Pic des Houerts - Valle Ubaye
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Pic des Houerts - Valle Ubaye
Avviso ai lettori, qui inizia un lungo tema, la relazione vera e propria della gita è in fondo dopo le foto. Fate voi!
Magica Ubaye...
Non amo (per adesso) la Francia, tuttavia questa valle è riuscita a farmi innamorare la prima volta tanto da desiderare fortemente di tornarci una seconda volta... e spero di tornare ancora in questa bellissima vallata, nonostante il lungo viaggio in macchina necessario per raggiungerla, attraverso il Colle della Maddalena in Valle Stura. E’ la risposta francese alla Val Maira, che in fondo tanto distante non è.
Senza pensarci troppo (e per sfuggire come sempre ad altre proposte meno allettanti) anche questa volta aderisco al progetto di Alec “Vette dimenticate”, non del tutto ignara di quanto mi aspetta (e questo potrebbe costituire un'aggravante ) dal momento che del Pic des Houerts la guida CAI – TCI fa solo cenno per renderne nota l'esistenza, le uniche due relazioni che abbiamo per le mani sono poche scarne righe di due solitari alpinisti francesi, uno arrivato in vetta e l'altro no, che avevano seguito fino a pochi metri sotto la cima la stessa via di salita, della quale entrambi sono però avari di descrizioni.
Partiamo senza fretta sabato mattina per dedicare un po' di tempo alla visita della valle, nonché per una pausa ristoratrice in quel di Demonte, delizioso paesino che amo sempre di più, per questo l'ho eletto (così come ho già fatto per Dronero, in Val Maira) paese della pace, per le sensazioni che mi regala quando mi ci trovo. Dico sempre ad Alec che una volta tanto però vorrei arrivare a Demonte priva di preoccupazioni, completamente libera da pensieri. Ma adesso la giornata è lunga e i pensieri possono attendere, mi godo a fondo quel momento come una perfetta turista. Prima di questo fine settimana l'unica visita al paese consisteva nell'alzare il sedere dal sedile dell'auto, entrare nella pasticceria Agnello, fare rifornimento di panetti e dolcetti, ritornare all'auto. Ma in questa occasione sono riuscita a fare due passi sotto i bassi portici per curiosare un po' le simpatiche bottegucce, dal tabaccaio-libreria ai negozietti di souvenir tipicamente montanari, al forno dove ho acquistato gli originali biscotti con fiori di lavanda! Alec era più attratto invece dalla vetrina del ristorante che esponeva un cesto di porcini freschi e non farete fatica a immaginare cosa proponeva per pranzo... ma noi ci accontenteremo dei nostri panini e di quelli di Agnello ovviamente, dove torneremo per provare il gelato, che si merita un dieci (e forse anche con lode) per essere così buono e soprattutto per ricordarmi i genuini sapori di una volta, mi ricorda infatti il gelato che mangiavo tanti tanti anni fa in vacanza a Fontanigorda...
Arrivati nella Valle dell'Ubaye ci fermiamo per vedere il paesino di Saint Paul-sur-Ubaye dove si trova un museo che merita la visita, con esposti dei pezzi molto belli e interessanti, sulle antiche attività contadine.
Con i francesi mi faccio capire a gesti come una troglodita, non conosco una sola parola se non “bonjour” “merci” “au revoir”.
Il tempo stringe purtroppo, la giornata è volata, tante cose le vedremo un'altra volta, vorrei fermarmi a ogni angolo, ma se ritardiamo alla locanda ci danno per dispersi... scendiamo ancora una volta dalla macchina per osservare il suggestivo ponte di pietra sospeso sui 108 metri di una strettissima gola, sul quale tuttora passa la strada per Fouillouse; finito di costruire nel 1882, pensate che è stato bombardato nel 1944 e non è crollato!
Arriviamo infine a Maljasset, favolosa borgata che ci ospita presso il caldo e accogliente rifugio La Cure.
Altro che rifugio, è una casa meravigliosa, con il piano terra tutto a volte, curato nei minimi dettagli, pavimenti e scale di legno, tendine e cuscini con i tipici disegni di cuoricini, camosci, cervi, nella stanza col camino ci sono i tavoli già apparecchiati con raffinatezza.
Oltre a questa locanda si trovano anche il Rifugio Maljasset (CAF) e una specie di piccolo alberghetto dal prezzo un po' più alto (45 euro mezza pensione) che dispone però anche di almeno una camera doppia.
Tutte e tre le strutture hanno un buon numero di avventori. Italiani non ne incontriamo, ma tutto sommato i francesi da queste parti non sono così male.
Facciamo due brevi passi e ci mettiamo a tavola, i giovani gestori stanno chiamando i clienti anche con l'ausilio di una campana!
La cena, per non essere in Italia, non è poi così male! Dopo zuppa (vellutata di patate), arrosto con contorno di zucchine e gnocchi, ci portano un tagliere con 6 tipi di formaggi! Abbiate pazienza se parlo sempre di mangiare... ma è più forte di me!
Dopo cena facciamo una passeggiata fino alla cappella del Maurin, ma prima chiediamo al gestore consiglio per arrivare sul Pic des Houerts, poiché al telefono ad Alec aveva detto “very nice”!
Prende la cartina e prova a spiegarci un po' in francese un po' in inglese, indica col dito, gesticola per farci capire che il primo tratto di sentiero è molto ripido, poi indicando il sentiero che attraversa il vallone “beautiful, beautiful” e ci fa vedere soddisfatto che siamo arrivati! Il problema è che sta indicando il Pic d'Escrins! Alec sconsolato sposta il dito sul Pic des Houerts “dobbiamo arrivare qui”. Il volto del gestore si fa buio... “ah, io qui non so” e poi si allontana un po' scocciato per il fatto di non voler parlare altre lingue e per il fatto di non poterci aiutare, con la tipica triste battuta da francese “siamo in Francia, si parla francese” (detto in francese ovviamente) . Certi luoghi comuni sono così veri! Una bionda lì accanto se la ride. Io me la lego al dito e durante la passeggiata medito su qualcosa da dire al ritorno. Tutto sommato al rifugio siamo stati proprio bene, se solo non fosse scivolato su questa buccia di banana... la signora del bar di Grande Serenne al pomeriggio era stata più umile (forse l'unica francese umile per ammettere una simile cosa?): “French are bad for foreign languages”. Se passate di lì, lei e suo marito lavorano il legno e hanno una bella esposizione lì, presso l'Atelier de la Marmotte!
Beh, fatto sta che prima di andare a dormire, andiamo a pagare mentre già assaporo la mia vendetta morale. Lui non c'è, ma non posso starmene zitta come se niente fosse. Però c'è la biondina, che prima era tanto divertita, “me la prendo” con lei in attesa che arrivi lui, così da dirgli che quando verrà in Italia mi aspetto che parli italiano! Esordisco con uno studiatissimo, sicuramente sbagliato (non so da dove l'ho tirato fuori!): “Je suis désolé si je ne parle francais” lei mi pare un po' confusa e poco dopo mi dice in inglese “Ah beh, non c'è problema io sono australiana!”. Resto senza parole! Il mio orgoglio italiano si spegne, non mi viene più nulla da dire! La moglie del gestore francese è australiana! Ma pensa te... allora che c…’avrà da ride!
