Aiguille de Chambeyron - Via normale francese
"A giugno andiamo sull'Aiguille de Chambeyron..."
"Non me ne parlare che mi agiti, voglio stare tranquilla!!"
"Quest'anno andiamo sull'Aiguille"
"NNnnooo dai lasciami in pace
"
"L'Aiguillesss?"
"No dai non so se me la sento...
"
"L'Aiguille ci aspetta!"
"
"
"allora andiamo sull'Aig..."
"La finisciiiii!!!!
"
.
.
.
...Anni di trattative, lo sapete, il granitico non molla facilmente!
Già nel 2008, durante una vacanza in Val Maira, eravamo andati a dormire al Barenghi con la mezza intenzione di salirlo: la mezza era la parte di Alec, mentre la mia intenzione era così poco intenzionata che siamo finiti sulla Tete de l'Homme
Passa il tempo... quest'anno il marito ripropone. Io glisso. Dentro di me lo vorrei, eccome se lo vorrei, ma non mi sento all'altezza. Eppure, in tutti questi anni di Val Maira... mi sono messa in testa che sarebbe bello salire tutti i monti della Valle, almeno quelli da me fattibili... e almeno uno dei due Chambeyron, sarebbe un onore!!! Il Brec e l'Aiguille... quando vai per monti lì intorno li vedi sempre spuntare... sempre in coppia laggiù, sporti sul lago del Vallonasso e sul lago dei Nove Colori... come poterli ignorare?
Visto il caloroso consiglio di Roger
Roger wrote:Rispetto al Brec di cui si sta parlando in questi giorni, a mio avviso la via all'Aiguille è più lunga, più faticosa e anche molto più pericolosa.
L'ambiente è veramente selvaggio.... però francamente non mi sento di consigliarla....
anzi la sconsiglio vivamente!
(parere personale ovviamente)
avevamo da tempo scartato l'ipotesi di salire dalla Val Maira... ovviamente mi avrebbe fatto molto piacere, ma in fondo non ho fatto del male a nessuno
L'alternativa, tuttavia, non era tanto più appetibile: dal bivacco Barenghi si tratta di fare 600 m di dislivello come da descrizione sopra. Dalla Val Ubaye sono 1700 metri di dislivello da fare in giornata!!! Non essendoci punti d'appoggio, la prospettiva di partire di notte per inerpicarmi su per quello che Parodi descrive come "ripidissimo sentiero" per poi finire su una morena "ripida e molto franosa" e infine fare il canale di neve per arrivare al colle da dove ci si va a congiungere con la normale italiana, non mi ha mai entusiasmato.
Ma il giorno è arrivato, ugualmente. Alla spedizione si è unito un galvanizzato seppur poco allenato Ramingo. Un bel trio: uno poco allenato (che in macchina mi consiglia di non fare più queste cose, come partire all'una da Genova per fare una gita tanto lunga... dimenticandosi che su quella macchina c'è anche lui
), una che dichiara che la vetta rosa dell'Aiguille sarà l'ultima gita di questo genere, a completamento di una corta e lacunosa carriera alpinistica, alla quale seguiranno solo lunghe e selvagge camminate. E l'altro... fomentatore di folle... che dice di non avere più l'età per fare queste cose... ed è il più giovane di tutti
Devo dire la verità... non riuscivo più di tanto a pensare alla relazione (e alle parole ripido, franoso, canale, cengette...) da quando mi sono messa nell'ottica di dovermi alzare dal letto a mezzanotte e mezza per andare in gita... non tutti i matti sono al manicomio, dice mia madre ogni tanto...
Venerdì a letto alle 8 di sera... poi sveglia e trasferimento in auto con due cuscini
mentre Alec, che a queste alzatacce è più abituato, guida fino al Pont Voute dove parcheggiamo.
Scesa dalla macchina, mi sento riposata e abbastanza tranquilla. Credo di aver raccolto tutte le mie energie pensando che è l'ultima volta che faccio una cosa simile, perciò mi sento carica e motivata. L'aria dell'Ubaye mi arriva addosso leggera, carica di profumi.
Adoro questa valle. Questo odore di pini è un ricostituente!
Partiamo, con passo tranquillo e regolare, sù per il ripido sentiero che ci porterà alla ancor più ripida morena che conduce al Plan de Chauvet. Sulla prima neve ci ramponiamo e ci leghiamo così siamo già pronti e io mi sento al sicuro. La prima parte di canale si percorre bene, dopo la strozzatura diventa più ripido (non più di 40°): a vederlo da sotto, schiacciato, sembra più breve, ma le mie gambe dovranno faticare un bel po' prima di vederne la fine. Ad ogni modo, si sale bene.
