Sabato 18, in tarda mattinata, nonostante l'incertezza del tempo abbiamo comunque deciso di andare alla festa di S. Pietro.
Il tempo di sistemare tenda e sacchi letto, preparare un paio di pasti per il nostro “Golden tamarro”, di sistemare negli zaini una quantità d'acqua tale da permetterci di attraversare un deserto e ...siamo pronti per partire. Visto il peso degli zaini si decide di seguire il sentiero che sale da C.del Romano che presenta un dislivello minore rispetto ad altri itinerari.
Durante il trasferimento lungo la Valle Scrivia, la mia speranza che il tempo migliori è assecondata da sporadiche macchie di azzurro nel cielo. In zona Bavastrelli la speranza svanisce; basta guardare in direzione Antola e vedere le nuvole che lambiscono il crinale per capire che il “bel tempo” è solo utopia.
Come solito non ho gran voglia di guidare e quando finalmente si parcheggia a C.d R. è un sollievo per me che non “reggo” la strada da Torriglia in poi.
Si comincia a salire. Amos, libero dal guinzaglio dà sfogo alla sua irruenza seguendo traiettorie dettate dalla libertà. Si sale e le nuvole scendono. Avvolgono i faggi creando paesaggi fiabeschi, dai quali come un miraggio appare ogni tanto Amos che il sentiero lo segue solamente quando si è in presenza di enormi pozze di fango nelle quali sprofonda allegramente.
Arrivati quasi in cima la nebbia è talmente fitta che a livello precauzionale si pensa che sia meglio tenere A. al guinzaglio. Scorgiamo la chiesetta quando è oramai ad una distanza tale da poterla toccare con mano. E quel che a noi sembra peggio è la misera presenza umana...
Si monta la tenda, alla quale pian piano se ne aggiungono altre, e poi altre ancora. In zona chiesetta “tutto esaurito” così come dal vecchio rifugio. La sera si è finalmente animata. Unico neo il tempo che non migliora. Anzi.
Troviamo riparo ad una sporadica pioggia “nell'atrio” della chiesetta. Un ragazzo con il quale sto parlando da un po di tempo mi chiede se non ci è già conosciuti. Io da pessimo fisionomista non l'ho riconosciuto ma.... Ci si era incontrati una mattina dello scorso inverno proprio sull' Antola mentre era in compagnia di Wolf. Mi dice che nel frattempo è diventato il quotazerino “Fuentu”.
La pioggia aumenta e dà certezza alla voce che insiste sul fatto che la fiaccolata non si farà.
Giunge il momento di andare “a letto”
La mia preoccupazione a questo punto era legata al fatto che A. non era mai stato in tenda e il suo comportamento all'interno potesse procurarci qualche problema. A parte l'impresa a convincerlo ad entrare, una volta dentro non si è mosso di un millimetro. Anzi, sono convinto che è riuscito pure a “restringersi” per dar meno fastidio....
L'allegro vociferare allunga la sera fino a farla diventare mattina, i repentini rintocchi di campana e un cavallo libero intento a brucare l'erba attorno alle tende precludono ogni possibilità di prender sonno.
La notte passa “moooolto” lentamente.
Al “risveglio”, a parte le tende fradice, il brutto tempo del giorno precedente è solo un ricordo. O meglio te lo ricordano in maniera inequivocabile gli indumenti “mooolto” umidi che si è appena indossato.
Rapida ascesa alla vetta. Noi arriviamo alla cima nel momento magico in cui il sole sorge. L'alba sull' Antola come sempre è spettacolare. Anche A. sembra estasiato da questo momento. Seduto e incredibilmente tranquillo guarda lo spettacolo che lo circonda.
Il giorno pian piano prende forma. Il sole caldo comincia da asciugare la tenda e i sacchi letto distesi sulla staccionata.
In tarda mattinata si fa rientro. Lungo in sentiero incontriamo parecchi gruppi ( non solo di escursionisti) convinti dalla bella giornata a salire sull'A.
A casa d. R. dopo una vigorosa spazzolata al cagnolone si sale in auto. L'auto e la stanchezza accumulata in questi due giorni mi conciliano il sonno. Ed è grazie a mia moglie se il sonno non ha la meglio e prende il sopravvento. A casa, domenica sera sono stanchissimo.
Va bè. Penso:... domani un piccolo intervento programmato da tempo, mi terra un paio di giorni all'ospedale, avrò il tempo di riposare.
E così è stato …
Qualche immagine ricordo della nostra “avventura”
La nebbia trasforma la faggeta in un luogo fiabesco.

Si accende una luce sulla serata.

Il piccolo accampamento prende forma.

La sera comincia ad animarsi.

Oramai è notte.

Al mattino seguente del brutto tempo è rimasto solo il ricordo.

Si sale in vetta per ammirare l'alba.

Come sempre l'alba in montagna è spettacolare.

Ancora uno sguardo al panorama. Anche Amos sembra estasiarsi e godersi ogni attimo della
sua “prima alba” in vetta ad un monte.

Il giorno prende forma. Si è fatta l'ora di stendere al sole i sacchi letto e...smontare le tende

Alla prossima,
Luigi