La zona di Fiorino in alta Val Cerusa
Moderator: Moderatori
La zona di Fiorino in alta Val Cerusa
Come detto in altra sezione del forum riporto due interessanti itinarari ad anello con partenza ed arrivo a Fiorino:
ANELLO DI FIORINO - n. 1
Tempo di percorrenza in salita: 3,30 ore circa
Segnavia F.I.E.: rombo rosso pieno (parte) – due croci rosse (parte)
Dislivello in salita: MT. 400 circa
Dalla piazza del paese si imbocca il sentiero contrassegnato con rombo rosso pieno, che scende verso il torrente Cerusa, che si attraversa dopo poche decine di metri mediante un ponticello in ferro; si passa sul versante destro idrografico passando vicino ad alcune case e si imbocca una traccia di mulattiera poco evidente che, a stretti tornanti in salita, raggiunge una casa isolata (frecce bianche). Oltrepassata detta casa, sempre tramite stretti tornanti, si attraversa una rotabile e si prosegue in un bosco, fino ad incrociare nuovamente la strada che in breve raggiunge la località Case Seuggi.
Oltrepassate la case si attraversa una zona prativa, continuando per un sentiero a mezza costa tra pini radi e cespugli.
Si segue in sentiero F.I.E. rombo rosso pieno, che arriva dapprima in località Pian della Biscia a quota 530 circa, e prosegue con una serie di saliscendi alle rovine di Casa Spravè.
Si prosegue per poche decine di metri lungo il sentiero a mezza costa fino ad arrivare ad una curva secca sulla sinistra; da qui di abbandona il sentiero F.I.E. e si seguono le tracce di un piccolo sentiero in discesa privo di segnavia (omini in pietra).
Si arriva in breve ad attraversare il Rio Gardonea dove è in atto un grosso movimento franoso, e si continua, sempre a mezza costa, fino a raggiungere i ruderi di Casa Asti, posta su di una vasta conca prativa alle pendici di levante del Monte Faiallo. Si continua per prati in direzione dei ruderi di Case Giassi a quota 597, che si oltrepassano, proseguendo in direzione di un’ evidente formazione rocciosa, che si aggira sulla parte nord; da qui il sentiero scende per prati e zone cespugliose verso il Rio dell’ Orso, dove si incontrano i resti di un vecchio fabbricato rurale.
Tagliando a mezza costa le pendici meridionali del Bric del Dente, si arriva ad una zona prativa lungo il Rio delle Gave. Si superano alcuni tratti rocciosi e si imbocca in sentiero che segue il Rio Cerusa sulla sponda sinistra orografica, fino ad incontrare il sentiero F.I.E. due croci rosse, che da Fiorino porta al Bric del Dente, che si segue fino all’ abitato dove è stata lasciata l’ auto.
ANELLO DI FIORINO - n. 2
Tempo di percorrenza: 3 ore circa
Segnavia F.I.E.: due croci rosse (parte)
Dislivello in salita: MT. 400 circa
Dalla piazza del paese si prosegue in direzione nord fino alla fine della strada dove è ubicata una cartiera. Si imbocca la ripida salita asfaltata sulla destra, raggiungendo in breve le “Case Massucco”, da dove ha inizio il sentiero vero e proprio. Si prosegue per coltivi e prati fino a raggiungere il bivio del sentiero indicato con due croci rosse che si lascia sulla destra per proseguire invece in leggera discesa verso alcune case rurali. Si costeggia per un lungo tratto la sponda sinistra del Torrente Cerusa fino ad arrivare ad una biforcazione dell’ alveo. Si segue il rio delle Cave per un breve tratto in salità per imboccare uno stretto sentiero che, sempre a mezza costa, taglia le pendici meridionali del Bric del Dente, fino ad arrivare al rio dell’ Orso, dove è posto un vecchio fabbricato in muratura (558.50).
A questo punto si ritorna sui propri passi per alcuni metri a partire del letto del rio, fino ad imboccare sulla sinistra una piccola traccia di sentiero che con leggera salita aggira il Bric del Dente fino ad arrivare a Case Cava Grande, poste su di un pianoro (464.60). Abbiamo già da un po’ ritrovato il sentiero F.I.E. due croci rosse, che ci porta adesso ad attraversare un piccolo bosco e successivamente una zona a pascolo posta a ridosso delle Case Ferriera di Sopra (409.20). Si prende ora a scendere incontrando un altro nucleo rurale il cui toponimo è Case Cascinotto, per raggiungere poi nuovamente il sentiero iniziale che ci riconduce alla piazza del paese.
ANELLO DI FIORINO - n. 1
Tempo di percorrenza in salita: 3,30 ore circa
Segnavia F.I.E.: rombo rosso pieno (parte) – due croci rosse (parte)
Dislivello in salita: MT. 400 circa
Dalla piazza del paese si imbocca il sentiero contrassegnato con rombo rosso pieno, che scende verso il torrente Cerusa, che si attraversa dopo poche decine di metri mediante un ponticello in ferro; si passa sul versante destro idrografico passando vicino ad alcune case e si imbocca una traccia di mulattiera poco evidente che, a stretti tornanti in salita, raggiunge una casa isolata (frecce bianche). Oltrepassata detta casa, sempre tramite stretti tornanti, si attraversa una rotabile e si prosegue in un bosco, fino ad incrociare nuovamente la strada che in breve raggiunge la località Case Seuggi.
Oltrepassate la case si attraversa una zona prativa, continuando per un sentiero a mezza costa tra pini radi e cespugli.
Si segue in sentiero F.I.E. rombo rosso pieno, che arriva dapprima in località Pian della Biscia a quota 530 circa, e prosegue con una serie di saliscendi alle rovine di Casa Spravè.
Si prosegue per poche decine di metri lungo il sentiero a mezza costa fino ad arrivare ad una curva secca sulla sinistra; da qui di abbandona il sentiero F.I.E. e si seguono le tracce di un piccolo sentiero in discesa privo di segnavia (omini in pietra).
Si arriva in breve ad attraversare il Rio Gardonea dove è in atto un grosso movimento franoso, e si continua, sempre a mezza costa, fino a raggiungere i ruderi di Casa Asti, posta su di una vasta conca prativa alle pendici di levante del Monte Faiallo. Si continua per prati in direzione dei ruderi di Case Giassi a quota 597, che si oltrepassano, proseguendo in direzione di un’ evidente formazione rocciosa, che si aggira sulla parte nord; da qui il sentiero scende per prati e zone cespugliose verso il Rio dell’ Orso, dove si incontrano i resti di un vecchio fabbricato rurale.
