K2 Il sogno, l'incubo - Rai2
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K2 Il sogno, l'incubo - Rai2
Avete visto il reportage di M.Mazzocchi sulla spedizione al K2 ???? Quale e' la vs. opinione sul filmato, quali sensazioni ha provocato in voi, era proprio necessario farlo vedere o era meglio, per rispetto, non metterlo in onda ?????
Aspetto le vs. considarazioni.
FRANKIE@
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FRANKIE@
"Perché con uno (occhio) tu guardi il mondo, con l'altro guardi in te stesso".
Amedeo Modigliani
Amedeo Modigliani
Qui http://www.raisport.rai.it/sportsezione/0,,1221,00.html si possono leggere alcuni articoli riguardo a qiesta spedizione sul K2.
Secondo me, questo documentario, è statio interessante.
Ciaoo
Secondo me, questo documentario, è statio interessante.
Ciaoo
Completo adesso, prima mi mancava il tempo, il mio topic iniziale con le mie considerazioni sul reportage relativo al K2; non vorrei che sembrasse che ho lanciato il sasso e nascosto la mano.
Devo premettere che non ero a conoscenza del tragico epilogo della salita e pertanto sino quasi alla fine l'ho seguito con interesse sia per l'argomento sia perche' il taglio dato al reportage mi e' sembrato "un po' nuovo" senza quell'enfasi di eroicita' che normalmente si trova nei filmati e sui libri (specialmente) che narrano di tali avvenimenti. Ho trovato la narrazione, ovviamente adattata alle esigenze televisive, molto "umana".
La tragedia: l'epilogo mi ha veramente "turbato"; ma "vivere" ( a livello interiore) un avvenimento insieme con i suoi protagonisti (possiamo dire condividerlo con loro) e sapere che uno non ce l'ha fatta e' ben diverso che leggere un trafiletto asettico sul giornale.
Si poteva evitare la trasmissione?: forse si o forse no. Concordo don dags1972 quando dice che la tv ne ha parlato poco e bene evitando di strumentalizzare l'evento per soli fini di audience, come in molti altri casi.
Viste pero' le polemiche sorte intorno alla trasmissione penso che altri la pensino diversamente.
Devo premettere che non ero a conoscenza del tragico epilogo della salita e pertanto sino quasi alla fine l'ho seguito con interesse sia per l'argomento sia perche' il taglio dato al reportage mi e' sembrato "un po' nuovo" senza quell'enfasi di eroicita' che normalmente si trova nei filmati e sui libri (specialmente) che narrano di tali avvenimenti. Ho trovato la narrazione, ovviamente adattata alle esigenze televisive, molto "umana".
La tragedia: l'epilogo mi ha veramente "turbato"; ma "vivere" ( a livello interiore) un avvenimento insieme con i suoi protagonisti (possiamo dire condividerlo con loro) e sapere che uno non ce l'ha fatta e' ben diverso che leggere un trafiletto asettico sul giornale.
Si poteva evitare la trasmissione?: forse si o forse no. Concordo don dags1972 quando dice che la tv ne ha parlato poco e bene evitando di strumentalizzare l'evento per soli fini di audience, come in molti altri casi.
Viste pero' le polemiche sorte intorno alla trasmissione penso che altri la pensino diversamente.
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Amedeo Modigliani
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- skeno
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Mazzocchi mi è antipatico "a pelle" quindi ho visto solo qualche pezzetto di programma.
Bisogna però dire che il reportage è stato trasmesso ad un'ora impossibile, senza battage pubblicitario, senza speculazione mediatica.
Insomma secondo me ci può stare, hanno agito con la dovuta discrezione ed, immagino, anche con il consenso dei familiari.
Ciao
Skeno
Bisogna però dire che il reportage è stato trasmesso ad un'ora impossibile, senza battage pubblicitario, senza speculazione mediatica.
Insomma secondo me ci può stare, hanno agito con la dovuta discrezione ed, immagino, anche con il consenso dei familiari.
Ciao
Skeno
Paul62 wrote:Ho preferito aprire un topic sull'argomento perché i vari interventi in 'Di tutto un po'' sono troppo frammentati.
Dico subito che a me il programma è piaciuto molto e francamente non capisco le polemiche di questi giorni sulla stampa in merito all'opportunità o meno di trasmettere il programma (vedi La Stampa di oggi che a pag. 17 addirittura titola "La morte in diretta TV").
