M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
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M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Le premesse della gita sfiorano il feuilleton.
L’ appena riabilitato Gromit viene vigliaccamente escluso a causa di una banale questione di spazio in macchina: al previsto terzetto composto dal sottoscritto, mr. S e mr. L. si uniscono infatti il resipiscente mr. M76 e miss. F.
Come un soldatino bene addestrato, in venti minuti – caffè compreso - sono pronto a salire in macchina.
Alle 6.15 arrivo a Genova Est. S. è già sul posto e mi vede arrivare.
Tutto troppo facile. Chiaro che bisogna aspettarsi il peggio da un momento all’ altro. Ed ecco, infatti, che puntuale si presenta la nostra nemesi, con le solo apparentemente innocue vesti di miss. F., la quale, serafica, monta sulla Scenic del povero S. ed inizia un’ampia ed approfondita esposizione delle proprie ragioni su ogni e qualsivoglia argomento.
Presi dal panico tentiamo un’atterraggio d’emergenza in un turpe autogrill dell’alta Valbormida; ma cannoli e caffè non hanno effetto. M76 manifesta propositi suicidi; lo convinco che proseguire sulla Renault rossa è il miglior modo per coltivarli.
Ed infatti S. ci mette del suo, trascinandosi come al solito sull’A6 e sui rettifili della Val Tanaro, salvo poi percorrere a 130 di media l’esigua striscia d’asfalto che solo un muretto alto quanto mezzo mattone divide dai precipizi delle Fascette.
Con un sospiro di sollievo ci catapultiamo giù dalla Guantanamo su ruote messa insieme da S. ed F., toccando terra in un area merendera di recente creazione che rende ancor più malinconico il ricordo di tanti campi scout in quel posto una volta intatto. Solita installazione di scarponi e protesi, e fieramente attacchiamo una bella sterrata che in salita ripida, ma anche no, rimonta lo splendido bosco delle Navette.
Lungo tutta la salita cerco di inventarmi strambate e squallidi espedienti per tenere a distanza di sicurezza F., la quale ha evidentemente molto più fiato del sottoscritto e non si risparmia nell’ impiegarlo in disquisizioni su argomenti eterogenei quanto mai.
Esauriti i trucchi del mestiere, non mi resta che fare outing: ed allora giustifico il mio nick intimando all’ ingenua oratrice di star zitta o di allontanarsi ad almeno dieci metri di distanza dal sottoscritto, il quale gradirebbe ascoltare il silenzio del bosco. La tapina obbedisce appena prima che l’ inopinato ritrovamento di un coltello a serramanico mi suggerisca soluzioni ancor più estreme.
Sbuchiamo sulla Monesi-Colle di Tenda e la seguiamo, ai margini superiori del bosco, per una mezz’oretta.
Ambiente e panorami sono fantastici e per la prima volta in questi due mesi di ripresa attività mi sento come un topo nel formaggio – anche perché, avendo carognescamente securizzato F., riesco a godermi fresco, silenzio e falsipiani.
Arriviamo così al punto in cui dalla sterrata stacca il sentiero verso la Colla Rossa; sentiero che, ovviamente, perdiamo non appena possibile, fingendo di puntare direttamente alla soprastante parete rocciosa della nostra montagna.
Detto fatto, raggiungiamo la traccia proveniente proprio dalla Colla Rossa e diretta verso la Cima di Velega; la seguiamo verso NE, attraverso qualche macchia di neve innocua, ma non per noi.
M76, distratto da un’ inopportuna telefonata con la sua dolce metà, sprofonda in un baratro profondo circa mezzo metro , e s’ammucchia su un roccione scaricando il peso di sé e della telefonata della moglie sul mignolo destro, che si trasforma immediatamente in una sorta di Z bluastra.
S. lo soccorre suggerendogli di pucciare il dito nella neve; io propongo una più scientifica alternanza di caldo e di freddo, peraltro fraintesa.
Menomati, ma non fiaccati, arriviamo al punto in cui scatta, come al solito l’inappellabile Ognuno per sé e Dio per tutti.
Superata una crestina, arriviamo alla base della inviolata parete NE.
F. dichiara di averne abbastanza e si ferma sul posto. Noi proseguiamo lungo i tornanti del sentiero, intavolando una formativa discussione sulle possibili sorti di F. per il caso in cui si decidesse la discesa verso la Colla Rossa. Responsabilmente decidiamo che – nel caso – le lanceremo un paio di urlacci dalla vetta dicendole di arrangiarsi. Mi dichiaro contrario ad abbandonarla in mezzo ai pericoli; ma preciso subito che la democrazia ha le sue regole, che, vivaddio, vanno pure rispettate. Mi rimetto, dunque, alla maggioranza.
