Allora la prossima volta chiedete a me (che i 50 li ho già abbondantemente passati...) Ci vorrebbe un post appost: Le altre storie di FinaleAlexander wrote:Probabilmente quando avrai 50 anni le ragazze alla pecorina saranno diventate 4-5, la serata a Pian Marino probabilmente sarà diventata "quella volta in cui avevate fatto X ed Y dopo un bell'8b+"... ecc... ecc...Jaco wrote:Tyler te lo voto come post dell'anno!!
...spettacolo... anche queste sono storie di finale.
Le Storie di Finale
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Re: Le Storie di Finale
Re: Le Storie di Finale
.. ...altre storie !!! ,,ma legate insieme..
....ciascuno di noi non guarderà più quei tavolini con gli stessi occhi di prima!
"E®ne" ...VECCHIA BELINA DOC.
Re: Le Storie di Finale
Belin, se sono legate insieme...Erne wrote:.. ...altre storie !!! ,,ma legate insieme..
Re: Le Storie di Finale
O.T. aperto
senza andare a Finale, ho vissuto quella scena e altre più o meno simili, sul M. Moro e M. Fasce.
Allenandomi un po' a tutte le ore e in tutti i giorni dell'anno, mi è capitato di trovare:
donne sul cofano della macchina (forse il tavolo di Perti è più comodo!), sdraiate in mezzo ai prati, in piedi, scomodo e blasfemo dato che erano attaccati al muro della chiesetta del Moro, per non parlare di quelli in macchina con tutto il secolo XIX ai finestrini e per concludere anche qualche guardone.
Non mi sono fatto mancare niente e quella volta dei due in piedi, ho pure rischiato di prenderle!!!!
O.T. chiuso
senza andare a Finale, ho vissuto quella scena e altre più o meno simili, sul M. Moro e M. Fasce.
Allenandomi un po' a tutte le ore e in tutti i giorni dell'anno, mi è capitato di trovare:
donne sul cofano della macchina (forse il tavolo di Perti è più comodo!), sdraiate in mezzo ai prati, in piedi, scomodo e blasfemo dato che erano attaccati al muro della chiesetta del Moro, per non parlare di quelli in macchina con tutto il secolo XIX ai finestrini e per concludere anche qualche guardone.
Non mi sono fatto mancare niente e quella volta dei due in piedi, ho pure rischiato di prenderle!!!!
O.T. chiuso
superare gli altri è avere la forza, superare se stessi è essere forti (confucio)
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Re: Le Storie di Finale
......sempre restando in tema... se la cresta sud del Fasce potesse parlare... (e così i forti Ratti, richelieu, la piana per la normale al'Alpesisa... ecc... ecc...)
Correndo pei monti... s'incontra di tutto....
Dicevamo sulla scalata a finale e le sue storie???
Correndo pei monti... s'incontra di tutto....
Dicevamo sulla scalata a finale e le sue storie???
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
Re: Le Storie di Finale
Purtroppo - o per fortuna - non è possibile fare nomi e cognomi degli/delle interessati/e, in quanto conosciuti/e abbondantemente in ambito finalese. D'altra parte basterebbe citare episodi anche senza nomi per far capire di chi si tratta ai bene informati (A volte sono stati protagonosti anche i bene informati...)Non sarebbe di buon gusto. E scadrebbe nel penale .
Le rocce a luci rosse sono sempre attive...e risplendenti!!!
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Re: Le Storie di Finale
Parole sante....mazzysan wrote: .
Le rocce a luci rosse sono sempre attive...e risplendenti!!!
Personalmente (vecchi ricordi...) ebbi a trovare particolarmente 'suggestivi' in tal senso sia i boschetti sommitali alla Rocca di Perti, sia la cima del roccione di Cravasco... e molti altri piacevoli luoghi... ideali per il dopo scalata!
