 :smt030 (buuuurp!), poi altra birra :smt030 :smt030 :smt030 :smt030 :smt030 , poi grappini ....hic!....., poi coppa alle fragole, poi altri... hic!.... :roll: grappini... la serata (ehi bella pupa.... :smt118 ) passa... chissenefrega se stanotte pioverà, io la tenda proprio non ho la pompa per montarla. tiriamo il sacco a pelo in terra, e buonanotte al cucco.

Tutto il resto è storia, una piacevole visita a Merano, il solito assalto all'arma bianca (io mi metto a rosicchiare le caviglie alla tipa mentre il socio brandisce la picca come una scimitarra...) al chiosco dei wurstel (... e birra.......). Poi dritti a casa. Fine.

E' solo a pochi km da casa che trasalisco, mi sveglio come di colpo dopo una lunga trance e rivedo il mentecatto col SUV che mi vuole sorpassare a destra, l'impiegato, aspirante serial-killer, che mi vorrebbe -giustamente- mangiare perché vado a 110 sulla corsia di sorpasso... il caldo, l'afa... ma anche la mia famiglia, il mio cane, i miei gattini... sono tornato.

Perché sempre queste imprese sfiacca-ossa? sono ormai anni che d'estate parto con carichi immensi (almeno per me), propositi altissimi... e finisco in progetti solo parzialmente realizzati se non fallimenti su tutta la linea. penso... forse dovrei abbassare il tiro, diminuire le aspettative... fare come tutti, una notte in rifugio, una cima più o meno a portata, leggeri e veloci. Ma non ci vuole che un attimo per rispondermi... a me piace cosi come stanno le cose...

Alla sera inizio un nuovo libro.
La montagna non è un ambiente naturale per l'uomo. Qui la natura è primordiale e l'esistenza è essenziale. Nient'altro che roccia, ghiaccio, sole e aria; una radicale essenzialità che lascia l'uomo solo. Solo, nella solitudine della sua fatica, quando ogni passo diventa uno sforzo di volontà prima che fisico. Inghiottito dal silenzio, un rimbombo che sembra uscire dalle viscere della terra. La vita è sospesa: pian piano rallenta e potrebbe quasi interrompersi. Il corpo sparisce e diventa montagna, vento, neve e silenzio e il gioco consiste nel tenersi in equilibrio su questo filo sottile. E poi i dubbi, la paura, la noia; una vita rallentata che crea il silenzio attorno e dentro di sè, fino alla sensazione di perdere se stessi. (Nives Meroi).

Ci sono due mondi, due parallel universe per citare i RHCP, due separate reality per chiamare invece il più vicino Ray Jardin. Che scorrono inesorabili, si guardano appena, non comunicano fra loro.
Un mondo fatto di silenzi, di altezze da esplorare, di vita, da vivere subito. L'altro di caos, di piatte estensioni che nulla lasciano all'immaginazione, di attesa, lunga e bruciante. Siamo fortunati solo a metà ad andare per monti: conosciamo la gioia estrema, ma anche la sofferenza estrema.
Senza mezze misure, si vive con i piedi in due barche.

Ma alla fine non siamo schiavi di niente e di nessuno. Sta solo noi a decidere da che parte stare.
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tulliorock
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Post by tulliorock »

stracomplimenti......non potrei aggiungere altro =D> =D>
tullio
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scinty
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Post by scinty »

=D> Mi unisco ai complimenti, per tutto! Bravi davvero soprattutto per la determinazione e le emozioni riportate! :)
Quanta birra hai bevuto! :shock: :lol:
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
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Alex84
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Post by Alex84 »

per me in montagna vige la legge di proporzionalità diretta fra fatica e birra :lol:
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scinty
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Post by scinty »

Alex84 wrote:per me in montagna vige la legge di proporzionalità diretta fra fatica e birra :lol:
Ahh... ora ho capito :lol: :lol: :lol: :smt030 :smt030 :smt030
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
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Pazzaura
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Post by Pazzaura »

Grande Alex! Senza parole... Belle le parole in chiusura del tuo lungo post. :wink:
"Se non fosse unta, non fosse focaccia." Ignota
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delorenzi
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Post by delorenzi »

Mitico Alex bellissimo racconto :wink:
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wolf
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Post by wolf »

complimenti, Alex! lo spirito avventuroso non ti manca :!: :D
.
.
...a predicar la pace
ed a bandir la guerra
la pace tra gli oppressi
la guerra all'oppressor
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dags1972
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Re: Val Martello [...LUUUUUNGO]

Post by dags1972 »

Alex84 wrote:Ciao ragazzi, sono tornato!


Perché sempre queste imprese sfiacca-ossa? sono ormai anni che d'estate parto con carichi immensi (almeno per me), propositi altissimi... e finisco in progetti solo parzialmente realizzati se non fallimenti su tutta la linea. penso... forse dovrei abbassare il tiro, diminuire le aspettative... fare come tutti, una notte in rifugio, una cima più o meno a portata, leggeri e veloci. Ma non ci vuole che un attimo per rispondermi... a me piace cosi come stanno le cose...
Bello Alex...che sfacchinata

ricordati che Maxxo tiene famiglia!
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eekk1071
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Post by eekk1071 »

Raramente leggo per intero post così lunghi....
Ma devo proprio farti i complimenti.....!
"Certo, è colossale; ma bello, non direi" by Whymper.
paolo59
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Post by paolo59 »

Bellissimo racconto! :D
Paolo

Il silenzio è il grido più forte.
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Ago
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Post by Ago »

Alex84 wrote: ... sono ormai anni che d'estate parto con carichi immensi (almeno per me), propositi altissimi... e finisco in progetti solo parzialmente realizzati se non fallimenti su tutta la linea...
No. Non penso siano fallimenti totali e/o parziali. Quello che cerchi lo vivi comunque grazie allo spirito con cui vai in montagna. Il resto è la capacità di adattar alla situazione gli obiettivi per non incorrere in inutili rischi.

Complimenti!
Sento il tuo passo sincrono col mio

http://ik1ype.blogspot.com/
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mazzysan
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Post by mazzysan »

:smt023
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Alex84
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Post by Alex84 »

Ago wrote:
Alex84 wrote: ... sono ormai anni che d'estate parto con carichi immensi (almeno per me), propositi altissimi... e finisco in progetti solo parzialmente realizzati se non fallimenti su tutta la linea...
No. Non penso siano fallimenti totali e/o parziali. Quello che cerchi lo vivi comunque grazie allo spirito con cui vai in montagna. Il resto è la capacità di adattar alla situazione gli obiettivi per non incorrere in inutili rischi.

Complimenti!
esatto... alla fine è cosi... :D
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bade
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Post by bade »

Grande Alex, anche questa volta ho letto tutto il tuo racconto emozionandomi :wink:
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Alec
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Post by Alec »

Grande racconto e grande avventura...e grande mazzo e grande sbronza immagino :lol:
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.

Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
ceccato silvio
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Re: Val Martello [...LUUUUUNGO]

Post by ceccato silvio »

Mi piacerebbe conoscere meglio il percorso, in particolare fino alla Rossa di Saent. Inoltre non riesco a vedere la immagini. Spero qualcuno risponda malgrado gli anni passati : Thanks :
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