WILDERNESS CINEMA
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Re: WILDERNESS CINEMA
quello della gallina ha vinto troppi premi per i miei gusti, ma se dici che e' bello, lo cerco
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Re: WILDERNESS CINEMA
quelle nella locandina sono tutte nominations, come premi mi risultano solo il National Film Awards in Nepal nel 2017, e a Venezia come miglior film per la settimana internazionale della critica 2015.steop wrote:quello della gallina ha vinto troppi premi per i miei gusti, ma se dici che e' bello, lo cerco
Sono comunque premi meritati, soprattutto se ti immedesimi in un ragazzo di 35 anni che vuole girare un film in Nepal , e ci riesce, e pure bene, secondo me.
Il film è girato nel suo villaggio e gli attori sono in gran parte gente di lì, cioè persone che non avevano nemmeno mai visto una macchina da presa, per dire
A me è piaciuto, ho letto anche un'intervista in rete che può aiutare a chiarirsi le idee, qui :
https://quinlan.it/2015/09/09/intervist ... -bham-min/" onclick="window.open(this.href);return false;
...........non seguitemi, mi sono perso anch'io !
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Re: WILDERNESS CINEMA
SPECIALE MESSNER
Vabbè, Messner non ha certo bisogno di presentazioni, aldilà degli ottomila è un personaggio che stimo molto, in rete trovate miriadi di video e interviste, documentari, ha scritto innumerevoli libri, realizzato un museo che è una somma di musei.....insomma, posso giusto rimproverargli qualche pubblicità , ma sono sicuro che ha investito bene i soldi ricavati
MESSNER - IL FILM, di Andreas Nickel - Germania 2012
da cinematografo.it :
La straordinaria vita di uno dei più famosi alpinisti: Reinhold Messner. La sua ambizione e il suo desiderio di superare i limiti del possibile e il continuo miglioramento della resistenza umana - i suoi tratti distintivi - vengono raccontati attraverso interviste con Messner stesso e con coloro che hanno incrociato la sua strada: dalla volontà di lasciare quella casa che già dall'infanzia gli andava stretta, fino ai successi e gli insuccessi delle sue più pericolose spedizioni.
Locandina inquietante col faccione del nostro che sbuca dalla parete di non so quale ottomila ma bel documentario che ripercorre la carriera di Messner, con numerose interviste, belle immagini, e alcune scene ricreate in stile docu-fiction, cosa che non amo molto di solito, ma bisogna dire che in questo caso sono comunque fatte bene e sono funzionali a ricreare l'atmosfera, essendo ambientate più che altro durante la sua infanzia.
Impressionante, quasi all'inizio, la zoomata da lontano su una parete pazzesca dove piano piano vediamo comparire un uomo che avanza verticalmente, con la sua piccozza....
NANGA PARBAT - di Joseph Vilsmaier, Germania 2010
Il film racconta della spedizione tedesca del 1970 al Nanga Parbat, durante la quale i fratelli altoatesini Reinhold e Günther Messner riuscirono a conquistare la vetta salendo per la prima volta dal versante meridionale, lungo l'inviolata parete Rupal, in stile alpino e senza l'ausilio dell'ossigeno.
Recentemente mi è stato regalato un libro di Messner sul Nanga Parbat, questo :
libro di grande formato e moltissime immagini stupende, molto bello, e che ripercorre la storia di TUTTE le spedizioni effettuate su questa montagna, con ampio spazio, ovviamente, alla tragedia che vide protagonisti i fratelli Reinhold e Gunther Messner, con la morte di quest'ultimo ; non potevo quindi esimermi dalla visione del film, al quale ha supervisionato lo stesso Messner ed è perciò molto fedele alla sua versione dei fatti.
A parte ciò (dettaglio comunque non da poco), e un film godibile che, se non sbaglio, comprende alcune scene poi incluse nel documentario di cui sopra
GASHERBRUM - DER LEUCHTENDE BERG (Gasherbrum - La montagna di luce) - di Werner Herzog, Germania 1984
wiki:
Il regista documenta la spedizione italiana di Reinhold Messner e Hans Kammerlander ai Gasherbrum I e II avvenuta nel 1984. Scopo della spedizione era la traversata in stile alpino delle due vette, impresa mai realizzata fino ad allora. Il film documenta le fasi di avvicinamento, la permanenza al campo base, la partenza per la vetta, il ritorno dalla vetta ed il periodo successivo, focalizzandosi, più che sugli aspetti tecnici, sugli aspetti psicologici dei due alpinisti
Due folli cercano di concatenare l'ascesa a DUE (!) ottomila e siccome non c'è due senza tre non può mancare un terzo folle, Werner Herzog , che li segue per filmare la spedizione, fermandosi però per prevedibili motivi al campo base a 6500 metri, tipo.
Tutto molto bello, a cominciare da una carrellata iniziale a 360° ripresa presumo dal campo base, dove vediamo una sequela infinita di picchi e vette altissime che sembra veramente non finire mai. Stupendo.
Molte scene intime e buffe, come un bagno in una sorgente solforosa a non so che quota ma moltimila metri, e Messner nudo "in relax" vicino ad un "lago" che si apre in un ghiacciaio a quote assurde.
Inevitabili i riferimenti alla storia col fratello, e siccome Herzog non è uno che le manda a dire , a un certo punto gli chiede direttamente "Come hai fatto a dirlo a vostra madre?".
La reazione di Messner sono lacrime, lacrime, e lacrime.
Grande cinema, come al solito.
Da vedere.
Vabbè, Messner non ha certo bisogno di presentazioni, aldilà degli ottomila è un personaggio che stimo molto, in rete trovate miriadi di video e interviste, documentari, ha scritto innumerevoli libri, realizzato un museo che è una somma di musei.....insomma, posso giusto rimproverargli qualche pubblicità , ma sono sicuro che ha investito bene i soldi ricavati
MESSNER - IL FILM, di Andreas Nickel - Germania 2012
da cinematografo.it :
La straordinaria vita di uno dei più famosi alpinisti: Reinhold Messner. La sua ambizione e il suo desiderio di superare i limiti del possibile e il continuo miglioramento della resistenza umana - i suoi tratti distintivi - vengono raccontati attraverso interviste con Messner stesso e con coloro che hanno incrociato la sua strada: dalla volontà di lasciare quella casa che già dall'infanzia gli andava stretta, fino ai successi e gli insuccessi delle sue più pericolose spedizioni.
Locandina inquietante col faccione del nostro che sbuca dalla parete di non so quale ottomila ma bel documentario che ripercorre la carriera di Messner, con numerose interviste, belle immagini, e alcune scene ricreate in stile docu-fiction, cosa che non amo molto di solito, ma bisogna dire che in questo caso sono comunque fatte bene e sono funzionali a ricreare l'atmosfera, essendo ambientate più che altro durante la sua infanzia.
Impressionante, quasi all'inizio, la zoomata da lontano su una parete pazzesca dove piano piano vediamo comparire un uomo che avanza verticalmente, con la sua piccozza....
NANGA PARBAT - di Joseph Vilsmaier, Germania 2010
Il film racconta della spedizione tedesca del 1970 al Nanga Parbat, durante la quale i fratelli altoatesini Reinhold e Günther Messner riuscirono a conquistare la vetta salendo per la prima volta dal versante meridionale, lungo l'inviolata parete Rupal, in stile alpino e senza l'ausilio dell'ossigeno.
Recentemente mi è stato regalato un libro di Messner sul Nanga Parbat, questo :
libro di grande formato e moltissime immagini stupende, molto bello, e che ripercorre la storia di TUTTE le spedizioni effettuate su questa montagna, con ampio spazio, ovviamente, alla tragedia che vide protagonisti i fratelli Reinhold e Gunther Messner, con la morte di quest'ultimo ; non potevo quindi esimermi dalla visione del film, al quale ha supervisionato lo stesso Messner ed è perciò molto fedele alla sua versione dei fatti.
A parte ciò (dettaglio comunque non da poco), e un film godibile che, se non sbaglio, comprende alcune scene poi incluse nel documentario di cui sopra
GASHERBRUM - DER LEUCHTENDE BERG (Gasherbrum - La montagna di luce) - di Werner Herzog, Germania 1984
wiki:
Il regista documenta la spedizione italiana di Reinhold Messner e Hans Kammerlander ai Gasherbrum I e II avvenuta nel 1984. Scopo della spedizione era la traversata in stile alpino delle due vette, impresa mai realizzata fino ad allora. Il film documenta le fasi di avvicinamento, la permanenza al campo base, la partenza per la vetta, il ritorno dalla vetta ed il periodo successivo, focalizzandosi, più che sugli aspetti tecnici, sugli aspetti psicologici dei due alpinisti
Due folli cercano di concatenare l'ascesa a DUE (!) ottomila e siccome non c'è due senza tre non può mancare un terzo folle, Werner Herzog , che li segue per filmare la spedizione, fermandosi però per prevedibili motivi al campo base a 6500 metri, tipo.
Tutto molto bello, a cominciare da una carrellata iniziale a 360° ripresa presumo dal campo base, dove vediamo una sequela infinita di picchi e vette altissime che sembra veramente non finire mai. Stupendo.
Molte scene intime e buffe, come un bagno in una sorgente solforosa a non so che quota ma moltimila metri, e Messner nudo "in relax" vicino ad un "lago" che si apre in un ghiacciaio a quote assurde.
Inevitabili i riferimenti alla storia col fratello, e siccome Herzog non è uno che le manda a dire , a un certo punto gli chiede direttamente "Come hai fatto a dirlo a vostra madre?".
La reazione di Messner sono lacrime, lacrime, e lacrime.
Grande cinema, come al solito.
Da vedere.
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Re: WILDERNESS CINEMA
LEAVE NO TRACE (SENZA LASCIARE TRACCIA) – di Debra Granik, USA 2018
da filmscoop.it:
Un padre e una figlia conducono un'esistenza perfetta ma misteriosa a Forest Park, una bellissima riserva naturale nei pressi di Portland, in Oregon, entrando raramente in contatto con il resto del mondo. Un piccolo errore li porterà al cospetto delle autorità, iniziando un viaggio sempre più imprevedibile alla ricerca di un luogo da considerare proprio.
Stupendo film che mi ha commosso veramente come non mi succedeva da tempo (lacrimuccia in agguato, azz ), probabile che molti possano anche trovarlo lento e/o noioso, ma il tema di fondo è veramente coinvolgente, con una madre assente e un padre sconvolto da un passato che non ci è dato conoscere nei particolari, che a suo modo cerca di prendersi cura di sua figlia, nell'unico modo che gli riesce possibile, ma che non può essere, ovviamente, quello di lei.
Due persone che si vogliono veramente bene ma che la vita, inesorabilmente, è destinata a separare.
Sono rimasto stupefatto dalla bravura assoluta dell'attrice che impersona la ragazzina , sinchè, solo a fine film, mi sono reso conto che si tratta di Thomasin McKenzie, l'Elsa Korr di Jojo Rabbit.
Gente, questa ragazza diventerà davvero famosa, a parer mio.
Un film che vi toccherà, se non siete morti dentro.
Ma magari sono solo io.
Consigliato
da filmscoop.it:
Un padre e una figlia conducono un'esistenza perfetta ma misteriosa a Forest Park, una bellissima riserva naturale nei pressi di Portland, in Oregon, entrando raramente in contatto con il resto del mondo. Un piccolo errore li porterà al cospetto delle autorità, iniziando un viaggio sempre più imprevedibile alla ricerca di un luogo da considerare proprio.
Stupendo film che mi ha commosso veramente come non mi succedeva da tempo (lacrimuccia in agguato, azz ), probabile che molti possano anche trovarlo lento e/o noioso, ma il tema di fondo è veramente coinvolgente, con una madre assente e un padre sconvolto da un passato che non ci è dato conoscere nei particolari, che a suo modo cerca di prendersi cura di sua figlia, nell'unico modo che gli riesce possibile, ma che non può essere, ovviamente, quello di lei.
Due persone che si vogliono veramente bene ma che la vita, inesorabilmente, è destinata a separare.
Sono rimasto stupefatto dalla bravura assoluta dell'attrice che impersona la ragazzina , sinchè, solo a fine film, mi sono reso conto che si tratta di Thomasin McKenzie, l'Elsa Korr di Jojo Rabbit.
Gente, questa ragazza diventerà davvero famosa, a parer mio.
Un film che vi toccherà, se non siete morti dentro.
Ma magari sono solo io.
Consigliato
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Re: WILDERNESS CINEMA
..........vabbè, posto anche sto trittico, così non ci penso più, che tanto li avete visti tutti.....poi qui si parla proprio di "cinema di montagna" in senso più stretto, cosa che volevo appunto evitare di fare.....
TOUCHING THE VOID (La morte sospesa), di Kevin Macdonald, UK 2003
La morte sospesa (Touching the Void) è un film documentario britannico del 2003 del regista Kevin Macdonald, tratto dal libro omonimo del 1998 di Joe Simpson, che racconta la storia vera dei due alpinisti Joe Simpson e Simon Yates.
Il film narra fatti realmente accaduti nel 1985, riguardanti la conquista alpinistica da parte dei due amici scalatori del monte Siula Grande, 6.344 metri di altezza, nelle Ande peruviane, e le difficoltà vissute durante l'impresa. Simpson scrisse il libro da cui è tratto il film sulle avventure vissute anche con lo scopo di scagionare dalle accuse l'amico Simon Yates.
Non mi pronuncio sulle varie vicissitudini dei 2 protagonisti perché non m’importa più di tanto giudicare gli altri, diciamo solo che il film non è male per nulla e coinvolge parecchio nella visione, specialmente se, come me, non avete magari letto il libro.
Incredibile comunque l’avventura vissuta da Joe Simpson, nel senso che veramente si fa fatica a credere un essere umano possa sopravvivere a certi eventi.
Nordwand (North Face - Una storia vera), di Philipp Stölzl - Germania, Austria, Svizzera 2008
Alpi Bernesi, estate del 1936. Toni Kurz e Andreas Hinterstoisser sono fermamente decisi a scalare la parete nord dell'Eiger che è già costata la vita ad altri alpinisti. Se vi riuscissero i due uomini non sarebbero solo osannati come eroi del Terzo Reich, ma guadagnerebbero anche una medaglia d'oro.[1] Le loro gesta vengono osservate da un gruppo di giornalisti che comprende anche Luise, l'ex fidanzata di Toni, giunta sul posto con Arau, un suo collega fedele nazionalsocialista. Quando Toni ed Andi, con l'aiuto di due alpinisti austriaci - Edi Rainer e Willy Angerer - sembrano sul punto di guadagnare la cima, la montagna e le forze della natura trasformeranno in tragedia la loro scalata verso la gloria, in un crescendo di difficoltà e di sfide date dagli elementi della natura.
Film straziante, perfetto se volete farvi del male, che spinge sul pedale della sofferenza sino a diventare quasi grottesco, seppur il nocciolo della storia sia purtroppo vero.
Un po’ troppo calcata a parer mio la parte sentimentale (ma magari le spettatrici avranno gradito), per il resto ottima regia con riprese anche spettacolari, per un film coinvolgente e drammaticissimo.
ECO DEL SILENZIO (The Beckoning Silence), di Louise Osmond, UK 2007
Una vicenda drammatica, già raccontata nel dettaglio nella pellicola di Philipp Stölzl, “Nordwand” (2008, 121′), che ha visto quattro giovani alpinisti, due austriaci e due tedeschi, affrontare uno dei mostri all’epoca ancora inviolati delle Alpi: la parete Nord dell’Eiger. Impavidi nello sfidare la Mördwand, la “parete assassina”, in un tentativo di salita da cui nessuno di loro avrebbe poi fatto ritorno.
Nel documentario “L’Eco del silenzio”, a raccontare la storia di Toni Kurz e dei tre compagni di cordata è l’alpinista e scrittore Joe Simpson, a sua volta protagonista di una tragedia sfiorata, raccontata nel libro e film omonimo “La morte sospesa”.
Documentario carino che però, appunto ripercorre (anche se è precedente) la storia ormai famosa e raccontata abbastanza fedelmente nel film “Nordwand – North Face, una storia vera”, e che quindi aggiunge ben poco alla vicenda, se già la conoscete.
Se poi a raccontare il tutto mettiamo Joe Simpson, che intreccia a questa storia la sua, la mia impressione nel vederlo è stata come spremere un limone proprio fino in fondo.
