Acquedotto storico Genovese

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delorenzi
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Acquedotto storico Genovese

Post by delorenzi »

Camminando sull' acquedotto

Lungo un percorso di oltre 40 chilometri, dalla Presa di Schiena d’ Asino fino a Castelletto, si sviluppa una delle opere più imponenti ed importanti tuttora presenti in Liguria, eseguita allo scopo di soddisfare il fabbisogno sempre più crescente di acqua da parte della città di Genova.
L’ acquedotto che possiamo oggi osservare è di impostazione medioevale e ricalca solo in parte l’ antico tracciato romano che percorreva la vallata del Bisagno; l’attuale percorso risalente al XI secolo, è stato infatti realizzato ad una quota superiore rispetto a quello di epoca romana, proprio per permettere la captazione di una maggiore quantità d’ acqua ed al tempo stesso aumentarne la portata per rifornire, oltre che la città vecchia, anche le zone collinari dove era in atto una forte espansione edilizia.
L’ impianto acquedottistico è stato oggetto col passare degli anni di numerosi rimaneggiamenti e modifiche, sempre volte ad un suo miglioramento ed alla contestuale captazione di novi rivi secondari. Fino al 1295 1’ opera di presa più distante dalla città era quella realizzata sul Rio Poggetti sopra Staglieno, mentre il prolungamento fino a Trensasco risale con buona probabilità al 1355.
Alla metà del XVII secolo il condotto viene ampliato fino a quando, nel 1639, il tracciato raggiunge la frazione di Cavassolo, dove viene realizzato l’ imponente ponte canale.
Successivamente, per aumentarne ancora la portata, viene eseguita 1’ opera di presa sul Rio Torbido ed il sifone sul Rio Geirato, mentre nel 1841 vengono raccolte le acque del Rio Concasca, e nel 1842 è completato il sifone sul Rio Veilino ad opera di Carlo Barl3f solo nel 1900 il canale dell’ acquedotto viene coperto con le lastre di luserna che ancora oggi permettono di percorrerlo a piedi.