Che intanto si sfalda in due fazioni: M76 e L. notano sulla innevata cresta principale una leggera esitazione che disegna un’ impercettibile contropendenza: l’ embolo del cacciatore di vette parte immediato e li convince ad un traverso chilometrico, pancia nella neve, per raggiungere l’ inopinato quanto irrilevante oggetto del desiderio.
S. ed io stoicamente affrontiamo a viso aperto l’orrida parete che ci sovrasta. Per fango, sfasciumi ed erbette ci inerpichiamo – senza ramponi e senza assicurazione alcuna - verso la cima. Immagino di percorrere un' eroica nuova direttissima all’invitta montagna. L’illusione svanisce qualche attimo dopo, quando scorgo sopra di noi un ometto di una certa età accompagnato dal suo cane ciccione.
Gli esploratori dell’ estremo ci raggiungono in cima dopo aver scavato varie trincee nella neve molla; batto il mio record di fachirismo pranzando con nr. 3 albicocche secche.
All’ ombra dell’ unica nube nel raggio di 300 chilometri, scendiamo per la via di salita.
L., S. e M76 confabulano; intuisco il pericolo, ma non immagino fino a qual punto i fedifraghi si siano spinti. Le mie ginocchia salutano, e altrettanto fanno i tre baldi compari che spariscono all’ orizzonte abbandonando nelle mie grinfie F.
La quale mi annuncia che i furbetti se ne vanno anche alla Missun (che lei mai e poi mai vorrebbe salire) e che l’ appuntamento è un po’ dove capita. Penso al coltello nello zaino; ma, in un attimo di debolezza decido di lasciar perdere, e di rispolverare le mie antiche arti da Capo Clan.
Alla prova, la povera F. si rivela personcina a modo, e chiacchierando finalmente in modo garbato riusciamo a divallare sin quasi alla macchina. Mi pento dell’approccio burbero e dell’ atteggiamento scostante sin qui tenuto. Insomma, tutto va per il meglio.
Pochi metri prima del traguardo, ci raggiunge il baldo terzetto dei cacciatori dell' inutile; ma quasi non me ne accorgo, ormai interamente preso dalla preoccupazione per la prematura dipartita dell’ unico bar di Upega.
E’ ben noto a tutti che S. dev’essere a casa alle 17. Peccato che intanto siano già le 15.30. Lungo la discesa, la povera Scenic immagina di esser stata venduta ad un giostraio folle. Io ed L. a malapena riusciamo a strappare una sosta tecnica a Viozene. Mentre ingollo una Menabrea formato famiglia, teorizzo malinconicamente un tagliere di formaggi del posto; ma dobbiamo andare. Comincio a soffrire una fame feroce.
S. estrae insospettate risorse non solo dal turbodiesel ma anche dallo stomaco di F., che stabilisce un nuovo record, riuscendo (e ne ha ben donde) a dar fuori addirittura in autostrada.
Intanto, io e L. cinicamente discutiamo di trattorie e preparazioni gastronomiche
Arriviamo, a butti, a Genova Est. Cambio auto, corsa disperata a casa.
Il frigo contiene solo un immenso punto interrogativo. Apro lo zaino e riesumo pancetta e parmigiano ormai semisciolti. Compilo un panino della disperazione e lo addento; accanto a me, l’ ultima Moretti rimasta.
Il supereroe appoggia la sua fedele zampa sulla mia gamba, chiedendo di prender parte all’ improvvisato festino. Ci guardiamo.
Perché no, in fondo?
L’ appena riabilitato Gromit viene vigliaccamente escluso a causa di una banale questione di spazio in macchina: al previsto terzetto composto dal sottoscritto, mr. S e mr. L. si uniscono infatti il resipiscente mr. M76 e miss. F.
Come un soldatino bene addestrato, in venti minuti – caffè compreso - sono pronto a salire in macchina.
Alle 6.15 arrivo a Genova Est. S. è già sul posto e mi vede arrivare.
Tutto troppo facile. Chiaro che bisogna aspettarsi il peggio da un momento all’ altro. Ed ecco, infatti, che puntuale si presenta la nostra nemesi, con le solo apparentemente innocue vesti di miss. F., la quale, serafica, monta sulla Scenic del povero S. ed inizia un’ampia ed approfondita esposizione delle proprie ragioni su ogni e qualsivoglia argomento.