Andare per montagne selvagge -- e' una via alla liberazione. (Milarepa)
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Re: Le Storie di Finale
Riporto un breve scritto di Alessandro Grillo, uno che della storia di Finale, ne sa.... oooo se ne sa...
Anche se le primissime vie furono aperte a Rocca di Corno, a Cucco iniziò l’incredibile avventura che ha portato la pietra del Finale a essere conosciuta in tutto il mondo.
Nell’agosto del 1968, nella scuola di alpinismo di Genova, si sparse la voce che nell’entroterra di Finale, esistevano incredibili pareti, vere Dolomiti in miniatura.
Partimmo una domenica d’autunno io e Gianni Calcagno, con una mitica 500 blu, meta Finale ligure. Fu un viaggio; l’autostrada non esisteva ancora.
Una sosta a Capo Noli ad ammirare le splendide rocce a picco sul mare e poi via, su per la valle dell’Aquila, quella che da Final Borgo porta a Orco-Feglino, che nei tempi eroici divenne iol centro di ritrovo di tutti i frequentatori delle rocce: appuntamento alla Locanda del Rio, dalla mitica Zia Angiolina.
Ci fermammo sotto il Bric Pianarella, con il naso all’insù, increduli di fronte a quelle immense erosioni, che frettolosamente sentenziammo troppo friabili e non arrampicabili.
Giungemmo in breve sotto Monte Cucco, bianca bastionata dall’aspetto più accessibile.
Fù un colpo di fulmine, il sogno che diveniva realtà. Non passò festività o domenica che non ci vedesse impegnati su quelle rocce.
Subito la “Via del tetto”. Gianni e Mario Piotti percorsero per primi quel bellissimo itinerario. Io mi bisticciai con una fessura diagonale a sinistra, in seguito una bella variante.
Famoso rimase il passaggio del 2° tiro, ove il fortissimo Mario si aiutò con un piccolo chiodo a pressione, il primo in assoluto su quelle rocce, per superare il liscio muretto umido e nero. Nel ’76 Roberto Bonelli, “Crasy Horse”, passa da primo in libera sotto gli occhi increduli di Massimo Mesciulam, l”Attore” : 6b!
Durante la settimana si lavorava e si sognava. Alla sera, in cantina preparavamo cunei artigianali di rovere, pesantissimi, e specie di chiodi da profilati e scatolati di ferro. Il materiale vero costava troppo caro per noi.
Nacque la”Via della Torre”, le “Vie delle Placche”, il “Gufo”, il “Corpus Domini”, “la Pulce”. Nomi di poca fantasia, poiché la Torre, da una certa visuale, sembrava una torre; Corpus Domini, poiché quel giorno a Feglino suonavano le campane per quella festività, Il Gufo poiché tra i cespugli vedemmo un gufo, la Pulce non ha un perché, Gianni volle chiamarla così . Con il passare del tempo venimmo un poco più fantasiosi e spiritosi.
Gianni arrampicava con grande tecnica e scarponi da montagna, io, che venivo dalla ginnastica artistica, preferivo delle comode Adidas.
Affinammo la tecnica di chiodatura, capimmo che i piccoli buchetti a volte erano profondi e ben accettavano il chiodo. A volte i buchi erano comunicanti, e con un filo di ferro facevamo passare un anello di cordino. Fu la scoperta delle “clessidre”.
Venne la “Supervit”, in onore di Vittorio Simonetti, recentemente e prematuramente scomparso, che era alla sua …..seconda arrampicata. Artificiale durissimo nel vuoto, con libera difficile. Fantastica l’uscita dal grande tetto finale.
Hainz Mariacher e Roberto Bassi, per primi, nell’82, la ripeterono in libera: 6c+.
Gianni salì la fessura dell’”Adele” con un magistrale artificiale e con passi in libera non certo banali; oggi, resinata, è 7a. Prima r.p. P.Berhault.
In quegli anni, più o meno dal ’68 all’ 85, la libera era pratica a noi sconosciuta. L’etica arrampicatoria per noi non esisteva, o meglio, non ce ne importava nulla.