Comunque sia potete giudicare da soli, poiché il documentario è disponibile su youtube pure in italiano
Bingo !
TOUCHING THE VOID (La morte sospesa), di Kevin Macdonald, UK 2003
La morte sospesa (Touching the Void) è un film documentario britannico del 2003 del regista Kevin Macdonald, tratto dal libro omonimo del 1998 di Joe Simpson, che racconta la storia vera dei due alpinisti Joe Simpson e Simon Yates.
Il film narra fatti realmente accaduti nel 1985, riguardanti la conquista alpinistica da parte dei due amici scalatori del monte Siula Grande, 6.344 metri di altezza, nelle Ande peruviane, e le difficoltà vissute durante l'impresa. Simpson scrisse il libro da cui è tratto il film sulle avventure vissute anche con lo scopo di scagionare dalle accuse l'amico Simon Yates.
Non mi pronuncio sulle varie vicissitudini dei 2 protagonisti perché non m’importa più di tanto giudicare gli altri, diciamo solo che il film non è male per nulla e coinvolge parecchio nella visione, specialmente se, come me, non avete magari letto il libro.
Incredibile comunque l’avventura vissuta da Joe Simpson, nel senso che veramente si fa fatica a credere un essere umano possa sopravvivere a certi eventi.
Nordwand (North Face - Una storia vera), di Philipp Stölzl - Germania, Austria, Svizzera 2008
Alpi Bernesi, estate del 1936. Toni Kurz e Andreas Hinterstoisser sono fermamente decisi a scalare la parete nord dell'Eiger che è già costata la vita ad altri alpinisti. Se vi riuscissero i due uomini non sarebbero solo osannati come eroi del Terzo Reich, ma guadagnerebbero anche una medaglia d'oro.[1] Le loro gesta vengono osservate da un gruppo di giornalisti che comprende anche Luise, l'ex fidanzata di Toni, giunta sul posto con Arau, un suo collega fedele nazionalsocialista. Quando Toni ed Andi, con l'aiuto di due alpinisti austriaci - Edi Rainer e Willy Angerer - sembrano sul punto di guadagnare la cima, la montagna e le forze della natura trasformeranno in tragedia la loro scalata verso la gloria, in un crescendo di difficoltà e di sfide date dagli elementi della natura.
Film straziante, perfetto se volete farvi del male, che spinge sul pedale della sofferenza sino a diventare quasi grottesco, seppur il nocciolo della storia sia purtroppo vero.
Un po’ troppo calcata a parer mio la parte sentimentale (ma magari le spettatrici avranno gradito), per il resto ottima regia con riprese anche spettacolari, per un film coinvolgente e drammaticissimo.
ECO DEL SILENZIO (The Beckoning Silence), di Louise Osmond, UK 2007
Una vicenda drammatica, già raccontata nel dettaglio nella pellicola di Philipp Stölzl, “Nordwand” (2008, 121′), che ha visto quattro giovani alpinisti, due austriaci e due tedeschi, affrontare uno dei mostri all’epoca ancora inviolati delle Alpi: la parete Nord dell’Eiger. Impavidi nello sfidare la Mördwand, la “parete assassina”, in un tentativo di salita da cui nessuno di loro avrebbe poi fatto ritorno.
Nel documentario “L’Eco del silenzio”, a raccontare la storia di Toni Kurz e dei tre compagni di cordata è l’alpinista e scrittore Joe Simpson, a sua volta protagonista di una tragedia sfiorata, raccontata nel libro e film omonimo “La morte sospesa”.
Documentario carino che però, appunto ripercorre (anche se è precedente) la storia ormai famosa e raccontata abbastanza fedelmente nel film “Nordwand – North Face, una storia vera”, e che quindi aggiunge ben poco alla vicenda, se già la conoscete.
Se poi a raccontare il tutto mettiamo Joe Simpson, che intreccia a questa storia la sua, la mia impressione nel vederlo è stata come spremere un limone proprio fino in fondo.
Comunque sia potete giudicare da soli, poiché il documentario è disponibile su youtube pure in italiano
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Re: WILDERNESS CINEMA
UOMINI E LUPI , di Giuseppe De Santis e Leopoldo Savona, ITALIA 1957
A Vischio, piccolo borgo dell'Abruzzo, arrivano due lupari, cacciatori professionisti di lupi: uno è Giovanni, che ha con sé la moglie Teresa ed il figlioletto Pasqualino, l'altro Ricuccio, un solitario avventuriero. Entrambi sono attratti dal premio di 20.000 lire per ogni lupo ucciso messo in palio dal Comune. Tra i due si accende subito una rivalità, anche perché Ricuccio manifesta apertamente interesse per Teresa.
Il film è stato girato completamente in Abruzzo, in particolare nei paesi di Scanno e Pescasseroli. Le riprese, effettuate nel 1956, coincisero con le celebri nevicate del '56, ancora oggi ricordate per la loro straordinaria intensità.....pure wikipedia gli dedica una voce, qui :
https://it.wikipedia.org/wiki/Ondata_di ... braio_1956" onclick="window.open(this.href);return false;
Dopo molte ricerche sono riuscito a recuperare sto film, che direi vale la pena vedere, romanticismo tra i lupi e bella natura in Abruzzo, con l’amore che trionfa, alla fine, non senza sofferenze.
Silvana Mangano e Yves Montand danno una buona prova davanti alla macchina da presa di Giuseppe De Santis, già regista di Riso Amaro, film cult di mia madre che fece la mondina per diversi anni, con tanto di cartolina precetto, all'epoca, perciò ne rideva anche un po’.
Ma la domanda vera resta : quanto era bella Silvana Mangano ?
A Vischio, piccolo borgo dell'Abruzzo, arrivano due lupari, cacciatori professionisti di lupi: uno è Giovanni, che ha con sé la moglie Teresa ed il figlioletto Pasqualino, l'altro Ricuccio, un solitario avventuriero. Entrambi sono attratti dal premio di 20.000 lire per ogni lupo ucciso messo in palio dal Comune. Tra i due si accende subito una rivalità, anche perché Ricuccio manifesta apertamente interesse per Teresa.
Il film è stato girato completamente in Abruzzo, in particolare nei paesi di Scanno e Pescasseroli. Le riprese, effettuate nel 1956, coincisero con le celebri nevicate del '56, ancora oggi ricordate per la loro straordinaria intensità.....pure wikipedia gli dedica una voce, qui :
https://it.wikipedia.org/wiki/Ondata_di ... braio_1956" onclick="window.open(this.href);return false;
Dopo molte ricerche sono riuscito a recuperare sto film, che direi vale la pena vedere, romanticismo tra i lupi e bella natura in Abruzzo, con l’amore che trionfa, alla fine, non senza sofferenze.
Silvana Mangano e Yves Montand danno una buona prova davanti alla macchina da presa di Giuseppe De Santis, già regista di Riso Amaro, film cult di mia madre che fece la mondina per diversi anni, con tanto di cartolina precetto, all'epoca, perciò ne rideva anche un po’.
Ma la domanda vera resta : quanto era bella Silvana Mangano ?
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Re: WILDERNESS CINEMA
MONGOLIAN PING PONG, di Ning Hao. - Cina, 2005
Un giorno tre ragazzini mongoli vedono e raccolgono una pallina da ping-pong che galleggia su di un corso d'acqua: da qui la loro avventura, alla disperata ricerca di sapere cosa sia quell'oggetto misterioso che hanno trovato, troppo leggero per essere un uovo di uccello troppo artificiale e sferico per essere un sasso. Pallina che sarà quindi trattata alla stregua di un oggetto sacro.
Adoro i film mongoli, o comunque ambientati da quelle parti, devo avere qualcosa in sospeso con quei posti, anche se penso che la quantità di zanzare ed insetti presenti mi spingerebbe al suicidio nel giro di breve
Film davvero semplice e proprio per questo godibilissimo, da guardare con un sorriso, felici che qualcuno si ricordi ancora com’era stupirsi del mondo.
Un giorno tre ragazzini mongoli vedono e raccolgono una pallina da ping-pong che galleggia su di un corso d'acqua: da qui la loro avventura, alla disperata ricerca di sapere cosa sia quell'oggetto misterioso che hanno trovato, troppo leggero per essere un uovo di uccello troppo artificiale e sferico per essere un sasso. Pallina che sarà quindi trattata alla stregua di un oggetto sacro.
Adoro i film mongoli, o comunque ambientati da quelle parti, devo avere qualcosa in sospeso con quei posti, anche se penso che la quantità di zanzare ed insetti presenti mi spingerebbe al suicidio nel giro di breve
Film davvero semplice e proprio per questo godibilissimo, da guardare con un sorriso, felici che qualcuno si ricordi ancora com’era stupirsi del mondo.
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Re: WILDERNESS CINEMA
LE PAPILLON (Il miracolo della farfalla ), di Philippe Muyl – Francia 2002
Elsa, 8 anni, si trasferisce con la madre single, Isabel, in un nuovo palazzo parigino. Nell’edificio abita Julien, un orologiaio brontolone in pensione che, dopo la morte di suo figlio, ha un’unica grande passione: collezionare farfalle. Un pomeriggio la madre di Elsa non va a riprenderla al bistrot dove avevano appuntamento e dove Julien va di solito. L’anziano si vede costretto a riaccompagnare a casa la bambina. Da quel momento Elsa comincia a fargli visita e scopre che l’uomo progetta un viaggio nella regione francese del Vercors per catturare una farfalla molto rara. Senza che Julien se ne accorga, il giorno della partenza, Elsa si nasconde nella sua auto e viene fuori quando ormai è tardi per tornare indietro. Dapprima Julien pensa di consegnarla alla polizia, ma poi si convince a tenerla con sé ed Elsa gli fa credere che sua madre sia d’accordo. I due cominciano insieme un viaggio avventuroso durante il quale impareranno a conoscersi e volersi bene, nonostante le loro differenze. Julien insegnerà a Elsa il rispetto della vita e delle persone. Elsa gli farà riscoprire il piacere e il calore di una risata.
Splendido film che ho adorato, purtroppo visto in francese con sottotitoli in inglese, cosa che ha mandato un po’ in palla il mio cervello italiano…… …….parrebbe però essere uscito pure in Italia (ma non ne sono così sicuro), perciò, se lo adocchiate, non lasciatevelo sfuggire.
Con un grande Michel Serrault (e una grande bambina ), questo è uno di quei film per il quale potrei anche mettermi a tradurre i sottotitoli, per diffonderlo un po’ di più.
Semplice e poetico, come mi piacerebbe fosse la vita, sempre.
Elsa, 8 anni, si trasferisce con la madre single, Isabel, in un nuovo palazzo parigino. Nell’edificio abita Julien, un orologiaio brontolone in pensione che, dopo la morte di suo figlio, ha un’unica grande passione: collezionare farfalle. Un pomeriggio la madre di Elsa non va a riprenderla al bistrot dove avevano appuntamento e dove Julien va di solito. L’anziano si vede costretto a riaccompagnare a casa la bambina. Da quel momento Elsa comincia a fargli visita e scopre che l’uomo progetta un viaggio nella regione francese del Vercors per catturare una farfalla molto rara. Senza che Julien se ne accorga, il giorno della partenza, Elsa si nasconde nella sua auto e viene fuori quando ormai è tardi per tornare indietro. Dapprima Julien pensa di consegnarla alla polizia, ma poi si convince a tenerla con sé ed Elsa gli fa credere che sua madre sia d’accordo. I due cominciano insieme un viaggio avventuroso durante il quale impareranno a conoscersi e volersi bene, nonostante le loro differenze. Julien insegnerà a Elsa il rispetto della vita e delle persone. Elsa gli farà riscoprire il piacere e il calore di una risata.
Splendido film che ho adorato, purtroppo visto in francese con sottotitoli in inglese, cosa che ha mandato un po’ in palla il mio cervello italiano…… …….parrebbe però essere uscito pure in Italia (ma non ne sono così sicuro), perciò, se lo adocchiate, non lasciatevelo sfuggire.
Con un grande Michel Serrault (e una grande bambina ), questo è uno di quei film per il quale potrei anche mettermi a tradurre i sottotitoli, per diffonderlo un po’ di più.
Semplice e poetico, come mi piacerebbe fosse la vita, sempre.
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Re: WILDERNESS CINEMA
JIN , di Reha Erdem - Turchia/Kurdistan 2013
La 17enne Jîn è una sorta di Cappuccetto Rosso, che ha deciso di vivere la vita a modo suo, costi quel che costi. In fuga da un'organizzazione armata, Jîn passa le sue giornate da sola tra le foreste in montagna nascondendosi dai suoi inseguitori e dalle forze di sicurezza. Determinata a raggiungere la grande città per realizzare i suoi sogni, affronterà insidie e combattimenti, il freddo e la paura, trovando forza e consolazione attraverso gli animali: condividerà una grotta con un orso per fuggire a un bombardamento, si alleerà con un cervo, curerà un asino ferito, farà un patto con un uccello selvaggio per mangiarne le uova, un gatto selvatico la consolerà, un serpente la terrà in allerta e un cavallo la proteggerà... Quando finalmente riuscirà a raggiungere le pianure, Jîn diventerà ben presto consapevole che sono ancor più pericolose, minacciose e più dolorose della montagna...
E’ quasi un peccato raccontare la “trama” di questo film, dove il silenzio è uno dei protagonisti principali, insieme al paesaggio e agli animali, unici esseri che mostrano empatia con la protagonista, di nome Jin (che significa “vita”, in curdo).
Film splendido, che non posso esimermi dal consigliarvi assolutamente.
La 17enne Jîn è una sorta di Cappuccetto Rosso, che ha deciso di vivere la vita a modo suo, costi quel che costi. In fuga da un'organizzazione armata, Jîn passa le sue giornate da sola tra le foreste in montagna nascondendosi dai suoi inseguitori e dalle forze di sicurezza. Determinata a raggiungere la grande città per realizzare i suoi sogni, affronterà insidie e combattimenti, il freddo e la paura, trovando forza e consolazione attraverso gli animali: condividerà una grotta con un orso per fuggire a un bombardamento, si alleerà con un cervo, curerà un asino ferito, farà un patto con un uccello selvaggio per mangiarne le uova, un gatto selvatico la consolerà, un serpente la terrà in allerta e un cavallo la proteggerà... Quando finalmente riuscirà a raggiungere le pianure, Jîn diventerà ben presto consapevole che sono ancor più pericolose, minacciose e più dolorose della montagna...
E’ quasi un peccato raccontare la “trama” di questo film, dove il silenzio è uno dei protagonisti principali, insieme al paesaggio e agli animali, unici esseri che mostrano empatia con la protagonista, di nome Jin (che significa “vita”, in curdo).
Film splendido, che non posso esimermi dal consigliarvi assolutamente.
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Re: WILDERNESS CINEMA
Sfidando gli epigoni fantozziani, che come sapete, hanno una predilezione per il cinema sovietico...
Vi offro due vecchie pellicole dell’Est alle quali far seguire dibattito :
Vertikal, di Stanislav Govorukhin e Boris Durov – URSS (1967)
Wiki inglese :
Un gruppo di alpinisti guidato da un esperto Vitali Leonov va a Svaneti (regione storica della Georgia nel nordovest del paese) per conquistare il Monte Hor-Tau (vetta immaginaria). Quattro di loro salgono in cima e in fondo, nel campo base, restano l'operatore radiofonico Volodya e il medico Larisa.
Volodya riceve un messaggio riguardante una tempesta in arrivo e lo passa al gruppo, ma uno degli alpinisti nasconde questa importante informazione ai suoi compagni. Gli alpinisti raggiungono la cima, ma durante la discesa vengono presi da una tempesta di neve. I conquistatori affrontano una difficile via per tornare al campo base.
Film carino che leggo ottenne grande successo in Unione Sovietica all’epoca.
Motivo speciale di interesse per il film risiede (almeno per me) pure nell’apparizione di Vladimir Vysotsky, oltre che come attore, come compositore e cantautore.
Sue sono infatti diverse canzoni che costellano il film.
