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Bravo Davec!davec77 wrote:Il motivo centrale per cui, nonostante l'apparenza (in ferrata sono sempre attaccato a un cavo "vicino" a me), il percorso di una ferrata può essere più pericoloso di un'arrampicata, viene insegnato in un qualsiasi corso di alpinismo o arrampicata e risiede, per farla breve, nel cosiddetto "fattore di caduta".
Il fattore di caduta è legato, sempre facendola (molto) breve, allo "strappo" che il tuo imbrago e il tuo corpo subiscono con una caduta: più è alto, più questo strappo è forte e potenzialmente dannoso per il corpo umano e anche per la tenuta dei vari elementi della catena di sicurezza (moschettoni, corda, imbrago, etc.).
Il fattore di caduta è un semplice rapporto, dato da:
(lunghezza del volo che si compie con una caduta) / (lunghezza del tratto di corda che viene coinvolto nella caduta)
Considera la situazione peggiore possibile per un volo in arrampicata: quella di una caduta con corda bloccata, oppure di una caduta direttamente sopra la sosta senza punti di rinvio intermedi. la lunghezza del volo è il doppio della distanza che separa il punto in cui il volo è iniziato, dal punto sottostante in cui la corda si è bloccata (oppure dalla sosta). La lunghezza del tratto di corda interessato dal volo è invece pari a quella stessa distanza (spero di essere stato chiaro), per cui il fattore di caduta è esattamente pari a 2.
Tutte le altre situazioni in arrampicata originano voli con fattori di caduta minori.
Considera ora un volo su una via ferrata; supponiamo, caso peggiore possibile, che tu ti stia muovendo con i moschettoni ancorati a un cavo verticale. Se cadi, la tua caduta sarà arrestata dall'urto dei moschettoni contro il primo ancoraggio del cavo che si incontra andando verso il basso; di fatto questa distanza può essere anche di 5-6 m. Il tratto di corda che assorbirà la caduta è semplicemente la lunghezza dei cordini a cui sono collegati i moschettoni, diciamo circa 1 m. Risultato, fattore di caduta altissimo, uguale a 5 o 6: praticamente mortale, anche perché quasi sicuramente basta a far spezzare i cordini.
Proprio per questo motivo sono stati introdotti i dissipatori, congegni presenti in ogni set da ferrata omologato, insieme a coppie di moschettoni particolarmente grossi e robusti, più di quelli comunemente usati in arrampicata (omologazione tipo "K"). Il dissipatore permette di assorbire una grossa parte dell'energia cinetica associata al volo e quindi di rendere inoffensivo un fattore di caduta così alto.
Ho cercato di essere il più sintetico possibile, ma ripeto, ai corsi e sui manuali queste cose vengono spiegate bene.
Inoltre c'è da dire che le situazioni "reali" possono essere le più diverse: i voli di cui ho parlato sono sempre schematicamente immaginati in verticale e nel vuoto, ma non è sempre così: spesso cadendo si sbatte contro le rocce, e questo cambia completamente la situazione. (Ci si potrebbe far male più per gli urti contro le rocce che per la forza d'arresto vera e propria alla quale si è sottoposti alla fine del volo).
Anche le considerazioni fatte qui sopra da ellerix sono valide, soprattutto per quanto riguarda i temporali.
Premetto che non pratico arrampicata e non amo particolarmente le ferrate, provo a risponderti per quel poco che ne so:onisa82 wrote:![]()
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ciao a tutti, scusate x la domanda, a voi sembrera stupida, ma mi hanno detto che fare le ferrate e' piu' pericoloso che scalare!!!!!!!a me non sembra , se uno scala e cade mi sembra che sia meno protetto.....o sbaglio??????ciao ciao
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per lo stesso motivo quoto anch'ioGuidolux wrote:Quoto tutti gli interventi... Ognuno definsce considerazioni che mi sembrano valide.
si hai perfettamente sottolineato un aspetto importante, difatti gli itinerari attrezzati, come li hai definiti tu, appartengono più al novero di salita alpinistica, come ad esempio la normale al Dente del Gigante, che ha in tutto e per tutto difficoltà di carattere alpinistico. Credo che molti itinerari dolomitici più che EEA possano tranqullamente appartenere a livelli di difficoltà tra l'F e il PD. Le ferrate giustamnete dette alla francese, sono infatti altra cosa.topo wrote:per lo stesso motivo quoto anch'ioGuidolux wrote:Quoto tutti gli interventi... Ognuno definsce considerazioni che mi sembrano valide.![]()
Vorrei aggiungere una personale osservazione.
Andando per il primo anno nelle Dolomiti e facendovi ferrate "facili" e "moderatamente difficili", secondo le descrizioni delle guide, posso confermare quello che già mi faceva notare Pazzaura: facendo cioè il confronto con alcune ferrate fatte da noi, la Deanna Orlandini al Reopasso su tutte, emerge una differente mentalità tra la ferrata "storica" delle Dolomiti e quella che potremmo definire "alla francese".
E mi spiego:
La prima si snoda su itinerari di alpinismo classico attrezzando passaggi quasi esclusivamente in caso di esposizione (molto frequente in dolomiti anche su sentieri) e può essere percorsa in entrambi i sensi di marcia usando praticamente mai il cavo per la progressione, se mai trovi gradini scavati o pioli conficcati ... diciamo che sono attrezzature fisse per permettere di attraversare la montagna.
La seconda, quella che non so quanto propriamente ho detto alla francese, è spesso un percorso che non costituisce via di transito per un luogo, ma quasi divertimento a se stante. Mai percorribile in entrambi i sensi e con passaggi atletici in parete, che vorrebbero essere più vicini all'arrampicata, ma condizionata dall'assicurazione con il cavo che diventa poi mezzo di progressione esso stesso.
alla seconda (la cui tipologia non escludo possa trovarsi anche nelle dolomiti), e di cui faccio volentieri a meno, pertengono maggiormente tutti i discorsi sui fattori di caduta urti tra moschettoni e ancoraggi ecc..
per chiarire a me stesso il discorso ho preso a chiamare i percorsi di ferrata svolti in dolomiti "percorsi attrezzati", perché l'accostamento con le ferrate tipo Caprie non mi quadrava affatto.![]()
Non per niente sul posto le ferrate le ho viste segnate tutte EEA.