Era un piccolo sogno. Almeno un anno fa, ascoltando in macchina
questa canzone, che mi da una grande carica, ho immaginato di salire lassù. Ho chiesto ad Alec se poteva portarmi, poi tra una cosa e l'altra siamo riusciti a organizzare quest'anno. Sembra semplice, ma per organizzare una gita simile devi avere buone condizioni, buone previsioni meteo, trovare posto al rifugio, il che significa prenotare molto tempo addietro con il rischio di disdire (cosa che è successa, quest'anno, a causa della pessima estate che stiamo passando) e in particolare devi essere pronto emotivamente.
Io lo ero. Forse l'anno scorso potevo ancora avere qualche residuo timore di qualcosa, ma quest'anno, nonostante non abbia fatto chissà quante gite, non potevo farmela sfuggire. Ero pronta e determinata, come purtroppo Alec mi vorrebbe in occasione di altre molte gite... ma qui non si tratta di salire vette dimenticate o sfasciumose, in fondo... è solo una lunga camminata su neve, con la variabile della quota. La quota era, al di là del meteo, l'unica mia paura di non riuscire a farcela. Ma io volevo arrivare.
Perchè Punta Gnifetti o meglio, perchè Capanna Margherita? Perchè per me è un po' una montagna simbolica, innanzi tutto in qualche occasione di gite con il CAI nel lontano 2007 mi era capitato di divertirmi a fotografarla da lontano. Quel pezzettino di ferro scuro collocato proprio in cima alla montagna mi affascinava. Un rifugio storico, costruito più di cento anni fà, dove è stata persino la regina Margherita, perchè non ci posso andare anche io?
Sempre nel 2007 con il mio CAI avevamo tentato con insuccesso il Castore. Allora eravamo arrivati a 4000 metri ma avevamo dovuto fermarci: a parte il freddo per via della bufera, non avevo avuto problemi con la quota.
Sabato mattina partiamo nel bel mezzo di una semi alluvione a Genova. Il meteo su Staffal dava due giorni buoni. Sebbene sarebbe più eroico salire al Mantova con comode 6 ore a piedi, prendiamo le funivie che, con il nuovo collegamento del 2010 anche da Gressoney, ti permettono di arrivare ad appena mezz'ora dal rifugio!!!
Con pochissima fatica, attraversando un nevaio e un po' di roccette, si arriva al Mantova. Alec ha scelto questo rifugio perchè, anche se il Gnifetti è cento metri più in alto, il primo è più tranquillo. Difatti è un rifugio molto confortevole, peccato che siamo arrivati con le nuvole e non abbiamo avuto panorama nè verso le vette o il Gnifetti (tanto che la mattina dopo pensavo che quelle lucine in alto fossero persone
, non sapendo che fosse così vicino) nè verso valle.
E', se non uno dei rifugi dove ho dormito meglio, IL rifugio dove ho dormito meglio! Avevamo una cameretta con poche persone, tra cui due inglesi. La stanza era asciutta e pulita e sul letto ho trovato un bel piumino arancione invece delle solite coperte polverose e c'era pure il saccolenzuolo in dotazione!!! Tanto che non ho nemmeno usato il mio per non dover avere l'impegno di arrotolarlo la mattina successiva
. Ho dormito proprio bene!
Arrivati al rifugio Alec mi propone una birra. Ma no, gli dico io, i miei "vecchi" del CAI, al Quintino Sella, mi raccomandarono di stare leggera, non appesantirmi e bere tanto. Meglio seguire i consigli e non esagerare.
Difatti, una ventina di minuti più tardi, eravamo al tavolo con due birre e un piatto di formaggi che abbiamo dovuto in parte fasciare e portarci via, nonostante ne avessimo chiesto "poco"
Due ore più tardi, a tavola con i simpatici inglesi, la loro guida francese e una simpatica coppia italiana, ci aspettano minestra, pasta, polenta con spezzatino e polenta con formaggio, tutto buono.
Nonostante l'atmosfera di euforia che vorrei mi accompagnasse, durante la cena tengo i musi e mi vengono anche le lacrime agli occhi... da quando siamo arrivati le nubi avvolgono tutto e non c'è verso che il cielo si liberi. Anche altri commentano "non si apre"... un po' preoccupati per il giorno dopo. E se domani fosse brutto? E se domani ci fosse la nebbia? Credo che sia l'unica volta che, invece della paura del risveglio presto, della partenza e della fatica, io abbia avuto paura di non partire o di non arrivare!!!
Andiamo a dormire alle 9.15.
