Monte Antola: un pò di storia

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delorenzi
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Monte Antola: un pò di storia

Post by delorenzi »

Visto il giusto interesse suscistato in altro "topic", mi permetto di inserire un breve articolo in merito, tralasciando le polemiche sul nuovo rifugio.

PS: In questi giorni deve esere uno spettacolo dalla vetta !!!!!


Il monte Antola, posto sul crinale di collegamento tra l’alta valle Scrivia e l’alta val Trebbia, con i suoi 1597 metri di altezza sul livello del mare, è da sempre considerato la montagna più amata dal Genovesi, e sicuramente una delle mete più frequentate dagli appassionati di escursionismo.
L' usanza di raggiungere la sua vetta nella notte tra il 28 ed il 29 giugno per assistere al sorgere del sole, è ancora fortemente radicata negli abitanti della zona; si dice infatti che all' alba del 29 giugno, dalla sua cima, si possa ammirare il sole che compie tre salti sull' orizzonte prima di sorgere definitivamente.
Dalla cima tondeggiante, emergente da fitte faggete e dominata da un imponente croce metallica, il panorama nelle limpide giornate invernali ripaga ampiamente della fatica che si fa per raggiungerla; lo sguardo può infatti spaziare a trecentosessanta gradi dalle vicine rocche del Reopasso, passando per i massicci del Monviso e del Rosa, alle vette delle Apuane, fino alla Corsica ed alle Alpi Marittime.
La caratteristica forma tondeggiante, di molte cime del gruppo dell' Antola, è da ricercarsi nella sua conformazione geologica, in gergo denominata "Calcari Marnosi del Monte Antola", costituita da strati di calcare alternati ad arenaria ed argilliti, spesso segnati dalle tracce dì minuscoli organismi, gli elmintoidi, antichi abitanti dei fondali marini all' epoca del cretacco superiore.
Il toponimo Antola derivante dal greco "anthos ", che significa fiore, non potrebbe essere più adeguato per la zona, che nei prati sommitali durante il periodo tardo primaverile si ammanta di mille colori, dal rosso del giglio al giallo del botton d' oro passando per il bianco dei narcisi che qui crescono in grande abbondanza tanto da ricoprire interamente il verde dei prati.
L' intera zona è conosciuta, oltre che per le meravigliose fioriture, anche per le numerose piante medicinali quali l’ arnica, la cicoria e la genziana, oltre che per la varietà di farfalle che, attirate dalle fioriture, hanno trovato in queste valli un abitat ideale.
Ma non solo la flora caratterizza la zona dell' Antola; sono numerose infatti anche le specie di fauna ivi presenti, la cui diffusione è stata inversamente proporzionale all' abbandono dell' uomo; fra le tante specie che sono tornate a ripopolare la zona il cinghiale ed il daino, rapaci come il gheppio e la poiana, oltre al lupo, ritornato abbastanza recentemente in maniera spontanea sull' intero arco appenninico.
Da un punto di vista orografico il monte Antola, appartiene ad una lunga dorsale orientata da nord a sud, che delimita il confine tra le provincie di Genova ed Alessandria; la zona è ricompresa nell' omonimo parco, istituito con Legge Regionale n°12/1995, che si estende su di una superficie di complessivi 7680 ha, dei quali oltre il 35% posta ad una quota superiore ai 1000 metri.
Percorrendo i numerosi sentieri e le antiche mulattiere tuttora ben conservati, è possibile osservare le molteplici testimonianze lasciate dall' uomo; la zona è stata infatti da sempre frequentata da pastori e viandanti che, preferendo i ventosi crinali ai meno sicuri percorsi di fondovalle, raggiungevano la Val Borbera e successivamente la Pianura Padana.
E' possibile incontrare durante il cammino cappellette campestri impiegate come punti di incontro per lo scambio o la vendita di bestiame tra una vallata e l’ altra, abbeveratoi e fontanili, i caratteristici "casoni", fabbricati rurali con il tetto in paglia di segale, utilizzati per la residenza durante il periodo estivo per accudire il bestiame, oltre a tracce di antiche carbonine e seccherecci per l’essiccazione delle castagne.
Il monte Antola diventa grazie alla locanda Musante edificata nel 1895, un importante posto tappa per i viandanti lungo i viaggi da e per la pianura padana e successivamente, luogo di aggregazione per le formazioni partigiane durante l’ ultimo conflitto mondiale. Nel 1927, grazie all’ opera della Sezione Ligure del C.A.I., viene realizzato in adiacenza alla locanda dei Musante un rifugio intitolato a Felice Bensa, che diventa ben presto meta di appassionati e gitanti in arrivo dai paesi di Crocefieschi e Torriglia, all’ ora gli unici collegati a Genova mediante corriere pubbliche.
Durante la seconda guerra mondiale la zona è oggetto di ripetuti rastrellamenti da parte dell' esercito tedesco accompagnati da gravi danneggiamenti al rifugio Musante ed all’ adiacente chiesetta risalente al 1900, che crolla nel totale abbandono negli anni '50. Finita la guerra il rifugio Bensa viene ceduto dal C.A.I. ai fratelli Musante che lo mantengono in funzione anche come alberghetto fino al 1979.
Purtroppo lo storico Rifugio, oggi abbandonato a se stesso ed a ripetuti vandalismi, è inspiegabilmente inutilizzato dal Comune di Propata che, avendo stipulato un contratto di affitto con gli eredi dei Musante, lo ha tenuto in funzione fino agli anni '90.
Ma, a fronte dell' inspiegabile abbandono del rifugio, nel 1997, sotto la spinta del parroco di Propata Don Pietro Cazzullo, iniziano gli interventi per la ricostruzione della cappelletta, che viene dedicata a Cristo Redentore; i lavori culminano con la sua inaugurazione il 25 giugno 2000, in occasione dell' anno Giubilare.
Bavastrelli, Caprile, Torriglia, Pentema, Crocefieschi, sono solo alcuni dei paesi da cui partono, di buon mattino, gli oltre tremila fedeli che raggiungono la vetta dell' Antola con un pellegrinaggio senza precedenti, segno evidente della voglia di riappropriarsi delle proprie tradizioni ed al tempo stesso di un pezzo di storia legata a queste valli.
Raggiungere la vetta del Monte Antola, oltre a farci ammirare la sua incontaminata bellezza può essere anche un ottima occasione per approfondire la nostra conoscenza, anche professionale, del territorio Ligure; nelle frazioni rurali della Val Trebbia, della Val Brevenna o della Val Borbera, da dove partono alcuni degli itinerari che conducono all' Antola, è ancora possibile apprezzare le tecniche costruttive di un tempo così come i materiali poveri allora impiegati, ed in alcuni casi, purtoppo non infrequenti, anche fare un esame di coscienza davanti ad alcune ristrutturazioni eseguite senza il ben che minimo rispetto oltre che dei luoghi anche dell' antica tradizione Ligure.
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Post by winni »

Ma............sei una enciclopedia vivente.
Ti metto alla prova.
Dicci qualcosa di monte Alfeo.
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bade
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Post by bade »

Ho letto con molto interesse quanto hai scritto! :D

=D>
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delorenzi
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Post by delorenzi »

winni wrote:Ma............sei una enciclopedia vivente.
Ti metto alla prova.
Dicci qualcosa di monte Alfeo.
Winni mi hai provocato ed allora mi tocca rispondere. Vedasi topic a parte.
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Post by bade »

...scusatemi se ho spostato la risposta, l'ho fatto a fin di bene... :wink:
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