Il Monte Gazzo e le sue Fornaci

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delorenzi
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Il Monte Gazzo e le sue Fornaci

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Le fornaci del Monte Gazzo

Chiunque di noi si sia trovato a passare per Sestri Ponente non ha potuto fare a meno di notare l'imponente mole del monte Gazzo, che incombe sulla delegazione genovese.
Quello che si può infatti vedere oggi è solo una parte invero modesta di quella che era in origine la sua conformazione originaria, prima che venisse eroso e sfruttato da numerose cave che producevano, e producono alcune ancora oggi, calce ed inerti per la realizzazione del calcestruzzo.
Il suo sfruttamento iniziato a partire dal XIII secolo, è legato alla sua composizione geologica: i suoi rilievi sono infatti composti da calcare dolomitico, e sono gli unici presenti negli immediati dintorni di Genova.
Unitamente al progredire dello sfruttamento dei suoi versanti, nasce la necessità di trattare il prodotto estratto, per trasformarlo parte in inerti e parte in calce; la produzione, mediante sgrossatura e macinatura del materiale da trasformare in inerti, avveniva direttamente sul luogo di estrazione, mentre per la produzione della calce, vennero realizzate nelle immediate vicinanze delle zone di estrazione, le fornaci, che a partire dalla seconda metà del 1600 fino ai primi del 1800, producono calce di buona qualità, catalogabile tra quella debolmente idraulica.
Alcuni di questi manufatti sono tuttora esistenti e ben riconoscibili, anche se non sempre in buono stato di conservazione, essendo impiegati come magazzini per le attività agricole ancora presenti nella zona alle spalle di Sestri Ponente.

Tra le fornaci ancora esistenti ed in buono stato di conservazione si segnalano quelle ubicate in via Chiaravagna al civ. 103, via Vecchie Fornaci al civ. 11 ed in via Gneo al civ. 14.
Il complesso della fornace era strutturato in maniera molto semplice e realizzato con materiale proveniente dalla zona: insieme infatti alla fornace vera e propria, al cui interno avveniva la cottura, vi era solitamente l'abitazione dei calcinarolo, colui il quale provvedeva alla sua conduzione, ed un magazzino, dove veniva depositato il materiale prodotto e la legna impiegata come combustibile per la cottura dei materiale grezzo proveniente direttamente dalle cave.
Il sistema costruttivo della fornace avveniva solitamente sfruttando il dislivello naturale del terreno; era infatti addossata per un lato ad un muro di fascia in modo che dalla parte posta a livello superiore, attraverso una bucatura, fosse più facile eseguire le operazioni di caricamento del materiale al suo interno. La sua pianta era di tipo circolare, mentre la sezione era di forma tronco conica che terminava nella parte sommitale con un camino, che aveva forme caratteristiche e dimensioni diverse da fornace a fornace; il diametro interno variava da 5 a 7 metri, mentre la relativa altezza interna era di circa 10/12 metri.

La fornace disponeva di una apertura posta alla sua base, che veniva impiegata per l'estrazione del materiale lavorato e per il controllo della cottura, e di altre, solitamente tre, posizionate superiormente a circa 4/5 metri da terra, utilizzate per l’ inserimento del materiale grezzo.

Nella parte sommitale, appena al di sotto del camino, erano posizionati un numero variabile di piccoli sfiatatoi ricavati nello spessore della muratura, che dovevano assicurare al camino il tiraggio indispensabile per una buona cottura del materiale.
La muratura dello spessore alla base di oltre un metro, era realizzata con pietre a spacco locali di grossa pezzatura, con inserimento tra un blocco e l'altro di pietre più piccole, forzate con martello a fungere da cunei; esternamente la calcinara era ultimata con un intonaco a base di calce.
La cottura avveniva bruciando legno di pino marittimo e castagno, provenienti dai vicini boschi di San Giovanni Battista e dalle pendici del Bric Tejolo nella zona di Borzoli; il materiale proveniente dalla cava, veniva inserito all'interno della fornace e quindi cotto per circa 15/20 giorni in funzione delle dimensioni della fornace.
L’operazione di carico avveniva dalle bucature superiori della fornace, dalle quale venivano inseriti i blocchi, che dovevano essere posizionati a formare una volta; tale operazione doveva essere eseguita con grande maestria dal calcinarolo, in quanto fondamentale per assicurare una buona cottura del materiale grezzo.
La disposizione a creare una volta, era necessaria per formare nella parte bassa un volume vuoto, accessibile dalla bucatura a livello dei terreno, dove veniva inserita la legna necessaria per la combustione.

