Trappole euristiche
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Trappole euristiche
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Re: Trappole euristiche
Fattore umano e trappole euristiche
Qualsiasi attività praticata in ambiente montano innevato è esposta al pericolo di distacco valanghe e conseguentemente al rischio di travolgimento. Le statistiche a livello mondiale mostrano una differenza significativa sul rateo di incidenti tra coloro che praticano attività ricreativa sulla neve ed i professionisti.
È stato infatti accertato che la maggior parte degli incidenti accadono per errori umani, ma non è ancora stata adeguatamente compresa la dinamica decisionale ed i fattori che la influenzano. Alcuni autori (vd. bibliografia) hanno dimostrato che gli esperti, pur esposti ad un maggior rischio, sono in grado di sviluppare il processo decisionale riducendo gli errori umani, in particolare le trappole euristiche.
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RISCHIO E VALUTAZIONE DEL RISCHIO VALANGHE
Si definisce rischio, nel campo delle attività ricreative invernali, la probabilità che l’esposizione ad un pericolo (valanga) causi danni, ferite o la perdita della vita (McClung, 2002).
Il rischio può essere descritto in maniera qualitativa - basso, moderato, considerevole, elevato, estremo - in funzione della probabilità di distacco valanghe e delle conseguenze attese.
La percezione del rischio da parte delle potenziali vittime è altamente soggettiva ed è funzione della conoscenza del rischio, della sua valutazione, nonché della personale propensione ad esso.
La valutazione del rischio è influenzata da variabili naturali quali quelle fisiche (terreno), ambientali (condizioni meteonivologiche) e da quelle umane.
La percezione del rischio è un giudizio altamente soggettivo elaborato in funzione dalla propensione a rischiare di ciascuno e stimato in base ai potenziali vantaggi che un’azione rischiosa potrebbe apportare alla salute e alle capacità personali.
La propensione al rischio influisce fortemente sul comportamento e dipende dalla personalità, dallo stile di vita, dall’esperienza maturata e da fattori socio-culturali (età, livello culturale, appartenenza ad un gruppo, stato civile etc.).
La volontarietà nell’esposizione al rischio è un fattore importante in quanto la tolleranza dipende dal grado di volontarietà con cui ci si espone ad esso: maggiore è la volontarietà, maggiore sarà l’esposizione e la tolleranza del rischio. Possono pertanto sorgere dei problemi quando ci si affida ad altri per la decisione e l’esposizione al rischio risulta essere involontaria.
Inoltre, le attività ricreative invernali sono fortemente gratificanti per i praticanti (così come il gioco d’azzardo, il sesso non protetto e la droga od il fumo) e poiché la valanga non è un evento così comune, l’esperienza risulta altamente positiva distorcendo, al ribasso, la reale percezione del rischio corso (insensibilità alla probabilità). (Vedi tabella di Fig. 1)
Una bassa percezione del rischio, un’eccessiva familiarità con un certo pericolo ed uno scarso autocontrollo sulle proprie pulsioni tende a far sottostimare le conseguenze e la probabilità di venir coinvolti, tanto che 69% degli incidenti avviene su pendii comunemente frequentati, nel corso della stagione, dalle vittime.
Inoltre la proliferazione di modelli mediatici (film, video, riviste) che propongono attività estreme e il loro favore incontrato presso vaste platee ha sicuramente favorito un innalzamento collettivo della tolleranza al rischio ed un aumento della fiducia nella tecnologia e nelle capacità tecniche di molti praticanti le attività ricreative invernali. Pertanto il singolo tende a sostituire i dati della realtà (basati sul caos della complessità ontologica - quindi troppo inquietanti e stressanti) con quelli di una realtà precostituita o addomesticata (basata su una visione più armonica e ordinata ma irrazionale) al fine di ridurre il proprio stato di ansia o di apprensione; egli incorre quindi nell’omeostasi del rischio, l’accettazione di assumere un certo livello di rischio, soggettivamente stimato è “tranquillizzante” e “gratificante”. Ma l’incidente avviene quasi sempre quando la percezione del rischio, da parte della vittima, non coincide con il reale pericolo (probabilità di distacco).
Nell’ottica dell’individuo l’omeostasi del rischio parte da un’analisi vantaggi / svantaggi (Adams, 2005a). Vedi tabella di Fig. 2)
Tale analisi non è però sempre applicabile alla problematica del rischio valanghe. Nel caso delle attività ricreative fuori pista (sci alpinismo, sci di fondo escursionismo, free-ride, ciaspole) il processo decisionale è finalizzato ad ottenere la massima soddisfazione nell’attività (qualità della sciata/escursione) minimizzando l’esposizione al pericolo valanghe. Mentre il costo dell’esposizione può arrivare al ferimento e/o alla morte, il beneficio sarà un perfetta e soddisfacente discesa sulla neve. In questo caso quindi, il rapporto costo/beneficio può essere chiaramente valutato purché si sia consapevoli che i fattori fisici, estetici e sociali di tale attività costituiscono una forte pulsione ed introducono un’ulteriore parametro complesso nell’equazione del rischio. Viceversa, nel caso di altre attività che si svolgono in ambiente innevato (trasporti, residenza, industria) gli utenti non ricavano grandi benefici da un’eventuale maggiore esposizione al rischio. La valutazione della stabilità del manto nevoso da una parte permette di identificare, con relativa facilità, le aree sicuramente stabili ed instabili ma dall’altra lascia ampi margini d’incertezza nella valutazione delle aree di transizione tra questi due stati. L’attuazione di un processo decisionale, quando s’indagano queste zone di transizione altamente incerte, risulta pertanto cognitivamente impegnativo e facilmente soggetto ad errori umani (Adams, 2005a).


