Gorgopotamos - Canyoning

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skeno
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Gorgopotamos - Canyoning

Post by skeno »

Premetto che ho scritto soprattutto perchè Christian si sta entusiasmando e mi piace assecondare il suo entusiasmo. E poi è una bella occasione per fare un po' di divulgazione.
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La mia più bella discesa

E pensare che per qualche giorno ho pensato di non partire… il ginocchio che fa di nuovo male, un po’ di amarezze accumulate durante l’estate, un po’ di panico da aereo, mal di denti incombente, poche forre serie durante l’estate. Avevo messo tutto insieme ed avevo cominicato a pensare che forse non avevo così tanta voglia di farmi questi 4 giorni greci per scendere quella che da molti è considerata attualmente la più bella forra d’Europa: Gorgopotamos, in greco “fiume rapido”.
Poi, avvicinandosi il giorno della partenza, la semplice considerazione che “ora o mai più”, le previsioni del tempo ottime ed un po’ di sano fatalismo aeronautico mi hanno convinto.
Partiamo giovedì 16 settembre alle 5.30. Io, Marco B., Luca e Silvia. Recuperiamo Guido a Mortara e puntiamo su Malpensa. La parte GOA Canyoning del viaggio c’è. Gli amici del GS Malo ci aspettano al terminal 2, già pronti ed operativi come solo degli efficientissimi speleo possono essere. Con Jvan e Lillo sono stato in Montenegro 3 anni fa, una piccola spedizione esplorativa che ci ha lasciato un bellissimo ricordo. Marco Z. e Paolo, anche loro del GS Malo, si sono invece uniti per l’occasione, li abbiamo già incrociati in altre occasioni ma con loro non siamo mai stati in forra. Ma il loro gruppo è una garanzia.
Volo tranquillo (solo un po’ di sudorazione alle mani in fase di decollo ed atterraggio) cercando di scorgere la nostra forra mostro dall’alto. Io sono sul sedile di corridoio e non posso contribuire alla ricerca. Atene, 30° e sole ancora estivo. Recuperiamo le auto e con calma (a me tocca un Daihatsu Terios che fatica a tenere i 110 km/h) ci dirigiamo verso Lamia, sulla nuova autostrada che conduce al nord del paese. Luca e Silvia, as usual, ciccano l’uscita per Gorgopotamos (anche il paese si chiama come il fiume) e perdiamo una mezz’oretta in giro per Lamia. Giunti al villaggio, arriva la prima buona notizia: il nostro contatto greco Giorgos ha fatto in modo che Kostas, un suo amico di Lamia ci accompagni domani fino alla partenza del torrente. In effetti la ricerca dell’attacco sembra essere uno dei punti critici della storia: esistono diverse versioni e ci sono da percorrere circa 20 km di piste sterrate in condizioni mutevoli a seconda degli anni e delle stagioni, ragione per cui abbiamo affittato i fuoristrada. Dopo avere fatto la spesa all’Arkontikon Market ci piazziamo nell’adiacente Hotel Gorgopotamos (che fantasia!) e mangiamo abbondantemente nel sottostante ristorante Tempelis ( “pigro” in greco). Il padrone è sempre lo stesso, quindi prezzi modici: mezza pensione 35 euro, in un 3 stelle. Si va a nanna che è ormai quasi mezzanotte, dopo avere meticolosamente preparato gli zaini, le corde, i bidoni stagni con il cibo ed il materiale di emergenza. Domani l’appuntamento con Kostas è alle 7.
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Il mattino dopo siamo pronti sul pezzo ed aspettiamo impazienti Kostas che arriva con qualche minuto di ritardo ma che recupera il tempo perso con una guida a dir poco sportiva. E’ un alba radiosa, cielo terso e sole che sale velocissimo ad illuminare di arancione il calcare della forra.
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In lontananza il mar Egeo e Lamia.
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La gola è semplicemente monumentale. Il Monte Iti è percorso da una forra che scende quasi 900 metri di dislivello. Secondo la mitologia greca è Zeus che, per interrompere un incendio apiccato da Eracle alla base del Monte Iti, lo spezzò in due per salvare il figlio prima che fosse avvolto dalle fiamme. Saliamo su asfalto e poi giù per 1,5 km su sterrato tremendo fino al parcheggio a valle, dove rapidamente molliamo il “mio” Terios e proseguiamo con le altre 2 auto e con il carroarmato di Kostas, un L200. Si torna sull’asfalto e si sale fino ad attraversare il borgo di Dyo Vouna, nome fonte di motti blasfemi da parte dei veneti… in realtà significa “due montagne”, per riprendere poco dopo uno sterrato infinito che prima attraversa una miniera di bauxite e poi sale ripido e costante fino ad incontrare una vegetazione meno stentata, dove troviamo pascoli coi bei cani da pastore che vigilano sulle greggi. Si sale oltre i 1000 metri, fra boschi di conifere meravigliosi e, svalicato il colle a circa 1300 metri, siamo finalmente sul versante della valle dove si trova la forra. Ancora qualche chilometro di sterrato in mezzo al bosco ed eccoci alla partenza. Senza Kostas di sicuro avremmo avuto qualche esitazione in più nel trovare la strada. Il tempo di vestirsi, di cazzeggiare un po’, foto ricordo con Kostas e via, in discesa nel bosco verso il greto del torrente.