L’ impianto rimane in attività fino al 1951, rifornendo piazza della Marina e Vico dei Lavatoi, ma già nel 1917 la sua acqua viene dichiarata non potabile.
Dopo la metà dell’ ottocento per soddisfare il sempre più crescente fabbisogno d’ acqua vengono iniziati i lavori per la costruzione degli acquedotti privati, quali il Nicolay, che deriva la propria acqua dal bacino del Torrente Scrivia, ed il De Ferrrari - Galliera che capta invece 1’ acqua dai laghi artificiali del Gorzente.
E’ possibile percorrere tutto il tracciato dell’ acquedotto, che offre molti spunti interessanti sotto diversi aspetti sia naturalistici che architettonici. E’ consigliabile, vista la lunghezza complessiva, di procedere per tappe che possono essere suddivise a proprio piacimento ed iniziate o terminate in corrispondenza dell’ intersezione tra il tracciato dell’ acquedotto e le numerose strade comunali
Si tralascia la descrizione della prima parte dell’ impianto dall’ opera di presa di Schiena d’ Asino fino al ponte canale di Cavassolo in quanto difficilmente percorribile, franata in più punti, e comunque priva di particolare interesse, se si escludono alcuni manufatti con copertura semisferica ove erano alloggiati i filtri, ancora ben visibili percorrendo la strada statale che risale la Vai Bisagno.
Dal ponte canale di Cavassolo a via di Creto
Imboccando il Ponte Canale di Cavassolo, che scavalca il rio Concasca, in prossimità della confluenza con il torrente Bisagno, all’ inizio della strada Provinciale per Davagna, si ha subito una prima percezione della grandiosità dell’ opera che ci accingiamo a percorrere; realizzato in epoca seicentesca, è composto da sei arcate del diametro di circa 11 mt, per uno sviluppo complessivo dì circa mt 95. I materiali utilizzati sono pietra e mattoni per la struttura portante, con paramento esterno in blocchi di pietra squadrata e copertura realizzata, come il resto dell’ acquedotto, con lastre di pietra di Luserna provenienti dalle cave della zona di Torino.
Attraversato il ponte canale, che ai suoi estremi dispone di due piccoli portali di guardia con alloggiamento per i meccanismi scolmatori, è possibile notare, nella parte verso monte, due edifici denominati “mulini nuovi” un tempo utilizzati appunto come mulini ed ora riconvertiti alla residenza. La loro edificazione è successiva a quella del ponte e risale alla prima metà del XIX secolo quando viene captata anche 1’ acqua del torrente Canate la cui opera di presa è posta a circa 156 mt. s.l.m.
Continuando lungo la mulattiera che conduce all’ opera di presa del torrente Canale, è possibile raggiungere il vecchio abitato di Canale di Marsiglia, piccolo nucleo rurale oggi completamente abbandonato, ma tuttora ben conservato.
11 canale di derivazione, che passa nella parte posteriore degli edifici, sfruttava a cascata l' acqua del rio Canate, che veniva successivamente reimmessa nel condotto principale dell’ acquedotto.
Il tracciato prosegue tagliando le pendici meridionali del monte Caviglia per incontrare dapprima un piccolo nucleo rurale (Case Malerba) e successivamente i resti di un antico fienile posto immediatamente a ridosso dell’ acquedotto, in cui è possibile apprezzare ancora una parte del tetto in paglia.
La struttura è tipica dei fabbricati rurali che troviamo nelle nostre campagne con ossatura portante costituita verso monte da un muro di fascia e verso valle da due pilastri quadrati realizzati in pietra. I tamponamenti erano eseguiti con tavole solitamente di castagno o con canne intrecciate, mentre la copertura a capanna era realizzata con orditura in pali di castagno ed ultimata con uno strato di paglia dì segale.
Proseguendo lungo il tracciato dell’ acquedotto si arriva in prossimità di quello che rimane dell’ Oratorio di San Rocco, la cui effigie è ancora visibile sulla volta della copertura; a pianta rettangolare con copertura a botte ultimata con manto in abbadini in ardesia, è circondato da un ameno giardinetto punteggiato da cipressi.
Da questo punto e per un breve tratto in corrispondenza del!’ impianto di filtrazione dell’ AMGA, il tracciato si perde fino alla Galleria della Rovinata, costruita nel 1822 su disegni del Barabino, per evitare una zona particolarmente franosa da cui deriva appunto il toponimo.
Continuando lungo uno stretto sentiero si arriva ad intersecare via Trossarelli, per riprendere subito dopo il tracciato dell’ acquedotto che si immette nella Galleria di Gambonia, mentre il percorso pedonale segue parallelamente il tracciato della galleria fino al suo sbocco, dove l’acquedotto è stato realizzato in rilevato.
Si giunge in breve al giro del Rio Torbido dove è possibile osservare 1’ omonimo Ponte Canale realizzato come quello di Cavassolo nei primi anni del 1600, e preceduto da alcuni antichi edifici destinati un tempo a mulini, che utilizzavano l’ acqua derivata dal Rio Torbido.
Il tracciato segue fedelmente le curve di livello, superando il rio Chiappa mediante un altro ponte canale, fino ad arrivare attraversando coltivi e fasce abbandonate, ad incrociare via di Creto, dove, in fregio alla strada, è possibile osservare antichi lavatoi che, attualmente inutilizzati, venivano alimentati anch’essi dall’ acquedotto.
A monte della porzione di tracciato in corrispondenza del rio Torbido si può notare la frazione di San Siro di Struppa, dominata dall’ omonima abbazia romanica.
Posizionato strategicamente tra la strada di collegamento con la valle Scrivia e quella di comunicazione con la vai Trebbia, è attualmente circondata da orti e vigneti; le prime notizie si hanno già in alcuni documenti risalenti ai 1025, mentre l’ attuale configurazione architettonica risale al XII secolo. Oggetto di numerosi restauri, risulta ottimamente conservata ed è caratterizzata da tre navate che terminano con absidi semicircolari. La muratura a vista è costituita da conci squadrati di pietra locale a corsi regolari, mentre la copertura, eseguita con capriate in legno è ultimata con un manto in abbadini di ardesia.
Da via di Creto al Ponte sifone sul Torrente Geirato
Attraversata via di Creto il percorso prosegue parallelo al muro di cinta del cimitero di Struppa, passando tra fasce terrazzate e coltivi; si supera quindi il Rio Consiglieri su di un ponte canale ed un tratto in rilevato su arcate, la zona soprastante il Giro del Fullo, ed un manufatto ove era alloggiata una chiusa, fino a raggiungere la Chiesa di Santa Maria Assunta di Molassana.
La Chiesa, nella attuale conformazione risale con buono probabilità al XVI secolo, ma si ritiene che già anteriormente all’ anno mille esistesse una chiesetta poi demolita. Realizzata ad una navata con selle altari, dispone di un bel sagrato decorato con ciottoli di mare.
Prima della realizzazione del ponte sifone sul Torrente Geirato, 1’ originale tracciato si addentrava nella vallata omonima fino al borgo di Geirato, dove è ancora ben visibile e conservato il ponte seicentesco a quattro campate.
Dal Torrente Geirato a salita Preli
Risalendo via Geirato, dopo poche centinaia di metri si passa sotto il ponte sifone che scavalca il torrente omonimo, la cui edificazione risale alla seconda metà del ‘700; si prende quindi a sinistra salita Pino Sottano, fino ad arrivare nuovamente sul percorso dell’ acquedotto, che interseca dopo alcune centinaia di metri via di Pino.
Nel tratto tra il ponte sifone sul Geirato e via di Pino, si possono ancora notare, semi sommersi dalle sterpaglie, i resti di un ponte a due arcate; nella porzione parzialmente crollata si può osservare come in questo tratto la sezione del canale sia a forma di cunicolo con copertura a volta in pietra.
Superata via di Pino, il tracciato aggira le pendici sud del monte Pinasco, tra fasce terrazzate e boschi di roverelle, fino ad arrivare, dopo avere superato un tratto franato in corrispondenza di un rio, ai Molini di Trensasco da dove aveva originariamente inizio 1’ acquedotto fino al secolo XV
Molini di Trensasco è un piccolo borgo con case costruite d strapiombo sull’ omonimo rio che in- questo punto è particolarmente impetuoso Lungo il tratto in sponda sinistra dei torrente è possibile notare i resti di un vecchio fabbricato in muratura di mattoni a vista impostato su cinque arcate, anticamente utilizzato come fornace per la cottura della calce.
Percorrendo in discesa per alcune decine di metri via Trensaco si ritrova il canale dell’ acquedotto, che sale verso alcune case isolate e si addentra poi nella valle del rio Cicala. La valle, che prende il nome da un antica famiglia genovese che era proprietaria di numerosi terreni nella zona, risulta ancora incontaminata e mantiene le peculiarità della campagna con numerosi terrazzamenti e coltivi.
Durante il percorso si incontrano alcuni ponti canali, ottimamente conservati e dotati al contano di quelli fin qui percorsi di un solo parapetto in muratura verso il lato a valle. 11 tracciato prosegue poi tra coltivi fino ad arrivare ad intersecare salita Preli.
Da salita Preli alla Chiesa di San Bartolomeo di Staglieno fino al ponte sifone del Veilino
Raggiunta salita Preli, si incontra il tracciato alla quota di circa 100 mt. S.l.m., con una deviazione sulla sinistra si imbocca il ponte canale di Figallo che scavalca il rio di Preli. il ponte canale, uno dei più imponenti dell’ acquedotto venne realizzato nell’ anno 1786, su cinque arcate in pietra, allo scopo di abbandonare il vecchio tracciato che, passando più a monte seguendo le curve di livello, attraversava una zona particolarmente franosa.