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IL PROCESSO DECISIONALE ED IL FATTORE UMANO
Come si articola il processo per decidere se intraprendere, quale traccia seguire e come procedere durante un’escursione su terreno innevato? Contrariamente all’opinione comune, tale processo non è costituito da eventi discreti, ovvero isolati momenti di valutazione e scelta, bensì giudizio e decisioni si susseguono in un processo dinamico controllato da elementi fisicio-ambientali e umani altamente variabili nel tempo e nello spazio (lungo l’itinerario) - Fig. 3. Il meccanismo decisionale è frutto dell’applicazione e/o combinazione di conoscenza, abilità, esperienza e intuizione individuale; esso richiede elevate capacità di giudizio sulle condizioni di stabilità del manto nevoso influenzate sia da fattori umani, sia da quelli fisici (terreno) e ambientali (condizioni nivometeo) caratterizzati da un elevato grado d’incertezza nella percezione individuale. Complessità ed incertezza insite nel processo decisionale possono ingenerare errori di giudizio sulla base di informazioni imprecise tali da dar luogo a decisioni passibili di esporre gli individui ad un rischio elevato con conseguenze drammatiche.
La legge di Murphy …”se qualche cosa può andare storto lo farà sicuramente nel momento peggiore” … nel campo delle valanghe funziona sempre!
Un corretto processo decisionale - adottato dai tecnici esperti - si basa su criteri oggettivi ed è un continuo riesame, sulla base dell’esperienza maturata, degli input e delle condizioni che man mano si vengono a verificare.
Il fattore umano, se pure il più difficile da comprende, è quello preponderante nel percorso decisionale di selezione del percorso in quanto influenza gli altri fattori e la capacità individuale di effettuare scelte e valutazioni corrette circa il rischio cui si è esposti. Esso si articola, a sua volta, in fattori interni (individuale) e fattori esterni (gruppo, organizzazione, clienti, socio-politico), ciascuno caratterizzato da specifiche problematiche (Fig. 4). Statistiche condotte in diverse nazioni hanno dimostrato che la maggior parte degli incidenti in valanga sono accaduti nonostante la preesistenza di diversi ovvi indizi di pericolosità locale elevata (McCammon, 2002; CAA, 2003) che le vittime non sono state in grado di riconoscere e capire o addirittura hanno ignorato per scelta. Il fattore umano dipende dal livello di addestramento ed esperienza.
L’addestramento consente di acquisire le conoscenze e le capacità necessarie per valutare la stabilità del manto nevoso e scegliere, conseguentemente, il percorso con la minor esposizione al rischio; ma il solo addestramento, senza l’acquisizione dell’esperienza, può condurre ad un falso senso di sicurezza che, inevitabilmente, espone ad un maggior rischio.
L’esperienza permette sia di memorizzare una serie di situazioni tipo che facilitano il processo decisionale alla luce delle conoscenze e delle capacità apprese durante l’addestramento, sia di acquisire l’abilità di imparare e di modificare comportamenti e pratica quotidiana in funzione del vissuto.
L’acquisizione della conoscenza attraverso l’esperienza non è un atto automatico, bensì richiede anni di interazione volontaria con l’ambiente (osservazione) e la capacità di analizzare criticamente e comparare gli eventi osservati.
Col tempo, dunque, l’esperto (tabella di Fig. 5) avrà in mente un data-base di situazioni che gli consentirà di identificare la situazione e adottare soluzioni efficaci, spesso in modo intuitivo, riducendo così l’incertezza provocata da luoghi comuni e pregiudizi.
Di conseguenza, per esempio, una persona esperta sarà in grado di utilizzare in modo critico il bollettino valanghe o gli indizi di stabilità/instabilità del manto nevoso.
La mancanza di esperienza conduce invece all’utilizzo delle trappole euristiche: le persone inesperte - anche a seguito di una abituale ma passiva frequentazione della montagna - non riusciranno a riconoscere i problemi importanti e a compararli con le opportune soluzioni, reagendo alla complessità del problema utilizzando lo status quo (cioè ciò che ha già funzionato nel passato).
I media spesso attribuiscono, erroneamente, la qualifica di “esperto” alle vittime in valanga le quali sono unicamente delle assidue frequentatrici della montagna senza aver mai acquisito una rilevante e consapevole esperienza nel campo delle valanghe.

Fig. 3 Il processo decisionale ed i fattori che lo influenzano. Esso è costituito da un processo dinamico controllato da elementi - quali condizioni del terreno e meteorologiche gruppo di persone partecipanti - altamente variabili nel tempo e nello spazio (lungo l'itinerario) che condizionano le fasi di valutazione, scelta, giudizio e decisione (modificato da Adams, 2005a).

Fig. 4 Il fattore umano è articolato, a sua volta, in fattori interni (individuale) e fattori esterni (gruppo, organizzazione, clienti, socio-politico), ciascuno caratterizzato da specifiche problematiche. Il fattore individuale è a sua volta suddiviso in sottofattori (cognitivo, fisiologico e psicologico). Ognuna delle problematiche elencate può, in mancanza di addestramento ed esperienza adeguate, inficiare la capacità individuale di effettuare scelte e valutazioni corrette circa il rischio cui si è esposti.

