Ciao a tutti/e
Giovedì 20 marzo, in occasione dell'equinozio di primavera, colto da improvvisi impulsi pagani

, decido di tornare sul Monte Ramaceto, cima a cui sono affezionato, accoppiando alla passeggiata un'escursione alla famosa "Pietra Scritta" di cui tanto si parla.
Alzatomi con tutta calma, evito l'autostrada come la peste giungendo alla Rotonda di Cichero che sono quasi le 10 del mattino, senza incredibilmente sbagliare strada nemmeno una volta.
Ricordavo, dall'ultima escursione in loco, che presso il parcheggio della rotonda era stato posto un cartello/freccia indicante la direzione da seguire per la Pietra.
Una volta parcheggiato mi incammino quindi seguendo la freccia che punta verso un sentiero ripulito grazie allo sforzo di volontari della Val Cichero, unitamente all'Associazione "Liguri nel Mondo" e in particolare alla famiglia GARAVENTA-CARDIA, come indicato nel pannello esplicativo all’inizio del percorso.
Il sentiero scorre a mezza costa in direzione Est, con piccoli saliscendi, in mezzo a cespugli di erica ed elicriso, il cui profumo, misto al mormorio del ruscello, crea un’atmosfera piacevolmente bucolica.
Si continua con un paio di guadi di ruscelli sino a giungere in un punto in cui una palizzata + rete inizia a percorrere il crinale in direzione Nord;
più o meno in questo punto il sentiero devia a dx ed inizia a scendere leggermente finchè, nel giro di breve , si perviene ad un altro guado nei pressi di una cascatella, nel punto in cui giace sta ormai famosa “Pietra Scritta”.
In adiacenza alla pietra, posta quasi verticalmente, sono posti alcuni tubi innocenti a sostegno di tavole da ponteggio che consentono una visione ravvicinata della stessa e delle “iscrizioni”, oltre ad un telo ormai semidivelto e stracciato dalle intemperie; il tutto lascia comunque intuire una certa attenzione ancora in essere rispetto al “reperto”.
Ad una visione ravvicinata, come già anche da alcune foto viste in precedenza, in tutta sincerità personalmente fatico alquanto a convenire con l’ipotesi della Sovrintendenza secondo cui “quei segni sono riconducibili a processi naturali di fratturazione della roccia”

;
Alcune foto :
mezza visione d’insieme storta
nei pressi

nessun segno
diciamo che certo, tutto può essere, ma poiché tutto necessita pure di una spiegazione, quanto meno per convincermi la Sovrintendenza (ma chiunque altro, anche voi) dovrebbe fornire una risposta esauriente alle seguenti questioni :
• Se le linee diagonali parallele che attraversano la superficie della pietra sono senz’altro “riconducibili a processi naturali di fratturazione della roccia”, trattandosi di arenaria, cioè roccia sedimentaria, e quindi formata da stratificazioni successive ben visibili appunto nelle suddette linee, TUTTI GLI ALTRI SEGNI COME SI SAREBBERO “NATURALMENTE” FORMATI ?
• Nelle immediate vicinanze del sito sono presenti altri esemplari di rocce dalla grande superficie liscia, che però si presenta, appunto, liscia.
PERCHE’ QUESTE ALTRE ROCCE NON SAREBBERO STATE INTERESSATE DA QUESTI PRESUNTI FENOMENI NATURALI?
• Anche ammettendo la possibile origine naturale di certi segni/solchi/incisioni, COME MAI QUESTI ULTIMI SI PRESENTANO TUTTI DI LUNGHEZZA SIMILE E NON CONTINUANO, INVECE, PROLUNGADOSI NELLA DIREZIONE NATURALE DI EROSIONE DELLA ROCCIA A CAUSA DI EVENTI ATMOSFERICI (PIOGGIA, GELO, VENTO, ECC…)?
• COME E’ POSSIBILE CHE LA QUASI TOTALITA’ DI QUESTI SEGNI SI PRESENTI ALLINEATA LUNGO RIGHE ORIZZONTALI PROPRIO COME SU UN FOGLIO O, PIU’ PROPRIAMENTE, UNA LAVAGNA ?
Quando avrò risposte soddisfacenti a queste domande, potrò senz’altro riconsiderare le mie impressioni, che però, al momento, sono più affini a quelle del Prof. Giovanni Mennella, che non è certo uno sprovveduto qualsiasi, come dimostrerebbe anche il suo curriculum visibile qui :
http://www.iisl.it/auxilia/cv/prof.html
Alcune motivazioni della Sovrintendenza sono leggibili qui, per quanto il giornalista possa averle esattamente riportate:
https://www.ilsecoloxix.it/levante/2019 ... 1.37901693
anche se poi non sembra finita lì, in effetti :
http://www.ligurinelmondo.it/massocichero
N.B. nel maggio 2022 venne organizzato dall’Istituto Studi Liguri e dalla Società Economica di Chiavari una presentazione dei risultati della prima fase delle ricerche denominata “Le sorprese della PRIA SCRITTA – Culti pagani in Val Cichero”, nel cui depliant si diceva che “Nell’occasione sarà disponibile un fotoalbum illustrativo a schede” : qualcuno che legge, ha per caso partecipato? Qualcuno (chiunque) sa se è possibile recuperare in qualche modo questa presentazione, o una sua scansione? Grazie in anticipo.
La mia impressione, che peraltro avevo già condiviso, è che forse questa pietra sia davvero davvero importante, e la Sovrintendenza magari (sono ottimista

