
Grotta dell’Onice e Forra del Frigido anello da Forno
Venerdì 21 Marzo 2025: Filanda di Forno (240) – Forra del Frigido da sotto (210) - Filanda di Forno (240) – Forra del Frigido da sopra (220) – Case Pian dei Santi (600) – Ingresso basso Grotta dell’Onice (560) – Ingresso alto Grotta dell’Onice (600) – Pian dei Santi (565) – Casa Piangin (500) – Casa Palanchin (495) – Casa Pittundina (410) – Fonte Antica (410) – Casa Rappin (320) - Forno (170) – Filanda di Forno (240).
Partecipanti: Silvia e soundofsilence.
Lunghezza: 6,5 Km. circa, ma la il percorso nel fiune e la visita della grotta fanno sì che comunque il percorso prenda almeno una mezza giornata piena.
Dislivello: 550 m. circa.
Difficoltà: la difficoltà principale sta nel muoversi sugli scogli scivolosi del Fiume Frigido, ma direi comunque che si resta nell’EE, anzi EEA, per escursionisti esperti con attrezzatura, perché consiglio sicuramente stivali da pescatore per poter avvicinarsi senza problemi alla Forra del Frigido, cosa che vale sicuramente la pena. Da tenere presente comunque che la cosa può rivelarsi molto pericolosa se la condotta forzata che alimenta la cascata viene aperta a monte, cosa non prevedibile, occorre quindi, per non rischiare, non avvicinarsi troppo alla cascata da monte e ancora di più da valle. Per quanto riguarda la grotta la percorrenza è assai semplice, a parte una scaletta di un paio di metri, comunque attrezzata con cavo metallico per facilitare il ritorno in discesa, però il percorso può comunque rivelarsi scivoloso e vale altrettanto un EEA, dove l’attrezzatura è costituita naturalmente da casco e lampada (con lampade e pile di riserva). Da prestare attenzione comunque, anche se evidente, al pozzo in cui termina la grotta, meglio non avvicinarsi troppo, che il bordo potrebbe franare. A parte questo il sentiero di andata e di ritorno sono senza problemi e possono essere classificati E, per escursionisti medi.
Percorso in macchina: Da Genova in autostrada fino a Massa. All’uscita di Massa si prende a sinistra via degli Oliveti; si arriva quindi sull’Aurelia e la si imbocca verso destra, seguendola poi per circa 1,5 Km. Si svolta quindi a sinistra nella Sp5 per Resceto e la si segue fino al bivio a sinistra per Forno, che imbocchiamo. Raggiungiamo quindi l’abitato di Forno e lo superiamo, per parcheggiare quindi nei vari parcheggi presso i ruderi del cotonificio di Forno (Filanda), oppure dentro l’ex-cotonificio stesso, come abbiamo fatto nell’occasione.*
Percorso a piedi: dal parcheggio della Filanda ci sporgiamo subito verso destra, con prudenza, sul ponte di accesso, per vedere la bellissima forra del Frigido, quindi, ammirato anche il Pizzo del Cotonificio, prendiamo la strada asfaltata verso sinistra in discesa, Dopo poco più di 100 metri notiamo un’apertura nel muretto sulla sinistra, dove, con delle scalette è possibile scendere al sottostante Fiume Frigido. Giunti al letto del fiume, lo risaliamo verso sinistra, se necessario in acqua, giungiamo così in meno di 50 metri ad un bellissimo laghetto azzurro sulla sinistra (sulla destra vi è invece la confluenza del Canale dei Roncalli). Entriamo quindi nel laghetto finche la profondità ce lo permette, arrivando al cospetto dell’inizio della soprastante forra. Visitata la forra torniamo sui nostri passi e, prima di risalire alla strada, possiamo continuare qualche metro nell’altro senso lungo l’alveo, per visitare il primo bel laghetto azzurro, per risalire quindi alla strada e imboccarla verso destra in salita. Ripassiamo quindi davanti alla Filanda e, superatala di neanche 50 metri, imbocchiamo a destra un ponte metallico sul Frigido, seguendo anche i segnavia biancorossi. Dopo una sessantina di metri dal