Le neviere: ovvero quando non c'erano i frigoriferi
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Le neviere: ovvero quando non c'erano i frigoriferi
Quando sulla Liguria nevicava copiosamente e non esistevano le moderne comodità, era consuetudine provvedere alla raccolta della neve, ed al suo stoccaggio in depositi ubicati nelle zone montane per la produzione del ghiaccio. Prima dell’avvento della fabbricazione industriale avvenuta a partire in Italia dal 1830, la raccolta della neve entro le cosiddette neviere, era ancora infatti l’unico sistema per produrre il ghiaccio, che veniva impiegato per raffreddare le bevande delle famiglie più agiate e per la cura di febbri e contusioni.
In realtà già dal rinascimento, piccoli edifici destinati a ghiacciaie erano presenti in alcune cantine di ville e palazzi nobiliari e nella Roma pontificia la regolamentazione della raccolta e del commercio della neve per le necessità terapeutiche fu molto precoce.
La pratica della raccolta della neve era allora diffusa un po’ in tutta la penisola ed anche pertanto in Liguria e nella Provincia di Genova; numerosi ed ancora oggi riconoscibili, sono infatti i resti delle neviere che si possono incontrare sulle nostre zone montane, posizionate a volte a pochi chilometri in linea d’aria dal mare, indice del mutato clima, che permetteva allora, non solo di raccogliere grandi quantità di materia prima ma anche e soprattutto di conservarla per lunghi periodi dell’anno fino a farla arrivare sotto forma di ghiaccio nei periodi più caldi a Genova, dove veniva immagazzinata e successivamente venduta.
Le neviere erano realizzate a forma di tronco di cono rovesciato, con diametro interno fino a 10/12 metri ed altezza fino a 5/6 metri. L’isolamento era garantito da un spesso strato di foglie secche e da una copertura conica, ultimata con un manto di paglia, ove era posizionata una apertura utilizzata per il caricamento e lo svuotamento dell’ impianto.
Lo sviluppo del commercio del ghiaccio divenne talmente importante, che il lungimirante Stato Genovese, non si lascio sfuggire l’opportunità di istituire una gabella sulla neve. A partire infatti dal 1625, nasce l’imposta sulla neve e dal 1640, viene concesso l’appalto per l’ approvvigionamento del ghiaccio ad un unico imprenditore per la durata di cinque anni, duranti i quali doveva essere garantito un costante rifornimento per i fabbisogni cittadini.
La produzione del ghiaccio aveva inizio con la raccolta della neve, che impiegava decine di braccianti, che venivano assunti dall’imprenditore tra i contadini della zona. La neve veniva immessa nella neviera, opportunamente battuta e costipata, e successivamente ricoperta da uno spesso strato di foglie secche.
Con la copertura finale della neviera veniva garantito l’isolamento necessario affinché il materiale introdotto si trasformasse in ghiaccio e fosse conservato fino alla estate successiva. Sul fondo dell’impianto vi era un canale di scolo che permetteva all’acqua di defluire all’esterno e di non compromettere quindi il restante materiale.
Una volta solidificata la neve veniva tagliata in blocchi del peso di circa 80 chilogrammi, che avvolti in sacchi di tela, venivano trasportati a dorso di mulo durante le ore più fredde della notte nel deposito di Vico della Neve, presso la zona di Soziglia e dal XIX secolo nel deposito di piazza Acquaverde.
Dai depositi sopra menzionati venivano quindi rifornite alcune botteghe sia della città che dei sobborghi, che rivendevano il prezioso prodotto a prezzo calmierato.
Il commercio del ghiaccio non forniva sempre un buon utile all’impresario, che spesso non riusciva ad approvvigionare in modo adeguato la città, vuoi per la poca neve caduta durante alcuni inverni, vuoi per estati troppo calde che facevano calare vistosamente il prodotto all’interno delle neviere. Nonostante questi imprevisti il commercio della neve con la sua gabella durò fino al 1870: erano trascorsi 230 anni dalla sua istituzione.
Interessante e probabilmente unico esempio di neviera completamente in muratura, è quella ubicata in località Grilla nel Comune di Mele, che la Comunità Montana Argentea ha recentemente ristrutturato e reso visitabile; con pianta cilindrica, ha una altezza di circa mt. 7,50 e copertura a volta; sul lato esterno è disposto un cunicolo di accesso, mentre sulla copertura è posizionata una bucatura per il caricamento della neve.
