Partiamo dunque per Campocatino tutti a bordo della mia mitica panda, che benchè abbia un problema a settimana alla fine fa sempre il suo sporco lavoro

Da Campocatino la Roccandagia si presente con una parete di roccia che ti sembra di essere a Courmayeur

Seguiamo il sentiero ma per poco, tagliamo nel bosco passando sotto le formazioni rocciose ed incrociamo il conoide basale del canale. Ci imbraghiamo, calziamo i ramponi e si parte! La neve non era delle migliori, ad uno strato molto duro se ne sovrapponeva uno inconsistente di neve caduta da poco.
A tratti si sale bene, in altri si sprofonda, bisogna zigzagare per cercare la neve migliore, ci diamo spesso il cambio in testa perchè quando ci si impantana si perdono molte energie. Il canale non è molto ripido, è sui 40° e solo nell'ultimo tratto raggiunge i 45° o qualcosina di più.
il capo cordata

arriviamo il colletto e saliamo verso sinistra per neve e roccette affioranti.
Ora inizia il tratto più delicato, la cresta è affilata e la neve è sempre inconsistente, decidiamo di legarci e di procedere a tiri: ci leghiamo perchè dopo non è più possibile e quindi meglio farlo nel punto più comodo, procediamo a tiri perchè da dove siamo è difficile valutare le difficoltà che si potrebbero presentare.
in alcuni punti non si può andare sulla cresta ma bisogna scegliere un versante e con quel tipo di neve bisogna stare sempre concentrati.
Siamo in vetta, per la foto di gruppo non c'è spazio, abbiamo solo lo spazio per i piedi. Sulla cresta il vento soffia ed il freddo si fa sentire, i guanti rimangono incollati ai moschettoni e le ghiere si bloccano. Ora dobbiamo proseguire sempre in direzione sud-ovest e scendere al primo colletto che ci possa permettere di scendere sul versante ovest.
Arriviamo al colletto tra la Roccandagia e la Tambura e scendiamo sul versante ovest per un pendio sui 40/45° faccia a monte (sempre per via del tipo di neve). Ora possiamo slegarci, mangiare un boccone e pensare alla via del ritorno.
Un'ultimo sguardo alla via di discesa:
e si riparte
La via di rientro è stata un po' una piccola avventura, dovevamo seguire il sentiero n°177, ma dopo averlo preso, perso e ripreso, nel bosco perdiamo di nuovo i segni (molto probabilmente il sentiero saliva bruscamente e se non c'è un segno nel punto giusto...). Pensando di essere alti come quota iniziamo a scendere e arriviamo così alle cave Campaccio, per fortuna in nostro soccorso arriva un folto gruppo di scialpinisti fiorentini che scendeva dalla Tambura, gentilmente ci hanno dato uno strappo con le loro macchine evitandoci qualche chilometro di strada e portandoci a Campocatino.
Tirando le somme è stata una giornata grandiosa, sulla cresta di neve sembrava di essere in alta quota, le nuvole sono arrivate solo quando non ci siamo slegati. Quest'ascensione è stata una tra le più belle che abbia mai fatto (anche se non è che vado in montagna da tanto).
Un grazie di cuore ai miei compagni di cordata. Grazie Giulio e grazie Paola!

