
Renèuzzi
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Re: Renèuzzi
Vorrei andarci a Reneuzzi in primavera...ma ne vale la pena adesso? Qualcuno sà mica in che condizioni è il paese? Perchè andare lì e trovare solo cumuli di pietre è un pò demotivante 

"Un paese si dice fantasma quando non ha più morti da ricordare".
Re: Renèuzzi
io ci son stato in estate 2011 e a parte cimitero e chiesetta ricordo solo dei ruderi, anche se non l'ho visitato tutto.... però lì vicino c'è anche ferrazza che invece è quasi tutto in piedi e da solo vale ore di marcia 

MEGLIO UN GIORNO DA ANTOLINO CHE CENTO DA LEONI
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
E dopo non sei più uguale.
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
E dopo non sei più uguale.
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Re: Renèuzzi
Si ho visto su Wikipedia che addirittura a Ferrazza ci abita qualcuno..comunque grazie delle informazioni 

"Un paese si dice fantasma quando non ha più morti da ricordare".
Re: Renèuzzi
Sì sì vale la pena fidati! Se non altro perchè se aspetti ancora un po', probabilmente ci trovi davvero solo cumuli di macerie. L'oratorio di S.Bernardo vale da solo la scarpinata. Il cimitero è un misto di pace, tranquillità e tristezza, con la tomba sgraziata dell'omicida-suicida protagonista di un fatto di sangue di parecchi anni fa. Quasi tutte le case sono in misere condizioni, ma è bello fermarsi a pranzare in quella che credo fosse la piazzetta del paese. Da qualche parte credo sia visitabile una stalla con colonne a sostegno di volte ad arco (mi sono dimenticato di andarla a cercare
C'è anche una casa con muro abisdato, che sembra il retro di una chiesa. Più avanti, in direzione Antola, trovi anche i trogoli del paese con vasche e arco in pietra.
Io ci sono stato ad agosto 2011, con l'insidia dei rovi, però è stata una visita veramente emozionante. Ci sono arrivato dall'Antola, seguendo il sentiero numero 245 che dall'Antola scende ai Campassi, fino all'intersezione con il sentiero 243 che con un ampio giro giunge a Reneuzzi. Qui c'è un documento che può essere utile: http://www.cainoviligure.it/relazioni/s ... mpassi.pdf
Sicuramente non è la strada più breve per arrivare a Reneuzzi, però io ho pernottato al rifugio e sono stati i giorni più piacevoli dell'estate!
Qui ci sono alcune foto, per farti venire la voglia
http://www.panoramio.com/user/1832755/t ... 20Campassi
ciao

C'è anche una casa con muro abisdato, che sembra il retro di una chiesa. Più avanti, in direzione Antola, trovi anche i trogoli del paese con vasche e arco in pietra.
Io ci sono stato ad agosto 2011, con l'insidia dei rovi, però è stata una visita veramente emozionante. Ci sono arrivato dall'Antola, seguendo il sentiero numero 245 che dall'Antola scende ai Campassi, fino all'intersezione con il sentiero 243 che con un ampio giro giunge a Reneuzzi. Qui c'è un documento che può essere utile: http://www.cainoviligure.it/relazioni/s ... mpassi.pdf
Sicuramente non è la strada più breve per arrivare a Reneuzzi, però io ho pernottato al rifugio e sono stati i giorni più piacevoli dell'estate!
Qui ci sono alcune foto, per farti venire la voglia

ciao
L'Alpe si scala. L'Appennino si viaggia, dall'Alpe si vede l'universo, e forse anche Dio, ma dall'Appennino si vedono gli uomini, e si vede il mare. (Maurizio Maggiani)
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Re: Renèuzzi
Grazie mille! Allora mi munirò di macete e questa primavera ci andrò
Complimenti per le foto

"Un paese si dice fantasma quando non ha più morti da ricordare".
Re: Renèuzzi
Oggi per sfuggire alla calura bella passeggiata tra i boschi dell'alta Val Borbera..
lasciamo l'auto a CROSO e attacchiamo a sgambare sul sentiero 245 che sale tra le ultime case del borgo. Usciti dal Villaggio continuiamo a salire tra fasce abbandonate che ben presto lasciano il posto al bosco, saliamo finchè ad un bivio tralasciamo il 245 diretto alla Sella dell'Antola per impegnare a sinistra una diramazione pianeggiante contrassegnata dal numero 243-A. il sentiero alterna tratti in piano a dolci salite sempre immersi nella frescura dei boschi. Il 243-A ha la funzione di bretella di collegamento tra il 245 ed il 243 che scendendo dalla SELLA DELLA BANCHERA aggira il fianco settentrionale dell'Antola conducendoci sul versante opposto a quello di partenza. E nei pressi di una cascinetta in rovina ci immettiamo sul sentiero 243 che dopo aver superato un ulteriore cascinetta semidistrutta inizia a compiere un lunghissimo giro che superando diversi rii (alcuni dei quali ricchi di acqua nonostante la stagione calda) ci porta a perdere progressivamente quota avvicinandosi al versante opposto. Raggiungiamo così un bellssimo trogolo con abbeveratoio abbandonato che prelude alle prime case distrutte di RENEUZZI.
Il borgo, abbandonato da decenni, praticamente non esiste più, tutte le case sono oramai rovinate al suolo e ben pochi edifici oltre la chiesa ed il cimitero conservano una parvenza di solidità, resta da vedere quanto resisteranno. Da RENEUZZI iniziamo a scendere sul sentiero 242 che nei pressi dei resti di un edificio dal retro tondeggiante (attenzione perchè L'inizio del sentiero non è chiarissimo) perde quota in maniera decisissima tra rovi e ortiche, finchè, usciti dal borgo la situazione vegetazione infestante si normalizza e scendiamo per stretti tornantini che ci conducono alle sponde del RIO CAMPASSI, dove sostiamo per la pappa.. (i più temerari fanno il bagno nelle acque ghiacciate). Dopo pappa e bagno e riposo affrontiamo la parte terminale del percorso, rimontando la sponda opposta del torrente sempre sul 242, saliamo in maniera decisa sotto il sole, usciti dal bosco ci si ritrova sulle fasce abbandonate alle porte del paese, un ultimo tratto in salita tra le case ci riporta a CROSO e all'auto.
Anello Croso-Reneuzzi-Croso sentieri 245-243A-243-242 Tempo totale ore 04.00 soste escluse
Sentiero rilassante e tranquillo adatto a tutti, se si esclude il tratto terminale dal torrente fino a Croso non ci sono salite impegnative.
Ciao a dopo per foto.
lasciamo l'auto a CROSO e attacchiamo a sgambare sul sentiero 245 che sale tra le ultime case del borgo. Usciti dal Villaggio continuiamo a salire tra fasce abbandonate che ben presto lasciano il posto al bosco, saliamo finchè ad un bivio tralasciamo il 245 diretto alla Sella dell'Antola per impegnare a sinistra una diramazione pianeggiante contrassegnata dal numero 243-A. il sentiero alterna tratti in piano a dolci salite sempre immersi nella frescura dei boschi. Il 243-A ha la funzione di bretella di collegamento tra il 245 ed il 243 che scendendo dalla SELLA DELLA BANCHERA aggira il fianco settentrionale dell'Antola conducendoci sul versante opposto a quello di partenza. E nei pressi di una cascinetta in rovina ci immettiamo sul sentiero 243 che dopo aver superato un ulteriore cascinetta semidistrutta inizia a compiere un lunghissimo giro che superando diversi rii (alcuni dei quali ricchi di acqua nonostante la stagione calda) ci porta a perdere progressivamente quota avvicinandosi al versante opposto. Raggiungiamo così un bellssimo trogolo con abbeveratoio abbandonato che prelude alle prime case distrutte di RENEUZZI.
Il borgo, abbandonato da decenni, praticamente non esiste più, tutte le case sono oramai rovinate al suolo e ben pochi edifici oltre la chiesa ed il cimitero conservano una parvenza di solidità, resta da vedere quanto resisteranno. Da RENEUZZI iniziamo a scendere sul sentiero 242 che nei pressi dei resti di un edificio dal retro tondeggiante (attenzione perchè L'inizio del sentiero non è chiarissimo) perde quota in maniera decisissima tra rovi e ortiche, finchè, usciti dal borgo la situazione vegetazione infestante si normalizza e scendiamo per stretti tornantini che ci conducono alle sponde del RIO CAMPASSI, dove sostiamo per la pappa.. (i più temerari fanno il bagno nelle acque ghiacciate). Dopo pappa e bagno e riposo affrontiamo la parte terminale del percorso, rimontando la sponda opposta del torrente sempre sul 242, saliamo in maniera decisa sotto il sole, usciti dal bosco ci si ritrova sulle fasce abbandonate alle porte del paese, un ultimo tratto in salita tra le case ci riporta a CROSO e all'auto.
Anello Croso-Reneuzzi-Croso sentieri 245-243A-243-242 Tempo totale ore 04.00 soste escluse
Sentiero rilassante e tranquillo adatto a tutti, se si esclude il tratto terminale dal torrente fino a Croso non ci sono salite impegnative.
Ciao a dopo per foto.
Last edited by antolino on Sun Jul 01, 2012 21:42, edited 3 times in total.
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Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
E dopo non sei più uguale.
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Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
E dopo non sei più uguale.
Re: Renèuzzi
Qualche scattino. Le foto delle rovine sono relative a Reneuzzi, i fiori erano lungo il sentiero.





