Il Monte Orsiera è inquadrato nel gruppo delle Cozie Centrali o Alpi del Monginevro.
I larici dorati ci danno il buongiorno all’ingresso della lunga sterrata che conduce al rifugio Sellieres. Questa vetta fa parte del gruppo M.Orsiera - Rocciavrè da cui l’omonimo ente parco nato una ventina d’anni fa per proteggere quest’area naturale dalla modernizzazione e dagli attacchi dell’edificazione selvaggia. Quest’ambiente davvero meraviglioso è attraversato da bellissimi sentieri di elevato interesse escursionistico ove è frequente ammirare stambecchi, cervi e camosci pascolare liberi sugli altopiani.
La zona, si divide su due vallate: la Val Chisone e la Val Sangone. Tra le vette d’interesse alpinistico spiccano la Cristalliera ed il M.Orsiera, quest’ultima, con i suoi 2890m. è la vetta più elevata del parco Orsiera Rocciavrè e costituisce così un ottimo punto panoramico.
Dal punto di vista geologico, l'intera zona appartiene al gruppo delle pietre verdi di Gastaldi risalenti al triassico-giurassico.
La montagna si presenta come una cresta allungata, dai fianchi rocciosi dirupati da entrambi i lati; dalla vetta, oltre alla cresta spartiacque principale tra la Val di Susa e la Val Chisone (posizionata NE-SO), si dirama una cresta secondaria orientata verso Sud. La vetta presenta due punte distinte: cima nord (2890 m) e cima sud (2878 m) le quali sono però separate da un colle.
Si può accedere alla vetta attraverso la via normale, quasi interamente su sentiero, la difficoltà è valutata EE ma secondo noi, avendola percorsa in discesa, potrebbe presentare (per lo meno sull’ultimo tratto che dal colle sale in vetta) difficoltà di tipo alpinistico F.
Una variante di difficoltà F, si profila sulla cresta Sud. Si parte dalla località Saret del Campo, seguendo il sentiero per il Lago del Chardonnet. Arrivati ai piedi del canalone SSE, si risale la cresta Sud, che si segue fino al Colletto dell'Orsiera, dove ci si riaggancia alla via normale.
La parete Nord invece, per la scarsa qualità della roccia, è senza dubbio la via alpinistica più impegnativa di questa bella montagna. Non è una via molto frequentata, e non sono note le difficoltà complessive.
Infine eccoci alla bella Cresta Dumontel (ENE) itinerario alpinistico, con difficoltà AD quella da noi percorsa.
L'avvicinamento avviene dal Rifugio Selleries, seguendo il sentiero che si dirama sulla destra orografica del vallone, si segue la via normale fino al Lago del Chardonnet; da qui ci si sposta verso il Colle Chardonnet, tra il Monte Orsiera e la Punta Rocca Nera, dove ha inizio l'itinerario.
La salita contempla passaggi di difficoltà tra il II e il III grado e due passaggi di IV- oltre ad una placca liscia, inclinata e attrezzata con una fune metallica. Di questa placca (si dice) al momento non si conosce nessuno che l’abbia percorsa in libera, per lo meno sulle descrizioni di altri siti non è riportata alcuna testimonianza. Noi, non ci siamo andati per il sottile ed abbiamo adottato la tecnica del ciapa e tia.. In circa 2.30 h si arriva dal Colle Chardonnet alla cima.
Durante la salita abbiamo incontrato alcune chiazze di neve già sul sentiero del versante sud e questo ci ha fatto pensare che avremmo trovato la stessa materia anche in cresta e così è stato, ma era una cosa che avevamo messo in conto.
Eccoci mentre ci chiediamo: "mmmm.... ci sarà il verglas?"