Praticamente eravamo solo io e Gianni, con attorno un mondo sterminato di roccia tutta da salire e l’unico nostro obiettivo era arrivare in cima .
Si studiavano le linee da lontano e poi si attaccava, senza tanti preamboli.
Ancora oggi leggo che le vie, a quei tempi, venivano aperte “in artificiale”, quasi fossero scale a pioli. Ma non era assolutamente così. Le staffe si usavano per superare gli strapiombi e là ove difficilmente saremmo riusciti a passare in libera, generalmente sul 6a/6a+ di oggi.
Finite le fessure, le linee più evidenti, Gianni, l’indiscusso nostro guru, sentenziò che l’arrampicata a Finale volgeva al suo termine.
Io che per anni avevo vissuto una storia entusiasmante, ed ora posso dirlo, unica nella mia vita, non riuscivo ad accettare quella sentenza.
La svolta avenne nel 1978. Una sera vidi un documentario sull’arrampicata a El Capitan. Fu uno choc, una illuminazione.
Nacque “Satori”. Cercai, con Mauro Oddone, di usare al minimo le staffe e i chiodi, che in seguito diradammo ancora, lasciando i più solidi. Obiettivo: arrampicare in libera il più possibile; i chiodi per la sicurezza. Fantastica l’uscita, i piedi sulla liscia e rugosa placca, le mani incastrate in una pungente fessura. 6 metri senza protezione, un’eternità.
Ora sembra un concetto banale, ma fu la svolta, non più chiodi per progredire, ma solo per protezione in caso di caduta.
Nacquero tante vie, alcune le porto ancora vive nel cuore.
“ Aspettando il sole”, 1981, assieme alla “Grimonet”, la mia più bella realizzazione.
Nacque da una provocazione di Patrick Berhault, il Maestro dei Maestri, il mio più caro Amico, colui che ci indicò la via dall’alto della sua modestia e della sua immensa maestria.
Pochi chiodi, qualche staffa e molta libera per quel tempo. I compagni di cordata fermi in una nicchia al freddo ad …aspettare il sole. Ricordo il muretto finale, un chiodino, una staffa e dall’ultimo gradino, via, via con tanto coraggio, ora 6c+.
“Fessura Machetto”: Gianni, io e il granitico Guido Macchetto. Come suol dirsi, gli facemmo “trovare lungo”. Avevamo già individuato una lama da salire in opposizione, cosa rara a Finale, dicendogli che quel tipo di arrampicata era cosa a lui congeniale, come una Dülfer in granito, ma avevamo sorvolato sul muro finale. Gianni salì da primo. Qualche cuneo, qualche staffa e tanta libera; fine chiodatura e staffe sulla placca finale.
Fece scalpore quando Manolo superò in libera, da secondo, il mitico passaggio: 7a, 1979.
La scintilla divenne un fuoco, un incendio.
A poco a poco, centinaia, migliaia di alpinisti (allora si chiamavano così gli arrampicatori) si riversarono su quelle rocce, sino ad allora solo nostre.
E come disse Gianni, il”Guru Calcagninda”, assieme alla quantità arrivò anche la qualità: Berhault, Bernardi, Grassi, Casarotto, Bassi, Mariacher, Manolo, Gulich, e tanti altri, sino ai giorni nostri.
Il 6c fu banalizzato, ora si cerca il 9a, il 9b!
L’alpinista è un climber, si arrampica free, i chiodi non esistono più, sono protezioni, i moschettoni uniti due a due da un cordino, sono rinvii, le corde da 40 metri sono ora da 70/80.
Non ci si assicura più a spalla o con il mezzo barcaiolo, ma con il GriGri o con il Cinc.
Per non parlare delle scarpette: le Adidas, le prime San Marco non sono neppure più un ricordo.
Eppure con quelle scarpette che grattavano il muretto finale di “Aspettando il sole”, uscii da una staffa per arrivare incredulo in cima a Monte Cucco, sul bordo dell’altipiano, ove il sogno finisce per…. ricominciare ancora.