Ciao, alla prossima!!!





Ciao, alla prossima!!!
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Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
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Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
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Re: Renèuzzi
Bel giro!
Reneuzzi e la valle dei Campassi mi sono rimasti nel cuore! Anche l'anno scorso ho percorso in parte i sentieri che hai descritto tu, ma io scendevo dall'Antola.
Dalle foto, direi che la situazione dei ruderi, è più o meno quella dell'anno scorso! Forza Reneuzzi! Non scomparire!!

Reneuzzi e la valle dei Campassi mi sono rimasti nel cuore! Anche l'anno scorso ho percorso in parte i sentieri che hai descritto tu, ma io scendevo dall'Antola.
Dalle foto, direi che la situazione dei ruderi, è più o meno quella dell'anno scorso! Forza Reneuzzi! Non scomparire!!
L'Alpe si scala. L'Appennino si viaggia, dall'Alpe si vede l'universo, e forse anche Dio, ma dall'Appennino si vedono gli uomini, e si vede il mare. (Maurizio Maggiani)
Re: Renèuzzi
Ciao Passa..
Si, anche io non ho colto sostanziali differenze con la situazione dello scorso anno, se escludiamo che qualche mentecatto ha rotto il quadretto con l'effigie di San Bernardo Abate che era custodita in una nicchia nella chiesetta, l'ho rimessa a posto alla bene e meglio..
Per il resto tutto mi è sembrato uguale, era anche lo stesso periodo, Luglio 2011.
Riguardo al non sparire, credo che a dispetto di tutte le nostre preghiere Reneuzzi cesserà di esistere a breve, il tempo lavora instancabilmente, più di quanto fecero gli uomini che edificarono quei muri, purtroppo.
Il giro poi è davvero bellissimo, poca salita, i sentieri corrono quasi sempre nel fresco dei boschi ed il Rio Campassi è lì a fondovalle per un intermezzzo ultra rinfrescante (immergere i piedi nei flutti per credere.. era ghiacciato).
A risentirci.
Si, anche io non ho colto sostanziali differenze con la situazione dello scorso anno, se escludiamo che qualche mentecatto ha rotto il quadretto con l'effigie di San Bernardo Abate che era custodita in una nicchia nella chiesetta, l'ho rimessa a posto alla bene e meglio..
Per il resto tutto mi è sembrato uguale, era anche lo stesso periodo, Luglio 2011.
Riguardo al non sparire, credo che a dispetto di tutte le nostre preghiere Reneuzzi cesserà di esistere a breve, il tempo lavora instancabilmente, più di quanto fecero gli uomini che edificarono quei muri, purtroppo.
Il giro poi è davvero bellissimo, poca salita, i sentieri corrono quasi sempre nel fresco dei boschi ed il Rio Campassi è lì a fondovalle per un intermezzzo ultra rinfrescante (immergere i piedi nei flutti per credere.. era ghiacciato).
A risentirci.
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Re: Renèuzzi
Questa volta no, c'ero passato l'anno scorso 

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Re: Renèuzzi
RENEUZZI
Dorme in un sonno
come di pietra
la casa che fu..
Silente convitato
di architravi sotto il sole..
Imposte cieche e spoglie,
reliquie a disfarsi nel rovo.
Laggiù dove luccica il torrente
resta il ricordo delle ruote dei mulini,
dell'incedere del mulo sul sentiero
lo scarpone contadino più non smuove il guado..
..tutto in coro
canta un altro silenzio
oltre l'Antola verde..
Cala la notte sul sipario dei faggi.
____________________________________
02-07-2012 di Antolino
Dorme in un sonno
come di pietra
la casa che fu..
Silente convitato
di architravi sotto il sole..
Imposte cieche e spoglie,
reliquie a disfarsi nel rovo.
Laggiù dove luccica il torrente
resta il ricordo delle ruote dei mulini,
dell'incedere del mulo sul sentiero
lo scarpone contadino più non smuove il guado..
..tutto in coro
canta un altro silenzio
oltre l'Antola verde..
Cala la notte sul sipario dei faggi.
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02-07-2012 di Antolino
MEGLIO UN GIORNO DA ANTOLINO CHE CENTO DA LEONI
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
E dopo non sei più uguale.
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
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Re: Renèuzzi
antolino wrote:RENEUZZI
Dorme in un sonno
come di pietra
la casa che fu..
Silente convitato
di architravi sotto il sole..
Imposte cieche e spoglie,
reliquie a disfarsi nel rovo.
Laggiù dove luccica il torrente
resta il ricordo delle ruote dei mulini,
dell'incedere del mulo sul sentiero
lo scarpone contadino più non smuove il guado..
..tutto in coro
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02-07-2012 di Antolino

Re: Renèuzzi
Molto bella la chiusura!antolino wrote: Cala la notte sul sipario dei faggi.
L'Alpe si scala. L'Appennino si viaggia, dall'Alpe si vede l'universo, e forse anche Dio, ma dall'Appennino si vedono gli uomini, e si vede il mare. (Maurizio Maggiani)
Re: Renèuzzi
Belin ma chi è Leopardi?
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Re: Renèuzzi
Ciao ieri ennesima puntata nella valle dei Campassi, lasciata la macchina nei pressi del ponte dopo Agneto saliamo sul 245 ed in ripida salita allietata da madre cinghiala con piccoli al seguito raggiungiamo dapprima l'abitato di Campassi (bellissimo l'ex monastero con piccolo camposanto annesso) ed in seguito Croso. Da quest'ultima località non scendiamo al rio Campassi ma bensì momentaneamente su 245 poi su 243A ed infine 243 scontorniamo le pendici del Monte Antola raggiungendo la testata della valle in una bellissima faggeta impreziosita da numerosi limpidi e chiassosi rii. Un vecchio trogolo abbandonato prelude ai primi ruderi di Reneuzzi che raggiungiamo in breve. Per questa località valgono le considerazioni fatte tante volte anche in questa sede, impossibile scorgere una benchè minima traccia di ciò che fu, si può solo immaginare. Da Reneuzzi usciamo verso nord sul 242 che in breve ci conduce a Ferrazza, località splendida ed ancora frequentata anche se saltuariamente, i prati sono ben curati, le abitazioni quasi tutte in buono stato, c'è una teleferica, condutture dell'acqua, mollette ad un balcone ed anche un ghiro che se la dorme in una cassapanca. Dalla parte opposta della valle osserviamo Campassi e Croso aggrappate alla montagna. Pistiamo sul 242 nella faggeta e scendendo incontriamo i Casoni di Vegni stupendamente inserito nella quiete delle faggete, detto borgo sta seguendo il destino di Reneuzzi, molti crolli rispetto all'anno scorso, quasi tutte le abitazioni mostrano i segni di una rovina imminente.. saliamo ancora sul 242 e raggiungiamo i pascoli nei pressi dell'abitato di Vegni, nel quale tuttavia non entriamo perchè nelle adiacenze del camposanto pieghiamo a sinistra sul 245 e dapprima in piano, poi in discesa via via sempre più ripida raggiungiamo il rio Campassi, lo guadiamo e dopo un breve tratto in asfalto siamo al ponte di Agneto e all'auto.
Totale anello ore 06.00 soste incluse.
Mattina cielo coperto, pomeriggio sereno, temperatura gradevole con brezza fresca.
Ps- Stasera se riesco metto due o tre foto, ciao ciao.
Ponte sul rio Campassi - CAI 245
Campassi
Croso - CAI 245 poi 243A poi 243
Reneuzzi - CAI 242
Vegni - CAI 245
Ponte sul rio Campassi
Totale anello ore 06.00 soste incluse.
Mattina cielo coperto, pomeriggio sereno, temperatura gradevole con brezza fresca.
Ps- Stasera se riesco metto due o tre foto, ciao ciao.
Ponte sul rio Campassi - CAI 245
Campassi
Croso - CAI 245 poi 243A poi 243
Reneuzzi - CAI 242
Vegni - CAI 245
Ponte sul rio Campassi
Last edited by antolino on Mon Jul 16, 2012 21:10, edited 1 time in total.
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Re: Renèuzzi
Ferrazza


Piccolo Ghiro nella sua casetta (cassapanca abbandonata)



Piccolo Ghiro nella sua casetta (cassapanca abbandonata)

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Re: Renèuzzi
Casoni di Vegni

Giallo in Val Borbera

Mondo Somaro vagabondo..

Alla prossima, ciao.

Giallo in Val Borbera

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Re: Renèuzzi
Passa wrote:Molto bella la chiusura!antolino wrote: Cala la notte sul sipario dei faggi.


solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Renèuzzi
Grazie Scintyna 

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Re: Renèuzzi
Il sindaco di Carrega ci riprova...
http://www.alessandrianews.it/novi-ligu ... 21745.html" onclick="window.open(this.href);return false;
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Non ho mai pensato nella vita che per procedere bisogna necessariamente andare in linea retta. (M. Paolini)
Luce luce lontana che si accende e si spegne quale sarà la mano che illumina le stelle
Luce luce lontana che si accende e si spegne quale sarà la mano che illumina le stelle
Re: Renèuzzi
Anch'io sono stato a Reneuzzi la scorsa estate, ad agosto 2012.
Ho preso il sentiero numero 242 da Vegni e poi ho proseguito fino alla boglianca, sul versante opposto.
I forestali della Regione avevano appena ripulito tutto il sentiero fino a Reneuzzi.
Sono rimasto molto colpito soprattutto da Casoni e da Renuzzi. Bellissimo il Rio dei Campassi sul fondovalle.
qui sul mio blog ho raccontato l'escursione e ho caricato le foto e i video:
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ciao!
Ho preso il sentiero numero 242 da Vegni e poi ho proseguito fino alla boglianca, sul versante opposto.
I forestali della Regione avevano appena ripulito tutto il sentiero fino a Reneuzzi.
Sono rimasto molto colpito soprattutto da Casoni e da Renuzzi. Bellissimo il Rio dei Campassi sul fondovalle.
qui sul mio blog ho raccontato l'escursione e ho caricato le foto e i video:
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ciao!
"Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà"
Il mio sito "A un passo dalla vetta"
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Re: Renèuzzi
Belle foto! Complimenti.Bdc wrote:Anch'io sono stato a Reneuzzi la scorsa estate, ad agosto 2012.
Ho preso il sentiero numero 242 da Vegni e poi ho proseguito fino alla boglianca, sul versante opposto.
I forestali della Regione avevano appena ripulito tutto il sentiero fino a Reneuzzi.
Sono rimasto molto colpito soprattutto da Casoni e da Renuzzi. Bellissimo il Rio dei Campassi sul fondovalle.
qui sul mio blog ho raccontato l'escursione e ho caricato le foto e i video:
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ciao!
Io vorrei ritornarci in primavera-estate... Per un tour fotografico un po' più esaustivo rispetto a quello che ho fatto l'ultima volta, visto che avevo poco tempo a disposizione.
L'Alpe si scala. L'Appennino si viaggia, dall'Alpe si vede l'universo, e forse anche Dio, ma dall'Appennino si vedono gli uomini, e si vede il mare. (Maurizio Maggiani)
Re: Renèuzzi
Domenica ne ho approfittato per tornare a fare un giro dalle parti di Reneuzzi.
Partito da Vegni, ho percorso il sentiero 242 toccando i tre villaggi di pietra della valle dei campassi, Casoni, Ferrazza e Reneuzzi.
Il sentiero è ancora ben curato, a parte qualche sasso portato sul sentiero dalle piene dei rii, e da Vegni fino alla Sella dei Campassi è stata posizionata una lunga staccionata in legno con alcune tavolette informative. E' stata inoltre posizionata la segnaletica lungo tutto il percorso.
Le mie impressioni, ad un anno di distanza:
Casoni di Vegni: è il paese abbandonato che offre di più per i curiosi. Seppur dall'anno scorso qualche pezzo di casa sia crollato, sono molte quelle rimaste in piedi e infilando il naso nelle stalle è possibile vedere ancora tanti attrezzi e arredi di una volta. Qualche buontempone ha anche posizionato il teschio di un animale sulla porta di una casa, quindi se ci andrete, preparatevi a non spaventarvi..!
Ferrazza: sempre uguale, paese semi-abbandonato, tra poco dovrebbero iniziare a costruire un rifugio e quindi si appresta a diventare il più ricettivo dei tre paesi fantasma. Anche qui, con la testa dentro a qualche cantina, potete vedere lo scheletro di qualche animale, abbastanza disgustoso (ma non spaventatevi di nuovo, siete avvisati!).
Reneuzzi: temevo che il peso della neve avesse fatto crollare il tetto dell'oratorio di san Bernardo, che invece resiste. Il cimitero e la chiesa sono senza dubbio le cose più affascinanti del piccolo borgo, perché per il resto, solo una o due case sono ancora in piedi (già lo scorso anno era così, in questo senso niente di nuovo). L'interno della chiesetta è molto particolare e in un certo senso inquietante. E' crollato però un muro della sacrestia.
In fondo alla valle, sul rio dei campassi, è stato completato il percorso e ora è possibile attraversare il rio su di un bel ponticello che conduce al Mulino Gelato, l'anno scorso sommerso dalla vegetazione e ora perfettamente visibile (si può vedere all'interno la macina, ma occhio ad entrare, perché manca un pezzo di pavimento...).
Bel giro, consigliato a tutti. Da Vegni a Croso, sul sito della provincia di Alessandria, sono indicati 7,11 km, mentre io - fermandomi al Mulino Gelato, quindi prima di Croso - ne ho fatti in totale 18, tra andata e ritorno sullo stesso percorso: ballano almeno due km buoni. Mah...

La Valle dei Campassi dominata dall'Antola


Casoni di Vegni

Ferrazza

L'oratorio di San Bernardo, a Reneuzzi

Il nuovo ponte che conduce al Mulino Gelato

Il Rio dei Campassi
Se volete vederne o saperne di più, qui ho raccontato tutto il resto dell'escursione:
http://aunpassodallavetta.blogspot.it/2 ... po-da.html" onclick="window.open(this.href);return false;

Partito da Vegni, ho percorso il sentiero 242 toccando i tre villaggi di pietra della valle dei campassi, Casoni, Ferrazza e Reneuzzi.
Il sentiero è ancora ben curato, a parte qualche sasso portato sul sentiero dalle piene dei rii, e da Vegni fino alla Sella dei Campassi è stata posizionata una lunga staccionata in legno con alcune tavolette informative. E' stata inoltre posizionata la segnaletica lungo tutto il percorso.
Le mie impressioni, ad un anno di distanza:
Casoni di Vegni: è il paese abbandonato che offre di più per i curiosi. Seppur dall'anno scorso qualche pezzo di casa sia crollato, sono molte quelle rimaste in piedi e infilando il naso nelle stalle è possibile vedere ancora tanti attrezzi e arredi di una volta. Qualche buontempone ha anche posizionato il teschio di un animale sulla porta di una casa, quindi se ci andrete, preparatevi a non spaventarvi..!
Ferrazza: sempre uguale, paese semi-abbandonato, tra poco dovrebbero iniziare a costruire un rifugio e quindi si appresta a diventare il più ricettivo dei tre paesi fantasma. Anche qui, con la testa dentro a qualche cantina, potete vedere lo scheletro di qualche animale, abbastanza disgustoso (ma non spaventatevi di nuovo, siete avvisati!).
Reneuzzi: temevo che il peso della neve avesse fatto crollare il tetto dell'oratorio di san Bernardo, che invece resiste. Il cimitero e la chiesa sono senza dubbio le cose più affascinanti del piccolo borgo, perché per il resto, solo una o due case sono ancora in piedi (già lo scorso anno era così, in questo senso niente di nuovo). L'interno della chiesetta è molto particolare e in un certo senso inquietante. E' crollato però un muro della sacrestia.
In fondo alla valle, sul rio dei campassi, è stato completato il percorso e ora è possibile attraversare il rio su di un bel ponticello che conduce al Mulino Gelato, l'anno scorso sommerso dalla vegetazione e ora perfettamente visibile (si può vedere all'interno la macina, ma occhio ad entrare, perché manca un pezzo di pavimento...).
Bel giro, consigliato a tutti. Da Vegni a Croso, sul sito della provincia di Alessandria, sono indicati 7,11 km, mentre io - fermandomi al Mulino Gelato, quindi prima di Croso - ne ho fatti in totale 18, tra andata e ritorno sullo stesso percorso: ballano almeno due km buoni. Mah...

La Valle dei Campassi dominata dall'Antola


Casoni di Vegni

Ferrazza

L'oratorio di San Bernardo, a Reneuzzi

Il nuovo ponte che conduce al Mulino Gelato

Il Rio dei Campassi
Se volete vederne o saperne di più, qui ho raccontato tutto il resto dell'escursione:
http://aunpassodallavetta.blogspot.it/2 ... po-da.html" onclick="window.open(this.href);return false;

"Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà"
Il mio sito "A un passo dalla vetta"
http://aunpassodallavetta.wix.com/trekking" onclick="window.open(this.href);return false;
Il mio sito "A un passo dalla vetta"
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Re: Renèuzzi
Vorrei tornarci una terza volta, ma senza macchina è un delirio.. spero che quel poco che è rimasto mi aspetti.. 