ponte, notiamo una deviazione a sinistra, che passa presso una baracchetta privata e, quindi, scende ripidamente al torrente su un pendio di fasce prative (EE). Giunti a pochi metri dal torrente, occorre cercare un varco tra la vegetazione per raggiungerne il letto (potrebbero essere utili cesoie per tagliare qualche spina, anche se noi non le abbiamo usate). Raggiunto l’alveo del fiume lo seguiamo verso sinistra, anche qui passando, ove più semplice, dentro l’acqua. Giungiamo quindi in breve, passato un primo laghetto azzurro, all’imboccatura del canyon da cui inizia la forra. A metà del canyon troviamo anche una piccola spiaggetta, dove è possibile lasciare lo zaino e magari coprirsi con una mantella per non bagnarsi troppo alla cascata. Percorriamo quindi i pochi metri che ci separano dalla cascata, cercando i migliori punti di vista sulla stessa. Sulla destra purtroppo sembra impossibile risalire la scivolosissima roccia liscia che permetterebbe una miglior vista da sopra, nonostante la presenza di un fil di ferro che dovrebbe aiutare, quindi non resta che tornare indietro e, magari, continuare nell’altra direzione lungo il Fiume per poco meno di 100 metri, onde raggiungere un nuovo laghetto azzurro. Visitato anche questo laghetto risaliamo al sentiero segnato in biancorosso e lo imbocchiamo verso sinistra in salita. Dopo circa 300 metri arriviamo ad un caratteristico sottopasso, dove avremmo dovuto seguire il sentiero segnato verso sinistra, invece abbiamo proseguito dritti, per quasi 200 metri, per accorgerci quindi che non eravamo più sul sentiero segnato, ed imboccare quindi una assai ripida traccetta a sinistra, che risale le fasce, passando un cancelletto apribile, e quindi giungendo al limitare di un boschetto, dove, prendendo a sinistra, raggiungiamo in pochi metri il sentiero segnato, che imbocchiamo verso destra. Proseguiamo quindi sul sentiero in biancorosso, passando a destra di una bassa e stretta grotta a cunicolo. Con un tratto in falsopiano quindi, arriviamo ad un bivio, dove prendiamo a sinistra in ripida salita, mentre proseguendo dritti si riscenderebbe verso Forno, come comunque da cartelli indicatori. Proseguiamo quindi fino a giungere in vista di un gruppo di case, in parte ruderi, in località Pian dei Santi, alle quali scendiamo perdendo un po’ di quota. Alla fine delle case giriamo a sinistra, seguendo i segnavia biancorossi, e lasciando sulla destra un altro sentiero che scende verso Forno. In breve giungiamo ad un nuovo bivio non segnalato: a destra il sentiero che useremo per tornare, costituito da una traccettina chiara ma non segnata, almeno all’inizio, mentre a sinistra continua il sentiero segnato in biancorosso, caratterizzato in questo punto anche da un macchinario di cava infisso nel terreno. Continuiamo quindi in piano fino a raggiungere dei cartelli presso un incrocio: a sinistra è indicata una delle due entrare della Grotta dell’Onice, dritto in salita si continua per il Monte Castagnolo, mentre noi prendiamo a destra in discesa per il secondo ingresso della Grotta dell’Onice, indicato a 2 minuti. Scendiamo quindi fino alla Grotta (in realtà si tratta qui di una cava che, al suo interno, intercetta una grotta), ed entriamo nell’ampia galleria a sinistra in piano. Percorso forse un centinaio di metri di galleria arriviamo ad un bivio, dove a sinistra si risale ripidamente verso la prima uscita della Cava, mentre a destra una scaletta permette di superare un dislivello di un paio di metri e proseguire verso l’interno della Cava che, passato un portale in pietra, diventa grotta. Percorriamo quindi la grotta in discesa, diciamo per un centinaio di metri nuovamente (probabilmente meno), molto concrezionati, anche