Promontorio di Punta Mesco
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Promontorio di Punta Mesco
Fatto giro in solitaria... quelli che mi vengono meglio!
Da Monterosso a Soviore e da li al Semaforo del Mesco e a Levanto.
Atteso il tramonto e ho vista la Corsica all'imbrunire in maniera nitidissima: addirittura con piccolo binocolo si notavano macchie di neve sui monti corsi.
Vi allego foto fatta con digitale 4x e 7Mp
Sul mio sito il resto dell'escursione
alla pagina:
http://lucijr.interfree.it/esc_mesco.htm
Guidolux
Da Monterosso a Soviore e da li al Semaforo del Mesco e a Levanto.
Atteso il tramonto e ho vista la Corsica all'imbrunire in maniera nitidissima: addirittura con piccolo binocolo si notavano macchie di neve sui monti corsi.
Vi allego foto fatta con digitale 4x e 7Mp
Sul mio sito il resto dell'escursione
alla pagina:
http://lucijr.interfree.it/esc_mesco.htm
Guidolux
Guido
- Conte Ugolino
- Titano di Quotazero
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Io la vedo invece spesso e addirittura dalla finestra di casa mia .alec wrote:bella foto davvero
in anni di gite, mi è capitato solo tre volte di vedere la corsica, e sempre in questo periodo
Beh Alec con le gite che fai è difficile veder la Corsica; forse è per quello che la vedi poco, ma guarda che è abbastanza comune vederla dalla nostra costa.
Last edited by Conte Ugolino on Thu Dec 13, 2007 20:45, edited 3 times in total.
http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
dalla finestra di casa mia vedo villetta dinegro...Conte Ugolino wrote:Io la vedo invece spesso e addirittura dalla finestra di casa miaalec wrote:bella foto davvero
in anni di gite, mi è capitato solo tre volte di vedere la corsica, e sempre in questo periodo
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
beh, si!
Anche la rifrazione dell'atmosfera in certi momenti curva la visuale a si vede a maggior distanza seguendo la curvatura terrestre... In questo caso la visione però mi è sembrata molto buona e particolarmente nitida. Nella foto si apprezza poco.
Vista da tanti punti... si, si... , Antola, Monte Santa Sroce (in contea ugolina), Passo della Scoglina a mezzodì...
Ma al tramonto e all'alba il contrasto di fondo favorisce un sacco!
Forse è per quello che da cime importanti raramente si osserva. Nel mio caso ero a Punta del Mesco ma sono sicuro che dall'Argentera in un tramonto invernale si vedrebbe ancor meglio ma, col "teodolite" che ci aspetterei il calare del sole!
Rimarchevole il Mesco. E' veramente un bel posto! Non c'ero mai stato e ci ritornerò di sicuro.
Anche la rifrazione dell'atmosfera in certi momenti curva la visuale a si vede a maggior distanza seguendo la curvatura terrestre... In questo caso la visione però mi è sembrata molto buona e particolarmente nitida. Nella foto si apprezza poco.
Vista da tanti punti... si, si... , Antola, Monte Santa Sroce (in contea ugolina), Passo della Scoglina a mezzodì...
Ma al tramonto e all'alba il contrasto di fondo favorisce un sacco!
Forse è per quello che da cime importanti raramente si osserva. Nel mio caso ero a Punta del Mesco ma sono sicuro che dall'Argentera in un tramonto invernale si vedrebbe ancor meglio ma, col "teodolite" che ci aspetterei il calare del sole!
Rimarchevole il Mesco. E' veramente un bel posto! Non c'ero mai stato e ci ritornerò di sicuro.
Guido
Re: Promontorio di Punta Mesco
Domenica con Aldo51, Dirty Harry e il suo amico Piero abbiamo fatto la classica attraversata Monterosso-Levanto passando per Punta Mesco. E' una simpatica passeggiata molto adatta a giornate invernali quando bisogna rimanere vicini alla costa per sperare in un po' di sole. La prima parte del percorso è caratterizzata da bellissime viste sulla costa delle conque terre. Molto bella e suggestiva è poi Punta Mesco con i ruderi della chiesa di Sant'Antonio. Metto alcune foto del percorso
Il caratteristico scoglio di Monterosso
Il lungomare di Monterosso con i resti della recente mareggiata
Bel panorama proprio all'inizio del sentiero che sale verso Punta Mesco
Vista su Vernazza e Corniglia
La scalinata che sale a Punta Mesco
La vista da Punta Mesco
I ruderi della chiesa di San Antonio, da notare il cartello del parco in posizione completamente antiestetica
All'interno dei ruderi
Dalle finestre dei ruderi del Semaforo di Punta Mesco
Un pino marittimo
Un tratto di sentiero
Corbezzoli
Uno scorcio verso ponente
Vista su Levanto
Altre foto le trovate qui.
Il caratteristico scoglio di Monterosso
Il lungomare di Monterosso con i resti della recente mareggiata
Bel panorama proprio all'inizio del sentiero che sale verso Punta Mesco
Vista su Vernazza e Corniglia
La scalinata che sale a Punta Mesco
La vista da Punta Mesco
I ruderi della chiesa di San Antonio, da notare il cartello del parco in posizione completamente antiestetica
All'interno dei ruderi
Dalle finestre dei ruderi del Semaforo di Punta Mesco
Un pino marittimo
Un tratto di sentiero
Corbezzoli
Uno scorcio verso ponente
Vista su Levanto
Altre foto le trovate qui.
Cosi' va la vita
Re: Promontorio di Punta Mesco
I posti sono indubbiamente bellissimi ma le persone dopo avere visto le tue foto ...rimarranno comunque deluse........
Sono delle vere e proprie opere d'arte
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Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
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- amadablam
- Sherpani di Quotazero
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Re: Promontorio di Punta Mesco
...è vero!!!!!!!!serena wrote:I posti sono indubbiamente bellissimi ma le persone dopo avere visto le tue foto ...rimarranno comunque deluse........
