Nolitudine

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piero
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Nolitudine

Post by piero »

Domenica il tempo non è granché, nuvoloso, decidiamo di fare un salto al settore Nolitudine. Io e Silvana non ci siamo mai andati e Roberto e Nadia è da tanto che non capitano da quelle parti. Posteggiamo e ci caliamo da un ancoraggio della rete di protezione contro la caduta di pietre. Finita la calata, dopo venti o trenta metri in piano su un sentierino lungo la scogliera, si raggiunge lo spigolo da cui parte un traverso, attrezzato con una corda fissa, che dà l’accesso al settore. E’ meglio avere già scarpette, imbrago e rinvii e proteggersi autonomamente, senza affidarsi alla corda fissa che è in uno stato pietoso.
L’ambiente, anche per noi abituati al Finalese, è davvero bello! Il mare sotto di noi è calmo, qualche canoa passa nelle vicinanze, scortata dagli uccelli marini che volano a pelo d’acqua. La roccia offre un colpo d’occhio formidabile: le forme più articolate sono davanti a noi, il colore rosa la fa somigliare alle scogliere di granito della Sardegna. Alcune pozze d’acqua, probabile residuo delle mareggiate recenti, ci impongono qualche contorsionismo per evitare di bagnare troppo le corde, ma non sempre abbiamo successo…
Arrampichiamo sulla via “Classica” e su un altro tiro a destra della classica, entrambi molto facili, ma utili a prendere confidenza con la roccia. La chiodatura è a fittoni, a distanza non ascellare, ma la difficoltà è fortunatamente modesta, le soste a volte datate; la via a destra della classica non è presente nella guida (almeno noi non l’abbiamo trovata). Dopo questo assaggio, è la volta del primo tiro di “Purpurangu” (6a), che ha un passaggio ostico verso la metà e un’uscita tutt’altro che semplice su una piastra spiovente e un po’ viscida. Concludiamo con “Buga sbursa” un bel 6c (o 6b+, a seconda delle “scuole di pensiero”…), continuo, con passaggi delicati e ancoraggi non proprio a portata di mano: raggiungere la catena è una soddisfazione…
Le poche ore di luce e lo stato terrificante della fissa che dovrebbe condurre agli altri tiri ci consigliano di tornare indietro. Ripercorriamo il traverso a ritroso e terminiamo arrampicandoci laddove ci eravamo calati in doppia, tiretto facile e protetto a resinati.
Nel complesso, bei tiri, meno scivolosi del previsto, anche se ovviamente non c’è una grande scelta, in un ambiente unico.
robienaddy
Utente Attivo
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Joined: Wed Oct 17, 2012 19:43

Re: Nolitudine

Post by robienaddy »

piero wrote:Domenica il tempo non è granché, nuvoloso, decidiamo di fare un salto al settore Nolitudine. Io e Silvana non ci siamo mai andati e Roberto e Nadia è da tanto che non capitano da quelle parti. Posteggiamo e ci caliamo da un ancoraggio della rete di protezione contro la caduta di pietre. Finita la calata, dopo venti o trenta metri in piano su un sentierino lungo la scogliera, si raggiunge lo spigolo da cui parte un traverso, attrezzato con una corda fissa, che dà l’accesso al settore. E’ meglio avere già scarpette, imbrago e rinvii e proteggersi autonomamente, senza affidarsi alla corda fissa che è in uno stato pietoso.
L’ambiente, anche per noi abituati al Finalese, è davvero bello! Il mare sotto di noi è calmo, qualche canoa passa nelle vicinanze, scortata dagli uccelli marini che volano a pelo d’acqua. La roccia offre un colpo d’occhio formidabile: le forme più articolate sono davanti a noi, il colore rosa la fa somigliare alle scogliere di granito della Sardegna. Alcune pozze d’acqua, probabile residuo delle mareggiate recenti, ci impongono qualche contorsionismo per evitare di bagnare troppo le corde, ma non sempre abbiamo successo…
Arrampichiamo sulla via “Classica” e su un altro tiro a destra della classica, entrambi molto facili, ma utili a prendere confidenza con la roccia. La chiodatura è a fittoni, a distanza non ascellare, ma la difficoltà è fortunatamente modesta, le soste a volte datate; la via a destra della classica non è presente nella guida (almeno noi non l’abbiamo trovata). Dopo questo assaggio, è la volta del primo tiro di “Purpurangu” (6a), che ha un passaggio ostico verso la metà e un’uscita tutt’altro che semplice su una piastra spiovente e un po’ viscida. Concludiamo con “Buga sbursa” un bel 6c (o 6b+, a seconda delle “scuole di pensiero”…), continuo, con passaggi delicati e ancoraggi non proprio a portata di mano: raggiungere la catena è una soddisfazione…
Le poche ore di luce e lo stato terrificante della fissa che dovrebbe condurre agli altri tiri ci consigliano di tornare indietro. Ripercorriamo il traverso a ritroso e terminiamo arrampicandoci laddove ci eravamo calati in doppia, tiretto facile e protetto a resinati.
Nel complesso, bei tiri, meno scivolosi del previsto, anche se ovviamente non c’è una grande scelta, in un ambiente unico.
La falesia di nolitudine è fra le più suggestive del finalese ed è quasi doveroso tornarci ogni tanto anche solo per godere della bellezza del luogo che con i suoi colori ed il suo silenzio propone una arrampicata di puro piacere! La prima volta c'ero stato una 20ina di anni fa' con Marcin, un ragazzo polacco con il quale arrampicavo spesso nella zona della scogliera. Con Naddy era una vita che non arampicavamo qui ma domenica assieme a Piero e Silvana ci siamo regalati una bella giornata verticale di roccia e mare. Tiri fatti pochi ma tutti significativi e di gran respiro, un po' meno il traverso del rientro: lì proprio devi trattenere il fiato e pregare che il cordame sbrindellato al quale sei aggrappato regga ancora un po'...
...e non voglio sentire la parola blocca (cit)
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