) minimizzi per non attirare troppi curiosi in loco; d’altro canto ho però saltuariamente a che fare con elementi della Sovrintendenza, e senza polemica, devo dire che non sempre la cultura e l’esperienza si sposano con la modestia e la pragmatica, ma senza alcun dubbio ben altri potranno testimoniare personalmente su certi ambienti accademici.
Diversi indizi/prove che il Ramaceto potesse rivestire il carattere di “montagna sacra” per altri prima di me possono essere letti qui :
https://www.altavaltrebbia.net/2023/07/ ... lantichita
Poco importa, comunque, il luogo è, ai miei occhi, estremamente suggestivo, nonostante le impalcature, e spero non ci sarà certo bisogno di ricordare di rispettare nel limite del possibile luoghi del genere, qualunque cosa essi rappresentino, anche se certe mamme, come dice il detto, sono sempre incinte.
Ammirata la faccenda ed elucubrato abbondantemente, dopo aver ravanato brevemente nei dintorni senza ravvisare altre cose particolari, la mia intenzione era quella di risalire il rio (che non so se abbia un nome, cioè, certo l’avrà, ma io non lo conosco), ma lo stesso scende con forte pendenza da una serie di cascatelle infrascate che mi fanno desistere quasi subito dall’impresa, perciò ravanando ciecamente in salita alla membro di segugio, raggiungo in breve nuovamente la palificata di cui parlavo all’inizio, e la seguo in pratica fedelmente sino a raggiungere il crinale superiore,
nei pressi del quale trovo un cartello/freccia spezzato e semidivelto riportante la scritta “Fò de Driun”, che dà vita ad ulteriori misinterpretazioni, di cui mi pareva infatti aver letto tempo fa chissà dove.
Infatti, il cartello suddetto indica (indicava?) non si sa bene cosa, poiché nelle immediate vicinanze non mancano certo i faggi di dimensioni ragguardevoli (sempre ammesso che le dimensioni siano la peculiarità di “quel” faggio….dopotutto le dimensioni non contano), e la località segnata come “Fò de Driun” sulla mappa è molto più su, in pratica in corrispondenza con l’incrocio del sentiero proveniente dal Passo della Crocetta.
Forse il cartello semidivelto indicava appunto la direzione da seguire per il “Fò”?
Questo potrebbe essere, perché ricordo che una volta scendendo dalla cima ero sceso alla rotonda proprio passando accanto ad un altro faggio dove se non ricordo male era pure qui presente un cartello, ma nemmeno allora mi pare questo coincidesse con la posizione segnata ad esempio su openstreetmap.
Comunque sia, salendo verso la cima, di sicuro i faggi non mancano, diciamo che, insomma, speriamo che il “Fò de Driun” non fosse questo :
Dal sentiero, affascinante per come procede tra faggi e bastionate rocciose,
segnavia
arbre magique
faccio una brevissima deviazione per la cima, dove forse non ero nemmeno mai stato, e dove è presente una piramide di pietre con sovrastante borchia IGM.
Poco più avanti, sulla sx del sentiero, in un piccolo spiazzo panoramico coperto di erica fiorita, si trova il cosiddetto “Masso Altare del Ramaceto” (di cui trovate info qui
http://www.iisl.genova.it/mwa/content/s ... maceto.pdf ) , presso il quale sosto per officiare alcune offerte e brevi riti rupestri assolutamente innocui per quasi tutti e anzi, di buon auspicio per molti (alcune personalità, diciamo così, sono aimè assolutamente escluse dai miei buoni propositi); in pratica faccio merenda e brindo alla salute di chi voglio bene, insomma.
Da qui, procedo verso la cappelletta,
notando che sulle pendici Nord della faggetta ancora leggermente spruzzata di neve, sono presenti due notevoli “tavolate” di dimensioni ragguardevoli che, come mi dirà l’oste del Pellegrin durante una sosta al ritorno, sono per la Festa della "Madunetta" che si svolge tradizionalmente ormai quasi da 40 anni, la prima domenica di Luglio.
Alla Cappelletta non c’è nessuno e tiro dritto sino alla Madunetta di cui sopra, da dove si godrebbe di un panorama stupendo se non ci fosse una foschia che limita un bel po’ la visuale;
mia intenzione sarebbe proseguire sino alla vetta Ovest, poi scendere al Pian dei Baci, al Passo del Dente e da lì rientrare a Cichero, ma una volta raggiunta la croce di legno che segna la cima Ovest,
vista l’ora e alcuni programmi che avevo (soste a Gattorna e Torriglia), decido di accorciare a malincuore il percorso e scendere, anziché verso il Pian dei Baci, prendendo una traccia a sx segnata se non ricordo male con due linee rosse, che scende verso le stalle di Cichero.
Sentiero che non avevo mai percorso e non è granchè, correndo su fondo molle con presenza di sassi (categoria M****, insomma), con segni vecchi e poco di interessante se non alcune vedute da sotto le pendici del Ramaceto.
Masso presso vecchio albero e ruderi
In breve sono alle stalle, piene di Limousine parcheggiate,
e subito dopo al parcheggio, dove ad attendermi c’è la mia, di limousine

, che praticamente ho potuto controllare dall’alto per quasi tutta la durata del percorso (lungo il quale, peraltro, non ho incontrato anima viva).
Il Casone di Cichero finalmente rimesso un po’ in ordine
Gita per me sempre piacevole, ricca com’è di spunti.
Arrivederci quindi al prossimo avvicendamento astronomico, o alla prossima scoperta, o alla mangiata di Luglio !
Aloha
