Le vie del Vino

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paolocerreta
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Le vie del Vino

Post by paolocerreta »

Già, dal titolo vi aspetterete un racconto di una bella escursione in un ambiente caratterizzato dalla nobile arte della viticultura. Niente affatto, le vie che abbiamo percorso Sabato scorso sono abbastanza conosciute, ma vorrei provare a raccontarvele da una prospettiva diversa, sotto un’altra luce.

E’ da quasi un anno (dallo scorso autunno per la precisione) che con Società per gli Studi Storici dell’Alta Valle Scrivia stiamo lavorando ad una pubblicazione la quale, considerati i tempi biblici per questo genere di cose, dovremmo condurre in porto per l’estate.
Si tratta del recupero della memoria storica di un sottile lembo di appennino genovese, caratterizzato, fino alla metà del secolo scorso, da una intensa coltivazione della vite non destinata all'autoconsumo famigliare ma ad una commercializzazione all’ interno dell’economia di scambio tipica del nostro appennino che fu.
In questa precisa striscia di terra della media bassa Val Brevenna, vuoi per le caratteristiche microclimatiche, vuoi per la particolare composizione del terreno e la non l’eccessiva altitudine, uniti ad altri fattori necessari, permisero l’impianto di una vasta zona coltivata prevalentemente a vigneto.
Tutte circostanze sfociate in una trasformazione anche dal punto di vista paesaggistico, attraverso la monumentale opera di terrazzamento resistita nel corso dei secoli ma al giorno d’oggi inghiottita dal bosco.
Ma di quali paesi stiamo parlando? Esattamente di Caserza, Canevelle, Molino di Frassinello, Carsassina, Cerreta, Villa Fontana, La Cà, Casottino, Clavarezza, Porcile, Prosomentino, Molino Vecchio, Baio e Scapitola e in sponda opposta, Frassineto..
Certo, è pur vero che un po’ tutti i borghi appenninici, ovviamente quelli che godono di una felice esposizione a sud-sud - est era presente qualche fascia coltivata a vigneto, quantomeno destinata all’ autoproduzione famigliare del vino.
Ma in questa precisa zona la produzione vitivinicola era una, se non “la” voce fondamentale del bilancio famigliare, tanto da rappresentare fonte di tassazione sul reddito ottenuto dalla produzione e vendita.
Non si trattava quindi di qualcosa di sporadico, ma di una fabbricazione in quantità “industriali”, poiché all’ epoca, come spesso è emerso dalle testimonianze orali raccolte “ Non c’erano tutte le cose da bere di adesso, o bevevi acqua o se c’era, il vino”; e pure che : ” Senza fiasco, molti non partivano per lavorare!”.
Insomma, con il vino prodotto e venduto ci campavano e ciò ne testimonia anche la buona qualità dello stesso e l’abilità di vignaioli degli abitanti di questi paesi.

Ma che centra tutto questo con l’escursionismo?
Intervistando gli ultimi anziani che hanno vissuto e visto quell’epoca, è venuta fuori la rete commerciale costituita dai mulattieri che, a dorso di mulo, solcavano questi sentieri per andare ad acquistare il prezioso nettare o scambiarlo con altri beni di prima necessità.
Il vino veniva venduto sia nei borghi dell’ altavalle e località limitrofe ( Tonno, Casareggio, Pareto, Carsi, Senarega, Cerviasca, Alpe di Vobbia, Crocefieschi, Sorrivi etc.) sia nei vicini paesi della Valle Scrivia ( per lo più Casella, Busalla, Montoggio, altresì verso la val Pentemina), ma anche e soprattutto al di la dell’ Antola, specialmente a Caprile, Berga, Croso e Campassi. Oltre a ciò, sono affiorate da questi preziosi ricordi figure quasi mitiche di mulattieri-commercianti, come Cinto e Baxòu, entrambi di Berga o Gustùn dei Campassi, personaggi che con le loro mule arrivavano nella media bassa val Brevenna per acquistare e caricare il vino sul dorso delle loro mule, dentro le otri ricavate dalle pelli di capra, che poi rivendevano alle osterie dei propri paesi.

Ebbene, affascinati da questi racconti, abbiamo deciso con Giuseppe di cercare di ricalcare alcune di queste vie, da noi ribattezzate appunto le “vie del Vino”, dal fondo valle della Val Brevenna verso Berga e i paesi dei d’intorni della vallata dei Campassi.

Siamo partiti al mattino presto, alle sette in punto, da Molino Vecchio (533 m.), risalendo il tratto iniziale del Qz3. Dopo pochi minuti di salita, siamo arrivati al bivio della Costa (656 m.) , un primo importante incrocio di queste vie: se infatti ci si dirige a sinistra, seguendo il qz3, si giunge a Cerreta e da li volendo a Carsassina, due delle mete dei commercianti preferiti, in quanto il vino li prodotto era considerato di prima qualità.
Noi invece, per riprendere il percorso verso Berga, abbiamo preso il sentiero che piega a destra, in direzione Clavarezza.
Abbiamo attraversato il bosco della Scabbia di sotto e superato il guado dell’omonimo rio, il sentiero sale costante in mezzo ad una zona terrazzata detta Babiglion, coltivata un tempo a vigna.
Si procede superando i resti di un piccolo casone ormai diroccato ( casun du Beppin) dove è presente un piccolo trogolo ancora incrostato dal verderame utilizzato per difendere l’uva dalle varie malattie. Passando di li ci viene in mente quanto raccontatoci da Luigi, classe 1929, di Frassinello, che ancora ricorda molto bene che : ”Quando davano il verderame era uno spettacolo, perché tutta la costa di monte diventava blu”.
Arriviamo quindi a Clavarezza (811m.), incrociando il cerchio barrato giallo che seguiremo fino a Porcile (947 m.), e anche qui ci risuona nella testa la voce di Gianni di Clavarezza, classe 1935, quando ci aveva spiegato l’itinerario seguito dei mulattieri : “Partivano al mattino, passavano dal strada del Buio e scendevano qua, a Clavarezza, per andare o alla Cerreta e a Carsassina passando nella Scabbia di sotto, o a Caserza, sulla strada di sopra, e ripassavano carichi alla sera. Mi ricordo che tenevano bene le mule, tutte belle lisce e con tutti i sûnaggi
Clavarezza e monte Proventino.jpg
Da Porcile abbiamo seguito il tre palle giallo fino al passo dell’incisa (1070m.) e da li ci innestiamo sull’uguale giallo, in direzione Antola.
La giornata non era proprio delle migliori: nuvole di umidità si presentano già all’orizzonte e quello che temevamo si realizzerà al pomeriggio.
Pareto e Caselline.jpg
Siamo così arrivati all’inizio della salita del Busco, che abbiamo risalito, e prima di proseguire verso il Buio, ci siamo concessi una breve deviazione sopra al monte Carmo di Pareto ( 1325 m.) per fotografare i primi narcisi.
Dal Carmo di Pareto.jpg
Tornati sul sentiero, abbiamo attraversato la costa del monte Buio ignorando il bivio del quadrato giallo proveniente da Vallenzona, dirigendoci verso il casotto di Tonno (1319 m.).
Tonno CAsareggio Aiai Vecchia Cerviasca e Carsi.jpg
Da qui abbiamo preso la deviazione per la Sella Banchiera (sentiero n.251): all’inizio il percorso è piuttosto mal concio, in alcuni punti difficilmente individuabile, ma se si ha la pazienza di continuare più ci si inoltra nella faggeta più questo migliora.
Dopo quasi quaranta minuti lungo il 251, siamo così arrivati all’importante incrocio della Sella Bachiera ( 1274 m.), e il nostro itinerario sulle orme di questi mitici personaggi è proseguito con la discesa verso Berga.
Faggeta.jpg
Anche qui va fatta molta, ma molta attenzione, perché il sentiero non è ben segnalato ( sporadici segnai bianco rossi) e spesso e volentieri la traccia tende a perdersi nel bosco. Con fatica siamo riusciti ad individuarla e dopo un'altra buona mezzora siamo arrivati ai dirupati ( per non dire rasi al suolo) Casoni di Berga (1077 m.).