Vladimir Semënovič Vysockij è stato un cantautore sovietico, poeta e attore la cui carriera ebbe un immenso effetto sulla cultura sovietica . Divenne famoso per il suo stile di canto unico e per i suoi testi, che contenevano commenti sociali e politici in gergo di strada spesso umoristico. Era anche un importante attore teatrale e cinematografico. Sebbene il suo lavoro sia stato in gran parte ignorato dall'establishment culturale sovietico ufficiale, ha raggiunto una notevole fama durante la sua vita e fino ad oggi esercita un'influenza significativa su molti musicisti e attori popolari russi anni dopo la sua morte.
Nel 1993 gli venne assegnato il Premio Tenco, prima volta per un artista non più in vita, e nell'occasione venne registrato un album tributo intitolato Il volo di Volodja (così veniva chiamato affettuosamente, credo proprio per quel personaggio che interpretò e rese famosa la sua musica al pubblico), pubblicata dalla Ala Bianca, ad opera di numerosi cantautori italiani facenti capo al Club Tenco,
Naves ena (In the Shadow of Death ), di Gunārs Piesis – Lettonia, 1971
Dal wiki lettone :
La pesca sul ghiaccio è in pieno svolgimento fino a quando i pescatori scoprono che il pezzo di ghiaccio su cui stanno pescando si è rotto al largo e si sta spostando sempre più in mare aperto. Le ultime scorte di cibo e acqua potabile stanno finendo (i pescatori si nutrono di pesce crudo) e il grosso pezzo di ghiaccio diventa sempre più piccolo ogni momento. I pericoli della vita rivelano i caratteri umani.
Potente dramma umano che ha resistito benissimo alla prova del tempo e risulta coinvolgente nonostante l’essenziale ambientazione.
Tratto da un racconto breve di un famoso autore lettone, [Rūdolfs Blaumanis (1863-1908)], il regista riesce a dilatare abbastanza la vicenda con picchi di alta tensione psicologica che coinvolge lo spettatore (che sono io, immagino ! )
Bello, comunque.
Vi offro due vecchie pellicole dell’Est alle quali far seguire dibattito :
Vertikal, di Stanislav Govorukhin e Boris Durov – URSS (1967)
Wiki inglese :
Un gruppo di alpinisti guidato da un esperto Vitali Leonov va a Svaneti (regione storica della Georgia nel nordovest del paese) per conquistare il Monte Hor-Tau (vetta immaginaria). Quattro di loro salgono in cima e in fondo, nel campo base, restano l'operatore radiofonico Volodya e il medico Larisa.
Volodya riceve un messaggio riguardante una tempesta in arrivo e lo passa al gruppo, ma uno degli alpinisti nasconde questa importante informazione ai suoi compagni. Gli alpinisti raggiungono la cima, ma durante la discesa vengono presi da una tempesta di neve. I conquistatori affrontano una difficile via per tornare al campo base.
Film carino che leggo ottenne grande successo in Unione Sovietica all’epoca.
Motivo speciale di interesse per il film risiede (almeno per me) pure nell’apparizione di Vladimir Vysotsky, oltre che come attore, come compositore e cantautore.
Sue sono infatti diverse canzoni che costellano il film.
Vladimir Semënovič Vysockij è stato un cantautore sovietico, poeta e attore la cui carriera ebbe un immenso effetto sulla cultura sovietica . Divenne famoso per il suo stile di canto unico e per i suoi testi, che contenevano commenti sociali e politici in gergo di strada spesso umoristico. Era anche un importante attore teatrale e cinematografico. Sebbene il suo lavoro sia stato in gran parte ignorato dall'establishment culturale sovietico ufficiale, ha raggiunto una notevole fama durante la sua vita e fino ad oggi esercita un'influenza significativa su molti musicisti e attori popolari russi anni dopo la sua morte.
Nel 1993 gli venne assegnato il Premio Tenco, prima volta per un artista non più in vita, e nell'occasione venne registrato un album tributo intitolato Il volo di Volodja (così veniva chiamato affettuosamente, credo proprio per quel personaggio che interpretò e rese famosa la sua musica al pubblico), pubblicata dalla Ala Bianca, ad opera di numerosi cantautori italiani facenti capo al Club Tenco,
Naves ena (In the Shadow of Death ), di Gunārs Piesis – Lettonia, 1971
Dal wiki lettone :
La pesca sul ghiaccio è in pieno svolgimento fino a quando i pescatori scoprono che il pezzo di ghiaccio su cui stanno pescando si è rotto al largo e si sta spostando sempre più in mare aperto. Le ultime scorte di cibo e acqua potabile stanno finendo (i pescatori si nutrono di pesce crudo) e il grosso pezzo di ghiaccio diventa sempre più piccolo ogni momento. I pericoli della vita rivelano i caratteri umani.
Potente dramma umano che ha resistito benissimo alla prova del tempo e risulta coinvolgente nonostante l’essenziale ambientazione.
Tratto da un racconto breve di un famoso autore lettone, [Rūdolfs Blaumanis (1863-1908)], il regista riesce a dilatare abbastanza la vicenda con picchi di alta tensione psicologica che coinvolge lo spettatore (che sono io, immagino ! )
Bello, comunque.
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Re: WILDERNESS CINEMA
JACK LONDON'S TO BUILD A FIRE, di David Cobham - USA 1969
Orson Welles in persona col suo vocione affabulante racconta questo adattamento cinematografico dell'omonimo racconto di Jack London. Un viaggiatore solitario nel profondo delle terre selvagge dell'Alaska lotta per sopravvivere mentre cerca di accendere un fuoco per mantenersi in vita in condizioni climatiche sotto zero.
Scoperto per caso su you tube, questo mediometraggio (55 minuti) tratto dal racconto di Jack London, è riuscito nell’impresa di farmi venire i brividi dal freddo (giuro!) sul divano di casa (ed era giugno!!! )
Ottimo.
CLEARCUT, di Ryszard Bugajski - Canada 1991
L'avvocato Peter Maguire, incaricato di arrestare l'incalzare di una compagnia di legname che sta barbaramente disboscando un territorio incontaminato ancora popolato dagli indiani d'America, perde in appello. Subito dopo viene prelevato da Arthur, un indiano militante che combatte per la libertà e contro la sopraffazione del suo popolo che ha appena rapito Tom Starblanket, uno dei manager della compagnia. Arthur li porta con sé nella foresta, deciso a vendicarsi. A Peter non resta che provare a convincere l'uomo che i disboscamenti indiscriminati saranno presto puniti, ma non riesce a fermare la sua rabbia
Interessante pellicola dalla parte dei nativi americani, che ne recupera in modo originale gli stereotipi del “pellerossa” selvaggio e violento contro una modernità della distruzione delle risorse (in questo caso boschive) e di fronte all’impotenza (se pur piena, a parole, di buoni propositi) dell’uomo bianco “buono”.
Stranamente, riesce difficile prendere le parti di qualcuno, in questa specie di eco-spiritual revenge-thriller western moderno, a meno che la vendetta non faccia parte dei vs. orizzonti culturali (concetto che non mi è del tutto estraneo, devo purtroppo ammettere mio malgrado).
Ecologia, pacifismo e diritto alla terra sono i temi scottanti sbattutici in faccia da questa storia.
Graham Greene nella parte, parrebbe, dello spirito indiano Wisakedjak , è assolutamente da applausi, veramente inquietante
Girato a Thunder Bay , Ontario , e basato sul romanzo A Dream Like Mine (1987) scritto da MT Kelly
Da vedere x scegliere da che parte stare.
Orson Welles in persona col suo vocione affabulante racconta questo adattamento cinematografico dell'omonimo racconto di Jack London. Un viaggiatore solitario nel profondo delle terre selvagge dell'Alaska lotta per sopravvivere mentre cerca di accendere un fuoco per mantenersi in vita in condizioni climatiche sotto zero.
Scoperto per caso su you tube, questo mediometraggio (55 minuti) tratto dal racconto di Jack London, è riuscito nell’impresa di farmi venire i brividi dal freddo (giuro!) sul divano di casa (ed era giugno!!! )
Ottimo.
CLEARCUT, di Ryszard Bugajski - Canada 1991
L'avvocato Peter Maguire, incaricato di arrestare l'incalzare di una compagnia di legname che sta barbaramente disboscando un territorio incontaminato ancora popolato dagli indiani d'America, perde in appello. Subito dopo viene prelevato da Arthur, un indiano militante che combatte per la libertà e contro la sopraffazione del suo popolo che ha appena rapito Tom Starblanket, uno dei manager della compagnia. Arthur li porta con sé nella foresta, deciso a vendicarsi. A Peter non resta che provare a convincere l'uomo che i disboscamenti indiscriminati saranno presto puniti, ma non riesce a fermare la sua rabbia
Interessante pellicola dalla parte dei nativi americani, che ne recupera in modo originale gli stereotipi del “pellerossa” selvaggio e violento contro una modernità della distruzione delle risorse (in questo caso boschive) e di fronte all’impotenza (se pur piena, a parole, di buoni propositi) dell’uomo bianco “buono”.
Stranamente, riesce difficile prendere le parti di qualcuno, in questa specie di eco-spiritual revenge-thriller western moderno, a meno che la vendetta non faccia parte dei vs. orizzonti culturali (concetto che non mi è del tutto estraneo, devo purtroppo ammettere mio malgrado).
Ecologia, pacifismo e diritto alla terra sono i temi scottanti sbattutici in faccia da questa storia.
Graham Greene nella parte, parrebbe, dello spirito indiano Wisakedjak , è assolutamente da applausi, veramente inquietante
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Re: WILDERNESS CINEMA
.......quelli russi, immaginosteop wrote: grazie, qualcuno che mi ispira c e'
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Re: WILDERNESS CINEMA
RITUALS, IL TREKKING DELLA MORTE (Rituals), di Peter Carter – USA-Canada, 1977
Cinque medici decidono di trascorrere un tranquillo weekend in una zona deserta dell'Ontario. Sebbene all'inizio si trovino al contatto con la natura, dovranno affrontare un killer sfigurato con problemi mentali, che apparentemente li vuole uccidere senza ragione.
Uno dei film più brutti che abbia visto ultimamente, perciò lo segnalo, casomai qualcuno si facesse ispirare dal trekking nel titolo.
Se cercate in rete troverete citazioni che parlano di sti “cinque medici” che partono, chi dice per un viaggio in canoa, chi dice per una battuta di caccia, la verità è che non si capisce assolutamente cosa diamine vadano a fare questi “cinque medici” nella natura selvaggia, in realtà all’inizio del film blaterano di essere alla ricerca di non so quale pianta o frutto della natura (essendo medici….) ma non si capisce realmente nulla, se non che se questi sono dei medici io sono Paperino, ad essere gentile, e lo si intuisce molto presto dai dialoghi assurdi e dalla quantità di superalcolici che estraggono dai loro zaini.
La sceneggiatura pare scritta da loro stessi dopo aver approfittato delle bottiglie, e fanno realmente angoscia anche come attori.
Vedo qualcuno salvare la musica, che a me ha fatto orrore (ecco l’elemento horror del film), completamente fuori contesto e soverchiante le scene urlate (cioè tutte, in pratica).
Cosa salvo?
Il fiume, che copre parte dei dialoghi, e il buio, che nasconde una bella fetta di immagini.
Orrendo, e non è un complimento.
E pensare che qualcuno osa non dico paragonarlo, non dico avvicinarlo, ma anche solo accostarlo a un kilometro di distanza a
UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA (Deliverance), di John Boorman - USA - 1972
Quattro amici decidono di trascorrere il fine settimana discendendo con le canoe un torrente che attraversa una vallata. Nei due giorni in mezzo alla natura, il quartetto vivrà una brutta avventura.
Chi non l’ha visto ? Vergogna !
Grandissimo e leggendario film con un tema musicale passato alla storia, capolavoro di tensione con ottimi attori, su tutti Burt Reynolds.
Avventura e suspense allo stato puro, con scene anche forti, oltre a grandi scenari naturali fotografati benissimo.
Se qualcuno davvero non l’ha ancora visto, sappia che l’aspetta un bellissimo film.
Cinque medici decidono di trascorrere un tranquillo weekend in una zona deserta dell'Ontario. Sebbene all'inizio si trovino al contatto con la natura, dovranno affrontare un killer sfigurato con problemi mentali, che apparentemente li vuole uccidere senza ragione.
Uno dei film più brutti che abbia visto ultimamente, perciò lo segnalo, casomai qualcuno si facesse ispirare dal trekking nel titolo.
Se cercate in rete troverete citazioni che parlano di sti “cinque medici” che partono, chi dice per un viaggio in canoa, chi dice per una battuta di caccia, la verità è che non si capisce assolutamente cosa diamine vadano a fare questi “cinque medici” nella natura selvaggia, in realtà all’inizio del film blaterano di essere alla ricerca di non so quale pianta o frutto della natura (essendo medici….) ma non si capisce realmente nulla, se non che se questi sono dei medici io sono Paperino, ad essere gentile, e lo si intuisce molto presto dai dialoghi assurdi e dalla quantità di superalcolici che estraggono dai loro zaini.
La sceneggiatura pare scritta da loro stessi dopo aver approfittato delle bottiglie, e fanno realmente angoscia anche come attori.
Vedo qualcuno salvare la musica, che a me ha fatto orrore (ecco l’elemento horror del film), completamente fuori contesto e soverchiante le scene urlate (cioè tutte, in pratica).
Cosa salvo?
Il fiume, che copre parte dei dialoghi, e il buio, che nasconde una bella fetta di immagini.
Orrendo, e non è un complimento.
E pensare che qualcuno osa non dico paragonarlo, non dico avvicinarlo, ma anche solo accostarlo a un kilometro di distanza a
UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA (Deliverance), di John Boorman - USA - 1972
Quattro amici decidono di trascorrere il fine settimana discendendo con le canoe un torrente che attraversa una vallata. Nei due giorni in mezzo alla natura, il quartetto vivrà una brutta avventura.
Chi non l’ha visto ? Vergogna !
Grandissimo e leggendario film con un tema musicale passato alla storia, capolavoro di tensione con ottimi attori, su tutti Burt Reynolds.
Avventura e suspense allo stato puro, con scene anche forti, oltre a grandi scenari naturali fotografati benissimo.
Se qualcuno davvero non l’ha ancora visto, sappia che l’aspetta un bellissimo film.
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Re: WILDERNESS CINEMA
esattopsiconauta wrote:.......quelli russi, immaginosteop wrote: grazie, qualcuno che mi ispira c e'
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Re: WILDERNESS CINEMA
LE DERNIER TRAPPEUR (Il Grande Nord), di Nicolas Vanier – Francia, 2004
Il Grande Nord è un film documentario del 2004, diretto dal regista Nicolas Vanier, che porta all'attenzione del pubblico il rapporto uomo-natura attraverso i paesaggi della regione dello Yukon in Canada, ai confini con l'Alaska. La produzione è stata sponsorizzata da Gaz de France e WWF Francia. Uscì nei cinema francesi il 15 dicembre 2004 e italiani il 21 aprile 2006.
Documentario che non si discosta granchè da ormai miriadi di altre docu-serie tv, se non per una maggiore qualità, sia formale, sia delle riprese, sia per una buona scelta dei protagonisti (che interpretano loro stessi), molto cinematografici.
Il regista sembra specializzato in queste cose, possibilmente darò un’occhiata anche ad altre sue realizzazioni.
Non entusiasmante, ma buono.
Il Grande Nord è un film documentario del 2004, diretto dal regista Nicolas Vanier, che porta all'attenzione del pubblico il rapporto uomo-natura attraverso i paesaggi della regione dello Yukon in Canada, ai confini con l'Alaska. La produzione è stata sponsorizzata da Gaz de France e WWF Francia. Uscì nei cinema francesi il 15 dicembre 2004 e italiani il 21 aprile 2006.
Documentario che non si discosta granchè da ormai miriadi di altre docu-serie tv, se non per una maggiore qualità, sia formale, sia delle riprese, sia per una buona scelta dei protagonisti (che interpretano loro stessi), molto cinematografici.
Il regista sembra specializzato in queste cose, possibilmente darò un’occhiata anche ad altre sue realizzazioni.
Non entusiasmante, ma buono.
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Re: WILDERNESS CINEMA
FIUL MUNTILOR, di Gheorghe Naghi – Romania, 1980
Un'agenzia di intelligence sta cercando di rapire Alina, la figlia dell'ingegnere rumeno Mureşan, al fine di far divulgare a suo padre importanti segreti. Durante un viaggio, la moglie e la figlia di Mureşan incontrano un giovane turista che li accompagna in una stazione meteorologica dove sono ospitati da Matei, un ragazzo molto sveglio, abituato alla durezza della montagna.
