Si sa, le giornate belle… sono più belle quando non te le aspetti. Se non ti aspetti che un inconveniente le possa trasformare, in meglio.
In genere un inconveniente è una gran rottura di scatole… ti rovina la giornata; un tempo ero fatta così, tutto doveva andare secondo i miei piani e guai se si manifestava qualche intoppo. Non che adesso non mi importi realizzare ciò che mi propongo, ma ho maturato la consapevolezza che non sempre tutto può andare nella direzione che si vorrebbe e questo mi fa vivere spesso più serena.
Questa è la dimostrazione di come anche un programma andato a monte (dipende certamente dal programma… dalla situazione, dalle aspettative…) possa permettere di mettere in atto un piano b che si rivelerà poi ai nostri occhi forse ancora meglio dello scontato (nemmeno troppo) programma originale!
A chi sa incantarsi, a chi apprezza un piccolo dono, a chi gioisce di un incontro speciale, non importerà di non poter raccontare delle proprie “prodezze” sulla roccia (se mai ci fossero state, ovviamente) quando riesce a portare a casa qualcosa di più ben più prezioso.
Beh, cosa succede, che avendo mezza giornata libera ho chiesto ad alec di andare ad arrampicare un po' insieme; è da tanto che vorrei fare qualche imperdibile via sul nostro Appennino, sia perchè in genere mi diverto sia per tenersi un po' in allenamento. Tra una cosa e l'altra non si va mai e la Zunino, la Gino Musso, la Via dell'Amicizia... tutte le mie piccole aspirazioni appenniniche aspettano pazienti, al contrario di me.
Dico ad alec, incuriosita dalle molteplici ripetizioni dalla sua recente apertura “perchè non proviamo la via Andrea e Paolo alla Rocca du Fo?”. Nonostante i dubbi di entrambi sulla riuscita di questa salita, decidiamo di provarci e questa mattina partiamo alla volta di Sambugo.
Sambugo... non ci sono mai stata ma mi ha sempre incuriosito, dalle foto ho visto un ameno paesino che sembra un luogo a parte... il "paese di molto lontano"... e poi la famosa pasticceria... ci capiamo

... finalmente potrò visitarla portando via almeno un pacchetto di ottimi canestrelli e magari sbirciare un po' il paese, sempre che ci sia tempo dal momento che non so quanto l'arrampicata ci terrà impegnati...
Durante il viaggio “ce la faremo a salire sul V?” chiedo ad alec e lui giustamente mi dice di smetterla di farmi tutti questi problemi, mal che vada “fuggiamo” dalle vie di fuga.
Ed eccoci infine ai parcheggi e al mini slargo dove parcheggiare. Fermiamo l'auto, sto per aprire la portiera... alec “***** ho lasciato a casa la corda!!!”. Lo guardo... mi metto a ridere!!!
Lui ci rimane un po' male... oramai che si fa... visto che siamo in un posto che da subito mi appare bellissimo, lo esorto a non perdersi d'animo e lo invito a fare una bella passeggiata, in fondo per me qui è tutto da scoprire! Rimuginando penso che sia un segno, ma sì la via può aspettare, andiamo a farci prima quelle più facili!!!
Dai garage parte un sentiero segnato con un quadrato rosso vuoto ma scegliamo di salire a Sambugo per guadagnare un po' di dislivello e trovare prima la pasticceria, non sia mai che venga l'ora di pranzo e la trovo chiusa!
Nel frattempo notiamo un servizio taxi che va a prendere i bambini per portarli a scuola... che carino...
Arriviamo davanti alla chiesa e vediamo subito un cartello che indica il rifugio Gilwell e il passo delle Gava mentre il quadrato rosso vuoto va dalla parte opposta. Che fare? Camminiamo per un poco seguendo il quadrato in attesa di delucidazioni, in cima alla salita una signora accompagna il nipotino a prendere il taxi mentre un buffo cagnolino ci viene incontro saltando e scodinzolando. Chiediamo alla signora dove si trova la pasticceria e dove porta quel bollo rosso, ci risponde alla prima domanda ma si perde nella seconda... facciamo finta di capire e salutiamo. Ora la pasticceria la troverei anche senza indicazioni, seguendo la scia di profumo per la strada che percorriamo in discesa!
Non sembra un vero e proprio negozio, non vorremmo disturbare... gironzoliamo davanti alle porte finchè un ragazzo non si affaccia e ci chiede se vogliamo dei dolcetti. Eccome...

ci fa entrare in una stanza piena di teglie di canestrelli appena sfornati e una colonna di teglie nel forno ne fa cuocere altrettanti... “prendetene uno”... non ci facciamo dire di no...