La mattina dopo facciamo colazione appena possibile, alle 4.30. Ci sono già molti a fare colazione, addirittura qualcuno si sta già preparando nella sala cambio. Ci sono anche alcuni giovanissimi, almeno così ormai appaiono ai miei occhi
La maggior parte della gente ha abbigliamento e attrezzatura molto tecnici e moderni. Vedo anche molte persone che all'imbrago hanno attaccati chiodi da ghiaccio anche se onestamente non mi sembrava che tutti andassero a fare cose che ne richiedessero l'uso... Io mi arrangio con quello che posso, con le mie solite cose. Il mio abbigliamento è composto dai pantaloni montura da alpinismo estivo in quota acquistati proprio all'inizio della mia carriera (
concedetemi la risata) alpinistica (
un'altra) 7 anni fa. Utilizzati per lo più per gite con le ciaspole... Scarponi la sportiva trango che si stanno rompendo in punta e con i quali ho un rapporto amore-odio... I miei ramponi un po' arrugginiti... ma la parte interessante arriva ora: maglia calda a maniche lunghe, pile normale di decatlon, pile peluche della Montura, giacca a vento. Tutto addosso dal momento della partenza all'arrivo in vetta e vi posso giurare che non è uscita una goccia di sudore!!! Infine, per concludere il look orsacchiotto, il berretto di peluche che il ramingo mi regalò per abbinarlo al pile. E la piccozza regalatami da Paolo59 e Dorylis al mio compleanno, sempre 7 anni fà.
Ci leghiamo e ramponiamo al rifugio e partiamo per le 5.15 insieme a molte altre persone.
Manca solo la statua del santo e il prete che recita le preghiere e poi sembra una vera processione
; è carino però vedere quella scia di lucine nel buio, andare tutti insieme, ti senti un po' confortato dalla presenza di tutte quelle persone, nonostante la larga traccia che porta sù sia già abbastanza incoraggiante. Cerchiamo di tenere un passo regolare, io non sono mai stata molto brava a tenere il passo, ma cerco di fare attenzione a non accelerare troppo (vabeh che non c'è pericolo che io acceleri troppo
) perchè, come mi hanno insegnato, poi a una certa quota non recuperi più... e questo è uno dei miei principali timori. Stancarmi e non riuscire a continuare, avere mal di testa o nausea e dover tornare indietro. Penso che non basta la mia convinzione ad arrivare lassù, devo fare i conti con diverse incognite. Con mio grande stupore superiamo diverse cordate... vedo che tutti cercano di andare piano e regolari.
C'è molto freddo e vento. Alec sapeva che ci sarebbe stato freddo a causa del basso zero termico.
Tutta la roba che ho addosso mi protegge e non sento freddo se non alle mani che ogni tanto mi fanno un po' male (ah non vi ho detto che sotto le moffole ho un paio di guanti di lana peraltro tutti rotti sembrano mangiati dai topi, me li regalò una mia zia quando ero bambina
). La buona colazione produce il suo effetto benefico e mi restituisce energia. Solo la faccia che è scoperta, sotto il berretto da orsacchiotto, a tratti mi sembra punta da migliaia di aghi. Perciò alla prima sosta chiedo ad Alec di passarmi il buff per tapparmi la bocca e il naso, nonostante lo scontato risultato sia quello di avere la condensa umidiccia sulla faccia. Ma almeno mi riparo dal vento gelido.
Mentre saliamo, anche se il sole starà un bel po' prima di farsi vedere, si iniziano presto a delineare i profili dei monti. Ogni tanto mi dico, dandomi botta e risposta da sola "sei stanca?" "senti la fatica? Senti la quota?" e mi rispondo ogni volta "No... no, sono più carica di prima!"; a naso cerco di capire a che altezza siamo, sopra la capanna Gnifetti che abbiamo aggirato nel buio intuendone la forma solo dalle luci accese, inizio a contare, 3700, 3800..., e poi sempre più sù fino ai circa 4250 m del Colle del Lys (che, come mi dice Alec, in realtà non è il vero Colle del Lys che si trova più in basso, verso i Lyskamm): da lì si svalica un pochino e si scende qualche decina di metri per poi risalire l'ultimo pendio fino all'unico pezzo un po' più ripido di tutta la salita, quello appena sotto il rifugio, ma con una traccia bella comoda.
Ormai la vedo lì la Capanna, vedo le persone che salgono, ma anche se sembra così a portata, ci vorrà ancora un'ora. Un'ora alla fine della quale mi ci trovo di fronte. Ce l'ho fatta! Metto i piedi sul terrazzino... guardo Alec.. "Ce l'ho fatta!" non senza una certa commozione che non avevo mai provato su una vetta... nonostante nelle gite in cui mi porta Alec ci sono molti più dubbi sul fatto che si arrivi in cima o meno
.