Il tracciato, corre lungo il muro di cinta delle Officine del Gas, dove fino a non molti anni fa era presente un grosso gasometro, e poi, tra terrazzamenti ad olivo, raggiunge la piccola chiesa di San Bartolomeo di Staglieno.
Staglieno, capoluogo dell’ omonimo comune annesso poi a quello di Genova a partire dall ‘anno 1873, comprendeva oltre al territorio della parrocchia di San Bartolomeo anche le zone di Sant’Antonino e San Gottardo. La chiesa di San Bartolomeo era già probabilmente parrocchia dal X secolo, mentre l’attuale conformazione risale al XVII secolo; è caratterizzata da un bel sagrato decorato a mosaico con ciottoli bianchi e neri, eseguito nel 1858.
Seguendo via Cà de Mussi, lungo il muro di cinta del Cimitero di Staglieno, si arriva alla vasca di compensazione posta sulla testata del ponte sifone del Veilino.
Dall’ inizio del ponte sifone del Veilino, l’originale tracciato si addentrava nella valle omonima, proseguendo a mezza costa fino a raggiungere 1’ opera di presa di Poggetti; Di questo tratto di non facile lettura in quanto in più parti franato e ricoperto dalla vegetazione, rimangono testimonianze importanti che è possibile notare anche percorrendo lo svincolo autostradale di Genova est.
In particolare, oltre ai tratti sopraelevati su archi, ben visibili nella zona più interna della vallata del Veilino, è possibile percorrere ancora due ponti canali ottimamente conservati: il primo è quello di S. Antonino sul no Briscata che troviamo subito dopo il casello autostradale, mentre il secondo è quello di S. Pantaleo che permetteva il superamento del rio Casamavari.
La Chiesa di Sant’ Antonino, le cui origini risalgono al 418, fu costituita parrocchia nei XII secolo; edificata secondo canoni architettonici romanici fu più volte rimaneggiata ed attualmente l’ unica testimonianza originaria è quella rappresentata dalla torre campanaria a pianta quadrata realizzata con grossi blocchi di pietra.
La caratteristica di questo tratto di acquedotto è quella di essere stato realizzato su archi sopraelevati a causa della pessima qualità del terreno che, particolarmente franoso, portò ad abbandonare questo lungo tratto in favore della costruzione del ponte sifone del Veilino, edificato su progetto del Barabino.
Una volta percorso il ponte sifone sul Veilino, si passa all’ interno di una galleria, per arrivare alla Costa di Caderiva. Da qui passando a fianco di grossi condomini si oltrepassa il ponte canale ad una arcata sul rio Molinara, fino ad arrivare in via delle Ginestre in prossimità della chiesa del Santissimo Sacramento.
Edificata a partire dal 1913 per avere una parrocchia più grande rispetto a quella di Sant’ Antonino e soprattutto più vicina ai nuovi quartieri in via di costruzione fu inaugurata nel 1915 dall’ arcivescovo Ludovico Gavotti.
I resti dell’ acquedotto nella zona urbanizzata
Se fino alla Chiesa del Santissimo Sacramento 1’ acquedotto è ancora per lo più leggibile e percorribile, più complicato è seguirne il tracciato che attraversava la città vecchia dove, oltre che per il fabbisogno idrico potabile, era utilizzato per alimentare mulini, lavatoi e fontane oltre alla funicolare di Sant’ Anna e la cascata all’ interno della Villetta Di *nero*.
I primi resti che è possibile incontrare sono lungo via delle Ginestre dove il tracciato ricalca 1’ andamento della strada sostenuta in parte dalle vecchie arcate in pietra. Da piazza Manin fino alla chiesa di San Bartolomeo degli Armeni il tracciato scompare alla vista per poi riaffiorare in corrispondenza del Passo dell’ Acquidotto e per un breve tratto lungo corso Solferino, dove il marciapiede coincide con il canale ricoperto con le lastre di Luserna.
Superato corso Magenta 1’ acquedotto si biforca scendendo verso il mare per poi ricongiungersi presso la porta del Molo. La tratta di canale che prosegue verso Castelletto continua presso salita della Rondinella, per arrivare a via delle Fontane, passando per Porta dei Vacca nell’ arco di collegamento tra le due torri e quindi lungo la Ripa Maris, dove sono visibili i resti degli archi.
Il ramo orientale invece, detto delle Fucine, raggiunge dapprima Villetta Di *nero*, dove alimentava un tempo la cascata tutt’ oggi esistente, per passare poi all’ interno dei palazzi sede della Provincia e della Prefettura (Palazzo Spinola).
Tracce dell’ antico percorso sono ancora visibili nella porta Soprana e lungo le mura medioevali e ancora in piazza dove accanto all’ ingresso al museo dì Sant’ Agostino è presente una grande fontana pubblica a pianta esagonale un tempo alimentata anch’essa da una derivazione del tracciato principale.
Le ultime tracce dell’ impianto sono visibili in via del Molo, dove sono conservati i resti della Fontana dei Cannoni.
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granpasso
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Post by granpasso »