All’interno della struttura gli originari scalini in pietra sono stati sostituiti da una scala in legno che consente al visitatore di raggiungere il fondo del manufatto.
Rilievo della Neviera in frazione Grilla del Comune di Mele
Tra le località dove era più regolare l’innevamento vi è quella dell’altopiano del monte Pennello a quota 995 s.l.m., nella cui zona erano ubicate numerosi manufatti per la raccolta della neve; la zona, nonostante la vicinanza al mare, è infatti una zona con caratteristiche spiccatamente montuose, con un clima invernale molto rigido.
Le neviere del monte Pennello rifornivano una grande deposito in muratura di Villa Pallavicini a Pegli destinato al consumo famigliare dei proprietari; il trasporto a valle avveniva manualmente con impiego di recipienti rivestiti internamente con lamiera di zinco.
Neviera alle pendici del Monte Pennello
Neviera alle spalle di Recco - sopra frazione Collodari
Altre neviere sono ancora presenti sul territorio: ad esempio quelle alle pendici del monte Diamante oppure quella lungo il Sentiero Naturalistico dei Laghi del Gorzente.
Come raggiungere alcune neviere:
Neviera sopra Recco da Collodari
Tempo di percorrenza: 30 minuti circa
Accesso stradale:usciti al casello autostradale di Recco si prende a sinistra in direzione Avegno fino al Ristorante La Manuelina, dove si svolta a destra per raggiungere, prima della frazione di Collodari, un piazzale dove si lascia l’ auto (il piazzale è posto prima di un cancello carrabile che immette ad alcune case).
Sviluppo dell’ itinerario: si percorre una comoda strada sterrata fino ad un ampio ripiano, da dove sulla destra, si imbocca un sentiero in salita, che attraversa un bosco di castagni. Si arriva ad una fonte posta sulla destra del sentiero, e prima di arrivare ai prati sommatali da dove si scorge in alto il Santuario della Madonna del Caravaggio posto sulla vetta del monte Orsena, si devia brevemente a sinistra per incontrare la neviera.
Neviera monte Pennello
Tempo di percorrenza: circa 1,30 ora
Accesso stradale: da Pontedecimo si prende la direzione per Campomorone e successivamente per i Piani di Praglia. Superato l’ abitato di San Martino di Paravanico, si prosegue fino ad arrivare dopo circa 3 km. Alla Colla del Canile; si imbocca la sterrata sulla sinistra e dopo circa 200 mt. si lascia l’ auto.
Sviluppo dell’ itinerario: si percorre la strada sterrata praticamente pianeggiante che conduce al Monte Pennello, e poi a Punta Martin. Prima di arrivare nell’ ultimo tratto in salita, si continua diritti per poche decine di metri, e sotto il sentiero è ben visibile la neviera.
In realtà già dal rinascimento, piccoli edifici destinati a ghiacciaie erano presenti in alcune cantine di ville e palazzi nobiliari e nella Roma pontificia la regolamentazione della raccolta e del commercio della neve per le necessità terapeutiche fu molto precoce.
La pratica della raccolta della neve era allora diffusa un po’ in tutta la penisola ed anche pertanto in Liguria e nella Provincia di Genova; numerosi ed ancora oggi riconoscibili, sono infatti i resti delle neviere che si possono incontrare sulle nostre zone montane, posizionate a volte a pochi chilometri in linea d’aria dal mare, indice del mutato clima, che permetteva allora, non solo di raccogliere grandi quantità di materia prima ma anche e soprattutto di conservarla per lunghi periodi dell’anno fino a farla arrivare sotto forma di ghiaccio nei periodi più caldi a Genova, dove veniva immagazzinata e successivamente venduta.
Le neviere erano realizzate a forma di tronco di cono rovesciato, con diametro interno fino a 10/12 metri ed altezza fino a 5/6 metri. L’isolamento era garantito da un spesso strato di foglie secche e da una copertura conica, ultimata con un manto di paglia, ove era posizionata una apertura utilizzata per il caricamento e lo svuotamento dell’ impianto.