MEGLIO UN GIORNO DA ANTOLINO CHE CENTO DA LEONI
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
E dopo non sei più uguale.
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le vorresti e nemmeno le hai scelte. Ma arrivano.
E dopo non sei più uguale.
Re: Renèuzzi
Dopo la spedizione sull’Acquedotto Storico di Genova, servita a risvegliare le gambe della Compagnia del Potto, sull’onda dell’entusiasmo, ci siamo subito cimentati in un’altra gita dalle forti suggestioni, ma dai connotati diametralmente opposti: da un percorso cittadino, vicino ad ogni comodità, ci siamo trasferiti nella Valle dei Campassi, emblema della dura vita contadina lontana dagli agi a cui ormai siamo mollemente abituati.
La Compagnia ha quindi portato armi e bagagli in quel di Vegni, ridente località della Val Borbera, dalle stradine pulite e dalle belle case restaurate con criterio. Scesi dall’auto, subito ci ha accolto una frizzante aria mattutina, che ci ha fatto subito dimenticare l’afa della riviera. Da lì abbiamo imboccato il sentiero 242 alla volta di Reneuzzi, con l’obiettivo di visitare i tre paesi abbandonati (oltre a Reneuzzi, ci sono il Casone di Vegni e Ferrazza) aggrappati alle falde dell’Antola.
Alla Compagnia del Potto si sono subito uniti due cani del posto, evidentemente preoccupati di vedere tutta quella gente di città addentrarsi nei boschi selvaggi della Valle dei Campassi. Due bei cani neri, molto affettuosi e diligenti. Uno si è attestato di testa alla comitiva e l’altro in coda, di modo da non perdere di vista nessuno. E quando mi attardavo per scattare una foto, il cane di coda mi aspettava, osservandomi placidamente, con occhi dall’espressività quasi umana.
Il primo tratto, fino alla Sella dei Campassi è una carrareccia comoda e ampia, percorsa da trattori e fuoristrada. Si trasforma poi nell’antica mulattiera, dal fondo abbastanza agevole che fra sali e scendi si mantiene in quota per toccare i tre nuclei rurali disabitati. Il percorso si snoda fra faggi dritti e fieri e contorti alberi di castagno, dalle forme inquietanti e minacciose nei giochi di chiaro-scuro proiettati dal sole non ancora alto nel cielo.
Per terra, drappelli di muffe varie, colombine, loffe ed altri individui dal dubbio aspetto tentavano di convincermi ad abbandonare il sentiero per vedere se in mezzo a questa varietà micologiche non potesse esserci anche qualche bel porcino, ma il cane di coda era sempre lì a ricordarmi di rispettare la tabella di marcia e non distrarmi, mentre i compagni già sparivano dietro una curva.
Attraversando qualche ruscello in secca, siamo arrivati alla prima tappa del viaggio: Casone di Vegni. Nel corso di questi anni, in attesa di andarci di persona, mi sono studiato ogni singola foto e ogni singola pubblicazione sui “celebri” paesi fantasma della Valle dei Campassi e ho sempre immaginato che il Casone di Vegni fosse composto da una o due costruzioni e invece sono rimasto stupito dal numero di casupole, cascine, fienili che compongono il nucleo. Alcune costruzioni sono decisamente meglio conservate di altre, ridotte a decrepiti scheletri di pietra e legno marcio aggredito dal muschio. In alcune siamo potuti entrare per dare una rispettosa occhiata e mi è piaciuto l’effetto della luce che filtrava dalle piccole finestre e proiettava i suoi raggi nell’aria spessa di polvere e umidità, mentre qua e là poveri mobili o vecchi macchinari di legno proiettavano le loro ombre su pavimenti ingombri di foglie e terriccio. Di altre abitazioni, abbiamo potuto osservare solo l’esterno, come quella che è maggiormente ritratta nelle foto disponibili online, con quell’arco sgraziato e sghembo che sembra una bocca sofferente che vomita macerie su un tappeto di ortiche.
E’ stato piacevole aggirarsi nelle stradine osservando i solidi archi di pietra degli ingressi delle cantine e le minuscole stalle con le volte a botte, ricovero di chissà quante generazioni di capre e vitelli. Ovunque è un susseguirsi di porte scardinate dalla curiosità umana e finestre sfondate dalla furia degli elementi o dalla stupidità di una sassata. Ovunque c’è il muschio a stendere un velo verde pietoso su decenni di incuria e depredazione dei poveri oggetti che testimoniavano la vita delle persone fra quelle spesse mura di pietra.
Bando alle ciance: i cani ci osservavano un po’ sospettosi di questa nostra morbosa curiosità. Riguardando le mie foto al computer, ho notato più volte lo sguardo indagatore di un cane, là in secondo piano, che proprio non riusciva a capacitarsi di cosa ci fosse di così bello da fotografare.
Siamo così ripartiti alla volta di Ferrazza, con le solite discese per giungere al punto più semplice per guadare il prossimo ruscello e poi risalire per riprendere quota.
Ad un certo punto è spuntato fra le fronde il paesino di Ferrazza e dopo lo sfacelo del Casone, ci è sembrato una piccola gemma incastonata nel verde dei boschi, coi suoi tetti ben saldi e le imposte ben chiuse.
E’ stato un vero piacere curiosare fra le case, quasi tutte restaurate con discrezione e le rimanenti in fiduciosa attesa del loro turno. Fra le mie peregrinazioni sull’Appennino, Ferrazza si attesta nelle prime posizioni fra i posti più gradevoli che ho visitato, insieme ai Casoni di Juan nei pressi di Chiappa e a Casa Teitin in Val Noci.
Bellissimo il vecchio trogolo e l’umile cappelletta che si incontrano uscendo da Ferrazza, in direzione di Reneuzzi. Adoro le decrepite cappellette costruite sui sentieri lontani dalle cattedrali: colgo più spirito religioso fra le mura di pietre spruzzate di calce che fra gli stucchi di una navata.
A questo punto è accaduto un fatto che ha scioccato tutta la Compagnia: i cani, gli amici più cari del’uomo, l’emblema della fedeltà più assoluta, ci hanno abbandonato! Sul sentiero per Reneuzzi abbiamo incontrato una comitiva di ritorno dal paese fantasma e i due malandrini dotati di coda hanno pensato di tornare a Vegni per l’ora di pranzo, senza aspettare i nostri comodi. Ci siamo rimasti di sasso! Il bosco ci è sembrato più tetro senza i loro festosi campanellini e l’abbiamo preso come un inquietante segnale di avvicinamento a Reneuzzi e ai suoi fantasmi nascosti fra le pietre.
Come in un film western, il benvenuto ci è stato dato dal cimitero, giusto per avvertirci che il paese è cosa morta e sepolta. La Chiesa di S. Bernardo è ancora in piedi anche se preoccupano lo stato del tetto e le crepe vistose nel bell’arco sul portico antistante. Dentro, l’altare si erge fra cumuli di spazzatura, mentre fortunatamente i graffiti blasfemi sono stati quasi del tutto cancellati dall’umidità e dalle infiltrazioni. E’ sparito il ritratto del Santo che ancora nel 2011 avevo notato in una nicchia e ho constatato severi crolli in quella che credo fosse la canonica.
Confrontando le foto fatte nel 2011, non ho trovato il paese peggiorato significativamente. Certo, qualche muro è più storto e qualche trave è caduta, ma tutto sommato è rimasto tutto come l’avevo trovato tre anni fa. Il che non vuol essere un’osservazione positiva, anzi: tutto è stretto nella morsa dei rovi e dei cumuli di macerie. Gli alberi cresciuti nei viottoli sembrano delle bande di black bloc che si aggirano minacciosi per devastare tutto quello che trovano; solo la nostra presenza impedisce loro di continuare lo scempio e se ne stanno immobili facendo finta di niente.
Rispetto alla visita precedente ho mutato sentimenti percorrendo le silenziose stradine del paese. Nel 2011 raggiunsi il paese dalla parte opposta scendendo dall’Antola, con l’itinerario 243, in un lungo giro sperduto nei meandri più remoti della Valle dei Campassi. Reneuzzi è stato il primo segno di civiltà dopo chilometri di sentieri deserti. Pur nel suo sfacelo, mi è sembrato più vivo e più umano. Questa volta, sono passato attraverso il dignitoso abbandono del Casone di Vegni e attraverso l’orgoglioso risveglio di Ferrazza e quando sono giunto a Reneuzzi il luogo mi è sembrato semplicemente morto.
In quella che era la piazza del paese sono state installate, anzi appoggiate, delle panche per picnic e pranzare lì su quei tavoli mi è parso come stare in un fortino assediato dai rovi e dalle macerie. Abbiamo trascorso un paio d’ore a girovagare fra le case, alla ricerca di qualche traccia di umanità dimenticata. Ma i segni sono davvero pochi. Se c’erano dei fantasmi, se ne sono andati da parecchio tempo.
Mi ha colpito la cura con cui gli abitanti di Reneuzzi (e anche di Ferrazza) costruivano i terrazzi: elaborate ringhiere di legno o addirittura di ferro. Anche qui stalle con solide volte a botte, le immancabili mangiatoie e gli anelli ai muri ai quali legare gli animali. Curiose le case con le pareti curve, quasi fossero absidi di chiese. Pare lo facessero per agevolare il transito dei carri nei viottoli, ma siccome è una soluzione che non si vede spesso nei paesi di campagna, credo sia una testimonianza della cura con cui gli abitanti del paese tiravano su le loro abitazioni, attenti ad ogni dettaglio. Curioso anche l’utilizzo del colore blu (il costoso turchinetto, così parsimoniosamente centillinato?) e rosso per decorare i muri di alcuni ambienti, “moda” riscontrabile sia nel Casone, sia a Reneuzzi.
Per ultimo ci siamo lasciati il cimitero, che abbiamo trovato veramente in ordine, con l’erba tagliata da poco. Pur nello splendore di una giornata d’agosto, il luogo esprimeva tutta la sua malinconia, complici anche le due tombe di bimbi piccoli e gli struggenti epitaffi a malapena leggibili sulle altre lapidi. Commoventi ed inattesi, un fiore e un lumino ormai spento nella tomba dell’ultimo abitante di Reneuzzi, come a ricordarci che la tragedia che ha chiuso la storia del paese non si è consumata secoli fa, ma negli anni ’60. Mi hanno detto che la gente del luogo non parla volentieri di questa storia, in giro ci sono parecchie persone che hanno vissuto quei giorni di spavento, specie quando per 23 giorni non si è saputo nulla del destino dell’assassino, che per quanto se ne sapeva poteva ancora aggirarsi nei boschi.
Chiudendo il cancello del Camposanto, si è conclusa la visita a Reneuzzi e a passo piuttosto spedito ci siamo diretti sulla strada di casa. Con una teatralità d’un tempismo perfetto, dall’Antola ha cominciato a calare la nebbia e tutto alle nostre spalle si è nascosto lentamente in una placida nuvola di vapore.
A Vegni abbiamo di nuovo incontrato i due cani ruffiani che ci hanno fatto le feste, ma noi non abbiamo abboccato, scottati ancora dall’essere stati prima sedotti e poi abbandonati.
La Compagnia ha quindi portato armi e bagagli in quel di Vegni, ridente località della Val Borbera, dalle stradine pulite e dalle belle case restaurate con criterio. Scesi dall’auto, subito ci ha accolto una frizzante aria mattutina, che ci ha fatto subito dimenticare l’afa della riviera. Da lì abbiamo imboccato il sentiero 242 alla volta di Reneuzzi, con l’obiettivo di visitare i tre paesi abbandonati (oltre a Reneuzzi, ci sono il Casone di Vegni e Ferrazza) aggrappati alle falde dell’Antola.
Alla Compagnia del Potto si sono subito uniti due cani del posto, evidentemente preoccupati di vedere tutta quella gente di città addentrarsi nei boschi selvaggi della Valle dei Campassi. Due bei cani neri, molto affettuosi e diligenti. Uno si è attestato di testa alla comitiva e l’altro in coda, di modo da non perdere di vista nessuno. E quando mi attardavo per scattare una foto, il cane di coda mi aspettava, osservandomi placidamente, con occhi dall’espressività quasi umana.
Il primo tratto, fino alla Sella dei Campassi è una carrareccia comoda e ampia, percorsa da trattori e fuoristrada. Si trasforma poi nell’antica mulattiera, dal fondo abbastanza agevole che fra sali e scendi si mantiene in quota per toccare i tre nuclei rurali disabitati. Il percorso si snoda fra faggi dritti e fieri e contorti alberi di castagno, dalle forme inquietanti e minacciose nei giochi di chiaro-scuro proiettati dal sole non ancora alto nel cielo.
Per terra, drappelli di muffe varie, colombine, loffe ed altri individui dal dubbio aspetto tentavano di convincermi ad abbandonare il sentiero per vedere se in mezzo a questa varietà micologiche non potesse esserci anche qualche bel porcino, ma il cane di coda era sempre lì a ricordarmi di rispettare la tabella di marcia e non distrarmi, mentre i compagni già sparivano dietro una curva.
Attraversando qualche ruscello in secca, siamo arrivati alla prima tappa del viaggio: Casone di Vegni. Nel corso di questi anni, in attesa di andarci di persona, mi sono studiato ogni singola foto e ogni singola pubblicazione sui “celebri” paesi fantasma della Valle dei Campassi e ho sempre immaginato che il Casone di Vegni fosse composto da una o due costruzioni e invece sono rimasto stupito dal numero di casupole, cascine, fienili che compongono il nucleo. Alcune costruzioni sono decisamente meglio conservate di altre, ridotte a decrepiti scheletri di pietra e legno marcio aggredito dal muschio. In alcune siamo potuti entrare per dare una rispettosa occhiata e mi è piaciuto l’effetto della luce che filtrava dalle piccole finestre e proiettava i suoi raggi nell’aria spessa di polvere e umidità, mentre qua e là poveri mobili o vecchi macchinari di legno proiettavano le loro ombre su pavimenti ingombri di foglie e terriccio. Di altre abitazioni, abbiamo potuto osservare solo l’esterno, come quella che è maggiormente ritratta nelle foto disponibili online, con quell’arco sgraziato e sghembo che sembra una bocca sofferente che vomita macerie su un tappeto di ortiche.
E’ stato piacevole aggirarsi nelle stradine osservando i solidi archi di pietra degli ingressi delle cantine e le minuscole stalle con le volte a botte, ricovero di chissà quante generazioni di capre e vitelli. Ovunque è un susseguirsi di porte scardinate dalla curiosità umana e finestre sfondate dalla furia degli elementi o dalla stupidità di una sassata. Ovunque c’è il muschio a stendere un velo verde pietoso su decenni di incuria e depredazione dei poveri oggetti che testimoniavano la vita delle persone fra quelle spesse mura di pietra.
Bando alle ciance: i cani ci osservavano un po’ sospettosi di questa nostra morbosa curiosità. Riguardando le mie foto al computer, ho notato più volte lo sguardo indagatore di un cane, là in secondo piano, che proprio non riusciva a capacitarsi di cosa ci fosse di così bello da fotografare.
Siamo così ripartiti alla volta di Ferrazza, con le solite discese per giungere al punto più semplice per guadare il prossimo ruscello e poi risalire per riprendere quota.
Ad un certo punto è spuntato fra le fronde il paesino di Ferrazza e dopo lo sfacelo del Casone, ci è sembrato una piccola gemma incastonata nel verde dei boschi, coi suoi tetti ben saldi e le imposte ben chiuse.
E’ stato un vero piacere curiosare fra le case, quasi tutte restaurate con discrezione e le rimanenti in fiduciosa attesa del loro turno. Fra le mie peregrinazioni sull’Appennino, Ferrazza si attesta nelle prime posizioni fra i posti più gradevoli che ho visitato, insieme ai Casoni di Juan nei pressi di Chiappa e a Casa Teitin in Val Noci.
Bellissimo il vecchio trogolo e l’umile cappelletta che si incontrano uscendo da Ferrazza, in direzione di Reneuzzi. Adoro le decrepite cappellette costruite sui sentieri lontani dalle cattedrali: colgo più spirito religioso fra le mura di pietre spruzzate di calce che fra gli stucchi di una navata.
A questo punto è accaduto un fatto che ha scioccato tutta la Compagnia: i cani, gli amici più cari del’uomo, l’emblema della fedeltà più assoluta, ci hanno abbandonato! Sul sentiero per Reneuzzi abbiamo incontrato una comitiva di ritorno dal paese fantasma e i due malandrini dotati di coda hanno pensato di tornare a Vegni per l’ora di pranzo, senza aspettare i nostri comodi. Ci siamo rimasti di sasso! Il bosco ci è sembrato più tetro senza i loro festosi campanellini e l’abbiamo preso come un inquietante segnale di avvicinamento a Reneuzzi e ai suoi fantasmi nascosti fra le pietre.
Come in un film western, il benvenuto ci è stato dato dal cimitero, giusto per avvertirci che il paese è cosa morta e sepolta. La Chiesa di S. Bernardo è ancora in piedi anche se preoccupano lo stato del tetto e le crepe vistose nel bell’arco sul portico antistante. Dentro, l’altare si erge fra cumuli di spazzatura, mentre fortunatamente i graffiti blasfemi sono stati quasi del tutto cancellati dall’umidità e dalle infiltrazioni. E’ sparito il ritratto del Santo che ancora nel 2011 avevo notato in una nicchia e ho constatato severi crolli in quella che credo fosse la canonica.
Confrontando le foto fatte nel 2011, non ho trovato il paese peggiorato significativamente. Certo, qualche muro è più storto e qualche trave è caduta, ma tutto sommato è rimasto tutto come l’avevo trovato tre anni fa. Il che non vuol essere un’osservazione positiva, anzi: tutto è stretto nella morsa dei rovi e dei cumuli di macerie. Gli alberi cresciuti nei viottoli sembrano delle bande di black bloc che si aggirano minacciosi per devastare tutto quello che trovano; solo la nostra presenza impedisce loro di continuare lo scempio e se ne stanno immobili facendo finta di niente.
Rispetto alla visita precedente ho mutato sentimenti percorrendo le silenziose stradine del paese. Nel 2011 raggiunsi il paese dalla parte opposta scendendo dall’Antola, con l’itinerario 243, in un lungo giro sperduto nei meandri più remoti della Valle dei Campassi. Reneuzzi è stato il primo segno di civiltà dopo chilometri di sentieri deserti. Pur nel suo sfacelo, mi è sembrato più vivo e più umano. Questa volta, sono passato attraverso il dignitoso abbandono del Casone di Vegni e attraverso l’orgoglioso risveglio di Ferrazza e quando sono giunto a Reneuzzi il luogo mi è sembrato semplicemente morto.
In quella che era la piazza del paese sono state installate, anzi appoggiate, delle panche per picnic e pranzare lì su quei tavoli mi è parso come stare in un fortino assediato dai rovi e dalle macerie. Abbiamo trascorso un paio d’ore a girovagare fra le case, alla ricerca di qualche traccia di umanità dimenticata. Ma i segni sono davvero pochi. Se c’erano dei fantasmi, se ne sono andati da parecchio tempo.
Mi ha colpito la cura con cui gli abitanti di Reneuzzi (e anche di Ferrazza) costruivano i terrazzi: elaborate ringhiere di legno o addirittura di ferro. Anche qui stalle con solide volte a botte, le immancabili mangiatoie e gli anelli ai muri ai quali legare gli animali. Curiose le case con le pareti curve, quasi fossero absidi di chiese. Pare lo facessero per agevolare il transito dei carri nei viottoli, ma siccome è una soluzione che non si vede spesso nei paesi di campagna, credo sia una testimonianza della cura con cui gli abitanti del paese tiravano su le loro abitazioni, attenti ad ogni dettaglio. Curioso anche l’utilizzo del colore blu (il costoso turchinetto, così parsimoniosamente centillinato?) e rosso per decorare i muri di alcuni ambienti, “moda” riscontrabile sia nel Casone, sia a Reneuzzi.
Per ultimo ci siamo lasciati il cimitero, che abbiamo trovato veramente in ordine, con l’erba tagliata da poco. Pur nello splendore di una giornata d’agosto, il luogo esprimeva tutta la sua malinconia, complici anche le due tombe di bimbi piccoli e gli struggenti epitaffi a malapena leggibili sulle altre lapidi. Commoventi ed inattesi, un fiore e un lumino ormai spento nella tomba dell’ultimo abitante di Reneuzzi, come a ricordarci che la tragedia che ha chiuso la storia del paese non si è consumata secoli fa, ma negli anni ’60. Mi hanno detto che la gente del luogo non parla volentieri di questa storia, in giro ci sono parecchie persone che hanno vissuto quei giorni di spavento, specie quando per 23 giorni non si è saputo nulla del destino dell’assassino, che per quanto se ne sapeva poteva ancora aggirarsi nei boschi.
Chiudendo il cancello del Camposanto, si è conclusa la visita a Reneuzzi e a passo piuttosto spedito ci siamo diretti sulla strada di casa. Con una teatralità d’un tempismo perfetto, dall’Antola ha cominciato a calare la nebbia e tutto alle nostre spalle si è nascosto lentamente in una placida nuvola di vapore.
A Vegni abbiamo di nuovo incontrato i due cani ruffiani che ci hanno fatto le feste, ma noi non abbiamo abboccato, scottati ancora dall’essere stati prima sedotti e poi abbandonati.
L'Alpe si scala. L'Appennino si viaggia, dall'Alpe si vede l'universo, e forse anche Dio, ma dall'Appennino si vedono gli uomini, e si vede il mare. (Maurizio Maggiani)
Re: Renèuzzi
Ecco alcune foto illustrative del mio prolissimo reportage...
I due cani che ci hanno scortato fino a Ferrazza Un bel bosco baciato dal sole Un minaccioso albero stregato Non sembra una bocca che fa una smorfia? E' permesso? Curiosando dalla finestra Lungo la strada Un incantevole angolo abbandonato Ed ecco Ferrazza Se mi concedessero il telelavoro... verrei a stare qui...
I due cani che ci hanno scortato fino a Ferrazza Un bel bosco baciato dal sole Un minaccioso albero stregato Non sembra una bocca che fa una smorfia? E' permesso? Curiosando dalla finestra Lungo la strada Un incantevole angolo abbandonato Ed ecco Ferrazza Se mi concedessero il telelavoro... verrei a stare qui...
L'Alpe si scala. L'Appennino si viaggia, dall'Alpe si vede l'universo, e forse anche Dio, ma dall'Appennino si vedono gli uomini, e si vede il mare. (Maurizio Maggiani)
Re: Renèuzzi
Sperando di non risultare molesto con tutte queste foto, ne allego ancora alcune:
La graziosa cappelletta a guardia del trogolo La miseria e l'abbandono Sembra la mia stanza dei tempi migliori... Bande di alberi si aggirano fra le case
La graziosa cappelletta a guardia del trogolo La miseria e l'abbandono Sembra la mia stanza dei tempi migliori... Bande di alberi si aggirano fra le case
L'Alpe si scala. L'Appennino si viaggia, dall'Alpe si vede l'universo, e forse anche Dio, ma dall'Appennino si vedono gli uomini, e si vede il mare. (Maurizio Maggiani)
Re: Renèuzzi
Complimenti Passa. E' sempre un piacere leggerti, altro che prolissità.
Nella circostanza poi hai scritto un reportage che mi sarebbe piaciuto fare per Repubblica. Un paio d'anni fa, infatti, avevo in programma una serie di servizi sui paesi abbandonati sui monti di Liguria e volevo iniziare proprio da Reneuzzi. Poi la cosa non si è concretata perché ho dovuto occuparmi di altre cose al giornale e non sarebbe stato possibile garantire una valida puntualità di uscite.
Certo, però, non avrei saputo scrivere meglio di quanto hai fatto tu.
Ps La staccionata in legno che arriva alla Sella dei Campassi indica la presenza della via "attrezzata" per non vedenti
(vedi http://www.disabilinews.com/notizie/194 ... al-borbera" onclick="window.open(this.href);return false;)
Con tutto il rispetto per gli interessati, ho paura che il tutto si riveli uno spreco indegno di risorse pubbliche. Una mia parente, che spesso risiede a Vegni, mi ha detto che, dopo l'inaugurazione in pompa magna di un annetto fa, non ha mai notato un solo non vedente su quel percorso. Ovvero: tante belle parole ma, finora pochi fatti concreti. Col pericolo che poi l'attrezzatura finora sistemata vada in malora (un tratto di staccionata, per esempio, è già stato abbattuto...).
Ciao
Nella circostanza poi hai scritto un reportage che mi sarebbe piaciuto fare per Repubblica. Un paio d'anni fa, infatti, avevo in programma una serie di servizi sui paesi abbandonati sui monti di Liguria e volevo iniziare proprio da Reneuzzi. Poi la cosa non si è concretata perché ho dovuto occuparmi di altre cose al giornale e non sarebbe stato possibile garantire una valida puntualità di uscite.
Certo, però, non avrei saputo scrivere meglio di quanto hai fatto tu.
Ps La staccionata in legno che arriva alla Sella dei Campassi indica la presenza della via "attrezzata" per non vedenti
(vedi http://www.disabilinews.com/notizie/194 ... al-borbera" onclick="window.open(this.href);return false;)
Con tutto il rispetto per gli interessati, ho paura che il tutto si riveli uno spreco indegno di risorse pubbliche. Una mia parente, che spesso risiede a Vegni, mi ha detto che, dopo l'inaugurazione in pompa magna di un annetto fa, non ha mai notato un solo non vedente su quel percorso. Ovvero: tante belle parole ma, finora pochi fatti concreti. Col pericolo che poi l'attrezzatura finora sistemata vada in malora (un tratto di staccionata, per esempio, è già stato abbattuto...).
Ciao
pace e bene
Re: Renèuzzi
Ho letto e apprezzato alcuni tuoi articoli e quindi i tuoi complimenti fanno ancora più piacere!
Ora si spiega il motivo di quella nuova staccionata esagerata e di alcuni cartelli in braille...boh...sono perplesso... e dalla sella dei Campassi in poi? Con rispetto parlando,i non vedenti precipitano in qualche dirupo? Ci sono dei passaggi sui ruscelli che sono assai precari...
Ritornando al discorso principale, il tema dei paesi, case, casoni, cappellette abbandonate sull'Appennino mi stuzzica assai. Lo trovo estremamente poetico ed emozionante e andare a visitare questi posti remoti e dimenticati é una forma di omaggio rispettoso a chi si é spaccato la schiena per condurre una vita di privazioni e fatta di tanto, tanto lavoro.
Mi piace scrivere e fotografare... un giorno chissà... magari avrò tanto materiale per scrivere un libro... anche senza pubblicarlo... anche solo da far leggere ad amici e appassionati... sarebbe una soddisfazione enorme!!!!