Bel percorso............
Anche in questo caso ci si svolgono almeno due gare podistiche all'anno :P
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bade
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Post by bade »

=D> =D> =D>

davvero un interessante inserimento, delorenzi :wink:
Io non ho mai percorso nulla di questo tracciato ....ed è certamente interessante visto il suo stretto legame con la nostra città.. :roll:
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delorenzi
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Post by delorenzi »

Mi sa che i più si sono spaventati leggendo l'articolo per la sua lunghezza.
Comunque io lo ho fatto anche in bici. :lol:
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bade
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Post by bade »

...attenzione, hai ragione!
Non pensavo alla bici! :D Ma lo hai fatto tutto di una botta?

Comunque quelli interessati se lo leggono di certo, anche se è lungo. Ovvio che ci vuole un attimo di tempo in più...per questo prima di rispondere ho aspettato un giorno...perchè volevo leggerlo con calma! :D
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delorenzi
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Post by delorenzi »

In bici lo ho fatto a tappe. Comunque si può anche fare tutto in un colpo solo, dal Ponte di Cavassolo fino al Ponte Canale del Veilino, sopra il cimitero di Staglieno.
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bade
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Post by bade »

:smt023
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Conte Ugolino
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Post by Conte Ugolino »

Se non erro esisteva a suo tempo anche una pubblicazione della Sagep
comunque very interesting!
http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;

Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
zzz
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Post by zzz »

Davvero interessante la descrizione del percorso, sarebbe bene che trovasse spazio in altre zone del sito, non solo come topic di un forum, per evitare che fra qualche mese non lo legga piu' nessuno...

Vorrei aggiungere che dopo il restauro il ponte sifone sul Veilino e' percorribile solo pochi giorni al mese (credo qualche sabato pomeriggio ma non so con esattezza quali).
A breve dovrebbe partire anche il restauro del ponte sul Geirato.

Vi segnalo inoltre questo sito sull'acquedotto storico:
http://members.xoom.alice.it/_XOOM/mega ... /index.htm
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bade
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Post by bade »

Hai ragione zzz, merita di non essere solo roba nei topic...che dopo un pò non vede più quasi nessuno.

Sto cercando di rifare il sito rendendolo complementare al forum...lì inseriremo archivi di articoli e itinerari e avranno la giusta visibilità.. :wink:
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delorenzi
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Post by delorenzi »

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Conte Ugolino
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Post by Conte Ugolino »

Delorenzi sei un grande anzi aa zeneise sciu giommetra t'è veramente forte
l'è da fa quarcosa assemme, magari in libbru
http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;

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delorenzi
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Post by delorenzi »

E perchè no!
Io sono disponibile: bisogna trovare l' editore o qualcosa che gli assomigli.
A proposito Conte, parente del Collega che aveva il ristorante a Ceive (ci ho messo un po a capire ma poi alla fine ci sono arivato) alta ???
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granpasso
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Post by granpasso »

Domenica 26 novembre seconda marcia sull'acquedotto. Prato-Valcanate.
500 mt. di creuza. 3 km di acquedotto, 4km .di asfalto.
Se non lavoro ci vado.
Qualcuno è interessato ?
Oh, una gita eh............... :wink:
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Dani80
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Post by Dani80 »

Per una gita di un giorno che percorra in parte il vecchio acquedotto che giro mi consigliate? E' possibile organizzare un giro che rimanga il piu' possibile fuori dalla parte piu' urbana?
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delorenzi
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Post by delorenzi »

Puoi partire dalla località Preli, salendo da via Lodi dietro la zona delle Gavette, per arrivare poi fino alla presa. L' unico posto che attraversa la strada è in corrispondenza di Molassana, vedi articolo all' inizio del topic :D
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em
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L'acquedotto del Seicento ambisce a diventare parco