Anche se le primissime vie furono aperte a Rocca di Corno, a Cucco iniziò l’incredibile avventura che ha portato la pietra del Finale a essere conosciuta in tutto il mondo.
Nell’agosto del 1968, nella scuola di alpinismo di Genova, si sparse la voce che nell’entroterra di Finale, esistevano incredibili pareti, vere Dolomiti in miniatura.
Partimmo una domenica d’autunno io e Gianni Calcagno, con una mitica 500 blu, meta Finale ligure. Fu un viaggio; l’autostrada non esisteva ancora.
Una sosta a Capo Noli ad ammirare le splendide rocce a picco sul mare e poi via, su per la valle dell’Aquila, quella che da Final Borgo porta a Orco-Feglino, che nei tempi eroici divenne iol centro di ritrovo di tutti i frequentatori delle rocce: appuntamento alla Locanda del Rio, dalla mitica Zia Angiolina.
Ci fermammo sotto il Bric Pianarella, con il naso all’insù, increduli di fronte a quelle immense erosioni, che frettolosamente sentenziammo troppo friabili e non arrampicabili.
Giungemmo in breve sotto Monte Cucco, bianca bastionata dall’aspetto più accessibile.
Fù un colpo di fulmine, il sogno che diveniva realtà. Non passò festività o domenica che non ci vedesse impegnati su quelle rocce.
Subito la “Via del tetto”. Gianni e Mario Piotti percorsero per primi quel bellissimo itinerario. Io mi bisticciai con una fessura diagonale a sinistra, in seguito una bella variante.
Famoso rimase il passaggio del 2° tiro, ove il fortissimo Mario si aiutò con un piccolo chiodo a pressione, il primo in assoluto su quelle rocce, per superare il liscio muretto umido e nero. Nel ’76 Roberto Bonelli, “Crasy Horse”, passa da primo in libera sotto gli occhi increduli di Massimo Mesciulam, l”Attore” : 6b!
Durante la settimana si lavorava e si sognava. Alla sera, in cantina preparavamo cunei artigianali di rovere, pesantissimi, e specie di chiodi da profilati e scatolati di ferro. Il materiale vero costava troppo caro per noi.
Nacque la”Via della Torre”, le “Vie delle Placche”, il “Gufo”, il “Corpus Domini”, “la Pulce”. Nomi di poca fantasia, poiché la Torre, da una certa visuale, sembrava una torre; Corpus Domini, poiché quel giorno a Feglino suonavano le campane per quella festività, Il Gufo poiché tra i cespugli vedemmo un gufo, la Pulce non ha un perché, Gianni volle chiamarla così . Con il passare del tempo venimmo un poco più fantasiosi e spiritosi.
Gianni arrampicava con grande tecnica e scarponi da montagna, io, che venivo dalla ginnastica artistica, preferivo delle comode Adidas.
Affinammo la tecnica di chiodatura, capimmo che i piccoli buchetti a volte erano profondi e ben accettavano il chiodo. A volte i buchi erano comunicanti, e con un filo di ferro facevamo passare un anello di cordino. Fu la scoperta delle “clessidre”.
Venne la “Supervit”, in onore di Vittorio Simonetti, recentemente e prematuramente scomparso, che era alla sua …..seconda arrampicata. Artificiale durissimo nel vuoto, con libera difficile. Fantastica l’uscita dal grande tetto finale.
Hainz Mariacher e Roberto Bassi, per primi, nell’82, la ripeterono in libera: 6c+.
Gianni salì la fessura dell’”Adele” con un magistrale artificiale e con passi in libera non certo banali; oggi, resinata, è 7a. Prima r.p. P.Berhault.
In quegli anni, più o meno dal ’68 all’ 85, la libera era pratica a noi sconosciuta. L’etica arrampicatoria per noi non esisteva, o meglio, non ce ne importava nulla.