Sono delle vere e proprie opere d'arte
Namaste
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
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Re: Promontorio di Punta Mesco
Bellissime passeggiata e foto. Non sono credente ma avevo optato per Monterosso - Santuario Soviore - Semaforo del Mesco - Levanto (con tramonto al semaforo e vista della Corsica... Mi pare giusto in questa stagione... ma anni fa.
Prima di arrivare al Mesco, sul crinale, bella visuale su Levanto ed il Monte Rossola...
altra prossima meta con tempo gelido: vorrei fare Bonassola - diretta al Monte Rossola - discesa usuale per Levanto.
Inoltre qualche intrepido ed esperto alpinista ha percorso mai la cresta del Semaforo dal mare? ( Si favoleggia di un AD, insomma un III grado)...
Guido
- Maury76
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Re: Promontorio di Punta Mesco
Grande Dani
A me piace in particolar modo la prima...a dir poco stupenda
A me piace in particolar modo la prima...a dir poco stupenda
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Re: Promontorio di Punta Mesco
spettacolo giro e foto
MEGLIO UN GIORNO DA ANTOLINO CHE CENTO DA LEONI
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
E dopo non sei più uguale.
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E dopo non sei più uguale.
- lupo della steppa
- Quotazerino doc
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Re: Promontorio di Punta Mesco
questa foto potresti mandarla,secondo me,a qualche concorso (N.G per esempio)Dani80 wrote: Dalle finestre dei ruderi del Semaforo di Punta Mesco
meriterebbe di essere vista da più persone possibile
...montagna vissuta,tempo per respirare... (Reinhard Karl)
"Quando le luci si spegneranno per sempre il mio popolo sarà ancora qui.Noi abbiamo le nostre antiche usanze.Sopravviveremo."
(Nuvola Rossa,capo Sioux)
"Quando le luci si spegneranno per sempre il mio popolo sarà ancora qui.Noi abbiamo le nostre antiche usanze.Sopravviveremo."
(Nuvola Rossa,capo Sioux)
Re: Promontorio di Punta Mesco
Fatto domenica questa classicissima.
Il periodo estivo non è dei migliori, turisti a "gogo", ma non importa sto imparando la convivenza con gli esseri umani, e comunque me la sono goduta; e poi e' un buon periodo per il sottoscritto.
Sofferto non poco la discesa sulla scalinata verso Monterosso, ma fortunatamente anche il rapporto con i bastoncini sta migliorando e mi sono serviti da stampelle
Ah sofferto non di dolore, ma di paura del dolore magari quello del giorno dopo.
Un bagnetto, una granita e ritorno con il treno.
Tutto sommato anche in questa stagione si può fare e la fauna in spiaggia non è niente male
Il bagno avrei preferito farlo laggiù
Il periodo estivo non è dei migliori, turisti a "gogo", ma non importa sto imparando la convivenza con gli esseri umani, e comunque me la sono goduta; e poi e' un buon periodo per il sottoscritto.
Sofferto non poco la discesa sulla scalinata verso Monterosso, ma fortunatamente anche il rapporto con i bastoncini sta migliorando e mi sono serviti da stampelle
Ah sofferto non di dolore, ma di paura del dolore magari quello del giorno dopo.
Un bagnetto, una granita e ritorno con il treno.
Tutto sommato anche in questa stagione si può fare e la fauna in spiaggia non è niente male
Il bagno avrei preferito farlo laggiù
“L’acqua esiste per la sopravvivenza del corpo. Il deserto esiste per la sopravvivenza dell’anima”
Proverbio Tuareg
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- soundofsilence
- Riesploratore
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Re: Promontorio di Punta Mesco
Sabato 18 Febbraio 2017 (e anche sabato 11 febbraio 2017): Levanto (0) – Punta Picetto (0) – Scoglio Nero (0) – Sant’Antonio del Mesco (305) - Levanto (0).
Partecipanti: Stefs e soundofsilence.
Lunghezza: 18 Km circa il percorso fatto da noi con alcune esplorazioni, 15 Km. il percorso pulito che consiglio.
Dislivello: 850 circa il dislivello fatto da noi, 700 circa quello del percorso pulito.
Difficoltà: EE i pochi metri che dalla spiaggia di Via au Mo portano alla diga foranea e alla piccola e adiacente spiaggetta con arco naturale. F la facoltativa salita alla passeggiata a mare privata di Villa Agnelli, che presenta un paio di metri tra il secondo e il terzo grado e quindi una rampetta di pochi metri dove non occorre scivolare.
EE anche la discesa a Punta Picetto e, soprattutto, l’accesso alla grotta marina, un po’ esposto sul mare e scivoloso, da fare con molta attenzione. Il sentiero che scende a Punta Picetto non è in effetti mai troppo ripido, ma è comunque una traccia appena accennata nel bosco, mentre il sentiero che abbiamo preso al ritorno è magari più individuabile, ma più ripido ed esposto, in definitiva però non presenta grosse difficoltà essendo comunque dotato di abbondanti corde. EE gli ultimi metri per scendere allo Scoglio Nero, dotati di staffe metalliche, ma non in ottime condizioni, tanto più che l’ultima manca e costringe ad un passaggio più alpinistico che escursionistico, seppur di neanche due metri, volendo però ci si può aiutare facilmente assicurando una corda alle staffe.
Tutto il resto E.
Percorso in macchina: da Genova in autostrada fino all’uscita di Carrodano, da dove scendiamo al mare fino a Levanto, ignorando la deviazione a sinistra per Monterosso e quella a destra per Genova. Proseguiamo invece ancora qualche metro in Corso Roma, che svolta quindi a sinistra in un ampio parcheggio adiacente alla sottostante passeggiata a mare; percorriamo quindi il parcheggio verso est, evitando di lasciarvi la macchina essendo a pagamento tutto l’anno per i non residenti (e anche parecchio caro) superando quindi un semaforo e scendere poi ad un incrocio. All’incrocio proseguiamo dritti a sinistra in Via Grillo, che, dopo una curva a destra, diventa via Cantarana. Percorriamo brevemente via Cantarana e, subito dopo una curva a destra e subito prima dell’ingresso a sinistra di un camping, troviamo un parcheggio (massimo due macchine) a fianco di un passo carrabile.