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Pochi minuti e ci siamo. Altri 5 minuti di cammino nella parte piatta del greto ed eccoci alla prima pozza.

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Ore 9:20, tuffo da 6 metri per cominciare, l’acqua fredda si fa sentire ed immediatamente sale un po’ di tensione. Sono finite le scuse. Ora devo proprio arrivare in fondo. Sulle guide il tempo di percorrenza è dato fra le 9 e le 12 ore, sappiamo di un record di 5h 30’ diun gruppo di 4 ma sappiamo anche come vanno quelli che lo hanno fatto. Impossibile avvicinarsi. Sappiamo che non esistono vie di uscita e che un incidente qui dentro sarebbe un vero disastro. Si parte quindi decisi a bruciare le tappe, ma con criterio. Nella prima ora facco letteralmente fatica a stare dietro al gruppo, un po’ perché non mi rassegno a non fare foto, un po’ perché, semplicemente, non riesco ad andare così forte. Rifletto sul fatto increscioso… Ma so che ho il tempo di non perdere contatto sfruttando gli inevitabili tempi morti di un gruppo di 9 che affronta una forra sconosciuta. I tuffi si sprecano, uno via l’altro, qualche disarrampicata e pochissime calate. Passiamo sotto un incredibile masso incastrato grosso più o meno come un condominio di 4 piani. Poi il canyon diventa più ripido, le calate diventano più alte ed anche i tuffi di conseguenza… a turno andiamo a sondare le pozze, spesso mi offro io, visto che fra i vari fastidi dell’estate ho avuto anche un bel mal di schiena ed i tuffi alti non sono il massimo per curarlo. Ma qualche bel saltone me lo faccio anch’io, insomma… ora o mai più. La portata è ottimale e nessun passaggio ci costringe a “numeri” particolari.

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Si passa ovunque senza problemi, il gruppo è di buon livello e nessuno rallenta la marcia. Dopo poco più di 3 ore siamo alla base della prima cascatona (in realtà 3 calate in rapida successione) e, consultando la sezione che ci siamo stampati e portati nel bidone stagno, ci rendiamo conto che possiamo chiudere in 8-9 ore.

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Veloce spuntino e via per la seconda parte, dove si cammina parecchio ma dove si incontrano anche passaggi spettacolari.

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Anche le parti di progressione non sono pesanti come al solito, il paesaggio è grandioso, le pareti salgono per centinaia di metri (dicono 800, secondo me un po’ meno… ma comunque tanto!) ed in questa parte la roccia molto frammentata crea situazioni geologiche che raramente ho incontrato. In questa parte un po’ di sole ci scalda, la forra è per lo più rivolta a nord est e difficilmente si esce dal cono d’ombra dei picchi che ci circondano. Qui troviamo anche la cascata da 85 metri, veramente meravigliosa, un mezzo tubo quasi perfetto.
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Teoricamente sono il più esperto del gruppo, ma so che Jvan e Lillo sono più bravi di me (sono tecnici del CNSAS) e Luca scalpita come non lo vedevo fare da tempo. Cedo quindi volentieri la gestione della manovra a loro, non sono per niente in vena di sbattermi e le irrazionali paure di prima della partenza riaffiorano in maniera proporzionale ai metri di discesa. La cascata ha un frazionamento a -55 metri, Luca deve quindi cercare la sosta intermedia scendendo per primo mentre Jvan, appeso alla sosta a 90 metri da terra, gli dà corda e segue la manovra dall’alto. Poi Luca, trovato il terrazzino (30 x 15 cm…), installerà la seconda corda e si passerà buoni 45 minuti appeso a 30 metri da terra con una leggera pioggerellina sulla testa assistendo chi passa il frazionamento.

