Domenica scorsa ho percorso alcuni sentieri della Val Noci, salendo sul Monte Bano dal lago. Transitati per Caiasca dove siamo stati salutati da numerosi, nonché splendidi, pastori tedeschi, abbiamo imboccato la strada sterrata che sale fino a Veixe e Case Fontana.
Giunti al bivio, ci siamo diretti verso Case Fontana, da dove si può godere di una bella vista sul lago sottostante, i borghi di Sanguineto Superiore e Inferiore, la gola di Sisa e l'Alpesisa. Carino il gruppetto di case: un bel trogolo pieno d'acqua e un bel prato verdissimo. Abbiamo proseguito poi in piano verso il valico sopra Trefontane, trascurando il segnavia rombo giallo in corrispondenza di scalini che salgono ripidi dalla radura del trogolo.
Il sentiero sale dolcemente fra gli alberi, superando alcuni ponticelli (costruiti immagino dai cacciatori) che superano tratti di sentiero franati.
Il sentiero segue poi il crinale che risale verso la cima del Monte Bano. La vista si apre sul sottostante borgo abbandonato di Case Montebano. Porte e finestre dei ruderi sembrano vuote orbite di un teschio che guarda sgomento la desolazione del luogo.
Prima di giungere alla cima, il sentiero peggiora improvvisamente, sparendo letteralmente nel bosco. Abbiamo avuto serie difficoltà ad individuare la traccia, tanto che alla fine siamo andati alla cieca. Curiosamente, quasi a testimoniare lo smarrimento del percorso, abbiamo trovato per terra una bella cartina dell'Alta Via (in un tratto dove di sentiero non v'era traccia), umida per la rugiada della notte. Forse il proprietario l'ha gettata via, in preda allo sconforto come noi.
Abbiamo ritrovato i segnavia un paio di metri sotto la vetta, provenendo da tutt'altra parte, rispetto al sentiero.
Il Monte Bano ci ha premiato con una bella visuale a 360° un po' sporcata dalla foschia e dallo smog in lontananza. Una giornata comunque splendida: con un sole caldo e una brezza leggera e per nulla fastidiosa.
Una specie di trincea scavata sulla cima, nel lato che domina Montoggio, ha attirato la mia attenzione: naturale? Artificiale? Notizie di antiche costruzioni sul Monte Bano non ce ne sono, però quel solco profondo 50-70 cm sembra lì non a caso. D'altra parte ho letto che Bano potrebbe derivare dal germanico "haribann", ovvero "luogo dove si raduna l'esercito". Mah!
Nel libro di vetta leggo di altri escursionisti che hanno smarrito il triangolo e rombo gialli e hanno avuto difficoltà a salire in cima.
Dopo una pausa per il pranzo e per il riposo, decidiamo di scendere dall'altro versante, verso il borgo di Brugosecco. Transitiamo accanto ai resti di piccole costruzioni in pietra, prima di smarrire di nuovo il segnavia nelle fasce incolte sopra Brugosecco. Facendoci largo fra i rovi in procinto di risvegliarsi con la primavera, riusciamo a congiungerci con l'evidente e pulito sentiero che da Brugosecco si dirige verso Casa Teitin e poi Noci. Ora è un piacere percorrere questa mulattiera. Invece di tornare indietro verso Brugosecco, allunghiamo il percorso per vedere i resti del Teitin. E' proprio un bel posto! La casa, inesorabilmente, versa in precarie condizioni. Già si notano le differenze con le foto del 2011: la parte alta dei muri è parzialmente crollata. Ma il prato dinnanzi alla casa è proprio incantevole: erba verde che sembra un prato inglese, un bel tavolo di legno (costruito dal team trial di Montoggio) e pure una piccola ciappa di pietra per cuocere la carne alla piastra. A questo punto torniamo indietro fino a giungere a Brugosecco: una manciata di casa assediata dai rovi. Una casa è in condizioni decorose, mentre le altre sono quasi tutte sventrate o collassate. Il sentiero si mantiene evidente e pulito, in costante discesa verso Caiasca. Arrivati ad un bivio, svoltiamo decisamente a sinistra, cambiando direzione. Proseguendo dritti si sarebbe arrivati a Case Monte Bano.
Giungiamo infine a Veixe dove vediamo l'ormai mitico cartello minaccioso. Da lì rimane da percorrere in decisa discesa la strada sterrata per Caiasca e il sottostante lago.
La gita mi ha lasciato splendide sensazioni. Personalmente rabbrividisco pensando che fino a qualche decennio fa c'erano famiglie intere che vivevano in quei posti selvaggi, spaccandosi la schiena per strappare un po' di sostentamento ad una montagna dura e inospitale. Immagino come potesse essere la vita al Teitin, d'inverno, con la neve, il gelo e il vento a sferzare il crinale. Molti di voi avranno sicuramente letto il libro
Monte Bano, molte storie... io no perchè non si riesce più a trovare da nessuna parte.
però vi segnalo
questo documentodel 1959 che inquadra piuttosto bene la vita di stenti di quella povera gente.
Sicuramente ci voglio ritornare, anche perchè nella visita ho saltato Case Montebano e soprattutto Noci, Feto e Camponevoso. Sarà l'occasione per fare l'anello intorno al lago!
Prima di concludere, allego qualche scatto dell'escursione...
Un saluto a tutti!!!
La "piazza" di Case Fontana, sullo sfondo l'Alpesisa:
Gli spettri delle Case Montebano:
Un bel panorama che rinfranca lo spirito:
I famosi alberi a pois della Valle Scrivia:
Il crinale che digrada fino a Casa Teitin. Si scorgono anche i tetti di Brugosecco:
Il Teitin:
Arredo urbano a Brugosecco:
Quel che resta di Brugosecco:
Un imponente muro a secco fatto veramente a regola d'arte: