Avrei tanto voluto aprire uno specifico topic per raccontare questo bel giro…
Ma purtroppo in alcuni punti oramai questo sentiero è del tutto compromesso, e mai vorrei mandare qualcuno, che magari si incuriosisce, lungo un itinerario a tratti difficile causa infrascamento e problemi vari.
Per questo motivo lo riporto qui, in questo topic appunto, dedicato ai sentieri che piano piano stanno scomparendo.
Era da un po’ che volevo raccontarlo, ma vuoi per la lunghezza nello spiegarlo bene, vuoi per mancanza di tempo non riuscivo mai a metterlo.
Traversata Avosso-Piancassina.
No, non si tratta della solita gita che già qualcuno avrà sicuramente raccontato, poiché si svolge quasi tutta per un bellissimo ma, ahimè, abbandonato sentiero.
Si trattava della mulattiera che costituiva uno dei cardini centrali delle vie di comunicazioni del versante orografico destro della Vallata, una sorta di gemello del cerchio giallo barrato sul lato al
luegu.
Ma vediamo come si snoda, passo dopo passo.
La parte iniziale coincide con il solito sentiero doppio quadrato giallo che parte proprio davanti alla Chiesa di Avosso; si supera il famigerato (e faticoso!) muro di Avosso, e si raggiunge così il piccolo paesino di Cascinette. Sempre seguendo l’arcinoto percorso della Rigantoca, si arriva alla Cappelletta della Banca, posta a spartiacque tra la Valbrevenna e il comune di Montoggio, alle soglie del monte della Croce.
Da qui si scende sempre seguendo il doppio quadrato giallo e nei pressi della casa abbandonata (Casone di Franchie) va abbandonato il sentiero segnato Fie, in favore di una traccia che si stacca alla nostra sinistra.
La traccia percorre una panoramica costa, si supera la piccola cappellina-rifugio del Grixu e si scende fino alla Chiesa di Frassineto, seguendo la traccia che nel frattempo è stata trasformata in una comoda carrareccia.
Giunti sul piazzale della Chiesa, ci direzioniamo a sinistra, seguendo un sentiero non segnato che passa nei pressi del piccolo cimitero del borgo, che si inoltra in un bel castagneto ancora mantenuto e dopo pochi minuti si arriva ad incrociare la comunale nei pressi di Frassinello. Da qui si scende lungo la stradina verso la Chiesa parrocchiale di Frassinello e arriviamo quindi sul panoramico pazziale.
Continuiamo a scendere seguendo il naturale declivio del spiazzo, fino ad entrare nel paese.
Arriviamo nei pressi del castello-dimora di caccia dei Fieschi, e qui, anziché scendere le scale, proseguiamo per il carruggio che sale dolcemente.
Il sentiero si snoda tra le ultime case, per entrare poi in un bosco misto a ex prati, passando prima sotto un gruppetto di pini. Si tratta della mulattiera che seguiremo praticamente fino a Roiale.
Si guada un primo ruscello e si giunge presso un bivio: la bella mulattiera che sale alla nostra destra va ignorata, poiché è quella che conduce ai Piani ( citata da lmmt). Nel nostro caso si deve proseguire dritti. Dopo alcune centinaia di metri su un comodo e largo percorso, dove in alcuni punti la larghezza supera i due metri, a testimonianza dell’importanza che ha avuto nel passato questa bella strada, si arriva a transitare proprio sotto ad un ancora integro cascinale (
cascinna da Possa).
Tuttavia qui va seguita la traccia che devia dalla mulattiera, piuttosto infrascata, per passare nel prato adiacente.
Si arriva quindi nei pressi di un passaggio di ben tre rii, uno dopo l’altro; superati questi si incontra un primo bivio che sale alla nostra destra, ma che va nuovamente ignorato, poiché ci porterebbe alla piccola frazione abbandonata dei Carpenelli. Si prosegue per tanto lungo lo stesso tracciato, a tratti stretto a tratti largo, fino ad arrivare, dopo un ulteriore ruscello che si guada facilmente, dinanzi ad un altro bivio. In questo caso dobbiamo risalire il sentiero che si stacca alla nostra destra, e per facilitare l’individuazione, ho provveduto a realizzare un piccolo ometto di pietra.
In realtà qui il sentiero è piuttosto infrascato, ma essendo in pieno inverno si riesce quantomeno a passare. Si prosegue lungo tutta una serie di saliscendi e qualche albero caduto, si supera un ennesimo ruscello e si arriva in una zona di bosco di castagno dove esistono molte false piste ( si tratta delle viete, falsi sentieri utilizzati un tempo per ammucchiare le castagne durante la raccolta) dove si apre uno bello scorcio verso Frassinello.
Cercando di mantenere la medesima direzione di provenienza si riesce tranquillamente a non perdere il sentiero giusto, che ci porta dritti verso un rio dal profondo letto. Si scende facendo attenzione e si risale lungo la mulattiera che, dopo pochi metri, con una decisa svolta a destra incrocia, alla nostra sinistra, il sentiero che sale da Molino Vecchio.
In questo punto la mulattiera entra in un bosco di castagno e dove, almeno inizialmente, si fa fatica a seguirne il tracciato.