Andiamo a dormire in stanza con una coppia della Normandia che ci avvisa, si sveglieranno molto presto, “non c'è problema, anche noi”. Ci alzeremo insieme, meglio di così! Ho dormito benissimo, ma l'ora è giunta!
Partiamo, non fa freddo, le pecore di Maljasset sono tutte ancora a nanna, spaparanzate sui prati, tranne alcune che ci seguono con lo sguardo.
Scendiamo 3 km con la macchina e parcheggiamo davanti al cartello per il Col des Houerts. Pochi minuti dopo le 6. Il sentiero è davvero ripido come ci diceva l'amico francese, ma procediamo lenti e regolari per non affaticarci. Si salgono diversi tornanti in una bella pineta, si costeggia una cascata e si sbuca in cima nel meraviglioso vallone caratterizzato da prati con enormi massi qui e là, dove scorre silenzioso un ruscello che ha trovato la sua strada in mezzo all'erba. Siamo sorvegliati dalle maestose pareti rosa de Le Sommet Rouge.
Sul nostro cammino vediamo una pietra incisa con il nome di un pastore (berge) datata 1903.
Il sentiero è unico e non ci si può sbagliare. Arrivati però al bivio, dopo circa 3 ore di cammino, si tralascia il sentiero per il Col des Houerts sulla destra e si sale a sinistra verso il Lac Vert (nessun cartello).
Poco sopra difatti si scorge la conca con il lago. Adesso abbiamo la conferma che la montagna che ci si para davanti è lui, il Pic!
La relazione dice di risalire un canale. Dal colletto sul quale ci troviamo, traversiamo piuttosto comodamente, salendo verso il canale del quale percorreremo solo l'ultimo tratto.
Arrivati sul crinale, nel versante opposto la montagna degrada più dolcemente in un vallone detritico. Uno stambecco cammina lentamente sui ghiaioni e alcuni camosci scappano più a valle.
Percorriamo il crinale fino ad arrivare poco dopo alla base delle prime rocce, dove lascio i bastoncini. Inizia l'avventura. Devo subito sottolineare che quello che mi ha provocato più tensione di tutta la gita è stato forse l'ignoto.
Avevo una vaga tranquillità che per quanto possa essere forte, avevamo per le mani la relazione di uno che è arrivato in vetta da solo (certo sarebbe sempre meglio capire di chi si tratta...). Parlava di roccia “pourrie et très instable” (chissà come mai questo l'ho capito) e diceva che sarebbe stato meglio andare con qualcuno... tuttavia io mi sento sempre così piccola quando mi trovo sui monti imbragata e legata (ancora di più se non lo sono e se non mi trovo su un sentiero), voglio dire, bisogna sempre prestare la massima attenzione! I passaggi di per se non mi sembravano difficili, però si staccava quasi tutto... Risalite le prime rocce, dove abbiamo fatto due tiri, si percorre facilmente (camminando) una cresta di sfasciumi, si traversa lungamente prima sul versante nord e poi, scavalcata una forcellina, sul versante sud, fino a raggiungere la base della parete. Ma per questo vi rimando più sotto alla relazione vera e propria.
Alec sull'ultima placca (che, per esclusione, abbiamo pensato fosse la via da seguire, ma i dubbi aleggiano) ha traversato mettendo un chiodo, ma poi mi ha recuperato facendomi salire dritta senza traversare. In questo punto abbiamo messo le scarpette. Personalmente non ricordo molto il timore di salire quella placca innanzitutto perchè Ale mi ha aiutata e poi perchè l'ho fatta tutta d'un fiato per “levarmi il dente” e non pensarci più.
Non avrei più creduto di arrivare in vetta, né vedendo la parete avvicinarsi, né negli ultimi minuti di fronte alla placca (i miei incoraggiamenti al compagno di cordata sono sempre del tipo “possiamo anche tornare indietro!”) e invece eccoci qui... con Alec al settimo cielo ed io che mi faccio scattare la foto di vetta abbracciata al mio scarpone (dopo un tot di fatica si comincia a dare i numeri), che vagava da quelle parti fuori dallo zaino.
Non c'è tempo da perdere però, dopo aver osservato e commentato i vari monti in lontananza ci prepariamo a fare la prima doppia (e intanto io penso a quello che è venuto qui da solo... ma sarà salito e sceso proprio da qui?).
La discesa è lunga e facciamo sempre attenzione, sono in apprensione come al solito, ma in questo caso mi aiuta il fatto che non ci sia una grossa esposizione intorno.
Dopo le ultime tragiche doppie oblique (una cosa terrificante! Che in genere le doppie non mi dispiacciono… per fortuna Alec mi teneva la corda dal basso), ci ritroviamo al colle in cima al canale. Sono le 17! Ci abbiamo messo tantissimo a scendere! I posti sono splendidi ma voglio arrivare presto alla macchina per avvisare a casa!
Scendiamo dal canale, traversiamo nuovamente sopra al Lac Vert, ripercorriamo il lungo vallone con i suoi tratti ripidi e sdrucciolevoli!
Nella pineta ho accelerato perchè desideravo che il torrente che vedevo lontano si avvicinasse rapidamente! Sapevo che pochi metri al di sopra del corso d'acqua mi aspettava l'auto con dentro le infradito!
Finalmente alla macchina! Sono le 19:30... le canoniche 12 – 13 ore di gita...! Ci cambiamo velocemente mentre delle goccioline iniziano a caderci addosso, chiudiamo le portiere e inizia a diluviare! Cosa dire in questi casi? Che cu.lo!!!
Prima di lasciare la valle ci parcheggiamo a Grande Serenne per mangiare i panini che non siamo riusciti a buttar giù in tutta la giornata... il viaggio sarà lungo lungo (riusciremo pure a trovare coda alle 23:30 a Varazze) e siamo davvero stanchi, ma ancora una volta ne è valsa davvero la pena!
Scusate se sono così prolissa ma per me la montagna non è solo la vetta, è anche tutto il contesto e mi fa sempre piacere condivere con voi!
Un fiume giallo nella Valle dell’Ubaye
I colori, soprattutto il blu e il celeste, sono usati spesso e in maniera armoniosa in queste zone
Arnie sul terrazzo di una vecchia casa
L’impressionante Pont du Chatelet
Gite Auberge La Cure, Maljasset
Cappella del Maurin, risalente al XIII secolo
Pic des Houerts
Un bellissimo “castello” che ci è apparso davanti durante la traversata sul lato nord
In vetta
La seconda doppia
Sto scavalcando la forcellina alla base della piccola guglia, il mio… didietro è rivolto verso la via del ritorno.
In discesa
Lac Vert
Pic des Houerts in controluce
Il vallone
PIC DES HOUERTS
Il Pic des Houerts, detto anche Pointe Jean Rostand, è un isolato ed elegante picco di aspetto dolomitico. E’ la vetta più alta della costiera che partendo dal Pic de la Font Sancte separa la Valle del Maurin dalla Val d’Escreins.