Post by em »

da www.ilsecoloxix.it
L'acquedotto del Seicento ambisce a diventare parco
Oggi una giornata di studi per la riqualificazione dei 20 chilometri della storica rete cittadina. Si punta a ottenere fondi pubblici
L'ACQUEDOTTO storico di Genova, quei 20 chilometri che vanno dalla Presa di Bargagli a Trensasco, in Valbisagno, compie 400 anni e per l'occasione il Coordinamento delle Associazioni "Tutela Acquedotto Storico" ha organizzato per oggi un convegno in collaborazione con il Municipio Media Val Bisagno e il Comune di Genova. L'iniziativa avrà luogo in uno dei punti più suggestivi dell'acquedotto storico, nelle vecchie fornaci restaurate dalla "Medical System" presso i mulini posti sul ponte di Rio Torbido. L'incontro, che avverrà nella sala congressi della "Medical System" in via Rio Torbido, inizierà alle 15 e durerà tutto il pomeriggio. Parteciperanno, tra gli altri, il sindaco di Genova Marta Vincenzi, il presidente della Regione Claudio Burlando, il presidente della Provincia Alessandro Repetto e il presidente del Municipio Agostino Gianelli. A moderare l'incontro sarà Giusy Giani, membro del Coordinamento e tra gli oratori vi sarà Giordano Bruschi, l'architetto Giovanni Spalla della facoltà di Architettura di Genova e l'assessore comunale Roberta Morgano, coordinatrice del tavolo per la riqualificazione dell'acquedotto.
Obiettivo del convegno è parlare della storia di questa via dell'acqua, ma soprattutto puntare i riflettori sul futuro di questo percorso, in più punti oramai abbandonato e che invece, secondo le istituzioni e il Coordinamento, dovrebbe essere riqualificato, per diventare un vero e proprio parco.
Quello che oggi si festeggia è il tratto più recente dell'acquedotto. Già nel quattordicesimo secolo, infatti, l'acquedotto andava da Trensasco fino al porto, un percorso oggi quasi completamente coperto dalla città. Nel 1600 l'acqua non bastava più, occorreva cercare altre fonti. E così nel 1623 è iniziata la costruzione, a firma di grandi architetti dell'epoca come Andrea Ceresola, detto il Vannone e Giovanni Aicardi, della parte più recente.
Giusto un anno fa il Coordinamento, insieme al Comune e alla Provincia di Genova, ha firmato un protocollo d'intesa che ora si vorrebbe allargare anche alla Regione, la Sovrintendenza e l'Università di Genova per riqualificare questo percorso. Ad oggi sono stati realizzati i ponti Sifoni del Geirato e del Veilino e presto sarà recuperata la passerella crollata nella zona di Cà de Rissi. Tra i progetti approvati, che attendono il cofinanziamento regionale, vi sono il tratto che va da via della Ginestre alla galleria di San Pantaleo e la salita di San Pantaleo. In prospettiva si vorrebbe realizzare una connessione, tramite antichi sentieri e funivie, tra la via dell'acqua e il Parco delle Mura. Entro pochi mesi inoltre la Regione dovrebbe approvare il riconoscimento del Parco delle Mura e del Peralto quale Area Protetta di Interesse Locale: questo darebbe accesso a finanzianti ministeriali
05/10/2007
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antolino
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Post by antolino »

io ci porto il cane a fare il bagno sopra asan gottardo..

l'ho percorso praticamente tutto tranne il pezzo sopra molassana..
si può dire che ci sono cresciuto sopra.. :D

peccato che il ponte sifone di staglieno apra raramente, ma se lo si vuole mantenere
intatto mi sa che è l'unica cosa da fare..

lo consiglio viavamente a tutti :!:
MEGLIO UN GIORNO DA ANTOLINO CHE CENTO DA LEONI

Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
E dopo non sei più uguale.
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andrea73
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Post by andrea73 »

buongiorno a tutti quotazerini!!!!!
qualcuno potrebbe consigliarmi da dove partire e lasciare la macchina?
hola
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delorenzi
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Post by delorenzi »

andrea73 wrote:buongiorno a tutti quotazerini!!!!!
qualcuno potrebbe consigliarmi da dove partire e lasciare la macchina?
hola
Puoi partire dal ponte di Cavassolo, dopo Prato, e lasciare la macchina li vicino.

Oppure puoi salire da via delle Gavette fino alla chiesa di San Bartolomeo di Staglieno.

Ti consiglio di leggere la descrizione ad inizio topic.... :wink:
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Post by andrea73 »

grazie mille :lol: :lol: :lol:
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Littletino
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Post by Littletino »

Io l'ho percorso integralmente a piedi, in discesa, e ci ho pure portato il CAI di Arenzano in gita sociale nel 2003.

Si fa tranquillamente in giornata.
Suggerisco di partire da Pza della Vittoria prendendo l'autobus fino a Cavassolo, ce ne era uno che partiva alle 9:00.

Scesi alla fermata si imbocca la strada per Davagna e subito dopo il ponte si svolta a sinistra. Il percorso inizia passando sul meraviglioso ponte canale perfettamente conservato.
A quel tempo il ponte sifone del Veilino sopra Staglieno era sempre aperto, ed era secondo me il punto più suggestivo.