Fig. 5 Tipologie di frequentatore della montagna invernale (modificato da Conger, 2004; Adams, 2005a).
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LE TRAPPOLE EURISTICHE
Nella pratica comune il processo decisionale ricorre al metodo euristico. Ossia le decisioni su eventi incerti vengono affidate a scorciatoie “logiche” basate su poche semplici regole o sulle esperienze precedenti che evitano lo sforzo analitico dell’intera massa di informazioni disponibile, permettendo di scegliere, rapidamente, tra opzioni contrastanti/concorrenti. Si tratta di un metodo decisionale preconscio (quindi inconsapevole) governato dalle percezioni talora errate, dalle attitudini e dai desideri con cui vengono selezionate e filtrate conoscenze ed informazioni prima di approdare nel campo conscio. La decisione di norma è funzione di due criteri: la soluzione che ha già funzionato in passato e quella con cui siamo più familiari.
In linea generale, più la situazione è complessa ed ambigua, più si tende a decidere in modo intuitivo, non ragionato e del tutto soggettivo, mediato da i “protocolli di azione” stabiliti e trasmessi dal nostro modello culturale, spesso quindi basati su luoghi comuni che diventano fonte di rischio ed un ostacolo alla corretta risoluzione del problema. La sovrasemplificazione euristica, in contesti decisionali complessi, può portare quindi a gravi errori di giudizio. Il metodo euristico è tuttavia preferito a quello analitico, in quanto quest’ultimo, fondato sulla conoscenza, risulta essere più lento e noioso, richiede maggiore sforzo cognitivo e talvolta può fornire risposte ambigue che, senza l’esperienza, non possono essere selezionate.
Purtroppo le trappole euristiche (tabella di Fig. 6) scattano indipendentemente dal grado di addestramento/conoscenza delle vittime e gli individui solitari o i gruppi tra 6 e 10 persone sono le categorie più esposte (McCammon, 2004).
Il seguire trappole euristiche conduce a (Adams, 2005a):
• sottoutilizzazione delle informazioni acquisite e incapacità di differenziare tra le probabilità - uso insufficiente o ignoranza completa delle informazioni (e.g. non capiterà a me);
• eccessiva attenzione ai segnali emozionali/affettivi - quando le decisioni sono ambigue o richiedono difficili compromessi tra gli elementi, esse si focalizzano spesso sui segnali maggiormente emozionali o affettivi;
• distorsione da stress, disagio mentale o fisico - livelli elevati di fatica, sconforto fisico o costrizione temporale provocano forte stress inducendo all’utilizzo delle trappole euristiche; in particolare, in caso di eventuali scelte azzardate, il processo decisionale può essere seriamente compromesso introducendo elevati livelli di incertezza e maggiori probabilità di errore. Il fenomeno si può avverare sia nella breve (giornata o week-end – giornata di decisioni difficili), sia nella lunga scala temporale (fine stagione invernale – effetto cumulativo); esso è particolarmente evidente in situazioni di la costrizione temporale (fine giornata; brutto tempo in avvicinamento; emergenza incombente).
• eccessiva fiducia sulle convenzioni o “norme” sociali - si preferisce utilizzare o seguire le decisioni di qualcun altro;
• tendenza a preferire lo status quo - quando si è sottoposti a scelte difficili e non ci sono risposte giuste ovvie è prassi comune non prendere decisioni o delegare la scelta ad altri;
• incapacità nell’apprendere - in caso di decisioni molto azzardate, sono poche le opportunità da cui imparare (i feedback nelle decisioni sono rari e potenzialmente criticabili).
È perciò importate saper riconoscere l’incertezza e le eventuali trappole euristiche, durante il processo decisionale e prepararsi ad evitarle, per poter individuare l’azione corretta da eseguire. “È nostro compito attenderci l’imprevisto, pianificare per il peggiore dei casi ed essere semplicemente consci che l’evento inaspettato accadrà” – anonimo.


