Ciao a tutti, ieri, profittando della giornata azzurrissima, ho deciso di proseguire dove mi ero fermato il 1°luglio 2014 perchè s'era fatto troppo tardi: davanti ai i mitici "1000 scalini", l'antica via diretta che congiunge il fondovalle della val Cavassolo su nei boschi fino al paese semiabbandonato di Canate di Marsiglia! Parto prima delle 8,00 da via Benedetto Da Porto a Prato e prima delle 9,00 sono al ponte dell'acquedotto di Cavassolo, seguo la deviazione quella indicata dall'indicazione sulla casa di Salita Piloni accanto all'acquedotto (cerchio rosso ex FIE, Monte Lago) e mi dirigo verso l'acquedotto secondario che si dirige verso la valle. Il primo tratto (fino alla deviazione giù per la strada carrozzabile) lo trovo infrascato, anche con rovi, e penso preoccupato che se già qui, così vicino alla "civiltà", ho delle difficoltà, chissà se riuscirò ad arrivare fino a dove mi sono proposto. Però poi le cose vanno lisce, la deviazione verso il rio Arvigo, il primo guado, che pensavo fosse parecchio infrascata (come m'era successo una volta) è invece ok, ci passo con facilità e raggiungo il guado completamente asciutto (come i guadi successivi)...l'imbocco dei "1000 scalini" lo ricordavo più vicino, mi dico "ora ci sono", "ora dovrei esserci" e non ci sono mai, devo ancora andare avanti. Lo faccio speditamente fermandomi anche a scattare foto. Finalmente, dopo il ponticello di cemento eccomi davanti al primo dei gradini. Sono le 9,15 circa. La bella e faticosa salita (la Machu Picchu della val Bisagno!) ha termine alle 10,00 precise, quando vedo sbucare all'orizzonte, oltre il muro di pietra sopra di me, le prime casette di Canate. Giro un po' per le vie curiosando e scattando foto, sento delle voci, penso ad altri escursionisti invece poi giro e vedo essere abitanti (o aspiranti tali) del paese, che stanno sistemando l'interno di una delle case. Li saluto, proseguo, vedo un gatto certosino e domando qualcosa al riguardo a un tipo magro uscito da una porta, presso il trogolo da cui bevo, mi vuole offrire un caffè ma, alle mie rimostranze dovute al fatto che temevo di far troppo tardi, pensa allora di offrirmi un tè alla menta, che l'aveva appena fatto. Mi invita dentro la sua casetta rustica dall'odore di legna bruciata nella stufa, bevo il tè molto buono e parliamo di diverse cose, di partigiani, della differenza tra la vita lì e quella in città e di libri vecchi di cui ne ha una piccola raccolta. Alla fine lo saluto (assieme a noi c'era anche un'altro tipo con la barba) e mi dirigo verso il sentiero che percorre il bosco fino a San Martino di Struppa, incontro altri due escursionisti in mezzo al bosco e a Case Tigui vedo un grosso bivacco. L'arrivo a San Martino è stato prima di mezzogiorno.
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