Percorso a a piedi: dal parcheggio proseguiamo pochi metri fino alla prima curva della strada e prendiamo quindi a destra Via Dietro le Mura, che percorriamo per 150 metri circa fino al suo termine in corrispondenza con l’incrocio del sentiero verdeazzurro, che imbocchiamo in discesa verso destra. In breve oltrepassiamo il castello e scendiamo al lungomare da salita San Giorgio. Percorriamo quindi il lungomare verso sinistra (est) per giungere in neanche 100 metri al molto che possiamo visitare attraversando un caratteristico sottopasso. Visitato il molo continuiamo verso est scendendo alla vicina spiaggia di Via au Mo, Percorriamo quindi tutta la spiaggia verso est e alla sua estremità ci destreggiamo tra il mare e gli scogli per giungere in breve sulla Diga Foranea e, da questa, risalendo un poco la roccia alle sue spalle, possiamo arrivare ad una bellissima quanto minuscola spiaggetta nascosta. Visitata la spiaggetta e il suo arco naturale; dalla spiaggetta, arrampicando un po’, sarebbe anche possibile raggiungere la soprastante passeggiata a mare di Villa Agnelli, ma occorrerebbe comunque scavalcarne la recinzione e ignorare i divieti di accesso (noi in realtà l’abbiamo anche fatto per andare a visitare la vicina spiaggia privata, ma, tutto sommato, non ne è valsa particolarmente la pena, molto più bella la spiaggetta precedente. Torniamo quindi indietro sui nostri passi fino alla partenza del sentiero per Punta Mesco (Salita San Giorgio) che imbocchiamo in salita. In breve giungiamo quindi nuovamente al Castello di Levanto e proseguiamo poi sul sentiero verdeazzurro salendo fino a quota 130 circa, dove troviamo cartelli indicatori e il bivio sulla sinistra per il Monte Focone. Qui lasciamo il sentiero verdeazzurro per prendere invece una sterrata in discesa sulla destra, superando un cancello aperto (se il cancello fosse chiuso si può tornare indietro pochi metri e prendere un sentierino parallelo alla sterrata e che dopo un centinaio di metri ci si congiunge). Scendendo ignoriamo subito una sterrata sulla destra e, quindi, un bivio in proprietà privata sulla sinistra (dal quale torneremo non sapendolo). Il sentiero scende a tornanti fino a giungere ad un tronco caduto che sbarra il passaggio. Meglio passarvi sotto e non tentare di scavalcarlo dati i vari spunzoni di rami (che in parte ho provato ad eliminare), occorre però quasi strisciare lasciando gli zaini, ma per fortuna sotto spunzoni non ce ne sono. Passato il tronco si arriva in breve alla scogliera, dove, prendendo a destra si arriva ad una bella grotta marina, nella quale si può entrare con prudenza, dato il passaggio stretto, scivoloso e a picco sul mare; ne vale comunque la pena per ammirare le pareti colorate della grotta più da vicino e alcune vaschette concrezionali alle quali occorre pure tenersi per maggior sicurezza. Ammirata la grotta percorriamo la scogliera nell’altro senso (est) raggiungendo in breve due punte (per raggiungere la seconda occorre passare a pelo d’acqua, cosa non consigliabile con mare grosso). L’esplorazione della scogliera termina poco oltre la seconda punta, ormai in vista di Punta Picetto, alla quale non si riesce ad arrivare causa un guado di pochi metri, non attraversabile senza mettere almeno i piedi in acqua (che non deve neanche essere tanto bassa…). Il ritorno avviene per la stessa via, o, volendo, o anche non volendo come è capitato a noi, risalendo dal mare per un sentiero alternativo attrezzato con funi blu, che sale a est di quello usato per scendere. Tornati quindi in un modo o nell’altro al Sentiero Verdeazzurro (la variante attrezzata con funi blu arriva comunque poi nello stesso punto) riprendiamo a destra in salita verso Punta Mesco.