Purtroppo i primi gravi problemi di questo bel itinerario si presentano proprio in questo punto (detto
Terneixi): infatti, per diverse centinaia di metri, il è del tutto perso tra alberi caduti, crescita di arbusti in mezzo ad esso e un mare di foglie secche. Tuttavia, non essendoci dislivelli in questo preciso punto, dove anzi il sentiero corre totalmente in piano, il mio consiglio è quello di procedere un po’ a tentoni, cercando di non salire troppo ne tanto meno scendere dalla direzione ultima conosciuta.
Superato questo brutto e infrascato punto, il sentiero ricompare, sempre largo, nel bosco e lo si può riconoscere dalle pietre che ne costituiscono i lati. Purtroppo però si va incontro verso una nuova zona piuttosto disastrata, ma questa volta la responsabilità non è da imputare in maniera univoca all’abbandono del bosco: si arriva, infatti, nei pressi di un traliccio dove la ditta che lo manutiene taglia oramai da diversi anni gli alberi che continuamente crescono, lasciando in loco sparso il legname e i rami accumulati negli anni vari, con tutti i gravi problemi di percorribilità che ne derivano.
Anche qui vale lo stesso discorso fatto prima: basta mantenere la stessa direzione in piano e il sentiero ricompare magicamente poco più in la.
Da qui in poi la situazione migliora decisamente. Si contorna il costone di monte detto
costa d’Aveio, si passa a strapiombo sopra al Santuario della Madonna dell’Acqua, si sovrasta il piccolo paesino di Penola (
rive da Penoa) , si ignora il bivio che sale ai Crosi, arrivando nei pressi di un altro bivio, quello che scende a Cannerosse.
A questo punto va fatta una piccola digressione storica. Il sentiero che abbiamo seguito da Frassinello e che scende a Cannerosse è ricordato dagli anziani del luogo come “sentiero dei Morti”. Questo sinistro soprannome deriva dal fatto che Cannerosse, pur trovandosi nelle vicinanze di Carsi, sede parrocchiale, risulta compresa nella parrocchia di Frassinello, distante circa un ora, un ora e mezza di cammino. Gli abitanti di Cannerosse avevano quindi il proprio centro religioso a Frassinello e così pure il cimitero, e quando qualche compaesano moriva, il feretro veniva portato, in spalla, fino lassù. Ciò spiega il motivo di questo nome inquietante!
Certo, ragionando su questioni più leggere, è anche bello pensare che, essendo Frassinello il centro commerciale e religioso per la piccola frazione, a quanti future spose o sposi avranno risalito questo itinerario, con le proprie certezze e perché no dubbi dell’ultimo momento, piuttosto che i piccoli in fasce portati al battesimo nella parrocchia di appartenenza. Oppure alla semplice quotidianità di ogni Domenica, dove gli abitanti erano costretti a farsi un paio di ore di cammino per presenziare alla Messa o a tutte le merci che saranno transitate lungo questa
stra da e verso il centro della comunità , come legname, fieno, castagne, grano, patate,farine, vino, animali, sale etc. .
Tornando al sentiero, nei pressi di Cannerosse nuovamente si presenta un problema di orientamento, causato dalla opera congiunta tra abbandono, cinghiali che hanno divelto buona parte del terreno, e azione erosiva dell’acqua. Ma oltrepassando i tre rii che si presentano, il sentiero si riesce a rintracciare.
Si arriva quindi nei pressi del bivio per Cannerosse, lo si ignora e si procede costeggiando una casa abbandonata in mezzo al bosco. La mulattiera continua attraversando il minuscolo abitato di Badelucco ( mi era stato detto di fare attenzione a cani liberi, ma io non ne ho trovati) e si arriva nei pressi di un rio dove esiste una casetta per la captazione dell’acqua. Da qui in avanti la condizione generale del sentiero migliora decisamente e si procede abbastanza velocemente. Si supera un costone con continui sali e scendi arrivando proprio in mezzo ad un bel pianoro libero dal bosco (Pian di Mezzo) nei pressi di Carsi Basso, con vista inusuale su Carsi:
Si rientra nel bosco di castagno ( in un punto le foglie accumulate mi arrivano ben oltre il ginocchio!) si supera un enorme castagno caduto e si incrocia la comunale asfaltata che sale a Carsi. Si oltrepassa quest’ultima e si entra nel paesino di Carsi Basso, lo si attraversa seguendo la mulattiera tra le case, ed evitando i diversi bivi, si rientra subito nel bosco di castagno.
Con sollievo posso affermare che ,d’ora in avanti, i problemi relativi alla percorribilità dell’itinerario sono finiti, poiché la mulattiera si fa veramente grande e larga, pulita e contornata, a tratti, ai lati da opere murarie gigantesche.
Si passa nei pressi di un trogolo posto vicino ad un rio, si superano diversi saliscendi, contornando i tanti costoni proprio sotto l’abitato di Cerviasca, che come una sentinella veglia silenziosa da lassù.
Arrivando ad aggirare il costone dove sopra sorge Cerviasca, merita una velocissima visita al casone dei
Cornaiti, antico luogo di alpeggio stagionale ancora in ottimo stato, dove al suo interno si trova una bella mangiatoia in legno.
Ritornando sul nostro itinerario, questo procede in dolce discesa con belle vedute sull'alta Val Brevenna, con inusuali viste su diversi borghi, quali Aia Vecchia e Tassaie, Fullo e Chiappa.
Fine prima parte.
"Dagli gli alberi ho capito il significato della pazienza. Dall'erba ho imparato ad apprezzare la persistenza."
[Hal Borland]