Il ritorno a Genova a piedi, magari con pausa panzo nei pressi della chiesa di S.Siro, è un piacere sottile. :wink:
"Non importa quanto vai piano ... l'importante è che non ti fermi".
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Post by antolino »

abitando a staglieno posso dire che la chiusura è un bene,
non so se qualcuno si ricorda della vecchia scala a chiocciola che dal ponte sifone del veilino conduceva ad una via pedonale nei pressi del cimitero staglieno, adesso è sempre chiusa, anche nei giorni in cui il ponte apre, per cui o si entra dal lato via delle ginestre o dal lato via delle banchelle.. io non riuscivo a capacitarmi di questa chiusura, per me infatti era comodissimo accedere al ponte dal viottolo di staglieno..

l'altro giorno prendo col cane sto viottolo ed arrivo all'accesso sbarrato della scala a chiocciola, cioè.. AVREI VOLUTO ARRIVARCI.. il problema è che c'erano un 50-60 siringhe abbandonate e scappucciate in bella vista..... meglio che la scala a chiocciola resti chiusa.. :shock:
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Post by antolino »

non so se l'ha già fatto qualcun altro, nel caso mi scuso, ma volevo segnalare questo bellissimo sito pieno zeppo di foto, piantine, mappe ecc ecc

http://www.acquedottogenova.altervista. ... l_sito.htm

dateci un occhiata, ne vale la pena :!:
MEGLIO UN GIORNO DA ANTOLINO CHE CENTO DA LEONI

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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by lollo »

Ciao, rispolvero questo topic perchè domenica ci piacerebbe fare un giro su questo itinerario. Ho però alcuni dubbi che vi chiedo di dipanare:

- è possibile fare un anello?!
- ho visto che diversi siti danno diversi percorsi, tempi di percorrenza e quant'altro..per fare una bella gita non troppo massacrante cosa consigliate!?


grazie in anticipo

Lorenzo
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by delorenzi »

lollo wrote:Ciao, rispolvero questo topic perchè domenica ci piacerebbe fare un giro su questo itinerario. Ho però alcuni dubbi che vi chiedo di dipanare:

- è possibile fare un anello?!
- ho visto che diversi siti danno diversi percorsi, tempi di percorrenza e quant'altro..per fare una bella gita non troppo massacrante cosa consigliate!?


grazie in anticipo

Lorenzo
ad anello la vedo dura dato che è un percorso rettilineo, l' unico anello che puoi fare è utilizzando l' autobus, se parti dal ponte di cavassolo (autobus 12 o 13) poi puoi ritornare verso Genova seguendo l' acquedotto, dipende dal tempo che hai a disposizione
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by lollo »

togliendo l'opzione anello (che vedo oggettivamente improbabile) a questo punto chiedo cosa sia più opportuno, forse il bus è il mezzo perfetto per questa gita :)
Tempi invece direi giornata piena, vorrei fare una passeggiata lunga, pranzo al sacco e rientro nel pomeriggio. Consigli!?
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delorenzi
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by delorenzi »

lollo wrote:togliendo l'opzione anello (che vedo oggettivamente improbabile) a questo punto chiedo cosa sia più opportuno, forse il bus è il mezzo perfetto per questa gita :)
Tempi invece direi giornata piena, vorrei fare una passeggiata lunga, pranzo al sacco e rientro nel pomeriggio. Consigli!?
Se parti da Genova e prendi il 12 o il 13 arrivi fino al capolinea di Prato. Da li puoi salire all' acquedotto senza problemi.

A quale punto puoi tornare solo indietro e puoi scegliere fino a dove vuoi arrivare. Tieni conto che molte sono le "vie di fuga" dove puoi riprendere un autobus che ti riporta verso Genova.
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by lollo »

grazie per i consigli, volevo andare la scorsa domenica ma poi ho optato per un giro sopra Arenzano.. :neutral:
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antolino
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by antolino »

Ciao
stamattina causa meteo pessimo ed impegni pomeridiani inderogabili ho accantonato i progetti faraonici ed ho fatto una passeggiatina sull'acquedotto storico, parto dalla curva sopra al Cà de Rissi arrivo fino al ponte Sifone di via Cà de Mussi che è chiuso, quindi torno indietro e scendo dalla Creusa di San Bartolomeo fino al piazzale di Staglieno. Sono andato piano piano, cosa inusuale per me, mi sono goduto un paio d'ore in un paesaggio tutto sommato molto gradevole..al Fossato Cicala due cose mi hanno molto colpito.. la prima: nei pressi di una casa colonica in rovina c'è una tribù di gentaglia che dorme nelle tende e ha trasformato le "fasce" circostanti in una discarica a cielo aperto, cosa veramente edificante. Procedendo, pochi metri dopo un largo tratto di acquedotto è crollato (non si sa se per il disgusto provocato dalla spazzatura poco distante), tuttavia un sentierino tra le fasce abbandonate permette di evitare il tratto franato. Per il resto tutto bene.. poca gente, qualche runner che si allena.. cielo di piombo e pure due - sgocciolate - due che dopo pochi minuti erano belle che finite. Comunque, una bella passeggiata in scioltezza. Niente foto xchè non avevo la digitale. Ciao, alla prossima.
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by Passa »

Ciao a tutti! : Thumbup :
Prossimamente ho intenzione di percorrere l'Acquedotto Storico, risalendo la Val Bisagno. Avevo intenzione di partire da via delle Ginestre, però ho letto su questo thread che il ponte sifone è in pratica chiuso... Che cosa mi consigliate? Partire direttamente dalla Chiesa di S. Bartolomeo in via delle Banchelle oppure fare il percorso della valle del Veilino?
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by delorenzi »