Tagliando a mezza costa le pendici meridionali del Bric del Dente, si arriva ad una zona prativa lungo il Rio delle Gave. Si superano alcuni tratti rocciosi e si imbocca in sentiero che segue il Rio Cerusa sulla sponda sinistra orografica, fino ad incontrare il sentiero F.I.E. due croci rosse, che da Fiorino porta al Bric del Dente, che si segue fino all’ abitato dove è stata lasciata l’ auto.
ANELLO DI FIORINO - n. 2
Tempo di percorrenza: 3 ore circa
Segnavia F.I.E.: due croci rosse (parte)
Dislivello in salita: MT. 400 circa
Dalla piazza del paese si prosegue in direzione nord fino alla fine della strada dove è ubicata una cartiera. Si imbocca la ripida salita asfaltata sulla destra, raggiungendo in breve le “Case Massucco”, da dove ha inizio il sentiero vero e proprio. Si prosegue per coltivi e prati fino a raggiungere il bivio del sentiero indicato con due croci rosse che si lascia sulla destra per proseguire invece in leggera discesa verso alcune case rurali. Si costeggia per un lungo tratto la sponda sinistra del Torrente Cerusa fino ad arrivare ad una biforcazione dell’ alveo. Si segue il rio delle Cave per un breve tratto in salità per imboccare uno stretto sentiero che, sempre a mezza costa, taglia le pendici meridionali del Bric del Dente, fino ad arrivare al rio dell’ Orso, dove è posto un vecchio fabbricato in muratura (558.50).
A questo punto si ritorna sui propri passi per alcuni metri a partire del letto del rio, fino ad imboccare sulla sinistra una piccola traccia di sentiero che con leggera salita aggira il Bric del Dente fino ad arrivare a Case Cava Grande, poste su di un pianoro (464.60). Abbiamo già da un po’ ritrovato il sentiero F.I.E. due croci rosse, che ci porta adesso ad attraversare un piccolo bosco e successivamente una zona a pascolo posta a ridosso delle Case Ferriera di Sopra (409.20). Si prende ora a scendere incontrando un altro nucleo rurale il cui toponimo è Case Cascinotto, per raggiungere poi nuovamente il sentiero iniziale che ci riconduce alla piazza del paese.
- Conte Ugolino
- Titano di Quotazero
- Posts: 5466
- Joined: Wed Jan 11, 2006 22:00
- Contact:
ah grande mi sono commosso snif sniff
Sono praticamente la mia seconda casa
se posso due precisazioni
Sulla carta Case Asti ( come è segnato sulle carte) ma si chiama casa Coesigoegna (mi è un po difficile dire come si pronuncia)
E' possibile anche una variante che si stacca dal Cerusa ed arriva al rudere di quota 558 presso l'attraversamento della costa dei Giassi ; è bellissima anche perchè passa poco sopra e quasi a picco degli ultimi laghetti del Cerusa.
Comunque sia due itinerari che conosco abbastanza bene, veramente bellissimi. Complimenti.
Potrebbe essere il luogo per una gita " sociale" forumistica ( passatemi il termine)
Sono praticamente la mia seconda casa
se posso due precisazioni
Sulla carta Case Asti ( come è segnato sulle carte) ma si chiama casa Coesigoegna (mi è un po difficile dire come si pronuncia)
E' possibile anche una variante che si stacca dal Cerusa ed arriva al rudere di quota 558 presso l'attraversamento della costa dei Giassi ; è bellissima anche perchè passa poco sopra e quasi a picco degli ultimi laghetti del Cerusa.
Comunque sia due itinerari che conosco abbastanza bene, veramente bellissimi. Complimenti.
Potrebbe essere il luogo per una gita " sociale" forumistica ( passatemi il termine)
http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Un po di cultura non fa mai male
sempre su Fiorino e zone limitrofe
Risalendo da Voltri l’incassata vallata incisa dal Torrente Cerusa ci si addentra in una zona ancora incontaminata, dove lo sfruttamento edilizio degli ultimi decenni non ha fatto scempio delle nostre colline, e dove sono tutt’ora riconoscibili e rintracciabili le caratteristiche dell’ architettura rurale tipicamente Genovese e Ligure.
Unica eccezione risulta la forte presenza nella zona di un considerevole numero di opifici, per lo più abbandonati o riconvertiti alla residenza, utilizzati un tempo per le lavorazioni legate alla manifattura della carta. Perfetto esempio di paese completamente votato a tale attività è San Bartolomeo delle Fabbriche, il cui nome deriva proprio dalla massiccia presenza delle “Fabbriche da Carta”.
L’intera zona fra Varazze e Pegli a partire dal XV secolo, è interessata da una notevole diffusione dell’industria legata alla manifattura della carta, con la delegazione di Voltri parte integrante e baricentrica risulta infatti dotata di uno scalo marittimo per le merci, e posizionata lungo la direttrice più breve sicura ed agevole tramite la valle del torrente Cerusa, per il collegamento con l’oltregiogo e la Pianura Padana
Voltri, già nota in epoca romana e pre-romana come scalo per lo sbarco del sale proveniente da Sardegna, Corsica e Spagna, vive il suo momento storico di massimo splendore legando il proprio nome alla produzione della carta. Accanto al sale quindi, anche la carta viene inviata oltre l’Appennino, fino a raggiungere tra le tante mete l’Inghilterra, dove il Parlamento sceglie la carta prodotta a Voltri per confezionare i propri registri d’archivio.
L’insediamento nelle valli alle spalle di Voltri di un così ampio numero di manifatture, viene facilitato dalla ricchezza d’acqua della zona, elemento indispensabile per le lavorazioni e per la produzione di energia elettrica.
Le valli del Cerusa o del Leira, infatti, risultano strette ed incassate, e coronate da uno spartiacque che nel breve tratto di circa otto chilometri in linea d’aria dal litorale marino, raggiunge e supera la quota di mille metri; tale morfologia fa sì che si condensino, in corrispondenza dello spartiacque formato dal Passo del Turchino, passando per il Bric del Dente, fino ad arrivare al monte Reixa ed al Monte Beigua, notevoli quantità di vapore acqueo, a causa dello scontro tra le correnti d’ aria più calda di risalita dal mare e quelle d’aria più fredda provenienti dalla pianura padana, garantendo di conseguenza abbondanti precipitazioni durante tutto l’arco dell’anno.