Ora si spiega il motivo di quella nuova staccionata esagerata e di alcuni cartelli in braille...boh...sono perplesso... e dalla sella dei Campassi in poi? Con rispetto parlando,i non vedenti precipitano in qualche dirupo? Ci sono dei passaggi sui ruscelli che sono assai precari...
Ritornando al discorso principale, il tema dei paesi, case, casoni, cappellette abbandonate sull'Appennino mi stuzzica assai. Lo trovo estremamente poetico ed emozionante e andare a visitare questi posti remoti e dimenticati é una forma di omaggio rispettoso a chi si é spaccato la schiena per condurre una vita di privazioni e fatta di tanto, tanto lavoro.
Mi piace scrivere e fotografare... un giorno chissà... magari avrò tanto materiale per scrivere un libro... anche senza pubblicarlo... anche solo da far leggere ad amici e appassionati... sarebbe una soddisfazione enorme!!!!
L'Alpe si scala. L'Appennino si viaggia, dall'Alpe si vede l'universo, e forse anche Dio, ma dall'Appennino si vedono gli uomini, e si vede il mare. (Maurizio Maggiani)
Re: Renèuzzi
[quote="PassaMi piace scrivere e fotografare... un giorno chissà... magari avrò tanto materiale per scrivere un libro... anche senza pubblicarlo... anche solo da far leggere ad amici e appassionati... sarebbe una soddisfazione enorme!!!![/quote]
Volere non è sempre potere, ma te lo auguro di cuore. Ciao
Volere non è sempre potere, ma te lo auguro di cuore. Ciao
pace e bene
Re: Renèuzzi
che bel racconto
finalmente sono riuscita a recuperare
Sarebbe bello se Reneuzzi, anche una parte di esso, potesse essere salvato... un selvaggio hotel diffuso... tipo rifugetti... per traversate tra Liguria e Piemonte...