La zona della valle del Veilino e' praticamente inaccessibile per frane, cimitero di Staglieno ed autostrada, quindi conviene partire dalla chiesa di San Bartolomeo.
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by Passa »

delorenzi wrote:La zona della valle del Veilino e' praticamente inaccessibile per frane, cimitero di Staglieno ed autostrada, quindi conviene partire dalla chiesa di San Bartolomeo.
Ok, grazie! Sospettavo che fosse così... :pensoso:
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by Passa »

Qualche giorno fa la Compagnia del Potto è uscita da un letargo assai lungo per una passeggiata rilassante in territorio genovese: il percorso dell’acquedotto storico di Genova. Siamo partiti da Staglieno, con l’intenzione di arrivare fin dove ci portavano le gambe, fiduciosi del fatto che al primo ammutinamento della truppa, saremmo potuti agilmente scendere a valle per salire su di un comodo 13 in direzione Genova Brignole.
Un cane e sette cristiani, chi vestito per salire sul Cervino (io), chi per farsi una vasca in Via XX Settembre, siamo partiti armati di panini per vedere questo famoso acquedotto.
Si è trattato di un percorso dalle strane contraddizioni, assai gradevole e facile da affrontare. Rimane l’amarezza perché basterebbe davvero poco per renderlo un’attrattiva turistica di rango e invece rimane lì, fra una lastra che cede, uno smottamento, erbacce ai lati, e costruzioni in rovina.
A dire il vero la gita ha rischiato di non svolgersi nemmeno, poiché io (il capo Potto, modestamente) mentre transitavo bel bello a piedi davanti al Cimitero di Staglieno sono stato fermato da una volante della Polizia, allarmata dal bastone di legno con puntale di ferro che porto con me quando vado per funghi o a fare un giretto a piedi. Ho evitato una denuncia per porto di arma impropria, giusto perché avevo un abbigliamento da trekking…
Riunita la compagnia, abbiamo subito aggredito la creuza che sale decisa fino alla Chiesa di S. Bartolomeo di Staglieno e poi abbiamo iniziato a calpestare la copertura in lastre di pietra dell’acquedotto, fra orti, palazzi e ulivi.
Non mi dilungherò nella cronaca della gita, ma mi piacerebbe elencare alcune delle contraddizioni che hanno reso suggestivo un percorso facile facile e poco panoramico. L’aspetto che mi ha colpito di più è stato il fatto che il percorso è in buona parte una sorta di confine netto fra la città e la campagna. A valle, eravamo inseguiti da palazzoni con le casalinghe intente a stendere i panni e a monte invece si aprivano i primi orti, con i classici muretti a secco e truppe di pensionati inchinati sui solchi. Il primo chilometro si mantiene piuttosto anonimo e privo di attrattive. Passa anche sotto il viadotto dell’autostrada, fra rifiuti e scheletri di motorini abbandonati nel bosco. Costeggia il muro opprimente delle Officine del Gas e poi lentamente cede spazio alla campagna, con il panorama che inizia ad aprirsi un poco fra prati, casette, baracche e orti. Ogni tanto si apre qualche voragine nella pavimentazione, segnalata distrattamente da una tavola di legno o da una transenna azzoppata, qualche pietra traballa e qualche lastrone è sostituito da una gettata di cemento armato o da un pannello di metallo. Fa sorridere che sembrano più sane le coperture di pietra, rispetto a quelle recenti di cemento armato…
Siamo quindi arrivati al maestoso ponte in pietra sul Rio Figallo, che porta all’abitato di Preli. Ammirevole la solidità della costruzione che si erge fiera, parecchi metri sopra la vegetazione che si prepara a cedere il passo ai veicoli che transitano in Via Lodi.
Del percorso fra la Chiesa di Staglieno e il ponte sul Rio Figallo mi ha colpito il fatto che molte case sono state costruite attorno al tracciato dell’acquedotto che è pedonale o quasi… di fatto gli abitanti sono “costretti” a passeggiate a piedi per raggiungere l’abitazione, che spesso si erge su una delle fasce a monte del tracciato. Per questo motivo ai lati del sentiero è facile trovare un motorino o addirittura un carrello del supermercato. E’ possibile anche vedere alcune teleferiche tutt’ora in servizio. Mi fa sorridere il fatto che in Val Brevenna le “linci” sono state quasi tutte dismesse, mentre a Genova sono invece tutte in servizio!
Subito dopo, comincia uno dei tratti più piacevoli del tragitto, quando l’acquedotto si addentra nel Fossato Cicala. Penso ai costruttori dell’acquedotto e a quanto avranno maledetto tutte queste vallette laterali…
Il sentiero percorre una parte piuttosto selvaggia. Là in alto domina il Forte Diamante, mentre se ti giri alle tue spalle, in lontananza vedi un muraglione di palazzi…
Si ritorna in fretta verso la città, ma per poco, perché ci si addentra nuovamente in un’altra valletta, quella di Trensasco, con il bosco che si fa più fitto, le case più rare, il tracciato più sconnesso. Ma il sentiero dell’acquedotto ti regala sempre delle sorprese: sei convinto di esserti definitivamente addentrato nella campagna quando improvvisamente di ritrovi di nuovo a passare in mezzo alle case e attraversare una strada carrabile dove passa anche un autobus delle linee collinari!
Ad un certo punto ci è sembrato di essere pure tornati nel medioevo, quando abbiamo attraversato un fatiscente accampamento di nomadi fatto di povere casupole nel fango, con una mamma che lavava un bimbo in un trogolo.
Abbiamo proseguito ancora un po’ e poi ci siamo accampati su un tavolo di legno abbandonato, in un fazzoletto di alberi fra una strada e un edificio, dove ci siamo cibati dei meritati panini e le zanzare si sono cibate di noi (non siamo al vertice della catena alimentare, ahimè). A questo punto abbiamo testato la comodità del tracciato, scendendo a valle alla ricerca di un bar aperto per prendere un caffè. Siamo risaliti, giusto il tempo per ridiscendere in corrispondenza del bel Ponte Sifone sul torrente Geirato. Qui mi vergogno un po’ a riferirlo, ma abbiamo clamorosamente mancato l’ingresso del ponte e siamo ridiscesi a valle su una agevole creuza. Dall’alto abbiamo costatato che il percorso dentro al ponte sifone era invaso di vegetazione infestante. Niente di eccezionale, ma mi fa dubitare che fosse aperto… Ad ogni modo siamo di nuovo scesi e poi risaliti attraverso strade asfaltate fino ad intercettare nuovamente il tracciato dell’acquedotto.
Da qui il sentiero procede deciso verso Struppa, attraversando zone costellate di villette eleganti, boschi, pascoli di capre, case di campagna e camioncini di ditte di traslochi. Ebbene sì, ad un certo punto, peraltro nel bosco, abbiamo incontrato un arditissimo camioncino largo quanto la mulattiera, intento a schivare alberi aggettanti e ringhiere storte. Fossi stato il conducente, io avrei abbandonato il mezzo e sarei corso via piangendo…
Il sole era alto nel cielo e le gambe iniziavano ad essere pesanti per la Compagnia del Potto non più abituata a scarpinare, così abbiamo deciso di fermarci vicino al Cimitero di Struppa, optando non per un riposo eterno, ma per almeno una buona mezz’oretta di pausa. Dopo una consultazione che ha coinvolto anche il cane, abbiamo optato per continuare almeno fino al capolinea del 13, aggiungendo ancora un paio di chilometri nelle gambe.
E in effetti ne è valsa la pena, per godere dello scorcio che ci si è improvvisamente parato davanti, regalandoci il ponte sul rio Torbido in tutta la sua ardita magnificenza. Notevole anche il panorama che si gode dal ponte.
Abbiamo continuato, ormai abituati a passare affianco di palazzi, orti e belle villette, finché l’unico obiettivo è stato quello di comprare un gelato in qualche baretto giù a valle. Sedici chilometri in totale, per un percorso che mi sento di consigliare a chiunque.
Si attraversano zone di aperta campagna, zone rigogliose, zone fatiscenti, zone brutte, zone signorili, ma forse questo è proprio uno spaccato sincero di quello che è Genova e tutta la Liguria: spazio strappato coi denti alla montagna nei secoli scorsi e che ora la montagna, approfittando della distrazione della gente, si riprende pian piano, mentre tutto cade a pezzi.