Buffo film rumeno x ragazzi, direi, che ho recuperato su youtube, guardato più che altro per l’ambientazione in parte girata sui Monti Bucegi dove sono persino stato, ormai una vita fa.
Pseudotrama spionistica che fa acqua da tutte le parti e escursionisti in scarpette da passeggio, che fanno da contorno ad un protagonista ragazzino con credenziali circensi, immagino, visto come si destreggia tra arrampicate, acrobazie, e confidenze con un orso, l’altro protagonista del film.
Per quanto assurdo, stranamente mi ha intrattenuto piacevolmente e simpaticamente per 90 minuti.
Un'agenzia di intelligence sta cercando di rapire Alina, la figlia dell'ingegnere rumeno Mureşan, al fine di far divulgare a suo padre importanti segreti. Durante un viaggio, la moglie e la figlia di Mureşan incontrano un giovane turista che li accompagna in una stazione meteorologica dove sono ospitati da Matei, un ragazzo molto sveglio, abituato alla durezza della montagna.
Buffo film rumeno x ragazzi, direi, che ho recuperato su youtube, guardato più che altro per l’ambientazione in parte girata sui Monti Bucegi dove sono persino stato, ormai una vita fa.
Pseudotrama spionistica che fa acqua da tutte le parti e escursionisti in scarpette da passeggio, che fanno da contorno ad un protagonista ragazzino con credenziali circensi, immagino, visto come si destreggia tra arrampicate, acrobazie, e confidenze con un orso, l’altro protagonista del film.
Per quanto assurdo, stranamente mi ha intrattenuto piacevolmente e simpaticamente per 90 minuti.
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Re: WILDERNESS CINEMA
UNBRANDED (Da confine a confine), di Phillip Baribeau, USA 2015
Il film segue quattro laureati del Texas che intendono cavalcare sedici mustang dal Messico al Canada per aumentare la consapevolezza sui problemi che circondano i cavalli selvaggi e la loro gestione da parte del Bureau of Land Management degli Stati Uniti.
Detta così sembra quasi sensato, ma in realtà ci sono parecchie cose un po’ discutibili, in questo film, da come vengono, alla lunga, trattati i cavalli, al senso di tutto quanto, che a me sembra più una specie di gigantesco addio al celibato tra cowboy che giocano a fare l’impresa, proprio come, per carità, certi alpinisti.
Stupende location, naturalmente (egrazziarcà), qualche personaggio un po’ sopra le righe, varie vicissitudini, diverse smargiassate, e voilà, il crowfunding è servito
Degna di nota invece la riflessione che può ispirare, su animali selvaggi e recinzioni, che ormai costringono quasi anche noi, ahimè.
Il film segue quattro laureati del Texas che intendono cavalcare sedici mustang dal Messico al Canada per aumentare la consapevolezza sui problemi che circondano i cavalli selvaggi e la loro gestione da parte del Bureau of Land Management degli Stati Uniti.
Detta così sembra quasi sensato, ma in realtà ci sono parecchie cose un po’ discutibili, in questo film, da come vengono, alla lunga, trattati i cavalli, al senso di tutto quanto, che a me sembra più una specie di gigantesco addio al celibato tra cowboy che giocano a fare l’impresa, proprio come, per carità, certi alpinisti.
Stupende location, naturalmente (egrazziarcà), qualche personaggio un po’ sopra le righe, varie vicissitudini, diverse smargiassate, e voilà, il crowfunding è servito
Degna di nota invece la riflessione che può ispirare, su animali selvaggi e recinzioni, che ormai costringono quasi anche noi, ahimè.
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Re: WILDERNESS CINEMA
Mi pare che nessuno abbia ancora segnalato questo film . Si intitola " BACKCOUNTRY " ed è stato diretto nel 2014 da Adam MacDonald . A me è piaciuto ...
Una giovane coppia di fidanzati parte per un trekking in tenda nelle foreste canadesi , confidando nell' esperienza del ragazzo , che purtroppo si sopravvaluta . Come se non bastasse , vanno a rompere le scatole ad un grosso orso bruno ... Un film che un escursionista solitario come me non dovrebbe mai vedere , pena la perdita perpetua della serenità nelle gite future ... Fortunatamente le situazioni sono ben diverse e neanche lontanamente assimilabili . Dalle nostre parti non ci sono enormi foreste selvagge e per nulla antropizzate , popolate da una fauna selvatica così pericolosa come quella del Nordamerica ( orsi , puma , lupi grigi ... ) . Al massimo si rischia di incontrare qualche cinghiale o qualche cervide incaz.zoso , oltre alle onnipresenti vipere . Certo , esiste il pericolo di perdersi o , peggio ancora , di farsi male seriamente , ma alla passione bisogna sempre abbinare la prudenza e la buona sorte . Dopo questa lunga digressione fuori tema , passiamo al film , che non è per niente male . Ispirato ad una storia vera ( e ti pareva ? ) , anche se a ruoli invertiti , è una vicenda semplice semplice , a dimostrazione che per incutere ansia o angoscia non è necessario ricorrere al soprannaturale , a mostri , a sadici , a zombie o quant' altro . E nemmeno ricorrere a litri di sangue finto e a squartamenti gratuiti . Qui il sangue compare e pure qualche immagine forte c' è , ma è necessaria e dura pochi secondi , senza esagerare . E con effetti gore artigianali più che dignitosi . Era da un bel pezzo che non vedevo un film incentrato sull' attacco insistito di un orso aggressivo . A parte " Revenant " , in cui l' assalto dell' animale è solo un episodio , mi vengono in mente solo " L' urlo dell' odio " del 1997 ed il vetusto " Grizzly , l' orso che uccide " del 1976 . Il cast è ridottissimo e semisconosciuto . I due protagonisti , Missy Peregrym e Jeff Roop , sono giovani noti solo in ambito televisivo , mentre un po' più conosciuto è il terzo incomodo , Eric Balfour , che si è già fatto notare in parecchi film . Tutti sono comunque funzionali alla vicenda narrata da Adam MacDonald , molto bravo a costruire con pochi mezzi una tensione crescente in questo suo primo film . Bono !
Una giovane coppia di fidanzati parte per un trekking in tenda nelle foreste canadesi , confidando nell' esperienza del ragazzo , che purtroppo si sopravvaluta . Come se non bastasse , vanno a rompere le scatole ad un grosso orso bruno ... Un film che un escursionista solitario come me non dovrebbe mai vedere , pena la perdita perpetua della serenità nelle gite future ... Fortunatamente le situazioni sono ben diverse e neanche lontanamente assimilabili . Dalle nostre parti non ci sono enormi foreste selvagge e per nulla antropizzate , popolate da una fauna selvatica così pericolosa come quella del Nordamerica ( orsi , puma , lupi grigi ... ) . Al massimo si rischia di incontrare qualche cinghiale o qualche cervide incaz.zoso , oltre alle onnipresenti vipere . Certo , esiste il pericolo di perdersi o , peggio ancora , di farsi male seriamente , ma alla passione bisogna sempre abbinare la prudenza e la buona sorte . Dopo questa lunga digressione fuori tema , passiamo al film , che non è per niente male . Ispirato ad una storia vera ( e ti pareva ? ) , anche se a ruoli invertiti , è una vicenda semplice semplice , a dimostrazione che per incutere ansia o angoscia non è necessario ricorrere al soprannaturale , a mostri , a sadici , a zombie o quant' altro . E nemmeno ricorrere a litri di sangue finto e a squartamenti gratuiti . Qui il sangue compare e pure qualche immagine forte c' è , ma è necessaria e dura pochi secondi , senza esagerare . E con effetti gore artigianali più che dignitosi . Era da un bel pezzo che non vedevo un film incentrato sull' attacco insistito di un orso aggressivo . A parte " Revenant " , in cui l' assalto dell' animale è solo un episodio , mi vengono in mente solo " L' urlo dell' odio " del 1997 ed il vetusto " Grizzly , l' orso che uccide " del 1976 . Il cast è ridottissimo e semisconosciuto . I due protagonisti , Missy Peregrym e Jeff Roop , sono giovani noti solo in ambito televisivo , mentre un po' più conosciuto è il terzo incomodo , Eric Balfour , che si è già fatto notare in parecchi film . Tutti sono comunque funzionali alla vicenda narrata da Adam MacDonald , molto bravo a costruire con pochi mezzi una tensione crescente in questo suo primo film . Bono !
Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato.[Charlie Chaplin]
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Re: WILDERNESS CINEMA
bravo Dani mi pare di averlo visto ma non sono sicuro........invece "L' urlo dell' odio" del 1997 devo averlo da vedere da qualche parte, mentre il "vetusto" "Grizzly , l' orso che uccide" l'ho addirittura visto al cinema all'epoca, il che dimostra ahimè la mia vetustà
Mi fai persino venir voglia di rivederlo
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Re: WILDERNESS CINEMA
….gli effetti collaterali del “lockdown” (che per me rappresenta una follia collettiva, nella quale quindi dovrei sentirmi a mio agio ma invece proprio no ) possiamo vederli riassunti qui, nel fatto che io, nel giro di breve, sia stato in grado di guardarmi ben DUE film in francese, sottotitolati in inglese, imperniati sulla caccia all’alce ; cosa che non vi consiglierei di usare come stratagemma per rimorchiare ragazze (vuoi salire da me? Dai, ci guardiamo un film sulla caccia all’alce………..no, non funziona , forse persino un alce salirebbe, secondo me, ma una ragazza non credo……….ma se volete provare…………. si sa mai…….in ogni caso distrarsi da queste pellicole non richiede un grosso sforzo, perciò eventualmente il dirottamento della serata verso altri lidi sarebbe tutto in discesa)
Speciale caccia all’alce :
LE TEMPS D'UNE CHASSE, di FRANCIS MANKIEWICZ – Canada, 1971
Wiki francese :
L'azione si svolge in Quebec, dove tre lavoratori di East Montreal partono per un fine settimana di caccia nella foresta. Per questi uomini di origine modesta, la caccia rappresenta la libertà e la compagnia virile. I tre amici, accompagnati dal figlio di uno di loro, trascorrono la prima notte del loro viaggio in un motel dove bevono e molestano la cameriera del bar. Sotto lo sguardo disilluso dell'adolescente che li osserva, rivelano le loro debolezze e le costrizioni della loro vita ordinaria, fino all'esito drammatico di questo tempo di caccia.
Vecchio film canadese che prende di mira (è il caso di dirlo! ) un certo tipo di cacciatore, credo ahimè in parte ancora attuale, tanto che il film in sé non racconta veramente nulla di speciale, visto con gli occhi di oggi, mentre all’epoca sospetto risultasse abbastanza provocatorio.
Un merito di questa pellicola è comunque avermi fatto scoprire una bella, brava, e a me sconosciuta attrice, Frederique Collin, che cercherò in qualche altro film.
Metto una foto, così, tanto per riguardarmela.
Carino, comunque, e, cinematograficamente parlando, ottima regia e personaggi interessanti
LA BETE LUMINEUSE, di Pierre Perrault – Canada 1982
La caccia all'alce, una tradizione in Quebec, è qui un pretesto per addentrarsi nell'anima del Quebec ed esaltarne il “verbo”. In una baracca a Maniwaki, gli abitanti delle città operano il loro annuale ritorno alla natura ... come un miracolo! Misteri della caccia, che corteggiano fortuna e abilità, con questa "febbre da cervo" che infrange la barriera tra sogno e realtà! Il piacere di misurarti con gli elementi e conoscere i tuoi limiti! Esperienza di morte per esorcizzare la propria morte e riconnettersi con l'intera catena della vita! Ma anche spirito di brio, spavalderia e vanteria, e trasposizione di costumi selvaggi del branco all'interno del gruppo di amici, dove viene subito individuata una vittima, che sarà sottoposta alla tortura di una spietata ironia. Una magistrale battuta di caccia, una mitologia molto locale.
Parlato in quebecois e sottotitolato in inglese, lungo oltre 2 ore, è stata una vera performance il seguirlo , visto la quantità di dialoghi urlati tra invasati ubriachi da seguire; praticamente è la versione selvaggia del film precedente, però senza donne, dove invece di personaggi un po’ squallidi abbiamo cacciatori su di un livello leggermente superiore (sia alcolico che umano), con tanto di poeta/vate e filosofi alcolisti, con dosi letali di succulento sarcasmo che fa più vittime tra gli umani che tra gli animali, che in effetti non ci sono.
Se come vittime valgono le bottiglie, però, siamo di fronte ad una vera e propria strage.
Raramente ho visto persone ridotte in certe condizioni, e comunque, per fortuna, non erano armate.
Potreste vederlo con la vostra fidanzata alce, che senz’altro lo troverebbe molto divertente.
Film per cornuti ?
Beh, battute sulle mogli dei cacciatori ne conoscerei.....
Speciale caccia all’alce :
LE TEMPS D'UNE CHASSE, di FRANCIS MANKIEWICZ – Canada, 1971
Wiki francese :
L'azione si svolge in Quebec, dove tre lavoratori di East Montreal partono per un fine settimana di caccia nella foresta. Per questi uomini di origine modesta, la caccia rappresenta la libertà e la compagnia virile. I tre amici, accompagnati dal figlio di uno di loro, trascorrono la prima notte del loro viaggio in un motel dove bevono e molestano la cameriera del bar. Sotto lo sguardo disilluso dell'adolescente che li osserva, rivelano le loro debolezze e le costrizioni della loro vita ordinaria, fino all'esito drammatico di questo tempo di caccia.
Vecchio film canadese che prende di mira (è il caso di dirlo! ) un certo tipo di cacciatore, credo ahimè in parte ancora attuale, tanto che il film in sé non racconta veramente nulla di speciale, visto con gli occhi di oggi, mentre all’epoca sospetto risultasse abbastanza provocatorio.
Un merito di questa pellicola è comunque avermi fatto scoprire una bella, brava, e a me sconosciuta attrice, Frederique Collin, che cercherò in qualche altro film.
Metto una foto, così, tanto per riguardarmela.
Carino, comunque, e, cinematograficamente parlando, ottima regia e personaggi interessanti
LA BETE LUMINEUSE, di Pierre Perrault – Canada 1982
La caccia all'alce, una tradizione in Quebec, è qui un pretesto per addentrarsi nell'anima del Quebec ed esaltarne il “verbo”. In una baracca a Maniwaki, gli abitanti delle città operano il loro annuale ritorno alla natura ... come un miracolo! Misteri della caccia, che corteggiano fortuna e abilità, con questa "febbre da cervo" che infrange la barriera tra sogno e realtà! Il piacere di misurarti con gli elementi e conoscere i tuoi limiti! Esperienza di morte per esorcizzare la propria morte e riconnettersi con l'intera catena della vita! Ma anche spirito di brio, spavalderia e vanteria, e trasposizione di costumi selvaggi del branco all'interno del gruppo di amici, dove viene subito individuata una vittima, che sarà sottoposta alla tortura di una spietata ironia. Una magistrale battuta di caccia, una mitologia molto locale.
Parlato in quebecois e sottotitolato in inglese, lungo oltre 2 ore, è stata una vera performance il seguirlo , visto la quantità di dialoghi urlati tra invasati ubriachi da seguire; praticamente è la versione selvaggia del film precedente, però senza donne, dove invece di personaggi un po’ squallidi abbiamo cacciatori su di un livello leggermente superiore (sia alcolico che umano), con tanto di poeta/vate e filosofi alcolisti, con dosi letali di succulento sarcasmo che fa più vittime tra gli umani che tra gli animali, che in effetti non ci sono.
Se come vittime valgono le bottiglie, però, siamo di fronte ad una vera e propria strage.
Raramente ho visto persone ridotte in certe condizioni, e comunque, per fortuna, non erano armate.
Potreste vederlo con la vostra fidanzata alce, che senz’altro lo troverebbe molto divertente.
Film per cornuti ?
Beh, battute sulle mogli dei cacciatori ne conoscerei.....