Lo sviluppo del commercio del ghiaccio divenne talmente importante, che il lungimirante Stato Genovese, non si lascio sfuggire l’opportunità di istituire una gabella sulla neve. A partire infatti dal 1625, nasce l’imposta sulla neve e dal 1640, viene concesso l’appalto per l’ approvvigionamento del ghiaccio ad un unico imprenditore per la durata di cinque anni, duranti i quali doveva essere garantito un costante rifornimento per i fabbisogni cittadini.
La produzione del ghiaccio aveva inizio con la raccolta della neve, che impiegava decine di braccianti, che venivano assunti dall’imprenditore tra i contadini della zona. La neve veniva immessa nella neviera, opportunamente battuta e costipata, e successivamente ricoperta da uno spesso strato di foglie secche.
Con la copertura finale della neviera veniva garantito l’isolamento necessario affinché il materiale introdotto si trasformasse in ghiaccio e fosse conservato fino alla estate successiva. Sul fondo dell’impianto vi era un canale di scolo che permetteva all’acqua di defluire all’esterno e di non compromettere quindi il restante materiale.
Una volta solidificata la neve veniva tagliata in blocchi del peso di circa 80 chilogrammi, che avvolti in sacchi di tela, venivano trasportati a dorso di mulo durante le ore più fredde della notte nel deposito di Vico della Neve, presso la zona di Soziglia e dal XIX secolo nel deposito di piazza Acquaverde.
Dai depositi sopra menzionati venivano quindi rifornite alcune botteghe sia della città che dei sobborghi, che rivendevano il prezioso prodotto a prezzo calmierato.
Il commercio del ghiaccio non forniva sempre un buon utile all’impresario, che spesso non riusciva ad approvvigionare in modo adeguato la città, vuoi per la poca neve caduta durante alcuni inverni, vuoi per estati troppo calde che facevano calare vistosamente il prodotto all’interno delle neviere. Nonostante questi imprevisti il commercio della neve con la sua gabella durò fino al 1870: erano trascorsi 230 anni dalla sua istituzione.
Interessante e probabilmente unico esempio di neviera completamente in muratura, è quella ubicata in località Grilla nel Comune di Mele, che la Comunità Montana Argentea ha recentemente ristrutturato e reso visitabile; con pianta cilindrica, ha una altezza di circa mt. 7,50 e copertura a volta; sul lato esterno è disposto un cunicolo di accesso, mentre sulla copertura è posizionata una bucatura per il caricamento della neve.
All’interno della struttura gli originari scalini in pietra sono stati sostituiti da una scala in legno che consente al visitatore di raggiungere il fondo del manufatto.
Rilievo della Neviera in frazione Grilla del Comune di Mele
Tra le località dove era più regolare l’innevamento vi è quella dell’altopiano del monte Pennello a quota 995 s.l.m., nella cui zona erano ubicate numerosi manufatti per la raccolta della neve; la zona, nonostante la vicinanza al mare, è infatti una zona con caratteristiche spiccatamente montuose, con un clima invernale molto rigido.
Le neviere del monte Pennello rifornivano una grande deposito in muratura di Villa Pallavicini a Pegli destinato al consumo famigliare dei proprietari; il trasporto a valle avveniva manualmente con impiego di recipienti rivestiti internamente con lamiera di zinco.
Neviera alle pendici del Monte Pennello
Neviera alle spalle di Recco - sopra frazione Collodari
Altre neviere sono ancora presenti sul territorio: ad esempio quelle alle pendici del monte Diamante oppure quella lungo il Sentiero Naturalistico dei Laghi del Gorzente.
Come raggiungere alcune neviere:
Neviera sopra Recco da Collodari
Tempo di percorrenza: 30 minuti circa
Accesso stradale:usciti al casello autostradale di Recco si prende a sinistra in direzione Avegno fino al Ristorante La Manuelina, dove si svolta a destra per raggiungere, prima della frazione di Collodari, un piazzale dove si lascia l’ auto (il piazzale è posto prima di un cancello carrabile che immette ad alcune case).