Praticamente eravamo solo io e Gianni, con attorno un mondo sterminato di roccia tutta da salire e l’unico nostro obiettivo era arrivare in cima .
Si studiavano le linee da lontano e poi si attaccava, senza tanti preamboli.
Ancora oggi leggo che le vie, a quei tempi, venivano aperte “in artificiale”, quasi fossero scale a pioli. Ma non era assolutamente così. Le staffe si usavano per superare gli strapiombi e là ove difficilmente saremmo riusciti a passare in libera, generalmente sul 6a/6a+ di oggi.
Finite le fessure, le linee più evidenti, Gianni, l’indiscusso nostro guru, sentenziò che l’arrampicata a Finale volgeva al suo termine.
Io che per anni avevo vissuto una storia entusiasmante, ed ora posso dirlo, unica nella mia vita, non riuscivo ad accettare quella sentenza.
La svolta avenne nel 1978. Una sera vidi un documentario sull’arrampicata a El Capitan. Fu uno choc, una illuminazione.
Nacque “Satori”. Cercai, con Mauro Oddone, di usare al minimo le staffe e i chiodi, che in seguito diradammo ancora, lasciando i più solidi. Obiettivo: arrampicare in libera il più possibile; i chiodi per la sicurezza. Fantastica l’uscita, i piedi sulla liscia e rugosa placca, le mani incastrate in una pungente fessura. 6 metri senza protezione, un’eternità.
Ora sembra un concetto banale, ma fu la svolta, non più chiodi per progredire, ma solo per protezione in caso di caduta.
Nacquero tante vie, alcune le porto ancora vive nel cuore.
“ Aspettando il sole”, 1981, assieme alla “Grimonet”, la mia più bella realizzazione.
Nacque da una provocazione di Patrick Berhault, il Maestro dei Maestri, il mio più caro Amico, colui che ci indicò la via dall’alto della sua modestia e della sua immensa maestria.
Pochi chiodi, qualche staffa e molta libera per quel tempo. I compagni di cordata fermi in una nicchia al freddo ad …aspettare il sole. Ricordo il muretto finale, un chiodino, una staffa e dall’ultimo gradino, via, via con tanto coraggio, ora 6c+.
“Fessura Machetto”: Gianni, io e il granitico Guido Macchetto. Come suol dirsi, gli facemmo “trovare lungo”. Avevamo già individuato una lama da salire in opposizione, cosa rara a Finale, dicendogli che quel tipo di arrampicata era cosa a lui congeniale, come una Dülfer in granito, ma avevamo sorvolato sul muro finale. Gianni salì da primo. Qualche cuneo, qualche staffa e tanta libera; fine chiodatura e staffe sulla placca finale.
Fece scalpore quando Manolo superò in libera, da secondo, il mitico passaggio: 7a, 1979.
La scintilla divenne un fuoco, un incendio.
A poco a poco, centinaia, migliaia di alpinisti (allora si chiamavano così gli arrampicatori) si riversarono su quelle rocce, sino ad allora solo nostre.
E come disse Gianni, il”Guru Calcagninda”, assieme alla quantità arrivò anche la qualità: Berhault, Bernardi, Grassi, Casarotto, Bassi, Mariacher, Manolo, Gulich, e tanti altri, sino ai giorni nostri.
Il 6c fu banalizzato, ora si cerca il 9a, il 9b!
L’alpinista è un climber, si arrampica free, i chiodi non esistono più, sono protezioni, i moschettoni uniti due a due da un cordino, sono rinvii, le corde da 40 metri sono ora da 70/80.
Non ci si assicura più a spalla o con il mezzo barcaiolo, ma con il GriGri o con il Cinc.
Per non parlare delle scarpette: le Adidas, le prime San Marco non sono neppure più un ricordo.
Eppure con quelle scarpette che grattavano il muretto finale di “Aspettando il sole”, uscii da una staffa per arrivare incredulo in cima a Monte Cucco, sul bordo dell’altipiano, ove il sogno finisce per…. ricominciare ancora.
