Pyramides Calcaires (cresta NE)
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Pyramides Calcaires (cresta NE)
Non so per quale strana ragione ma improvvisamente Sabato sera, il sottoscritto e VLP (che sta per vivalaporchetta) siamo assaliti da una vena nostalgica per l’alpinismo classico e così decidiamo per il giorno dopo di avventurarci su una via aperta intorno al 1850 che le guide Zappelli e Buscaini definiscono di facile e piacevole arrampicata con passaggi massimo di III° per una durata complessiva di circa 3 ore.
Si tratta della cresta NE delle Pyramides Calcaires.
La guida Zappelli consiglia come materiale al seguito una corda da 40 metri, dei dadi, qualche friend e … qualche chiodo da calcare. Il dubbio sorge spontaneo, come si concilia una facile e bella arrampicata con passaggi massimo di III° con la necessità di portarsi appresso addirittura martello e chiodi ?
Per rispondere al quesito abbiamo una sola opzione, andare a vedere di persona.
E così il giorno successivo partiamo. La giornata è splendida e sul percorso di avvicinamento scattiamo già qualche bella foto.
Da lontano si comincia ad intravvedere l’inconfondibile cappuccio bianco della Pyramide Ovest
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Dietro e sopra di noi la sagoma ardita dell’Aiguille Noire de Peuterey.
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Sulla nostra destra fa invece capolino il Petit Mont Blanc (a destra) e l’Aiguille de Trélatete (a sinistra)
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Poco poco compaiono in tutta la loro bellezza le Pyramides, un’isola di puro calcare in un mare di incorruttibile granito.
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Alle 10 siamo al Rifugio Elisabetta dietro il quale parte la via di cresta. Ma prima di arrivare scattiamo una foto capolavoro, la nostra meta che si specchia in modo perfetto nelle acque del Lac Combal !!!
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Mana mano che ci avviciniamo alla meta (ovvero il punto di attacco della via) ci sorge qualche dubbio. A vederla da sotto non sembra una passeggiata e anzi, verso metà sembra di vedere un filo di cresta molto affilato ed esposto …
In rosso è evidenziata quella che è la via di salita
[align=center][/align]
Il contatto col rifugista non ci rassicura più di tanto, dice di non aver relazioni di salita e che ormai non sono in molti quelli che vengono a fare quella via. Il caro VLP, per sciogliere la tensione, sentenzia: ”Se questa via in 150 anni non è diventata una classica … ci sarà un perché !”
Ma ormai siamo lì e ci tocca almeno provarci.
E così ci dirigiamo verso il punto di inizio dell’avventura e come sempre capita in montagna, le cose viste da lontano cambiano in modo significativo quando ci sei più vicino. E così l’ardito filo di cresta che ci era apparso da lontano, rimane esposto ma sembra decisamente più percorribile di quanto immaginato.
Il primo tratto di cresta
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Alle nostre spalle il bacino del lago Combal con il Mont Chetif sullo sfondo a forma di piramide
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In apertura di topic ho scritto “vena nostalgica”, intendevo dire che VLP non si appende sul vuoto e non percorre vie di arrampicata da oltre 4 anni, il mio digiuno forse è anche più lungo e le poche vie fatte le ho spesso percorse da secondo. Quindi viene spontaneo chiedersi che CAVOLO ci facciamo lì …
La partenza della via
[align=center][/align]
Alla fine decidiamo per una cordata fissa, io lascio il mio zaino alla base nel quale scarichiamo tutto il materiale inutile e andrò fisso da primo, VLP seguirà da secondo portando lo zaino con i generi di sussistenza. Infatti almeno da un punto di vista fisico quest’anno io sono in grandi condizioni atletiche e ho un discreto bagaglio di frequentazione del “vuoto” avendo percorso numerose ferrate (so che non è la stessa cosa ma comunque è meglio di niente)
E appena partito mi pento immediatamente, sul primo tiro cambio idea (e traccia) per tre volte ma alla fine la terza è quella buona e cominciamo a salire.
Il primo tiro
[align=center][/align]
VLP in uscita con appigli su erba
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Da qui non sto ad annoiarvi con altri racconti e lascio spazio alle poche foto decenti scattate, quasi tutte però fatte nei momenti più facili della salita (dove ovviamente puoi rilassarti e concederti uno scatto)
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Un tratto di cresta facile
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Il tratto finale …
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… il passaggio di uscita (sto mettendo una fettuccia) …
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… ed infine l’arrivo in vetta !