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CONCLUSIONI
La cultura della prevenzione, finalizzata ad evitare gli incidenti da valanghe, fa da sempre parte del bagaglio di molti praticanti le attività ricreative invernali. In questi ultimi decenni, dopo la nascita
dei servizi di previsione valanghe e delle scuole del CAI, sono stati fatti passi da gigante nella prevenzione, prova ne è il non sostanziale aumento degli incidenti da valanghe rispetto al vero e proprio boom di attività sportive su neve vergine (sci alpinismo, snowboard, escursionismo con
racchette da neve etc.).
Tuttavia rimane una significativa percentuale di "inesperti" e "principianti" che, pur avendo seguito con profitto i corsi, non sembrano riuscire ad imparare dalle proprie esperienze.
Come in tutti i processi cognitivi ciò che più conta, quindi, è la volontarietà dell'atto di apprendere e la capacità di rielaborazione critica dell'esperienza vissuta
cui deve seguire il tentativo di applicazione della conoscenza appresa al fine di acquisire, in un ciclo teoricamente infinito, nuova esperienza.
Nella sostanza l'esperto acquisisce nuova conoscenza attraverso l'esperienza mentre l'inesperto apprende, principalmente, attraverso l'addestramento ma non riesce o non vuole poi applicare tali nozioni all'esperienza.
L'attività formativa, oltre a dare notevole risalto ad aspetti tecnici o scientifici - quali la nivologia, la programmazione e la conduzione della gita -, dovrebbe focalizzarsi ad insegnare agli allievi come contestualizzare fatti, principi e regole. Gli allievi non devono apprendere a pensare come esperti ma ad imparare come esperti.
Qualsiasi attività praticata in ambiente montano innevato è esposta al pericolo di distacco valanghe e conseguentemente al rischio di travolgimento. Le statistiche a livello mondiale mostrano una differenza significativa sul rateo di incidenti tra coloro che praticano attività ricreativa sulla neve ed i professionisti.
È stato infatti accertato che la maggior parte degli incidenti accadono per errori umani, ma non è ancora stata adeguatamente compresa la dinamica decisionale ed i fattori che la influenzano. Alcuni autori (vd. bibliografia) hanno dimostrato che gli esperti, pur esposti ad un maggior rischio, sono in grado di sviluppare il processo decisionale riducendo gli errori umani, in particolare le trappole euristiche.
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RISCHIO E VALUTAZIONE DEL RISCHIO VALANGHE
Si definisce rischio, nel campo delle attività ricreative invernali, la probabilità che l’esposizione ad un pericolo (valanga) causi danni, ferite o la perdita della vita (McClung, 2002).
Il rischio può essere descritto in maniera qualitativa - basso, moderato, considerevole, elevato, estremo - in funzione della probabilità di distacco valanghe e delle conseguenze attese.
La percezione del rischio da parte delle potenziali vittime è altamente soggettiva ed è funzione della conoscenza del rischio, della sua valutazione, nonché della personale propensione ad esso.
La valutazione del rischio è influenzata da variabili naturali quali quelle fisiche (terreno), ambientali (condizioni meteonivologiche) e da quelle umane.
La percezione del rischio è un giudizio altamente soggettivo elaborato in funzione dalla propensione a rischiare di ciascuno e stimato in base ai potenziali vantaggi che un’azione rischiosa potrebbe apportare alla salute e alle capacità personali.
La propensione al rischio influisce fortemente sul comportamento e dipende dalla personalità, dallo stile di vita, dall’esperienza maturata e da fattori socio-culturali (età, livello culturale, appartenenza ad un gruppo, stato civile etc.).
La volontarietà nell’esposizione al rischio è un fattore importante in quanto la tolleranza dipende dal grado di volontarietà con cui ci si espone ad esso: maggiore è la volontarietà, maggiore sarà l’esposizione e la tolleranza del rischio. Possono pertanto sorgere dei problemi quando ci si affida ad altri per la decisione e l’esposizione al rischio risulta essere involontaria.
Inoltre, le attività ricreative invernali sono fortemente gratificanti per i praticanti (così come il gioco d’azzardo, il sesso non protetto e la droga od il fumo) e poiché la valanga non è un evento così comune, l’esperienza risulta altamente positiva distorcendo, al ribasso, la reale percezione del rischio corso (insensibilità alla probabilità). (Vedi tabella di Fig. 1)
Una bassa percezione del rischio, un’eccessiva familiarità con un certo pericolo ed uno scarso autocontrollo sulle proprie pulsioni tende a far sottostimare le conseguenze e la probabilità di venir coinvolti, tanto che 69% degli incidenti avviene su pendii comunemente frequentati, nel corso della stagione, dalle vittime.
Inoltre la proliferazione di modelli mediatici (film, video, riviste) che propongono attività estreme e il loro favore incontrato presso vaste platee ha sicuramente favorito un innalzamento collettivo della tolleranza al rischio ed un aumento della fiducia nella tecnologia e nelle capacità tecniche di molti praticanti le attività ricreative invernali. Pertanto il singolo tende a sostituire i dati della realtà (basati sul caos della complessità ontologica - quindi troppo inquietanti e stressanti) con quelli di una realtà precostituita o addomesticata (basata su una visione più armonica e ordinata ma irrazionale) al fine di ridurre il proprio stato di ansia o di apprensione; egli incorre quindi nell’omeostasi del rischio, l’accettazione di assumere un certo livello di rischio, soggettivamente stimato è “tranquillizzante” e “gratificante”. Ma l’incidente avviene quasi sempre quando la percezione del rischio, da parte della vittima, non coincide con il reale pericolo (probabilità di distacco).
Nell’ottica dell’individuo l’omeostasi del rischio parte da un’analisi vantaggi / svantaggi (Adams, 2005a). Vedi tabella di Fig. 2)
Tale analisi non è però sempre applicabile alla problematica del rischio valanghe. Nel caso delle attività ricreative fuori pista (sci alpinismo, sci di fondo escursionismo, free-ride, ciaspole) il processo decisionale è finalizzato ad ottenere la massima soddisfazione nell’attività (qualità della sciata/escursione) minimizzando l’esposizione al pericolo valanghe. Mentre il costo dell’esposizione può arrivare al ferimento e/o alla morte, il beneficio sarà un perfetta e soddisfacente discesa sulla neve. In questo caso quindi, il rapporto costo/beneficio può essere chiaramente valutato purché si sia consapevoli che i fattori fisici, estetici e sociali di tale attività costituiscono una forte pulsione ed introducono un’ulteriore parametro complesso nell’equazione del rischio. Viceversa, nel caso di altre attività che si svolgono in ambiente innevato (trasporti, residenza, industria) gli utenti non ricavano grandi benefici da un’eventuale maggiore esposizione al rischio. La valutazione della stabilità del manto nevoso da una parte permette di identificare, con relativa facilità, le aree sicuramente stabili ed instabili ma dall’altra lascia ampi margini d’incertezza nella valutazione delle aree di transizione tra questi due stati. L’attuazione di un processo decisionale, quando s’indagano queste zone di transizione altamente incerte, risulta pertanto cognitivamente impegnativo e facilmente soggetto ad errori umani (Adams, 2005a).


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IL PROCESSO DECISIONALE ED IL FATTORE UMANO
Come si articola il processo per decidere se intraprendere, quale traccia seguire e come procedere durante un’escursione su terreno innevato? Contrariamente all’opinione comune, tale processo non è costituito da eventi discreti, ovvero isolati momenti di valutazione e scelta, bensì giudizio e decisioni si susseguono in un processo dinamico controllato da elementi fisicio-ambientali e umani altamente variabili nel tempo e nello spazio (lungo l’itinerario) - Fig. 3. Il meccanismo decisionale è frutto dell’applicazione e/o combinazione di conoscenza, abilità, esperienza e intuizione individuale; esso richiede elevate capacità di giudizio sulle condizioni di stabilità del manto nevoso influenzate sia da fattori umani, sia da quelli fisici (terreno) e ambientali (condizioni nivometeo) caratterizzati da un elevato grado d’incertezza nella percezione individuale. Complessità ed incertezza insite nel processo decisionale possono ingenerare errori di giudizio sulla base di informazioni imprecise tali da dar luogo a decisioni passibili di esporre gli individui ad un rischio elevato con conseguenze drammatiche.
La legge di Murphy …”se qualche cosa può andare storto lo farà sicuramente nel momento peggiore” … nel campo delle valanghe funziona sempre!
Un corretto processo decisionale - adottato dai tecnici esperti - si basa su criteri oggettivi ed è un continuo riesame, sulla base dell’esperienza maturata, degli input e delle condizioni che man mano si vengono a verificare.
Il fattore umano, se pure il più difficile da comprende, è quello preponderante nel percorso decisionale di selezione del percorso in quanto influenza gli altri fattori e la capacità individuale di effettuare scelte e valutazioni corrette circa il rischio cui si è esposti. Esso si articola, a sua volta, in fattori interni (individuale) e fattori esterni (gruppo, organizzazione, clienti, socio-politico), ciascuno caratterizzato da specifiche problematiche (Fig. 4). Statistiche condotte in diverse nazioni hanno dimostrato che la maggior parte degli incidenti in valanga sono accaduti nonostante la preesistenza di diversi ovvi indizi di pericolosità locale elevata (McCammon, 2002; CAA, 2003) che le vittime non sono state in grado di riconoscere e capire o addirittura hanno ignorato per scelta. Il fattore umano dipende dal livello di addestramento ed esperienza.
L’addestramento consente di acquisire le conoscenze e le capacità necessarie per valutare la stabilità del manto nevoso e scegliere, conseguentemente, il percorso con la minor esposizione al rischio; ma il solo addestramento, senza l’acquisizione dell’esperienza, può condurre ad un falso senso di sicurezza che, inevitabilmente, espone ad un maggior rischio.
L’esperienza permette sia di memorizzare una serie di situazioni tipo che facilitano il processo decisionale alla luce delle conoscenze e delle capacità apprese durante l’addestramento, sia di acquisire l’abilità di imparare e di modificare comportamenti e pratica quotidiana in funzione del vissuto.
L’acquisizione della conoscenza attraverso l’esperienza non è un atto automatico, bensì richiede anni di interazione volontaria con l’ambiente (osservazione) e la capacità di analizzare criticamente e comparare gli eventi osservati.
Col tempo, dunque, l’esperto (tabella di Fig. 5) avrà in mente un data-base di situazioni che gli consentirà di identificare la situazione e adottare soluzioni efficaci, spesso in modo intuitivo, riducendo così l’incertezza provocata da luoghi comuni e pregiudizi.
Di conseguenza, per esempio, una persona esperta sarà in grado di utilizzare in modo critico il bollettino valanghe o gli indizi di stabilità/instabilità del manto nevoso.
La mancanza di esperienza conduce invece all’utilizzo delle trappole euristiche: le persone inesperte - anche a seguito di una abituale ma passiva frequentazione della montagna - non riusciranno a riconoscere i problemi importanti e a compararli con le opportune soluzioni, reagendo alla complessità del problema utilizzando lo status quo (cioè ciò che ha già funzionato nel passato).
I media spesso attribuiscono, erroneamente, la qualifica di “esperto” alle vittime in valanga le quali sono unicamente delle assidue frequentatrici della montagna senza aver mai acquisito una rilevante e consapevole esperienza nel campo delle valanghe.

Fig. 3 Il processo decisionale ed i fattori che lo influenzano. Esso è costituito da un processo dinamico controllato da elementi - quali condizioni del terreno e meteorologiche gruppo di persone partecipanti - altamente variabili nel tempo e nello spazio (lungo l'itinerario) che condizionano le fasi di valutazione, scelta, giudizio e decisione (modificato da Adams, 2005a).

Fig. 4 Il fattore umano è articolato, a sua volta, in fattori interni (individuale) e fattori esterni (gruppo, organizzazione, clienti, socio-politico), ciascuno caratterizzato da specifiche problematiche. Il fattore individuale è a sua volta suddiviso in sottofattori (cognitivo, fisiologico e psicologico). Ognuna delle problematiche elencate può, in mancanza di addestramento ed esperienza adeguate, inficiare la capacità individuale di effettuare scelte e valutazioni corrette circa il rischio cui si è esposti.

Fig. 5 Tipologie di frequentatore della montagna invernale (modificato da Conger, 2004; Adams, 2005a).
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LE TRAPPOLE EURISTICHE
Nella pratica comune il processo decisionale ricorre al metodo euristico. Ossia le decisioni su eventi incerti vengono affidate a scorciatoie “logiche” basate su poche semplici regole o sulle esperienze precedenti che evitano lo sforzo analitico dell’intera massa di informazioni disponibile, permettendo di scegliere, rapidamente, tra opzioni contrastanti/concorrenti. Si tratta di un metodo decisionale preconscio (quindi inconsapevole) governato dalle percezioni talora errate, dalle attitudini e dai desideri con cui vengono selezionate e filtrate conoscenze ed informazioni prima di approdare nel campo conscio. La decisione di norma è funzione di due criteri: la soluzione che ha già funzionato in passato e quella con cui siamo più familiari.
In linea generale, più la situazione è complessa ed ambigua, più si tende a decidere in modo intuitivo, non ragionato e del tutto soggettivo, mediato da i “protocolli di azione” stabiliti e trasmessi dal nostro modello culturale, spesso quindi basati su luoghi comuni che diventano fonte di rischio ed un ostacolo alla corretta risoluzione del problema. La sovrasemplificazione euristica, in contesti decisionali complessi, può portare quindi a gravi errori di giudizio. Il metodo euristico è tuttavia preferito a quello analitico, in quanto quest’ultimo, fondato sulla conoscenza, risulta essere più lento e noioso, richiede maggiore sforzo cognitivo e talvolta può fornire risposte ambigue che, senza l’esperienza, non possono essere selezionate.
Purtroppo le trappole euristiche (tabella di Fig. 6) scattano indipendentemente dal grado di addestramento/conoscenza delle vittime e gli individui solitari o i gruppi tra 6 e 10 persone sono le categorie più esposte (McCammon, 2004).
Il seguire trappole euristiche conduce a (Adams, 2005a):
• sottoutilizzazione delle informazioni acquisite e incapacità di differenziare tra le probabilità - uso insufficiente o ignoranza completa delle informazioni (e.g. non capiterà a me);
• eccessiva attenzione ai segnali emozionali/affettivi - quando le decisioni sono ambigue o richiedono difficili compromessi tra gli elementi, esse si focalizzano spesso sui segnali maggiormente emozionali o affettivi;
• distorsione da stress, disagio mentale o fisico - livelli elevati di fatica, sconforto fisico o costrizione temporale provocano forte stress inducendo all’utilizzo delle trappole euristiche; in particolare, in caso di eventuali scelte azzardate, il processo decisionale può essere seriamente compromesso introducendo elevati livelli di incertezza e maggiori probabilità di errore. Il fenomeno si può avverare sia nella breve (giornata o week-end – giornata di decisioni difficili), sia nella lunga scala temporale (fine stagione invernale – effetto cumulativo); esso è particolarmente evidente in situazioni di la costrizione temporale (fine giornata; brutto tempo in avvicinamento; emergenza incombente).
• eccessiva fiducia sulle convenzioni o “norme” sociali - si preferisce utilizzare o seguire le decisioni di qualcun altro;
• tendenza a preferire lo status quo - quando si è sottoposti a scelte difficili e non ci sono risposte giuste ovvie è prassi comune non prendere decisioni o delegare la scelta ad altri;
• incapacità nell’apprendere - in caso di decisioni molto azzardate, sono poche le opportunità da cui imparare (i feedback nelle decisioni sono rari e potenzialmente criticabili).
È perciò importate saper riconoscere l’incertezza e le eventuali trappole euristiche, durante il processo decisionale e prepararsi ad evitarle, per poter individuare l’azione corretta da eseguire. “È nostro compito attenderci l’imprevisto, pianificare per il peggiore dei casi ed essere semplicemente consci che l’evento inaspettato accadrà” – anonimo.