Giunti all’attacco della cresta non senza l’aver ammirato gli splendidi panorami autunnali e fotografato camosci e stambecchi pascolare sereni tra i prati, ci leghiamo e procediamo di conserva, sebbene il primo tratto, privo di esposizione, non lo richiedesse. Tuttavia, per la presenza di neve sulle rocce abbiamo preferito così, almeno potevamo render più sicura la salita facendo passare la corda tra una roccia e l’altra. Alternandoci abbiamo percorso questa affascinante ed avventurosa cresta, sempre all’altezza della situazione, anche se non sono mancati due o tre passaggi che hanno impensierito leggermente e portato via una decina di minuti ciascuno. Si è trattato dei due passaggi di IV- sul gendarme prima della vetta. In loco sul primo passaggio c’era un chiodo, nel secondo nulla.. di fronte a questi passaggi, vedendo Alec che borbottava sulla difficoltà: “qui non c’è niente per le mani… il piede dove lo metto ecc.ecc.” lo prendevo un po’ in giro per incitarlo “forza ragazzo, è solo IV, dai su che facciamo notte… “ poi eccolo in due-tre movimenti salire su e superare la difficoltà, apparentemente banale. Arrivato il mio turno… op.. oplà … i movimenti e lo studio per superarlo diventano quattro-cinque-sei… penso a quant’è differente la falesia dall’uscire in montagna, dove l’ambiente è nudo e crudo, senza maniglie ricavate, senza smagnesate…. sette…. otto… ancora nulla, lo tento ma non me la sento di buttarmi su… eppure lo devo superare, non posso azzerare perché il rinvio l’ho già levato e cmq non mi sarebbe servito ad un granchè dato che il chiodo era piantato prima del punto da superare, andare di paranco non è possibile… non mi restano che le mie forze… allora chiudo gli occhi e mi concentro per qualche istante, in silenzio…. Poi li apro di colpo e con un soffio per buttar fuori l’ansia vado via convinto e... alè… supero il passaggio in un attimo. Ora risalgo rincuorato un tratto facile di roccette, e penso che in fondo non era poi così difficile, e mi convinco di quanto siano determinanti in certi momenti la forza di volontà, la convinzione e le perfette condizioni psico-fisiche, nel mentre raggiungo Alec poco sopra che, udito il mio avviso sul passaggio superato si era comodamente seduto al sole ad aspettarmi e quando mi vede mi osserva sornione salutandomi con un divertito “buongiorno”… sorrido anch’io guardandolo negli occhi e facendogli i complimenti con il cuore per aver superato il passaggio che a me aveva fatto sudare.
Ripartiamo assieme e dopo aver superato ancora un tratto esposto su traverso, la presenza di neve ghiacciata sulla roccia obliqua ha imposto ancora un alto livello di concentrazione, ed un altro passaggio ostico (l’ultimo) in breve raggiungiamo la sommità di questa bella cima. Il panorama era incantevole come al solito…. Ed il sole ci ha fatto godere il pranzo da una posizione meravigliosa con lo sguardo che si perdeva all’orizzonte dal delfinato alle nostre alpi. Il ritorno, effettuato lungo la normale, ha richiesto l’uso dei ramponi durante la discesa lungo il canale tra la cima sud e la Nord, completamente innevato. Rilassanti e piacevoli i 700 metri di discesa verso il rifugio Sellieres ove ci attendeva l’auto e una fontanella di buona acqua fresca. Anche questa bella vetta è andata a segno!
L'attacco alla ENE Dumontel: Ale apre sul misto
La Dumontel
Un passaggio sulla Dumontel
passaggini sul misto
uniti nella salita
la famigerata placca
Vertigine
sul Gendarme: occhio e croce la via salita
di fronte al gendarme
Alè... si sale!
scorcio sullo strapiombo
Il lago Ciardonnet
ancora pochi passi...
eccoci in vetta
In lontananza gli Ecrins e il massiccio del Vanoise
da sx a dx: Pelvoux, la Barre des Ecrìns e la Meije
La punta nera della Pierre Menue spunta dietro gli altri rilievi
Alec contempla il panorama dalla vetta
Cristalliera e Rocciavrè
Le belle linee sui rilievi del parco Orsiera-Rocciavrè
il canale della normale
Val Chisone in autunno
altre foto qui:
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