La vetta è bifida, la più elevata è la cima est (3235 m) mentre la ovest è più bassa di due metri.
La prima salita è stata compiuta nel 1881 dall’onnipresente reverendo Coolidge. Sulla guida CAI-TCI non è riportata alcuna relazione, è scritto solo che la prima salita è stata compiuta per il detritico versante ovest. Osservato in foto tale versante appare tutt’altro che detritico ma bensì molto roccioso. Non si sa inoltre se Coolidge abbia raggiunto la vera vetta (cima est) o la cima ovest.
La salita alla vetta è lunga e molto delicata per la qualità della roccia e per alcuni passaggi impegnativi.
Si parte da La Blachiere (1724 m), nella Valle del Maurin, 2.5 km prima del paese di La Barge. Si posteggia in una piazzola dove vi è il cartello che indica il sentiero per il Col des Houerts.
Si segue il sentiero che sale molto ripido nel bosco. Si sale quindi nel bel vallone, si transita affianco alla diruta Cabane des Houerts (circa 2300 m), si supera una ripida balza e giunti sul pianoro superiore, sottostante il Col des Houerts, si abbandona il sentiero principale per prendere la diramazione di sinistra (non segnata) che porta sul costone che domina il bel Lac Vert.
Si segue tale costone, si perde qualche metro poi si traversa a sinistra su pietraia per raggiungere un evidente ghiaione che si risale fino ad un colle (circa 2800 m) alla base della cresta NE del Pic des Houerts.
Si risalgono dei gradoni, ci si sposta a sinistra e si risale un canale-camino (attenzione ad un grosso blocco instabile!) fino ad uno spuntone con ometto. Si sale quindi la cresta e superata una paretina si esce su terreno più facile.
Si sale in prossimità del filo di cresta su detriti, si evitano alcuni salti sempre a destra fino a raggiungere la sommità di una spalla detritica.
Si scende qualche metro quindi si traversa, sempre sul versante destro (nord), tenendosi appena sotto alle rocce, fino ad una breccia alla base di una piccola guglia.
Si passa quindi sul versante sinistro (sud) e si sale per cengie e saltini di roccia pessima in direzione di un colletto alla base del grande salto sottostante la cima.
Si sale sul filo una paretina di roccia buona ma notevolmente esposta fino ad un evidente cordone bianco. Si traversa decisamente a destra, in orizzontale, in direzione del colletto tra le due cime, che presenta un bellissimo arco (la cima più alta è quella di sinistra). Appena possibile si risale per gradoni in direzione di un terrazzo detritico alla base della placca sottostante la vetta. E’ possibile risalire direttamente la placca fino in vetta oppure, dopo un paio di metri, traversare a destra (eventualmente aiutandosi con un chiodo, da noi messo e poi tolto) per prendere uno spigoletto che porta in cima. In entrambi i casi il passaggio è impegnativo ed è il tratto chiave della salita.
In discesa si effettua una doppia dalla vetta fino al terrazzo detritico (lasciato un cordone), una seconda doppia sfruttando il cordone bianco, ed altre due doppie per tornare al colletto alla base della cresta (lasciati due cordoni).
Da valutare la possibilità di evitare la prima parte di cresta seguendo un canalone che dovrebbe portare alla breccia alla base della piccola guglia. Tale canalone, osservato dal lago, appare però interrotto da alcuni salti rocciosi.
Le pochissime informazioni reperite in rete (in francese) parrebbero suggerire di superare il tratto sottostante la vetta sul versante sud e non sul versante nord come fatto da noi. Da un esame dal basso tale versante ci è sembrato decisamente poco abbordabile, verticale e notevolmente esposto.
In definitiva si tratta di una salita di enorme soddisfazione per il raggiungimento di una vetta veramente dimenticata ma imponente ed ardita, in un contesto assai selvaggio e “pionieristico”.
Occorre saggiare con grande cura ogni appiglio ed appoggio, la roccia in molti punti è friabile e con molti blocchi instabili a causa della frequentazione nulla. Obbligatorio l’uso del casco, consiglio due corde da 30 metri per poter sfruttare le doppie, e anche qualche chiodo e molte fettucce e cordini, oltre che molta molta prudenza.
Magica Ubaye...
Non amo (per adesso) la Francia, tuttavia questa valle è riuscita a farmi innamorare la prima volta tanto da desiderare fortemente di tornarci una seconda volta... e spero di tornare ancora in questa bellissima vallata, nonostante il lungo viaggio in macchina necessario per raggiungerla, attraverso il Colle della Maddalena in Valle Stura. E’ la risposta francese alla Val Maira, che in fondo tanto distante non è.
Senza pensarci troppo (e per sfuggire come sempre ad altre proposte meno allettanti) anche questa volta aderisco al progetto di Alec “Vette dimenticate”, non del tutto ignara di quanto mi aspetta (e questo potrebbe costituire un'aggravante ) dal momento che del Pic des Houerts la guida CAI – TCI fa solo cenno per renderne nota l'esistenza, le uniche due relazioni che abbiamo per le mani sono poche scarne righe di due solitari alpinisti francesi, uno arrivato in vetta e l'altro no, che avevano seguito fino a pochi metri sotto la cima la stessa via di salita, della quale entrambi sono però avari di descrizioni.
Partiamo senza fretta sabato mattina per dedicare un po' di tempo alla visita della valle, nonché per una pausa ristoratrice in quel di Demonte, delizioso paesino che amo sempre di più, per questo l'ho eletto (così come ho già fatto per Dronero, in Val Maira) paese della pace, per le sensazioni che mi regala quando mi ci trovo. Dico sempre ad Alec che una volta tanto però vorrei arrivare a Demonte priva di preoccupazioni, completamente libera da pensieri. Ma adesso la giornata è lunga e i pensieri possono attendere, mi godo a fondo quel momento come una perfetta turista. Prima di questo fine settimana l'unica visita al paese consisteva nell'alzare il sedere dal sedile dell'auto, entrare nella pasticceria Agnello, fare rifornimento di panetti e dolcetti, ritornare all'auto. Ma in questa occasione sono riuscita a fare due passi sotto i bassi portici per curiosare un po' le simpatiche bottegucce, dal tabaccaio-libreria ai negozietti di souvenir tipicamente montanari, al forno dove ho acquistato gli originali biscotti con fiori di lavanda! Alec era più attratto invece dalla vetrina del ristorante che esponeva un cesto di porcini freschi e non farete fatica a immaginare cosa proponeva per pranzo... ma noi ci accontenteremo dei nostri panini e di quelli di Agnello ovviamente, dove torneremo per provare il gelato, che si merita un dieci (e forse anche con lode) per essere così buono e soprattutto per ricordarmi i genuini sapori di una volta, mi ricorda infatti il gelato che mangiavo tanti tanti anni fa in vacanza a Fontanigorda...
Arrivati nella Valle dell'Ubaye ci fermiamo per vedere il paesino di Saint Paul-sur-Ubaye dove si trova un museo che merita la visita, con esposti dei pezzi molto belli e interessanti, sulle antiche attività contadine.
Con i francesi mi faccio capire a gesti come una troglodita, non conosco una sola parola se non “bonjour” “merci” “au revoir”.
Il tempo stringe purtroppo, la giornata è volata, tante cose le vedremo un'altra volta, vorrei fermarmi a ogni angolo, ma se ritardiamo alla locanda ci danno per dispersi... scendiamo ancora una volta dalla macchina per osservare il suggestivo ponte di pietra sospeso sui 108 metri di una strettissima gola, sul quale tuttora passa la strada per Fouillouse; finito di costruire nel 1882, pensate che è stato bombardato nel 1944 e non è crollato!
Arriviamo infine a Maljasset, favolosa borgata che ci ospita presso il caldo e accogliente rifugio La Cure.
Altro che rifugio, è una casa meravigliosa, con il piano terra tutto a volte, curato nei minimi dettagli, pavimenti e scale di legno, tendine e cuscini con i tipici disegni di cuoricini, camosci, cervi, nella stanza col camino ci sono i tavoli già apparecchiati con raffinatezza.
Oltre a questa locanda si trovano anche il Rifugio Maljasset (CAF) e una specie di piccolo alberghetto dal prezzo un po' più alto (45 euro mezza pensione) che dispone però anche di almeno una camera doppia.
Tutte e tre le strutture hanno un buon numero di avventori. Italiani non ne incontriamo, ma tutto sommato i francesi da queste parti non sono così male.
Facciamo due brevi passi e ci mettiamo a tavola, i giovani gestori stanno chiamando i clienti anche con l'ausilio di una campana!
La cena, per non essere in Italia, non è poi così male! Dopo zuppa (vellutata di patate), arrosto con contorno di zucchine e gnocchi, ci portano un tagliere con 6 tipi di formaggi! Abbiate pazienza se parlo sempre di mangiare... ma è più forte di me!
Dopo cena facciamo una passeggiata fino alla cappella del Maurin, ma prima chiediamo al gestore consiglio per arrivare sul Pic des Houerts, poiché al telefono ad Alec aveva detto “very nice”!
Prende la cartina e prova a spiegarci un po' in francese un po' in inglese, indica col dito, gesticola per farci capire che il primo tratto di sentiero è molto ripido, poi indicando il sentiero che attraversa il vallone “beautiful, beautiful” e ci fa vedere soddisfatto che siamo arrivati! Il problema è che sta indicando il Pic d'Escrins! Alec sconsolato sposta il dito sul Pic des Houerts “dobbiamo arrivare qui”. Il volto del gestore si fa buio... “ah, io qui non so” e poi si allontana un po' scocciato per il fatto di non voler parlare altre lingue e per il fatto di non poterci aiutare, con la tipica triste battuta da francese “siamo in Francia, si parla francese” (detto in francese ovviamente) . Certi luoghi comuni sono così veri! Una bionda lì accanto se la ride. Io me la lego al dito e durante la passeggiata medito su qualcosa da dire al ritorno. Tutto sommato al rifugio siamo stati proprio bene, se solo non fosse scivolato su questa buccia di banana... la signora del bar di Grande Serenne al pomeriggio era stata più umile (forse l'unica francese umile per ammettere una simile cosa?): “French are bad for foreign languages”. Se passate di lì, lei e suo marito lavorano il legno e hanno una bella esposizione lì, presso l'Atelier de la Marmotte!
Beh, fatto sta che prima di andare a dormire, andiamo a pagare mentre già assaporo la mia vendetta morale. Lui non c'è, ma non posso starmene zitta come se niente fosse. Però c'è la biondina, che prima era tanto divertita, “me la prendo” con lei in attesa che arrivi lui, così da dirgli che quando verrà in Italia mi aspetto che parli italiano! Esordisco con uno studiatissimo, sicuramente sbagliato (non so da dove l'ho tirato fuori!): “Je suis désolé si je ne parle francais” lei mi pare un po' confusa e poco dopo mi dice in inglese “Ah beh, non c'è problema io sono australiana!”. Resto senza parole! Il mio orgoglio italiano si spegne, non mi viene più nulla da dire! La moglie del gestore francese è australiana! Ma pensa te... allora che c…’avrà da ride!
Andiamo a dormire in stanza con una coppia della Normandia che ci avvisa, si sveglieranno molto presto, “non c'è problema, anche noi”. Ci alzeremo insieme, meglio di così! Ho dormito benissimo, ma l'ora è giunta!
Partiamo, non fa freddo, le pecore di Maljasset sono tutte ancora a nanna, spaparanzate sui prati, tranne alcune che ci seguono con lo sguardo.
Scendiamo 3 km con la macchina e parcheggiamo davanti al cartello per il Col des Houerts. Pochi minuti dopo le 6. Il sentiero è davvero ripido come ci diceva l'amico francese, ma procediamo lenti e regolari per non affaticarci. Si salgono diversi tornanti in una bella pineta, si costeggia una cascata e si sbuca in cima nel meraviglioso vallone caratterizzato da prati con enormi massi qui e là, dove scorre silenzioso un ruscello che ha trovato la sua strada in mezzo all'erba. Siamo sorvegliati dalle maestose pareti rosa de Le Sommet Rouge.
Sul nostro cammino vediamo una pietra incisa con il nome di un pastore (berge) datata 1903.
Il sentiero è unico e non ci si può sbagliare. Arrivati però al bivio, dopo circa 3 ore di cammino, si tralascia il sentiero per il Col des Houerts sulla destra e si sale a sinistra verso il Lac Vert (nessun cartello).
Poco sopra difatti si scorge la conca con il lago. Adesso abbiamo la conferma che la montagna che ci si para davanti è lui, il Pic!
La relazione dice di risalire un canale. Dal colletto sul quale ci troviamo, traversiamo piuttosto comodamente, salendo verso il canale del quale percorreremo solo l'ultimo tratto.
Arrivati sul crinale, nel versante opposto la montagna degrada più dolcemente in un vallone detritico. Uno stambecco cammina lentamente sui ghiaioni e alcuni camosci scappano più a valle.
Percorriamo il crinale fino ad arrivare poco dopo alla base delle prime rocce, dove lascio i bastoncini. Inizia l'avventura. Devo subito sottolineare che quello che mi ha provocato più tensione di tutta la gita è stato forse l'ignoto.
Avevo una vaga tranquillità che per quanto possa essere forte, avevamo per le mani la relazione di uno che è arrivato in vetta da solo (certo sarebbe sempre meglio capire di chi si tratta...). Parlava di roccia “pourrie et très instable” (chissà come mai questo l'ho capito) e diceva che sarebbe stato meglio andare con qualcuno... tuttavia io mi sento sempre così piccola quando mi trovo sui monti imbragata e legata (ancora di più se non lo sono e se non mi trovo su un sentiero), voglio dire, bisogna sempre prestare la massima attenzione! I passaggi di per se non mi sembravano difficili, però si staccava quasi tutto... Risalite le prime rocce, dove abbiamo fatto due tiri, si percorre facilmente (camminando) una cresta di sfasciumi, si traversa lungamente prima sul versante nord e poi, scavalcata una forcellina, sul versante sud, fino a raggiungere la base della parete. Ma per questo vi rimando più sotto alla relazione vera e propria.