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Re: WILDERNESS CINEMA
EL REY DE LA MONTANA, di Gonzalo López-Gallego – Spagna 2007
Mentre si dirige verso la città dove abita l'ex fidanzata, per un chiarimento, fermandosi ad un benzinaio un uomo incontra una ragazza: Bea, con la quale avrà un rapporto occasionale all'interno del bagno della stazione di servizio; uscito si accorge che nonostante la ragazza gli avesse pagato la benzina gli ha pure rubato il portafogli e l'accendino. Proseguendo lungo la propria strada, si accorge che la ragazza sta poche centinaia di metri avanti a lui, ma con la propria auto ha girato per una stradina secondaria. sarà proprio qui che inizia l'incredibile avventura di cui Quim ( è questo il nome del personaggio principale) sarà involontario protagonista.
Survival mountain thriller visto parecchio tempo fa di cui non ricordo molto, solo che fu una piacevole visione, con tensione sufficiente a tenere desta l’attenzione per tutto il film, paesaggi splendidi, ed un finale che vorrebbe essere abbastanza a sorpresa, ma gli spettatori navigati non faticheranno a capire l’antifona.
Buon film, comunque.
Mentre si dirige verso la città dove abita l'ex fidanzata, per un chiarimento, fermandosi ad un benzinaio un uomo incontra una ragazza: Bea, con la quale avrà un rapporto occasionale all'interno del bagno della stazione di servizio; uscito si accorge che nonostante la ragazza gli avesse pagato la benzina gli ha pure rubato il portafogli e l'accendino. Proseguendo lungo la propria strada, si accorge che la ragazza sta poche centinaia di metri avanti a lui, ma con la propria auto ha girato per una stradina secondaria. sarà proprio qui che inizia l'incredibile avventura di cui Quim ( è questo il nome del personaggio principale) sarà involontario protagonista.
Survival mountain thriller visto parecchio tempo fa di cui non ricordo molto, solo che fu una piacevole visione, con tensione sufficiente a tenere desta l’attenzione per tutto il film, paesaggi splendidi, ed un finale che vorrebbe essere abbastanza a sorpresa, ma gli spettatori navigati non faticheranno a capire l’antifona.
Buon film, comunque.
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Re: WILDERNESS CINEMA
NIGHT MOVES (2013), di Kelly Reichardt - USA 2013
Da wiki eng:
Gli ambientalisti radicali Josh e Dena acquistano una barca e la rimorchiano a lunga distanza per incontrare Harmon, un ex marine. I tre acquistano fertilizzante, assemblano una bomba e la caricano sulla barca, progettando di bombardare una diga che pensano stia danneggiando l'ambiente.
Film davvero anonimo ad essere gentili, in cui personalmente non si riesce ad empatizzare con alcun personaggio, e leggo in rete sia stato oggetto anche di controversie legali poiché accusato di essere basato (leggi copiato) dal romanzo di Edward Abbey The Monkey Wrench Gang (in Italia I sabotatori), che ho letto ed invece direi merita abbastanza.
La solita sfilata di ingenui irresponsabili che non si sa dove vivano, senza accadimenti particolari che tengano desto lo spettatore.
Pollice verso.
Leggetevi il libro, piuttosto.
Da wiki eng:
Gli ambientalisti radicali Josh e Dena acquistano una barca e la rimorchiano a lunga distanza per incontrare Harmon, un ex marine. I tre acquistano fertilizzante, assemblano una bomba e la caricano sulla barca, progettando di bombardare una diga che pensano stia danneggiando l'ambiente.
Film davvero anonimo ad essere gentili, in cui personalmente non si riesce ad empatizzare con alcun personaggio, e leggo in rete sia stato oggetto anche di controversie legali poiché accusato di essere basato (leggi copiato) dal romanzo di Edward Abbey The Monkey Wrench Gang (in Italia I sabotatori), che ho letto ed invece direi merita abbastanza.
La solita sfilata di ingenui irresponsabili che non si sa dove vivano, senza accadimenti particolari che tengano desto lo spettatore.
Pollice verso.
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Re: WILDERNESS CINEMA
MR. FORBUSH AND THE PENGUINS (Cry of the pinguins) (Mr. Forbush e i pinguini), di Arne Sucksdorff, Alfred Viola and Roy Boulting – UK, 1971
Da wiki inglese :
Un brillante studente di biologia, Richard Forbush, viene inviato a studiare una colonia di pinguini. All'inizio lo fa principalmente per impressionare una ragazza che sta inseguendo, Tara.
Buffissimo ed indefinibile film, che sembra in realtà la fusione di due soggetti diversi, le avventure di un riccastro studente sciupafemmine che si tramuta in un difensore dei pinguini, con alcuni momenti surreali.
Vi piacerà se amate quelle commedie inglesi anni ’60, un po’ beat, un po’ swing (musiche di John Addison) e un po’ surreali.
A me ha divertito parecchio, alla fine
Da wiki inglese :
Un brillante studente di biologia, Richard Forbush, viene inviato a studiare una colonia di pinguini. All'inizio lo fa principalmente per impressionare una ragazza che sta inseguendo, Tara.
Buffissimo ed indefinibile film, che sembra in realtà la fusione di due soggetti diversi, le avventure di un riccastro studente sciupafemmine che si tramuta in un difensore dei pinguini, con alcuni momenti surreali.
Vi piacerà se amate quelle commedie inglesi anni ’60, un po’ beat, un po’ swing (musiche di John Addison) e un po’ surreali.
A me ha divertito parecchio, alla fine
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Re: WILDERNESS CINEMA
LE THÉ OU L'ÉLECTRICITÉ, di Jérôme Le Maire - Belgio / 2012
L'epico e comico racconto di come l'energia elettrica arriva finalmente in un piccolo villaggio isolato nel mezzo dell'Alto Atlante marocchino. Con un lavoro durato oltre tre anni, stagione dopo stagione, il regista documenta pazientemente la resistenza degli abitanti e i progressi del lavoro di costruzione della rete, che finirà per raggiungere ma anche imprigionare la popolazione di Ifri. Lo spettatore diventa testimone della trasformazione di una piccola comunità investita dal progresso.
Bellissimo questo “documentario” , sia per l’ambiente, abbastanza estremo, di cui non immaginavo le caratteristiche, sia per il fascino emanato da qs. posto dimenticato da Dio dove il tempo sembra essersi fermato, sino a quando, appunto, non fa la sua comparsa l’elettricità.
Sconcertante rendersi conto di come tutta la realtà degli esseri umani, nel giro di pochissimo, venga semplicemente soverchiata da un "immaginario" qualsiasi.
Un po’ angosciante l’impressione che mi ha lasciato.
Guardatelo per ricordarvi di come eravAMO.
L'epico e comico racconto di come l'energia elettrica arriva finalmente in un piccolo villaggio isolato nel mezzo dell'Alto Atlante marocchino. Con un lavoro durato oltre tre anni, stagione dopo stagione, il regista documenta pazientemente la resistenza degli abitanti e i progressi del lavoro di costruzione della rete, che finirà per raggiungere ma anche imprigionare la popolazione di Ifri. Lo spettatore diventa testimone della trasformazione di una piccola comunità investita dal progresso.
Bellissimo questo “documentario” , sia per l’ambiente, abbastanza estremo, di cui non immaginavo le caratteristiche, sia per il fascino emanato da qs. posto dimenticato da Dio dove il tempo sembra essersi fermato, sino a quando, appunto, non fa la sua comparsa l’elettricità.
Sconcertante rendersi conto di come tutta la realtà degli esseri umani, nel giro di pochissimo, venga semplicemente soverchiata da un "immaginario" qualsiasi.
Un po’ angosciante l’impressione che mi ha lasciato.
Guardatelo per ricordarvi di come eravAMO.
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Re: WILDERNESS CINEMA
THE LAST HONEY HUNTER (L'ultimo cacciatore di miele), di Ben Knight NEPAL 2017
In una parte remota del Nepal i Kirat Kulung, una comunità indigena, praticano un'antica forma di animismo. Durante un sogno gli dei inviano un messaggio per cercare e trovare un raro tipo di miele con potere allucinogeno. Maule Dhan Rai, l'ultimo dei cacciatori di miele, ha assunto questo compito negli ultimi 40 anni. Privo di qualsiasi tipo di protezione, si arrampica su sentieri di montagna avvolti dalla nebbia per trovare il miele e raccoglierlo senza essere attaccato dalle api. In questa impresa quasi inimmaginabile, filmata per la prima volta da esperti alpinisti, la magia di antichi rituali si dissolve nella straordinaria bellezza della giungla nepalese.
Vabbè, come qualsiasi esoteria , ormai pare vada di moda pure sto miele, che mi immagino roba per ricchi viziati in attici di lusso con vista sulla metropoli che si contorce, urla sirene rumori e sangue nella notte (cit.)
Il documentario è comunque di National Geographic, garanzia se non altro di qualità delle immagini, io l’ho visionato con dei sottotitoli minuscoli che per un vecchio come me sono stati una sofferenza pari almeno alla puntura di un’ape.
Apprezzabile.
In una parte remota del Nepal i Kirat Kulung, una comunità indigena, praticano un'antica forma di animismo. Durante un sogno gli dei inviano un messaggio per cercare e trovare un raro tipo di miele con potere allucinogeno. Maule Dhan Rai, l'ultimo dei cacciatori di miele, ha assunto questo compito negli ultimi 40 anni. Privo di qualsiasi tipo di protezione, si arrampica su sentieri di montagna avvolti dalla nebbia per trovare il miele e raccoglierlo senza essere attaccato dalle api. In questa impresa quasi inimmaginabile, filmata per la prima volta da esperti alpinisti, la magia di antichi rituali si dissolve nella straordinaria bellezza della giungla nepalese.
Vabbè, come qualsiasi esoteria , ormai pare vada di moda pure sto miele, che mi immagino roba per ricchi viziati in attici di lusso con vista sulla metropoli che si contorce, urla sirene rumori e sangue nella notte (cit.)
Il documentario è comunque di National Geographic, garanzia se non altro di qualità delle immagini, io l’ho visionato con dei sottotitoli minuscoli che per un vecchio come me sono stati una sofferenza pari almeno alla puntura di un’ape.
Apprezzabile.
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Re: WILDERNESS CINEMA
THE ADVENTURES OF THE WILDERNESS FAMILY (La grande avventura), di Stewart Raffill – USA, 1975
Skip Robinson è un operaio edile che vive con la sua famiglia a Los Angeles , in California . Preoccupato per la salute di sua figlia e il benessere della sua famiglia, oltre a disprezzare il suo lavoro, Skip si stanca della vita cittadina e decide di trasferire la sua famiglia sulle Montagne Rocciose senza intenzione di tornare più a causa dello smog e del traffico.
Dopo aver trasferito sua moglie Pat e due figli, Jennifer di undici anni e Toby di sette anni nella natura selvaggia e poi costruito la loro capanna vicino a un grande lago, si stabiliscono lì per scoprire che il loro nuovo ambiente non è poi così tranquillo come può sembrare.
Cioè, nel 1976 questi erano già stressati, capite ?
Era un sacco che volevo vedere questo film e ora che l'ho visto non posso che consigliarvelo, un film davvero positivo, che nel suo messaggio “ambientalista” funziona veramente bene e trasmette amore per la natura e per gli esseri umani che ci sono vicini, pieno di personaggi semplici e curiosi, attori bravi e belli, stupende locations, e un sacco di animali, tra cui alcuni orsi assolutamente fantastici.
Starete meglio dopo averlo visto, fidatevi.
Non deve essere piaciuto solo a me, comunque, perchè ha avuto ben 2 seguiti, che cercherò di vedere appena mi riesce.
Tra l'altro ho scoperto tutto un filone di vecchi film del genere, ambientati nella natura e con animali anche “impegnativi” nel cast, che non dev'essere stato nemmeno tanto semplice gestire durante le riprese, immagino.
Bello. Di una bellezza così semplice che ci fa pensare a come abbiamo potuto perderla.
Guardatelo, che magari ve ne ricordate.
Skip Robinson è un operaio edile che vive con la sua famiglia a Los Angeles , in California . Preoccupato per la salute di sua figlia e il benessere della sua famiglia, oltre a disprezzare il suo lavoro, Skip si stanca della vita cittadina e decide di trasferire la sua famiglia sulle Montagne Rocciose senza intenzione di tornare più a causa dello smog e del traffico.
Dopo aver trasferito sua moglie Pat e due figli, Jennifer di undici anni e Toby di sette anni nella natura selvaggia e poi costruito la loro capanna vicino a un grande lago, si stabiliscono lì per scoprire che il loro nuovo ambiente non è poi così tranquillo come può sembrare.
Cioè, nel 1976 questi erano già stressati, capite ?
Era un sacco che volevo vedere questo film e ora che l'ho visto non posso che consigliarvelo, un film davvero positivo, che nel suo messaggio “ambientalista” funziona veramente bene e trasmette amore per la natura e per gli esseri umani che ci sono vicini, pieno di personaggi semplici e curiosi, attori bravi e belli, stupende locations, e un sacco di animali, tra cui alcuni orsi assolutamente fantastici.
Starete meglio dopo averlo visto, fidatevi.
Non deve essere piaciuto solo a me, comunque, perchè ha avuto ben 2 seguiti, che cercherò di vedere appena mi riesce.
Tra l'altro ho scoperto tutto un filone di vecchi film del genere, ambientati nella natura e con animali anche “impegnativi” nel cast, che non dev'essere stato nemmeno tanto semplice gestire durante le riprese, immagino.
Bello. Di una bellezza così semplice che ci fa pensare a come abbiamo potuto perderla.
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Re: WILDERNESS CINEMA
THE LIFE AND TIME OF GRIZZLY ADAMS, di Richard Friedenberg - USA 1974
da Wiki inglese :
Film indipendente vagamente basato sulla vita e le gesta di John "Grizzly" Adams (1812-1860), famoso montanaro californiano e addestratore di orsi grizzly e altri animali selvatici che catturò per serragli , giardini zoologici e circhi .
Nel film, che darà origine anche ad una successiva serie tv, Grizzly Adams è un boscaiolo di frontiera fuggito sulle montagne dopo essere stato ingiustamente accusato di omicidio. Mentre lotta per sopravvivere, Adams salva un cucciolo di orso grizzly orfano che adotta e chiama Ben. L'orso, mentre cresce fino alla sua enorme taglia da adulto, diventa il compagno più vicino di Adams. Coerentemente pacifico e gentile, Adams scopre e dimostra una straordinaria capacità di ottenere la fiducia della maggior parte della fauna selvatica autoctona della regione, e aiuta, a volte salva, accoglie e doma molte specie.
Bellissimo film che sono riuscito finalmente a vedere, e che mi ha fatto venire la voglia di guardare pure la serie tv, desiderio che temo sia irrealizzabile.
Oltre alle locations e ai numerosi messaggi positivi, come il legame e l’amicizia che si crea tra Adams ed un pellerossa, l’asso nella manica del film sono le numerose interpretazioni degli animali e le loro interazioni, sia tra di essi, sia con gli umani.
Il tutto con un certo velo malinconico e romantico ma non sdolcinato (oppure sarò io che sto invecchiando, che volete che vi dica)
Consigliatissimo, se amate gli animali e la natura selvaggia.
da Wiki inglese :
Film indipendente vagamente basato sulla vita e le gesta di John "Grizzly" Adams (1812-1860), famoso montanaro californiano e addestratore di orsi grizzly e altri animali selvatici che catturò per serragli , giardini zoologici e circhi .
Nel film, che darà origine anche ad una successiva serie tv, Grizzly Adams è un boscaiolo di frontiera fuggito sulle montagne dopo essere stato ingiustamente accusato di omicidio. Mentre lotta per sopravvivere, Adams salva un cucciolo di orso grizzly orfano che adotta e chiama Ben. L'orso, mentre cresce fino alla sua enorme taglia da adulto, diventa il compagno più vicino di Adams. Coerentemente pacifico e gentile, Adams scopre e dimostra una straordinaria capacità di ottenere la fiducia della maggior parte della fauna selvatica autoctona della regione, e aiuta, a volte salva, accoglie e doma molte specie.
Bellissimo film che sono riuscito finalmente a vedere, e che mi ha fatto venire la voglia di guardare pure la serie tv, desiderio che temo sia irrealizzabile.
Oltre alle locations e ai numerosi messaggi positivi, come il legame e l’amicizia che si crea tra Adams ed un pellerossa, l’asso nella manica del film sono le numerose interpretazioni degli animali e le loro interazioni, sia tra di essi, sia con gli umani.
Il tutto con un certo velo malinconico e romantico ma non sdolcinato (oppure sarò io che sto invecchiando, che volete che vi dica)
Consigliatissimo, se amate gli animali e la natura selvaggia.
