Magari per alcuni può essere d’ispirazione per la prossima primavera…
Lo scorso ferragosto, per un giorno inaspettatamente libero da lavoro e famiglia, ho deciso di andare a provare un nuovo itinerario messo a punto dagli amici speleo della Federazione Speleologica Toscana.
Cioè in realtà non è proprio nuovo ma è stato organizzato e segnato come si deve solo l'anno scorso. Si tratta di un percorso noto agli speleo che consente un giro ad anello che tocca gli ingressi di alcuni degli abissi più profondi d’Italia (con profondità oltre i 1000 m di dislivello!), tutti raccolti in un fazzoletto di pochi chilometri quadrati. Proprio per la peculiarità delle grotte toccate è stato numerato come sentiero CAI numero 1000!
La località è la Carcaraia, piccola valletta schiacciata tra le cave di marmo di Gorfigliano e il passo della Focolaccia.
Per me, pur essendo frequentatore delle Apuane da anni, è stato un modo per allargare la conoscenza di questi posti. Col mio gruppo speleo abbiamo scavato per anni in un altro abisso in Arnetola, la valle a fianco, divisa dalla Carcaraia solo dalle rocche della Roccandagia, eppure in questi anni praticamente non ho mai visitato questa parte di Apuane: decine di uscite praticamente nelle stesso posto, roba da psicoanalisi… Vabbe lasciamo perdere i disturbi ossessivi compulsivi degli speleologi e andiamo avanti.
Sarò un po’ sbrigativo sui dettagli per arrivare in loco. Esiste un bel sito https://www.sentieromenomille.it/it/ creato appositamente con tutte le spiegazioni per arrivare e la mappa di tutto l’itinerario. Io mi limiterò ad una descrizione di massima e a qualche foto.
Abbiamo lasciato la macchina nello slargo subito dopo il tunnel di cava che si incontra prendendo una breve deviazione sulla destra della strada tra Gorfigliano e Vagli.
Dal parcheggio si sale lungo la sterrata di una grande cava superando alcuni tornanti sino ad uno slargo dove la strada piega leggermente sulla destra. Lo specifico perché in questo punto potrebbe non essere chiarissimo capire dove salire. Da questo punto si abbandona la strada e si sale nel bosco sulla sinistra. Occorre prestare la massima attenzione ai segnavia (simbolo bianco e rosso con pipistrello nero) dato che da questo tratto sino praticamente al crinale è tutto "fuori pista".
Per chiamare questo tratto “sentiero” occorre la fervida immaginazione di uno speleologo: la traccia è veramente labile e sale rapidamente a tratti su roccia a tratti nel bosco. In questa parte si incontrano tre abissi: Abisso Gigi Squisio, Abisso Arbadrix e sua signoria Abisso Saragato. Tutti infrattati tra rocce e cespugli per cui se vi interessa vedere gli ingressi meglio avere alla mano carta e magari descrizione presa da internet. Superato questo primo tratto si arriva al sentiero CAI 177 da cui si sale verso il passo della Focolaccia.
Noi in questo punto abbiamo invece deviato verso Est (in direzione della Roccandagia) per andare a cercare l’ingresso dell’Abisso Chimera (unico dei meno mille della Carcaraia che resta fuori dall’anello). Quando l’abbiamo trovato ci siamo resi conto che la nostra grotta in Arnetola è poche centinaia di metri al di là del crinale: la Grotta Over50 (così si chiama) è “solo” un -800 (per cui tecnicamente non rientra tra questi mostri…).
Da notare che l’acqua che questi abissi drenano finisce dritta nel Frigido giù a Forno. Praticamente siamo su un enorme colabrodo di calcare!
Tornati sul 177 abbiamo raggiunto un altro abisso, anzi l’abisso più profondo d’Italia: il Paolo Roversi!
Da lì al passo della Focolaccia la salita è breve: ci arriviamo e ci troviamo inondati di sole e di mare. Cioè il mare è laggiu, da Massa alla Palamaria, sembra di poterlo raggiungere con un balzo!
In compenso la cava sotto il passo è un disastro!
Cioè… le cave apuane avranno anche il loro fascino e daranno lavoro a molte persone ma passarci in mezzo dà i brividi a pensare all’enorme impatto distruttivo che hanno su questi monti. Su questo tema evito di dilungarmi ma ce ne sarebbero di cose da dire…
Dal passo della Focolaccia scendiamo a destra sulla sterrata di cava sino al primo tornante dove prendiamo la traccia a sinistra e torniamo nuovamente fuori pista per cercare gli ingressi di altri due abissi: l’Abisso Perestroika e l’Abisso Mani Pulite.
L’anello volge alla sua conclusione e tutto sommato va bene così: è tutto il giorno che saltiamo tra le rocce come capre!
Tornato sulla sterrata arriviamo in breve alla cava iniziale e quindi alla macchina.
In totale circa 12 chilometri con un dislivello di circa 800 metri tra punto più alto e quello più basso.
Che dire, non è una gita facile, soprattutto nei pezzi fuori sentiero capita spesso di perdere la direzione e ci sono molti passaggi tra le rocce. In compenso l’ambiente merita, soprattutto quando si arriva verso il crinale: lì le vette delle Apuane accolgono in tutta la loro aspra bellezza. Anzi mi sbilancerei nel dire che è un percorso inventato da speleo soprattutto per speleo.
È molto affascinante però l’idea che di camminare sul vuoti degli abissi storici della speleologia italiana, su pozzi, meandri, fiumi… A volte ci fermavamo davanti a una dolina per cercare di indovinare dove potesse finire la pioggia assorbita dalla roccia: risorgenza del Frigido o Equi? O altrove? Misteri Apuani…
Somma dai, a me le Apuane piacciono parecchio e magari sono un po’ di parte, però se vi capita fatevi ‘sto giretto.
Ciao

PS: le foto le ho inserite con il link da Google foto, ma non sono davvero sicuro che siano visibili da tutti. Se non lo fossero me lo dite per cortesia?