Alec sull'ultima placca (che, per esclusione, abbiamo pensato fosse la via da seguire, ma i dubbi aleggiano) ha traversato mettendo un chiodo, ma poi mi ha recuperato facendomi salire dritta senza traversare. In questo punto abbiamo messo le scarpette. Personalmente non ricordo molto il timore di salire quella placca innanzitutto perchè Ale mi ha aiutata e poi perchè l'ho fatta tutta d'un fiato per “levarmi il dente” e non pensarci più.
Non avrei più creduto di arrivare in vetta, né vedendo la parete avvicinarsi, né negli ultimi minuti di fronte alla placca (i miei incoraggiamenti al compagno di cordata sono sempre del tipo “possiamo anche tornare indietro!”) e invece eccoci qui... con Alec al settimo cielo ed io che mi faccio scattare la foto di vetta abbracciata al mio scarpone (dopo un tot di fatica si comincia a dare i numeri), che vagava da quelle parti fuori dallo zaino.
Non c'è tempo da perdere però, dopo aver osservato e commentato i vari monti in lontananza ci prepariamo a fare la prima doppia (e intanto io penso a quello che è venuto qui da solo... ma sarà salito e sceso proprio da qui?).
La discesa è lunga e facciamo sempre attenzione, sono in apprensione come al solito, ma in questo caso mi aiuta il fatto che non ci sia una grossa esposizione intorno.
Dopo le ultime tragiche doppie oblique (una cosa terrificante! Che in genere le doppie non mi dispiacciono… per fortuna Alec mi teneva la corda dal basso), ci ritroviamo al colle in cima al canale. Sono le 17! Ci abbiamo messo tantissimo a scendere! I posti sono splendidi ma voglio arrivare presto alla macchina per avvisare a casa!
Scendiamo dal canale, traversiamo nuovamente sopra al Lac Vert, ripercorriamo il lungo vallone con i suoi tratti ripidi e sdrucciolevoli!
Nella pineta ho accelerato perchè desideravo che il torrente che vedevo lontano si avvicinasse rapidamente! Sapevo che pochi metri al di sopra del corso d'acqua mi aspettava l'auto con dentro le infradito!
Finalmente alla macchina! Sono le 19:30... le canoniche 12 – 13 ore di gita...! Ci cambiamo velocemente mentre delle goccioline iniziano a caderci addosso, chiudiamo le portiere e inizia a diluviare! Cosa dire in questi casi? Che cu.lo!!!
Prima di lasciare la valle ci parcheggiamo a Grande Serenne per mangiare i panini che non siamo riusciti a buttar giù in tutta la giornata... il viaggio sarà lungo lungo (riusciremo pure a trovare coda alle 23:30 a Varazze) e siamo davvero stanchi, ma ancora una volta ne è valsa davvero la pena!
Scusate se sono così prolissa ma per me la montagna non è solo la vetta, è anche tutto il contesto e mi fa sempre piacere condivere con voi!
Un fiume giallo nella Valle dell’Ubaye
I colori, soprattutto il blu e il celeste, sono usati spesso e in maniera armoniosa in queste zone
Arnie sul terrazzo di una vecchia casa
L’impressionante Pont du Chatelet
Gite Auberge La Cure, Maljasset
Cappella del Maurin, risalente al XIII secolo
Pic des Houerts
Un bellissimo “castello” che ci è apparso davanti durante la traversata sul lato nord
In vetta
La seconda doppia
Sto scavalcando la forcellina alla base della piccola guglia, il mio… didietro è rivolto verso la via del ritorno.
In discesa
Lac Vert
Pic des Houerts in controluce
Il vallone
PIC DES HOUERTS
Il Pic des Houerts, detto anche Pointe Jean Rostand, è un isolato ed elegante picco di aspetto dolomitico. E’ la vetta più alta della costiera che partendo dal Pic de la Font Sancte separa la Valle del Maurin dalla Val d’Escreins.
La vetta è bifida, la più elevata è la cima est (3235 m) mentre la ovest è più bassa di due metri.
La prima salita è stata compiuta nel 1881 dall’onnipresente reverendo Coolidge. Sulla guida CAI-TCI non è riportata alcuna relazione, è scritto solo che la prima salita è stata compiuta per il detritico versante ovest. Osservato in foto tale versante appare tutt’altro che detritico ma bensì molto roccioso. Non si sa inoltre se Coolidge abbia raggiunto la vera vetta (cima est) o la cima ovest.
La salita alla vetta è lunga e molto delicata per la qualità della roccia e per alcuni passaggi impegnativi.
Si parte da La Blachiere (1724 m), nella Valle del Maurin, 2.5 km prima del paese di La Barge. Si posteggia in una piazzola dove vi è il cartello che indica il sentiero per il Col des Houerts.
Si segue il sentiero che sale molto ripido nel bosco. Si sale quindi nel bel vallone, si transita affianco alla diruta Cabane des Houerts (circa 2300 m), si supera una ripida balza e giunti sul pianoro superiore, sottostante il Col des Houerts, si abbandona il sentiero principale per prendere la diramazione di sinistra (non segnata) che porta sul costone che domina il bel Lac Vert.
Si segue tale costone, si perde qualche metro poi si traversa a sinistra su pietraia per raggiungere un evidente ghiaione che si risale fino ad un colle (circa 2800 m) alla base della cresta NE del Pic des Houerts.
Si risalgono dei gradoni, ci si sposta a sinistra e si risale un canale-camino (attenzione ad un grosso blocco instabile!) fino ad uno spuntone con ometto. Si sale quindi la cresta e superata una paretina si esce su terreno più facile.
Si sale in prossimità del filo di cresta su detriti, si evitano alcuni salti sempre a destra fino a raggiungere la sommità di una spalla detritica.
Si scende qualche metro quindi si traversa, sempre sul versante destro (nord), tenendosi appena sotto alle rocce, fino ad una breccia alla base di una piccola guglia.
Si passa quindi sul versante sinistro (sud) e si sale per cengie e saltini di roccia pessima in direzione di un colletto alla base del grande salto sottostante la cima.
Si sale sul filo una paretina di roccia buona ma notevolmente esposta fino ad un evidente cordone bianco. Si traversa decisamente a destra, in orizzontale, in direzione del colletto tra le due cime, che presenta un bellissimo arco (la cima più alta è quella di sinistra). Appena possibile si risale per gradoni in direzione di un terrazzo detritico alla base della placca sottostante la vetta. E’ possibile risalire direttamente la placca fino in vetta oppure, dopo un paio di metri, traversare a destra (eventualmente aiutandosi con un chiodo, da noi messo e poi tolto) per prendere uno spigoletto che porta in cima. In entrambi i casi il passaggio è impegnativo ed è il tratto chiave della salita.