Mazzocchi ci ha portati a fare un giro al campo base del K2 e poi sempre più in alto fino alla vetta con immagini di grande qualità e nitidezza ma anche di estrema drammaticità. Il pensiero è andato subito al grande Diemberger e alle sue imprese pioneristiche quando, con una cinepresa pesantissima, soltanto venti anni fa, insieme alla compagna Julie Tullis formava, proprio sullo Sperone Abruzzi, il mitico "film team" più alto del mondo: erano i primi a filmare a quella quota con tutte le difficoltà legate all'attrezzatura del tempo. Un viaggio, dicevo, a stretto contatto con gli alpinisti del campo base, con le loro interminabili discussioni sul meteo, oggi rese più precise grazie alla massiccia presenza dei computer portatili che abbondano nelle tende spazzate dal vento dei 5100 mt. del campo. Come non ricordare le riprese dell'alpinista austriaco, quando, per valutare l'evoluzione del tempo, inquadrava l'indice della mano che picchiettava sull'altimetro analogico del tempo (ripeto, era soltanto il 1986!). Interessanti le riunioni tra le varie spedizioni alpinistiche che socializzano, Coreani a parte, per studiare una strategia di salita comune per agire in maniera sinergica al successo delle cordate assai eterogenee. In questi brevi filmati si avverte lo spirito di amicizia e di solidarietà che lega uomini di culture assai diverse ma uniti dallo stesso amore e dalla stessa determinazione: lo spirito degli alpinisti. E poi la salita. All'inizio del filmato si è presi dall'aspetto tecnico, dalle difficoltà che questi ragazzi devono superare per coronare il sogno di una vita, si inizia a conoscerli, si tifa per loro, si ha paura per loro, ma si gioisce per i piccoli ma grandi successi giornalieri: il raggiungimento di un campo, il superamento di una attacco di febbre, il sorriso dopo la fatica immane per salire di soli 700 mt. a 7000 di quota. Ci si immedesima nella loro azione, nei loro pensieri fino al punto di ritrovarsi a ridere di gioia quando finalmente arriva la tanto desiderata vetta. Finalmente vedo il Famoso passaggio del Collo di bottiglia, i 4 campi in successione, l'immenso pianoro sommitale, la montagna sopra la montagna, tutte cose già conosciute dai libri dei vari Diemberger, Messner, Calcagno, Bonatti. Vedo la vita stressante dei compagni inermi del campo base che per ore e ore seguono la spedizione attaccati alla radio, unico filo che lega gli uomini sulla montagna, dalla base alla vetta. E poi il pugno nello stomaco, quello che si avverte quando improvvisamete si intuisce che uno di loro non ce l'ha fatta, lo stesso malessere che in passato mi ha preso leggendo sui libri le tristi avventure dei protagonisti: Diemerger e Julie Tulli, Diemberger e Buhl, Bonatti e Oggioni, Messner e il fratello Gunther, Calcagno e Casarotto... e così via. Il pianto di Mazzocchi mi è sembrato sincero, l'ho visto soffrire veramente per la morte del povero Stefano, non penso proprio che in quel momento cercasse lo scoop. Cosa cambia quando la morte si presenta attraverso i dialoghi dei protagonisti in un filmato televisivo, rispetto a quando si legge nelle righe di un libro scritto dal protagonista scampato alla tragedia o nella penna del giornalista che titola "montagna assassina"?. Insomma un bel reportage su di una spedizione alpinistica di 4 ragazzi italiani che come tutti noi sognano una montagna, anche se loro sognano "la montagna". Non conoscevo quel povero ragazzo, Stefano, ma il suo sorriso dolce, la sua determinazione, la sua umiltà mi hanno profondamente colpito, con lui ho capito cosa vuol dire affrontare una impresa del genere, con lui sono salito un po' anche io sulla grande montagna. Se questo programma ha suscitato in altre persone le stesse emozioni che ho provato io, allora penso che abbia colpito nel segno. Un bravo a Mazzocchi.
da montagna.tv :
Caso Zavka su Rai Due: l'opinione di Simone Moro
Top News Inserito da montagnatv il Gio, 2007-10-18 17:54
BERGAMO -- "Mi dispiace che l'alpinismo, ancora una volta, sia finito in tv con una tragedia. Ma da questa storia si può trarre un riflessione matura su come migliorare la sicurezza nelle spedizioni". Simone Moro ha commentato ai microfoni di Montagna.tv il documentario mandato in onda da Rai 2 sulla spedizione al K2 in cui ha perso la vita Stefano Zavka.
Moro, lei ha visto lo speciale di Rai 2 sulla spedizione K2 Freedom?
Sì. E' stato un bel documentario, si vede che ci hanno lavorato sopra. I colloqui via radio sulla montagna erano così simultanei e ben fatti che all'inizio ho pensato fossero ricostruiti in studio, ma immagino che siano originali. Nella prima parte ho prestato molta attenzione anche ai particolari tecnici, da cui si può sempre imparare. Moi mi ha preso la storia.
La storia di un sogno che è diventato incubo, come dice il titolo del film. Qual è la sua opinione in merito?
Ci tengo a premettere che il mio è un commento di un alpinista esperto che però sino in vetta al K2 non c'è stato. Detto questo, non posso non evidenziare che arrivare in cima alle 18.30 è frutto di una scelta, non di una casualità. E chi ha fatto quella scelta ha anche scelto di assumersi i rischi, potenziali, che essa implica. Vielmo ha avuto capacità e fortuna per gestire le conseguenze di questa scelta, Zavka, purtroppo, no.
La sua scomparsa sulla montagna, però, ha destato molte polemiche...
E' vero, ed è naturale, quasi automatico ogni volta che ciò accade. Col senno di poi si potrebbe dire che la cosa si poteva gestire diversamente. Ma ormai è andata così e le polemiche non porteranno indietro Zavka e fatte a posteriori sono sempre troppo facili.
Conosceva i protagonisti della spedizione K2 Freedom?