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Essendo in 9 e (quelli ancora in cima) al calduccio… molliamo un po’ la presa e ce la prendiamo comoda, godendocela fino in fondo. Terminata la discesa perdiamo anche un po’ di tempo a recuperare le corde, insomma solo alle 15.30 ripartiamo dopo un'altra veloce pausa pranzo.

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Ma ormai siamo tranquilli, sappiamo che usciremo con la luce del giorno e ci godiamo la discesa della terza parte, suborizzontale e divertente, piena di tuffi, scivoli e passaggi strettissimi, con così poca luce da far fatica a fare foto decenti.

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Sul terz’ultimo basso ostacolo troviamo il modo di cazzeggiare: Guido dice che basta la sua cordina da taglio da 6 metri, io dico di no e gli faccio il nodo in fondo “per sicurezza”, prendendolo per il c**o, lui rimane appeso, mi manda a c****e e piuttosto che risalire o farsi sbloccare dall’alto, taglia il nodo fra le risate del gruppo. Ultimi 2 scivoli, ore 18:15, siamo fuori.

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La soddisfazione è grande, la valutazione della forra è unanime, per tutti è una delle più belle mai scese. Un percorso completo, lungo, faticoso ma splendido e assolutamente appagante. Ci resta da recuperare le auto a monte. Saliamo prendendo appunti precisi sulla strada di accesso. La settimana prossima un altro gruppo di italiani sarà qua e a me, più che riempirmi d’aria raccontando quanto sono stato bravo, preme invece passare, a loro ed a quelli dopo di loro, informazioni ultraprecise per facilitargli il compito. Durante la discesa, da solo in auto, penso un po’ a tutto. Mi dispiace che Sara non sia venuta, ce l’avrebbe fatta sicuramente e senza problemi. Penso che sicuramente continuerò a proporre “collaborazioni” a Jvan e Lillo, persone con cui è un piacere ed un onore andare in giro. Sono felice nel vedere che Marco B. e Guido siano diventati così bravi e così appassionati, magari un po’ è anche merito mio. La simpatia, invece, è tutta roba loro. L’ho verificato vivendo insieme (auto e stanza) per 4 giorni interi, sono stato benissimo e mi sono divertito. Siamo uniti da una passione (ma forse anche da un certo modo di intendere la vita ed i rapporti umani) e divisi da vite completamente differenti: un impiegato da scrivania, un filosofo bancarellaro, un muratore.
A me resta il pentimento di essermi fatto rodere dai dubbi, avere dubitato di farcela e creato qualche problema agli altri prima della partenza. Non succederà più. Perché ho rinnovato la consapevolezza che… ora o mai più.
E’ così e sempre sarà così. Rio Lerca o Gorgopotamos, poco cambia…

Tutte le foto (anche del secondo torrente di sabato) qui
http://picasaweb.google.com/skeno69/Gno ... ngInGrecia#" onclick="window.open(this.href);return false;

Ciao
Skeno
Un vero capo comincia col disobbedire (Tinlè, nel film: "Hymalaya")

http://www.cicarudeclan.com
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arietina
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by arietina »

Un racconto meraviglioso che trasmette tutte le emozioni che hai provato! Bravissimi tutti e complimenti!! =D> =D> =D> =D>

Foto bellissime!!!
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Ago
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by Ago »

Bello. Non ho esperienza di canyoning per valutarne l'impegno richiesto ma l'ambiente naturale ed umano è un comune denominatore delle diverse discipline/passioni che riesco ad apprezzare bene. =D> =D> =D>

Devo far mia la tua filosofia: "Ora o mai più!" tanto più che per me il 'mai più' è più vicino. Mi hai dato un ottimo spunto di riflessione. Grazie. :D
Sento il tuo passo sincrono col mio

http://ik1ype.blogspot.com/
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arietina
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by arietina »

Ago wrote: Non ho esperienza di canyoning per valutarne l'impegno richiesto
Vista la lunghezza della forra, della verticalità, delle acque fredde e...a veder dalle foto di acqua ce nè anche abbastanza....credo che l'impegno sia piuttosto elevato :feliceModerato:

Sicuramente bisogna avere una buona tecnica per affrontare questa forra... :wink:
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granpasso
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by granpasso »

Bel racconto.....forra super.............Crederci........
BRAVI..........
Belin !
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scinty
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by scinty »

=D> =D> =D> =D> =D>
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
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Pazzaura
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by Pazzaura »

Bellissimo racconto!!