se, purtroppo, almeno in parte rovinati, fino a giungere ad una voragine che precipita su un’altra galleria di cava non più accessibile. Torniamo quindi sui nostri passi fino al bivio e risaliamo il ripido ravaneto (come si chiamano qui le pietraie), fino alla prima uscita della cava. Da qui torniamo sui nostri passi fino al bivio presso il macchinario di cava, e qui prendiamo il sentiero a sinistra. In breve giungiamo a dei cartelli presso un prato, che ci indicano di essere in località Pian dei Santi. Continuiamo quindi in discesa non ripida, passando a fianco di varie case con una storia ed un nome, come da pannelli esplicativi: Casa Piangin, Casa Palanchin (prima di giungere a questa troviamo un bivio dove occorre prendere a destra) ed, infine, Casa Pittundella. Passata quest’ultima casa, raggiungiamo in breve un’edicola votiva e, subito, un bivio. Qui dobbiamo compiere un tornante verso sinistra e continuare verso Forno, mentre continuando dritti verso destra si raggiunge subito la cosiddetta Fonte Antica e, quindi, il percorso dell’andata. Scendiamo quindi a sinistra, passando per Casa Rappin, e giungendo infine ad un bivio, dove a sinistra è segnalato per il Cimitero, mentre a destra per la Casa Socialista. Prendiamo quindi a destra, imboccando delle scalette, con le quali scendiamo ad una strada asfaltata, che imbocchiamo verso destra. Dopo solo 40 metri decidiamo (abbiamo notato un bel laghetto azzurro che vogliamo raggiungere) però di abbandonare la strada che porta alla Casa Socialista, per imboccare a sinistra una scaletta forse privata che, attraversando un terrazzino di una casa, ci porta al sottostante viottolo, che imbocchiamo verso sinistra, giungendo quindi ad un ponte, che attraversiamo verso destra. Oltre il ponte prendiamo a destra e scendiamo con delle brevi scalette al Fiume Frigido, che percorriamo verso sinistra per raggiungere il predetto bel laghetto. Torniamo quindi sui nostri passi, continuando ancora qualche metro fino ad un piccolo giardino privato che ci consente una bella vista da sopra sul laghetto. Da qui però non si può proseguire oltre quindi torniamo sui nostri passi fino in corrispondenza del ponte e, quindi, prendiamo a destra per raggiungere in breve la strada asfaltata, che imbocchiamo verso destra. Seguiamo quindi la strada principale, ammirando i colori del sottostante Fiume, al quale, volendo, si può scendere con varie scalette metalliche che incontriamo lungo il percorso, cosa che non abbiamo fatto, ritenendo di aver visto a sufficienza di laghetti azzurri. Dopo poco meno di 700 metri quindi, ci ritroviamo al bivio per la forra del Frigido visitato all’andata, dove continuiamo ancora per 100 metri e poco più sulla strada, per giungere quindi alla Filanda dove abbiamo parcheggiato.
Conclusioni: veramente difficile trovare una grotta così bella senza affrontare difficoltà di avvicinamento e senza difficoltà speleologica all’interno della stessa, una vera rarità, che merita sicuramente di essere visitata. Altrettanto si può dire per la Forra del Frigido, un vero spettacolo, anche se va affrontata con prudenza per il pericolo di apertura della chiusa a monte, sia per la cascata, le marmitte ed il canyon, sia per il magnifico colore azzurro che caratterizza le acque del Frigido, non solo in questo punto comunque, tanto che il ritorno lungo la strada asfaltata, da cui si può comunque scendere al Fiume in più punti, è assolutamente meritevole per lo splendido colore dei laghetti. Tutto questo comunque al prezzo di equipaggiarsi con un paio di stivali da pescatore, che consentano di entrare in acqua almeno fino all’inguine, cosa che permette di avvicinare la forra, anche se, forse, nei periodi di magra potrebbero non servire.