Non bene. Avevo già incontrato Vielmo, il più esperto dei quattro. Nardi forse l'ho visto una volta. Non conoscevo Zavka, nè Fait, ma questo non significa che non fossero all'altezza.
Che cosa pensa delle critiche fatte al loro operato?
Non amo le polemiche e trovare sempre colpe e colpevoli. Faccio comunque una riflessione e cerco di imparare anche io qualcosa da questa vicenda. Per esempio, il fatto che Zavka non avesse la radio non mi stupisce più di tanto. Non ho mai visto una spedizione dove ogni componente avesse la propria radio personale con sè. Certo, se uno resta indietro normalmente gliela si lascia, ma mi è sembrato di capire che Vielmo non pensava di lasciarlo indietro di molto e sono stati quasi sempre assieme. Questa non è una giustificazione ma una constatazione a posteriori. Forse hanno fatto il traverso al collo di bottiglia uno alla volta per non caricare troppo le corde o provocare lo sbilanciamento del compagno appeso magari alla stesso tratto di corda e dunque si sono dovuti dividere per ragioni di sicurezza e non di negligenza. Questa è una supposizione e non posso saperlo io ma chi era lassù. Dal filmato questo non lo si capisce.
In che senso?
Sarebbe forse ora, senza entrare nel merito di questa spedizione ma parlando in generale, che quando si vanno a fare queste cose si cambi un po’ comportamento e si capisca che ognuno si dovrebbe dotare di radio. Io dal 2003 uso le radioline portatili, quelle piccoline e leggerissime che costano poche decine di euro, che pesano pochi grammi (meno di cento) e per le quali non è richiesto nessun permesso o licenza: per la comunicazione interna tra gli alpinisti sulla montagna, sono comodissime perché non si perde mai il contatto con nessuno. Sullo Shisha Pangma sono persino riuscito a parlare col campo base ad oltre 10 chilometri e dunque non dovevo neppure utilizzare le radio più grosse e potenti o fare da ponte.
Ritiene che l'emergenza sia stata gestita nel migliore dei modi?
Dobbiamo considerare che al campo base c'erano due persone in gamba che non sono alpinisti. Uno comunque più esperto, Tessarolo, e uno meno esperto, Mazzocchi. Hanno gestito la cosa forse come avrebbe fatto chiunque nella loro condizione. Forse è un po' strano che se ne siano andati a letto senza la certezza che fossero tutti salvi, un capospedizione alpinista o ex-alpinista forse non l'avrebbe fatto. Ma loro erano un po' cotti visto che erano stati in piedi la notte precedente, e saranno stati portati a capire che a campo 4 c'erano tutti. Il fatto che Tessarolo piangesse, quando Vielmo e Zavka hanno annunciato la cima così tardi, denota che comunque era lucido e consapevole del rischio.
E sulla montagna?
Su un ottomila normale si opera a quote "possibili", intorno ai settemila metri e dunque con capacità e velocità più “umane”. Qui è successo tutto tra gli 8000 e 8400. Lassù, dopo che hai dormito una notte, bisogna essere sinceri, le forze e la lucidità diminuiscono di tanto e per tutti. Vielmo poi è andato comunque fuori dalla tenda per cercare il compagno, nonostante fosse disfatto dalla salita e questo va ricordato. Per il resto, penso che non si possa pretendere da protagonisti così provati un comportamento "da manuale" non mi sento di colpevolizzare nessuno. Come ho già detto, la scelta di andare in cima tardi comporta maggiori rischi e bisogna sapere che si deve essere pronti ad assumerseli. Ma questa è una considerazione che tutti gli alpinisti, passati presenti e futuri, dovrebbero tener presente.
Cioè?
Vielmo, Nardi e gli altri hanno fatto solo le stesse cose, magari discutibili o non condivisibili (come lo è ogni scelta personale), che altri alpinisti hanno fatto prima di loro. Per esempio anche le strategie e le decisioni prese dagli amici bergamaschi sull'Everest questa primavera, nella spedizione in cui è morto Pierangelo Maurizio. Ad alcuni le stesse decisioni non hanno comportato conseguenze tragiche, a loro invece è andata male. L'importante, ora, è tirar fuori una riflessione matura su questa storia, e non limitarsi a puntare il dito. Ricordiamoci sempre che scalare una montagna è una libera scelta e nessuno può imporre le proprie, ma semmai suggerire riflessioni come sto provando a fare adesso.
Che cosa si può imparare da questa storia?
Si punta sempre e solo all’allenamento fisico (a volte nemmeno sufficientemente) e non tanto alla tattica e alla logistica, io ho imparato a farlo negli anni. Molte volte la logistica influisce sulla sicurezza. Forse bisognerebbe iniziare a parlare del fatto che oltre alle radioline per ogni alpinista, sugli ottomila bisognerebbe iniziare ad usare anche l'Arva. Come sulle Alpi, può essere utile trovare persone ancora in vita o altrimenti destinate a venir fuori dai ghiacci dopo decenni, martoriate e parzialmente decomposte. Esempio personale: sull'Annapurna nel 1997, io ho cercato Anatoli e non l'ho trovato. Ma chi mi dice che non fosse sotto la neve di soli 20 centimetri? Se avessimo avuto l'Arva, magari l'avrei trovato in tre minuti. E' vero poi che non ci sono Arva leggerissimi come le ultimissime radioline, ma salvano comunque una vita. Ma andare a cuor leggero e poi lasciarci la pelle e rimanere “dispersi”, non è una grande dimostrazione di saggezza…
Il filmato di Rai 2 è una delle poche trasmissioni alpinistiche che si vedono in tv. Come ne è uscito l'alpinismo?