Come detto la più alta concentrazione di opifici avviene nel paese di San Bartolomeo delle Fabbriche, edificato dal mercante imprenditore Bartolomeo Dongo tra il 1610 ed il 1630. In quell’epoca erano già presenti diciassette cartiere, tre mulini e due cascine. Nel 1833 salgono a diciannove le manifatture ancora funzionanti, ove sono impiegati cinquecentoventisette persone. Nel 1847 alcune cartiere sono trasformate in filande, e nel 1899 avviene l’ultima grande ristrutturazione, con la costruzione dello jutificio Vigo che occupa tutto il borgo ad eccezione dell’area del Cotonificio Revello.
Nel 1615 gli edifici da carta nelle zone di Voltri, Mele, Fabbriche, Acquasanta, Arenzano, Cogoleto e Pegli sono settantotto, mentre nel 1970 assommano a centotrentadue.
Il commercio dei prodotti derivanti dalla lavorazione della carta avveniva mediante la via della Canellona, denominata anche via del Giovo o delle Capanne e soprannominata via della carta o volgarmente degli stracci. Sono proprio gli stracci infatti l’originaria materia prima per la produzione della carta; a tale proposito, il loro commercio, prima del XIV secolo era monopolizzato dal paese di Fabriano, dove i mastri cartai avevano messo a punto le prime tecniche di lavorazione per la produzione della carta. Solo successivamente viene interrotto dalla Repubblica di Genova questo monopolio, e il lavoro dei raccoglitori i cosiddetti “repezzin” viene dirottato su Voltri.
La Via della Canellona, attraversata da lunghe colonne di muli con preziosi carichi oltre che di carta anche di spezie provenienti dal lontano Oriente o da pregiati tessuti in arrivo dalle Fiandre, si arricchisce col tempo di stazioni di posta, ripari, rifugi e cappellette. Ancora oggi ben conservata è la piccola Chiesa di San Pietro, oltre ad una vecchia casa colonica detta “Cà de Anime” originariamente adibita a ricovero e luogo di sosta. Si narra che il suo nome derivi dalla presenza all’interno della casa dell’anima di un ricco viandante, ucciso e derubato proprio dal proprietario della locanda e dai suoi familiari.
Numerosi furono i personaggi più o meno famosi che utilizzarono la via della Canellona per raggiungere la pianura padana: tra questi si ricorda Andrea Doria che nel 1547, a seguito della congiura dei Fieschi si rifugiò nel castello di Adamo Centurione allora signore di Masone, ed il vincitore della battaglia di Lepanto Don Giovanni d’Austria che nel 1576, sbarcato a Voltri, proseguì verso Milano proprio attraverso la Val Cerusa.
L’utilizzo della Canellona avviene fino al 1870 circa, quando è sostituita dalla carrozzabile del Turchino, che percorre l’adiacente valle del Leira-Gorsexio.
Pochi chilometri oltre l’abitato di Fabbriche, si incontra l’ultima frazione di Genova: Fiorino, il cui nome trae origine da Florem “fiore” con riferimento alla fertilità del suolo ed alle coltivazioni locali.
Il nucleo di Fiorino, ha tutte le caratteristiche per essere equiparato ad un paese prettamente alpino, circondato e dominato dalle ante cime del Monte Beigua e del Bric del Dente, che ne contrassegnano il paesaggio.
Sono numerosi i nuclei rurali, posti a monte del paese, ancora abitati da anziani del posto, che con grandi fatiche legate alle asperità del terreno, coltivano su terrazzamenti sostenuti da muri a secco, principalmente fieno, utilizzato per l’alimentazione di capre, pecore e qualche bovino.
A monte dell’abitato di Fiorino, è presente una cartiera tutt’ora in funzione, edificata nel 1580 da Nicolò Ansaldo nella zona denominata “Masucho” dal nome del toponimo con cui viene indicato un piccolo nucleo rurale a monte di Fiorino; l’edificio in questione, con copertura a “Carena di Nave”, viene abbandonato nel cinque e seicento, ricostruito nel 1851 da Antonio Gambino, successivamente trasformato in fabbrica tessile, ed infine riconvertito a cartiera ancora in esercizio.
La zona di Fiorino risulta adagiata ai piedi dei monti Reixa e Bric del Dente, rilievi facenti parte del massiccio del Monte Beigua, i cui versanti esposti a mezzogiorno, notevolmente scoscesi, sono formati da un substrato roccioso costituito da serpentinite, una roccia che in relazione alle proprie caratteristiche chimiche non permette un grande sviluppo della vegetazione.
Le rocce del monte Beigua, inquadrate dai geologi nel “Gruppo di Voltri”, con tengono notevoli quantità di magnesio e metalli pesanti, che influenzano negativa mente lo sviluppo della vegetazione conferiscono al paesaggio quel caratteristico aspetto brullo e selvaggio.
In realtà il massiccio del Beigua era in origine parte del fondo di un bacino oceanico, che fu spinto verso l’alto dalla contrazione di due placche continentali; le sue rocce erano quindi porzioni dell’antica crosta oceanica che in un primo momento venne spinta in profondità dove subì deformazioni e trasformazioni metamorfiche causate dalle forti pressioni e dalle alte temperature, dando origine successivamente a serpentiniti metagabbri, metabasalti ecc..
Quando ebbe fine la collisione tra le due placche continentali, tali rocce furono spinte nuovamente in superficie formando tra gli altri il massiccio del monte Beigua e quello del Monviso.
Le rocce più comuni sono le Ofioliti o “pietre verdi”, il cui colore verde è apprezzabile solo sulle rocce con recenti fratture, in quanto l’esposizione all’aria ed al l’acqua rende tali rocce di un colore rossastro.
Il centro dell’abitato di Fiorino e dominato dalla Chiesa intitolata a San Michele; la primitiva cappella sorse nel 1683, diventando nel 1770 succursale di S. Erasmo con annesso battistero e proprio custode o cappellano. Negli anni 1858/1860, poiché la cappella era divenuta insufficiente per gli abitanti, sorse la nuova chiesa, quasi rotonda, sorretta da otto colonne, senza campanile, che fu eretto in seguito, divenendo parrocchia nel 1881.
Per chi volesse approfondire sul tema: Edifici da carta Genovesi di Paolo Cevini - ed.Sagep.