Presi dal panico tentiamo un’atterraggio d’emergenza in un turpe autogrill dell’alta Valbormida; ma cannoli e caffè non hanno effetto. M76 manifesta propositi suicidi; lo convinco che proseguire sulla Renault rossa è il miglior modo per coltivarli.
Ed infatti S. ci mette del suo, trascinandosi come al solito sull’A6 e sui rettifili della Val Tanaro, salvo poi percorrere a 130 di media l’esigua striscia d’asfalto che solo un muretto alto quanto mezzo mattone divide dai precipizi delle Fascette.
Con un sospiro di sollievo ci catapultiamo giù dalla Guantanamo su ruote messa insieme da S. ed F., toccando terra in un area merendera di recente creazione che rende ancor più malinconico il ricordo di tanti campi scout in quel posto una volta intatto. Solita installazione di scarponi e protesi, e fieramente attacchiamo una bella sterrata che in salita ripida, ma anche no, rimonta lo splendido bosco delle Navette.
Lungo tutta la salita cerco di inventarmi strambate e squallidi espedienti per tenere a distanza di sicurezza F., la quale ha evidentemente molto più fiato del sottoscritto e non si risparmia nell’ impiegarlo in disquisizioni su argomenti eterogenei quanto mai.
Esauriti i trucchi del mestiere, non mi resta che fare outing: ed allora giustifico il mio nick intimando all’ ingenua oratrice di star zitta o di allontanarsi ad almeno dieci metri di distanza dal sottoscritto, il quale gradirebbe ascoltare il silenzio del bosco. La tapina obbedisce appena prima che l’ inopinato ritrovamento di un coltello a serramanico mi suggerisca soluzioni ancor più estreme.
Sbuchiamo sulla Monesi-Colle di Tenda e la seguiamo, ai margini superiori del bosco, per una mezz’oretta.
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Arriviamo così al punto in cui dalla sterrata stacca il sentiero verso la Colla Rossa; sentiero che, ovviamente, perdiamo non appena possibile, fingendo di puntare direttamente alla soprastante parete rocciosa della nostra montagna.
Detto fatto, raggiungiamo la traccia proveniente proprio dalla Colla Rossa e diretta verso la Cima di Velega; la seguiamo verso NE, attraverso qualche macchia di neve innocua, ma non per noi.
M76, distratto da un’ inopportuna telefonata con la sua dolce metà, sprofonda in un baratro profondo circa mezzo metro , e s’ammucchia su un roccione scaricando il peso di sé e della telefonata della moglie sul mignolo destro, che si trasforma immediatamente in una sorta di Z bluastra.
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F. dichiara di averne abbastanza e si ferma sul posto. Noi proseguiamo lungo i tornanti del sentiero, intavolando una formativa discussione sulle possibili sorti di F. per il caso in cui si decidesse la discesa verso la Colla Rossa. Responsabilmente decidiamo che – nel caso – le lanceremo un paio di urlacci dalla vetta dicendole di arrangiarsi. Mi dichiaro contrario ad abbandonarla in mezzo ai pericoli; ma preciso subito che la democrazia ha le sue regole, che, vivaddio, vanno pure rispettate. Mi rimetto, dunque, alla maggioranza.
Che intanto si sfalda in due fazioni: M76 e L. notano sulla innevata cresta principale una leggera esitazione che disegna un’ impercettibile contropendenza: l’ embolo del cacciatore di vette parte immediato e li convince ad un traverso chilometrico, pancia nella neve, per raggiungere l’ inopinato quanto irrilevante oggetto del desiderio.
S. ed io stoicamente affrontiamo a viso aperto l’orrida parete che ci sovrasta. Per fango, sfasciumi ed erbette ci inerpichiamo – senza ramponi e senza assicurazione alcuna - verso la cima. Immagino di percorrere un' eroica nuova direttissima all’invitta montagna. L’illusione svanisce qualche attimo dopo, quando scorgo sopra di noi un ometto di una certa età accompagnato dal suo cane ciccione.
Gli esploratori dell’ estremo ci raggiungono in cima dopo aver scavato varie trincee nella neve molla; batto il mio record di fachirismo pranzando con nr. 3 albicocche secche.
All’ ombra dell’ unica nube nel raggio di 300 chilometri, scendiamo per la via di salita.
L., S. e M76 confabulano; intuisco il pericolo, ma non immagino fino a qual punto i fedifraghi si siano spinti. Le mie ginocchia salutano, e altrettanto fanno i tre baldi compari che spariscono all’ orizzonte abbandonando nelle mie grinfie F.