Sviluppo dell’ itinerario: si percorre una comoda strada sterrata fino ad un ampio ripiano, da dove sulla destra, si imbocca un sentiero in salita, che attraversa un bosco di castagni. Si arriva ad una fonte posta sulla destra del sentiero, e prima di arrivare ai prati sommatali da dove si scorge in alto il Santuario della Madonna del Caravaggio posto sulla vetta del monte Orsena, si devia brevemente a sinistra per incontrare la neviera.
Neviera monte Pennello
Tempo di percorrenza: circa 1,30 ora
Accesso stradale: da Pontedecimo si prende la direzione per Campomorone e successivamente per i Piani di Praglia. Superato l’ abitato di San Martino di Paravanico, si prosegue fino ad arrivare dopo circa 3 km. Alla Colla del Canile; si imbocca la sterrata sulla sinistra e dopo circa 200 mt. si lascia l’ auto.
Sviluppo dell’ itinerario: si percorre la strada sterrata praticamente pianeggiante che conduce al Monte Pennello, e poi a Punta Martin. Prima di arrivare nell’ ultimo tratto in salita, si continua diritti per poche decine di metri, e sotto il sentiero è ben visibile la neviera.
Last edited by delorenzi on Thu Nov 23, 2006 8:23, edited 1 time in total.
- Maggiorasca
- Utente Molto Attivo
- Posts: 247
- Joined: Fri Jun 02, 2006 23:40
- Location: Molassana alta - Ge
Complimenti, davvero interessante, mai letta una relazione cosi' esauriente sulle neviere genovesi.
Webcam attiva dal 19/03/2012
http://www.meteosystem.com/webcam/molas ... assana.jpg
Paginetta web
http://molassanaalta.altervista.org/index.html
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più che in un post credo che farò, appena metterò il nuovo sito, un'area di sito dedicata a questo genere di "articoli". Saranno consultabili ma non commentabili...mentre qui sul forum si potrà ovviamente discutere etc.skeno wrote:Sarebbe molto bello che tutti i post di De Lorenzi, di tipo "storico", fossero concentrati in un unico post ad hoc, senza i nostri commenti.
Comunque ce ne sarebbe da scrivere un libro, veramente interessanti.
(ogni commento/suggerimento è ben accetto.. )
Del resto oltre al forum devo creare al più presto un sito che sia di tutti quanti...e ci sto lavorando..
Gran bel topic. La storia contadina dei nostri luoghi è motlo interessante e ritengo sia giusto valorizzarla.
Per rimanere in tema neviere posto due foto scattate alla neviera che si incontra durante il sentiero naturalistico dei Laghi del Gorzente
Altre neviere molto peggio conservate le ho viste anche nei dintorni del Passo dell Bocchetta.
Inoltre per chi fosse interessato all'argomento nell'osservatorio faunistico dei Laghi del Gorzente, nella parte custodita, sono conservati due bei plastici di una neviera e di una carbonaia. Se avete la fortuna di andarci quando c'è il custode vi consiglio di farveli mostrare, sono molto ben fatti.
Per rimanere in tema neviere posto due foto scattate alla neviera che si incontra durante il sentiero naturalistico dei Laghi del Gorzente
Altre neviere molto peggio conservate le ho viste anche nei dintorni del Passo dell Bocchetta.
Inoltre per chi fosse interessato all'argomento nell'osservatorio faunistico dei Laghi del Gorzente, nella parte custodita, sono conservati due bei plastici di una neviera e di una carbonaia. Se avete la fortuna di andarci quando c'è il custode vi consiglio di farveli mostrare, sono molto ben fatti.
Allora devi sapere che la neviera in questione non si trovava in questo stato. E' stata reastaurata, ricostruita e pulita con il lavoro dei soci del CAI di Bolzaneto quando è stato segnalato il sentiero naturalistico. Nell'Osservatorio "naturalistico" del Bric di Guana ci sono i due modellini in questione e l'osservatorio è aperto e custodito dai soci, tutte le domeniche.Dani80 wrote:Per rimanere in tema neviere posto due foto scattate alla neviera che si incontra durante il sentiero naturalistico dei Laghi del Gorzente
.
Inoltre per chi fosse interessato all'argomento nell'osservatorio faunistico dei Laghi del Gorzente, nella parte custodita, sono conservati due bei plastici di una neviera e di una carbonaia. Se avete la fortuna di andarci quando c'è il custode vi consiglio di farveli mostrare, sono molto ben fatti.