Mi spiace che ancora una volta abbia avuto spazio in tv una bella storia funestata da una tragedia. E mi dispiace che si siano percepite delle scelte che anche un non-alpinista comprende non essere da manuale: parlo dell'andare in cima tardi e delle comunicazioni difficili ma sfido qualsiasi alpinista a negare di non avere mai osato lassù. Non penso comunque che ci sia dietro una speculazione: questo film sarebbe probabilmente andato in onda lo stesso. Ma, anche solo per coincidenza, c'è ancora una volta un morto di mezzo.
Comunque voglio fare i complimenti a Vielmo, a Zavka e anche a Nardi. Hanno salito il K2 e fatto proprio delle belle immagini, non è mai facile. Hanno preso le loro decisioni e si sono fatti carico delle responsabilità. Per quanto riguarda Zavka, ha voluto vivere intensamente e fino in fondo il suo sogno, come lui stesso ha detto nell'intervista e, secondo la mia opinione, questo fa di lui una persona da rispettare.
Caso Zavka su Rai Due: l'opinione di Simone Moro
Top News Inserito da montagnatv il Gio, 2007-10-18 17:54
BERGAMO -- "Mi dispiace che l'alpinismo, ancora una volta, sia finito in tv con una tragedia. Ma da questa storia si può trarre un riflessione matura su come migliorare la sicurezza nelle spedizioni". Simone Moro ha commentato ai microfoni di Montagna.tv il documentario mandato in onda da Rai 2 sulla spedizione al K2 in cui ha perso la vita Stefano Zavka.
Moro, lei ha visto lo speciale di Rai 2 sulla spedizione K2 Freedom?
Sì. E' stato un bel documentario, si vede che ci hanno lavorato sopra. I colloqui via radio sulla montagna erano così simultanei e ben fatti che all'inizio ho pensato fossero ricostruiti in studio, ma immagino che siano originali. Nella prima parte ho prestato molta attenzione anche ai particolari tecnici, da cui si può sempre imparare. Moi mi ha preso la storia.
La storia di un sogno che è diventato incubo, come dice il titolo del film. Qual è la sua opinione in merito?
Ci tengo a premettere che il mio è un commento di un alpinista esperto che però sino in vetta al K2 non c'è stato. Detto questo, non posso non evidenziare che arrivare in cima alle 18.30 è frutto di una scelta, non di una casualità. E chi ha fatto quella scelta ha anche scelto di assumersi i rischi, potenziali, che essa implica. Vielmo ha avuto capacità e fortuna per gestire le conseguenze di questa scelta, Zavka, purtroppo, no.
La sua scomparsa sulla montagna, però, ha destato molte polemiche...
E' vero, ed è naturale, quasi automatico ogni volta che ciò accade. Col senno di poi si potrebbe dire che la cosa si poteva gestire diversamente. Ma ormai è andata così e le polemiche non porteranno indietro Zavka e fatte a posteriori sono sempre troppo facili.
Conosceva i protagonisti della spedizione K2 Freedom?
Non bene. Avevo già incontrato Vielmo, il più esperto dei quattro. Nardi forse l'ho visto una volta. Non conoscevo Zavka, nè Fait, ma questo non significa che non fossero all'altezza.
Che cosa pensa delle critiche fatte al loro operato?
Non amo le polemiche e trovare sempre colpe e colpevoli. Faccio comunque una riflessione e cerco di imparare anche io qualcosa da questa vicenda. Per esempio, il fatto che Zavka non avesse la radio non mi stupisce più di tanto. Non ho mai visto una spedizione dove ogni componente avesse la propria radio personale con sè. Certo, se uno resta indietro normalmente gliela si lascia, ma mi è sembrato di capire che Vielmo non pensava di lasciarlo indietro di molto e sono stati quasi sempre assieme. Questa non è una giustificazione ma una constatazione a posteriori. Forse hanno fatto il traverso al collo di bottiglia uno alla volta per non caricare troppo le corde o provocare lo sbilanciamento del compagno appeso magari alla stesso tratto di corda e dunque si sono dovuti dividere per ragioni di sicurezza e non di negligenza. Questa è una supposizione e non posso saperlo io ma chi era lassù. Dal filmato questo non lo si capisce.
In che senso?
Sarebbe forse ora, senza entrare nel merito di questa spedizione ma parlando in generale, che quando si vanno a fare queste cose si cambi un po’ comportamento e si capisca che ognuno si dovrebbe dotare di radio. Io dal 2003 uso le radioline portatili, quelle piccoline e leggerissime che costano poche decine di euro, che pesano pochi grammi (meno di cento) e per le quali non è richiesto nessun permesso o licenza: per la comunicazione interna tra gli alpinisti sulla montagna, sono comodissime perché non si perde mai il contatto con nessuno. Sullo Shisha Pangma sono persino riuscito a parlare col campo base ad oltre 10 chilometri e dunque non dovevo neppure utilizzare le radio più grosse e potenti o fare da ponte.