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Abbiamo impiegato circa 5 ore (soste per riposarci comprese) ma siamo molto contenti.
Panoramica verso Trélatete, Petit Mont Blanc e Monte Bianco
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La via alla fine è piacevole, poco proteggibile ma tutto sommato abbastanza sicura, a tratti sufficientemente esposta. Per fortuna almeno sul versante EST la pendenza non è mai eccessiva e questo conforta molto durante la salita. Durante tutta la salita ho usato un chiodo (già in sede), messo un dado e usato 5/6 fettucce. Per il resto tutto in libera sfruttando la doppia mezza corda sui due versanti della cresta. Quindi in soldoni nulla di terribile …
Uno dei tratti più complessi con calata di circa 7/8 metri su filo di cresta senza protezioni e difficilmente attrezzabile (aggirabile andando però su canale molto ripido e sporco)
[align=center][/align]
Fatte le foto di rito e studiato l’altro versante di salita (cresta SO più verticale e più tecnica) …
[align=center][/align]
… iniziamo la discesa verso il colle.
Anni prima avevo salito e disceso la stessa cima dal colle e ricordavo la difficoltà nel fare le doppie. Si tratta infatti di un ammasso informe di blocchi di calcare e la corda si incastra dappertutto ed è poi difficilissima da recuperare. Inoltre durante le doppie ti tiri in testa di tutto e di più. Per cui come anni fa, propongo a VLP la discesa senza doppie, non facile ma fattibile. Prima calo VLP che pulisce e bonifica il passaggio e poi io lo seguo in disarrampicata.
Quasi in fondo allo sfasciume …
[align=center][/align]
Con circa 5/6 calate siamo in fondo non senza aver dovuto superare un canalino molto ostico che sinceramente non ricordavo proprio di aver affrontato in passato. Ed infatti abbiamo sbagliato traccia di discesa passando troppo sulla destra (guardando dal basso).
In rosso la via di discesa percorsa, in verde la giusta traccia da seguire
[align=center][/align]
Un ultimo sguardo alla cresta appena salita dal versante Ovest
[align=center][/align]
Finalmente posso lasciar andare la tensione accumulata durante tutta la salita e mi sento improvvisamente stanchissimo. Ma ormai rimane solo il lungo sentiero per casa, e salvo brutte sorprese (vedi ritorno da gita alla Grand Assaly) è tutto facile e in discesa.
Una riflessione finale è da farsi sul tema rifugio. Arriviamo all’Elisabetta verso le ore 18.00 e entriamo convinti di trovare un giusto e dovuto punto di ristoro per due alpinisti “assetati e affamati”. Ci fermano direttamente sulla porta del locale da pranzo, il rifugio è tutto completo per una cena per “merenderos” e quindi al massimo acconsentono ad un doppio panaché da consumarsi fuori all’aperto o nel locale delle ciabatte.
Ma vi sembra una roba normale ?!?!?!?!?!?!?
Si tratta della cresta NE delle Pyramides Calcaires.
La guida Zappelli consiglia come materiale al seguito una corda da 40 metri, dei dadi, qualche friend e … qualche chiodo da calcare. Il dubbio sorge spontaneo, come si concilia una facile e bella arrampicata con passaggi massimo di III° con la necessità di portarsi appresso addirittura martello e chiodi ?
Per rispondere al quesito abbiamo una sola opzione, andare a vedere di persona.
E così il giorno successivo partiamo. La giornata è splendida e sul percorso di avvicinamento scattiamo già qualche bella foto.
Da lontano si comincia ad intravvedere l’inconfondibile cappuccio bianco della Pyramide Ovest
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Dietro e sopra di noi la sagoma ardita dell’Aiguille Noire de Peuterey.
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Sulla nostra destra fa invece capolino il Petit Mont Blanc (a destra) e l’Aiguille de Trélatete (a sinistra)
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Poco poco compaiono in tutta la loro bellezza le Pyramides, un’isola di puro calcare in un mare di incorruttibile granito.
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Alle 10 siamo al Rifugio Elisabetta dietro il quale parte la via di cresta. Ma prima di arrivare scattiamo una foto capolavoro, la nostra meta che si specchia in modo perfetto nelle acque del Lac Combal !!!
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Mana mano che ci avviciniamo alla meta (ovvero il punto di attacco della via) ci sorge qualche dubbio. A vederla da sotto non sembra una passeggiata e anzi, verso metà sembra di vedere un filo di cresta molto affilato ed esposto …
In rosso è evidenziata quella che è la via di salita
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Il contatto col rifugista non ci rassicura più di tanto, dice di non aver relazioni di salita e che ormai non sono in molti quelli che vengono a fare quella via. Il caro VLP, per sciogliere la tensione, sentenzia: ”Se questa via in 150 anni non è diventata una classica … ci sarà un perché !”