Nemmeno io so valutare ma direi un gran bell'impegno, bravissimi!!

E complimenti per aver colto l'attimo... a volte si dubita, ma poi si rivela la scelta giusta. :wink:
"Se non fosse unta, non fosse focaccia." Ignota
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by delorenzi »

Bravi e complimenti mi pare un posto da gente tosta, non fa per me :risata:
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giobibo
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by giobibo »

Il racconto: niente male, trasuda di emozioni
La forra poi....... spettacolo !
: Thumbup : : Thumbup :
E' sempre difficile dire se siamo o non siamo all'altezza e se è alla nostra portata......
Questa volta lo era !
Sono contento per te !!
“L’acqua esiste per la sopravvivenza del corpo. Il deserto esiste per la sopravvivenza dell’anima”
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gecko
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by gecko »

Ha fatto bene Chri a insistere, e spero ci vorrai regalare altri racconti e altre meravigliose foto!! : Thumbup :
Il silenzio non si trova sulla cima delle montagne e il rumore non sta nei mercati delle città: ambedue sono nel cuore dell'uomo.
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Alexander
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by Alexander »

...che spettacolo!!!!

: Ok : : Ok : : Ok : : Ok : : Ok : : Ok :


Il racconto è splendido... la conclusione degna del miglior racconto di montagna o di vita... Davvero un esperienza da ricordare. Complimenti anche per i vari commenti di umiltà piena che lasciano trasparire la tua enorme esprienza e la tua grande preparazione.

Complimenti davvero!
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by Alexander »

Dislivello ok... ...qual'è la difficoltà?
più o meno le calate obbligate ed i tuffi massimi?
Alexander - "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by Alexander »

Per Pazzaura e per i non torrentisti... : Ok :
Pazzaura wrote:Bellissimo racconto!!

Nemmeno io so valutare ma direi un gran bell'impegno, bravissimi!!


E complimenti per aver colto l'attimo... a volte si dubita, ma poi si rivela la scelta giusta. :wink:

...dimenticavo... intanto che poi Skeno mi dice le difficoltà tecniche... ti trauco quelle oggettive che si vedono...

In forra si fa solo in giù... non si può risalire. Questa non ha via d'uscita... quindi ti faccio un paragone con qualche cosa che comprendi dato che sei un alpinista.

:freccia: Immagina di andare in Grecia a fare una scalata in quota che sai che tempisticamente uno molto molto bravo come Skeno (che è uno dei migliori istruttori italiani e vicepresidente AIC per meriti, come fosse il vice presidente del CAI per meriti) spera di metterci 8-9 ore. Quindi immagina di andare a fare una scalata dove uno come Maspes o uno come un Oviglia, od un Blatto od uno Scotto, sperano di metterci intorno alle 9 ore, solo per la parte di scalata... quale può esser un paragone? 1500 m di scalata? Di più?

:freccia: Immagina ora che in questa scalata tu possa andare solo in alto... che tu non possa ripiegare mai, nemmeno di dieci metri... che non possa in alcun modo tornare indietro dal momento che hai iniziato il primo tiro. e non ci sono vie di uscita... nessuna. non puoi fare unadoppia e tornare. Devi per forza arrivare in cima, comunque.

:freccia: Immagina che in via se piove te la giochi... qui se piove sei morto... arriva l'onda di piena e sei morto. Senza contare che a seconda di com'è fatta la forra hai tutta una serie di possibili incidenti... perdita di calore, problematiche al movimento ecc... immagia che in quelle 9 ore tu "scali" su un terreno molto accidentato... la roccia è non solo bagnata ma con l'acqua sopra... se scivoli ed anche solo ti sloghi una caviglia non è detto che il soccorso riesca ad intervenire. Potrebbero doverti calare con tyrolienne ed altro per molti salti prima di trovare un punto aperto... sempre che ci riesci e sempre che si possa fare senza soffocare davanti a cascate od altro o sempre che tui non ti assideri... Sempre che il telefono prenda... perchè altrimenti qualcuno deve uscire... e se ci riesce avvertire e poi qualcuno rientrare... e non so quanti giorni passano... pensa se ti fai una ferita e perdi sangue... quindi scendi in terra "straniera" sapendo questo mentre scendi...