Ciao
Alberto
Alberto
Re: Le Storie di Finale
questa si che è storia di finale!!!!!!!!!
Re: Le Storie di Finale
Mi piace leggere ...
Re: Le Storie di Finale
Quoto.adrian wrote: questa si che è storia di finale!!!!!!!!!
Re: Le Storie di Finale
bellissimo
Re: Le Storie di Finale
Peccato che Sandro non scriva qualcosa di più!
Magari qualcuno che sa mettere insieme le sue parole ed i suoi pensieri potrebbe tirar fuori un bel libro.
Per ora grazie.
Roberto
Magari qualcuno che sa mettere insieme le sue parole ed i suoi pensieri potrebbe tirar fuori un bel libro.
Per ora grazie.
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superare gli altri è avere la forza, superare se stessi è essere forti (confucio)
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- Utente di Quotazero
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Re: Le Storie di Finale
Saluti a Tutti Voi Dame e Messeri,
ma se a Voi può dar sollievo qualche storia antica del Finaro, interesserò Lui, Il Drago Sanguineo, che da tempo memorabile qui vive di raccontar qualche Historia antica...
Il Vostro umile Contedimontesordo.
Cogitationis poena nemo patitur
ma se a Voi può dar sollievo qualche storia antica del Finaro, interesserò Lui, Il Drago Sanguineo, che da tempo memorabile qui vive di raccontar qualche Historia antica...
Il Vostro umile Contedimontesordo.
Cogitationis poena nemo patitur
"se la corda non si spezza ed il chiodo non schizza via..."
Re: Le Storie di Finale
attendiamo...........
Il silenzio non si trova sulla cima delle montagne e il rumore non sta nei mercati delle città: ambedue sono nel cuore dell'uomo.
Lao Tse (VI sec a.C.)
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- Utente di Quotazero
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Re: Le Storie di Finale
Salute a Voi Dame e Messeri,
anticamente quando i piccioni più non volavano, si potevano mangiare...
anticamente quando i piccioni più non volavano, si potevano mangiare...
"se la corda non si spezza ed il chiodo non schizza via..."
Re: Le Storie di Finale
Orsù perché non versar altro fiato acciocché gli astanti si possan erudir?
Re: Le Storie di Finale
Si vabbe', le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,le cortesie, l'audaci imprese io canto...Ago wrote:Orsù perché non versar altro fiato acciocché gli astanti si possan erudir?
Ma di quella piegata in due come il Motorola Startac sul tavolo del parcheggio a Pian Marino se ne sa piu' niente?
Re: Le Storie di Finale
pria wrote:Si vabbe', le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,le cortesie, l'audaci imprese io canto...Ago wrote:Orsù perché non versar altro fiato acciocché gli astanti si possan erudir?
Ma di quella piegata in due come il Motorola Startac sul tavolo del parcheggio a Pian Marino se ne sa piu' niente?
Re: Le Storie di Finale
pria wrote:Si vabbe', le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,le cortesie, l'audaci imprese io canto...Ago wrote:Orsù perché non versar altro fiato acciocché gli astanti si possan erudir?
Ma di quella piegata in due come il Motorola Startac sul tavolo del parcheggio a Pian Marino se ne sa piu' niente?
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Re: Le Storie di Finale
pria wrote:Si vabbe', le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,le cortesie, l'audaci imprese io canto...Ago wrote:Orsù perché non versar altro fiato acciocché gli astanti si possan erudir?
Ma di quella piegata in due come il Motorola Startac sul tavolo del parcheggio a Pian Marino se ne sa piu' niente?
Re: Le Storie di Finale
ringrazio il conte per il piacevole aneddoto!!!
Il silenzio non si trova sulla cima delle montagne e il rumore non sta nei mercati delle città: ambedue sono nel cuore dell'uomo.
Lao Tse (VI sec a.C.)