In una settantina di metri, ignorando una deviazione sulla destra, giungiamo quindi sulla strada asfaltata e iniziamo a seguirla (sempre segnata in biancorosso) in salita verso destra. Dopo poco meno di 250 metri di asfalto prendiamo a destra un’altra stradina asfaltata in discesa, lasciando il sentiero verdeazzurro (che prosegue comunque su asfalto per altri 90meti da questo punto, per girare a sua volta a destra su un lastricato a fianco di un Hotel). La nuova stradina si trasforma ben presto in sterrata che continuiamo a percorrere ignorando un bivio sulla destra. Dopo 750 metri circa di stradina in falsopiano giungiamo quindi di fronte ad un cancello. Sulla sinistra del cancello, nonostante i divieti, un varco permette di entrare comodamente. Noi l’abbiamo interpretato tale varco (che sarebbe facilmente chiudibile), come lasciato intenzionalmente per permettere l’accesso alla sottostante spiaggia e quindi siamo passati, credendo anche che, come stabilisce d’altronde la legge, che le spiagge siano patrimonio di tutti e sia quindi più che giusto rendere effettivo tale diritto. Percorriamo quindi 150 metri nella stradina privata e, quindi, scendiamo a destra in una scarpatina a fianco di coltivazioni per non passare proprio sotto la villa; giungiamo così in breve ad una sottostante stradina che imbocchiamo verso sinistra; in circa 75 metri ci ricongiungiamo quindi alla stradina principale che imbocchiamo in discesa verso destra. Affrontiamo quindi un primo tornante e superiamo una zona franata, attualmente oggetto di lavori con ruspe. Superata la frana ignoriamo la chiara sterrata che continua dritta, in quanto va da un’altra casa, e compiamo invece un tornante verso sinistra continuando sulla, seppur meno evidente, strada principale. Dopo, mi pare, 6 tornanti la strada si trasforma in sentierino che corre parallelo, e poco sopra, la linea di costa verso ovest, per scendervi quindi tramite alcune staffe metalliche. Giunti alla spiaggia si possono quindi percorrere circa 150 metri di scogliera verso est e quindi tornare sui propri passi fino al bivio per la scarpatina scesa all’andata, risaliti quindi alla strada privata principale, la imbocchiamo verso sinistra e, dopo 50 metri, imbocchiamo una deviazione sulla destra in salita. Percorriamo quindi 75 metri in direzione est, per poi compiere un simil tornate e dirigerci per una quarantina di metri verso ovest; qui nuovamente curviamo compiendo un tornante verso est e trovandoci quindi a raggiungere una recinzione in plastica. Passiamo quindi sotto il recinto, magari sollevandolo leggermente e ci ritroveremo quindi a pochissimi metri dal sentiero verdeazzurro che imbocchiamo verso destra in salita. Dopo una cinquantina di metri di dislivello il sentiero prosegue poi più pianeggiante e raggiungiamo un roccione esposto e panoramico.(Rocca Spaccata), percorriamo quindi altri 750 metri circa in falsopiano ed arriviamo ad un piccolo slargo, dove una freccia azzurra indica di proseguire verso il Mesco (qua dovrebbe essere l’inizio del sentiero che scende a Punta Gatta, meta di una prossima esplorazione; nell’occasione ne abbiamo percorso una parte, non trovando i punti molto esposti di cui ci avevano parlato, ma trovando invece notevoli difficoltà di reperimento della traccia). Proseguiamo quindi verso la sommità del promontorio salendo per un centinaio di metri di dislivello giungiamo quindi ai ruderi dell’antico semaforo, Da questi primi ruderi, seguiamo le indicazioni per Sant’Antonio che raggiungiamo in breve dirigendoci verso sud. Visitati i suggestivi ruderi della vecchia Chiesetta, possiamo continuare sul crinale fino ad alcune costruzioni in rovina e quindi iniziare la discesa della panoramicissima cresta. Nell’occasione ne ho percorso solo una sessantina di metri (a partire da un basamento colorato che ne segna l’inizio), ma è sicuramente possibile continuare oltre, mi dicono fino ad una terrazza naturale, oltre la quale la cresta diventa alpinistica e pericolosa. Da questo punto torniamo quindi indietro per la stessa via fino al parcheggio, evitando naturalmente le deviazioni a mare e percorrendo per intero il sentiero verdeazzurro di cui avevamo saltato un buon pezzo passando sotto la recinzione al ritorno dallo Scoglio Nero. In alternativa possiamo invece scendere a Monterosso (decisamente più breve che tornare a Levanto, neanche un’ora di cammino) e, magari, tornare col treno.
Conclusioni: Gita piuttosto lunga, tanto che è il frutto di due esplorazioni successive, anche se nella seconda abbiamo comunque ripercorso tutte le parti significative della prima, compiendo praticamente il percorso qua descritto per intero, ma veramente interessante per la pittoresca e nascosta spiaggetta a pochi metri dall’abitato, per la possibilità alquanto rara di entrare (seppur non a fondo) in una suggestiva grotta marina, per il selvaggio litorale tra lo Scoglio Nero e Punta Spiaggia, nonché naturalmente per i bei panorami della classica gita a Punta Mesco, impreziositi dai bei ruderi della Chiesetta e magari anche dall’impressionante cresta in discesa da questi.
Link alle foto:
http://luoghidasogno.altervista.org/Mar ... icetto.htm
Partecipanti: Stefs e soundofsilence.
Lunghezza: 18 Km circa il percorso fatto da noi con alcune esplorazioni, 15 Km. il percorso pulito che consiglio.
Dislivello: 850 circa il dislivello fatto da noi, 700 circa quello del percorso pulito.
Difficoltà: EE i pochi metri che dalla spiaggia di Via au Mo portano alla diga foranea e alla piccola e adiacente spiaggetta con arco naturale. F la facoltativa salita alla passeggiata a mare privata di Villa Agnelli, che presenta un paio di metri tra il secondo e il terzo grado e quindi una rampetta di pochi metri dove non occorre scivolare.
EE anche la discesa a Punta Picetto e, soprattutto, l’accesso alla grotta marina, un po’ esposto sul mare e scivoloso, da fare con molta attenzione. Il sentiero che scende a Punta Picetto non è in effetti mai troppo ripido, ma è comunque una traccia appena accennata nel bosco, mentre il sentiero che abbiamo preso al ritorno è magari più individuabile, ma più ripido ed esposto, in definitiva però non presenta grosse difficoltà essendo comunque dotato di abbondanti corde. EE gli ultimi metri per scendere allo Scoglio Nero, dotati di staffe metalliche, ma non in ottime condizioni, tanto più che l’ultima manca e costringe ad un passaggio più alpinistico che escursionistico, seppur di neanche due metri, volendo però ci si può aiutare facilmente assicurando una corda alle staffe.
Tutto il resto E.
Percorso in macchina: da Genova in autostrada fino all’uscita di Carrodano, da dove scendiamo al mare fino a Levanto, ignorando la deviazione a sinistra per Monterosso e quella a destra per Genova. Proseguiamo invece ancora qualche metro in Corso Roma, che svolta quindi a sinistra in un ampio parcheggio adiacente alla sottostante passeggiata a mare; percorriamo quindi il parcheggio verso est, evitando di lasciarvi la macchina essendo a pagamento tutto l’anno per i non residenti (e anche parecchio caro) superando quindi un semaforo e scendere poi ad un incrocio. All’incrocio proseguiamo dritti a sinistra in Via Grillo, che, dopo una curva a destra, diventa via Cantarana. Percorriamo brevemente via Cantarana e, subito dopo una curva a destra e subito prima dell’ingresso a sinistra di un camping, troviamo un parcheggio (massimo due macchine) a fianco di un passo carrabile.