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CONCLUSIONI
La cultura della prevenzione, finalizzata ad evitare gli incidenti da valanghe, fa da sempre parte del bagaglio di molti praticanti le attività ricreative invernali. In questi ultimi decenni, dopo la nascita
dei servizi di previsione valanghe e delle scuole del CAI, sono stati fatti passi da gigante nella prevenzione, prova ne è il non sostanziale aumento degli incidenti da valanghe rispetto al vero e proprio boom di attività sportive su neve vergine (sci alpinismo, snowboard, escursionismo con
racchette da neve etc.).
Tuttavia rimane una significativa percentuale di "inesperti" e "principianti" che, pur avendo seguito con profitto i corsi, non sembrano riuscire ad imparare dalle proprie esperienze.
Come in tutti i processi cognitivi ciò che più conta, quindi, è la volontarietà dell'atto di apprendere e la capacità di rielaborazione critica dell'esperienza vissuta
cui deve seguire il tentativo di applicazione della conoscenza appresa al fine di acquisire, in un ciclo teoricamente infinito, nuova esperienza.
Nella sostanza l'esperto acquisisce nuova conoscenza attraverso l'esperienza mentre l'inesperto apprende, principalmente, attraverso l'addestramento ma non riesce o non vuole poi applicare tali nozioni all'esperienza.
L'attività formativa, oltre a dare notevole risalto ad aspetti tecnici o scientifici - quali la nivologia, la programmazione e la conduzione della gita -, dovrebbe focalizzarsi ad insegnare agli allievi come contestualizzare fatti, principi e regole. Gli allievi non devono apprendere a pensare come esperti ma ad imparare come esperti.

Re: Trappole euristiche
molto interessante, me lo stampo proprio
Re: Trappole euristiche
Molto lungo, aspetto che tu lo stampi e lo legga, poi magari mi farai un riassunto...topo wrote:molto interessante, me lo stampo proprio

- Sub-Comandante
- Sub-Titano Valdostano
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- Location: Alta Valle Scrivia / bassa val di Vara
Re: Trappole euristiche
preciso che il "testosterone challenge" può presentarsi anche in assenza di donne nel gruppo! 

"narratemi la regione dalla quale il figlio della montagna è sempre attratto, dove la forza dell'uomo convive con la mente aperta, dove riposano le ceneri dei padri liberi fedelmente vegliate dai figli liberi" Homines Dicti Walser
Re: Trappole euristiche
Sub-Comandante wrote:preciso che il "testosterone challenge" può presentarsi anche in assenza di donne nel gruppo!
testoterone challenge che in presenza di una gruppo di trans scialpinisti si autoalimenta in pratica il moto perpetuo
scherzi a parte leggete e meditiamo

- Sub-Comandante
- Sub-Titano Valdostano
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Re: Trappole euristiche
in realtà non volevo tirare fuori un doppio senso sessuale... con i miei amici partono le scianche così giusto perchè è bello distruggersi senza un fine apparente!dags1972 wrote:Sub-Comandante wrote:preciso che il "testosterone challenge" può presentarsi anche in assenza di donne nel gruppo!
testoterone challenge che in presenza di una gruppo di trans scialpinisti si autoalimenta in pratica il moto perpetuo
scherzi a parte leggete e meditiamo

"narratemi la regione dalla quale il figlio della montagna è sempre attratto, dove la forza dell'uomo convive con la mente aperta, dove riposano le ceneri dei padri liberi fedelmente vegliate dai figli liberi" Homines Dicti Walser
Re: Trappole euristiche
Tutta la prima parte di "introduzione" lascia un pò il tempo che trova..........
Molto interessanti invece le trappole euristiche...penso si possano applicare tranquillamente ad altre attività di montagna. La prima che mi viene in mente che è poi quella che conosco meglio è il torrentismo, dove la valanga è sostituita dall'onda di piena e le condizioni di manto nevoso dopo abbondanti nevicate (e quindi il rischio relativo e tutte le valutazioni del caso) rimandano alle forti pioggie che determinano grosse portate idriche e tutte le valutazioni del caso........
Vedi trappole euristiche tipo: familiarità, eccesso di determinazione, consenso sociale........
Molto interessante......lo linkerò in giro........
Molto interessanti invece le trappole euristiche...penso si possano applicare tranquillamente ad altre attività di montagna. La prima che mi viene in mente che è poi quella che conosco meglio è il torrentismo, dove la valanga è sostituita dall'onda di piena e le condizioni di manto nevoso dopo abbondanti nevicate (e quindi il rischio relativo e tutte le valutazioni del caso) rimandano alle forti pioggie che determinano grosse portate idriche e tutte le valutazioni del caso........
Vedi trappole euristiche tipo: familiarità, eccesso di determinazione, consenso sociale........
Molto interessante......lo linkerò in giro........

Belin !
Re: Trappole euristiche
Però che strano..........avrei pensato che un topic del genere suscitasse maggior interesse...............
Belin !
Re: Trappole euristiche
granpasso wrote:Però che strano..........avrei pensato che un topic del genere suscitasse maggior interesse...............
e meno male che ho fatto il copia e incolla... sai tutta la fatica di cliccare quei link...