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Re: WILDERNESS CINEMA
GRIDO DI PIETRA (Cerro Torre: Schrei aus Stein), di Werner Herzog - Canada, Germania, Francia 1991
Cerro Torre, Patagonia. Due alpinisti tentano la prima scalata della parete nord: uno dei due muore a causa di una valanga, l’altro sostiene di aver raggiunto la vetta, ma non lo può dimostrare. Fiumi di polemiche, poi una nuova salita, e ancora una morte e una vittoria. Questa la trama di "Grido di pietra", terribilmente vicina alla storia reale. Nel film del 1991, diretto da Herzog e ideato da Messner, recitarono grandi nomi del cinema e dell’alpinismo, da Vittorio Mezzogiorno a Hans Kammerlander.
Non è una delle migliori prove di Werner Herzog come regista, pur restando un più che buon film; Vittorio Mezzogiorno è stato un grandissimo attore, ma qui manca un po’ del “physique du role” per interpretare un alpinista, ottimi invece Brad Dourif, nonché Stefan Glowacz e Hans Kammerlander, ovviamente a casa loro, per non parlare di Donald Sutherland, che adoro.
La storia ricalca un po’ volutamente le vicende della scalata del Cerro Torre del 1959 di Cesare Maestri, oggetto di numerose polemiche (https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Ma ... erro_Torre" onclick="window.open(this.href);return false;), ma ci aggiunge una parentesi amorosa piuttosto sterile e inutile (qualcuno dice voluta dalla produzione), salvandosi comunque con un gran bel finale.
Vale in ogni caso la pena vederlo, per tutti i motivi sopraelencati, attualmente è disponibile su Amazon Prime, insieme a buona parte della filmografia di Herzog.
Cerro Torre, Patagonia. Due alpinisti tentano la prima scalata della parete nord: uno dei due muore a causa di una valanga, l’altro sostiene di aver raggiunto la vetta, ma non lo può dimostrare. Fiumi di polemiche, poi una nuova salita, e ancora una morte e una vittoria. Questa la trama di "Grido di pietra", terribilmente vicina alla storia reale. Nel film del 1991, diretto da Herzog e ideato da Messner, recitarono grandi nomi del cinema e dell’alpinismo, da Vittorio Mezzogiorno a Hans Kammerlander.
Non è una delle migliori prove di Werner Herzog come regista, pur restando un più che buon film; Vittorio Mezzogiorno è stato un grandissimo attore, ma qui manca un po’ del “physique du role” per interpretare un alpinista, ottimi invece Brad Dourif, nonché Stefan Glowacz e Hans Kammerlander, ovviamente a casa loro, per non parlare di Donald Sutherland, che adoro.
La storia ricalca un po’ volutamente le vicende della scalata del Cerro Torre del 1959 di Cesare Maestri, oggetto di numerose polemiche (https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Ma ... erro_Torre" onclick="window.open(this.href);return false;), ma ci aggiunge una parentesi amorosa piuttosto sterile e inutile (qualcuno dice voluta dalla produzione), salvandosi comunque con un gran bel finale.
Vale in ogni caso la pena vederlo, per tutti i motivi sopraelencati, attualmente è disponibile su Amazon Prime, insieme a buona parte della filmografia di Herzog.
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Re: WILDERNESS CINEMA
RIAFN!, di Hannes Lang, Italia/Germania 2019
Un documentario musicale che segue la vita dei contadini e dei pastori che abitano le zone alpine dell’Alto Adige orientale, il Piemonte, la Francia e la Svizzera, ognuno con il proprio idioma, canzoni e il richiamo degli animali, ognuna ricca di sfumatore personalissime. Riafn è un viaggio cinematografico nel paesaggio sonoro delle Alpi. Lingua, canto, così come i richiami e ordini dei pastori si fondono nella creazione di un film musicale tra ideale artistico e realismo documentario.
Vincitore di numerosissimi premi, questo cortometraggio mi ha incuriosito appena ne lessi a proposito, tempo fa; mi aspettavo però un qualcosa stile documentario più “classico”, con voce narrante e/o musiche tradizionali, invece è una cosa particolarissima, totalmente privo di dialoghi, consiste in una mezz’ora di immagini di montagne ad alta definizione con, come unici suoni, i vari richiami dei pastori alpini : nonostante la stranezza e l’impatto iniziale straniante e perfino un po’ ridicolo, alla fine affascina, e non poco.
Se chiudete gli occhi, poi, potrebbe diventare addirittura magico, in questi giorni di clausura.
Peak - Un mondo al limite, di Hannes Lang, Italia 2013
dalla pagina del Trento Film Festival:
Migliaia di turisti giungono ogni anno nel bianco paradiso delle montagne innevate. Ormai anche nei luoghi più selvaggi si è diffuso il turismo di massa, lasciando tracce indelebili nel panorama. A causa dei cambiamenti climatici e della mancanza di neve, è stato necessario sviluppare imponenti mezzi tecnologici per produrre un paesaggio ideale svincolato dagli eventi naturali. Il paesaggio delle Alpi è ormai divenuto uno sconcertante ibrido di tecnologia e natura. Il film documentario ha osservato per un intero anno questo processo di trasformazione delle Alpi, scoprendo tutto ciò che è abitualmente nascosto ai turisti invernali sotto uno spesso manto di neve artificiale. Il film segue le modifiche del paesaggio e le tracce indelebili lasciate dalle invasioni degli uomini. "PEAK – un mondo al limite" pone anche alcune domande: sul rapporto che deve essere mantenuto tra natura e tecnologia, su quanto il paesaggio possa essere artificiale, o, in altri termini, quanto la neve artificiale debba somigliare a quella naturale per soddisfare e giustificare l’antichissimo bisogno degli uomini di un paradiso terrestre.
Giusto a proposito di polemiche e discussioni sui diritti dei turisti sciistici, questo piccolo documentario di Hannes Lang, a me che non ho mai messo gli sci ai piedi, ha fatto abbastanza impressione, svelandomi un mondo, quello dell'innevamento artificiale, che non conoscevo, anche se recentemente ho letto (per sbaglio, praticamente) un libro, di cui al momento non ricordo nè titolo nè autore, che parlava delle Dolomiti ma in modo moolto critico, soprattutto riguardo a questo tema.
Mi chiedo anche quanti sciatori siano realmente consapevoli dell'argomento.
Entrambi i documentari sono visibili su Amazon Prime
Un documentario musicale che segue la vita dei contadini e dei pastori che abitano le zone alpine dell’Alto Adige orientale, il Piemonte, la Francia e la Svizzera, ognuno con il proprio idioma, canzoni e il richiamo degli animali, ognuna ricca di sfumatore personalissime. Riafn è un viaggio cinematografico nel paesaggio sonoro delle Alpi. Lingua, canto, così come i richiami e ordini dei pastori si fondono nella creazione di un film musicale tra ideale artistico e realismo documentario.
Vincitore di numerosissimi premi, questo cortometraggio mi ha incuriosito appena ne lessi a proposito, tempo fa; mi aspettavo però un qualcosa stile documentario più “classico”, con voce narrante e/o musiche tradizionali, invece è una cosa particolarissima, totalmente privo di dialoghi, consiste in una mezz’ora di immagini di montagne ad alta definizione con, come unici suoni, i vari richiami dei pastori alpini : nonostante la stranezza e l’impatto iniziale straniante e perfino un po’ ridicolo, alla fine affascina, e non poco.
Se chiudete gli occhi, poi, potrebbe diventare addirittura magico, in questi giorni di clausura.
Peak - Un mondo al limite, di Hannes Lang, Italia 2013
dalla pagina del Trento Film Festival:
Migliaia di turisti giungono ogni anno nel bianco paradiso delle montagne innevate. Ormai anche nei luoghi più selvaggi si è diffuso il turismo di massa, lasciando tracce indelebili nel panorama. A causa dei cambiamenti climatici e della mancanza di neve, è stato necessario sviluppare imponenti mezzi tecnologici per produrre un paesaggio ideale svincolato dagli eventi naturali. Il paesaggio delle Alpi è ormai divenuto uno sconcertante ibrido di tecnologia e natura. Il film documentario ha osservato per un intero anno questo processo di trasformazione delle Alpi, scoprendo tutto ciò che è abitualmente nascosto ai turisti invernali sotto uno spesso manto di neve artificiale. Il film segue le modifiche del paesaggio e le tracce indelebili lasciate dalle invasioni degli uomini. "PEAK – un mondo al limite" pone anche alcune domande: sul rapporto che deve essere mantenuto tra natura e tecnologia, su quanto il paesaggio possa essere artificiale, o, in altri termini, quanto la neve artificiale debba somigliare a quella naturale per soddisfare e giustificare l’antichissimo bisogno degli uomini di un paradiso terrestre.
Giusto a proposito di polemiche e discussioni sui diritti dei turisti sciistici, questo piccolo documentario di Hannes Lang, a me che non ho mai messo gli sci ai piedi, ha fatto abbastanza impressione, svelandomi un mondo, quello dell'innevamento artificiale, che non conoscevo, anche se recentemente ho letto (per sbaglio, praticamente) un libro, di cui al momento non ricordo nè titolo nè autore, che parlava delle Dolomiti ma in modo moolto critico, soprattutto riguardo a questo tema.
Mi chiedo anche quanti sciatori siano realmente consapevoli dell'argomento.
Entrambi i documentari sono visibili su Amazon Prime
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Re: WILDERNESS CINEMA
Belle pagine queste curate da Psiconauta. Tanti film veramente interessanti (sono appassionato di cinema, ci ho scritto anche un libro su un famoso attore degli anni 30, parente acquisito...).
Ci sono “Cult movies” di gran successo come “Into the wild” o thriller come “Wind River” e non mancano alcuni film di Herzog che anche per me è uno dei registi preferiti. La ripresa iniziale del film “Aguirre” - che qui non c’è ma per me ci potrebbe stare benissimo - con la lenta discesa dalla montagna della giungla amazzonica di Don Lope de Aguirre, - interpretato da un Klaus Kinski pazzo quanto basta per partecipare ad un film simile quanto geniale - con l’affascinante musica dei Popul Vuh è una delle scene più belle della storia del cinema. Non a caso questo film è considerato uno dei 100 migliori di tutti i tempi secondo la rivista Time.
Belle le recensioni che mi trovano d’accordo nella quasi totalità dei casi. Ci sono poi delle vere “chicche” rare (non faccio nomi per non far torto a nessuna), forse quasi introvabili. Comunque cercherò di trovarne qualcuna, se possibile...
Molti titoli, con la loro recensione, mi hanno (ri)portato per alcuni “attimi fuggenti” realmente “Into the wilderness” ...
Come mio contributo aggiungerei - tra gli ultimi film che ho visto - uno che starebbe proprio bene in queste pagine ed è “Le otto montagne” del 2022 scritto e diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Il film è l’adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del bravo scrittore Paolo Cognetti ed ha vinto il premio della giuria al 75º Festival di Cannes. Una bella storia di amicizia, ma non solo, tra le belle montagne della Valle d'Aosta, in Val d'Ayas, Torino e Nepal. Bella e suggestiva la musica di Daniel Norgren. Non aggiungo altro perché dovete vederlo.
Ci aggiungerei anche Hostiles con i bravissimi Christian Bale e Wess Stud (di “Balla coi lupi” e soprattutto indimenticabile “cattivissimo“ in "L’ultimo di Mohicani”), un film del 2017 diretto da Scott Cooper, per il paesaggio del wild west e la bella musica. È un western con giacche blu e nativi americani che fa vedere come certi comportamenti hanno valore tra le persone indipendentemente dalle popolazioni o dai ruoli.
I miei complimenti e ringraziamenti vanno quindi a Psiconauta per aver proposto e curato queste pagine.
E vanno anche a Quotazero - e a chi lo "mantiene” online - dato che molti siti e forum sono abbandonati con pagine ferme ormai, in molti casi, da anni (escludendo quelli commerciali che sono aggiornati per òvvi motivi...).
Sebbene molti di essi siano stati falcidiati dalla tempesta visiva dei social, Qz riesce ad emergere sempre con qualche pagina particolare... Tra le molte sempre interessanti da (ri)scoprire.
Ci sono “Cult movies” di gran successo come “Into the wild” o thriller come “Wind River” e non mancano alcuni film di Herzog che anche per me è uno dei registi preferiti. La ripresa iniziale del film “Aguirre” - che qui non c’è ma per me ci potrebbe stare benissimo - con la lenta discesa dalla montagna della giungla amazzonica di Don Lope de Aguirre, - interpretato da un Klaus Kinski pazzo quanto basta per partecipare ad un film simile quanto geniale - con l’affascinante musica dei Popul Vuh è una delle scene più belle della storia del cinema. Non a caso questo film è considerato uno dei 100 migliori di tutti i tempi secondo la rivista Time.
Belle le recensioni che mi trovano d’accordo nella quasi totalità dei casi. Ci sono poi delle vere “chicche” rare (non faccio nomi per non far torto a nessuna), forse quasi introvabili. Comunque cercherò di trovarne qualcuna, se possibile...
Molti titoli, con la loro recensione, mi hanno (ri)portato per alcuni “attimi fuggenti” realmente “Into the wilderness” ...
Come mio contributo aggiungerei - tra gli ultimi film che ho visto - uno che starebbe proprio bene in queste pagine ed è “Le otto montagne” del 2022 scritto e diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Il film è l’adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del bravo scrittore Paolo Cognetti ed ha vinto il premio della giuria al 75º Festival di Cannes. Una bella storia di amicizia, ma non solo, tra le belle montagne della Valle d'Aosta, in Val d'Ayas, Torino e Nepal. Bella e suggestiva la musica di Daniel Norgren. Non aggiungo altro perché dovete vederlo.
Ci aggiungerei anche Hostiles con i bravissimi Christian Bale e Wess Stud (di “Balla coi lupi” e soprattutto indimenticabile “cattivissimo“ in "L’ultimo di Mohicani”), un film del 2017 diretto da Scott Cooper, per il paesaggio del wild west e la bella musica. È un western con giacche blu e nativi americani che fa vedere come certi comportamenti hanno valore tra le persone indipendentemente dalle popolazioni o dai ruoli.
I miei complimenti e ringraziamenti vanno quindi a Psiconauta per aver proposto e curato queste pagine.
E vanno anche a Quotazero - e a chi lo "mantiene” online - dato che molti siti e forum sono abbandonati con pagine ferme ormai, in molti casi, da anni (escludendo quelli commerciali che sono aggiornati per òvvi motivi...).
Sebbene molti di essi siano stati falcidiati dalla tempesta visiva dei social, Qz riesce ad emergere sempre con qualche pagina particolare... Tra le molte sempre interessanti da (ri)scoprire.
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Re: WILDERNESS CINEMA
Grazie Enrico per i complimenti, che ovviamente ti ricambio tranquillamente per la tua attività di scrittore, fotografo, musicista e sicuramente altre cose che non saprò.
Il tuo commento mi ha fatto tornare voglia di riportare in vita questa "rubrica", che in effetti piaceva molto anche a me.
Le otto Montagne, di cui allego locandina (così chi passa di qui scrollando può essere eventualmente catturato dalle immagini)
LE OTTO MONTAGNE, di Felix Van Groeningen, Charlotte Vandermeersch, Italia 2022
come riportato da te nel commento precedente, è un film molto bello, che mi ha colpito in modo particolare e mi ha commosso come non succedeva da tempo, così come la mia compagna di visione.
L'ho trovata una storia molto UMANA, che di questi tempi, è Tanta Roba.
Non conoscevo Hostiles, me lo segno.
Più tardi riprenderò a postare qualcosa
Il tuo commento mi ha fatto tornare voglia di riportare in vita questa "rubrica", che in effetti piaceva molto anche a me.
Le otto Montagne, di cui allego locandina (così chi passa di qui scrollando può essere eventualmente catturato dalle immagini)
LE OTTO MONTAGNE, di Felix Van Groeningen, Charlotte Vandermeersch, Italia 2022
come riportato da te nel commento precedente, è un film molto bello, che mi ha colpito in modo particolare e mi ha commosso come non succedeva da tempo, così come la mia compagna di visione.
L'ho trovata una storia molto UMANA, che di questi tempi, è Tanta Roba.
Non conoscevo Hostiles, me lo segno.