Risalendo da Voltri l’incassata vallata incisa dal Torrente Cerusa ci si addentra in una zona ancora incontaminata, dove lo sfruttamento edilizio degli ultimi decenni non ha fatto scempio delle nostre colline, e dove sono tutt’ora riconoscibili e rintracciabili le caratteristiche dell’ architettura rurale tipicamente Genovese e Ligure.
Unica eccezione risulta la forte presenza nella zona di un considerevole numero di opifici, per lo più abbandonati o riconvertiti alla residenza, utilizzati un tempo per le lavorazioni legate alla manifattura della carta. Perfetto esempio di paese completamente votato a tale attività è San Bartolomeo delle Fabbriche, il cui nome deriva proprio dalla massiccia presenza delle “Fabbriche da Carta”.
L’intera zona fra Varazze e Pegli a partire dal XV secolo, è interessata da una notevole diffusione dell’industria legata alla manifattura della carta, con la delegazione di Voltri parte integrante e baricentrica risulta infatti dotata di uno scalo marittimo per le merci, e posizionata lungo la direttrice più breve sicura ed agevole tramite la valle del torrente Cerusa, per il collegamento con l’oltregiogo e la Pianura Padana
Voltri, già nota in epoca romana e pre-romana come scalo per lo sbarco del sale proveniente da Sardegna, Corsica e Spagna, vive il suo momento storico di massimo splendore legando il proprio nome alla produzione della carta. Accanto al sale quindi, anche la carta viene inviata oltre l’Appennino, fino a raggiungere tra le tante mete l’Inghilterra, dove il Parlamento sceglie la carta prodotta a Voltri per confezionare i propri registri d’archivio.
L’insediamento nelle valli alle spalle di Voltri di un così ampio numero di manifatture, viene facilitato dalla ricchezza d’acqua della zona, elemento indispensabile per le lavorazioni e per la produzione di energia elettrica.
Le valli del Cerusa o del Leira, infatti, risultano strette ed incassate, e coronate da uno spartiacque che nel breve tratto di circa otto chilometri in linea d’aria dal litorale marino, raggiunge e supera la quota di mille metri; tale morfologia fa sì che si condensino, in corrispondenza dello spartiacque formato dal Passo del Turchino, passando per il Bric del Dente, fino ad arrivare al monte Reixa ed al Monte Beigua, notevoli quantità di vapore acqueo, a causa dello scontro tra le correnti d’ aria più calda di risalita dal mare e quelle d’aria più fredda provenienti dalla pianura padana, garantendo di conseguenza abbondanti precipitazioni durante tutto l’arco dell’anno.
Come detto la più alta concentrazione di opifici avviene nel paese di San Bartolomeo delle Fabbriche, edificato dal mercante imprenditore Bartolomeo Dongo tra il 1610 ed il 1630. In quell’epoca erano già presenti diciassette cartiere, tre mulini e due cascine. Nel 1833 salgono a diciannove le manifatture ancora funzionanti, ove sono impiegati cinquecentoventisette persone. Nel 1847 alcune cartiere sono trasformate in filande, e nel 1899 avviene l’ultima grande ristrutturazione, con la costruzione dello jutificio Vigo che occupa tutto il borgo ad eccezione dell’area del Cotonificio Revello.
Nel 1615 gli edifici da carta nelle zone di Voltri, Mele, Fabbriche, Acquasanta, Arenzano, Cogoleto e Pegli sono settantotto, mentre nel 1970 assommano a centotrentadue.
Il commercio dei prodotti derivanti dalla lavorazione della carta avveniva mediante la via della Canellona, denominata anche via del Giovo o delle Capanne e soprannominata via della carta o volgarmente degli stracci. Sono proprio gli stracci infatti l’originaria materia prima per la produzione della carta; a tale proposito, il loro commercio, prima del XIV secolo era monopolizzato dal paese di Fabriano, dove i mastri cartai avevano messo a punto le prime tecniche di lavorazione per la produzione della carta. Solo successivamente viene interrotto dalla Repubblica di Genova questo monopolio, e il lavoro dei raccoglitori i cosiddetti “repezzin” viene dirottato su Voltri.
