Rocca di Perti - Flavia 2.0

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mahler
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Rocca di Perti - Flavia 2.0

Post by mahler »

Sulla parete Ovest di Rocca di Perti, per lunghissimo tempo la via Flavia è rimasta nell'oblio, eccetto per pochi arrampicatori che ne hanno ancora ed in maniera sporadica salito la sua linea, questa elegante e diretta. Per i motivi appena detti, l'attrezzatura della via, è via via, divenuta obsoleta e talvolta mancante, nonostante nei vari anni passati furono aggiunti alcuni spit da 8 mm quà e là. Recentemente L. Cavanna con E. Caserini, durante l'apertura di nuove vie multipich nel settore, hanno risistemato questa via (oltre ad aver riattrezzato la via Fria, assai più difficile della classica Flavia). La via oggi è totalmente attrezzata, anche se son state rettificate la L2 (che passava un poco più a destra su lame dalla dubbia tenuta) e parte della L5 (che poco dopo la partenza dalla S4, volgeva a destra uscendo poi alla S5, ancora visibile su vecchio anellone cementato, percorrendo dopo un diedro ed un traverso, risaliva un diedro canale oggi colmo di vegetazione). Per chi volesse percorrere tutto l'itinerario originale la relazione migliore è quella di Pietro Godani e si trova su Gulliver.it ( http://www.gulliver.it/itinerario/54537/" onclick="window.open(this.href);return false; ) mentre per vedere tutte le novità nel settore andare a leggere il blog di Ligura Verticale ( http://liguriaverticale.blogspot.it/201 ... onale.html" onclick="window.open(this.href);return false; ). L'idea di rinominarla Flavia 2.0, fa riferimento al fatto che ora la via risulta più difficile da come era stata aperta nel 1977, presentando in alcune lunghezze passaggi obbligatori di 6a/6a+, in particolar modo alla fine della L2,e dopo l'uscita dello strapiombo in L4. Di seguito lascio la relazione. Naturalmente le eventuali ripetizioni della via potranno migliorare la valutazione delle difficoltà qui espresse solo dopo una mia unica ripetizione e dopo aver ascoltato alcuni pochi pareri sentiti da altri.

Rocca di Perti

Flavia 2.0
(F. Leardi, L Tomei Aprile 1977, rinchiodata e riveduta E. Caserini, L. Cavanna 2015)

Sviluppo: 145 m
Difficoltà: 6c (6a+/A0)

Attacco: raggiunto l’attacco della via Mariangela, si prosegue a destra su taccia posta alla base della parete per alcune decine di metri fino a raggiungere un diedro fessurato con tratto iniziale strapiombante (resinati visibili).

L1: con passo difficile di partenza ci si porta nel diedro con fessura (5c+ utilizzando in appoggio l’alberello posto alla base a destra o 6a+ dritti sullo strapiombo, oppure passo iniziale in A0 con 2 p.a.), si prosegue nel diedro che dopo alcuni metri diviene più verticale (5c) raggiunti facili gradoni, si continua dritti fino ad una vasta terrazza. 20 m S1.
L2: si attacca la parete sovrastante sulla destra per poi continuare dritti su placca superando sulla sinistra un grande blocco a lama (6a), si prosegue in placca un poco a sinistra (5c) per riportarsi a destra verso un muretto a gocce un poco strapiombante. Si supera il muretto con difficile ristabilimento (6a+ expo) e continuando dritti (6a) si raggiunge una piccola nicchia. 25 m S2.
L3: dalla sosta traversare una decina di metri a sinistra (3a, vecchio chiodo) e raggiunto un grande antro salire un poco a destra del suo bordo sinistro (5c, presenti anche un vecchio chiodo e logora fettuccia in clessidra) fino ad uscire su bella placca grigia appoggiata salita la quale in breve si raggiunge la sosta su terrazzino. 25 m S3.
L4: dalla sosta traversare a destra su bella roccia rossastra e superare in orizzontale un pilastrino (5b) raggiungendo un vago diedrino strapiombante. Superarlo con arrampicata difficile (6c o A0, presenti anche vecchi ma sicuri chiodi, 2 p.a. o 4 p.a. se si utilizzano anche i chiodi) uscendone in alto un poco a destra con delicato ribaltamento (6a), ci si sposta destra in piena esposizione per superare direttamente una bella placca tecnica (6a). Raggiunta una sosta con catena, rinviarla e traversare verso destra raggiungendo dei blocchi, superati i quali (5b) si raggiunge un aereo pulpito dove si sosta. 25 m S4.
L5: dalla sosta salire direttamente superando un bel pilastro grigio (5c+) e raggiunta una stretta cengia rocciosa o continuare lungo la placca sovrastante di sinistra (6a) oppure salire spostandosi un poco a destra la linea cha sale la placca di destra (6a, passo iniziale un po’expo, seconda parte della L4 della via Grandangolo), in entrambi i casi, superate le placche, andare a sostare sulla sosta posta in alto a destra composta da due resinati da collegare. 25 m S5.
L6: dalla sosta traversare a destra fino ad un resinato e da qui proseguire dritti superando un breve bombamento (5b) e successivamente un corto diedrino fessurato (5b) superato il quale per brevi placchette si raggiunge la sosta. 25 m S6.