Ancora venti minuti di discesa malagevole lungo il sentiero n.250 e finalmente giungiamo alla meta del nostro viaggio, Berga (898 m.), dopo circa cinque ore di viaggio.
Arrivo a berga.jpg
Ci aggiriamo per il grazioso paesino, fantasticando su dove Cinto o Baxòu potevano abitare, ma alla fine del giro turistico ci siamo accomodiamo sulla piazzetta del trogolo di paese per la meritata pausa.
I nostri piani prevedevano di scendere a valle del rio Berga e risalire verso San Clemente e San Fermo, e da li fare ritorno a casa passando per il passo Sesenelle.
Purtroppo una bella burrasca andava a formarsi proprio sopra al Buio e ciò ci ha convinti a tagliare i tempi della pausa ed ad incamminarci lungo un sentiero secondario che una signora del posto ci ha indicato per risalire velocemente verso il passo Sesenelle, non transitando da San Clemente ( forse la vera via percorsa dai mulattieri di un tempo per recarsi in Val Brevenna).
Berga.jpg
Detto fatto e dopo nemmeno mezzora di pausa ci siamo incamminati lungo la bellissima mulattiera, enorme, non segnalata sulla mappe, la quale costuituisce il naturale prolungamento in uscita del caruggio centrale di Berga e che costeggiando dall’alto il rio Berga, si incunea nella selvaggia vallata fino ad attraversare il rigoglioso rio con un bellissimo ponticello in legno.
La signora ci aveva parlato di una traccia che risaliva assai ripidamente il costone di monte, proprio subito dopo il ponte, e fortunatamente così si è rivelato.
Purtroppo, nel frattempo, ha iniziato a piovere, dapprima molto piano, poi sempre più intensamente, fino a trasformarsi in una bella e fitta grandinata.
Meno male che con noi avevamo i kway, e anche qui il pensiero ( soprattutto per motivarci!) è volato inevitabilmente a tutti quegli uomini e donne che nel corso dei secoli hanno solcato queste mulattiere con qualsiasi condizione metereologica: era la vita, o meglio la sopravvivenza, e loro erano obbligati a sorbirsi i capricci del tempo e tutti questi chilometri. Noi, tutto sommato, lo facciamo per pura passione e diletto, perciò con il sorriso sulle labbra, nonostante la pioggia inframezzata da belle grandinate, abbiamo tirato dritto per la nostra strada senza lamentarci più di tanto.
Il sentiero è sbucato nei pressi di una ampia sterrata (pian da Poanna). A senso avremo dovuto tagliarla fino a incrociare il sentiero per il passo Sesenelle ( gua di Giassi in dialetto), ma essendo il temporale sempre minaccioso abbiamo deciso di allungarci la strada con la speranza che i nuvoloni perdessero energia, prendendo tempo percorrendo a ritroso la sterrata fino all’incrocio con il tre palle gialle proveniente da San Fermo.
Berga visto dalla sterrata
Berga visto dalla sterrata
Giunti all’incrocio con il tre palle gialle abbiamo risalito la costa di monte che collega il Buio con i Piani di Vallenzona, fino al passo delle Sesenelle (1257 m.), dove abbiamo abbandonato il tre palle gialle in favore del quadrato giallo.
In realtà, procedendo a ritroso sul quadrato giallo, dopo pochi passi si stacca un’evidente sentiero senza segnavia, che tagliando il contrafforte occidentale del monte Buio, si ricollega all’uguale giallo alla base della salita con i pini del Busco. Tuttavia abbiamo deciso di salire anche sulla sempre bella vetta del Buio, e mai tale decisione si rivelò così azzeccata.
Infatti, dopo un ora e mezza di marcia sotto alla pioggia e alla grandine, siamo giunti in cima al Buio (1401 m.), dove un timido sole, tra la nebbia che risaliva dal fondo valle, ci ha regalato l’emozione della fioritura dei narcisi.
Narcisi sul Buio 2.jpg
Narcisi monte Buio maggio 2017.jpg