Ritiene che l'emergenza sia stata gestita nel migliore dei modi?
Dobbiamo considerare che al campo base c'erano due persone in gamba che non sono alpinisti. Uno comunque più esperto, Tessarolo, e uno meno esperto, Mazzocchi. Hanno gestito la cosa forse come avrebbe fatto chiunque nella loro condizione. Forse è un po' strano che se ne siano andati a letto senza la certezza che fossero tutti salvi, un capospedizione alpinista o ex-alpinista forse non l'avrebbe fatto. Ma loro erano un po' cotti visto che erano stati in piedi la notte precedente, e saranno stati portati a capire che a campo 4 c'erano tutti. Il fatto che Tessarolo piangesse, quando Vielmo e Zavka hanno annunciato la cima così tardi, denota che comunque era lucido e consapevole del rischio.
E sulla montagna?
Su un ottomila normale si opera a quote "possibili", intorno ai settemila metri e dunque con capacità e velocità più “umane”. Qui è successo tutto tra gli 8000 e 8400. Lassù, dopo che hai dormito una notte, bisogna essere sinceri, le forze e la lucidità diminuiscono di tanto e per tutti. Vielmo poi è andato comunque fuori dalla tenda per cercare il compagno, nonostante fosse disfatto dalla salita e questo va ricordato. Per il resto, penso che non si possa pretendere da protagonisti così provati un comportamento "da manuale" non mi sento di colpevolizzare nessuno. Come ho già detto, la scelta di andare in cima tardi comporta maggiori rischi e bisogna sapere che si deve essere pronti ad assumerseli. Ma questa è una considerazione che tutti gli alpinisti, passati presenti e futuri, dovrebbero tener presente.
Cioè?
Vielmo, Nardi e gli altri hanno fatto solo le stesse cose, magari discutibili o non condivisibili (come lo è ogni scelta personale), che altri alpinisti hanno fatto prima di loro. Per esempio anche le strategie e le decisioni prese dagli amici bergamaschi sull'Everest questa primavera, nella spedizione in cui è morto Pierangelo Maurizio. Ad alcuni le stesse decisioni non hanno comportato conseguenze tragiche, a loro invece è andata male. L'importante, ora, è tirar fuori una riflessione matura su questa storia, e non limitarsi a puntare il dito. Ricordiamoci sempre che scalare una montagna è una libera scelta e nessuno può imporre le proprie, ma semmai suggerire riflessioni come sto provando a fare adesso.
Che cosa si può imparare da questa storia?
Si punta sempre e solo all’allenamento fisico (a volte nemmeno sufficientemente) e non tanto alla tattica e alla logistica, io ho imparato a farlo negli anni. Molte volte la logistica influisce sulla sicurezza. Forse bisognerebbe iniziare a parlare del fatto che oltre alle radioline per ogni alpinista, sugli ottomila bisognerebbe iniziare ad usare anche l'Arva. Come sulle Alpi, può essere utile trovare persone ancora in vita o altrimenti destinate a venir fuori dai ghiacci dopo decenni, martoriate e parzialmente decomposte. Esempio personale: sull'Annapurna nel 1997, io ho cercato Anatoli e non l'ho trovato. Ma chi mi dice che non fosse sotto la neve di soli 20 centimetri? Se avessimo avuto l'Arva, magari l'avrei trovato in tre minuti. E' vero poi che non ci sono Arva leggerissimi come le ultimissime radioline, ma salvano comunque una vita. Ma andare a cuor leggero e poi lasciarci la pelle e rimanere “dispersi”, non è una grande dimostrazione di saggezza…
Il filmato di Rai 2 è una delle poche trasmissioni alpinistiche che si vedono in tv. Come ne è uscito l'alpinismo?
Mi spiace che ancora una volta abbia avuto spazio in tv una bella storia funestata da una tragedia. E mi dispiace che si siano percepite delle scelte che anche un non-alpinista comprende non essere da manuale: parlo dell'andare in cima tardi e delle comunicazioni difficili ma sfido qualsiasi alpinista a negare di non avere mai osato lassù. Non penso comunque che ci sia dietro una speculazione: questo film sarebbe probabilmente andato in onda lo stesso. Ma, anche solo per coincidenza, c'è ancora una volta un morto di mezzo.
Comunque voglio fare i complimenti a Vielmo, a Zavka e anche a Nardi. Hanno salito il K2 e fatto proprio delle belle immagini, non è mai facile. Hanno preso le loro decisioni e si sono fatti carico delle responsabilità. Per quanto riguarda Zavka, ha voluto vivere intensamente e fino in fondo il suo sogno, come lui stesso ha detto nell'intervista e, secondo la mia opinione, questo fa di lui una persona da rispettare.
Dopo aver visto la trasmissione della spedizione Freedom ho letto il libro che ha scritto messner sul k2 qualche anno fa...