Ma ormai siamo lì e ci tocca almeno provarci.
E così ci dirigiamo verso il punto di inizio dell’avventura e come sempre capita in montagna, le cose viste da lontano cambiano in modo significativo quando ci sei più vicino. E così l’ardito filo di cresta che ci era apparso da lontano, rimane esposto ma sembra decisamente più percorribile di quanto immaginato.
Il primo tratto di cresta
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Alle nostre spalle il bacino del lago Combal con il Mont Chetif sullo sfondo a forma di piramide
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In apertura di topic ho scritto “vena nostalgica”, intendevo dire che VLP non si appende sul vuoto e non percorre vie di arrampicata da oltre 4 anni, il mio digiuno forse è anche più lungo e le poche vie fatte le ho spesso percorse da secondo. Quindi viene spontaneo chiedersi che CAVOLO ci facciamo lì …
La partenza della via
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Alla fine decidiamo per una cordata fissa, io lascio il mio zaino alla base nel quale scarichiamo tutto il materiale inutile e andrò fisso da primo, VLP seguirà da secondo portando lo zaino con i generi di sussistenza. Infatti almeno da un punto di vista fisico quest’anno io sono in grandi condizioni atletiche e ho un discreto bagaglio di frequentazione del “vuoto” avendo percorso numerose ferrate (so che non è la stessa cosa ma comunque è meglio di niente)
E appena partito mi pento immediatamente, sul primo tiro cambio idea (e traccia) per tre volte ma alla fine la terza è quella buona e cominciamo a salire.
Il primo tiro
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VLP in uscita con appigli su erba
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Da qui non sto ad annoiarvi con altri racconti e lascio spazio alle poche foto decenti scattate, quasi tutte però fatte nei momenti più facili della salita (dove ovviamente puoi rilassarti e concederti uno scatto)
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Un tratto di cresta facile
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Il tratto finale …
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… il passaggio di uscita (sto mettendo una fettuccia) …
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… ed infine l’arrivo in vetta !
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Abbiamo impiegato circa 5 ore (soste per riposarci comprese) ma siamo molto contenti.
Panoramica verso Trélatete, Petit Mont Blanc e Monte Bianco
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La via alla fine è piacevole, poco proteggibile ma tutto sommato abbastanza sicura, a tratti sufficientemente esposta. Per fortuna almeno sul versante EST la pendenza non è mai eccessiva e questo conforta molto durante la salita. Durante tutta la salita ho usato un chiodo (già in sede), messo un dado e usato 5/6 fettucce. Per il resto tutto in libera sfruttando la doppia mezza corda sui due versanti della cresta. Quindi in soldoni nulla di terribile …
Uno dei tratti più complessi con calata di circa 7/8 metri su filo di cresta senza protezioni e difficilmente attrezzabile (aggirabile andando però su canale molto ripido e sporco)
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Fatte le foto di rito e studiato l’altro versante di salita (cresta SO più verticale e più tecnica) …
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… iniziamo la discesa verso il colle.
Anni prima avevo salito e disceso la stessa cima dal colle e ricordavo la difficoltà nel fare le doppie. Si tratta infatti di un ammasso informe di blocchi di calcare e la corda si incastra dappertutto ed è poi difficilissima da recuperare. Inoltre durante le doppie ti tiri in testa di tutto e di più. Per cui come anni fa, propongo a VLP la discesa senza doppie, non facile ma fattibile. Prima calo VLP che pulisce e bonifica il passaggio e poi io lo seguo in disarrampicata.
Quasi in fondo allo sfasciume …
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Con circa 5/6 calate siamo in fondo non senza aver dovuto superare un canalino molto ostico che sinceramente non ricordavo proprio di aver affrontato in passato. Ed infatti abbiamo sbagliato traccia di discesa passando troppo sulla destra (guardando dal basso).
In rosso la via di discesa percorsa, in verde la giusta traccia da seguire
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Un ultimo sguardo alla cresta appena salita dal versante Ovest
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Finalmente posso lasciar andare la tensione accumulata durante tutta la salita e mi sento improvvisamente stanchissimo. Ma ormai rimane solo il lungo sentiero per casa, e salvo brutte sorprese (vedi ritorno da gita alla Grand Assaly) è tutto facile e in discesa.