Re: Trappole euristiche
Comunque è interessante. Scontato dirà qualcuno ????
E si può applicare un pò a tutte le attività di montagna. Tu che dici ????
E si può applicare un pò a tutte le attività di montagna. Tu che dici ????
Belin !
Re: Trappole euristiche
beh prima bisogna far la fatica di leggerlo...granpasso wrote:Comunque è interessante. Scontato dirà qualcuno ????
direi non solo....in macchina, in bici...granpasso wrote:E si può applicare un pò a tutte le attività di montagna. Tu che dici ????
se faccio qualcosa di nuovo sto attento, se faccio la stessa cosa che faccio sempre.... magari nel frattempo posto su qz, telefono....e patatrac

Re: Trappole euristiche
In PORTO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!dags1972 wrote:beh prima bisogna far la fatica di leggerlo...granpasso wrote:Comunque è interessante. Scontato dirà qualcuno ????direi non solo....in macchina, in bici...granpasso wrote:E si può applicare un pò a tutte le attività di montagna. Tu che dici ????
se faccio qualcosa di nuovo sto attento, se faccio la stessa cosa che faccio sempre.... magari nel frattempo posto su qz, telefono....e patatrac
Ho diversi "casi" che potrei portare ad esempio, sia in torrentismo che nella mia attività di sommozzatore professionista, per fortuna tutti risolti bene.........
Vi interessano ????
Belin !
Re: Trappole euristiche
io lavoro con la Dogana.... al massimo i miei clienti si trovano la finanza in casa...granpasso wrote:In PORTO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!dags1972 wrote:beh prima bisogna far la fatica di leggerlo...granpasso wrote:Comunque è interessante. Scontato dirà qualcuno ????direi non solo....in macchina, in bici...granpasso wrote:E si può applicare un pò a tutte le attività di montagna. Tu che dici ????
se faccio qualcosa di nuovo sto attento, se faccio la stessa cosa che faccio sempre.... magari nel frattempo posto su qz, telefono....e patatrac
Ho un sacco di "casi" che potrei portare ad esempio, sia in torrentismo che nella mia attività di sommozzatore professionista che potrei portare ad esempio.......per fortuna tutti risolti bene.........
Vi interessano ????

a me sì ...
il tuo margine d'errore è veramente basso...facendo le debite proporzioni... il tuo è sci estremo, le immersioni serie post brvetto....scialpinismo....e i giri a vedere coralli lo sci in pista.

Re: Trappole euristiche
Certamente.granpasso wrote:Ho diversi "casi" che potrei portare ad esempio, sia in torrentismo che nella mia attività di sommozzatore professionista, per fortuna tutti risolti bene.........
Vi interessano ????
Re: Trappole euristiche
Vabbè, tanto che aspetto che la macchinetta mi pulisca lo scaldabagno ( mi faccio il lavoro da solo perchè il mio lattoniere mi ha mollato
) ne racconto un paio.......
Marzo 2003 isola di Creta. Torrentismo.......
Appena arrivati si forma subito il pachidermico gruppone (italiani, francesi, greci, svizzeri, spagnoli). L'indomani prima forra. Ha canyon. Piove tutta la notte. La mattina l'elefantiaco gruppone impiega ore a mettersi in moto
morale, si arriva all'attacco della forra ben dopo mezzogiorno, sotto la PIOGGIA, numerosissimi e in una forra pressochè sconosciuta. Io rinuncio (la scenderò l'indomani alla mattina e con il sole
) il gruppone PARTE COMUNQUE ed in testa un pezzo grosso (pure del soccorso). Alla fine finirà bene ma gli ultimi verranno colti dal buio e con una corda lesionata su un salto faranno numeri da circo............
Trappole euristiche.
Eccesso di determinazione, competitività sociale,istinto gregario ed effetto gregge.
Primavera 2009 Porto di Genova. Subacquea.......
Mentre seguivo una catena nel fango con visibilità pari a ZERO sono rimasto impigliato in un parruccone di lenze ed ero SENZA coltello !!!!!!!Mi sono fermato. Ho atteso che il polverone passasse restando immobile, mi sono tolto le bombole e mi sono liberato.......MAI PIU' SENZA COLTELLO NEL FANGO................
Trappole euristiche.
Familiarità.
Quest'estate a Pontboset. Skyrunning.....
Fanno partire la gara con previ brutte e io non avevo consultato il bollettino la sera prima. Parto e a 2000 e rotti parte il temporale FORTE !!!! Gente in canottiera
(io avevo poco di più).........In tanti.........
Trappole euristiche.
Familiarità. Competitività. effetto gregge..........
Ciao...........


Marzo 2003 isola di Creta. Torrentismo.......
Appena arrivati si forma subito il pachidermico gruppone (italiani, francesi, greci, svizzeri, spagnoli). L'indomani prima forra. Ha canyon. Piove tutta la notte. La mattina l'elefantiaco gruppone impiega ore a mettersi in moto


Trappole euristiche.
Eccesso di determinazione, competitività sociale,istinto gregario ed effetto gregge.
Primavera 2009 Porto di Genova. Subacquea.......
Mentre seguivo una catena nel fango con visibilità pari a ZERO sono rimasto impigliato in un parruccone di lenze ed ero SENZA coltello !!!!!!!Mi sono fermato. Ho atteso che il polverone passasse restando immobile, mi sono tolto le bombole e mi sono liberato.......MAI PIU' SENZA COLTELLO NEL FANGO................
Trappole euristiche.
Familiarità.
Quest'estate a Pontboset. Skyrunning.....
Fanno partire la gara con previ brutte e io non avevo consultato il bollettino la sera prima. Parto e a 2000 e rotti parte il temporale FORTE !!!! Gente in canottiera