Sarebbe bello se Reneuzzi, anche una parte di esso, potesse essere salvato... un selvaggio hotel diffuso... tipo rifugetti... per traversate tra Liguria e Piemonte...
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
R: Renèuzzi
Oh grazie!:D
Beh ormai credo che Reneuzzi sia ormai compromesso definitivamente... Si può sperare in Ferrazza... Certo sarebbe bello avere una catena di ripari o rifugi così suggestivi per "avventurose" gite sul nostro stupendo, selvatico, burbero appennino!
Beh ormai credo che Reneuzzi sia ormai compromesso definitivamente... Si può sperare in Ferrazza... Certo sarebbe bello avere una catena di ripari o rifugi così suggestivi per "avventurose" gite sul nostro stupendo, selvatico, burbero appennino!
L'Alpe si scala. L'Appennino si viaggia, dall'Alpe si vede l'universo, e forse anche Dio, ma dall'Appennino si vedono gli uomini, e si vede il mare. (Maurizio Maggiani)
- psiconauta
- Quotazerino doc
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Re: Renèuzzi
Ieri giro a Reneuzzi insieme ad una collega di lavoro che a suo dire "si sta allargando un po' troppo..."
Dopo una comunicazione alquanto "lacunosa", comprendente sms alle 4:00 AM con scritto "scusa mi sono addormentata, quindi?" (?)
, al quale non mi resta che rispondere "io invece mi sono appena svegliato
", appuntamenti mancati e successive reimpostazioni degli orari operativi, riusciamo finalmente a partire tipo alle 9:00.....da parte mia mi vendico facendole ascoltare Congotronics/Konono #1...
...sino a Cantalupo...qui dovremo pure sostare non troppo brevemente ad un alimentari, dove la CollegaLarga, mancando il pane, finisce col farsi rifilare dalla panettiera (la quale, incredibilmente, in poco più di 5 minuti riesce a raccontarci buona parte della sua vita e ad iniziare a farsi pure i fatti nostri...
) 2 enormi pezzi di focaccia spessissimi, nei quali, essendo vegetariana, fa infilare alcune fette di formaggio, col risultato di ottenere degli oggetti assolutamente inattaccabili da fauci umane.....
.....per fortuna un lampo di genio le fa afferrare una banana prima di uscire, sarà la sua salvezza....
Andare a Reneuzzi è sempre un po' come un viaggio nel tempo, specialmente se la volta precedente c'eravate stati tipo 25 anni fa....
...questi paesini abbandonati dell'entroterra hanno un fascino particolare, come se a volte tutto fosse rimasto congelato, un po' come le cascatelle dei rii che si incontrano lungo il cammino.....