La Via della Canellona, attraversata da lunghe colonne di muli con preziosi carichi oltre che di carta anche di spezie provenienti dal lontano Oriente o da pregiati tessuti in arrivo dalle Fiandre, si arricchisce col tempo di stazioni di posta, ripari, rifugi e cappellette. Ancora oggi ben conservata è la piccola Chiesa di San Pietro, oltre ad una vecchia casa colonica detta “Cà de Anime” originariamente adibita a ricovero e luogo di sosta. Si narra che il suo nome derivi dalla presenza all’interno della casa dell’anima di un ricco viandante, ucciso e derubato proprio dal proprietario della locanda e dai suoi familiari.
Numerosi furono i personaggi più o meno famosi che utilizzarono la via della Canellona per raggiungere la pianura padana: tra questi si ricorda Andrea Doria che nel 1547, a seguito della congiura dei Fieschi si rifugiò nel castello di Adamo Centurione allora signore di Masone, ed il vincitore della battaglia di Lepanto Don Giovanni d’Austria che nel 1576, sbarcato a Voltri, proseguì verso Milano proprio attraverso la Val Cerusa.
L’utilizzo della Canellona avviene fino al 1870 circa, quando è sostituita dalla carrozzabile del Turchino, che percorre l’adiacente valle del Leira-Gorsexio.
Pochi chilometri oltre l’abitato di Fabbriche, si incontra l’ultima frazione di Genova: Fiorino, il cui nome trae origine da Florem “fiore” con riferimento alla fertilità del suolo ed alle coltivazioni locali.
Il nucleo di Fiorino, ha tutte le caratteristiche per essere equiparato ad un paese prettamente alpino, circondato e dominato dalle ante cime del Monte Beigua e del Bric del Dente, che ne contrassegnano il paesaggio.
Sono numerosi i nuclei rurali, posti a monte del paese, ancora abitati da anziani del posto, che con grandi fatiche legate alle asperità del terreno, coltivano su terrazzamenti sostenuti da muri a secco, principalmente fieno, utilizzato per l’alimentazione di capre, pecore e qualche bovino.
A monte dell’abitato di Fiorino, è presente una cartiera tutt’ora in funzione, edificata nel 1580 da Nicolò Ansaldo nella zona denominata “Masucho” dal nome del toponimo con cui viene indicato un piccolo nucleo rurale a monte di Fiorino; l’edificio in questione, con copertura a “Carena di Nave”, viene abbandonato nel cinque e seicento, ricostruito nel 1851 da Antonio Gambino, successivamente trasformato in fabbrica tessile, ed infine riconvertito a cartiera ancora in esercizio.
La zona di Fiorino risulta adagiata ai piedi dei monti Reixa e Bric del Dente, rilievi facenti parte del massiccio del Monte Beigua, i cui versanti esposti a mezzogiorno, notevolmente scoscesi, sono formati da un substrato roccioso costituito da serpentinite, una roccia che in relazione alle proprie caratteristiche chimiche non permette un grande sviluppo della vegetazione.
Le rocce del monte Beigua, inquadrate dai geologi nel “Gruppo di Voltri”, con tengono notevoli quantità di magnesio e metalli pesanti, che influenzano negativa mente lo sviluppo della vegetazione conferiscono al paesaggio quel caratteristico aspetto brullo e selvaggio.
In realtà il massiccio del Beigua era in origine parte del fondo di un bacino oceanico, che fu spinto verso l’alto dalla contrazione di due placche continentali; le sue rocce erano quindi porzioni dell’antica crosta oceanica che in un primo momento venne spinta in profondità dove subì deformazioni e trasformazioni metamorfiche causate dalle forti pressioni e dalle alte temperature, dando origine successivamente a serpentiniti metagabbri, metabasalti ecc..
Quando ebbe fine la collisione tra le due placche continentali, tali rocce furono spinte nuovamente in superficie formando tra gli altri il massiccio del monte Beigua e quello del Monviso.
Le rocce più comuni sono le Ofioliti o “pietre verdi”, il cui colore verde è apprezzabile solo sulle rocce con recenti fratture, in quanto l’esposizione all’aria ed al l’acqua rende tali rocce di un colore rossastro.
Il centro dell’abitato di Fiorino e dominato dalla Chiesa intitolata a San Michele; la primitiva cappella sorse nel 1683, diventando nel 1770 succursale di S. Erasmo con annesso battistero e proprio custode o cappellano. Negli anni 1858/1860, poiché la cappella era divenuta insufficiente per gli abitanti, sorse la nuova chiesa, quasi rotonda, sorretta da otto colonne, senza campanile, che fu eretto in seguito, divenendo parrocchia nel 1881.
Per chi volesse approfondire sul tema: Edifici da carta Genovesi di Paolo Cevini - ed.Sagep.
- Conte Ugolino
- Titano di Quotazero
- Posts: 5466
- Joined: Wed Jan 11, 2006 22:00
- Contact:

http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Il percorso del primo anello corrisponde, a parte il primo tratto, a quello che avevo inserito tempo fa sul sito https://www.quotazero.com/visualizza_scheda.php?id=31
- Conte Ugolino
- Titano di Quotazero
- Posts: 5466
- Joined: Wed Jan 11, 2006 22:00
- Contact:
Ueilà quanti fan della zona
e se i portassimo il bade
Ops veramente è lui che dovrebbe organizzare, noi ci accodiamo poi il resto si vedrà

e se i portassimo il bade
Ops veramente è lui che dovrebbe organizzare, noi ci accodiamo poi il resto si vedrà

http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
qui hai superato te stesso, mi paice moltissimo questa foto!
senti, ma com'è che il rio malanotte non ho ancora ben capito come raggiungerlo?
Scusa, ma quando dal gilwell si sale al faiallo per la via del sale...non si incrocia il rio malanotte? è quello? forse te lo avevo già chiesto ma ho le idee un pò confuse..

senti, ma com'è che il rio malanotte non ho ancora ben capito come raggiungerlo?
Scusa, ma quando dal gilwell si sale al faiallo per la via del sale...non si incrocia il rio malanotte? è quello? forse te lo avevo già chiesto ma ho le idee un pò confuse..

- skeno
- Titano di Quotazero
- Posts: 2646
- Joined: Wed Aug 02, 2006 13:48
- Location: Genova Quarto
- Contact:
Complimenti per il testo molto interessante e per la bellissima foto acqua&nuvole.
La zona del Beigua è ovviamente uno dei posti migliori per il torrentismo in Liguria, ed infatti il bacino del Cerusa va battuto ulteriormente, grazie anche ai suggerimenti di De Lorenzi.
A proposito di cartiere, proprio una decina di giorni fa, chiacchierando con gli anziani abitanti di Case Soprane abbiamo saputo che la cartiera che si trova nel tratto terminale del Lerca è rimasta in funzione fino al 1902.
La zona del Beigua è ovviamente uno dei posti migliori per il torrentismo in Liguria, ed infatti il bacino del Cerusa va battuto ulteriormente, grazie anche ai suggerimenti di De Lorenzi.
A proposito di cartiere, proprio una decina di giorni fa, chiacchierando con gli anziani abitanti di Case Soprane abbiamo saputo che la cartiera che si trova nel tratto terminale del Lerca è rimasta in funzione fino al 1902.
Da Voltri, risalendo la via delle Fabbriche che costeggia a levante il Torrente Cerusa si giunge alla Frazione di Fiorino dove c’è uno stabilimento industriale: la Cartiera San Giorgio.
L’insediamento è ubicato al termine della strada che da Voltri conduce al borgo di Fiorino della località Fabbriche, ai piedi del Bric del Dente; dalla sua originaria destinazione a cotonificio ha vissuto una riconversione industriale a cartiera tuttora operante ed oggi dotata di moderne tecnologie che hanno soppiantato l’originaria fonte di energia ad acqua.
Il corpo di fabbrica principale, ottocentesco, presenta una copertura originale e singolare; si tratta infatti di una copertura che ricorda lo scafo rovesciato di una nave, con una struttura portante a capriate.
L’insediamento è ubicato al termine della strada che da Voltri conduce al borgo di Fiorino della località Fabbriche, ai piedi del Bric del Dente; dalla sua originaria destinazione a cotonificio ha vissuto una riconversione industriale a cartiera tuttora operante ed oggi dotata di moderne tecnologie che hanno soppiantato l’originaria fonte di energia ad acqua.
Il corpo di fabbrica principale, ottocentesco, presenta una copertura originale e singolare; si tratta infatti di una copertura che ricorda lo scafo rovesciato di una nave, con una struttura portante a capriate.
- Conte Ugolino
- Titano di Quotazero
- Posts: 5466
- Joined: Wed Jan 11, 2006 22:00
- Contact:
Illustre geometra si è dimenticato di dire che la cartiera San giorgio nella sua attuale disposizione è rinata nel 1976 e produce carta per usi industriali ( carta da asciugamani ecc).delorenzi wrote:Da Voltri, risalendo la via delle Fabbriche che costeggia a levante il Torrente Cerusa si giunge alla Frazione di Fiorino dove c’è uno stabilimento industriale: la Cartiera San Giorgio.
L’insediamento è ubicato al termine della strada che da Voltri conduce al borgo di Fiorino della località Fabbriche, ai piedi del Bric del Dente; dalla sua originaria destinazione a cotonificio ha vissuto una riconversione industriale a cartiera tuttora operante ed oggi dotata di moderne tecnologie che hanno soppiantato l’originaria fonte di energia ad acqua.
Il corpo di fabbrica principale, ottocentesco, presenta una copertura originale e singolare; si tratta infatti di una copertura che ricorda lo scafo rovesciato di una nave, con una struttura portante a capriate.
anche il tetto è in eternit
il tutto per la precisione

http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
- Conte Ugolino
- Titano di Quotazero
- Posts: 5466
- Joined: Wed Jan 11, 2006 22:00
- Contact:
e il Rio ase Mortu è morto definitavamente?skeno wrote:Ormai siamo fuori stagione (anche se fa un caldo anomalo), ma prometto solennemente di organizzare un'uscita in canyon al Rio Lerca nella prossima primavera.
Si vorrebbe da queste parti anche il canyon quotazero dopo la via in palestra

http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
- skeno
- Titano di Quotazero
- Posts: 2646
- Joined: Wed Aug 02, 2006 13:48
- Location: Genova Quarto
- Contact:
Il Rio Ase Mortu ci aspetta, mica scappa! Ogni promessa è debito.
Nella lista delle "cose da fare" ho, in ordine di priorità:
1- finire il lavoro Pro Canyon al Rio Lerca con granpasso
2- il Rio Ase Mortu col Conte
3- fare un giro in zona Gava Malanotte
Se rimane sto caldo forse si riesce a farne almeno due prima di andare in letargo. Purtroppo già questo weekend sono blindato per altri impegni/doveri.
Poi dall'aprile prossimo diraderò gli impegni con AIC per dedicarmi ad un po' di sano localismo... e ce ne sarà per tutti!
Nella lista delle "cose da fare" ho, in ordine di priorità:
1- finire il lavoro Pro Canyon al Rio Lerca con granpasso
2- il Rio Ase Mortu col Conte
3- fare un giro in zona Gava Malanotte
Se rimane sto caldo forse si riesce a farne almeno due prima di andare in letargo. Purtroppo già questo weekend sono blindato per altri impegni/doveri.
Poi dall'aprile prossimo diraderò gli impegni con AIC per dedicarmi ad un po' di sano localismo... e ce ne sarà per tutti!
- Conte Ugolino
- Titano di Quotazero
- Posts: 5466
- Joined: Wed Jan 11, 2006 22:00
- Contact:

http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Anch'io sono un fan di questa zona!
E' un ambiente decisamente caratteristico... quasi alpino per certi aspetti.
E poi quei sentieri un po' dimenticati mi attirano sempre!
Se si organizza un gita sociale forumistica cercherò di esserci...
E' un ambiente decisamente caratteristico... quasi alpino per certi aspetti.
E poi quei sentieri un po' dimenticati mi attirano sempre!
Se si organizza un gita sociale forumistica cercherò di esserci...
Quando arrivi in cima a una montagna, continua a salire.
(G. Calcagno)
(G. Calcagno)
Anello della Val Cerusa
Tempo di percorrenza in salita: 4 ore circa
Segnavia: assente
Domenica 3 marzo 2008 con il Conte Ugolino, Sarme e Colsub, giro in Val Cerusa.
E' stato un interessante giro esplorativo per vedere da vicino le Placche del Cerusa e fare conoscere la zona a Sarme e Colsub che non c' erano mai stati.
Ecco la descrizione dell' itinerario.
E' un giro che non presenta particolari difficoltà ma necessita di una carta della zona, meglio se una CTR.
Dalla piazza di Fiorino, si imbocca via Malenchini che conduce alla Cartiera San Giorgio. Si entra dentro il piazzale e tenendosi sulla destra, si prosegue lungo uno stretto sentiero (via ai Tartari) che dopo poche centinaia di metri con un ponte in ferro, scavalca il torrente Cerusa.
Si prosegue a mezza costa tra prati fino ad arrivare sotto le pareti poste sotto il Pian della Biscia (toponimo CTR sotto rocche).
Ci si porta quindi nuovamente verso il torrente Cerusa che si oltrepassa su di un vecchio ponticello in legno, per transitare davanti ad un gruppo di vecchie case ancora impiegate per la pastorizia.
Lo stretto sentiero scavato a tratti tra la roccia prosegue tenendosi sulla sponda sinistra orografica, fino ad arrivare alla località Ponte da Pruxia, in corrispondenza della confluenza tra il rio delle Gave ed il rio Gardonea. Qui un tempo era presente un vecchio ponte utilizzato per il transito delle greggi, oggi scomparso; bisogna guadare quindi due volte il torrente e proseguire lungo il lato sinistro orografico del rio Gardonea.

Sul lato opposto è possibile notare un piccolo castagneto da frutto impiegato un tempo come fonte di sostentamento, insieme alla fienagione ed alla pastorizia dalla popolazione locale.

Seguendo alcune tracce si risale fino ad incontrare il sentiero che a mezza costa proviene da Case Cava Grande ed in breve si guada un torrentello, in corrispondenza di una vecchia costruzione in pietra a quota 558,50.
Proseguendo, si guada il rio dell’ Orto e poi prendendo come riferimento una evidente formazione rocciosa a quota 615,70, si arriva a Case Giassi (601,30 mt. S.l.m.). E’ un antico insediamento utilizzato come alpeggio. Ci troviamo infatti sulla testata della val Cerusa in una vasta conca prativa alle pendici di levante del Monte Faiallo, caratterizzata da vecchi terrazzamenti.

Si prosegue in piano fino ai ruderi di Ca’ Coesi Gheugâ (539,90 mt. S.l.m.), e poi ci si inoltra nella parte alta del rio Gardonea, che si attraversa in corrispondenza di un grosso movimento franoso.
Si risale il lato destro orografico del rio Gardonea (ometti in pietra) fino ad intersecare il sentiero rombo rosso che conduce al monte Reixa, ormai difficilmente percorribile. La zona è denominata Spravè e a quota 617,80 mt. S.l.m. troviamo un vecchio fabbricato che prende il nome dalla località.
Percorrendo con un lungo saliscendi il sentiero rombo rosso, si passa sotto i contrafforti rocciosi del Piano Torre, arrivando quindi al Pian della Biscia a quota 577,30 s.l.m.
Continuando a mezza costa si arriva ad un piccolo insediamento rurale ancora abitato denominato Case Seuggi a quota 447,50 mt. S.l.m.; si segue la strada sterrata per circa cento metri e si prende una deviazione sulla destra che ci conduce a Case Fiuppetti a quota 423,90 s.l.m.
Si discende ora in direzione del Bric Castelnegro, fino ad un pilone votivo e da qui lungo una vecchia mulattiera si arriva al cimitero di Fiorino, da dove è possibile ricongiungersi, lungo strada asfaltata con il centro del paese.
Tempo di percorrenza in salita: 4 ore circa
Segnavia: assente
Domenica 3 marzo 2008 con il Conte Ugolino, Sarme e Colsub, giro in Val Cerusa.
E' stato un interessante giro esplorativo per vedere da vicino le Placche del Cerusa e fare conoscere la zona a Sarme e Colsub che non c' erano mai stati.
Ecco la descrizione dell' itinerario.
E' un giro che non presenta particolari difficoltà ma necessita di una carta della zona, meglio se una CTR.
Dalla piazza di Fiorino, si imbocca via Malenchini che conduce alla Cartiera San Giorgio. Si entra dentro il piazzale e tenendosi sulla destra, si prosegue lungo uno stretto sentiero (via ai Tartari) che dopo poche centinaia di metri con un ponte in ferro, scavalca il torrente Cerusa.
Si prosegue a mezza costa tra prati fino ad arrivare sotto le pareti poste sotto il Pian della Biscia (toponimo CTR sotto rocche).
Ci si porta quindi nuovamente verso il torrente Cerusa che si oltrepassa su di un vecchio ponticello in legno, per transitare davanti ad un gruppo di vecchie case ancora impiegate per la pastorizia.
Lo stretto sentiero scavato a tratti tra la roccia prosegue tenendosi sulla sponda sinistra orografica, fino ad arrivare alla località Ponte da Pruxia, in corrispondenza della confluenza tra il rio delle Gave ed il rio Gardonea. Qui un tempo era presente un vecchio ponte utilizzato per il transito delle greggi, oggi scomparso; bisogna guadare quindi due volte il torrente e proseguire lungo il lato sinistro orografico del rio Gardonea.
Sul lato opposto è possibile notare un piccolo castagneto da frutto impiegato un tempo come fonte di sostentamento, insieme alla fienagione ed alla pastorizia dalla popolazione locale.
Seguendo alcune tracce si risale fino ad incontrare il sentiero che a mezza costa proviene da Case Cava Grande ed in breve si guada un torrentello, in corrispondenza di una vecchia costruzione in pietra a quota 558,50.
Proseguendo, si guada il rio dell’ Orto e poi prendendo come riferimento una evidente formazione rocciosa a quota 615,70, si arriva a Case Giassi (601,30 mt. S.l.m.). E’ un antico insediamento utilizzato come alpeggio. Ci troviamo infatti sulla testata della val Cerusa in una vasta conca prativa alle pendici di levante del Monte Faiallo, caratterizzata da vecchi terrazzamenti.
Si prosegue in piano fino ai ruderi di Ca’ Coesi Gheugâ (539,90 mt. S.l.m.), e poi ci si inoltra nella parte alta del rio Gardonea, che si attraversa in corrispondenza di un grosso movimento franoso.
Si risale il lato destro orografico del rio Gardonea (ometti in pietra) fino ad intersecare il sentiero rombo rosso che conduce al monte Reixa, ormai difficilmente percorribile. La zona è denominata Spravè e a quota 617,80 mt. S.l.m. troviamo un vecchio fabbricato che prende il nome dalla località.
Percorrendo con un lungo saliscendi il sentiero rombo rosso, si passa sotto i contrafforti rocciosi del Piano Torre, arrivando quindi al Pian della Biscia a quota 577,30 s.l.m.
Continuando a mezza costa si arriva ad un piccolo insediamento rurale ancora abitato denominato Case Seuggi a quota 447,50 mt. S.l.m.; si segue la strada sterrata per circa cento metri e si prende una deviazione sulla destra che ci conduce a Case Fiuppetti a quota 423,90 s.l.m.
Si discende ora in direzione del Bric Castelnegro, fino ad un pilone votivo e da qui lungo una vecchia mulattiera si arriva al cimitero di Fiorino, da dove è possibile ricongiungersi, lungo strada asfaltata con il centro del paese.
Da dove sei partito ?????em wrote:Il sentiero rombo rosso l'ho percorso l'anno scorso (a maggio) ed era in ordine.delorenzi wrote:...sentiero rombo rosso che conduce al monte Reixa, ormai difficilmente percorribile...
Da Casa Spravè fino al Reixa è segnalato ???
Noi ieri abbiamo fatto dal cimitero di Fiorino fino a Casa Spravè ed i segnavia erano appena visibili e pochi
C'erano però dei bolli rossi ogni tanto.
Comunque tanto meglio...