Trappole euristiche.
Familiarità. Competitività. effetto gregge..........
Ciao...........
Belin !
Re: Trappole euristiche
sì, trovo che la bontà dell'articolo sia proprio quello di descrivere una lettura delle suituazioni di rischio che può essere applicata a qualunque campo ci si trovi a doverne intreprendere una Valutazione
mi piacerebbe trovare un approfondimento sul Fattore umano nel Processo decisionale, che sia altrettanto sintetico e provocante come la parte sulle trappole euristiche.
mi piacerebbe trovare un approfondimento sul Fattore umano nel Processo decisionale, che sia altrettanto sintetico e provocante come la parte sulle trappole euristiche.
Re: Trappole euristiche
Il fattore umano è quello descritto dalle diverse trappole euristiche..........topo wrote:sì, trovo che la bontà dell'articolo sia proprio quello di descrivere una lettura delle suituazioni di rischio che può essere applicata a qualunque campo ci si trovi a doverne intreprendere una Valutazione
mi piacerebbe trovare un approfondimento sul Fattore umano nel Processo decisionale, che sia altrettanto sintetico e provocante come la parte sulle trappole euristiche.
Belin !
Re: Trappole euristiche
le trappole euristiche sono "scorciatoie" che possono indurre il fattore umano a prendere delle posizioni, non illogiche, ma aprioristiche che di fatto "saltano" (con la erronea e tranquillizzante sensazione di risolvere) il processo decisionalegranpasso wrote:Il fattore umano è quello descritto dalle diverse trappole euristiche..........topo wrote:sì, trovo che la bontà dell'articolo sia proprio quello di descrivere una lettura delle suituazioni di rischio che può essere applicata a qualunque campo ci si trovi a doverne intreprendere una Valutazione
mi piacerebbe trovare un approfondimento sul Fattore umano nel Processo decisionale, che sia altrettanto sintetico e provocante come la parte sulle trappole euristiche.
io invece mi riferivo alla possiblità di individuare quali siano gli atteggiamenti e, se possibile, le fasi che descrivono un "vincente" apporto del fattore umano al Processo decisionale (se no si va "a c**o"

Re: Trappole euristiche
Visto che la conclusione si è allargata ad altre attività, qui ci sono altre conclusioni dell'articolo
Campagne educative condotte per altre problematiche di rilevanza sociale (droga, AIDS, guida ad alta velocità, etc.) hanno dimostrato che (McCammon, 2004b):
la maggior informazione sul rischio viene ben recepita dal pubblico ma non si traduce in un cambiamento significativo dei comportamenti (droga, incidenti d'auto, AIDS, violenza minorile etc.);
l'implementazione delle capacità tecniche (es. guida ad alta velocità o in condizioni proibitive e.g. neve-nebbia) può produrre un aumento di incidenti poiché gli utenti tendono ad innalzare la propensione al rischio confidando in queste nuove loro risorse (omeostasi del rischio);
l'approccio razionale (uso della logica e dell'analisi) funziona raramente perché oltre il 95% dei processi mentali quotidiani, nella maggior parte delle persone, è di tipo inconscio ed irrazionale. Inoltre la razionalità richiede tempo e sforzo e, nel caso in cui conduca a risultati ambigui, l'individuo spesso cede all'uso del metodo euristico con l'insorgere dei problemi già visti;
le campagne mediatiche/pubblicitarie che sollecitano le pulsioni inconsce degli individui (marketing, pubblicità subliminale) non sempre funzionano (80% di insuccessi dopo sei mesi), tuttavia non mancano in vari settori (commercio, politica) esempi che hanno riscosso grandi successi;
la creazione di metodi di riduzione del rischio, fortemente ancorati alle scale del pericolo, ma semplici e di facile comprensione per il pubblico si sono dimostrati particolarmente efficaci nell'aiutare gli utenti a stimare il rischio a cui sono esposti (Munter 3x3, NivoTest, SnowCard, Stop-or-Go etc.);
le tecniche di mitigazione del rischio (già in parte insegnate nei corsi) sono un altro metodo efficace purché l'utente sia in grado di comprendere di quanto potrà effettivamente ridurre il rischio e quindi di
valutare il rischio residuo.
Campagne educative condotte per altre problematiche di rilevanza sociale (droga, AIDS, guida ad alta velocità, etc.) hanno dimostrato che (McCammon, 2004b):
la maggior informazione sul rischio viene ben recepita dal pubblico ma non si traduce in un cambiamento significativo dei comportamenti (droga, incidenti d'auto, AIDS, violenza minorile etc.);
l'implementazione delle capacità tecniche (es. guida ad alta velocità o in condizioni proibitive e.g. neve-nebbia) può produrre un aumento di incidenti poiché gli utenti tendono ad innalzare la propensione al rischio confidando in queste nuove loro risorse (omeostasi del rischio);
l'approccio razionale (uso della logica e dell'analisi) funziona raramente perché oltre il 95% dei processi mentali quotidiani, nella maggior parte delle persone, è di tipo inconscio ed irrazionale. Inoltre la razionalità richiede tempo e sforzo e, nel caso in cui conduca a risultati ambigui, l'individuo spesso cede all'uso del metodo euristico con l'insorgere dei problemi già visti;
le campagne mediatiche/pubblicitarie che sollecitano le pulsioni inconsce degli individui (marketing, pubblicità subliminale) non sempre funzionano (80% di insuccessi dopo sei mesi), tuttavia non mancano in vari settori (commercio, politica) esempi che hanno riscosso grandi successi;
la creazione di metodi di riduzione del rischio, fortemente ancorati alle scale del pericolo, ma semplici e di facile comprensione per il pubblico si sono dimostrati particolarmente efficaci nell'aiutare gli utenti a stimare il rischio a cui sono esposti (Munter 3x3, NivoTest, SnowCard, Stop-or-Go etc.);
le tecniche di mitigazione del rischio (già in parte insegnate nei corsi) sono un altro metodo efficace purché l'utente sia in grado di comprendere di quanto potrà effettivamente ridurre il rischio e quindi di
valutare il rischio residuo.
Paolo
Il silenzio è il grido più forte.
Il silenzio è il grido più forte.
- skeno
- Titano di Quotazero
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- Joined: Wed Aug 02, 2006 13:48
- Location: Genova Quarto
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Re: Trappole euristiche
Lo scopro ora, stamperò e leggerò.
Ciao
Skeno
Ciao
Skeno