Discesa: dall’ultima sosta si risalgono alcuni metri sulla sinistra fino a raggiungere una marcata traccia percorsa la quale in salita conduce alla croce di Perti e da qui per sentiero in discesa alla base della parete.

(relazione 2016)
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piero
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Re: Rocca di Perti - Flavia 2.0

Post by piero »

Da un po’ di tempo io e Silvana ci ripromettevamo di salire questo itinerario, ma, per un motivo o per l’altro, avevamo sempre rimandato. Ieri sentiamo Roberto e Nadia – cui si aggiungeranno Corrado e Andrea – e decidiamo per una “via lunga” da scegliere in base alle previsioni meteo. Si pensava alla Vaccari a Pianarella ma, complice anche l’incertezza del tempo, stamane optiamo per “Flavia 2.0”. Raggiungiamo così di buon’ora l’attacco della via, per evitare caldo e, possibilmente, le estenuanti code del rientro in autostrada. La scelta si è rivelata azzeccata, il tempo non ci ha creato problemi e il vento, che in effetti ostacolava le “comunicazioni”, ci ha tenuti freschi per tutto il percorso. Delle tre cordate, è toccato alla nostra aprire le danze, dal momento che qualcosa della via conoscevamo, avendo salito mesi fa il secondo tiro senza sapere a quale via appartenesse.
L’inizio “a freddo” è un po’ duretto, se non si usa l’alberello sulla destra, ma dopo i primi due fittoni tutto scorre liscio fino alla sosta sulla larga cengia. Il secondo tiro è più impegnativo, perché non ha solo un passo duro, ma diversi, in particolare il 6a+ expo per ristabilirsi sotto la nicchia di sosta. Raggiunta la seconda sosta finisce la nostra conoscenza della via. Da ora, “hic sunt leones”, siamo su terreno sconosciuto (eh, che ve ne pare? detto così, sembra che stiamo aprendo una via nuova sul Latok in Karakorum… ma, si sa, l’avventura ha caratteristiche diverse per ciascuno di noi e la si può trovare anche “nel piccolo”….). Segue un terzo tiro facile ma scenografico, su un antro rossiccio molto bello. Il quarto tiro è quello chiave. Inizia sul facile, per raggiungere poi un diedrino difficile e che “butta in fuori” (possibile azzerare) e da cui si esce aggirando uno spigolo con un altro passaggio difficile, perché occorre andare molto verso destra, “nel vuoto”, per riuscire a utilizzare la fessura che permette la progressione. Fatto ciò, la placca successiva conduce ad una catena (credo che sia di Fria, ma non sono sicuro), che l’ottima relazione di Mahler dice di rinviare per andare a destra verso dei blocchi, dopo i quali si trova la sosta “su un aereo pulpito”. Io non ho interpretato correttamente e, invece di andare subito a destra, ho proseguito in alto (penso di aver fatto un tratto del terzo tiro di Fria) attrezzando poi una sosta, su fittone e clessidra, a metà circa del tiro successivo, il quinto, quello da cui partono le due placche di 6a che portano in sosta. L’ultimo tiro, infine, il sesto, è il più facile ma non banale e senza problemi conduce in cima.
Che dire? Una bellissima via, per noi impegnativa, su roccia splendida, in un settore di parete molto bello. Finalmente, mettiamo la Flavia in carniere, insieme ai nostri amici delle altre due cordate che, al fascino dell’ambiente e dell’itinerario, hanno aggiunto una piacevolissima compagnia. Si può chiedere di più?

P.S. Una domanda a Mahler: mi sembra, ma è difficile interpretare l’immagine, che nello schema di Blumountain, il quarto tiro viene fatto deviare subito verso “l’aereo pulpito” di sosta, senza rinviare la catena che si incontra in cima alla placca. E’ un’impressione errata? In ogni caso, complimenti per la relazione, come sempre precisa e attendibile.
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mahler
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Re: Rocca di Perti - Flavia 2.0

Post by mahler »