La quale mi annuncia che i furbetti se ne vanno anche alla Missun (che lei mai e poi mai vorrebbe salire) e che l’ appuntamento è un po’ dove capita. Penso al coltello nello zaino; ma, in un attimo di debolezza decido di lasciar perdere, e di rispolverare le mie antiche arti da Capo Clan.
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Pochi metri prima del traguardo, ci raggiunge il baldo terzetto dei cacciatori dell' inutile; ma quasi non me ne accorgo, ormai interamente preso dalla preoccupazione per la prematura dipartita dell’ unico bar di Upega.
E’ ben noto a tutti che S. dev’essere a casa alle 17. Peccato che intanto siano già le 15.30. Lungo la discesa, la povera Scenic immagina di esser stata venduta ad un giostraio folle. Io ed L. a malapena riusciamo a strappare una sosta tecnica a Viozene. Mentre ingollo una Menabrea formato famiglia, teorizzo malinconicamente un tagliere di formaggi del posto; ma dobbiamo andare. Comincio a soffrire una fame feroce.
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Perché no, in fondo?
Last edited by Dirty Harry on Mon May 30, 2011 15:42, edited 1 time in total.
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Grazie per avermi regalato tre anniDirty Harry wrote:M79
....era un pò più di mezzo metro...ma hai reso bene l'ideaDirty Harry wrote: M79, distratto da un’ inopportuna telefonata con la sua dolce metà, sprofonda in un baratro profondo circa mezzo metro , e s’ammucchia su un roccione scaricando il peso di sé e della telefonata della moglie sul mignolo destro, che si trasforma immediatamente in una sorta di Z bluastra.
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Corretto prontamente. A proposito, come va il dito?
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Rotto ...era una frattura scomposta...ricomposta al pronto soccorso con sommo dolore ,scongiurando però l'operazione....ora e' steccato per 20 giorni, poi riabilitazioneDirty Harry wrote:Corretto prontamente. A proposito, come va il dito?
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Visto sull' altro topic. Mi spiace, davvero. Vedi di far presto!
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Dirty Harry wrote:Visto sull' altro topic. Mi spiace, davvero. Vedi di far presto!
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
il solito schifo riarso
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Alec wrote:il solito schifo riarso
.....ti dirò ,stranamente non le faceva neanche tanto schifo...anzi, apprezzava...difatti poi Lusciandro si e' scassato la testa ed io mi son rotto un dito....l'alternativa era che nevicasse ,ma faceva troppo caldo....
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Effettivamente i tuoi racconti meriterebbero la terza pagina dei quotidiani (ormai tristemente spostata dopo pagina 18)Dirty Harry wrote:Le premesse della gita sfiorano il feuilleton.
Io avevo proposto il giusto rimedioDirty Harry wrote: ..miss. F., la quale, serafica, monta sulla Scenic del povero S. ed inizia un’ampia ed approfondita esposizione delle proprie ragioni su ogni e qualsivoglia argomento.
devo però bacchettarti severamente per questa tua sfortunata frase perchè trattavasi del mitico Autogrill di Altare con i suoi ex mitici cannoli (sic) (prova a googolare: 'autogrill altare cannoli' e guarda i primi due risultati).Dirty Harry wrote:..atterraggio d’emergenza in un turpe autogrill dell’alta Valbormida
Ed ecco qualche immagine .... tra Cima di Velega e il Bertrand Il Bertrand e la Colla Rossa Lusciandro
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Qualche altra foto:
cascatella poco prima di Poggio Lagone un cogitabondo Dirty Harry salendo verso la Colla Rossa Lusciandro
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Noto come la croce di vetta della Cima Missun sia simile come stile a quelle che svettano, che io sappia, sia sul Monte Dubasso che sulla Rocca Tramontina.
Questa cosa mi fa ricordare un episodio avvenuto qualche domenica fa.
Mi trovavo appunto sul Dubasso quando una signora italo-francese mi parlò di una serie di monti (sette o nove) sulla cui vetta sono state installate croci di foggia particolare e simili tra loro (inclusa la targa).
A supporto della notizia mi ha mostrato una paginetta di un suo diario di vetta, nella quale erano raffigurate in foto tutte queste croci che lei si riproponeva nel tempo di raggiungere.
Non mi disse però nè chi ha realizzato questa collezione nè quale beneficio comporti fare " l'en plein " delle originali croci: la cosa mi appassionò tanto che me ne dimenticai un istante dopo.