I blocchi di calcare venivano inseriti all'interno della fornace, cominciando da quelli di pezzatura più grande, per finire quindi con quelli più minuti, posizionati nella parte alta, in quanto necessitavano di un minore calore per la loro cottura.
Ultimato il caricamento del materiale grezzo, venivano chiuse con altri blocchi le bucature, lasciando solo una piccola apertura nella parte bassa da dove veniva acceso il fuoco e successivamente alimentato.
Il processo di cottura che durava come detto dai 15 ai 20 giorni circa, doveva essere continuamente assistito dal calcinarolo, la cui presenza era fondamentale per assicurare continuità della fiamma ed assicurare al tempo stesso un calore sempre costante ed uniforme.
La durata della cottura dipendeva dalle dimensioni della fornace, dal tipo di materiale grezzo, nonché dalla abilità del calcinarolo nell’inserire il materiale al suo interno. In relazione a queste variabili, era necessario verificare costantemente la cottura; tale controllo avveniva inserendo all’interno della fornace dei ferri uncinati che permettevano l’estrazione di piccole quantità di materiale.
Una volta terminata la cottura, la calce veniva estratta, inserita in botti di legno e preparata quindi per il successivo trasporto, che avveniva a dorso di mulo fino a Sestri Ponente, percorrendo l’alveo del torrente Chiaravagna.
Il trasporto, eseguito da carovane di mulattieri fino all’abitato di Sestri Ponente, proseguiva poi, per quelle zone raggiungibili via mare, mediante imbarcazioni, per lo più leudi, condotti da marinai a servizio dei fabbricanti stessi, che in alcuni casi possedevano scali lungo il litorale di Sestri Ponente.

Ultima fase era ovviamente la vendita, che già a partire dal XII secolo era in qualche modo regolamentata, con impegno da parte dei produttori a non inserire acqua nella calce viva prima della vendita.
La vendita venne poi ulteriormente normata da leggi trascritte nei Libri dei Censori, che costituivano la Magistratura del Comune di Genova; tali leggi, particolarmente severe, erano volte ad evitare qualsiasi tipo di frode. Le procedure di vendita dovevano avvenire unicamente al Ponte Spinola e la pesatura doveva essere eseguita dai pesatori del Comune di Genova che utilizzavano come unità di misura i “cantari” equivalenti a circa 48 chilogrammi.

Come arrivare alle Fornaci descritte nel testo


Vistare le fornaci sopra descritte è ancora possibile, anche se solo esternamente, in quanto, come detto, sono state riconvertite per lo più a magazzini e ricadono pertanto in proprietà private; vista però lo loro mole è quasi impossibile non scorgerle. Vediamo come si può arrivare nei loro pressi, con una breve camminata accessibile a tutti.

Fornace di via Chiaravagna annessa al civ. 103 e fornace di via Gneo annessa al civ. 14

Dal Centro di Sestri Ponente si imbocca via Chiaravagna, si passa sotto il ponte autostradale e si continua per poche centinaia di metri. Sulla destra salendo, quasi addossata alla strada è possibile scorgere la fornace annessa al fabbricato indicato con il civ. 103 di via Chiaravagna.

Proseguendo lungo la via Chiaravagna, si incontra sulla destra salita Cassinelle, poi, sempre sulla destra, via Monte Timone, ed infine la strada cambia nome e diventa via Gneo. La Fornace, annessa al civ. 14 è ben visibile dalla strada, lungo il suo lato destro.
La zona è raggiungibile anche con i mezzi pubblici: linea AMT n° 61 – via Biancheri - Panigaro.

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Fornace in via Chiaravagna civ. 103


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Fornace in via Gneo civ. 14


Fornaci lungo la strada denominata via Vecchie Fornaci (civ. 11 e civ. 20)


Tre sono le fornaci ancora presenti lungo detta via, cha da il nome anche all’ intera zona.
Da piazza Francesco Baracca, girare a sinistra in viale Carlo Canepa, poi a destra per via Domenico Oliva e successivamente a sinistra per via 16 Giugno 1944. Si svolta quindi a destra per via Alle Vecchie Fornaci.
Subito dopo il cimitero che si incontra sulla destra salendo, è possibile vedere la prima fornace (civ. 11); proseguendo lungo la strada si incontra l’ ultimo gruppo di case, ed infine in un terreno a monte della strada, ormai sotto l’imponente monte Gazzo, si possono individuare due fornaci (civ. 20); la prima risulta addossata ad un fabbricato, mentre la seconda è posta a poca distanza dalla prima.

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Via Vecchie Fornaci civ. 11

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Via Vecchie Fornaci civ. 20
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bade
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Post by bade »

:smt038

non avevo mai visto queste fornaci.. :roll:

seguirò le indicazioni.. :wink:
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