Mentre entriamo sento un buon odore di cibo, sono solo le 9.30 ma quel profumino mette voglia di farsi una bella polenta! In realtà quell'odore dev'essere la pizza che, scopriamo da lì a poco, stanno preparando per la seconda colazione degli alpinisti che raggiungono la Capanna. C'è molta gente. Appena arriviamo vediamo al tavolo gli inglesi con la loro guida, che abbiamo incrociato durante la salita, ma poi ci hanno preceduto. Avevano un buon passo. Io e il più anziano ci battiamo un cinque!
La guida ci offre un trancio di pizza, declino gentilmente ma mi dice "è troppa"... beh in tal caso... accetto volentieri!
E' ancora calda, morbida alta e gustosa e la divido con Alec! Tenendo sempre a mente i consigli dei miei cari "vecchi" del CAI..
, dopo la pizza azzanno anche i panini che ci siamo portati, accompagnati da un bel bicchierone di tè caldo, che faccio fatica a maneggiare perchè mi tremano le mani in maniera spasmodica! Un signore davanti a me, di un gruppo italiano seduto allo stesso tavolo, mi guarda e ride "allora non sono l'unico ad avere il Parkinson!", in effetti molti lamentano il freddo che ci ha accompagnato durante la salita! Essendo entrato nelle ossa, nonostante la copertura, adesso mi fa tremare tutta!!!
Finito lo spuntino, ce ne stiamo ancora un po' lì al caldo e poi usciamo per ripartire, ma prima di scendere voglio sentire la canzone che mi ha dato lo slancio per arrivare fino lì, la voglio ascoltare sul terrazzino della Capanna come ho sempre immaginato da un anno a questa parte e così... tiro fuori il mio mp3 e me ne sto lì a cantare dentro di me (perchè ad alta voce non sarebbe stata una gran delizia per le orecchie dei presenti
) mentre guardo tutte le vette intorno e quelle più lontane! Finito il momento di gloria, il tempo di un tafferuglio coniugale* con Alec che sostiene che la macchina fotografica non scatta solo tra le sue mani, tanto che le mie foto ricordo in un posto dove probabilmente non tornerò mai più lasciano molto a desiderare... poi iniziamo poi a scendere. (*copyright Gecko).
Tranquilli tranquilli, scattando tutte le foto che non ho fatto in salita, al cospetto di Dufour, Nordend, Zumstein, (l'avrei voluta fare già che ero lì, ma poi ho preferito non esagerare e godermi appieno il momento!), Lyskamm, Corno Nero, Parrot, Ludwigshohe, Piramide Vincent, e poi in lontananza il Cervino, Dent d'Herens, Dent Blanche...
E poi cos'altro c'è da dire, i piedi iniziano a protestare come sempre, mi viene mal di pancia (forse per l'acqua del rubinetto?), voglio un gelato, la solita routine insomma
.
Arriviamo al Mantova, riponiamo l'attrezzatura e andiamo a prendere la funivia. Non vedo l'ora di chiamare mia mamma, ma c'è gente con noi e aspetto di arrivare al parcheggio: "Mamma non crederesti dove sono stata oggi... dai prova a indovinare... ma che Val Maira se ti ho detto che sono in Val d'Aosta!!!
sono stata al rifugio più alto d'Europa, a 4554 metri!!!" la risposta era la classica che mi aspettavo, non me ne sarei aspettata una differente da lei: "Te sei bella matta!"
Matta e contenta, è pur solo una lunga camminata su neve, ma resta sempre una delle vette più alte delle Alpi! Il mio primo 4000, probabilmente anche l'ultimo, ma era proprio questo che avrei voluto fare!!! Un sentito Grazie alla mia guida personale!
una pallina con zampette si aggira fra i ramponi al Mantova... (e non sono io
)
la mattina dopo... faceva molto caldo...
è lassù...
il terrazzo più desiderato dell'anno...
fa sempre più caldo
la "mia" capanna!
uno sguardo in giù sulla Signal
in fondo si erge il Cervino..
prima o poi bisogna scendere...
dietro di me il Lyskamm
sempre più lontana ormai...
sempre l'impressionante parete del Lyskamm...
un deserto bianco..
seracchi
Corno Nero
il Cristo delle vette
al Mantova
nonostante la mia passione sia il cuneese, questa volta un cuoricino se l'è meritato anche la VdA