Ora però che vedo questa foto mi sorge improvvisa una curiosità morbosa sull'argomento : qualcuno ne sa qualcosa di più?
Questa cosa mi fa ricordare un episodio avvenuto qualche domenica fa.
Mi trovavo appunto sul Dubasso quando una signora italo-francese mi parlò di una serie di monti (sette o nove) sulla cui vetta sono state installate croci di foggia particolare e simili tra loro (inclusa la targa).
A supporto della notizia mi ha mostrato una paginetta di un suo diario di vetta, nella quale erano raffigurate in foto tutte queste croci che lei si riproponeva nel tempo di raggiungere.
Non mi disse però nè chi ha realizzato questa collezione nè quale beneficio comporti fare " l'en plein " delle originali croci: la cosa mi appassionò tanto che me ne dimenticai un istante dopo.
Ora però che vedo questa foto mi sorge improvvisa una curiosità morbosa sull'argomento : qualcuno ne sa qualcosa di più?
"Non importa quanto vai piano ... l'importante è che non ti fermi".
Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Che giornata ragazzi!!!
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Eccolo ....dito mignolo a parte (e me pare poco? ) e' stata una bella gita ,in una giornata tersa con panorami davvero mozzafiato.Il resto l'ha già descritto Dirty nel suo racconto , quindi aggiungo solo il link della mia descrizione con foto:
http://www.finoincima.altervista.org/Be ... Missun.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
e ne allego qualcuna :
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
E qui ci sono le altre
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Come al solito bel racconto e mi pare anche una gita niente male. bravi
Questa mi ha fatto proprio schiattare dalle risate. Chissa se un giorno riuscirò ad essere dei "Vostri" ?il baldo terzetto dei cacciatori dell' inutile
“L’acqua esiste per la sopravvivenza del corpo. Il deserto esiste per la sopravvivenza dell’anima”
Proverbio Tuareg
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Che mitici!!!! Auguri a Maury 76 per il mignolino
Il silenzio non si trova sulla cima delle montagne e il rumore non sta nei mercati delle città: ambedue sono nel cuore dell'uomo.
Lao Tse (VI sec a.C.)
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
che belle foto e forza MAURY!!!!gecko wrote:Che mitici!!!! Auguri a Maury 76 per il mignolino
Namaste
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
gecko wrote:Che mitici!!!! Auguri a Maury 76 per il mignolino
Grazie mille ad entrambeamadablam wrote:Che belle foto e forza MAURY!!!!
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Ah ,dimenticavo....questa e' la temibilissima quanto fetida ,pietraia maledetta che mimetizza molto bene i suoi pericolosissimi crepacci...
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Se guardi bene nella mia foto ci sei tu accasciato dopo il fattaccio...Maury76 wrote:Ah ,dimenticavo....questa e' la temibilissima quanto fetida ,pietraia maledetta che mimetizza molto bene i suoi pericolosissimi crepacci...
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
e' vero....mi sembrava un masso...invece ero io.... .........Dirty Harry wrote:Se guardi bene nella mia foto ci sei tu accasciato dopo il fattaccio...Maury76 wrote:Ah ,dimenticavo....questa e' la temibilissima quanto fetida ,pietraia maledetta che mimetizza molto bene i suoi pericolosissimi crepacci...
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Sabato 28 maggio 2011: Ponte Giairetto – Colla Rossa – Monte Bertrand – Cima Missoun – Ponte Giairetto.
Partecipanti: Dirty Harry, Fede78, Lusciandro, Maury76, Soundofsilence.
Lunghezza: 17 Km. circa.
Dislivello: 1050 circa.
Difficoltà: Tutto E in condizioni normali, anche se dal Poggio Lagone alla Colla Rossa il tracciato non risulta molto evidente (almeno per noi); in condizioni di buona visibilità non è un problema dato il terreno non ripido che permette di passare quasi dove si vuole e l’intuitività della direzione, in caso di nebbia potrebbero invece esserci notevoli problemi. Il percorso diretto di salita al Bertrand che abbiamo fatto noi per evitare alcune chiazze di neve era probabilmente abbastanza ripido da essere classificato EE, ma non è il percorso normale che è ben più piatto (e più lungo).
Percorso in macchina: da Genova fino Savona con l’A10 e quindi fino a Ceva con la Savona-Torino. Da Ceva si prende per Garessio, Ormea e Colle di Nava. Raggiunta Ormea si continua verso il Colle di Nava. Giunti a Ponte di Nava, invece di svoltare sulla ss28 per il colle, si prosegue dritti per Viozene sulla sp154. In 10 Km si arriva a Viozene e si continua, lasciando a destra la deviazione per Carnino. Si giunge quindi a Upega e si prosegue ancora per circa 3,5 Km, per parcheggiare subito prima di un ponte in corrispondenza di un area pic-nic con parcheggio.