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Re: Le Storie di Finale
Forse su certi argomenti il Conte di Monte Sordo non e' molto preparato.gecko wrote:ringrazio il conte per il piacevole aneddoto!!!
Mi sa che per le storielle licenziose ci vorrebbe il Conte di Monte Sordido...
Re: Le Storie di Finale
voi uomini siete tutti ugualipria wrote:Forse su certi argomenti il Conte di Monte Sordo non e' molto preparato.gecko wrote:ringrazio il conte per il piacevole aneddoto!!!
Mi sa che per le storielle licenziose ci vorrebbe il Conte di Monte Sordido...
Il silenzio non si trova sulla cima delle montagne e il rumore non sta nei mercati delle città: ambedue sono nel cuore dell'uomo.
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- amadablam
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Re: Le Storie di Finale
.....vorrei ricordare un mio amico (ora non arrampica più, ma era forte) che ha fatto un pochino di storia di Finale (frose i più "vecchi" si ricoderanno di lui)
R. Manfredini , Titti per gli amici, è stato fortissimo!!!!!!!!!!!
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Namaste
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
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- amadablam
- Sherpani di Quotazero
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Re: Le Storie di Finale
avviso a A. Parodi: Titti la settimana scorsa è andato da Repetto sport e ha comprato tante belle cosette per salire in alto....
Forse ritornerà in montagna
Si sta allenando
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Namaste
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- skeno
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Re: Le Storie di Finale
Sapete se e dove si può trovare la prima guida di Finale di Calcagno?
C'è qualcuno che me la presterebbe, eventualmente anche lasciando in ostaggio un familiare?
Ciao
Skeno
C'è qualcuno che me la presterebbe, eventualmente anche lasciando in ostaggio un familiare?
Ciao
Skeno
- Furs
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Re: Le Storie di Finale
Skeno,
io ce l'ho ma non la faccio neanche vedere a nessuno.
Se vuoi, pero' - e contro lauto pagamento - potrei farti delle (poche) fotocopie.
io ce l'ho ma non la faccio neanche vedere a nessuno.
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http://www.trekitalia.it/ - http://www.trekitalia.wordpress.com - https://www.facebook.com/Trekitalia
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- mikesangui
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Re: Le Storie di Finale
Ciao a tutti!
a proposito di storie di finale...
esiste un libro? qualcosa che racconti...
L'unica fonte che conosco è l'ultimo capitolo del libro di calcagno.. sono pochi splendidi ricordi fatti più di sensazioni che altro di alcune aperture, mi sembra la mario piotti, la fessura machetto.. ecc.
Sarebbe bello un libro di ricordi degli storici scopritori e primi avventurieri di finale.
Delle interviste ... che so... a Sandro Grillo...
Potrebbe essere un'idea editoriale molto valida!
Alexandeeeer!!!!
Che ne dici?
sempre che non esista già!!!
a proposito di storie di finale...
esiste un libro? qualcosa che racconti...
L'unica fonte che conosco è l'ultimo capitolo del libro di calcagno.. sono pochi splendidi ricordi fatti più di sensazioni che altro di alcune aperture, mi sembra la mario piotti, la fessura machetto.. ecc.
Sarebbe bello un libro di ricordi degli storici scopritori e primi avventurieri di finale.
Delle interviste ... che so... a Sandro Grillo...
Potrebbe essere un'idea editoriale molto valida!
Alexandeeeer!!!!
Che ne dici?
sempre che non esista già!!!
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Re: Le Storie di Finale
C'è il numero speciale di ALP dedicato a Finale (Ottobre 1998).
Copre 30 anni della storia di Finale (dal 1998 all'indietro) con (brevi) interviste ai Vaccari, Simonetti, Grillo, Ivaldo e altri personaggi storici... adesso non li ricordo tutti (non ho la rivista sottomano).
Chi non ce l'ha si è perso qualcosa
Qui, scorrendo le copertine verso destra, si trova quella del numero in questione, con foto d'epoca in copertina.