Ciao
Paolo
Il silenzio è il grido più forte.
Il silenzio è il grido più forte.
Gia' che e' venuto il discorso, complimenti al CAI di bolzaneto per come ha curato il sentiero natura dei Laghi del Gorzente. A mio avviso e' il piu' ben fatto del genere in liguria. Un lavoro veramente stupendo. Secondo me dovrebbe essere preso da esempio.
Sarebbe bello che si riuscisse a fare un cosa simile anche per il sentiero che costeggia il Brugneto...
Anche li' ci sono vari ambienti naturali e molti resti del lavoro contadino di un tempo che si potrebbero valorizzare meglio con qualche cartello esplicativo. C'e' anche un bel mulino ad acqua che se restaurato potrebbe essere un bel punto di attrazione. Boh! Speriamo che prima o poi il parco dell'Antola si muova in questo senso...
Sarebbe bello che si riuscisse a fare un cosa simile anche per il sentiero che costeggia il Brugneto...
Anche li' ci sono vari ambienti naturali e molti resti del lavoro contadino di un tempo che si potrebbero valorizzare meglio con qualche cartello esplicativo. C'e' anche un bel mulino ad acqua che se restaurato potrebbe essere un bel punto di attrazione. Boh! Speriamo che prima o poi il parco dell'Antola si muova in questo senso...
- giesse59
- Utente Attivo
- Posts: 108
- Joined: Wed Jul 26, 2006 23:16
- Location: Migliarino Pisano (PI), weekend ed estate spesso Vernazza
- Contact:
Molto interessante.
Nelle Apuane, famosa è la neviera naturale della Pania della Croce, ovvero la Buca della Neve, dove gli "Uomini della Neve" (il valico che scollina dal pratone di Valli a quota 1600 circa li ricorda) salivano dai borghi versiliesi per portare a valle la preziosa merce.
http://www.il-cardoso.it/gliuominidellaneve.html
Nelle Apuane, famosa è la neviera naturale della Pania della Croce, ovvero la Buca della Neve, dove gli "Uomini della Neve" (il valico che scollina dal pratone di Valli a quota 1600 circa li ricorda) salivano dai borghi versiliesi per portare a valle la preziosa merce.
http://www.il-cardoso.it/gliuominidellaneve.html
Giovanni
Re: Le neviere: ovvero quando non c'erano i frigoriferi
Ciao a tutti,
molto interessante l'argomento!
Vi aggiungo un altro documento con alcune foto per approfondire ancora di più il topic.
mondimedievali.net/Microstorie/neviere.htm
Saluti a tutti.
__________________
Vasta Gamma di celle frigo usate e Nuove: Visita RistoAffari.it
molto interessante l'argomento!
Vi aggiungo un altro documento con alcune foto per approfondire ancora di più il topic.
mondimedievali.net/Microstorie/neviere.htm
Saluti a tutti.
__________________
Vasta Gamma di celle frigo usate e Nuove: Visita RistoAffari.it
Re: Le neviere: ovvero quando non c'erano i frigoriferi
grazie per aver uppato questo topic
ora guardo anche il tuo link
non avevo mai sentito parlare delle neviere, sapevo si di qualche posto in cui si conservava neve ecc ma credevo tipo una buca e bon , non sapevo ci fossero proprio delle strutture, mi informo se nella zono ci siano
ora guardo anche il tuo link
non avevo mai sentito parlare delle neviere, sapevo si di qualche posto in cui si conservava neve ecc ma credevo tipo una buca e bon , non sapevo ci fossero proprio delle strutture, mi informo se nella zono ci siano
Le neviere: ovvero quando non c'erano i frigoriferi
I resti di una neviera non molto grande si trovano in località ravinazzo lungo li pendio che da sotto la Rocca Battaglina scende verso Nasino
Re: Le neviere: ovvero quando non c'erano i frigoriferi
Nel primo entroterra di Taggia ci sono delle neviere . Ci dev'essere pure un topic scritto dal FRANKIE...
Anche nei dintorni di Genova ce ne sono un mucchio , ma per te sono un po' lontane .
Anche nei dintorni di Genova ce ne sono un mucchio , ma per te sono un po' lontane .
Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato.[Charlie Chaplin]