Il grande giorno del Nubiera... ne avevamo parlato tante volte, da anni ho in mente il suo nome e immagino la sua vetta, ma non riesco a figurarmi la difficoltà della salita... e finalmente abbiamo aperto la porticina del minuscolo bivacco Montaldo.
Come sempre Alec mi vende gite come noccioline, nascondendo abilmente insidie e difficoltà, mentendo sui tempi e barando sui dislivelli. Ma ormai sono preparata e, pur ignara di quanto mi aspetti realmente, vengo presa da uno sconforto e da un timore che mi appesantiscono la testa e le gambe. So che qualcosa di malvagio mi aspetta... mi comporto come l'asino che si impunta, e il furbone vuole anche farmela passare come la “mia” gita.
Sì perchè forse non lo sapete, ci sono le MIE gite e le SUE gite. Per una gita mia devono essercene in programma almeno due sue. Ah, non è parità dite?

Quindi “sul Nubiera ci volevi andare, avevamo detto che dormivamo al Montaldo, siamo pure in Val Maira cosa vuoi di più?”. Lo fa per me, cariiiino.... portarmi su orridi canali ripidi di terretta dura che cerchi di scalfire con la punta dello scarpone sperando che ti tenga in piedi, creste di roccia marcia e traversi sfasciumosi a picco su precipizi... aaah, goduria... non sogno altro tutto l'inverno quando penso alla Montagna!!!
Arriviamo a Chiappera dopo la solita mitica colazione a Dronero. Che bello vedere che con il tempo le persone della Valle, quelle che magari non si sciolgono al primo incontro, iniziano a riconoscerti e a sorriderti e a chiacchierare pure. La signora del bar di Dronero non credo faccia più tanta fatica a riconoscermi, non so quante persone arrivino lì piantandosi davanti alla vetrina della colazione e la prima frase che pronunciano dopo il buongiorno è “aspetti che scelgo” e quello che si portano al tavolo per iniziare bene la giornata contribuisce non poco al bilancio positivo dell'esercizio

Sì sì, ormai credo mi conosca, e ogni volta che pronuncio la mitica frase si fa una bella risata sfregandosi le mani
Sono le 9.30 quando partiamo. Mi chiedo se Serena, che andrà al Barenghi, è già partita o partirà alle 10 come sapevo, se è così di certo ci supererà, ma arriviamo al lago Niera superando comitive di ragazzi e famiglie che si recano ai laghetti, solo una coppia di escursionisti e altri due ragazzi vanno oltre per addentrarsi nel Vallonasso di Stroppia.
Dopo una sosta per un pranzo anticipato, ripartiamo e giriamo infine verso il Colle di Nubiera, preceduti dai due ragazzi; non saremo mica così fortunati che vengono anche loro al Montaldo? E pensare che in quel momento non sapevo neppure quanto fosse piccino... Ma una ramata di pioggia lava via dal sentiero i due escursionisti (che sono scappati, strano sembravano così determinati verso la loro – a noi ignota - meta) e ci lascia soli. Io sono notevolmente preoccupata, c'è freddo e vento, ma dopo pochissimo torna il sereno, le nuvole si spostano e le tengo d'occhio mentre su monti più distanti sembrano versare ancora pioggia...
Ci stacchiamo dal sentiero per recarci verso il canale che individuiamo grazie alla foto di gulliver. Il canale nascosto, perchè risali una pietraia prima di vederlo e ci entri da destra. E' abbastanza ripido ed è angosciante risalirlo mentre cerchi di aggrapparti a tutto per non scivolare... l'ultimo pezzo è ancora ingombro di neve, che si è sciolta però sul bordo a lato e in cima, lasciando uno stretto corridoio. Io ovviamente evito la neve e mi attacco alla roccia, un saltino di II ci separa dalla catena. Dove mi trovo io non sembra bellissimo, ho già iniziato a salire, ma Ale attraversa la neve sull'ultimo pezzo disponibile che fa da ponte e risale dalla parte opposta a dove sono io, che sono rimasta sulla destra del canale. Non mi resta che imitarlo, torno sui miei passi e cerco di raggiungere il prima possibile la catena, che tuttavia non mi offre sicurezza alcuna. E' un aiuto, certo, ma rimane il timore di scivolare e mollare la presa... comunque, parto per prima e arrivo in cima dove la catena finisce, raggiunta da Alec.
Da lì vedo la cresta rotta che ci porterà al Nubiera, che per fortuna non sembra troppo lontano (e questa volta non è il solito miraggio...).
In realtà il primo pezzo di cresta non deve dare nessuna preoccupazione perchè non si percorre sul filo ma si cammina sul versante francese piuttosto agevolmente. Di arrampicata non ce n'è molta, qualche caminetto e poi più che altro si tratta di camminare, ravanare, inerpicarsi per una marea di sfasciumi e terretta, brutto il terreno, ripido, da percorrere con tanta attenzione.
Superato l'ultimo traverso, seguendo gli ometti, si approda finalmente sui blocchi rocciosi che in non molto ti portano sulla vetta dove si trova il bivacco.
E' bellissimo, sono le 17.30, c'è vento ma non fa freddissimo, apriamo il bivacco che è il più piccolo che abbia mai visto, lasciamo gli zaini, raggiungiamo la vetta (che è proprio lì, ci sarò salita almeno 4 o 5 volte), spiamo il Barenghi e ritorniamo nella mezza botticella bianca.
Il sole entra dalla porta, anche se fuori continua a soffiare il vento, siamo seduti sui materassi con i piedi al centro del bivacco che si scaldano al sole. Metto anche il pacchetto della pizza avvolto nel pile nero e poggiato al sole... non sarà proprio un microonde