In discesa si effettua una doppia dalla vetta fino al terrazzo detritico (lasciato un cordone), una seconda doppia sfruttando il cordone bianco, ed altre due doppie per tornare al colletto alla base della cresta (lasciati due cordoni).
Da valutare la possibilità di evitare la prima parte di cresta seguendo un canalone che dovrebbe portare alla breccia alla base della piccola guglia. Tale canalone, osservato dal lago, appare però interrotto da alcuni salti rocciosi.
Le pochissime informazioni reperite in rete (in francese) parrebbero suggerire di superare il tratto sottostante la vetta sul versante sud e non sul versante nord come fatto da noi. Da un esame dal basso tale versante ci è sembrato decisamente poco abbordabile, verticale e notevolmente esposto.
In definitiva si tratta di una salita di enorme soddisfazione per il raggiungimento di una vetta veramente dimenticata ma imponente ed ardita, in un contesto assai selvaggio e “pionieristico”.
Occorre saggiare con grande cura ogni appiglio ed appoggio, la roccia in molti punti è friabile e con molti blocchi instabili a causa della frequentazione nulla. Obbligatorio l’uso del casco, consiglio due corde da 30 metri per poter sfruttare le doppie, e anche qualche chiodo e molte fettucce e cordini, oltre che molta molta prudenza.
Last edited by scinty on Tue Jul 12, 2011 12:15, edited 1 time in total.
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
...per leggermi tutto devo prendere un'ora di permesso
complimenti innanzitutto per l'originalità dei percorsi ....... riuscite sempre a trovare cose nuove e poco conosciute ... bravi!!!
complimenti innanzitutto per l'originalità dei percorsi ....... riuscite sempre a trovare cose nuove e poco conosciute ... bravi!!!
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
il morbo sta attecchendo benescinty wrote:non del tutto ignara di quanto mi aspetta (e questo potrebbe costituire un'aggravante )
Che dire, molti miei commenti li ho inseriti nella relazione. E' stata un'enorme soddisfazione arrivare in vetta, alla partenza non ero sicuro che ce l'avremmo fatta viste le pochissime informazioni disponibili, e ancora più dubbi mi sono sorti quando abbiamo visto il Pic così roccioso e ardito, con un grande salto roccioso proprio sulla cresta che dovevamo seguire!
La salita la consiglio ma occorre molta prudenza e un po' di abitudine a muoversi su questi terreni.
Soddisfazione amplificata dal fatto di essere con la Scinty, che è stata un'eccellente compagna di cordata e si è mossa con sicurezza e attenzione. Mi fa un'enorme piacere che commenti
scinty wrote:ancora una volta ne è valsa davvero la pena!
I posti sono meravigliosi e da vedere assolutamente, dallo stesso vallone si può salire più facilmente (EE) sul Pic de Panestrel.
Alla prossima
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
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- Maury76
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Letto tutto
Non ho parole....siete dei miti
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Non dirmelo a me....due settimane in viaggio di nozze in giro per la Francia sapendo più o meno le stesse parole che sai dire te ...meno male che avevo dietro il dizionario italiano-francese che ogni tanto mi ha salvato (soprattutto con i menu')scinty wrote:Con i francesi mi faccio capire a gesti come una troglodita, non conosco una sola parola se non “bonjour” “merci” “au revoir”.
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Ji ta kyo ei
Amicizia e mutua prosperità
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
serena wrote:...per leggermi tutto devo prendere un'ora di permesso
in effetti c'è voluto più tempo a scrivere tutto che a fare la gitaMaury76 wrote: Letto tutto
calma calma... sto diventando troppo "matura" per queste coseAlec wrote:Alla prossima
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
bellissima relazione e foto
complimenti
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Bravi!
...il tema me lo leggo poi con comodo!
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
D'accordissimo!pria wrote:Bravi!
...il tema me lo leggo poi con comodo!
Innanzitutto bravissimi!
Poi il testo me lo leggo e le foto me le guardo con calma stasera quando torno a casa, tardi, con nessuno che mi rompe le scatole...
Grazie per le belle relazioni e le belle foto, ogni volta ci portate con voi.
"Non importa quanto vai piano ... l'importante è che non ti fermi".
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
ehm, avete ragione, non sono riuscita a trattenermi.. pensate che mentre cammino o sono lì che tribolo sugli sfasciumi penso già a quello che potrei scrivere! E' una specie di "dovere", di "lavoro", come se tenessi un diario e difatti è un modo per tenere traccia di tutte le avventure, ma soprattutto c'è il piacere di condividere queste sensazioni con voi! Anche se spesso prima di postare mi domando se è il caso di farlo o no, alla fine con internet siamo tanto abituati a rendere - quasi - tutto pubblico, tuttavia a volte mi sembra di mettere i miei affari in piazza, ma la mera descrizione del percorso non fa per meLittletino wrote:D'accordissimo!pria wrote:Bravi!
...il tema me lo leggo poi con comodo!
Innanzitutto bravissimi!
Poi il testo me lo leggo e le foto me le guardo con calma stasera quando torno a casa, tardi, con nessuno che mi rompe le scatole...
Grazie per le belle relazioni e le belle foto, ogni volta ci portate con voi.
Poi c'è sempre il discorso che a volte si teme di far la figura degli "sboroni", a volte ci penso e apprezzo la gente che va in montagna e poi se lo tiene per se (e magari fa cose pazzesche), ma non è un discorso di vanità (anche perchè noi non siamo "forti"), ma da quando mi sono iscritta a questo forum non ne posso fare a meno e sono contenta di contribuire a farlo crescere insieme a voi... insomma tutto questo per dire: sono logorroica ma non mi sono ancora stufata di ubriacarvi con le mie parole
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
sono d'accordo, anche per me i topic sono prima di tutto una specie di diario personale che spesso rileggo con piacere per ricordare belle giornate passate sui monti; è poi bello condividere impressioni, relazioni, condizioni, soprattutto su gite poco frequentate.scinty wrote:ehm, avete ragione, non sono riuscita a trattenermi.. pensate che mentre cammino o sono lì che tribolo sugli sfasciumi penso già a quello che potrei scrivere! E' una specie di "dovere", di "lavoro", come se tenessi un diario e difatti è un modo per tenere traccia di tutte le avventure, ma soprattutto c'è il piacere di condividere queste sensazioni con voi! Anche se spesso prima di postare mi domando se è il caso di farlo o no, alla fine con internet siamo tanto abituati a rendere - quasi - tutto pubblico, tuttavia a volte mi sembra di mettere i miei affari in piazza, ma la mera descrizione del percorso non fa per meLittletino wrote:D'accordissimo!pria wrote:Bravi!
...il tema me lo leggo poi con comodo!
Innanzitutto bravissimi!
Poi il testo me lo leggo e le foto me le guardo con calma stasera quando torno a casa, tardi, con nessuno che mi rompe le scatole...
Grazie per le belle relazioni e le belle foto, ogni volta ci portate con voi.