Una riflessione finale è da farsi sul tema rifugio. Arriviamo all’Elisabetta verso le ore 18.00 e entriamo convinti di trovare un giusto e dovuto punto di ristoro per due alpinisti “assetati e affamati”. Ci fermano direttamente sulla porta del locale da pranzo, il rifugio è tutto completo per una cena per “merenderos” e quindi al massimo acconsentono ad un doppio panaché da consumarsi fuori all’aperto o nel locale delle ciabatte.
Ma vi sembra una roba normale ?!?!?!?!?!?!?
Last edited by DGM on Thu Sep 03, 2009 8:50, edited 1 time in total.
- elenapollo
- Utente Molto Attivo
- Posts: 368
- Joined: Fri Mar 09, 2007 18:57
- Location: Candelo (Biella)
Re: Pyramides Calcaires (cresta NE)
complimenti!
le salite in ambiente hanno sempre un gran fascino... non mi sarebbe mai venuto in mente di ficcarmi in quel posto lì...siete coraggiosi!
le foto della pyramides che si riflette nel lago sono strepitose!!!!
il comportamento in rifugio invece scandaloso!
ma è un rifugio per merenderos... e c'è da ringraziare che hanno chiuso la strada...molto anni or sono, ricordo che eravamo saliti in mtb, nel traffico delle auto e ho sempre trovato il rifugio strapieno...mai fermata!
le salite in ambiente hanno sempre un gran fascino... non mi sarebbe mai venuto in mente di ficcarmi in quel posto lì...siete coraggiosi!
le foto della pyramides che si riflette nel lago sono strepitose!!!!
il comportamento in rifugio invece scandaloso!
ma è un rifugio per merenderos... e c'è da ringraziare che hanno chiuso la strada...molto anni or sono, ricordo che eravamo saliti in mtb, nel traffico delle auto e ho sempre trovato il rifugio strapieno...mai fermata!
Re: Pyramides Calcaires (cresta NE)
Ragazzi fantastico stupendo!!!!!!!! Che belle queste salite e queste giornate e che spettacolo di posti e foto!DGM wrote:Ma prima di arrivare scattiamo una foto capolavoro, la nostra meta che si specchia in modo perfetto nelle acque del Lac Combal !!!
Oh bene abbiamo trovato un'altra meta per alec!!!DGM wrote:Il contatto col rifugista non ci rassicura più di tanto, dice di non aver relazioni di salita e che ormai non sono in molti quelli che vengono a fare quella via. Il caro VLP, per sciogliere la tensione, sentenzia: ”Se questa via in 150 anni non è diventata una classica … ci sarà un perché !”
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Fatta nell'ottobre 1989 alla fine del corso di alpinismo. La via di discesa fatta mi pare addirittura fosse una terza ossia il canalino sulla sinistra (guardando la foto della traccia rossa) disarrampicando.
Ambiente magnifico tanto più che eravamo solo le due cordate da due allievi e le due guide che facevano il corso.
Ricordo la necessità di fare attenzione sia agli appoggi che agli appigli perchè piuttosto instabili.
Ambiente magnifico tanto più che eravamo solo le due cordate da due allievi e le due guide che facevano il corso.
Ricordo la necessità di fare attenzione sia agli appoggi che agli appigli perchè piuttosto instabili.
CHE AMBIENTE!!! Complimenti! Sono bellissime queste vie poco frequentate, la soddisfazione al rientro è doppia! Le foto ne sono una chiara testimonianza così come ciò che si prova durante queste ascensioni. Grandi DGM e VLP
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
Grandi, complimenti!!! Quest'estate l'ho vista da lontano ed un mezzo pensierino ce l'avevo fatto; ora sta diventando un pensiero intero per le prossime ferie
Il silenzio non si trova sulla cima delle montagne e il rumore non sta nei mercati delle città: ambedue sono nel cuore dell'uomo.
Lao Tse (VI sec a.C.)
Lao Tse (VI sec a.C.)
- Sub-Comandante
- Sub-Titano Valdostano
- Posts: 5346
- Joined: Sun Mar 09, 2008 0:05
- Location: Alta Valle Scrivia / bassa val di Vara
Complimenti! Solo l'ambiente vale la salita! Certo che gli sfasciumi della discesa forse scoraggiano molti dall'affrontarla.
L'anno scorso ho dovuto dormire in tenda fuori dal rifugio perchè era pieno però cena e colazione ce l'hanno servita. Avremmo dovuto presentarci li senza dire niente e costringerli a trovarci un buco! L'Elisabetta fa da punto tappa per TMB e da bar-ristorante-pensione, alla fine non è un vero e proprio rifugio...