Siamo così ridiscesi lungo il crinale, fino all’incrocio con il sentiero che proviene da Casareggio, e da li, a ritroso seguendo l’uguale giallo fino all’Incisa, dove abbiamo seguito, come per l’andata, il tre palle gialle fino a Porcile.
Giunti Porcile, hanno fatto capolino nella nostra mente le parole di un'altra testimonianza, quella di Gianni di Porcile, classe 1936: “Mi ricordo quando passava da Porcile Cinto di Berga, per andare al Baio a comprare il vino. Passava con il cavallo e andava dalla Marinin del Baio per comprarlo. Lo caricavano nelle pelli di capra, e nelle pelli più grandi ci stava fino a sessanta litri per volta.
Ebbene, poco prima del cimitero di Clavarezza si stacca una traccia che conduce all’antica mulattiera che collegava appunto Clavarezza al fondo valle. Inutile dire che la mulattiera si trova in uno stato pessimo, ma oramai, dopo quello che abbiamo passato, decidiamo di proseguire.
Il sentiero corre in piano, per poi svoltare decisamente a sinistra, dove si attraversa un tratto fortemente infrascato.
Si sbuca nei pressi una sterrata e oltrepassata questa si scende ripidamente lungo una stretta via formata per lo più da scalette. Man mano che si scende si incontrano le fasce terrazzate, e anche qui il pensiero vola inevitabilmente alle estenuanti fatiche dei contadini eroici qui coltivano la vigna.
In questi tratti il sentiero è così ripido che si fa fatica quasi a stare in piedi a ridiscenderlo, figuriamoci a portarci il letame con le ceste in spalla. E infatti Agnese, classe 1926 ci ha raccontano che:” Era dura camallare le corbe di liamme su per il Bricchetto, e anche portare giù l’uva, perché la strada è molto dritta, tutta scalette. Infatti gli uomini, d’inverno quando non sapevano cosa fare, dicevano: “facciamo quattro, cinque volte sul Bricchetto” e non una volta di più in una giornata di lavoro, a portarci il letame, perché era molto faticoso!”.
Siamo così giunti al Baio, e seguendo la strada asfaltata, siamo rientrati a Molino Vecchio, concludendo così questo strano, lungo ma bellissimo anello.

Come tempistiche abbiamo impiegato circa nove ore, per un totale di circa 33 chilometri circa, accompagnati da innumerevoli zecche ( io ben 12, Giuseppe 4!)

A presto!
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teo-85
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Re: Le vie del Vino

Post by teo-85 »

Complimenti Paolo per la costanza nel cercare queste antiche vie del commercio =D> =D> Sicuramente immagino che fino agli anni '50 erano abbastanza frequentate, magari dagli allevatori per portare le vacche su ai pascoli, visto che da come hai descritto raggiungevano i crinali... ma mai da un lato avrei pensato ad un commercio abbastanza cospicuo di vino (di montagna a tutti gli effetti) su quei crinali, considerando inoltre che era il vino della vallata, e non quello che arrivava dalla costa... E quel vino era in effetti la "ricchezza" per gli abitanti, che lo smerciavano nei paesi limitrofi; sarei curioso di capire le quotazioni di quel vino prodotto... e un'altra curiosità (non credo l'hai accennato): sarà stato bianco o rosso, o tutte e due?
Interessante anche come il mezzo di locomozione (il mulo) era un prezioso alleato, e immagino come la figura del mulattiere aveva un certo rispetto...
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Re: Le vie del Vino