Percorso a a piedi: dal parcheggio proseguiamo pochi metri fino alla prima curva della strada e prendiamo quindi a destra Via Dietro le Mura, che percorriamo per 150 metri circa fino al suo termine in corrispondenza con l’incrocio del sentiero verdeazzurro, che imbocchiamo in discesa verso destra. In breve oltrepassiamo il castello e scendiamo al lungomare da salita San Giorgio. Percorriamo quindi il lungomare verso sinistra (est) per giungere in neanche 100 metri al molto che possiamo visitare attraversando un caratteristico sottopasso. Visitato il molo continuiamo verso est scendendo alla vicina spiaggia di Via au Mo, Percorriamo quindi tutta la spiaggia verso est e alla sua estremità ci destreggiamo tra il mare e gli scogli per giungere in breve sulla Diga Foranea e, da questa, risalendo un poco la roccia alle sue spalle, possiamo arrivare ad una bellissima quanto minuscola spiaggetta nascosta. Visitata la spiaggetta e il suo arco naturale; dalla spiaggetta, arrampicando un po’, sarebbe anche possibile raggiungere la soprastante passeggiata a mare di Villa Agnelli, ma occorrerebbe comunque scavalcarne la recinzione e ignorare i divieti di accesso (noi in realtà l’abbiamo anche fatto per andare a visitare la vicina spiaggia privata, ma, tutto sommato, non ne è valsa particolarmente la pena, molto più bella la spiaggetta precedente. Torniamo quindi indietro sui nostri passi fino alla partenza del sentiero per Punta Mesco (Salita San Giorgio) che imbocchiamo in salita. In breve giungiamo quindi nuovamente al Castello di Levanto e proseguiamo poi sul sentiero verdeazzurro salendo fino a quota 130 circa, dove troviamo cartelli indicatori e il bivio sulla sinistra per il Monte Focone. Qui lasciamo il sentiero verdeazzurro per prendere invece una sterrata in discesa sulla destra, superando un cancello aperto (se il cancello fosse chiuso si può tornare indietro pochi metri e prendere un sentierino parallelo alla sterrata e che dopo un centinaio di metri ci si congiunge). Scendendo ignoriamo subito una sterrata sulla destra e, quindi, un bivio in proprietà privata sulla sinistra (dal quale torneremo non sapendolo). Il sentiero scende a tornanti fino a giungere ad un tronco caduto che sbarra il passaggio. Meglio passarvi sotto e non tentare di scavalcarlo dati i vari spunzoni di rami (che in parte ho provato ad eliminare), occorre però quasi strisciare lasciando gli zaini, ma per fortuna sotto spunzoni non ce ne sono. Passato il tronco si arriva in breve alla scogliera, dove, prendendo a destra si arriva ad una bella grotta marina, nella quale si può entrare con prudenza, dato il passaggio stretto, scivoloso e a picco sul mare; ne vale comunque la pena per ammirare le pareti colorate della grotta più da vicino e alcune vaschette concrezionali alle quali occorre pure tenersi per maggior sicurezza. Ammirata la grotta percorriamo la scogliera nell’altro senso (est) raggiungendo in breve due punte (per raggiungere la seconda occorre passare a pelo d’acqua, cosa non consigliabile con mare grosso). L’esplorazione della scogliera termina poco oltre la seconda punta, ormai in vista di Punta Picetto, alla quale non si riesce ad arrivare causa un guado di pochi metri, non attraversabile senza mettere almeno i piedi in acqua (che non deve neanche essere tanto bassa…). Il ritorno avviene per la stessa via, o, volendo, o anche non volendo come è capitato a noi, risalendo dal mare per un sentiero alternativo attrezzato con funi blu, che sale a est di quello usato per scendere. Tornati quindi in un modo o nell’altro al Sentiero Verdeazzurro (la variante attrezzata con funi blu arriva comunque poi nello stesso punto) riprendiamo a destra in salita verso Punta Mesco.