- Conte Ugolino
- Titano di Quotazero
- Posts: 5466
- Joined: Wed Jan 11, 2006 22:00
- Contact:
Bel giro che mi ha fatto acquisire punti ed altro.
Comunque molto interessante: un connubio tra le antiche attività pastorali oramai parzialmente scomparse e la natura del luogo.
Una zona dove la geologia la fa da maestra con forme estremamente interessanti, faglie, meandri, terrazzi alluvionali, paleofrane, insellature, tutte utilizzate dall'uomo per i suoi insediamenti come la caratteristica insellatura, dove sorgono le case Soeuggi o la zona dei Giassi posta su un ripiano con perfetta esposizione ad est.
Dappertuto si legge l'azione dell'uomo oramai inserita perfettamente come i terrazzamenti sul versante nord di località Battilana, toponimo estrtemamente curioso, o le pose lungo il sentiero o i tratti scavati nella roccia per permettere il transito delle greggi, o ancora l'acquedotto della sorgente solforosa affiancato da un piccolo tabernacolo, quasi a simbolegiare un potere taumaturgico.
Sentieri che sovrastano balze altissime e che a vederli sembrano impercorribili e difficili eppure queste antiche vie congiungono gli antichi pascoli sommitali.
Penso ad esempio al Pian della Bscia dove esistono ancora i ruderi di una teleferica che alleviava la fatica di portare balle di fieno da quasi 100 kg.
Non è poi un passato così antico, a vedere alcune case con ancora le tegole marsigliesi mi veniva da riflettere sul fatto che l'abbandono sia relativamente recente.
Si tratta nella maggiorparte dei casi di piccole edifici a due piani, perlopiù insediamenti semistagionali. Beh non vi voglio tediare oltre, posso dire con sincerità che ogniqualvolta torno quassù mi stupisco e mi commuovo. Alla prossima
Comunque molto interessante: un connubio tra le antiche attività pastorali oramai parzialmente scomparse e la natura del luogo.
Una zona dove la geologia la fa da maestra con forme estremamente interessanti, faglie, meandri, terrazzi alluvionali, paleofrane, insellature, tutte utilizzate dall'uomo per i suoi insediamenti come la caratteristica insellatura, dove sorgono le case Soeuggi o la zona dei Giassi posta su un ripiano con perfetta esposizione ad est.
Dappertuto si legge l'azione dell'uomo oramai inserita perfettamente come i terrazzamenti sul versante nord di località Battilana, toponimo estrtemamente curioso, o le pose lungo il sentiero o i tratti scavati nella roccia per permettere il transito delle greggi, o ancora l'acquedotto della sorgente solforosa affiancato da un piccolo tabernacolo, quasi a simbolegiare un potere taumaturgico.
Sentieri che sovrastano balze altissime e che a vederli sembrano impercorribili e difficili eppure queste antiche vie congiungono gli antichi pascoli sommitali.
Penso ad esempio al Pian della Bscia dove esistono ancora i ruderi di una teleferica che alleviava la fatica di portare balle di fieno da quasi 100 kg.
Non è poi un passato così antico, a vedere alcune case con ancora le tegole marsigliesi mi veniva da riflettere sul fatto che l'abbandono sia relativamente recente.
Si tratta nella maggiorparte dei casi di piccole edifici a due piani, perlopiù insediamenti semistagionali. Beh non vi voglio tediare oltre, posso dire con sincerità che ogniqualvolta torno quassù mi stupisco e mi commuovo. Alla prossima
http://trailsantacroce.com" onclick="window.open(this.href);return false;
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
Se l'è fassile m'angusciu, se l'è diffisile tribullu!
"Ogni civetta ha la sua casa l'albero, ma il barbagianni invece no" Punkreas Paranoia e potere
- skeno
- Titano di Quotazero
- Posts: 2646
- Joined: Wed Aug 02, 2006 13:48
- Location: Genova Quarto
- Contact:
Gran bella zona, l'ho scoperta di recente grazie al Conte e grazie al cane che apprezza molto i tanti laghetti. E di recente abbiamo pure sceso qualche percorsino torrentistico facile facile. LA zona è poco conosciuta ma piena di risorse anche per i nostri sport!
Il Rio Battilana




Ciao
Skeno
Il Rio Battilana




Ciao
Skeno
Last edited by skeno on Mon May 26, 2008 12:13, edited 1 time in total.