La mattinata è fredda, ma c'è il sole, e il sentiero provinciale 242 (ex bollo rosso FIE) ci porta lungo la valle dei Campassi su un bel sentiero a mezza costa e pendenza limitata, praticamente una passeggiata, sino a che i primi segnali


annunciano che stiamo per arrivare a Casoni.......qui purtroppo la situazione è molto peggiorata rispetto ai miei ricordi, solo poche case restano più o meno in piedi, sembra quasi di stare in un set cinematografico, visto il numero di facciate che, sole, danno ancora una parvenza all' (ex) abitato..


Qualche foto, stando attenti a dove si mettono i piedi, resti di suppellettili ricordano la vita di un tempo,

alberi notevoli spingono da parte le pietre per la gloria del bosco....
più avanti sul sentiero c'è Ferrazza, unico villaggio dove la presenza umana si nota ancora, anche se oggi non c'è nessuno.....
proseguiamo, sempre sul comodo sentiero, sino a giungere a Reneuzzi.....l'arrivo in questo posto è strano, poichè ci si imbatte subito nel minuscolo cimitero

e nella chiesa,

la cui presenza dà subito l'impressione di un villaggio di una certa dimensione e importanza, sembra quasi incredibile che qui vivesse così tanta gente....poco più avanti c'è uno spiazzo, quella che forse una volta era una sorta di piazzetta del paese, (a proposito, ci chiediamo,
esisteranno delle foto di Reneuzzi VIVA? Chi sa, parli, please), dove ora sono state sistemate un paio di panche e una bacheca che illustra i sentieri della zona....ormai è ora di pranzo e decidiamo di accomodarci per dare fondo ai nostri viveri...
La prova che il tempo abbia una forma simile ad una spirale i cui bracci ruotano periodicamente a distanza sempre maggiore da un centro comune me la dà la CollegaLarga, che allontanatasi un attimo per espletare necessità fisiologiche, quando torna mi chiede : "...ma tu conosci un tipo che si chiama "Antolino" ?"

Interdetto, sono indeciso se rispondere SI', anche se in realtà sarebbe NO
, alla fine opto per il più logico "Perchè me lo chiedi?".....ma la risposta è lì, a pochi metri di distanza, appiccicata ad una vecchia porta di legno.....


dentro, solo abbandono e mucchi di Tempo...

finito di mangiare con mio trionfo totale (panino con salame di Varzi, uovo sodo bio e Dolcetto biologico contro soffocotto di focacciona e banana acerba) ci sparpagliamo tra i ruderi a caccia di impressioni per fare qualche foto, che poi alla fine son quasi sempre le stesse, utili però per rendersi conto del Tempo Che Passa....







Dopo un'oretta abbondante di bagonaggio tra le pietre (c'è da dire che bisogna stare molto ma molto attenti, poichè ci sono facciate e pareti intere ormai a rischio crollo imminente, e spesso ci si trova a camminare su quello che sembra terreno ed invece è magari la volta di una cantina sulla cui stabilità non c'è granchè da scommettere............insomma, come dice lui

"...."La prudenzia non è mai troppo, ricordate: la prudenzIa non è mai troppo!"...."
decidiamo di incamminarci, che se i programmi (miei) iniziali erano quelli di cercare di salire al Passo delle 3 Croci e poi magari pure sull'Antola, vista l'ora ormai tarda l'Antola è praticamente da escludere, ma vorrei lo stesso cercare di raggiungere le 3 Croci per poi rientrare dal sentiero 240 che porta a Vegni.............imbocchiamo quindi per un po' il sentiero 243 che porterebbe alla Sella Banchiera, finchè giunti quasi in testa alla valle dei Campassi, vedendo una traccia che sembra salire sulla sinistra, la prendiamo, ma poco dopo è lei a mollarci, costringendoci ad un ravanamento totale per pendenze notevoli finchè ad un certo punto, un po' più in alto, non arriviamo in un bosco di faggi che finalmente è più pulito, anche se sempre ripidissimo........dopo poco intercettiamo un sentiero più agevole che palesemente punta però nell'altra direzione; ormai stufi di spine e rovi, lo seguiamo, giungendo entro breve sul Monte Propiano e quindi sul sentiero 240 che, aperto e chiuso un cancello, ci riporta, tra mucchi enormi di foglie e lastre di ghiaccio su cui la culata è in agguato, a Vegni e quindi alla macchina

Inutile cercare tracce di vita a Vegni, il circolo ACLI è chiuso, e le due signore (uniche parvenze di vita) che vediamo passeggiare sull'asfalto mentre ce ne andiamo, quando abbasso il finestrino (più che altro per educazione) per chiedere loro se non c'è altro posto dove poter bere qualcosa, ci rispondono "...eh no, no..." mentre contemporaneamente scansionano la nostra iride e consultano il loro gossip database per trovare nostre tracce........senza successo, posso scrutarle dallo specchietto mentre con molta probabilità si annotano mentalmente la targa, non si sa mai....
Alla fine cioccolata calda a Cabella, con acquisto di patate a km.0 e formaggette sarde perigliosamente giunte sin lì, rifornimento di latte dal distributore automatico di Cantalupo e via, a casa, che stanotte il telefono lo spengo, sicuro.
Aloha !

Dopo una comunicazione alquanto "lacunosa", comprendente sms alle 4:00 AM con scritto "scusa mi sono addormentata, quindi?" (?)



...sino a Cantalupo...qui dovremo pure sostare non troppo brevemente ad un alimentari, dove la CollegaLarga, mancando il pane, finisce col farsi rifilare dalla panettiera (la quale, incredibilmente, in poco più di 5 minuti riesce a raccontarci buona parte della sua vita e ad iniziare a farsi pure i fatti nostri...



Andare a Reneuzzi è sempre un po' come un viaggio nel tempo, specialmente se la volta precedente c'eravate stati tipo 25 anni fa....


La mattinata è fredda, ma c'è il sole, e il sentiero provinciale 242 (ex bollo rosso FIE) ci porta lungo la valle dei Campassi su un bel sentiero a mezza costa e pendenza limitata, praticamente una passeggiata, sino a che i primi segnali


annunciano che stiamo per arrivare a Casoni.......qui purtroppo la situazione è molto peggiorata rispetto ai miei ricordi, solo poche case restano più o meno in piedi, sembra quasi di stare in un set cinematografico, visto il numero di facciate che, sole, danno ancora una parvenza all' (ex) abitato..