Io non sono un alpinista ma semplicemente appassionato di montagna per altri sport....
Sulla trasmissione fatta non ho da dire molto...tranne il fatto che comunque merita di esser vista anche solo per il fatto di capire che in montagna (in generale) non si deve prendere niente "alla leggera"...figurarsi su di un ottomila....
Penso che gli alpinisti non mancassero di esperienza....e quando si scala una montagna di quel genere si è sottoposti a delle scelte che comportano dei rischi e loro penso siano consapevoli che mettono in gioco la loro vita!
Il K2 è considerato da tutti il più duro degli ottomila....basta guardare anche solo le statistiche per capirlo.
Sull'Everest ormai ci sono arrivati in vetta più di 3000 persone....sul K2 penso 300 con (purtroppo) una media altissima di deceduti (soprattutto sulla discesa)...1 su 4 non torna a casa e questa media purtroppo è stata anche confermata dalla spedizione italiana...
Quello che ancora non riesco a spiegarmi è come mai ogni volta che succede qualcosa nelle spedizioni scattano una marea di polemiche come a cercare colpe e colpevoli...
Ancora si sentono polemiche sulla spedizione italiana k2 che ha portato in vetta i primi italiani negli anni 50!
Lì per fortuna non ci è scappato il morto...anche se però gente come Bonatti ha dovuto passare la notte all'aperto a 8000 metri per portare su le bombole dell'ossigeno...e riuscire a tornare vivo!
Io non sono un alpinista ma semplicemente appassionato di montagna per altri sport....
Sulla trasmissione fatta non ho da dire molto...tranne il fatto che comunque merita di esser vista anche solo per il fatto di capire che in montagna (in generale) non si deve prendere niente "alla leggera"...figurarsi su di un ottomila....
Penso che gli alpinisti non mancassero di esperienza....e quando si scala una montagna di quel genere si è sottoposti a delle scelte che comportano dei rischi e loro penso siano consapevoli che mettono in gioco la loro vita!
Il K2 è considerato da tutti il più duro degli ottomila....basta guardare anche solo le statistiche per capirlo.
Sull'Everest ormai ci sono arrivati in vetta più di 3000 persone....sul K2 penso 300 con (purtroppo) una media altissima di deceduti (soprattutto sulla discesa)...1 su 4 non torna a casa e questa media purtroppo è stata anche confermata dalla spedizione italiana...
Quello che ancora non riesco a spiegarmi è come mai ogni volta che succede qualcosa nelle spedizioni scattano una marea di polemiche come a cercare colpe e colpevoli...
Ancora si sentono polemiche sulla spedizione italiana k2 che ha portato in vetta i primi italiani negli anni 50!
Lì per fortuna non ci è scappato il morto...anche se però gente come Bonatti ha dovuto passare la notte all'aperto a 8000 metri per portare su le bombole dell'ossigeno...e riuscire a tornare vivo!
Non puoi fermare le onde...ma puoi imparare a cavalcarle !!!
Un libro molto bello, ricco di fotografie, con un racconto da brivido è
"K2 Il nodo infinito - Sogno e destino" di Kurt Diemberger edito da Dall'Oglio - 1988.
Si narrano le vicende della tremenda estate del 1986 quando sulla grande montagna si sono incontrati i destini degli alpinisti più forti del tempo: Diemberger appunto ma anche Calcagno, Casarotto, Benoit, De Stefani.
Lo consiglio vivamente a tutti gli appassionati del K2.
"K2 Il nodo infinito - Sogno e destino" di Kurt Diemberger edito da Dall'Oglio - 1988.
Si narrano le vicende della tremenda estate del 1986 quando sulla grande montagna si sono incontrati i destini degli alpinisti più forti del tempo: Diemberger appunto ma anche Calcagno, Casarotto, Benoit, De Stefani.
Lo consiglio vivamente a tutti gli appassionati del K2.
"Ogni superamento richiede un lungo travaglio, bisogna saper elaborare l'idea, il piano per realizzarla, capire se si hanno le capacità di tentare" Gianni Calcagno
Paul hai citato la Bibbia del k2!!!!!
un libro che non solo va letto e riletto, ma come dire.... vissuto!
(insieme a "Goretta e Renato Casarotto"...)
Comuque per capire certi meccanismi è anche utile leggere in sequenza:
"Aria sottile" (J. Krakauer) e
"Everest 1996"
che se anche si riferiscono all'Everest ci portano veramente a vivere le situazioni estreme che si verificano a 8.000 metri...
Capirle poi penso che sia praticamente impossibile per chi come noi non è mai stato oltre la Zona della Morte....
un libro che non solo va letto e riletto, ma come dire.... vissuto!
(insieme a "Goretta e Renato Casarotto"...)
Comuque per capire certi meccanismi è anche utile leggere in sequenza:
"Aria sottile" (J. Krakauer) e
"Everest 1996"
che se anche si riferiscono all'Everest ci portano veramente a vivere le situazioni estreme che si verificano a 8.000 metri...
Capirle poi penso che sia praticamente impossibile per chi come noi non è mai stato oltre la Zona della Morte....
"Certo, è colossale; ma bello, non direi" by Whymper.
eekk1071 mi stimola a proseguire sull'argomento....