Arrivati al Col du Fond de Chauvet (3290 m), andiamo in direzione della cengia che dovremmo traversare, trovando una brutta sorpresa: quella che dovrebbe essere una cengia è attualmente una placca di neve. Ci fermiamo a riflettere: ramingo propone di salire sù per la neve che ostacola il passaggio, cercando di fare una specie di tiro (il punto è pericoloso in caso di scivolata), mentre Alec vorrebbe scendere nella pietraia sottostante dove si vede una traccia nerastra e risalire per rocce dove è stato appoggiato un ometto. Le rocce sembrano brutte, l'idea della neve mi sembra anche peggio. Io dico ai miei compagni di cordata di proseguire senza di me, in un caso o nell'altro. Ma anche loro non sembrano particolarmente convinti e sono indecisi sul da farsi. Alec siede serio e silenzioso, io vedo volare via il mio piccolo sogno e mi dico che in parte potevo aspettarmelo, mentre ramingo insiste sulla neve o sul rientro.
Un delizioso uccellino che zampetta sulla neve proprio dove questa copre il percorso si alza in volo e va ad appoggiarsi sull'ometto: "ma non vedete abelinati che potete passare di qui? Altrimenti l'ometto che ci starebbe a fare?".
Facciamo almeno un tentativo prima di andarcene, sarebbe assurdo, dopo essere arrivati fin qui! Poi a scendere ci si penserà... Alec si avvicina per primo alle rocce e si gira sorridendo "visto che sono facili come dicevo? Da lontano non si può capire!". E in men che non si dica, superato quell'unico tentennamento, ci troviamo a salire agevolmente per "cengette e canalini" come da relazione di Parodi (mi sono chiesta molte volte quanti fossero queste cengette e canalini visto che non era meglio precisato
) e in breve... ecco la croce!!! Ecco i blocchi di marmo rosa!!! Quante volte li abbiamo immaginati, sotto i nostri piedi, a contatto con le nostre mani!
Arriviamo sù all'una precisa. Siamo partiti alle 5:40, siamo saliti con calma, perdendo tempo nella morena per via della ripidezza, un poco nel canale per lo stesso motivo e poi di fronte all'ostacolo della cengia sepolta nella neve.
Siamo contenti, il panorama si apre sulla Val Maira (con il lago dei Nove Colori, il lago del Vallonasso, il bivacco Barenghi e in lontananza persino il lago Niera), sul Vallone di Chambeyron e sul Vallone del Marinet con gli omonimi laghi e il ricoverino dove abbiamo dormito pochi anni fa. Si vede il Monviso, il Monte Maniglia, i laghi di Roure, il Cervet, la Rocca Castello e la Provenzale... l'Oronaye... siamo sulla vetta più alta a Sud del Monviso, la terza vetta più alta delle Alpi Cozie dopo lo stesso Viso e la Pierre Menue
, a 3412 metri, in compagnia delle aquile.
Dopo una mezz'ora di pausa per il pranzo, iniziamo la discesa che non comporterà problemi. Scendiamo cautamente il canale, scendiamo faticosamente la morena, i piedi iniziano a far male, giù nel bosco e nel ripido sentiero.
E' stata una gita molto lunga ma l'ho vissuta molto bene, in salita il dislivello te lo mangi perchè il tracciato è molto diretto e la gita è tecnicamente facile... mi aspettavo di peggio forse. Diciamo che Alec in tutti questi anni mi ha portato nei posti più imbriccati e sfasciumosi delle Alpi perciò sono arrivata piuttosto preparata!
Anche l'unica gita che ho fatto quest'anno, sù per i ripidi boschi della Rocca Corna, è stata propedeutica! E i pochi chilometri di bici fatti ultimamente hanno allenato il cuore.
E' stato bello essere lì tutti e tre. Condividere la partenza notturna (lo troverò allucinante ogni volta che ci penserò), la salita nel bosco e nelle ripide e sfiancanti pietraie, il sapore della sconfitta davanti alla placca di neve e la gioia del superamento dell'ostacolo fino al raggiungimento della vetta!!!
C'è solo un inconveniente dell'andare in giro con marito e fratello, che quando ho bisogno di uno o dell'altro e chiamo
"Ale?"
mi sento ogni volta rispondere come un eco
"eh?"
"eh?"
Grazie per questa bella avventura e ancora una stretta di mano a tutti e due
Relazioni
Parodi - Nelle Alpi del Sole
http://www.gulliver.it/itinerario/52026/" onclick="window.open(this.href);return false;
uscita del canale e il vallone risalito
Il Brec de Chambeyron e il vallone omonimo dove si trova il Refuge de Chambeyron
e quello italiano con il lago dei Nove Colori e del Vallonasso (un occhio attento vedrebbe anche il Niera, ci vuole la lente
)
ramingo in posa plastica
e Alec vicino alla vetta!
in discesa. Chissà perchè i panorami visti dalle vie alpinistiche... hanno qualcosa di diverso...
ed eccoli...!
ed eccola!!!
ed eccoci!!
un ultimo sguardo in sù
prima di rituffarci nel verde, negli stupendi pascoli al sole della Valle Ubaye, un luogo magico dove la porta segreta per accedervi sembra essere l'arco del Pont du Chatelet...