Più tardi riprenderò a postare qualcosa
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Re: WILDERNESS CINEMA
LA MONTAGNE, di Thomas Salvador, Francia 2022
dal Trento Film Festival 2023 :
https://trentofestival.it/edizione-2023 ... -montagne/
Pierre, un ingegnere parigino, si reca sulle Alpi per lavoro. Irresistibilmente attratto da ciò che lo circonda, si accampa da solo in alta montagna e si lascia alle spalle la sua vita quotidiana. Lassù incontra Léa, una chef di un ristorante alpino, mentre misteriosi bagliori scintillano nelle profondità delle montagne. I maestosi scenari del Monte Bianco fanno da sfondo al secondo lungometraggio del regista, attore, alpinista e acrobata Thomas Salvador, un dramma fantastico acclamato al debutto alla Quinzaine del Festival di Cannes nel 2022, in cui interpreta anche il ruolo del protagonista.
Mmmmhh....questo mi ispirava...una fuga dalla società ambientata intorno alla funivia del Monte Bianco.
Se all'inizio sembra funzionare, complici i pochi dialoghi che ci lasciano solo immaginare cosa si muova nella testa del protagonista (interpretato dal regista stesso), i successivi sviluppi fantastici mi hanno lasciato un po' perplesso.
A questo punto mi aspettavo un qualche colpo di scena finale totalmente fantastico che però non c'è, lasciandoci a bocca asciutta e finendo con l'insinuare il sospetto che si tratti alla fine di una sottospecie di propaganda "green" omeopatica (dico questo perchè non so cos'altro pensare)
Ottima senza dubbio la fotografia e l'ambientazione, bellissima Louise Bourgoin, per il resto un film un po' irrisolto, a mio parere.
LUZIFER, di Peter Brunner, Austria 2021
dal Locarno Film Festival:
https://www.locarnofestival.ch/it/news/ ... zifer.html
Un giovane mentalmente fragile vive in una casa isolata sulle Alpi, la madre radicalmente devota, ex-tossica e completamente tatuata, una misteriosa caverna in lontananza che assomiglia a una vagina e alcuni droni ronzanti e irascibili.
da cineuropa :
https://cineuropa.org/it/newsdetail/408946/
Ispirato da una storia vera d’esorcismo, Luzifer si concentra su due personaggi: Johannes (interpretato magistralmente dal ballerino a attore Franz Rogowski), un ragazzo dalla sensibilità a fior di pelle che non ha perso nulla della sua innocenza infantile e la sua devota madre, un ex alcolista e tossicodipendente che lotta contro le sue dipendenze attorniata da una natura selvaggia che la culla e protegge. Il solo compagno che permette a Johannes di uscire dal rapporto fusionale con sua madre è la sua aquila. La vita dei nostri due eremiti dei tempi moderni è ritmata da preghiere e rituali ancestrali dei quali solo loro conoscono realmente il significato. Improvvisamente, degli strani oggetti (dei droni) venuti da una civilizzazione invadente e brutale, cominciano a violare questo mondo fatto di natura e culti misteriosi. Il mistico paradiso alpestre di Johannes e sua madre è minacciato da un progetto architettonico che vuole trasformarlo in un luogo destinato al turismo di massa. Una forza ancestrale e ambigua sembra allora brutalmente risvegliarsi per proteggere una montagna che gli appartiene di diritto.
Girato a Loschbodenalm, nel Tirolo austriaco, ero curioso di vederlo, soprattutto per l'idea dei droni che vengono a disturbare nei più remoti recessi del pianeta , ma essendo un film austriaco (prodotto pure da un personaggio come Ulrich Seidl), è inevitabile presagire una certa pesantezza, che si fa rapidamente plumbea col procedere del racconto volutamente enigmatico.
Cos'è sta roba ?
Un horror?
Un film politico?
Un film ambientalista?
Un film sulla deriva dell'Essere Umano?
Propenderei per quest'ultima, e nonostante il film si lasci guardare per le performance degli attori (soprattutto lui), gli ambienti naturali, e l'attesa di una qualche chiave di lettura e/o morale, alla fine ciò che rimane è solo una grande inquietudine.
Alcune buone idee (i droni, il rapporto con l'aquila) ma un po' troppo oscuro.
Visioni pessimistiche senza il riscatto della Natura.
dal Trento Film Festival 2023 :
https://trentofestival.it/edizione-2023 ... -montagne/
Pierre, un ingegnere parigino, si reca sulle Alpi per lavoro. Irresistibilmente attratto da ciò che lo circonda, si accampa da solo in alta montagna e si lascia alle spalle la sua vita quotidiana. Lassù incontra Léa, una chef di un ristorante alpino, mentre misteriosi bagliori scintillano nelle profondità delle montagne. I maestosi scenari del Monte Bianco fanno da sfondo al secondo lungometraggio del regista, attore, alpinista e acrobata Thomas Salvador, un dramma fantastico acclamato al debutto alla Quinzaine del Festival di Cannes nel 2022, in cui interpreta anche il ruolo del protagonista.
Mmmmhh....questo mi ispirava...una fuga dalla società ambientata intorno alla funivia del Monte Bianco.
Se all'inizio sembra funzionare, complici i pochi dialoghi che ci lasciano solo immaginare cosa si muova nella testa del protagonista (interpretato dal regista stesso), i successivi sviluppi fantastici mi hanno lasciato un po' perplesso.
A questo punto mi aspettavo un qualche colpo di scena finale totalmente fantastico che però non c'è, lasciandoci a bocca asciutta e finendo con l'insinuare il sospetto che si tratti alla fine di una sottospecie di propaganda "green" omeopatica (dico questo perchè non so cos'altro pensare)
Ottima senza dubbio la fotografia e l'ambientazione, bellissima Louise Bourgoin, per il resto un film un po' irrisolto, a mio parere.
LUZIFER, di Peter Brunner, Austria 2021
dal Locarno Film Festival:
https://www.locarnofestival.ch/it/news/ ... zifer.html
Un giovane mentalmente fragile vive in una casa isolata sulle Alpi, la madre radicalmente devota, ex-tossica e completamente tatuata, una misteriosa caverna in lontananza che assomiglia a una vagina e alcuni droni ronzanti e irascibili.
da cineuropa :
https://cineuropa.org/it/newsdetail/408946/
Ispirato da una storia vera d’esorcismo, Luzifer si concentra su due personaggi: Johannes (interpretato magistralmente dal ballerino a attore Franz Rogowski), un ragazzo dalla sensibilità a fior di pelle che non ha perso nulla della sua innocenza infantile e la sua devota madre, un ex alcolista e tossicodipendente che lotta contro le sue dipendenze attorniata da una natura selvaggia che la culla e protegge. Il solo compagno che permette a Johannes di uscire dal rapporto fusionale con sua madre è la sua aquila. La vita dei nostri due eremiti dei tempi moderni è ritmata da preghiere e rituali ancestrali dei quali solo loro conoscono realmente il significato. Improvvisamente, degli strani oggetti (dei droni) venuti da una civilizzazione invadente e brutale, cominciano a violare questo mondo fatto di natura e culti misteriosi. Il mistico paradiso alpestre di Johannes e sua madre è minacciato da un progetto architettonico che vuole trasformarlo in un luogo destinato al turismo di massa. Una forza ancestrale e ambigua sembra allora brutalmente risvegliarsi per proteggere una montagna che gli appartiene di diritto.
Girato a Loschbodenalm, nel Tirolo austriaco, ero curioso di vederlo, soprattutto per l'idea dei droni che vengono a disturbare nei più remoti recessi del pianeta , ma essendo un film austriaco (prodotto pure da un personaggio come Ulrich Seidl), è inevitabile presagire una certa pesantezza, che si fa rapidamente plumbea col procedere del racconto volutamente enigmatico.
Cos'è sta roba ?
Un horror?
Un film politico?
Un film ambientalista?
Un film sulla deriva dell'Essere Umano?
Propenderei per quest'ultima, e nonostante il film si lasci guardare per le performance degli attori (soprattutto lui), gli ambienti naturali, e l'attesa di una qualche chiave di lettura e/o morale, alla fine ciò che rimane è solo una grande inquietudine.
Alcune buone idee (i droni, il rapporto con l'aquila) ma un po' troppo oscuro.
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Re: WILDERNESS CINEMA
TAMING THE GARDEN, di Salomé Jashi - Georgia, Germania, 2021
da cineuropa.org :
Un uomo potente ma in apparenza “anonimo” ha sviluppato una passione ossessiva per alberi centenari che con gli anni sono diventati monumenti naturali del suo paese. Quello che vuole è possederli, collezionarli trasformandoli in schiavi obbedienti sottomessi al suo volere. Il suo piano macchiavellico comprende l’acquisto di questi mastodonti, alcuni alti come un palazzo di quindici piani, presso comunità che abitano le coste georgiane, sradicarli e trapiantarli nel suo giardino privato. Per portare a termine la sua surreale missione, gli alberi sono letteralmente prelevati dal loro habitat naturale, strappati dalle loro terre e trasformati in merce di scambio priva di anima. Il paesaggio che li ha accolti e gli abitanti che li hanno per generazioni ammirati e riveriti devono imparare a vivere senza di loro, privati di un’eredità naturale che non li rendeva certo ricchi ma che li faceva sentire speciali e privilegiati. Taming the Garden segue con uno sguardo poetico di un’accecante bellezza questo viaggio forzato verso un avvenire ignoto, accompagna l’emigrazione forzata di esseri viventi ammutoliti, sottomessi loro malgrado ai capricci del capitalismo.
da visionidalmondo.it :
Taming the Garden è un’ode poetica alla rivalità tra uomini e natura. Un uomo potente, che è anche l’ex primo ministro della Georgia, ha sviluppato un particolare hobby. Colleziona alberi secolari lungo la costa della Georgia.
Incarica i suoi uomini di sradicarli e portarli nel suo giardino privato. Alcuni di questi alberi sono alti come edifici di 15 piani. E per trapiantare un albero di tali dimensioni vengono abbattuti altri alberi, vengono spostati i cavi elettrici e vengono asfaltate nuove strade attraverso le piantagioni di mandarini. La gente che abita vicino è costretta ad adattarsi a questa distruzione.
Il film sposta il concetto di sradicamento dal suo significato metaforico a una realtà opprimente, tangibile e tuttavia surreale e invita a riflettere sul tema della migrazione forzata.
Sono riuscito finalmente a vedere questo documentario che mi incuriosiva non poco.
In sostanza l'ho trovato un buon riassunto di questi Tempi, dove pochi megalomani credono di poter governare il Creato, sentendosi simili a Dio stesso e, perchè no, magari ricreare il Giardino dell'Eden.
Credo inoltre che ciò che traspare dal film sia diverso da ciò che il proprietario del giardino si aspettava venisse documentato.
Quindi forse la regista è stata piuttosto coraggiosa, in questo.
Ciò che succede agli alberi in questo film è molto simile a ciò che succederà a quello che noi conosciamo come Essere Umano, se le persone non prendono velocemente consapevolezza della situazione che stiamo vivendo.
My cup of tea.
Il silenzio e l'impassibilità degli Alberi per tutta la durata del film mi fa ben sperare in una sorte di vendetta vegetale, con crudeli e insensibili filantropi penzolanti dai loro rami come tanti "Strange Fruit" (cit. )
da cineuropa.org :
Un uomo potente ma in apparenza “anonimo” ha sviluppato una passione ossessiva per alberi centenari che con gli anni sono diventati monumenti naturali del suo paese. Quello che vuole è possederli, collezionarli trasformandoli in schiavi obbedienti sottomessi al suo volere. Il suo piano macchiavellico comprende l’acquisto di questi mastodonti, alcuni alti come un palazzo di quindici piani, presso comunità che abitano le coste georgiane, sradicarli e trapiantarli nel suo giardino privato. Per portare a termine la sua surreale missione, gli alberi sono letteralmente prelevati dal loro habitat naturale, strappati dalle loro terre e trasformati in merce di scambio priva di anima. Il paesaggio che li ha accolti e gli abitanti che li hanno per generazioni ammirati e riveriti devono imparare a vivere senza di loro, privati di un’eredità naturale che non li rendeva certo ricchi ma che li faceva sentire speciali e privilegiati. Taming the Garden segue con uno sguardo poetico di un’accecante bellezza questo viaggio forzato verso un avvenire ignoto, accompagna l’emigrazione forzata di esseri viventi ammutoliti, sottomessi loro malgrado ai capricci del capitalismo.
da visionidalmondo.it :
Taming the Garden è un’ode poetica alla rivalità tra uomini e natura. Un uomo potente, che è anche l’ex primo ministro della Georgia, ha sviluppato un particolare hobby. Colleziona alberi secolari lungo la costa della Georgia.
Incarica i suoi uomini di sradicarli e portarli nel suo giardino privato. Alcuni di questi alberi sono alti come edifici di 15 piani. E per trapiantare un albero di tali dimensioni vengono abbattuti altri alberi, vengono spostati i cavi elettrici e vengono asfaltate nuove strade attraverso le piantagioni di mandarini. La gente che abita vicino è costretta ad adattarsi a questa distruzione.
Il film sposta il concetto di sradicamento dal suo significato metaforico a una realtà opprimente, tangibile e tuttavia surreale e invita a riflettere sul tema della migrazione forzata.
Sono riuscito finalmente a vedere questo documentario che mi incuriosiva non poco.
In sostanza l'ho trovato un buon riassunto di questi Tempi, dove pochi megalomani credono di poter governare il Creato, sentendosi simili a Dio stesso e, perchè no, magari ricreare il Giardino dell'Eden.
Credo inoltre che ciò che traspare dal film sia diverso da ciò che il proprietario del giardino si aspettava venisse documentato.
Quindi forse la regista è stata piuttosto coraggiosa, in questo.
Ciò che succede agli alberi in questo film è molto simile a ciò che succederà a quello che noi conosciamo come Essere Umano, se le persone non prendono velocemente consapevolezza della situazione che stiamo vivendo.
My cup of tea.
Il silenzio e l'impassibilità degli Alberi per tutta la durata del film mi fa ben sperare in una sorte di vendetta vegetale, con crudeli e insensibili filantropi penzolanti dai loro rami come tanti "Strange Fruit" (cit. )
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Re: WILDERNESS CINEMA
Antoinette dans les Cévennes di Caroline Vignal (Francia, 2020)
da wiKKKI :
Antoinette, un'insegnante, attende con impazienza le vacanze estive programmate con il suo amante Vladimir, padre di una delle sue studentesse, Alice. Dopo aver appreso che Vladimir non può venire perché Éléonore, sua moglie, ha organizzato un'escursione a sorpresa nelle Cévennes con la figlia e un asino , Antoinette decide di seguire le loro tracce sul sentiero Stevenson , da sola con un asino di nome Patrick.
da https://cineuropa.org/
"È il tuo asino? Ti sta dando filo da torcere? È lo stesso per tutti, devi imparare a conviverci". Quando, per un capriccio romantico, la protagonista di Antoinette dans les Cévennes decide di intraprendere un viaggio per il quale non è in alcun modo preparata, non ha idea che sta contemporaneamente innescando un epico conto alla rovescia verso la riscoperta di sé. Il film è un viaggio iniziatico sullo sfondo di una commedia romantica e di paesaggi vasti e magnifici, ma è anche un esilarante "buddy movie" che unisce una donna e un asino, dipinge un ritratto commovente e magnifica le virtù dello spogliarsi di tutto e tornare alla natura (senza nascondere le complicazioni che un tale processo comporta).
Deliziosa commedia francese (in Italia, "IO, LUI, LEI E L’ASINO" ) che quanto meno ha il merito di avermi fatto conoscere Laure Calamy, splendida e brava attrice che inseguirò in altri film.
La pellicola è sì una divertente commedia, ma nasconde molto altro, non ultimo la promozione di un territorio a me sconosciuto, esplorato a dorso d'asino tramite Le Chemin de Stevenson, il famoso scrittore che tutti conosciamo, autore però tra l'altro de "In viaggio con l'asino nelle Cévennes", all'origine del quale vi fu una delusione d'amore.
Qui la storia
https://fr.wikipedia.org/wiki/Voyage_av ... 3%A9vennes
Originale quindi omaggio all'Amore nonchè ad un territorio.
Mi chiedo un territorio come quello italiano quanti di questi film potrebbe produrre, data l'inifinità di Storia e storie che lo percorrono.