Post by psiconauta »

=D> =D> =D>

complimenti x la scarpinata ! :shock: e grazie per tutti gli accenni storici di cui hai cosparso il racconto..........come ti ha già accennato Teo, però, non hai approfondito la questione più importante [-( ............................bianco o rosso ? 8) :D

:-k ....ma soprattutto, aggiungo, quali vitigni ? :-k questo sarebbe molto interessante da sapere, magari sono varietà quasi (se non del tutto) scomparse....

non conosco quasi per nulla le vs. zone :imbarazzo: , ma penso che prima o poi farò volentieri un passo a Carsassina per vedere se c'è ancora qualcuno che lo fa, il vino ! : Thumbup :
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...........non seguitemi, mi sono perso anch'io !
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Re: Le vie del Vino

Post by awretus »

Escursione storica molto interessante. C'è la possibilità di dormire da qualche parte per spezzare in due tappe?
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paolocerreta
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Re: Le vie del Vino

Post by paolocerreta »

teo-85 wrote:Complimenti Paolo per la costanza nel cercare queste antiche vie del commercio =D> =D> Sicuramente immagino che fino agli anni '50 erano abbastanza frequentate, magari dagli allevatori per portare le vacche su ai pascoli, visto che da come hai descritto raggiungevano i crinali... ma mai da un lato avrei pensato ad un commercio abbastanza cospicuo di vino (di montagna a tutti gli effetti) su quei crinali, considerando inoltre che era il vino della vallata, e non quello che arrivava dalla costa... E quel vino era in effetti la "ricchezza" per gli abitanti, che lo smerciavano nei paesi limitrofi; sarei curioso di capire le quotazioni di quel vino prodotto... e un'altra curiosità (non credo l'hai accennato): sarà stato bianco o rosso, o tutte e due?
Interessante anche come il mezzo di locomozione (il mulo) era un prezioso alleato, e immagino come la figura del mulattiere aveva un certo rispetto...
psiconauta wrote:=D> =D> =D>

complimenti x la scarpinata ! :shock: e grazie per tutti gli accenni storici di cui hai cosparso il racconto..........come ti ha già accennato Teo, però, non hai approfondito la questione più importante [-( ............................bianco o rosso ? 8) :D

:-k ....ma soprattutto, aggiungo, quali vitigni ? :-k questo sarebbe molto interessante da sapere, magari sono varietà quasi (se non del tutto) scomparse....

non conosco quasi per nulla le vs. zone :imbarazzo: , ma penso che prima o poi farò volentieri un passo a Carsassina per vedere se c'è ancora qualcuno che lo fa, il vino ! : Thumbup :
Ehhh ma mica posso dire tutto sennò spoilero la pubblicazione :oops: Scherzo :lol:
E' che essendoci da tanto sopra do per scontate cose che invece non sono : Oops :
Si trattava di vino rosso, ottenute da un tipo di uvaggio qui chiamato Nebbiolo, ma che a detta dell'enologo che ci ha coadiuvato non ha nulla a che fare con il Nebbiolo piemontese odierno.
Dalle testimonianze e' emerso che solo una famiglia si era specializzata nel vino bianco, che rivendeva ad alcune parrocchie della zona per essere usato come vin Santo...una sorta di "nicchia di mercato" dell' epoca :wink:
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paolocerreta
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Re: Le vie del Vino

Post by paolocerreta »

awretus wrote:Escursione storica molto interessante. C'è la possibilità di dormire da qualche parte per spezzare in due tappe?
Ciao!
Allungandola un po' puoi dormire al rifugio del monte Antola, così da raggiungere Berga passando dalla Sella Banchiera prendendo il sentiero che parte proprio poco sotto la cima dell'Antola,presso la sella est : Thumbup :
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Re: Le vie del Vino