Poi c'è sempre il discorso che a volte si teme di far la figura degli "sboroni", a volte ci penso e apprezzo la gente che va in montagna e poi se lo tiene per se (e magari fa cose pazzesche), ma non è un discorso di vanità (anche perchè noi non siamo "forti"), ma da quando mi sono iscritta a questo forum non ne posso fare a meno e sono contenta di contribuire a farlo crescere insieme a voi... insomma tutto questo per dire: sono logorroica ma non mi sono ancora stufata di ubriacarvi con le mie parole
P.S. ma la foto con lo scarpone??
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
scinty wrote:a volte ci penso e apprezzo la gente che va in montagna e poi se lo tiene per se (e magari fa cose pazzesche)
Io no ,apprezzo di più chi condivide le proprie esperienze, per essere utile e dare uno spunto a chi vuol fare gite in montagna....secondo me non e' una questione di essere "sboroni" , e' più un essere "altruisti" e voler condividere con gli altri infatti apprezzo questa tua frase verso il forum "sono contenta di contribuire a farlo crescere insieme a voi..."
Menomale, son così piacevoli i tuoi racconti, continua continua.....scinty wrote:insomma tutto questo per dire: sono logorroica ma non mi sono ancora stufata di ubriacarvi con le mie parole
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
..una volta scrivevo molto di più, ero molto più descrittiva.....
ora ...boh ...ho perso l'ispirazione....
sono diventata decisamente sintetica...
ora ...boh ...ho perso l'ispirazione....
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Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Alec wrote:P.S. ma la foto con lo scarpone??
Ma no magari ritrovi l'ispirazione, anche a me a volte è successoserena wrote:..una volta scrivevo molto di più, ero molto più descrittiva.....
ora ...boh ...ho perso l'ispirazione....
sono diventata decisamente sintetica...
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
scinty wrote:Alec wrote:P.S. ma la foto con lo scarpone??
Ma no magari ritrovi l'ispirazione, anche a me a volte è successoserena wrote:..una volta scrivevo molto di più, ero molto più descrittiva.....
ora ...boh ...ho perso l'ispirazione....
sono diventata decisamente sintetica...
la prossima gita che facciamo provo ad applicarmi un pò di più ....
poi in effetti è bello andare a rileggersi i resoconti delle vecchie gite....
tu sei bravissima ..... ci sembra di essere tutti lì con te (cioé...con voi..)
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Chapeau bas!
"Perché con uno (occhio) tu guardi il mondo, con l'altro guardi in te stesso".
Amedeo Modigliani
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
figeaux ve veuggiu tantu ben (ragazzi vi vogliotanto bene) , ma pe lesive devu piggià aspettativa sensa assegnu!!!!!!!!!!!! (ma per leggervi devo prendere aspettativa senza assegno) le palanche, ho guardato solo le foto: bei posti
(però vi penso e vi voglio bene)
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Namaste
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Ubaye mon amour!! A settembre mi ci fiondo per una settimana (spero!!!)
Il silenzio non si trova sulla cima delle montagne e il rumore non sta nei mercati delle città: ambedue sono nel cuore dell'uomo.
Lao Tse (VI sec a.C.)
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
scinty wrote: calma calma... sto diventando troppo "matura" per queste cose
non so quanti anni tu abbia ma dalle foto si direbbe anche meno di me quindi .....non puoi diventare troppo "matura" per queste cose.... se no finisce che mi sento in dovere morale di maturare anche io e non ci penso proprio
anzi ...io ultimamente ogni anno che passa mi sento più giovane ........ e la lista delle cose da fare si allunga sempre di più (io "purtroppo" lavoro su svariati fronti ...non è facile )
(questo potrebbe anche essere un primo sintomo dell'Alzheimer ma speriamo di no...)
Sono un viandante, un valicatore di monti.
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Complimenti vivissimi per lo splendido racconto e l'originalissima gita!
Ascendere e vivere l'essenza di rilievi come il Pic des Houerts è, per usare un gioco di parole, il top del trad!!!
Trovo sia bellissimo, soprattutto in quest'epoca, vivere al di fuori di un ambiente conosciuto assaporando il gusto dell'esplorazione...
...Lo spirito alpinistico che anima queste salite e che comincia con le emozioni dei preparativi a casa, continua lungo il cammino su prati e sentieri in luoghi ameni e sconosciuti, sino all'esplosione di gioia nel raggiungere la cima di quel picco che da ore di lontananza gli occhi hanno osservato pieni di eccitazione e mistero, abbraccia davvero quello pionieristico degli albori, fatto di coraggio, determinazione, un "pizzico" di pazzia e tanto desiderio di scoperta.
Uno dei pensieri lasciati in eredità da Emilio Comici recita:
"Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni ed il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perchè siamo vicini al cielo."
E vicini al cielo lo si è davvero su vette come il Pic des Houerts, dove, nonostante la modesta altezza, quello che ci porta in alto è lo spirito con il quale si affronta la salita, l'intimità e l'amore che ci legano al compagno e la consapevolezza che quello che stiamo compiendo sia in perfetta armonia con la natura!
Ascendere e vivere l'essenza di rilievi come il Pic des Houerts è, per usare un gioco di parole, il top del trad!!!
Trovo sia bellissimo, soprattutto in quest'epoca, vivere al di fuori di un ambiente conosciuto assaporando il gusto dell'esplorazione...
...Lo spirito alpinistico che anima queste salite e che comincia con le emozioni dei preparativi a casa, continua lungo il cammino su prati e sentieri in luoghi ameni e sconosciuti, sino all'esplosione di gioia nel raggiungere la cima di quel picco che da ore di lontananza gli occhi hanno osservato pieni di eccitazione e mistero, abbraccia davvero quello pionieristico degli albori, fatto di coraggio, determinazione, un "pizzico" di pazzia e tanto desiderio di scoperta.
Uno dei pensieri lasciati in eredità da Emilio Comici recita:
"Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni ed il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perchè siamo vicini al cielo."
E vicini al cielo lo si è davvero su vette come il Pic des Houerts, dove, nonostante la modesta altezza, quello che ci porta in alto è lo spirito con il quale si affronta la salita, l'intimità e l'amore che ci legano al compagno e la consapevolezza che quello che stiamo compiendo sia in perfetta armonia con la natura!
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Non aggiungo altro, avete già scritto tutto voi............
“L’acqua esiste per la sopravvivenza del corpo. Il deserto esiste per la sopravvivenza dell’anima”
Proverbio Tuareg
Proverbio Tuareg
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Al pari delle imprese alpinistiche più dure e difficili, questi racconti hanno la possibilità di farti sognare...
E' come viverlo in prima persona pur essendo solo dall'altra parte di un monitor...
Un racconto da leggere in una sera di mezza estate, libero dai pensieri, cercando di seguirvi con lo sguardo lungo il sentiero di salita, assoporare la stessa aria, accarezzare la stessa roccia..
La citazione di Ale è molto bella, l'avevo già sentita da qualche parte...a me piace molto anche qusta ed un po' si avvicina anche al vostro racconto:
Ho imparato che tutti, al mondo,
vogliono vivere in cima alla montagna
senza sapere che la vera felicità sta in come si sale la china.