In una settantina di metri, ignorando una deviazione sulla destra, giungiamo quindi sulla strada asfaltata e iniziamo a seguirla (sempre segnata in biancorosso) in salita verso destra. Dopo poco meno di 250 metri di asfalto prendiamo a destra un’altra stradina asfaltata in discesa, lasciando il sentiero verdeazzurro (che prosegue comunque su asfalto per altri 90meti da questo punto, per girare a sua volta a destra su un lastricato a fianco di un Hotel). La nuova stradina si trasforma ben presto in sterrata che continuiamo a percorrere ignorando un bivio sulla destra. Dopo 750 metri circa di stradina in falsopiano giungiamo quindi di fronte ad un cancello. Sulla sinistra del cancello, nonostante i divieti, un varco permette di entrare comodamente. Noi l’abbiamo interpretato tale varco (che sarebbe facilmente chiudibile), come lasciato intenzionalmente per permettere l’accesso alla sottostante spiaggia e quindi siamo passati, credendo anche che, come stabilisce d’altronde la legge, che le spiagge siano patrimonio di tutti e sia quindi più che giusto rendere effettivo tale diritto. Percorriamo quindi 150 metri nella stradina privata e, quindi, scendiamo a destra in una scarpatina a fianco di coltivazioni per non passare proprio sotto la villa; giungiamo così in breve ad una sottostante stradina che imbocchiamo verso sinistra; in circa 75 metri ci ricongiungiamo quindi alla stradina principale che imbocchiamo in discesa verso destra. Affrontiamo quindi un primo tornante e superiamo una zona franata, attualmente oggetto di lavori con ruspe. Superata la frana ignoriamo la chiara sterrata che continua dritta, in quanto va da un’altra casa, e compiamo invece un tornante verso sinistra continuando sulla, seppur meno evidente, strada principale. Dopo, mi pare, 6 tornanti la strada si trasforma in sentierino che corre parallelo, e poco sopra, la linea di costa verso ovest, per scendervi quindi tramite alcune staffe metalliche. Giunti alla spiaggia si possono quindi percorrere circa 150 metri di scogliera verso est e quindi tornare sui propri passi fino al bivio per la scarpatina scesa all’andata, risaliti quindi alla strada privata principale, la imbocchiamo verso sinistra e, dopo 50 metri, imbocchiamo una deviazione sulla destra in salita. Percorriamo quindi 75 metri in direzione est, per poi compiere un simil tornate e dirigerci per una quarantina di metri verso ovest; qui nuovamente curviamo compiendo un tornante verso est e trovandoci quindi a raggiungere una recinzione in plastica. Passiamo quindi sotto il recinto, magari sollevandolo leggermente e ci ritroveremo quindi a pochissimi metri dal sentiero verdeazzurro che imbocchiamo verso destra in salita. Dopo una cinquantina di metri di dislivello il sentiero prosegue poi più pianeggiante e raggiungiamo un roccione esposto e panoramico.(Rocca Spaccata), percorriamo quindi altri 750 metri circa in falsopiano ed arriviamo ad un piccolo slargo, dove una freccia azzurra indica di proseguire verso il Mesco (qua dovrebbe essere l’inizio del sentiero che scende a Punta Gatta, meta di una prossima esplorazione; nell’occasione ne abbiamo percorso una parte, non trovando i punti molto esposti di cui ci avevano parlato, ma trovando invece notevoli difficoltà di reperimento della traccia). Proseguiamo quindi verso la sommità del promontorio salendo per un centinaio di metri di dislivello giungiamo quindi ai ruderi dell’antico semaforo, Da questi primi ruderi, seguiamo le indicazioni per Sant’Antonio che raggiungiamo in breve dirigendoci verso sud. Visitati i suggestivi ruderi della vecchia Chiesetta, possiamo continuare sul crinale fino ad alcune costruzioni in rovina e quindi iniziare la discesa della panoramicissima cresta. Nell’occasione ne ho percorso solo una sessantina di metri (a partire da un basamento colorato che ne segna l’inizio), ma è sicuramente possibile continuare oltre, mi dicono fino ad una terrazza naturale, oltre la quale la cresta diventa alpinistica e pericolosa. Da questo punto torniamo quindi indietro per la stessa via fino al parcheggio, evitando naturalmente le deviazioni a mare e percorrendo per intero il sentiero verdeazzurro di cui avevamo saltato un buon pezzo passando sotto la recinzione al ritorno dallo Scoglio Nero. In alternativa possiamo invece scendere a Monterosso (decisamente più breve che tornare a Levanto, neanche un’ora di cammino) e, magari, tornare col treno.
Conclusioni: Gita piuttosto lunga, tanto che è il frutto di due esplorazioni successive, anche se nella seconda abbiamo comunque ripercorso tutte le parti significative della prima, compiendo praticamente il percorso qua descritto per intero, ma veramente interessante per la pittoresca e nascosta spiaggetta a pochi metri dall’abitato, per la possibilità alquanto rara di entrare (seppur non a fondo) in una suggestiva grotta marina, per il selvaggio litorale tra lo Scoglio Nero e Punta Spiaggia, nonché naturalmente per i bei panorami della classica gita a Punta Mesco, impreziositi dai bei ruderi della Chiesetta e magari anche dall’impressionante cresta in discesa da questi.
Link alle foto:
http://luoghidasogno.altervista.org/Mar ... icetto.htm
Last edited by soundofsilence on Thu Feb 23, 2017 21:15, edited 1 time in total.
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.
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Re: Promontorio di Punta Mesco
E ancora:
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Re: Promontorio di Punta Mesco
Complimenti Sound per il giro Punta Mesco rivela angoli nascosti che non avrei immaginato, poi la possibilità di riuscire ad entrare (anche se parzialmente) in una grotta marina.... molto interessante
"Un uomo va al di là di ciò che può afferrare" (N. Tesla)
"De gustibus non disputandum est"
La montagna non uccide... è l'uomo che sottovaluta i pericoli...
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Re: Promontorio di Punta Mesco
Il sentiero che scende a Punta Gatta mi ha stuzzicato...
Ciao, Ste
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Re: Promontorio di Punta Mesco
Ho controllato, sembra proprio andare lì, direi che bisogna superare quel saltino direttamente e poi vedere, la direzione andava bene.Stefs wrote:Il sentiero che scende a Punta Gatta mi ha stuzzicato...
Ciao, Ste
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Re: Promontorio di Punta Mesco
E ce ne sono ancora....teo-85 wrote:Complimenti Sound per il giro Punta Mesco rivela angoli nascosti che non avrei immaginato, poi la possibilità di riuscire ad entrare (anche se parzialmente) in una grotta marina.... molto interessante
Forse sabato andiamo per provare a completare l'esplorazione.
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Re: Promontorio di Punta Mesco
Sabato 25 febbraio 2017: Begasti (130) – Monterosso (0) – Scogliere Punta Mesco (0) – Monterosso (0) – Sant’Antonio del Mesco (305) – Monterosso (0) - Begasti (130).
Partecipanti: Piera e soundofsilence.
Lunghezza: 12,2 Km. Quelli percorsi da noi con varie esplorazioni, 11,2 il percorso pulito.
Dislivello: 500 circa il dislivello pulito, 600 quello fatto da noi con varie esplorazioni.
Difficoltà: EE la scogliera in genere, in particolare il passaggio sotto il ponte crollato in cui occorre usare le mani, e una stretta cengia esposta a metà scogliera, seguita da una paretina inclinata con ghiaietto, dove ci si può aiutare con un cordino posto in loco. EE anche la discesa dal semaforo del Mesco lungo il crinale, specie l’ultima parte, tutto il resto E.