che gentili, dopo l'acquisto ci riforniscono di un altro po' di canestrelli! E poi dicono che i genovesi sono tirchi!
Tutti contenti ripartiamo decidendo di seguire l'indicazione del cartello visto all'inizio. Tre signori si sono appena incamminati sullo stesso sentiero. Dopo un po' li raggiungiamo, cercavano una traccia di sentiero che li avrebbe portati dapprima a una bella cascata e poi su per il crinale che raggiunge il sentiero che abbiamo percorso anche noi, proprio al di sotto del rifugio.
Noi saliamo quindi da soli... no, soli non direi... ma in compagnia di centinaia e centinaia e centinaia di zecche di tutte le dimensioni! Io sono terrorizzata e ogni due tre passi mi fermo per scrollarmele di dosso, non si può percorrere qualche metro senza ritrovarsene addosso un esercito! Tornare indietro? Andare avanti? Sulla Gava si allargherà il sentiero? Bisogna dire che questa è una traccia stretta, con tanta erba lunga, a volte si perde, segnata comunque da una striscia di vernice rossa può, a tratti, far perdere l'orientamento... ma il sentiero e la natura circostanti meritano davvero e ti incoraggiano a sfidare anche le zecche! Con le zecche e il caldo non sarà certo il periodo ideale ma volete mettere i colori, il verde che invade i declivi, le fioriture... decidiamo di proseguire, tanto il ritorno sarebbe comunque un ulteriore tuffo tra le simpatiche bestiole e l'orologio parla chiaro, è presto! E il sentiero lo trovo meraviglioso...
Finalmente dopo aver attraversato dei bellissimi prati (avvistati fiori che forse non avevo mai visto... o forse solo una volta...) arriviamo al Passo della Gava dal quale si gode un maestoso panorama! Sono estasiata ma prima di estasiarmi ricomincio a scrollarmi le zecche di dosso sperando che da lì in poi la situazione migliori... alec osserva una cartina sul pannello che si trova al passo, il sentiero percorso da noi non è indicato. Vediamo invece che più avanti possiamo andare a prendere il quadrato rosso vuoto che con un bell'anello ci riporterà a Sambugo. Riprendiamo il cammino verso il Gilwell constatando con sollievo una minore presenza di zecche (ma sempre molto fastidiosa!) e raggiungiamo il bellissimo rifugio per poi tornare sul sentiero dove incontriamo i tre signori esploratori che risalgono dal crinale sottostante. Ci dicono che hanno trovato la cascata e ci consigliano vivamente la visita, sottolineando la bellezza del corso d'acqua e mostrandoci qualche foto scattata. Io ricambio le informazioni avvisandoli delle zecche

(strano che non lo sapessero

). Qualche assiduo frequentatore della zona conoscerà quel tratto dove esiste una vaga traccia che spesso si perde? E' chiaro comunque che dopo essere andati a vedere la cascata bisogna risalire e una volta fuori dal bosco percorrere il crinale fino in cima. Da lì a poco incrociamo il famoso canale Malanotte, protagonista di moltissimi vostri racconti. Angolo davvero suggestivo quello... sono sempre più incantata.
Tra un tornante e l'altro, tra una zecca e l'altra arriviamo di nuovo a Sambugo che è mezzogiorno.
Nel bel mezzo di tutte le mie esclamazioni “che bello, che bello, guarda, che bello!!!” salutiamo un signore sulla porta di casa che ricambia sorridendo e ci offre un pezzo di ciò che stava mangiando. Io credevo che scherzasse e invece (vuoi che il granitico dica di no? Non credete che sia sempre io la pietra dello scandalo...

) ci ritroviamo nella sua casetta con una fetta di torta di verdure in mano e un bicchiere di vino a chiacchierare col nuovo amico

!!! Non mi stupirei se altri di voi lo conoscessero, evidentemente ama la compagnia e non perde l'occasione per scambiare due parole. Qui, in questo angolo di Liguria, oggi ho trovato davvero un mondo a parte... e poi dicono che noi liguri siamo chiusi???
Resto stupita da questa bella persona, per il suo modo di fare e per i suoi racconti di vita e sento il desiderio di tornare a trovarla, chissà se ci saranno altre occasioni...
Salutato a malincuore l'arzillo contadino ci dirigiamo verso la macchina dove finiamo la fase di spulciatura!
Non vorrei dire le ultime parole famose ma... credo che nemmeno una si sia attaccata!
Sono contenta di aver condiviso queste cose con voi, anche perchè era da un po' che non postavo questo tipo di racconti un po' logorroici, è stata una mattinata eccezionale e tra l'incanto suscitato dal paesino (sono rimasta folgorata da quel posto così ben curato), la dolce accoglienza della pasticceria e il piacere di trovare una persona così innamorata della vita ho percorso il mio viaggio verso il lavoro con un sorriso ebete stampato sulle labbra... planando sulla terra, sulla realtà, come tornassi davvero da un altro pianeta.
Grazie ad alec per aver dimenticato a casa la corda, o grazie alla corda per aver deciso di restarsene a casa!!!
Allego due o tre foto:
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