ciao Piero, ti rispondo per caso dalle montagne dell'Ubaye dove incredibilmente esiste il WiFi. Si è vero, dallo schema fotografico andrebbe diretto alla sosta, ma son sempre schemi. Io ragiono per logica e soprattutto in riguardo dei secondo di cordata. Nel caso, in realtà la Flavia, arrivava ca. dove vi è la catena e poi saliva da lì dritto su delle fessure per poi traversare a destra. Ad oggi arrivati lì, per quello che che mi appare sensato, occorre dare delle informazioni le più attendibili, per cui l'indicazione di rinviare la sosta per spostarsi a destra ha, dal punto di vita mio, il vantaggio di indicare una linea che porta ad una sosta e, in più, una possibilità di proteggere meglio il secondo di cordata sulla placca che la precede. Guarda, ora sono a fare vie su indicazioni di relazioni francesi su cui vi è veramente da mettersi nelle mani dell'Eterno per chi ci crede. bisogna interpretare tutto a seconda di quello che vedi all'occhio, ma per questo io non mi faccio nessun problema, penso però che se scrivi delle guide dovresti dare informazioni il più possibile precise, sennò che senso avrebbe farlo? Penso agli schizzi tracciato di Piola, sono eccellenti da un punto di vista mio, ancora per alcune vie fatte recentemente, altri stampano due tre, quattro pagine di guida ma da dove non ci capisci niente, lui una paginetta con quattro vie messe lì e vai almeno su dove devi andare. Poi è certo, l'avventura è necessaria, ma almeno hai un'idea dove andarla a ricercare e non delle menzogne cartacee. Ma su questo ci sarebbe da parlare all'infinito . Un saluto e buone scalate. Vado a dormire che ho sveglia alle 6!!! #-o
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robienaddy
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Re: Rocca di Perti - Flavia 2.0

Post by robienaddy »

piero wrote:Da un po’ di tempo io e Silvana ci ripromettevamo di salire questo itinerario, ma, per un motivo o per l’altro, avevamo sempre rimandato. Ieri sentiamo Roberto e Nadia – cui si aggiungeranno Corrado e Andrea – e decidiamo per una “via lunga” da scegliere in base alle previsioni meteo. Si pensava alla Vaccari a Pianarella ma, complice anche l’incertezza del tempo, stamane optiamo per “Flavia 2.0”. Raggiungiamo così di buon’ora l’attacco della via, per evitare caldo e, possibilmente, le estenuanti code del rientro in autostrada. La scelta si è rivelata azzeccata, il tempo non ci ha creato problemi e il vento, che in effetti ostacolava le “comunicazioni”, ci ha tenuti freschi per tutto il percorso. Delle tre cordate, è toccato alla nostra aprire le danze, dal momento che qualcosa della via conoscevamo, avendo salito mesi fa il secondo tiro senza sapere a quale via appartenesse.
L’inizio “a freddo” è un po’ duretto, se non si usa l’alberello sulla destra, ma dopo i primi due fittoni tutto scorre liscio fino alla sosta sulla larga cengia. Il secondo tiro è più impegnativo, perché non ha solo un passo duro, ma diversi, in particolare il 6a+ expo per ristabilirsi sotto la nicchia di sosta. Raggiunta la seconda sosta finisce la nostra conoscenza della via. Da ora, “hic sunt leones”, siamo su terreno sconosciuto (eh, che ve ne pare? detto così, sembra che stiamo aprendo una via nuova sul Latok in Karakorum… ma, si sa, l’avventura ha caratteristiche diverse per ciascuno di noi e la si può trovare anche “nel piccolo”….). Segue un terzo tiro facile ma scenografico, su un antro rossiccio molto bello. Il quarto tiro è quello chiave. Inizia sul facile, per raggiungere poi un diedrino difficile e che “butta in fuori” (possibile azzerare) e da cui si esce aggirando uno spigolo con un altro passaggio difficile, perché occorre andare molto verso destra, “nel vuoto”, per riuscire a utilizzare la fessura che permette la progressione. Fatto ciò, la placca successiva conduce ad una catena (credo che sia di Fria, ma non sono sicuro), che l’ottima relazione di Mahler dice di rinviare per andare a destra verso dei blocchi, dopo i quali si trova la sosta “su un aereo pulpito”. Io non ho interpretato correttamente e, invece di andare subito a destra, ho proseguito in alto (penso di aver fatto un tratto del terzo tiro di Fria) attrezzando poi una sosta, su fittone e clessidra, a metà circa del tiro successivo, il quinto, quello da cui partono le due placche di 6a che portano in sosta. L’ultimo tiro, infine, il sesto, è il più facile ma non banale e senza problemi conduce in cima.
Che dire? Una bellissima via, per noi impegnativa, su roccia splendida, in un settore di parete molto bello. Finalmente, mettiamo la Flavia in carniere, insieme ai nostri amici delle altre due cordate che, al fascino dell’ambiente e dell’itinerario, hanno aggiunto una piacevolissima compagnia. Si può chiedere di più?

P.S. Una domanda a Mahler: mi sembra, ma è difficile interpretare l’immagine, che nello schema di Blumountain, il quarto tiro viene fatto deviare subito verso “l’aereo pulpito” di sosta, senza rinviare la catena che si incontra in cima alla placca. E’ un’impressione errata? In ogni caso, complimenti per la relazione, come sempre precisa e attendibile.
...meno male che Piero e la sua socia che conducevano le danze, ogni tanto "dimenticavano" qualche pendaglio altrimenti saremmo ancora lì :feliceModerato:
in ogni caso bella via con parecchi passi tosti, salita con un meteo ideale.
...e non voglio sentire la parola blocca (cit)
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