ma magari evito di mangiarla gelata!
Il bivacco Montaldo è stato portato quassù nel 1997 grazie alla Giovane Montagna, prima si trovava nel Vallone di Piantonetto col nome di bivacco Carpano. Prima del nuovo posizionamento è stato restaurato nel cantiere navale di La Spezia.
Sul quaderno del bivacco ci sono le firme dal 1997 ad oggi. Non sarà un monte molto frequentato ma è anche vero che non tutti firmano il libro (per esempio Serena

). Ci sono tuttavia diverse firme note: Andrea Parodi, Bruno Rosano (più firme), Giorgio Massone (amico di Parodi e solitario alpinista), Mario Monaco (forte scialpinista), Jacolus (scialpinista ed escursionista di La Fioca Ven Mola, sempre accompagnato dalla cagnolina Jolie) e poi un certo Ortu Paolo di Demonte che non conosco ma che sembra un frequenatore abituale di questo monte. Più salite ovviamente anche da parte de La Giovane Montagna per motivi di manutenzione del bivacco.
Il bivacco è grande all'incirca 2 metri per 2. Se ti alzi devi stare curvo (persino io!

), sul pavimento di legno sono poggiati 4 materassini di plastica (buona idea, per l'igiene). Sono messi ai lati impilati due a due, così in mezzo resta lo spazio calpestabile. Se dormi in 4 lì però, per rendere l'idea, e li stendi tutti per terra, pavimento non ne resta più! Dalla parte opposta alla porta c'è una mensola grande per tutta la larghezza del bivacco, sopra una più piccola e una finestrina. Anche sopra la porta c'è una finestrina e ai lati della porta ci sono due tavolini pieghevoli. E, udite udite, ci sono due appendini, uno per lato. Neppure in moltissimi rifugi gestiti riesco a trovare sti benedetti appendini che sono indispensabili per appendere una maglia o la giacca per farle asciugare!!! Insomma, un micro buco di comfort!
Cè anche uno scopino con la paletta appeso al muro e una piccola pala dietro i materassi. Mi servirò dello scopino per pulire bene il pavimento anche dietro i materassi, mi piace l'idea di lasciare un posto anche meglio di come l'ho trovato (e già questo bivacco è tenuto benissimo).
Si cena, si gioca a cirulla, si vanno a vedere due stelle e poi nanna. La mattina dopo ce la prendiamo un po' con calma, la gita sarà lunga lunga ma anche questo è stato ovviamente omesso.
le cascate di Stroppia con ometto artistico..
nel Vallonasso di Stroppia appena sopra il lago Niera.
verso il canale
e in cima al canale!
la prima parte della cresta (il primo pezzo si cammina sul lato francese e non sul filo come con orrore immaginavo appena l'ho vista)
simpatico traverso su terretta...
ecco finalmente la vetta e il bivacco
vetta! (meta preferita di Alec)
Bivacco! (meta preferita di Scinty

)
sguardo verso il Barenghi alla ricerca di Serena...
tramonto..
e alba.. (inoltrata!

)
ancora un po' di piacevoli sfasciumi per scendere in Francia..
lezione di sopravvivenza...
un po' di cammino su verde orizzontale finalmente!! Verso il Sautron...
segue....
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