Percorso in macchina: da Genova in autostrada A12 fino all’uscita di Carrodano. Dall’uscita ci si dirige verso Levanto, fino ad incontrare, sulla sinistra, il bivio per Monterosso e le Cinque Terre.
Qui si imbocca la sp43 e la si segue fino a quando si incrocia la sp38, dove si prende a destra per Monterosso.
Si può quindi scendere fino all’ultimo parcheggio libero, che si trova a quota 120 circa sulla destra (disponbili 3 posti, quindi è bene arrivare presto), a fianco ad un muretto (poco dopo vi è un parcheggio riservato a un ristorante, sempre sulla destra, e, subito dopo, inizia l’area blu riservata ai residenti o a pagamento (in realtà ultimamente le strisce blu da qui in poi sono state ridipinte di bianco per circa 450 metri fino a quota 90 circa.)
Percorso a a piedi: dal parcheggio si prosegue lungo la strada asfaltata in discesa per circa 500 metri, prendendo quindi un sentierino sulla sinistra che, passato a sinistra di una villa, diventa assai stretto e raggiunge in breve Monterosso e la piazza principale del paese. Dalla piazza si prende a destra seguendo il sentiero segnato in bianco e rosso, che lasciamo subito a sinistra per imboccare un tunnel. All’uscita del tunnel ci ricolleghiamo al sentiero verdeazzurro e riprendiamo a seguirlo verso est. Percorriamo quindi il lungomare e scendiamo alla sottostante spiaggia per vedere da vicino lo scoglio spaccato in due, quasi un simbolo di Monterosso. Giunti allo scoglio (Scoglio du ma passu), possiamo anche salirlo, per poi ritornare sul lungomare e continuare verso est.
Giunti alla fine del lungomare prendiamo brevemente a sinistra per vedere da vicino la statua del “Gigante”. Con facile e breve arrampicata (EE), possiamo anche arrivarvi davanti per godere di un diverso punto di vista.
Torniamo quindi sul sentiero verdeazzurro e riprendiamo a seguirlo verso est, e, in 130 metri circa, ci troviamo di fronte ad un bivio: sulla destra il sentiero verdezzurro continua su una scalinata, mentre noi prendiamo a sinistra dirigendoci verso la scogliera. In poco più di 300 metri arriviamo ad un ponte crollato, che si può comunque attraversare sfruttando alcune assi di legno un po’ in bilico, meglio sicuramente passarvi sotto, seppur con attenzione. Passato il ponte il sentiero continuerebbe sulla destra, seppur assai rovinato, noi proseguiamo invece direttamente su scogliera. La scogliera può essere percorsa verso est per circa un Km, presentando solo un punto difficile: una stretta cengia esposta seguita da una paretina attrezzata con corda. Al termine della scogliera giungiamo nei pressi dell’estremità di Punta Mesco, ma non riusciamo a raggiungerla a causa di un guado non percorribile senza mettere i piedi in acqua (forse col mare molto calmo sarebbe possibile); non resta quindi che tornare indietro sui propri passi fino al ponte crollato (ulteriore alternativa sarebbe un percorso alpinistico che sale verso la cresta del semaforo di Punta Mesco). Giunti al ponte noi abbiamo poi esplorato i resti del vecchio sentiero che risale verso quello segnato per Sant’Antonio del Mesco, ma, passato un tratto attrezzato con corde ci siamo trovati su terreno ripido e assai infrascato senza poter capire in che direzione proseguire e, quindi, siamo tornati al ponte crollato e da questo al Sentiero Verdeazzurro che abbiamo imboccato verso sinistra, in salita verso Punta Mesco. Seguiamo quindi il sentiero segnato fino in vetta al Promontorio del Mesco e, quindi, fino ai ruderi della Chiesa di Sant’Antonio. Dai ruderi continuiamo fino al Semaforo e quindi imbocchiamo il crinale sud, che seguiamo per oltre 100 metri, scendendo fino a quota 240 circa, fermandoci nei pressi di un albero, quando la prosecuzione diventa pericolosa senza attrezzatura alpinistica. Torniamo quindi sui nostri passi fino a Sant’Antonio e quindi ridiscendiamo a Monterosso e ripercorriamo il tragitto dell’andata fino al parcheggio di Begasti.
Conclusioni: gita sicuramente meno interessante di quelle effettuate sul versante ovest di Punta Mesco, la scogliera percorsa è in effetti sì selvaggia, ma non presenta punti di particolare interesse paragonabili a quelli ammirati sull’altro versante. La si potrebbe sicuramente rendere più interessante riuscendo a collegare la scogliera con la cresta in discesa dal semaforo di Punta Mesco, ma il percorso sembrerebbe alpinistico, anche se mi riservo di esplorare meglio in futuro per cercare un possibile collegamento alla portata dell’escursionista, seppur esperto ed attrezzato. Restano comunque interessanti i classici bei panorami da Sant’Antonio, il Gigante e lo scoglio du ma passu, nonché il vertiginoso tratto di cresta in discesa dal semaforo.
Punta Corone Pae Veciu e Capo Montenero da Monterosso in controluce
Rocca du ma passu spiaggia Fegina e Punta Mesco
Statua del Gigante vista di fronte
Masso e primo piano estremità Punta Mesco
Mare e pino da sopra scogliera Punta Mesco
Cresta Punta Mesco con scoglio Gagiato sullo sfondo
Primo piano Scoglio Gagiato da cresta Punta Mesco
Rocca du Ma Passu in controluce
Partecipanti: Piera e soundofsilence.
Lunghezza: 12,2 Km. Quelli percorsi da noi con varie esplorazioni, 11,2 il percorso pulito.
Dislivello: 500 circa il dislivello pulito, 600 quello fatto da noi con varie esplorazioni.