Percorso a piedi: Dal parcheggio si prosegue sulla strada sterrata che si dirige in direzione ovest, o, volendo, fin da subito, è possibile approfittare delle scorciatoie che ne tagliano i tornanti. Dopo 3 Km si arriva a un primo poggio panoramico sulle Alpi della Val Tanaro; dopo poco meno di 1,5 Km si giunge al Poggio Lagone, da dove si può discendere per una visita al sottostante laghetto. Visitato il laghetto occorre lasciare la sterrata e seguire una traccia sulla sinistra della sterrata che si dirige verso la Colla Rossa. La traccia non è sempre evidente, ma basta salire e puntare alla predetta Colla (anche se noi siamo poi arrivati sul crinale più a nord (più verso il Bertrand) di circa 400 metri, ma non è assolutamente un problema il punto in cui si arriva a intercettare il sentiero che percorre il crinale tra Missun e Bertrand, posto che vogliamo raggiungere entrambe le cime. Raggiunto quindi il crinale nel punto che più ci aggrada conviene prima dirigersi alla Bertrand, che dovrebbe essere più vicina), seguendo l’evidente sentiero e quindi tornare sui propri passi e proseguire fino alla Missun. Dalla Missun si può tornare indietro per lo stesso esatto percorso, o come abbiamo fatto noi, tagliare per prati per abbreviare un po’, scendendo, alla fine, parallelamente alla via usata per la salita ma tra i 200 e i 300 metri più a sud (più verso la Missun quindi).
Racconto: Chiuso x ferie.
Conclusioni: Un balcone sulle cime della Val Tanaro, peccato che però ci si debba contentare di rimanere affacciati alla finestra… Bellissimi appunto i panorami dal Mongioie al Marguareis e oltre, nobilitati altresì da una nitida giornata, lungo tutta la salita, bello anche il panorama di vetta sulle Marittime. Carino anche il laghetto presso il Poggio Lagone, peccato solo che manchi lo splendido ambiente carsico della Val Tanaro…
link alle foto:
http://luoghidasogno.altervista.org/Mon ... rtrand.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
Partecipanti: Dirty Harry, Fede78, Lusciandro, Maury76, Soundofsilence.
Lunghezza: 17 Km. circa.
Dislivello: 1050 circa.
Difficoltà: Tutto E in condizioni normali, anche se dal Poggio Lagone alla Colla Rossa il tracciato non risulta molto evidente (almeno per noi); in condizioni di buona visibilità non è un problema dato il terreno non ripido che permette di passare quasi dove si vuole e l’intuitività della direzione, in caso di nebbia potrebbero invece esserci notevoli problemi. Il percorso diretto di salita al Bertrand che abbiamo fatto noi per evitare alcune chiazze di neve era probabilmente abbastanza ripido da essere classificato EE, ma non è il percorso normale che è ben più piatto (e più lungo).
Percorso in macchina: da Genova fino Savona con l’A10 e quindi fino a Ceva con la Savona-Torino. Da Ceva si prende per Garessio, Ormea e Colle di Nava. Raggiunta Ormea si continua verso il Colle di Nava. Giunti a Ponte di Nava, invece di svoltare sulla ss28 per il colle, si prosegue dritti per Viozene sulla sp154. In 10 Km si arriva a Viozene e si continua, lasciando a destra la deviazione per Carnino. Si giunge quindi a Upega e si prosegue ancora per circa 3,5 Km, per parcheggiare subito prima di un ponte in corrispondenza di un area pic-nic con parcheggio.