La Vivalda Editori ha pubblicato il film dello stesso Diemberger dal titolo "K2 - TRAUM UND SCHICKSAL" in cui si vedono le riprese effettuate dal protagonista insieme a Julie Tullis sulla grande montagna (Il film team più alto del mondo). Confrontate le riprese fatte con immensi sacrifici dala team con quelle del filmato del nostro Mazzocchi... incredibile come la tecnologia in soli 20 anni abbia permesso questi progressi!
Nel 1993 ho incontrato Diemberger a Busalla nell'ambito di una rassegna di film di montagna, in quella occasione ho acquistato il libro autografato dall'autore.. pensate... il primo salitore di due ottomila, compagno del mitico Herman buhl, mi ha stretto la mano!

La Vivalda Editori ha pubblicato il film dello stesso Diemberger dal titolo "K2 - TRAUM UND SCHICKSAL" in cui si vedono le riprese effettuate dal protagonista insieme a Julie Tullis sulla grande montagna (Il film team più alto del mondo). Confrontate le riprese fatte con immensi sacrifici dala team con quelle del filmato del nostro Mazzocchi... incredibile come la tecnologia in soli 20 anni abbia permesso questi progressi!
Nel 1993 ho incontrato Diemberger a Busalla nell'ambito di una rassegna di film di montagna, in quella occasione ho acquistato il libro autografato dall'autore.. pensate... il primo salitore di due ottomila, compagno del mitico Herman buhl, mi ha stretto la mano!

"Ogni superamento richiede un lungo travaglio, bisogna saper elaborare l'idea, il piano per realizzarla, capire se si hanno le capacità di tentare" Gianni Calcagno
eekk1071 wrote:paul ti rettifico un pelo...
Il primo e l'UNICO alpinista al MONDO ad aver fatto la prima ascensione a DUE 8000!
Io tempo addietro lo mancai per un soffio ad una conferenza....!
(e scusate l'OT...)

"Ogni superamento richiede un lungo travaglio, bisogna saper elaborare l'idea, il piano per realizzarla, capire se si hanno le capacità di tentare" Gianni Calcagno
Esiste anche un filmato su emule più precisamente si chiama "[Doc ITA] - Alpinismo - K2 Sogno e destino - Kurt Diemberger.avi" 529 Megapaul62 wrote:Un libro molto bello, ricco di fotografie, con un racconto da brivido è
"K2 Il nodo infinito - Sogno e destino" di Kurt Diemberger edito da Dall'Oglio - 1988.
Chi sale sulle montagne cerca un punto di vista diverso del mondo che è abituato a vedere tutti i giorni.
roberto_sarmenti@hotmail.com
roberto_sarmenti@hotmail.com
Seamew wrote:A Capodanno per sbaglio in un rifugio nell'alto vicentino ho avuto il piacere di incontrare e conoscere Mario Vielmo.

Grandissimo Mario !
Mario Vielmo con la torcia Olimpica di Torino.
Un vero messaggio di Pace ( il messaggio verrà scritto sulla torcia dall'attuale Dalai Lama ) prima della salita al Makalu nel 2006.
Chi sale sulle montagne cerca un punto di vista diverso del mondo che è abituato a vedere tutti i giorni.
roberto_sarmenti@hotmail.com
roberto_sarmenti@hotmail.com
Curiosità K1..K7
Il K2 significa Karakorum 2 ma...
Sapevate che esistono ben sette montagne che hanno i nomi da K1 al K7 ?
K1 Masherbrum 22esima montagna della Terra 7,821 m
K2 Godwin-Austen 2a montagna della Terra 8,611 m
K3 Broad Peak 12esima montagna della Terra 8,047 m
K4 Gasherbrum II 13esima montagna della Terra 8,035 m
K5 Gasherbrum I o Hidden Peak 11esima montagna della Terra 8,080 m
K6 Baltistan Peak, 7,282 m
K7 6 942 m credo non abbia un nome proprio.
Sorpresi ?
questo ad esempio è il K1
[web]http://en.wikipedia.org/wiki/Masherbrum[/web]
Sapevate che esistono ben sette montagne che hanno i nomi da K1 al K7 ?
K1 Masherbrum 22esima montagna della Terra 7,821 m
K2 Godwin-Austen 2a montagna della Terra 8,611 m
K3 Broad Peak 12esima montagna della Terra 8,047 m
K4 Gasherbrum II 13esima montagna della Terra 8,035 m
K5 Gasherbrum I o Hidden Peak 11esima montagna della Terra 8,080 m
K6 Baltistan Peak, 7,282 m
K7 6 942 m credo non abbia un nome proprio.
Sorpresi ?
questo ad esempio è il K1
[web]http://en.wikipedia.org/wiki/Masherbrum[/web]
Chi sale sulle montagne cerca un punto di vista diverso del mondo che è abituato a vedere tutti i giorni.
roberto_sarmenti@hotmail.com
roberto_sarmenti@hotmail.com
Entro nell'argomento, anche se un po' datato, giusto per mettere in comune alcune considerazioni di carattere esclusivamente personale.