Ok... questo è l'inquadramento base... ora possiamo iniziare a parlare delle difficoltà tecniche...
perchè quella scalata di 8-9 ore... non è certo di IV grado... :strizzaOcchio::
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by skeno »

Alexander wrote: ...dimenticavo... intanto che poi Skeno mi dice le difficoltà tecniche... ti trauco quelle oggettive che si vedono...
Tecnicamente è un v5 a5 VI
(qua la traduzione, paragrafo 5: http://www.canyoning.it/standards/valcan2003-2.pdf" onclick="window.open(this.href);return false; )

C'è da dire che noi andiamo in discesa... e la cosa è notoriamente più semplice e meno faticosa che arrampicare :wink:

Sicuramente è un percorso che se affrontato da torrentisti non adeguatamente preparati può diventare un'odissea da uscita notturna o bivacco in forra.
E sicuramente è un posto dove NON bisogna farsi male, anche perchè il soccorso greco non è certo preparato come quello italiano (per lo meno quello del centro-nord italia). E nel 70% della forra l'elicottero non ci arriva.

Grazie a tutti per l'apprezzamento!

Ciao
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by Alexander »

v5 a5 VI

Sintesi semplice e quansi inappropriata ma chiara!!!

v = verticalità
La scala arriva sino al 7 ( il 5 è passi in arrampicata in discesa ...con scarpe non scarpette e bagnate 5c/A1, concatenamento di calate in parete, ecc...)

a = acquaticità
La scala arriva fino al 7 (tuffi da 8 o 10 metri, vortici obbligati, immersione lunga in acqua fredda ecc...)

Numero romano = impegno e durata...
La scala arriva fino al VI... cioè questo... (rishio di piena e scappatoie a più di 4 ore... torrente che si fa normalmente con un tempo superiore ai 2 giorni... loro ci hanno messo 8-9 ore...)
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by skeno »

Alexander wrote:v5 a5 VI

Sintesi semplice e quansi inappropriata ma chiara!!!

v = verticalità
La scala arriva sino al 7 ( il 5 è passi in arrampicata in discesa ...con scarpe non scarpette e bagnate 5c/A1, concatenamento di calate in parete, ecc...)

a = acquaticità
La scala arriva fino al 7 (tuffi da 8 o 10 metri, vortici obbligati, immersione lunga in acqua fredda ecc...)

Numero romano = impegno e durata...
La scala arriva fino al VI... cioè questo... (rishio di piena e scappatoie a più di 4 ore... torrente che si fa normalmente con un tempo superiore ai 2 giorni... loro ci hanno messo 8-9 ore...)
Non è proprio così, basta uno dei parametri elencati per dare il grado. (E' un po' come quando in arrampicata si dà il grado del tiro col grado del passo più duro).

Per esempio il VI finale non è dovuto al tempo di percorrenza di 2 giorni ma al fatto che ci vogliono più di 4 ore per raggiungere una possibile uscita. In realtà per mettersi fuori piena non servono sempre 2 ore di progressione ed il tempo standard (avvicinamento + discesa + rientro) dato dalle guide è 10-12 ore per gruppi di 4-5, noi 9h30' in 9 compresi avvicinamento e rientro, quindi un po' più che "normali".

Il v5 è dovuto ad alcune calate ben irrorate ed alle manovre sulla C85 mentre l'a5 si deve alla presenza di alcune pozze in cui la corrente può essere pericolosa se affrontata senza pensare a come gira l'acqua.

Comunque chi ha curiosità... chieda.
: Welcome :

Ciao
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Re: Gorgopotamos - Canyoning

Post by Alexander »

...per questo avevo scritto...
Alexander wrote:
Sintesi semplice e quansi inappropriata ma chiara!!!

Non avendo fatto il torrente non so cosa dava il parametro...

Serviva un traduttore... Si capisce che non è un torrente per famiglie :strizzaOcchio::
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