L'anno scorso ho dovuto dormire in tenda fuori dal rifugio perchè era pieno però cena e colazione ce l'hanno servita. Avremmo dovuto presentarci li senza dire niente e costringerli a trovarci un buco! L'Elisabetta fa da punto tappa per TMB e da bar-ristorante-pensione, alla fine non è un vero e proprio rifugio...
"narratemi la regione dalla quale il figlio della montagna è sempre attratto, dove la forza dell'uomo convive con la mente aperta, dove riposano le ceneri dei padri liberi fedelmente vegliate dai figli liberi" Homines Dicti Walser
Sinceramente non saprei cosa altro aggiungere rispetto a quanto scritto in chiusura di topic ...mazzysan wrote:Bella salita, che intriga. Qualche nota tecnica in più farebbe piacere...
Ribadisco che le 2 difficoltà (tratto esposto versò metà via e calatina verso la fine) sono aggirabili sul lato sinistro di salita su terreno misto erba/rocce un po sporco e quindi da percorrere con la giusta attenzione ma comunque fattibile. Aggiungo che abbiamo utilizzato una mezza corda da 60 metri doppiata (quindi tiri da 30).
Il 2° ( o forse 3° tiro - non ricordo bene) si presenta come una paretina ampia ma verticale e tecnica, probabilmente leggermente più difficile di un III° . Se però ci si sposta tutto sulla sinistra oltre la ampia cresta e quindi sul fianco della cresta di salita (bisogna proprio sporgersi come a guardare fuori dalla finestra di casa), si scopre una placca (per così dire) con un bel chiodo solido in apertura. Da lì si sale facilmente senza problemi e si supera agilmente la difficoltà.
La discesa, se fatta lungo la giusta traccia alla fine non deve scoraggiare, va solo fatta con un minimo di attenzione. E naturalmente con casco solido in testa !!!
GrazieDGM wrote:Sinceramente non saprei cosa altro aggiungere rispetto a quanto scritto in chiusura di topic ...mazzysan wrote:Bella salita, che intriga. Qualche nota tecnica in più farebbe piacere...
Ribadisco che le 2 difficoltà (tratto esposto versò metà via e calatina verso la fine) sono aggirabili sul lato sinistro di salita su terreno misto erba/rocce un po sporco e quindi da percorrere con la giusta attenzione ma comunque fattibile. Aggiungo che abbiamo utilizzato una mezza corda da 60 metri doppiata (quindi tiri da 30).
Il 2° ( o forse 3° tiro - non ricordo bene) si presenta come una paretina ampia ma verticale e tecnica, probabilmente leggermente più difficile di un III° . Se però ci si sposta tutto sulla sinistra oltre la ampia cresta e quindi sul fianco della cresta di salita (bisogna proprio sporgersi come a guardare fuori dalla finestra di casa), si scopre una placca (per così dire) con un bel chiodo solido in apertura. Da lì si sale facilmente senza problemi e si supera agilmente la difficoltà.
La discesa, se fatta lungo la giusta traccia alla fine non deve scoraggiare, va solo fatta con un minimo di attenzione. E naturalmente con casco solido in testa !!!
Re: Pyramides Calcaires (cresta NE)
scinty wrote:Oh bene abbiamo trovato un'altra meta per alec!!!
Bravi!
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
- Alexander
- Trentesimo quotazerino
- Posts: 8516
- Joined: Fri Feb 10, 2006 23:44
- Location: Genova-Aosta
- Contact:
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...come detto a voce a DGM... magnifica gita e splendide foto.
La comba delle calcaires è a dir poco poetica.
Bravi!!! ...e bravo a WLP!!!
La comba delle calcaires è a dir poco poetica.
Bravi!!! ...e bravo a WLP!!!
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
Re: Pyramides Calcaires (cresta NE)
DGM wrote:Non so per quale strana ragione ma improvvisamente Sabato sera, il sottoscritto e VLP (che sta per vivalaporchetta) siamo assaliti da una vena nostalgica per l’alpinismo classico e così decidiamo per il giorno dopo di avventurarci su una via aperta intorno al 1850 che le guide Zappelli e Buscaini definiscono di facile e piacevole arrampicata con passaggi massimo di III° per una durata complessiva di circa 3 ore.
Si tratta della cresta NE delle Pyramides Calcaires.
Ciao! Non riesco a vedere le foto..Potresti mica ricaricarle?? Grazie!