Riguardo alla spedizione sul K2, ho conosciuto personalmente Daniele Nardi, il capo spedizione "de Roma". Ci siamo "frequentati" principalmente al campo base dell'Aconcagua, a cavallo tra il 2005 ed il 2006. Anzi, per la precisione, abbiamo festeggiato assieme il Natale 2005 ed il capodanno 2006. Lui era con un gruppo di romani e ci faceva la figura migliore; a differenza di altri del gruppo, ha sempre mantenuto un comportamento misurato e signorile, pur venendo dall'aver già salito un paio di 8000. Alpinisticamente, in quell'occasione ha dimostrato molto valore, salendo da solo l'Aconcagua, per la via dei Polacchi - variante argentina - dopo che i suoi compagni avevano dato forfait. Il 31 dicembre ha fatto la vetta ed è ridisceso al base (ca 2200 m di dislivello su terreno infido), giusto in tempo per ballare sfrenatamente (sempre con gli scarponi d'alta quota ...).
Al di là dell'episodio, volevo segnalare che mi è sembrata una persona molto equilibrata e riservata; forse un po' troppo, per ricoprire il ruolo di capo spedizione per la salita ad una montagna come il K2.
Ho cercato di seguire lo svolgersi degli eventi, e mi sono fatto persuaso (per dirla alla Camilleri/Montalbano) che forse ha lasciato troppa mano libera ai suoi compagni e non è intervenuto, naturalmente in buona fede, quando ci sarebbe stato bisogno di fermare la salita di quelli che erano ancora attardati sulla via (Vielmo e Zavka).
D'altra parte, con il senno di poi, tutto si sarebbe potuto svolgere prima, meglio e positivamente.
Quanto alle serate RAI, Mazzocchi e/o chi per lui ha spettacolarizzato al di là del limite la sua prestazione e la sua presenza, peraltro in un ambiente che non gli è congeniale.
Quanto a Vielmo, e così finisco di tranciare giudizi e di sputare sentenze, non condivido il suo modo di andare in montagna (almeno in alta quota), anche se la sua capacità e la sua tecnica non sono in discussione. Ha avuto un approccio estremamente egoistico e finalizzato esclusivamente alla riuscita personale, con il raggiungimento dell'obiettivo. (Non dimentichiamo che aveva già salito un altro ottomila facendo ricorso all'ossigeno). In più, la storia della fiaccola olimpica sembra palesemente una forzatura concettuale se non un utilizzo dell'evento per scopi extra-alpinistici (ma non positivi).
Dopo tutto questo auguro buona notte a chi si è addormentato durante la lettura...
Riguardo alla spedizione sul K2, ho conosciuto personalmente Daniele Nardi, il capo spedizione "de Roma". Ci siamo "frequentati" principalmente al campo base dell'Aconcagua, a cavallo tra il 2005 ed il 2006. Anzi, per la precisione, abbiamo festeggiato assieme il Natale 2005 ed il capodanno 2006. Lui era con un gruppo di romani e ci faceva la figura migliore; a differenza di altri del gruppo, ha sempre mantenuto un comportamento misurato e signorile, pur venendo dall'aver già salito un paio di 8000. Alpinisticamente, in quell'occasione ha dimostrato molto valore, salendo da solo l'Aconcagua, per la via dei Polacchi - variante argentina - dopo che i suoi compagni avevano dato forfait. Il 31 dicembre ha fatto la vetta ed è ridisceso al base (ca 2200 m di dislivello su terreno infido), giusto in tempo per ballare sfrenatamente (sempre con gli scarponi d'alta quota ...).
Al di là dell'episodio, volevo segnalare che mi è sembrata una persona molto equilibrata e riservata; forse un po' troppo, per ricoprire il ruolo di capo spedizione per la salita ad una montagna come il K2.
Ho cercato di seguire lo svolgersi degli eventi, e mi sono fatto persuaso (per dirla alla Camilleri/Montalbano) che forse ha lasciato troppa mano libera ai suoi compagni e non è intervenuto, naturalmente in buona fede, quando ci sarebbe stato bisogno di fermare la salita di quelli che erano ancora attardati sulla via (Vielmo e Zavka).
D'altra parte, con il senno di poi, tutto si sarebbe potuto svolgere prima, meglio e positivamente.
Quanto alle serate RAI, Mazzocchi e/o chi per lui ha spettacolarizzato al di là del limite la sua prestazione e la sua presenza, peraltro in un ambiente che non gli è congeniale.
Quanto a Vielmo, e così finisco di tranciare giudizi e di sputare sentenze, non condivido il suo modo di andare in montagna (almeno in alta quota), anche se la sua capacità e la sua tecnica non sono in discussione. Ha avuto un approccio estremamente egoistico e finalizzato esclusivamente alla riuscita personale, con il raggiungimento dell'obiettivo. (Non dimentichiamo che aveva già salito un altro ottomila facendo ricorso all'ossigeno). In più, la storia della fiaccola olimpica sembra palesemente una forzatura concettuale se non un utilizzo dell'evento per scopi extra-alpinistici (ma non positivi).
Dopo tutto questo auguro buona notte a chi si è addormentato durante la lettura...

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http://www.everestnews.com/pak2009/k2fe200906242009.htm
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