Certo anche da noi qualche tentativo in questa direzione è stato fatto, ma questo rimane un ottimo esempio da seguire.
da wiKKKI :
Antoinette, un'insegnante, attende con impazienza le vacanze estive programmate con il suo amante Vladimir, padre di una delle sue studentesse, Alice. Dopo aver appreso che Vladimir non può venire perché Éléonore, sua moglie, ha organizzato un'escursione a sorpresa nelle Cévennes con la figlia e un asino , Antoinette decide di seguire le loro tracce sul sentiero Stevenson , da sola con un asino di nome Patrick.
da https://cineuropa.org/
"È il tuo asino? Ti sta dando filo da torcere? È lo stesso per tutti, devi imparare a conviverci". Quando, per un capriccio romantico, la protagonista di Antoinette dans les Cévennes decide di intraprendere un viaggio per il quale non è in alcun modo preparata, non ha idea che sta contemporaneamente innescando un epico conto alla rovescia verso la riscoperta di sé. Il film è un viaggio iniziatico sullo sfondo di una commedia romantica e di paesaggi vasti e magnifici, ma è anche un esilarante "buddy movie" che unisce una donna e un asino, dipinge un ritratto commovente e magnifica le virtù dello spogliarsi di tutto e tornare alla natura (senza nascondere le complicazioni che un tale processo comporta).
Deliziosa commedia francese (in Italia, "IO, LUI, LEI E L’ASINO" ) che quanto meno ha il merito di avermi fatto conoscere Laure Calamy, splendida e brava attrice che inseguirò in altri film.
La pellicola è sì una divertente commedia, ma nasconde molto altro, non ultimo la promozione di un territorio a me sconosciuto, esplorato a dorso d'asino tramite Le Chemin de Stevenson, il famoso scrittore che tutti conosciamo, autore però tra l'altro de "In viaggio con l'asino nelle Cévennes", all'origine del quale vi fu una delusione d'amore.
Qui la storia
https://fr.wikipedia.org/wiki/Voyage_av ... 3%A9vennes
Originale quindi omaggio all'Amore nonchè ad un territorio.
Mi chiedo un territorio come quello italiano quanti di questi film potrebbe produrre, data l'inifinità di Storia e storie che lo percorrono.
Certo anche da noi qualche tentativo in questa direzione è stato fatto, ma questo rimane un ottimo esempio da seguire.
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Re: WILDERNESS CINEMA
NEAR DEATH EXPERIENCE, di Benoît Delépine e Gustave Kervern (Francia, 2014)
La storia di Paul, impiegato in un’azienda telefonica in via di chiusura. Un venerdì 13, la cronaca del telegiornale quotidiana gli appare come un segnale per passare all’azione. Deciso a concretizzare il suo gesto suicida, fugge sulle montagne dove vivrà un’esperienza particolare…
A sto giro segnalo questo film, così qualcuno senz'altro potrà evitarlo come la Morte.
Anche perchè la Morte è proprio uno dei protagonisti della pellicola in questione.
L'altro è Michel Houellebecq, scrittore francese di cui non sapevo nulla ma vedo aver guadagnato una speciale fama di "maledetto" presso un pubblico che non ama la Vita quanto basta, immagino.
Di sicuro lui non è una bellezza, il che rende ancora più faticoso giungere alla fine di questo film che, come ho visto scrivere da qualcuno, "non parte e non arriva".
Vista la sinossi, credevo si trattasse di un'altra di quelle strambe commedie belghe o nordiche dove non si capisce mai bene se c'è da ridere o disperarsi, ma, a quanto pare, buona la seconda, qui.
Una gigantesca sega mentale di un'ora e mezza, dove la presenza della natura (nella fattispecie la Montagne Saint-Victoire, massiccio montuoso del sud della Francia nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, reso famoso dai quadri di Cezanne) viene schiacciata da un nichilismo apparentemente senza via d'uscita.
Pessimismo & Fastidio, chi se lo ricorda?
E' praticamente tutto brutto, in questo film senza attori tranne uno brutto (che farebbe lo scrittore, nella realtà), anzi due (non si capisce molto il senso della breve comparsa del secondo), o persino tre, se contiamo la presenza nel finale, che non si vede mai pienamente in faccia, come del resto tutti gli altri umani del film (che poi pare siano i due registi, ecc...).
Di sicuro non si può rimproverar loro di aver speso capitali per girare sto film, insomma.
Il fascino di "maudit" che lo scrittore/attore/intellettuale esercita su di un pubblico forse abbastanza numeroso in patria e all'estero farà sembrare il film denso di significati a qualcuno, ma io me ne batto il belino e lo trovo brutto e noioso e basta, anche se la scena in cui Houellebecq suona "mentalmente" WAR PIGS dei Black Sabbath ha i requisiti per diventare un cult, e ve la ripropongo volentieri, visto anche il testo MAI COSI' ATTUALE.
Generals gathered in their masses
Just like witches at black masses
Evil minds that plot destruction
Sorcerer of death's construction
In the fields, the bodies burning
As the war machine keeps turning
Death and hatred to mankind
Poisoning their brainwashed minds
Oh lord, yeah!
Politicians hide themselves away
They only started the war
Why should they go out to fight?
They leave that role to the poor, yeah
Time will tell on their power minds
Making war just for fun
Treating people just like pawns in chess
Wait till their judgement day comes, yeah!
Now in darkness, world stops turning
Ashes where their bodies burning
No more war pigs have the power
Hand of God has struck the hour
Day of judgement, God is calling
On their knees, the war pigs crawling
Begging mercy for their sins
Satan laughing, spreads his wings
Oh lord, yeah!
Aloha
La storia di Paul, impiegato in un’azienda telefonica in via di chiusura. Un venerdì 13, la cronaca del telegiornale quotidiana gli appare come un segnale per passare all’azione. Deciso a concretizzare il suo gesto suicida, fugge sulle montagne dove vivrà un’esperienza particolare…
A sto giro segnalo questo film, così qualcuno senz'altro potrà evitarlo come la Morte.
Anche perchè la Morte è proprio uno dei protagonisti della pellicola in questione.
L'altro è Michel Houellebecq, scrittore francese di cui non sapevo nulla ma vedo aver guadagnato una speciale fama di "maledetto" presso un pubblico che non ama la Vita quanto basta, immagino.
Di sicuro lui non è una bellezza, il che rende ancora più faticoso giungere alla fine di questo film che, come ho visto scrivere da qualcuno, "non parte e non arriva".
Vista la sinossi, credevo si trattasse di un'altra di quelle strambe commedie belghe o nordiche dove non si capisce mai bene se c'è da ridere o disperarsi, ma, a quanto pare, buona la seconda, qui.
Una gigantesca sega mentale di un'ora e mezza, dove la presenza della natura (nella fattispecie la Montagne Saint-Victoire, massiccio montuoso del sud della Francia nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, reso famoso dai quadri di Cezanne) viene schiacciata da un nichilismo apparentemente senza via d'uscita.
Pessimismo & Fastidio, chi se lo ricorda?
E' praticamente tutto brutto, in questo film senza attori tranne uno brutto (che farebbe lo scrittore, nella realtà), anzi due (non si capisce molto il senso della breve comparsa del secondo), o persino tre, se contiamo la presenza nel finale, che non si vede mai pienamente in faccia, come del resto tutti gli altri umani del film (che poi pare siano i due registi, ecc...).
Di sicuro non si può rimproverar loro di aver speso capitali per girare sto film, insomma.
Il fascino di "maudit" che lo scrittore/attore/intellettuale esercita su di un pubblico forse abbastanza numeroso in patria e all'estero farà sembrare il film denso di significati a qualcuno, ma io me ne batto il belino e lo trovo brutto e noioso e basta, anche se la scena in cui Houellebecq suona "mentalmente" WAR PIGS dei Black Sabbath ha i requisiti per diventare un cult, e ve la ripropongo volentieri, visto anche il testo MAI COSI' ATTUALE.
Generals gathered in their masses
Just like witches at black masses
Evil minds that plot destruction
Sorcerer of death's construction
In the fields, the bodies burning
As the war machine keeps turning
Death and hatred to mankind
Poisoning their brainwashed minds
Oh lord, yeah!
Politicians hide themselves away
They only started the war
Why should they go out to fight?
They leave that role to the poor, yeah
Time will tell on their power minds
Making war just for fun
Treating people just like pawns in chess
Wait till their judgement day comes, yeah!
Now in darkness, world stops turning
Ashes where their bodies burning
No more war pigs have the power
Hand of God has struck the hour
Day of judgement, God is calling
On their knees, the war pigs crawling
Begging mercy for their sins
Satan laughing, spreads his wings
Oh lord, yeah!
Aloha
...........non seguitemi, mi sono perso anch'io !
Re: WILDERNESS CINEMA
enrico pelos wrote: ↑Thu Feb 08, 2024 0:25Belle pagine queste curate da Psiconauta. Tanti film veramente interessanti [...]
I miei complimenti e ringraziamenti vanno quindi a Psiconauta per aver proposto e curato queste pagine.
E vanno anche a Quotazero - e a chi lo "mantiene” online - dato che molti siti e forum sono abbandonati con pagine ferme ormai, in molti casi, da anni (escludendo quelli commerciali che sono aggiornati per òvvi motivi...).
Sebbene molti di essi siano stati falcidiati dalla tempesta visiva dei social, Qz riesce ad emergere sempre con qualche pagina particolare... Tra le molte sempre interessanti da (ri)scoprire.
io vi posso solo parlare della piacevolezza di leggere psico
dei film so poco e forse non li guarderò (soprattutto quest'ultimo recensito affossandolo in maniera elegantissima )
ma quasiasi cosa esca dalla tastiera del nostro mi calamita sempre
ciò volevo dire, ciò ho scritto
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Re: WILDERNESS CINEMA
Obrigado, ratoio vi posso solo parlare della piacevolezza di leggere psico
dei film so poco e forse non li guarderò (soprattutto quest'ultimo recensito affossandolo in maniera elegantissima )
ma quasiasi cosa esca dalla tastiera del nostro mi calamita sempre
ciò volevo dire, ciò ho scritto
...........non seguitemi, mi sono perso anch'io !
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Re: WILDERNESS CINEMA
INFINITE STORM, di Małgorzata Szumowska e Michał Englert, Stati Uniti d'America, Australia, Polonia - 2022
Durante un'escursione in solitaria, una scalatrice esperta sorpresa da una violenta tempesta di neve deve lottare non solo per la sua sopravvivenza ma anche per salvare uno sconosciuto in cui si è casualmente imbattuta...
"Basato su una storia vera"
Di solito questa dicitura mi scoraggia, soprattutto se non la trovo ALLA FINE di un film che mi ha impressionato particolarmente, ma ALL'INIZIO....perchè se è vero che una bella storia è Tanta Roba, tramutarla poi in un pezzo di cinema bello da vedere e che funzioni dall'inizio alla fine non è proprio una passeggiata....
Come non è proprio una passeggiata quella che, con un buonissimo incipit, la bravissima (questo bisogna dirlo) Naomi Watts, nella parte di una esperta soccorritrice alpina, si accinge a fare nella ricorrenza di una vecchia tragedia che l'ha segnata profondamente.
E non è una passeggiata nemmeno la nostra visione, perchè dopo questo bell'inizio, il film si trasforma lentamente in un banale survival movie come tanti altri, solo con questo piccolo mistero sulle personali tragedie dei due protagonisti, che si rivela piano piano, trascinando la visione verso una fine consolante il cui messaggio certo non è male.
Cinematograficamente parlando, però, niente di che.
Il film "sarebbe" ambientato sulle montagne innevate del New Hampshire, nel Mount Washington State Park (qui la mappa del giro che aveva in programma la protagonista...)
ma è stato in realtà girato in Slovenia, a Velika Planina, un sentiero naturalistico a Kamnik. Il cast e la troupe hanno anche girato alcune scene nella valle di Kamniška Bistrica, che si trova vicino alla sorgente del fiume Kamnik Bistrica, all'International Picnic Center (alias Pri Jurju) nella stessa regione, e a Cerklje na Gorenjskem, precisamente nelle vicinanze del Krvavec Ski Resort, il secondo più grande comprensorio sciistico del paese.
Se il film non è nulla di così speciale, come detto, la storia vera è però invece davvero bella , e vi consiglio di leggerla qui.
https://web.archive.org/web/20200418111 ... 272e5.html
Aloha
Durante un'escursione in solitaria, una scalatrice esperta sorpresa da una violenta tempesta di neve deve lottare non solo per la sua sopravvivenza ma anche per salvare uno sconosciuto in cui si è casualmente imbattuta...
"Basato su una storia vera"
Di solito questa dicitura mi scoraggia, soprattutto se non la trovo ALLA FINE di un film che mi ha impressionato particolarmente, ma ALL'INIZIO....perchè se è vero che una bella storia è Tanta Roba, tramutarla poi in un pezzo di cinema bello da vedere e che funzioni dall'inizio alla fine non è proprio una passeggiata....
Come non è proprio una passeggiata quella che, con un buonissimo incipit, la bravissima (questo bisogna dirlo) Naomi Watts, nella parte di una esperta soccorritrice alpina, si accinge a fare nella ricorrenza di una vecchia tragedia che l'ha segnata profondamente.
E non è una passeggiata nemmeno la nostra visione, perchè dopo questo bell'inizio, il film si trasforma lentamente in un banale survival movie come tanti altri, solo con questo piccolo mistero sulle personali tragedie dei due protagonisti, che si rivela piano piano, trascinando la visione verso una fine consolante il cui messaggio certo non è male.
Cinematograficamente parlando, però, niente di che.
Il film "sarebbe" ambientato sulle montagne innevate del New Hampshire, nel Mount Washington State Park (qui la mappa del giro che aveva in programma la protagonista...)
ma è stato in realtà girato in Slovenia, a Velika Planina, un sentiero naturalistico a Kamnik. Il cast e la troupe hanno anche girato alcune scene nella valle di Kamniška Bistrica, che si trova vicino alla sorgente del fiume Kamnik Bistrica, all'International Picnic Center (alias Pri Jurju) nella stessa regione, e a Cerklje na Gorenjskem, precisamente nelle vicinanze del Krvavec Ski Resort, il secondo più grande comprensorio sciistico del paese.
Se il film non è nulla di così speciale, come detto, la storia vera è però invece davvero bella , e vi consiglio di leggerla qui.
https://web.archive.org/web/20200418111 ... 272e5.html
Aloha
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Re: WILDERNESS CINEMA
Montagna in scena: quattro straordinari film dal 25 novembre in Italia
https://www.montagna.tv/246688/montagna ... talia/amp/
L’adrenalina non manca, i paesaggi severi e sorprendenti neanche, le emozioni profonde neppure. È il festival cinematografico di montagna più famoso al mondo, è “Montagna in Scena” che come ogni anno torna nelle sale di tutta Europa e America a raccontare le più belle storie di montagna. In Italia farà tappa in oltre 15 città a partire da lunedì 25 novembre.
La prima proiezione in Italia sarà lunedì 25 novembre a Milano per poi proseguire – con qualche sconfinamento in Svizzera, nel Canton Ticino – con Bergamo, Como, Lugano, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Torino, Aosta e Bellinzona.
Per info e biglietti
http://www.montagnainscena.com/
https://www.montagna.tv/246688/montagna ... talia/amp/
L’adrenalina non manca, i paesaggi severi e sorprendenti neanche, le emozioni profonde neppure. È il festival cinematografico di montagna più famoso al mondo, è “Montagna in Scena” che come ogni anno torna nelle sale di tutta Europa e America a raccontare le più belle storie di montagna. In Italia farà tappa in oltre 15 città a partire da lunedì 25 novembre.
La prima proiezione in Italia sarà lunedì 25 novembre a Milano per poi proseguire – con qualche sconfinamento in Svizzera, nel Canton Ticino – con Bergamo, Como, Lugano, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Torino, Aosta e Bellinzona.
Per info e biglietti
http://www.montagnainscena.com/
ma che colpa io posso avere se la montagna presenta tanto di bello, che lo scritto ed il discorso diventano prolissi per accennare solo di volo ciò ch'essa porge d'interessante all'osservazione
M. Baretti, “Per rupi e ghiacci: frammenti alpini”, 1875
M. Baretti, “Per rupi e ghiacci: frammenti alpini”, 1875