Difficoltà: EE la scogliera in genere, in particolare il passaggio sotto il ponte crollato in cui occorre usare le mani, e una stretta cengia esposta a metà scogliera, seguita da una paretina inclinata con ghiaietto, dove ci si può aiutare con un cordino posto in loco. EE anche la discesa dal semaforo del Mesco lungo il crinale, specie l’ultima parte, tutto il resto E.
Percorso in macchina: da Genova in autostrada A12 fino all’uscita di Carrodano. Dall’uscita ci si dirige verso Levanto, fino ad incontrare, sulla sinistra, il bivio per Monterosso e le Cinque Terre.
Qui si imbocca la sp43 e la si segue fino a quando si incrocia la sp38, dove si prende a destra per Monterosso.
Si può quindi scendere fino all’ultimo parcheggio libero, che si trova a quota 120 circa sulla destra (disponbili 3 posti, quindi è bene arrivare presto), a fianco ad un muretto (poco dopo vi è un parcheggio riservato a un ristorante, sempre sulla destra, e, subito dopo, inizia l’area blu riservata ai residenti o a pagamento (in realtà ultimamente le strisce blu da qui in poi sono state ridipinte di bianco per circa 450 metri fino a quota 90 circa.)
Percorso a a piedi: dal parcheggio si prosegue lungo la strada asfaltata in discesa per circa 500 metri, prendendo quindi un sentierino sulla sinistra che, passato a sinistra di una villa, diventa assai stretto e raggiunge in breve Monterosso e la piazza principale del paese. Dalla piazza si prende a destra seguendo il sentiero segnato in bianco e rosso, che lasciamo subito a sinistra per imboccare un tunnel. All’uscita del tunnel ci ricolleghiamo al sentiero verdeazzurro e riprendiamo a seguirlo verso est. Percorriamo quindi il lungomare e scendiamo alla sottostante spiaggia per vedere da vicino lo scoglio spaccato in due, quasi un simbolo di Monterosso. Giunti allo scoglio (Scoglio du ma passu), possiamo anche salirlo, per poi ritornare sul lungomare e continuare verso est.
Giunti alla fine del lungomare prendiamo brevemente a sinistra per vedere da vicino la statua del “Gigante”. Con facile e breve arrampicata (EE), possiamo anche arrivarvi davanti per godere di un diverso punto di vista.
Torniamo quindi sul sentiero verdeazzurro e riprendiamo a seguirlo verso est, e, in 130 metri circa, ci troviamo di fronte ad un bivio: sulla destra il sentiero verdezzurro continua su una scalinata, mentre noi prendiamo a sinistra dirigendoci verso la scogliera. In poco più di 300 metri arriviamo ad un ponte crollato, che si può comunque attraversare sfruttando alcune assi di legno un po’ in bilico, meglio sicuramente passarvi sotto, seppur con attenzione. Passato il ponte il sentiero continuerebbe sulla destra, seppur assai rovinato, noi proseguiamo invece direttamente su scogliera. La scogliera può essere percorsa verso est per circa un Km, presentando solo un punto difficile: una stretta cengia esposta seguita da una paretina attrezzata con corda. Al termine della scogliera giungiamo nei pressi dell’estremità di Punta Mesco, ma non riusciamo a raggiungerla a causa di un guado non percorribile senza mettere i piedi in acqua (forse col mare molto calmo sarebbe possibile); non resta quindi che tornare indietro sui propri passi fino al ponte crollato (ulteriore alternativa sarebbe un percorso alpinistico che sale verso la cresta del semaforo di Punta Mesco). Giunti al ponte noi abbiamo poi esplorato i resti del vecchio sentiero che risale verso quello segnato per Sant’Antonio del Mesco, ma, passato un tratto attrezzato con corde ci siamo trovati su terreno ripido e assai infrascato senza poter capire in che direzione proseguire e, quindi, siamo tornati al ponte crollato e da questo al Sentiero Verdeazzurro che abbiamo imboccato verso sinistra, in salita verso Punta Mesco. Seguiamo quindi il sentiero segnato fino in vetta al Promontorio del Mesco e, quindi, fino ai ruderi della Chiesa di Sant’Antonio. Dai ruderi continuiamo fino al Semaforo e quindi imbocchiamo il crinale sud, che seguiamo per oltre 100 metri, scendendo fino a quota 240 circa, fermandoci nei pressi di un albero, quando la prosecuzione diventa pericolosa senza attrezzatura alpinistica. Torniamo quindi sui nostri passi fino a Sant’Antonio e quindi ridiscendiamo a Monterosso e ripercorriamo il tragitto dell’andata fino al parcheggio di Begasti.
Conclusioni: gita sicuramente meno interessante di quelle effettuate sul versante ovest di Punta Mesco, la scogliera percorsa è in effetti sì selvaggia, ma non presenta punti di particolare interesse paragonabili a quelli ammirati sull’altro versante. La si potrebbe sicuramente rendere più interessante riuscendo a collegare la scogliera con la cresta in discesa dal semaforo di Punta Mesco, ma il percorso sembrerebbe alpinistico, anche se mi riservo di esplorare meglio in futuro per cercare un possibile collegamento alla portata dell’escursionista, seppur esperto ed attrezzato. Restano comunque interessanti i classici bei panorami da Sant’Antonio, il Gigante e lo scoglio du ma passu, nonché il vertiginoso tratto di cresta in discesa dal semaforo.
Punta Corone Pae Veciu e Capo Montenero da Monterosso in controluce
Rocca du ma passu spiaggia Fegina e Punta Mesco
Statua del Gigante vista di fronte
Masso e primo piano estremità Punta Mesco
Mare e pino da sopra scogliera Punta Mesco
Cresta Punta Mesco con scoglio Gagiato sullo sfondo
Primo piano Scoglio Gagiato da cresta Punta Mesco
Rocca du Ma Passu in controluce
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