Percorso a piedi: Dal parcheggio si prosegue sulla strada sterrata che si dirige in direzione ovest, o, volendo, fin da subito, è possibile approfittare delle scorciatoie che ne tagliano i tornanti. Dopo 3 Km si arriva a un primo poggio panoramico sulle Alpi della Val Tanaro; dopo poco meno di 1,5 Km si giunge al Poggio Lagone, da dove si può discendere per una visita al sottostante laghetto. Visitato il laghetto occorre lasciare la sterrata e seguire una traccia sulla sinistra della sterrata che si dirige verso la Colla Rossa. La traccia non è sempre evidente, ma basta salire e puntare alla predetta Colla (anche se noi siamo poi arrivati sul crinale più a nord (più verso il Bertrand) di circa 400 metri, ma non è assolutamente un problema il punto in cui si arriva a intercettare il sentiero che percorre il crinale tra Missun e Bertrand, posto che vogliamo raggiungere entrambe le cime. Raggiunto quindi il crinale nel punto che più ci aggrada conviene prima dirigersi alla Bertrand, che dovrebbe essere più vicina), seguendo l’evidente sentiero e quindi tornare sui propri passi e proseguire fino alla Missun. Dalla Missun si può tornare indietro per lo stesso esatto percorso, o come abbiamo fatto noi, tagliare per prati per abbreviare un po’, scendendo, alla fine, parallelamente alla via usata per la salita ma tra i 200 e i 300 metri più a sud (più verso la Missun quindi).
Racconto: Chiuso x ferie.
Conclusioni: Un balcone sulle cime della Val Tanaro, peccato che però ci si debba contentare di rimanere affacciati alla finestra… Bellissimi appunto i panorami dal Mongioie al Marguareis e oltre, nobilitati altresì da una nitida giornata, lungo tutta la salita, bello anche il panorama di vetta sulle Marittime. Carino anche il laghetto presso il Poggio Lagone, peccato solo che manchi lo splendido ambiente carsico della Val Tanaro…
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Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.
Imagine there's no countries.
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
soundofsilence wrote:
Racconto: Chiuso x ferie.
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Troppo spassosi!!! Rimettiti Maury!
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Ramingo wrote: Rimettiti Maury!
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Auahauha, un plauso a Dirty per i suoi racconti, aspetto con notevole impazienza quello sulla gita alal Meja
un augurio postdatato a Maury, sapevo nulla del dito.....cmq direi che è andato tutto bene e la Z è tornata dito.
Cit: "notano sulla innevata cresta principale una leggera esitazione che disegna un’ impercettibile contropendenza: l’ embolo del cacciatore di vette parte immediato e li convince ad un traverso chilometrico, pancia nella neve, per raggiungere l’ inopinato quanto irrilevante oggetto del desiderio. "
Ora, se togliamo la sola parola "innevata", il resto in modo preoccupantemente drammatico mi ricorda qualcosa:
Mentre io mangiavo il mio meritato pasto alal seconda vetta raggiunta a passo da centometrista fatto di acidi e lasciavo che il vento da nord mi raccontasse qualcosa di quelle montagne, ammirando squarci di paradiso come questi:
Loro dov'erano? Forse a guardare la valle? A spiare i riflessi sul lago Nero in lontananza? MA NO OVVIO!! erano per aride e fetide pietraie per cercare di capire se quel punto visto in lontananza potesse avere almeno almeno 7millimetri di elevazione in piu rispetto all'altra cima dove eravamo arrivati, 7mm che se google Heart non erra non ci sono proprio, solo l'effetto ottico delle rocce forse, il famoso miraggio nelle pietraie?:
un augurio postdatato a Maury, sapevo nulla del dito.....cmq direi che è andato tutto bene e la Z è tornata dito.
Cit: "notano sulla innevata cresta principale una leggera esitazione che disegna un’ impercettibile contropendenza: l’ embolo del cacciatore di vette parte immediato e li convince ad un traverso chilometrico, pancia nella neve, per raggiungere l’ inopinato quanto irrilevante oggetto del desiderio. "
Ora, se togliamo la sola parola "innevata", il resto in modo preoccupantemente drammatico mi ricorda qualcosa:
Mentre io mangiavo il mio meritato pasto alal seconda vetta raggiunta a passo da centometrista fatto di acidi e lasciavo che il vento da nord mi raccontasse qualcosa di quelle montagne, ammirando squarci di paradiso come questi:
Loro dov'erano? Forse a guardare la valle? A spiare i riflessi sul lago Nero in lontananza? MA NO OVVIO!! erano per aride e fetide pietraie per cercare di capire se quel punto visto in lontananza potesse avere almeno almeno 7millimetri di elevazione in piu rispetto all'altra cima dove eravamo arrivati, 7mm che se google Heart non erra non ci sono proprio, solo l'effetto ottico delle rocce forse, il famoso miraggio nelle pietraie?:
"Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto...l’ultimo pesce pescato....l'ultimo frutto raccolto e mangiato...solo allora ci accorgeremo che non si potrà mangiare il denaro, ma sarà troppo tardi"
PIEDE DI CORVO – SIKSIKA PIEDINERI
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Aggiungerei M. Moro e Carmo di Brocchi e stessa firma sulla targa: MRLittletino wrote:Noto come la croce di vetta della Cima Missun sia simile come stile a quelle che svettano, che io sappia, sia sul Monte Dubasso che sulla Rocca Tramontina.