Qualche foto, stando attenti a dove si mettono i piedi, resti di suppellettili ricordano la vita di un tempo,

alberi notevoli spingono da parte le pietre per la gloria del bosco....
più avanti sul sentiero c'è Ferrazza, unico villaggio dove la presenza umana si nota ancora, anche se oggi non c'è nessuno.....
proseguiamo, sempre sul comodo sentiero, sino a giungere a Reneuzzi.....l'arrivo in questo posto è strano, poichè ci si imbatte subito nel minuscolo cimitero

e nella chiesa,

la cui presenza dà subito l'impressione di un villaggio di una certa dimensione e importanza, sembra quasi incredibile che qui vivesse così tanta gente....poco più avanti c'è uno spiazzo, quella che forse una volta era una sorta di piazzetta del paese, (a proposito, ci chiediamo,

La prova che il tempo abbia una forma simile ad una spirale i cui bracci ruotano periodicamente a distanza sempre maggiore da un centro comune me la dà la CollegaLarga, che allontanatasi un attimo per espletare necessità fisiologiche, quando torna mi chiede : "...ma tu conosci un tipo che si chiama "Antolino" ?"

Interdetto, sono indeciso se rispondere SI', anche se in realtà sarebbe NO



dentro, solo abbandono e mucchi di Tempo...

finito di mangiare con mio trionfo totale (panino con salame di Varzi, uovo sodo bio e Dolcetto biologico contro soffocotto di focacciona e banana acerba) ci sparpagliamo tra i ruderi a caccia di impressioni per fare qualche foto, che poi alla fine son quasi sempre le stesse, utili però per rendersi conto del Tempo Che Passa....







Dopo un'oretta abbondante di bagonaggio tra le pietre (c'è da dire che bisogna stare molto ma molto attenti, poichè ci sono facciate e pareti intere ormai a rischio crollo imminente, e spesso ci si trova a camminare su quello che sembra terreno ed invece è magari la volta di una cantina sulla cui stabilità non c'è granchè da scommettere............insomma, come dice lui

"...."La prudenzia non è mai troppo, ricordate: la prudenzIa non è mai troppo!"...."
decidiamo di incamminarci, che se i programmi (miei) iniziali erano quelli di cercare di salire al Passo delle 3 Croci e poi magari pure sull'Antola, vista l'ora ormai tarda l'Antola è praticamente da escludere, ma vorrei lo stesso cercare di raggiungere le 3 Croci per poi rientrare dal sentiero 240 che porta a Vegni.............imbocchiamo quindi per un po' il sentiero 243 che porterebbe alla Sella Banchiera, finchè giunti quasi in testa alla valle dei Campassi, vedendo una traccia che sembra salire sulla sinistra, la prendiamo, ma poco dopo è lei a mollarci, costringendoci ad un ravanamento totale per pendenze notevoli finchè ad un certo punto, un po' più in alto, non arriviamo in un bosco di faggi che finalmente è più pulito, anche se sempre ripidissimo........dopo poco intercettiamo un sentiero più agevole che palesemente punta però nell'altra direzione; ormai stufi di spine e rovi, lo seguiamo, giungendo entro breve sul Monte Propiano e quindi sul sentiero 240 che, aperto e chiuso un cancello, ci riporta, tra mucchi enormi di foglie e lastre di ghiaccio su cui la culata è in agguato, a Vegni e quindi alla macchina

Inutile cercare tracce di vita a Vegni, il circolo ACLI è chiuso, e le due signore (uniche parvenze di vita) che vediamo passeggiare sull'asfalto mentre ce ne andiamo, quando abbasso il finestrino (più che altro per educazione) per chiedere loro se non c'è altro posto dove poter bere qualcosa, ci rispondono "...eh no, no..." mentre contemporaneamente scansionano la nostra iride e consultano il loro gossip database per trovare nostre tracce........senza successo, posso scrutarle dallo specchietto mentre con molta probabilità si annotano mentalmente la targa, non si sa mai....
Alla fine cioccolata calda a Cabella, con acquisto di patate a km.0 e formaggette sarde perigliosamente giunte sin lì, rifornimento di latte dal distributore automatico di Cantalupo e via, a casa, che stanotte il telefono lo spengo, sicuro.

Aloha !

Last edited by psiconauta on Wed Jan 25, 2017 8:03, edited 1 time in total.

...........non seguitemi, mi sono perso anch'io !
Re: Renèuzzi


Molto interessante .

Chissà se un giorno mi spingerò sino a quegli affascinanti ruderi ...


Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato.[Charlie Chaplin]
- paolocerreta
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Re: Renèuzzi
Su Reneuzi ci sono ben tre libri.
C'è quello di Gianni Meriana, "Sono partiti tutti" dove se non sbaglio, afferma che era abitato tra le 100 e le 150 persone, anche se molte di queste impegnate fuori paese, nell'immigrazione stagionale verso la Pianura padana; poi c'è quello di Cristiano Zanardi ( un iscritto al forum) "Il paese silenzioso", dove, con un grande lavoro di reperimento delle fonti, ricostruisce la tragica storia di Davide Bellomo, romanzandola...davvero bello!
E infine esiste "Il vento dell'Antola" di Cristina Raddavero...purtroppo introvabile!
Bel reportage psiconauta
C'è quello di Gianni Meriana, "Sono partiti tutti" dove se non sbaglio, afferma che era abitato tra le 100 e le 150 persone, anche se molte di queste impegnate fuori paese, nell'immigrazione stagionale verso la Pianura padana; poi c'è quello di Cristiano Zanardi ( un iscritto al forum) "Il paese silenzioso", dove, con un grande lavoro di reperimento delle fonti, ricostruisce la tragica storia di Davide Bellomo, romanzandola...davvero bello!
E infine esiste "Il vento dell'Antola" di Cristina Raddavero...purtroppo introvabile!
Bel reportage psiconauta

"Dagli gli alberi ho capito il significato della pazienza. Dall'erba ho imparato ad apprezzare la persistenza."
[Hal Borland]
[Hal Borland]
Re: Renèuzzi
Complimenti anche da parte mia per il giro
Se non fosse per l'instabilità di praticamente tutti gli edifici, forse un piccolo locale poteva essere riattato come ricovero per gli escursionisti
ma non siamo in Sud-Tirolo dove ogni piccola malga è sfruttata come riparo... scusate per il mio piccolo appunto, ma la visione di questi grandi edifici (perchè mi pare roba di due o tre piani) totalmente in rovina fan solo malinconia... la scritta di Antolino su una porta di quegli edifici in rovina, dopo la sua scomparsa, rende poi ancora più malinconico il tutto..
Per il resto, sempre simpatica e divertente la descrizione di psiconauta
nei suoi piccoli imprevisti 


Per il resto, sempre simpatica e divertente la descrizione di psiconauta


"Un uomo va al di là di ciò che può afferrare" (N. Tesla)
"De gustibus non disputandum est"
La montagna non uccide... è l'uomo che sottovaluta i pericoli...
"De gustibus non disputandum est"
La montagna non uccide... è l'uomo che sottovaluta i pericoli...
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Re: Renèuzzi
........buttati giù un attimo mentre fai la Via del Sale...daniele64 wrote:![]()
![]()
Molto interessante .![]()
Chissà se un giorno mi spingerò sino a quegli affascinanti ruderi ...![]()


...........non seguitemi, mi sono perso anch'io !
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Re: Renèuzzi
...belin, ho solo quello introvabile !paolocerreta wrote:Su Reneuzi ci sono ben tre libri.
C'è quello di Gianni Meriana, "Sono partiti tutti" dove se non sbaglio, afferma che era abitato tra le 100 e le 150 persone, anche se molte di queste impegnate fuori paese, nell'immigrazione stagionale verso la Pianura padana; poi c'è quello di Cristiano Zanardi ( un iscritto al forum) "Il paese silenzioso", dove, con un grande lavoro di reperimento delle fonti, ricostruisce la tragica storia di Davide Bellomo, romanzandola...davvero bello!
E infine esiste "Il vento dell'Antola" di Cristina Raddavero...purtroppo introvabile!
Bel reportage psiconauta

....non sapevo di quello di Zanardi, sembra molto interessante.........è un peccato che latiti sul forum......è quello con la focaccia in bocca, giusto ?

Cristiano, se ci leggi, molla un pezzo di focaccia !


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Re: Renèuzzi
..........a me viene persino da pensare che se fossimo in un altro posto, ci vivrebbe ancora qualcuno.....teo-85 wrote:Complimenti anche da parte mia per il giroSe non fosse per l'instabilità di praticamente tutti gli edifici, forse un piccolo locale poteva essere riattato come ricovero per gli escursionisti
ma non siamo in Sud-Tirolo dove ogni piccola malga è sfruttata come riparo... scusate per il mio piccolo appunto, ma la visione di questi grandi edifici (perchè mi pare roba di due o tre piani) totalmente in rovina fan solo malinconia... la scritta di Antolino su una porta di quegli edifici in rovina, dopo la sua scomparsa, rende poi ancora più malinconico il tutto..
Per il resto, sempre simpatica e divertente la descrizione di psiconautanei suoi piccoli imprevisti


...........non seguitemi, mi sono perso anch'io !