A più tardi con qualche foto, se volete...

: Thumbup :
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by Passa »

Ecco le foto!

Uccelli rapaci che aspettavano la fine della nostra agonia
BPP_0550.jpg
Quel che si vede dal Fossato Cicala
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Il Forte Diamante dal Fossato Cicala
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Ci si tuffa nel verde
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Una graziosa casetta
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Di nuovo nel verde
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Il Ponte sul Rio Torbido
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by scinty »

:risata: : Ok : spassoso racconto e bellissimo giro!!! Spero proprio che farà parte della mia.... collezione autunno inverno :risataGrassa:
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Pazzaura
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by Pazzaura »

: Thumbup : :risata: forte!!
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by Lord Mhoram »

Bello! E' davvero un bel percorso formato famiglia... io ci sono stato l'anno scorso con moglie, genitori e zia!
Anche per noi partenza da Staglieno. Grazie all'indicazione di un autoctono abbiamo anche percorso il ponte sifone, effettivamente un po' infrascato ma ancora fattibile.
All'altra estremità c'erano due possibilità: una scala a pioli che avrebbe portato in via San Felice (scartata perché poco adatta alla mamma e alla zia) oppure attraversare un paio di porte (chiuse ma non bloccate, fortuntamente!) fino a sbucare in via alle Brughe.
Ci eravamo poi fermati alla Chiesa di Molassana e riguadagnato il fondovalle tramite la via Bosco di Molassana.

Quest'autunno continueremo con i tratti mancanti.

Ciao
«Fratell', il piano originale era in tre punti. Primo punto: rovinare le nuove generazioni, rincoglionirle con la televisione, facendoli puntare soltanto sui suord' e a fess' e il calcio finché non sono belli bolliti. Primo punto: acquisito!»
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by Passa »

Il bello di questo percorso è che se ne possono ripetere a piacimento i vari settori. E' per questo che ci tornerò per percorrere i ponti sifone e per completare le deviazioni e la parte iniziale fino a Cavassolo, che abbiamo saltato!
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Re: Acquedotto storico Genovese

Post by topo »

Passa wrote: [...] ma forse questo è proprio uno spaccato sincero di quello che è Genova e tutta la Liguria: spazio strappato coi denti alla montagna nei secoli scorsi e che ora la montagna, approfittando della distrazione della gente, si riprende pian piano, mentre tutto cade a pezzi.
:!:
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