Questa cosa mi fa ricordare un episodio avvenuto qualche domenica fa.
Mi trovavo appunto sul Dubasso quando una signora italo-francese mi parlò di una serie di monti (sette o nove) sulla cui vetta sono state installate croci di foggia particolare e simili tra loro (inclusa la targa).
A supporto della notizia mi ha mostrato una paginetta di un suo diario di vetta, nella quale erano raffigurate in foto tutte queste croci che lei si riproponeva nel tempo di raggiungere.
Non mi disse però nè chi ha realizzato questa collezione nè quale beneficio comporti fare " l'en plein " delle originali croci: la cosa mi appassionò tanto che me ne dimenticai un istante dopo.
Ora però che vedo questa foto mi sorge improvvisa una curiosità morbosa sull'argomento : qualcuno ne sa qualcosa di più?
Di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio.
(Bertolt Brecht)
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Aaahh, grande Piervi!! Cosa hai rispolverato! Grazie.Piervi wrote: Aggiungerei M. Moro e Carmo di Brocchi e stessa firma sulla targa: MR
Ma allora la caccia continua... questa cosa forse meriterebbe un topic a sè.
E provare ad unire le vette con le suddette croci su una carta topo? Chissà cosa ne viene.
Magari troviamo le altre tre (o cinque, non ricordo).
"Non importa quanto vai piano ... l'importante è che non ti fermi".
Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Se esce un pentacolo come si fa a capire se è capovolto o no?
Cmq una croce cosi l'ho gia vista...pizzo d'ormea? quella montagna che sta sopra Chiappera? (non mi ricordo come si chiami azza grave).
Cmq una croce cosi l'ho gia vista...pizzo d'ormea? quella montagna che sta sopra Chiappera? (non mi ricordo come si chiami azza grave).
"Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto...l’ultimo pesce pescato....l'ultimo frutto raccolto e mangiato...solo allora ci accorgeremo che non si potrà mangiare il denaro, ma sarà troppo tardi"
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Pizzo d'Ormea? Naaa, la croce è tubolare di acciaio inox.Gheroppa wrote:Se esce un pentacolo come si fa a capire se è capovolto o no?
Cmq una croce cosi l'ho gia vista...pizzo d'ormea? quella montagna che sta sopra Chiappera? (non mi ricordo come si chiami azza grave).
Sopra Chiappera? Mah .... non saprei ... cmq Provenzale no e Cervet no.
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Nunu sopra il paese che la sovrasta quasi non è la rocca....
umhh..
il pizzo di ormea escluso sono andato a vedere le foto quando siamo andati noi fra l'altro erano due una per terra quelal grande semibruciata da un fulmine e una piccola.....ma nessuna simile a queste, eppure l'ho vista cosi da qualche parte!
umhh..
il pizzo di ormea escluso sono andato a vedere le foto quando siamo andati noi fra l'altro erano due una per terra quelal grande semibruciata da un fulmine e una piccola.....ma nessuna simile a queste, eppure l'ho vista cosi da qualche parte!
"Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto...l’ultimo pesce pescato....l'ultimo frutto raccolto e mangiato...solo allora ci accorgeremo che non si potrà mangiare il denaro, ma sarà troppo tardi"
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
Vai col topic: questa cosa mi piglia proprio.Littletino wrote:Ma allora la caccia continua... questa cosa forse meriterebbe un topic a sè.
E provare ad unire le vette con le suddette croci su una carta topo? Chissà cosa ne viene.
Di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio.
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Re: M. Bertrand: Ispettore Callaghan, il caso F. è tuo.
E allora chiediamo sommessamente ai nostri sommi Mod's (che ci leggono di sicuro) di voler cortesemente stralciare i post che riguardano questa caccia e di radunarli in un nuovo topic.Piervi wrote:Vai col topic: questa cosa mi piglia proprio.Littletino wrote:Ma allora la caccia continua... questa cosa forse meriterebbe un topic a sè.
E provare ad unire le vette con le suddette croci su una carta topo? Chissà cosa ne viene.
Come collocazione lascerei le Alpi Liguri perchè a mio parere le croci lì si trovano, e come argomento escursionismo direi che va bene perchè per trovarle bisogna camminare fino in vetta.
Il titolo lo lascio decidere all'amico Piervi : io sono stanco e vado a mangiare.
Au revoir.
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