Gabriel Garcia Marquez
Grazie...
E' come viverlo in prima persona pur essendo solo dall'altra parte di un monitor...
Un racconto da leggere in una sera di mezza estate, libero dai pensieri, cercando di seguirvi con lo sguardo lungo il sentiero di salita, assoporare la stessa aria, accarezzare la stessa roccia..
La citazione di Ale è molto bella, l'avevo già sentita da qualche parte...a me piace molto anche qusta ed un po' si avvicina anche al vostro racconto:
Ho imparato che tutti, al mondo,
vogliono vivere in cima alla montagna
senza sapere che la vera felicità sta in come si sale la china.
Gabriel Garcia Marquez
Grazie...
La farfalla non conta gli anni, ma gli istanti. Per questo il suo breve tempo le basta..
Profilo Instagram: keiji76
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
keiji1976 wrote: Ho imparato che tutti, al mondo,
vogliono vivere in cima alla montagna
senza sapere che la vera felicità sta in come si sale la china.
Gabriel Garcia Marquez
bellissima !!!
Sono un viandante, un valicatore di monti.
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
mi fate commuovere! Grazie a voi
guarda il mio profilo (l'età di una donna non si dice però si può leggere )serena wrote:non so quanti anni tu abbia
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
scinty wrote: mi fate commuovere! Grazie a voi
guarda il mio profilo (l'età di una donna non si dice però si può leggere )serena wrote:non so quanti anni tu abbia
sei (e - quindi- siamo !!) giovani come l'acqua!!
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
La farfalla non conta gli anni, ma gli istanti. Per questo il suo breve tempo le basta..
Profilo Instagram: keiji76
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
keiji1976 wrote:
Sono un viandante, un valicatore di monti.
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- Pazzaura
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Bellissimo topic, bellissima gita, il tutto infarcito da due splendide citazioni.
Che dire, la montagna è tutto questo. Grandi
Che dire, la montagna è tutto questo. Grandi
"Se non fosse unta, non fosse focaccia." Ignota
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Visto solo adesso.... grandissimi ragazzi!!!! Una bella sudata questa cima, le preoccupazioni credo che erano rivolte più al soggiorno e alla trasferta che alla gita in sè.... poi con questa cosa che in Francia si parla solo il francese... bah... io se incontro qua un turista straniero cerco di spiaccicare qualche parola nella sua lingua (a meno che non sia cinese o giapponese , in tal caso avrei qualche problema...)
"Un uomo va al di là di ciò che può afferrare" (N. Tesla)
"De gustibus non disputandum est"
La montagna non uccide... è l'uomo che sottovaluta i pericoli...
"De gustibus non disputandum est"
La montagna non uccide... è l'uomo che sottovaluta i pericoli...
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Altra mentalità... poi dicono che i genovesi sono chiusi...teo-85 wrote:io se incontro qua un turista straniero cerco di spiaccicare qualche parola nella sua lingua (a meno che non sia cinese o giapponese , in tal caso avrei qualche problema...)
Grazie Teo
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Complimenti, la zona è bellissima.
Avrei intenzione di andarci prima o poi, magari salendo alla Mortice che dovrebbe essere accessibile anche dal vallone da cui siete saliti voi.
Avrei intenzione di andarci prima o poi, magari salendo alla Mortice che dovrebbe essere accessibile anche dal vallone da cui siete saliti voi.
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Uhm, ora come ora non ti so dire, da quelle parti c'è, l'abbiamo visto sulla cartina del rifugio, però il sentiero che abbiamo seguito pareva portare solo al Col des Houerts...em wrote:Complimenti, la zona è bellissima.
Avrei intenzione di andarci prima o poi, magari salendo alla Mortice che dovrebbe essere accessibile anche dal vallone da cui siete saliti voi.
Ale tu che dici?
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
La Mortice è sicuramente accessibile da Grande Serenne per il vallone parallelo a quello che abbiamo percorso noi.em wrote:Complimenti, la zona è bellissima.
Avrei intenzione di andarci prima o poi, magari salendo alla Mortice che dovrebbe essere accessibile anche dal vallone da cui siete saliti voi.
Forse anche dal Lac Vert, salendo per ghiaioni sulla sinistra...
Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Alec wrote:La Mortice è sicuramente accessibile da Grande Serenne per il vallone parallelo a quello che abbiamo percorso noi.em wrote:Complimenti, la zona è bellissima.
Avrei intenzione di andarci prima o poi, magari salendo alla Mortice che dovrebbe essere accessibile anche dal vallone da cui siete saliti voi.
Forse anche dal Lac Vert, salendo per ghiaioni sulla sinistra...
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
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Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
onguno ha il suo stile... ma se siete in cerca di ispirazioni
prendete esempio !!
ottima relazione, foto e bel racconto per una salita di gran gusto!
prendete esempio !!
ottima relazione, foto e bel racconto per una salita di gran gusto!
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
E' un secchione!serena wrote:
Troppo buono!topo wrote:onguno ha il suo stile... ma se siete in cerca di ispirazioni
prendete esempio !!
ottima relazione, foto e bel racconto per una salita di gran gusto!
Beh queste salite fuori moda hanno sempre il loro fascino!
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
per la Mortice conviene salire proprio per il Vallon de Serenne. Il sentiero parte nei pressi del Col du Serenne (poco dopo il bivio che a destra porta a Fouillouse), in corrispondenza di un vecchio forno ristrutturato (parcheggio). Il sentiero è segnalato con segnavia color ocra e oppone una prima ora assai ripida per poi continuare per un bellissimo vallone ove son presenti degli stupefacenti enormi massi di calcare rosa. Nella zona Serenne e Mortice per chi arrampica , son presenti decine di vie, molte nuove di zecca che saranno relazionate nella guida in uscita nel 2012 (info autori). Anche su per il Vallone di Houerts per chi volesse farci una capatina arrampicatoria, son presenti sulla parete NE del Sommet Rouge alcune tra le vie più lunghe e difficili dell'Ubaye e un paio più moderne e attrezzate a fix. Recentemente è stata aperta una via più plaisir, per la quale spero di avere prossimamente info un po più precise. Le possibilità invece classiche sono molteplici anche se spesso lungo rocce meno sicure. Posti veramente fuori dal mondo, come tutta l'Ubaye, e per questo, almeno per me , tra i più amati e frequentati.Alec wrote:La Mortice è sicuramente accessibile da Grande Serenne per il vallone parallelo a quello che abbiamo percorso noi.em wrote:Complimenti, la zona è bellissima.
Avrei intenzione di andarci prima o poi, magari salendo alla Mortice che dovrebbe essere accessibile anche dal vallone da cui siete saliti voi.
Forse anche dal Lac Vert, salendo per ghiaioni sulla sinistra...
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Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
Mamma mia che impresa! Complimenti vivissimi!
"Io intanto salgo, poi si vedrà ..."
Re: Pic des Houerts - Valle Ubaye
grazie amico!gambeinspalla wrote:Mamma mia che impresa! Complimenti vivissimi!
solo perdendomi nella natura ritrovo me stessa