Il 13 Agosto mentre Andrea e G.P. si rilassavano sulle sponde del Lago Resile raccogliendo mirtilli, con Cocchy e Arietina, abbiamo salito la Rocca Bianca, il tremila che svetta di fronte al Rifugio Stroppia e al Lago Niera, con un dislivello complessivo dal campo base alla vetta di poco superiore ai 1300 metri, una gitarella.

L’idea era quella di ripercorrere una via del Conte Aldo Bonacossa, per il versante NNE, valutata PD, ma la Rocca Bianca è una montagna complessa e non siamo riusciti a capire quale fosse, tra i presenti, il giusto canale da percorrere per raggiungere la vetta. Avevamo cominciato bene portandoci all'attacco costituito da un evidente canale svasato e obliquo verso sinistra, precipitante verso valle con il caratteristico salto rossastro (come recita la relazione) e abbiamo al suo termine proseguito verso sinistra per roccette e chine erbose (sempre come da relazione).. poi abbiamo avuto qualche problema ad individuare l'evidente canalone che si innalzava verso la vetta.. o forse era troppo evidente e ci aspettavamo qualcosa di più ridotte dimensioni... fatto che sta che comincia l'avventura..
Qui Arietina sbuca all'uscita del primo tiro (la poverina è ancora ignara di ciò che l'avrebbe aspettata

visione d'insieme dal versante NNE (sullo sfondo il lago Niera)
particolare del versante NNE (forse qui eravamo ancora sulla retta via ma ci sembrava troppo facile e non individuavamo il canalone descritto dalla relazione GMI) così....
...decidemmo di traversare alla ricerca del canale citato in relazione
... che non troveremo mai....

In luogo dell'evidente? canalone, troviamo invece una serie di simpatici canalini detritici...
qui dentro uno dei canalini del versante NNE
Saltando da un canale all’altro alla ricerca di quello buono abbiamo infine asceso i 719 metri di dislivello (dal L.Niera alla cima) completamente su sfasciumi e rocce rotte. Mai affrontata montagna più malridotta; roccia friabile ovunque, dal suolo a ogni appiglio, occorreva davvero molta abilità e delicatezza nella progressione e nella scelta del percorso ed appunto su quest’ultima ben presto mi resi conto che la relazione era ormai carta straccia, eravamo sul versante giusto ma nel tratto sbagliato e mi domandavo se qualcuno si fosse mai trovato a passare da li e in tal caso a quanto remoto fosse l’evento.
Calati nel cuore della montagna, siamo saliti con i denti e con le unghie, sopra il terreno che ci scivolava via, sotto i piedi, giungendo dopo ore di estenuante lotta con l’alpe ad un colletto di fronte alla vetta.
Mentre aspettavo i miei amici rimasti un poco più indietro, osservando la parete che ci separava dalla cima, mi convinsi che l’unica soluzione per vincerla era quella di salire in corrispondenza di una fessura a sinistra di quel muro di roccia verticale (che purtroppo non ho fotografato da quella posizione). Notando che da quel colletto il telefonino riceveva discretamente, per sicurezza decisi di chiedere consiglio ad un esperto conoscitore delle montagne della Val Maira: Bruno Rosano. Brun rispose prontissimo, ma ebbe difficoltà a capire in che punto eravamo finiti, neppure lui era mai passato da li. Così mi illustrò come portarmi sulla via normale una volta in vetta e ci lasciammo con la promessa di risentirci una volta in cima. Nel frattempo anche Cocchy, giunto al colletto, avvallò la mia tesi. Rassicurata Arietina (sull’orlo di una crisi di nervi) per cresta raggiungemmo l’attacco di quell’ultimo tiro che è forse stato il più bello (anche perché liberatorio) della salita. Lungo quella fessura, si innalzava una rampa di III che con bella arrampicata ci ha condotti alla croce di vetta.
La bella rampa obliqua del tiro finale (è l'unica foto del passaggio, mi rammarico di non averla ripresa anche dal colletto)
Dall'uscita del tiro finale, in ombra il colletto da dove siamo sbucati...
Foto di vetta
Dalla cima la vista sulla Valle era splendida, l’isolamento della montagna permette una visione eccezionale, il fondovalle appare così minuto e lontano che sembra di trovarsi ad un’altezza superiore ai 3000 metri. Richiamo e ringrazio Brun per il sostegno, anche se ormai eravamo ad un passo dal traguardo e ascolto le sue indicazioni per discendere dalla via normale (dalla croce seguire la cresta in direzione del Sautron per alcune decine di metri poi a destra prendere un ben marcato ed evidente canale che sempre su sfasciumi, porta ad un pianoro di rocce rotte, dal quale piegando a sinistra si raggiunge la base della montagna e ci si ricollega al sentiero che porta al Rif. Stroppia).
dalla vetta il panorama è ampio: uno sguardo verso il M.Viso
uno verso Chiappera
ed uno verso l'Oronaye
e finalmente scendiamo lungo la normale...
durante la discesa l'occhio mi cade su una curiosa formazione rocciosa che pare un trofeo a suggellare la salita compiuta (dedico lo scatto a Soundofsilence

Difficoltà affrontate: arrampicata su sfasciumi e pietre mobili generalmente su I e II grado, i tratti chiave della salita si sono rivelati due tiri di IV a metà percorso, la parte più divertente di tutta l’ascensione, il primo presso un piccolo intaglio leggermente strapiombante, il secondo molto articolato per aggirare un masso incastrato ed il terzo (l’ultimo e il più facile di III grado) su una bella rampa inclinata che in breve ci ha condotto alla vetta.
Valuterei in un bell’AD l’itinerario seguito e mi complimento con Arietina per la volontà e concentrazione assunte nell’affrontare la salita, dopo così tanto tempo che non metteva piede in montagna e con Cocchy buono e divertente compagno di avventure. Ringrazio anche Brun per la sua disponibilità e gentilezza.