Post by daniele64 »

Questo è escursionismo etnologico o enologico ? :risataGrassa:
In ogni caso è tutto davvero interessantissimo ! =D> =D>
E poi 33 chilometri , in 9 ore e con quel tempaccio ... :pensoso:
Complimentoni per tutto . : Thumbup :
:smt006
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Re: Le vie del Vino

Post by scinty »

Grandissimi Paolo e Giuseppe! =D> =D> =D> complimenti per la ricerca, il giro e il racconto!!! : Ok : : Thanks : : Thumbup :
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
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Re: Le vie del Vino

Post by paolocerreta »

scinty wrote:Grandissimi Paolo e Giuseppe! =D> =D> =D> complimenti per la ricerca, il giro e il racconto!!! : Ok : : Thanks : : Thumbup :
: Thanks : Scinty!
daniele64 wrote:Questo è escursionismo etnologico o enologico ? :risataGrassa:
In ogni caso è tutto davvero interessantissimo ! =D> =D>
E poi 33 chilometri , in 9 ore e con quel tempaccio ... :pensoso:
Complimentoni per tutto . : Thumbup :
:smt006
Grazie Daniele : Thumbup :
Secondo me e' stato proprio il mal tempo a farci accelerare :risataGrassa:
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Re: Le vie del Vino

Post by psiconauta »

paolocerreta wrote:Ehhh ma mica posso dire tutto sennò spoilero la pubblicazione :oops: Scherzo :lol:
Image
paolocerreta wrote:Si trattava di vino rosso, ottenute da un tipo di uvaggio qui chiamato Nebbiolo, ma che a detta dell'enologo che ci ha coadiuvato non ha nulla a che fare con il Nebbiolo piemontese odierno.
...dovrebbe essere questo, immagino (vedi alla voce "assurdità della globalizzazione" Image) :

http://www.lastampa.it/2016/03/16/edizi ... agina.html" onclick="window.open(this.href);return false;

....un dolcetto molto diffuso una volta in tutto il basso piemonte e senz'altro uno dei miei vitigni preferiti, ricordo che anche mio padre buonanima aveva una piccola vignetta per autoproduzione, in quel di Fabbrica Curone.......la prima volta che assaggiai del vino fu del mosto di questa roba qui... :smt030 ...sarà per quello che, a trovarlo, lo bevo molto volentieri... :risataGrassa:

:-k urge sopralluogo a Carsassina :D
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Re: Le vie del Vino

Post by paolocerreta »

psiconauta wrote:
paolocerreta wrote:Ehhh ma mica posso dire tutto sennò spoilero la pubblicazione :oops: Scherzo :lol:
Image
paolocerreta wrote:Si trattava di vino rosso, ottenute da un tipo di uvaggio qui chiamato Nebbiolo, ma che a detta dell'enologo che ci ha coadiuvato non ha nulla a che fare con il Nebbiolo piemontese odierno.
...dovrebbe essere questo, immagino (vedi alla voce "assurdità della globalizzazione" Image) :

http://www.lastampa.it/2016/03/16/edizi ... agina.html" onclick="window.open(this.href);return false;

....un dolcetto molto diffuso una volta in tutto il basso piemonte e senz'altro uno dei miei vitigni preferiti, ricordo che anche mio padre buonanima aveva una piccola vignetta per autoproduzione, in quel di Fabbrica Curone.......la prima volta che assaggiai del vino fu del mosto di questa roba qui... :smt030 ...sarà per quello che, a trovarlo, lo bevo molto volentieri... :risataGrassa:

:-k urge sopralluogo a Carsassina :D
Una cosa del genere : Thumbup : Una specie di dolcetto importato e nel corso di due tre secoli di coltivazione autoibridandotosi fino a diventare una specifica varietà locale autoctona : Thumbup :
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