Copre 30 anni della storia di Finale (dal 1998 all'indietro) con (brevi) interviste ai Vaccari, Simonetti, Grillo, Ivaldo e altri personaggi storici... adesso non li ricordo tutti (non ho la rivista sottomano).
Chi non ce l'ha si è perso qualcosa
Qui, scorrendo le copertine verso destra, si trova quella del numero in questione, con foto d'epoca in copertina.
- skeno
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Re: Le Storie di Finale
Il numero di ALP è disponibile a 8 euro + 5 di spedizione contattando la Vivalda http://www.cdavivalda.it" onclick="window.open(this.href);return false;
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Skeno
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Re: Le Storie di Finale
Un Capodanno di qualche anno fa ('92 forse), ero piccolo, ho la foto in casa mia in braccio a Antonio purtroppo di lui ricordo poco, se non il pellegrinaggio annuale di mio padre a Locana che continua ogni anno...Furs wrote:Beh, io sono uno di quei tre.. (ovviamente non Gerry, e neanche il povero Antonio, che e' caduto in Piantonetto nel 1990...)mahler wrote:Verde Blu, G. Fornaro, A. Menegazzo, F. Sabatini, Gennaio 1983, 65 m tre lunghezze (L1: 5c, L2: 6a, L3: 5c). L'ho ancora salita la primavera scorsa assiame a Gallina Marta e Nei secoli fedele. Gran bella via che meriterebbe un po di resyiling. Vorrei ricordare che Gerry Fornaro, oltre a un gran numero di itinerari presenti a Finale, è l'autore assieme ai suopi soci di quella fino ad oggi come la via più impegnativa di Pianarella e di conseguenza della via a più tiri del finalese: Tempio della gioventù psichica, 190 m, 7a/b max, 6b+ obbligatorio ed "engagé".
- skeno
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Re: Le Storie di Finale
L'ho ricevuto ed è veramente bello e interessante, anche se si ferma ormai a 13 anni fa.skeno wrote:Il numero di ALP è disponibile a 8 euro + 5 di spedizione contattando la Vivalda http://www.cdavivalda.it" onclick="window.open(this.href);return false;
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Re: Le Storie di Finale
se me lo dicevi te lo prestavo....pensavo lo avessi gia'
prendi la tacchetta,
la MANARA ti aspetta!!!
...............
usa il cervello, non il martello!
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Re: Le Storie di Finale
Se è fatto bene.. lo prenderei anche io... ma sul sito non so come ordinarlo. Che numero è??skeno wrote:L'ho ricevuto ed è veramente bello e interessante, anche se si ferma ormai a 13 anni fa.skeno wrote:Il numero di ALP è disponibile a 8 euro + 5 di spedizione contattando la Vivalda http://www.cdavivalda.it" onclick="window.open(this.href);return false;
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tu come hai fatto.. hai scritto una mail?
Re: Le Storie di Finale
prendilo assolutamente!mikesangui wrote:Se è fatto bene.. lo prenderei anche io... ma sul sito non so come ordinarlo. Che numero è??skeno wrote:L'ho ricevuto ed è veramente bello e interessante, anche se si ferma ormai a 13 anni fa.skeno wrote:Il numero di ALP è disponibile a 8 euro + 5 di spedizione contattando la Vivalda http://www.cdavivalda.it" onclick="window.open(this.href);return false;
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tu come hai fatto.. hai scritto una mail?
un finaleros non può non averlo
It's only through changes that we grow
- skeno
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Re: Le Storie di Finale
Il contatto è questo Decarlini Elena decarlini@cdavivalda.itmikesangui wrote: Se è fatto bene.. lo prenderei anche io... ma sul sito non so come ordinarlo. Che numero è??
tu come hai fatto.. hai scritto una mail?
Il numero Alp 162.
Io ho pagato 13 euro comprese spese di spedizione, pagando con bonifico.
Sono stati molto efficienti e gentili.
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